Il filosofo della scienza Fabio Musso affonda alcuni miti popolari

Tra gli studiosi e il grande pubblico esiste da sempre una distanza incolmabile ed è a causa di essa che possono facilmente essere appositamente diffuse convinzioni popolari e miti illuministici che, con l’arrivo di Internet e della comunicazione immediata, si diffondo a macchia d’olio. Fortunatamente escono continuamente volumi interessanti a ribadire perentoriamente come stiano in realtà le cose. L’ultimo in ordine di tempo è quello di Paolo Musso, docente di filosofia della scienza presso l’Università dell’Insubria, intitolato: “La scienza e l’idea di ragione” (Mimesis 2011), con prefazione -occorre dirlo- a firma di Evandro Agazzi, uno dei più autorevoli filosofi della scienza a livello internazionale.

1) Scienza nasce nel cristianesimo. Attraverso un’analisi rigorosa dei testi originali, Musso spiega chiaramente -come riporta Francesco Agnoli su Il Foglio che la scienza non poteva che nascere laddove si erano già affermate «la fede greca e cristiana in un ordinamento razionale del mondo», «la fede cristiana nella Creazione come atto libero di Dio», e, connessa con quest’ultima, «l’idea di contingenza del mondo» materiale, cioè la «rottura col necessitarismo greco e, quindi, col panteismo». Solo su questa weltanschauung, solo all’interno della razionalità aperta e del “materialismo” cristiano, potette insediarsi Galilei.

2) Galilei, la Chiesa e Cartesio. Il filosofo si sofferma a lungo su Galileo, ribadendo un altro dato di fatto (anch’esso poco conosciuto), cioè che la sua scoperta più importante, l’unità della fisica, trovò nella Chiesa, e in particolare nei Gesuiti, non l’avversario ma il principale alleato, contro accademici, astronomi e averroisti contemporanei. La sua invenzione, il metodo scientifico, perfettamente si accorda col realismo cristiano. Al grande scienziato cattolico, Musso contrappone Cartesio, criticando l’idea diffusa che identifica il meccanicismo ed il razionalismo cartesiani col metodo scientifico galileiano. Cartesio infatti puntò su una ragione astratta e «fraintese la novità del metodo galileiano». Secondo Musso, il matematico francese è il propugnatore del “vero dogma della modernità”, cioè l’autosufficienza della ragione umana, chiusa all’esperienza, per cui «la ragione non può mai incontrare la verità dentro l’esperienza».

3) Eliocentrismo e visione biblica. Una terza cosa che ci sembra importante sottolineare è come Musso smonti completamente l’idea che l’eliocentrismo, di Copernico e Galileo, abbia affondato l’idea biblica della centralità dell’uomo nella Creazione: «la fine del geocentrismo non significò affatto, come oggi si cerca insistentemente di far credere, anche la fine dell’antropocentrismo, inteso nel senso di una radicale svalutazione dell’uomo e della sua importanza nel disegno complessivo del cosmo». Questa interpretazione è del tutto forzata, continua Agnoli, anzitutto perché il geocentrismo aristotelico-tolemaico significava solo una centralità geografica, non certo “morale né tanto meno metafisica”, della Terra. Lo stesso sistema tolemaico era utilizzato in epoca cristiana per le sue valenze pratiche, perché “serviva per i calcoli”, non certo perché i cristiani ne ricavassero qualche verità metafisica. Per un cristiano, all’epoca di Galilei, prima e dopo, infatti, «il valore dell’uomo non può dipendere dalla sua collocazione geografica, né da alcun altro fatto materiale, ma solo dal suo rapporto con l’infinito».

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31 commenti a Il filosofo della scienza Fabio Musso affonda alcuni miti popolari

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  1. Laura ha detto

    Quanti sanno dell’esistenza di volumi come questo? E quanti sanno quando esce un libro di Corrado Augias?? Questa è un’idea della forza del Potere.

    • Hugo ha detto in risposta a Laura

      Sono d’accordo…e poi ci si lamenta che la cultura generale continui a cadere, che la gente abbandona l’università, che l’uomo sta disimparando la matematica e le scienze…e ci credo!

