Lo zoologo Ludovico Galleni contro creazionismo ed evoluzionismo ideologico

Come informavamo in Ultimissima 3/11/11, recentemente si è svolto un convegno promosso dall’Associazione medici cattolici della diocesi ambrosiana. Ad esso ha partecipato il filosofo della scienza Evandro Agazzi e altri esperti di scienza e religione, i cui interventi sono stati raccolti nel libro L’evoluzione biologica. Dialogo tra scienza, filosofia e teologia (San Paolo 2011).

Uno dei relatori è stato anche Ludovico Galleni, docente di Zoologia generale ed Etica Ambientale presso la Facoltà di Agraria dell’Università di Pisa. Lo scienziato è andato al cuore del presunto scontro tra “Bibbia ed evoluzione”, dicendo: «il primo nodo cruciale va individuato nel confronto tra la parola della scienza e la parola della Bibbia, per capire come sia stato possibile cadere nell’equivoco di ritenere che fosse la lettura fissista quella che meglio rispondesse alle necessità del credente». Descrivendo l’inizio della Genesi, egli afferma: «La Bibbia non va vista come libro di scienza, ma come documento di storia della scienza, un testimone delle conoscenze scientifiche del tempo in cui viene redatta. Questo elimina qualsiasi possibilità nei riguardi del cosiddetto “creazionismo scientifico”».

Anche Galleni, come ha fatto il filosofo Agazzi nello stesso convegno, rivolge delle accuse anche al Disegno Intelligente: «L’altro aspetto, più problematico perché proposto in maniera estremamente abile, concerne il cosiddetto “disegno intelligente”. Questa teoria afferma che la complessità delle strutture naturali è tale da far pensare ad un loro montaggio compiuto seguendo un disegno esterno alla natura definito da un qualche disegnatore intelligente. Si tratta di una visione interventista all’interno dell’indagine scientifica, che disturba la spiegazione razionale della complessità delle strutture che è affidata alla scienza. Si collega con il problema della teologia naturale, che tanta parte ha avuto nello sviluppo della scienza occidentale, ma del quale oggi la scienza non ha più bisogno. Ma in fondo è innanzi tutto la teologia a non averne più bisogno».

Citando il pensiero di John H. Newman, Galleni fa presente che «l’argomento del disegno […] ci dice ben poco delle cause finali, non ci parla di doveri e di coscienza, nulla ci dice delle cose ultime. Insomma non ci dice assolutamente nulla del cristianesimo». Questo movimento -continua lo zoologo- ritorna oggi «per fortuna al di fuori del mondo culturale cattolico che se ne salva, grazie anche alle disposizioni dottrinali del Concilio ecumenico Vaticano II. È una versione più abile del creazionismo scientifico».

Un attacco finale è rivolto ad alcuni promotori di un certo evoluzionismo ideologico, ovvero «un’interpretazione che grossolanamente, attraverso l’evoluzione, cerca di negare la necessità di un