  2. Tano ha detto

    Agazzi è un celebre pensatore, ovviamente volutamente ignorato dalla massa, che gli preferisce odifreddi.

    Ecco alcune cose su di lui: http://www.srmedia.org/Default.aspx?tabid=917 e http://www.fidae.it/AreaLibera/AreeTematiche/Scienza%20e%20Fede/Evandro%20AGAZZI,%20Fede,%20ragione%20e%20scienza.pdf

  3. Carmine ha detto

    Sorprendente il punto 3)…il libro è già ordinato.

    • Lucas ha detto in risposta a Carmine

      Beh..sul primo punto ormai non c’è più nessuna ipotesi contraria. Sul secondo bisogna andare oltre la divulgazione laicista…c’è molto d’interessante in giro, e il processo a Galilei sarebbe da studiare a memoria.

  4. sto'co'frati e zappo l'orto ha detto

    Ho seguito a lungo i siti cattolici,la maggior parte piena di uomini e donne preparatissime,ma purtroppo la Chiesa gioca in difesa,attende sempre di porgere l’altra guancia e qualcuno infatti(quasi tutti i giorni)si permette di schiaffeggiare chi non la pensa come loro.Non c’e’ bisogno di crociate.Anzi!Ma almeno pubblicizzare ad un pubblico vasto,molto vasto i migliori intelletuali(ottimi e “superiori”).Non passare la giornata.Ennesima voce nel deserto?

    • gabriele ha detto in risposta a sto'co'frati e zappo l'orto

      hai ragione
      ma spiegalo ai vescovi modernisti
      GP2 ha sbagliato a chiedere scusa per la condanna di Galileo; si sa che è stato condannato perchè voleva modificare un passo della Bibbia, ma prima della condanna era il beniamino della corte pontificia

      • Xylos ha detto in risposta a gabriele

        Giovanni Paolo II ha chiesto scusa anche per altro e rispetto a Galilei lo ha fatto dopo aver fatto aprire un’inchiesta molto approfondita sul processo. I risultati lo hanno spinto ad agire così. Personalmente non credo affatto che abbia sbagliato.

      • RobertoEck ha detto in risposta a gabriele

        Gabriele, il mio non vuole essere un intervento polemico, ma quello che dici è falso. Ne parlavo con Valerio nel post precedente. Galilei non intendeva ASSOLUTAMENTE modificare alcun passo della Bibbia. Il problema era che lo scienziato riteneva VERA (da intendersi REALE) quella che da alcuni anni era considerata una comoda ipotesi matematica. Siccome Galilei non riusciva a dimostrare in modo inconfutabile questa verità, la Chiesa non poteva accettare che una ‘semplice’ ipotesi, contraria alle scritture, potesse considerarsi vera. Galilei, pertato, è stato condannato per aver ritenuto VERA un’ipotesi che contraddiceva le scritture, non perché intendeva modificare (in che modo poi? la Bibbia non è modificale da nessuno, è Parola di Dio, e come tale è immutabile) un passo della Bibbia.

  5. vegliardo ha detto

    Basterebbe leggere i libri di Rodney Stark, sociologo americano non credente, per vedere come in Europa siammo immersi in un clima culturale anticattolico (cioè antiumano) che ci propina assurde leggende metropolitane, che niente hanno a che vedere con la pura e semplice VERITA’ STORICA.
    Un altro docente universitario americano ha scritto nel 2003 un libro, purtroppo non tradotto in italiano, ma dal titolo significativo “The New Anti-Catholicism:
    The Last Acceptable Prejudice”.
    P.S.- Rodney Stark è pubblicato in Italia da Lindau.

  6. Max ha detto

    In aggiunta al punto 3), va detto che il posto dell’uomo e della Terra al centro dell’universo geocentrico non era affatto una posizione di privilegio, ma di constatazione della sua corruzione, rispetto alle sfere celesti. Basta leggersi la Divina Commedia a riguardo. Satana e’ al centro dell’inferno mentre nel paradiso piu’ ci sallontana dalla Terra, che e’ corrotto, piu’ le anime si avvicinano a Dio; le anime del cielo della Luna sono quelle “meno sante” perche’ piu’ volubili, piu’ vicine alla mentalita’ terrena.

    A spiegare queste cose e’ stato padre Guy Consolmagno, un altro famoso gesuita ed astronomo contemporaneo. Proporrei alla redazione di UCCR, qualche volta, di pubblicare le sue interviste e dichiarazioni, sono assai interessanti.

  7. RobertoEck ha detto

    Voglio fare una piccola riflessione. Io non ho letto il libro di Musso, quindi non do alcun giudizio su di esso. Voglio soffermarmi, tuttavia, sul punto 1 della recensione fatta da Agnoli, che reputo ‘piuttosto’ confusa. Agnoli usa i termini (filosofici)’contingente’ e ‘necessario’ in modo improprio. Pensare che ‘le cose sono così e non possono essere altrimenti’ (necessità) non esclude l’indagine scientifica di come le cose si presentano. Aristotele, come Galilei, è stato mosso nelle sue indagini ‘fisiche’ da osservazioni empiriche. Viceversa, pensare che le cose ‘sono cosi, ma potebbero essere altrimenti’ (contingenza), non esclude posizione anti-scientifiche. Molti rappresentati del volontarismo medievale pensavano fosse inutile studiare le cause naturali delle cose, perché questo ‘sapere’ era una “vana curiositas”; Dio, infatti, avrebbe potuto cambiarle in qualsiasi momento. Se questo è vero (capisco che il discorso è molto complesso) l’affermazione “la scienza nasce dal cristianesimo” è fuorviante. La scienza nasce da un atteggiamento umano nei confronti delle cose.
    Ora, prima di essere accusato di ateismo, perché non la penso come la maggioranza, faccio la mia dichiarazione di fede: sono un cristiano! 🙂

    • Giorgio P. ha detto in risposta a RobertoEck

      Caro Roberto, alcune cose:
      1) Umanamente vediamo che le cose si comportano seguendo sempre le stesse leggi, cioè: a cause uguali corrispondono uguali conseguenze.
      2) Dal punto di vista logico, non sappiamo perchè è così, e non è necessario che lo sia: non c’è ragionevole motivo per cui una legge fisica debba valere in ogni punto dello spazio e del tempo.
      Lo diceva anche Einstein: “La cosa più irragionevole dell’Universo è che esso è ragionevole”
      3) Per fondare la scienza bisogna postulare che l’universo sia razionale e che le sue leggi (=le sue fondamenta razionali) siano le stesse ovunque e in ogni tempo.
      E’ inammissibile una fisica che cambia a seconda che si faccia un esperimento 3 miliardi di anni dopo il big bang o 10 miliardi di anni dopo.
      4) Ora, che la natura è razionale lo sapevano già i filosofi greci, ma per loro la natura doveva seguire la razionalità della loro testa.
      Se Aristotele avesse lasciato cadere due palle di uguali dimensioni e peso diverso, avrebbe scoperto che la sua “fisica” non era poi costruita così bene.
      5)Dunque l’universo è razionale e la sua razionalità va indagata passo per passo, osservando e sperimentando.
      6) Domanda: come si può giustificare tutto questo dal punto di vista metafisico? (intendo insenso letterale: oltre la fisica)
      Per i cristiani, Dio (=Logos, per Gv 1,1) ha creato il mondo, e ricordo che la Parola di Dio (=Logos) è principio strutturante e organizzatore della realtà (c’è anche in 1 Pietro, oltre che in vari passi dell’AT)
      7)Detto questo, un’altra cosa: nel Genesi, Dio ha dato il compito all’uomo di custodire il creato, innalzandolo quindi a livello tale da essere degno di esplorazione e autorevole fonte di conoscenza.
      8) La nostra razionalità ci è data da Dio, e a sua volta Dio ha dato all’universo una struttura razionale, e quindi tra i due tipi di razionalità c’è corrispondenza: la cosa non è tanto banale. Chi mi assicura che la razionalità dell’universo debba essere la stessa degli esseri umani?
      9) Solo per i cristiani tutte queste cose hanno un senso: per l’islam sarebbe una bestemmia porre dei limiti al volere di Allah per dire che la realtà è regolata da leggi fisse, e l’ateismo non può giustificare la razionalità intrinseca dell’universo e il fatto che una legge debba valere sempre e comunque. Questa è una caratteristica fondante, e bisogna postularla perchè non si potrà mai sapere se esiste una ragione dei spazio-tempo in cui valgono altre leggi fisiche (magari dall’altra parte dell’universo…se ce l’abbiamo vicina siamo forutnati!), ma per costruire la scienza non abbiamo molta scelta.

      Scusa per le frasi un po’ confuse, ma è tardi e sono stanco.
      Domani, se vuoi, posso chiarire alcune cose.

      • RobertoEck ha detto in risposta a Giorgio P.

        Detta così è molto meglio. Sei stato chiarissimo e condivido tutto quello che hai scritto. E ti do ragione sul fatto che per un cristiano non crea alcun problema pensare che la natura sia ordinata secondo leggi immutabili (perché volute da Dio, Suprema Intelligenza). Tuttavia, il credere in un Dio che è “in sé” logos (attraverso il quale tutto è stato ‘fatto’, cioè ‘creato’) lascia sicuramente libera la scienza di indagare il “gran libro della natura” (è questo, ancora una volta, a sostegno della tesi che fede e scienza possono in linea di principio convivere senza problemi), ma non è ragion sufficiente per dire che se non ci fosse stato il cristianesimo la scienza non sarebbe mai nata, oppure, come recita “ambiguamente” l’articolo che “La scienza nasce nel cristianesimo”. Ora, è vero che Aristotele “immetteva” nella natura “quello che voleva vedere” (facendo degli sbagli grossolani) e che con Galilei (e la cosiddetta “rivoluzione scientifica” – e quindi la nascita della scienza moderna), l’esperienza (e la sua riproduzione, cioè l’esperimento) diventano un elemento indispensabile per avanzare ipotesi vere (eppure anche Galilei ha sbagliato), ma la “scienza” è la conoscenza certa e incontrovertibile delle cause e degli effetti del divenire (=del mondo sensibile, cioè della natura). Quindi, è cambiato il “metodo”, non la “sostanza”. Non posso, perciò, non considerare Aristotele uno “scienziato”.
        Resta il fatto che hai spiegato molto meglio tu quello che probabilmente intende dire Musso, che Agnoli …

        @Lucio: Ti do in parte ragione. Diciamo che per uno scienziato cristiano è molto più semplice giustificare il proprio mestiere (e, come lo chiami tu, il “suo atto di fede”). Per un musulmano diventa praticamente impossibile (ma immagino esistano pure scienziati musulmani … in qualche modo dovranno giustificare a se stessi quello che fanno). Ma un ateo potrebbe benissimo dirti: POSTULANDO CHE ESISTA UN ODINE NATURALE, x discende da y, y discende da z, x e z sono così, perché y è così, etc. Insomma, ad una “fede”, uno scienziato ateo oppone un’altra fede “la natura è ordinata” (la famosa natura che non fa salti). Quindi, come dici tu, sempre di fede si tratta. Tuttavia se questo suo “atto di fede” potrebbe benissimo non intaccare la sua coscienza, rimanendo appunto un semplice POTULATO SCIENTIFICO, per un cristiano la cosa è ben diversa: pensare che esista un Dio intellegente che ha creato un mondo intelligibile e che ha donato ai suoi “figli” (gli esseri umani) lo strumento per comprenderlo…beh, non è semplicemente un postulato scientifico, è molto di più! (insomma esistono “atti di fede” di diverso tipo). 🙂 spero di essere stato chiaro!

        • Michele Santambrogio ha detto in risposta a RobertoEck

          Ho letto solo ora questa interessante discussione. Innanzitutto avverto che giudicare il pensiero di un autore da una minima sintesi di “invito alla lettura” non è proprio professionale. Ma d’altra parte capisco che non abbiamo molte alternative (se non quella di acquistare il libro ecc..) Quindi prima di dire che Musso non è stato chiaro andrei più cauto.

          Detto questo credo di condividere molto la risposta di Giorgio ma anche molti passaggi di Roberto. Non mi ritrovo affatto su Aristotele. Grandissimo uomo e pensatore come forse ce ne sono stati pochi. Tuttavia non serve dargli dello “scienziato” per renderlo grande. Anche perché le sue osservazioni erano tutte tranne che empiriche. Qui trovi una spiegazione ottimale di tanti storici della scienza: https://www.uccronline.it/2010/11/23/lorigine-della-scienza-e-nel-cristianesimo/

          Aristotele se fosse stato empirico non avrebbe mai sostenuto che la velocità alla quale un oggetto cade a terra è proporzionale al suo peso. Bastava lanciare due pietre, una più pesante dell’altra, da un dirupo per capire di aver sbagliato. Il suo era un ragionamento totalmente ateorico. Oppure disse che la materia doveva essere composta da caldo, freddo, aridità, umidità e quintessenza. E poi c’è tutto il discorso della religione: il politeismo greco era fortemente contro la scienza. Come tutte le altre religioni, tranne ovviamente il cristianesimo.

          • RobertoEck ha detto in risposta a Michele Santambrogio

            Caro Michele, io non ho detto che Musso non è stato chiaro (se fosse stato così, avresti ragione tu, il mio atteggiamento sarebbe stato poco ‘professionale’). Ho detto invece che non è stato chiaro Agnoli, colui che ha recensito il libro di Musso sul Foglio. Per quanto riguarda Aristotele, io ti invito invece a leggere direttamente alcuni dei suoi scritti fisici, in cui vi sono interessanti osservazioni empiriche. Io non volevo rendere grande Aristotele definendolo scienziato. Volevo solo osservare come il tentativo di indagare la natura attraverso la ragione (che è ciò che fa la scienza) sia stato effettuato prima della nascita del cristianesimo. Aristotele ha detto un sacco di fesserie in campo scientifico, è vero, ma anche Galilei, e anche molti altri scienziati sono caduti in errori grossolani. Questo dimostra che la fragilità della scienza, non il fatto che Aristotele non tentasse di indagare scientificamente la natura. Ti faccio un esempio: anche Ernest Rutherford ha detto un sacco di fesserie, tuttavia il suo tentativo di spiegare l’atomo rimane ‘scientifico’. Forse il problema è proprio il termine di “scienza”. Mi sembra che voi diate a questo termine un significato riduttivo. Sicuramente Aristotele non è uno scienziato moderno (come Galilei o Newton), ma le sue indagini sulla natura cercavano di essere “razionali” (alla Telesio, per intenderci: cercare di spiegare la natura secondo i propri principi). Il fatto delle due pietre che avrebbe dovuto lanciare Aristotele non è così semplice. Per capire che Aristotele si sbagliava sarebbero passati ancora molti secoli (ma la discussione è complessa e non è il caso di approfondirla in questa occasione). Il breve accenno che fai al politeismo, invece, non sono riuscito ad afferrarlo. In che senso il politeismo (antico, intendi?) sarebbe contro la scienza? Considera poi che Aristotele nelle sue analisi (fisiche e metafisiche) non ne ha tenuto proprio conto …

            • RobertoEck ha detto in risposta a RobertoEck

              @Michele: Ho letto solo ora ciò che mi hai consigliato. Non conosco Harold Dorn, conosco poco Bernard Cohen, ma conosco molto bene Stark. Non sono d’accordo con nessuno dei tre! 🙂 Su questo punto poi, secondo me (ma non sono il solo) Stark ha una visione troppo riduttiva di “scienza”. Lo “stupore di fronte al mondo” (la meraviglia aristotelica) nacquero molto prima del cristianesimo. Siamo sempre stati figli di Dio, non lo siamo diventati d’un tratto. E come spiegavo, non sempre la visione cristiana del mondo ha dato luogo a spiegazioni scientifiche della realtà. Molti cristiani si rifiutavano di studiare le leggi naturali, perché consideravano tale sapere vuoto. I Maestri della Scuola di Chartres, che invece pensavano tutto il contrario (che invece la natura andasse studiata proprio perché creatura di Dio), non erano meno fantasiosi di Aristotele! E Galilei, guardando le stelle, non pensava di lodare Dio …
              Naturalmente è una mia opinione (che va integrata con tutte le altre per essere compresa appieno e non essere vista semplicemente come una provocazione)

        • Lucio ha detto in risposta a RobertoEck

          Complimenti Roberto, devo dire che sei uno “spirito sottile”. Come dici giustamente l’argomento della nostra conversazione e’ una questione molto complessa che contiene in se anche aspetti contraddittori. Io comunque, pur apprezzando le tue notevoli osservazioni, rimango del parere che sia ragionevole continuare a sostenere che la scienza nasca sostanzialmente dal Cristianesimo (anche se in fondo una prova definitiva non potra’ mai esserci e mi sembra anche assurdo pretendere di trovarla). Quello che continua a colpirmi e’ il fatto che, storicamente, i padri della scienza siano stati tutti dei credenti. Concordo con te nel dire che per uno scienziato ateo la constatazione dell’ordine esistente nella natura rappresenti un semplice postulato, ma questo punto di vista e’ nato solo con l’illuminismo e con il positivismo; non certo con Keplero, con Copernico, con Galileo o con Newton. Aggiungo inoltre che, anche per molti scienziati atei, la constatazione dell’ordine complesso e meraviglioso presente nella natura conduce spesso a credere in una sorta di panteismo; in un Dio personale che non e’ trascendente e che non si occupa di noi, ma che comunque esiste. Penso inoltre che molti scienziati si dichiarino atei perche’ sono anticattolici, ma che in realta’ sia davvero raro che non credano in niente. Certo, poi esistono anche i tipi alla Dawkins, ma di questi, onestamente, credo che dovrebbero occuparsene gli psichiatri…. Ti saluto con stima!

          • RobertoEck ha detto in risposta a Lucio

            Grazie per i complimenti Lucio, ma davvero non serve!
            Quando sostieni che il punto di vista (scientifico) ateo nasce con l’illuminismo e il positivismo, hai ragione. Per quanto riguarda Dawkins, ho letto il suo “The Blind Watchmaker” e l’ho trovato davvero poco convincente. La tesi principale del libro “il disegno intelligente è un’illusione” non ha niente di scientifico, proprio perché non si deduce da nulla … è solo una sua idea, un suo “atto di fede”. Ma questo lui non lo ammetterà mai! Ricadrebbe in quella stessa illusione che denuncia nei cristiani!
            Ti saluto con altrettanta stima.

        • Giorgio P. ha detto in risposta a RobertoEck

          A Roberto:
          1) La scienza NON è conoscenza certa e incontrovertibile.
          Al contrario è incerta e mutabile.

          Popper (e con lui tutti gli epistemologi moderni) ci dice che:
          «La scienza non è un sistema di asserzioni certe, o stabilite una volta per tutte e non è neppure un sistema che avanzi costantemente verso uno stato definitivo. La nostra scienza non è conoscenza (epistème): non può mai pretendere di aver raggiunto la verità e neppure un sostituto della verità, come la probabilità…Non sappiamo, possiamo solo tirare a indovinare. E i nostri tentativi di indovinare sono guidati dalla fede non scientifica, ma metafisica, nelle leggi, nella regolarità che possiamo svelare, scoprire».

          2) Conseguenza di ciò è che “la sostanza” è cambiata, e di parecchio.
          La “scienza moderna” NON è “episteme”: la prima è sempre incerta, la seconda è conoscenza certa.
          Le acquisizioni scientifiche sono metodologicamente incerte, non dipende da noi.
          L’identità tra episteme e scienza è un mito del positivismo ottocentesco (…Circolo di Vienna, per intenderci).

          Popper continua:
          «Il vecchio ideale scientifico dell’epistème, della conoscenza assolutamente certa e dimostrabile, si è dimostrato un idolo. L’esigenza dell’oggettività scientifica rende ineluttabile che ogni asserzione della scienza rimanga necessariamente e per sempre allo stato di tentativo. La concezione sbagliata della scienza si tradisce proprio per il suo smodato desiderio di essere quella giusta. Perchè non il possesso della conoscenza, della verità irrefutabile, fa l’uomo di scienza, ma la ricerca critica, persistente e inquieta della verità».

          A onor di cronaca, ci sono epistemologi molto più “estremisti”, tipo Feyerabend, per il quale non esiste neanche un “metodo scientifico” (è il cosiddetto “anarchismo metodologico”).
          La strada dell’epistemologia moderna è verso la decostruzione dei miti positivistici: oggettività assoluta, metodo assoluto, etc.

          3) “Postulare un ordine naturale”, ossia una intrinseca struttura razionale dell’universo, NON è un postulato scientifico: è un postulato extrascientifico.
          In realtà, classicamente gli epistemologi distinguono tra extrascientifico, metascientifico, protoscientifico e pseudoscientifico, ma non ci addentriamo nei particolari.
          Diciamo soltanto che postulare un ordine “viene prima” di costruire la scienza, ed “è necessario” per costruire la scienza, quindi è al di fuori di essa.

          4)E’ vero, anche gli atei possono, con un atto di fede, postulare (dal punto di vista extrascientifico) che la realtà sia razionale, ma facciamo un passo in avanti.
          La razionalità del creato, per un cristiano, si deduce dal Libro del Genesi, insieme alla dignità dell’esperimento come fonte di conoscenza (non certa, come abbiamo visto, ma che comunque segue regole razionali).
          Quesito: come ha fatto un gruppo di pastori nomadi a costruire, più di 2500 anni fa, un sistema di pensiero così ben fatto da essere “sufficiente e necessario” a fondare la scienza?
          Cioè, per gli ebrei, il Genesi era utile indubbiamente per spiegare la Creazione, ma mai avrebbero pensato che avrebbe aiutato l’uomo a fare così tante cose.
          Per noi cristiani, il Genesi è Parola di Dio, e, anche se il suo scopo primario è sempre la salvezza delle anime, è naturale che ci possa dare delle chiavi di lettura della realtà.
          Chiavi di lettura che, in vero, si sono mostrate sorprendentemente ricche e feconde.

          Ma un ateo come giustifica ciò?
          Molto spesso, non gli rimane che dire che il cristianesimo è contro la scienza, perchè se cedesse almeno su un punto (gli elementi fondanti della scienza si trovano già nel Genesi), sarebbe costretto a smontare tutti i suoi schemi ideologici e porsi domande la cui risposta è un enigma apparentemente insolvibile.

          • RobertoEck ha detto in risposta a Giorgio P.

            Quanta carne al fuoco! Cercherò di spiegare meglio il mio punto di vista.

            Quando parlavo di ‘episteme’, intendevo dire che l’habitus (l’atteggiamento) dello scienziato è rimasto quello dei greci: cercare di raggiungere la verità delle cose attraverso l’uso della ragione. Non intendevo dire che la scienza per essere scienza deve raggiungere verità certe e incontrovertibili. Ha ragione Popper quando afferma che “La scienza non è un sistema di asserzioni certe, o stabilite una volta per tutte e non è neppure un sistema che avanzi costantemente verso uno stato definitivo”. Ma i pensatori greci non hanno pensato neppure per un attimo che la scienza della natura (quella che oggi chiamiamo “scienza”) potesse coincidere con una “conoscenza certa e incontrovertibile”. Non so che libro di Popper hai citato. Immagino che la critica di Popper sia indirizzata al Positivismo. Se è così mi trovo pienamente d’accordo. Se la critica di Popper si rivolge alla scienza moderna (al “razionalismo scientifico” di tipo cartesiano – nonostante Cartesio ponesse come certa e indiscutibile solo l’intuizione della propria esistenza), di certo coglie il segno. Se riferita a Platone o Aristotele, no. Platone la pensava esattamente come Popper (permettimi il confronto): per lui la scienza delle cose naturali era doxa e mai e poi mai questa doxa avrebbe raggiunto la “verità”. Per Aristotele la ricerca delle cause del mondo sensibile è incessante, mai destinata ad avere fine, perché una conoscenza certa e incontrovertibile è possibile solo attraverso una specie di ‘intuizione intelligibile’.

            Quando scrivi che “postulare un ordine naturale”, ossia una intrinseca struttura razionale dell’universo, NON è un postulato scientifico, ma un postulato extrascientifico, hai perfettamente ragione. Mi sono espresso male. Su questo punto la correzione è d’obbligo. Non vedo però come questo possa inficiare il mio discorso.

            Detto ciò, accetto le critiche che mi hai mosso e provo ad aggiustare il tiro. La scienza non è epistème, ma lo scienziato nelle sue indagini non può prescindere dalla “verità”. Io non credo a tutti quegli epistemologi contemporanei (che magari non hanno mai fatto scienza!) che sostengono che lo scienziato non tiene conto in fase esecutiva di adeguare le proprie idee a quanto osserva. Non dico di tornare alla “adaequatio rei et intellectus”, ma se uno scienziato avanza un’ipotesi, immagino voglia dirmi “come stanno le cose” (o meglio come “potrebbero essere”, o vieversa come “potrebbero non essere”). Quindi come si può prescindere dalla “verità”? E come si può prescindere dalla “ragione” e dall'”esperienza” (contro coloro che sostengono non esista un metodo! … e non parlo di Feyerabend, ma di tanti suoi epigoni).
            Secondo me la scienza nasce da un “desiderio di verità”, non dal Cristianesimo (considerato storicamente). Ed ecco perché non penso che “gli elementi fondanti della scienza si trovano nel Genesi” (se ho capito quello che vuoi dire). Secondo me gli elementi fondanti della scienza si trovano nell’anima umana, che per noi cristiani, non dimentichiamolo, è fatta a immagine di Dio.
            TESI (del tutto personale :-)) CONCLUSIVA: Cedo che la “scienza” (in senso stretto la “scienza fisica”) nasca agli albori della storia, quando gli uomini hanno cominciato ad interrogarsi “razionalmente” sul mondo. La storia della scienza ci mostra come ci siano stati cambiamenti, anche molto significativi, al suo interno, ma proprio perché è possibile un storia della scienza, significa che la scienza ha mantenuto la sua “essenza” (se non ti piace il termine “sostanza”) nel corso dei secoli, e nonostante fratture, rivoluzioni, evoluzioni, etc. essa non ha cessato di essere una delle tante attività umane, anzi quella specifica attività umana.

            P.S.: Ho conosciuto da poco questo sito. Mi piace molto e spero che i miei interventi possano creare momenti di riflessione (e perché no … di discussione – considerando che sono un tipo piuttosto polemico ho paura che possa capitare spesso!). Naturalmente non sono un tuttologo, quindi parteciperò solo laddove ritengo essere più preparato. Non mi piace mettere bocca ovunque solo per dire la “mia”.

            • Giorgio P. ha detto in risposta a RobertoEck

              Condivido la tua riflessione sulla verità.
              Infatti, bisogna anche postulare che una verità esista, altrimenti è inutile mettersi a cercarla.
              Essendo l’uomo un essere morale, ha sentito sempre l’anelito alla verità, e l’ha sempre cercata.
              “Cercate la verità e la verità vi farà liberi” (Gv 8,32)
              Se vogliamo ampliare il discorso (consentimelo!), direi che nel mondo d’oggi manca proprio questo postulato: se non esiste nessuna verità, perchè mettersi alla ricerca?

              Mentre esponevo i miei argomenti non intendevo in nessun modo sembrare supponente, e mi scuso se lo sono sembrato.
              (E’ mio difetto, sto cercando di eliminarlo!)

              Mi è piaciuta questa chiacchierata.
              Sono sicuro che, se continui a frequentare questo sito, le occasioni per scambiarci idee e per approfondire i vari aspetti della questione non mancheranno.

              • RobertoEck ha detto in risposta a Giorgio P.

                “Nel mondo d’oggi manca proprio questo postulato: se non esiste nessuna verità, perchè mettersi alla ricerca?”
                Come non darti ragione!

                P.S. Non mi sei sembrato affatto supponente. Non devi affatto scusarti!
                Notte e alla prossima!

    • lucio ha detto in risposta a RobertoEck

      Ciao Roberto, io non sono un erudito ma sono convinto che, in ultima analisi, la scienza (e la fisica in particolare) nasca da un “atto di fede”: che il mondo fisico puo’ essere compreso dalla ragione e che la matematica rappresenti la sua chiave di lettura. Se la mia convinzione e’ vera allora mi pare evidente che questa convinzione abbia trovato il suo substrato culturale ideale nelle concezioni religiose giudaico-cristiane…

  8. lucio ha detto

    Avrei dovuto scrivere: “che questo atto di fede abbia trovato il suo substrato culturale odeale nelle concezioni religiose giudaico-cristiane”…. Scusami, ma sono un po’ assonnato!

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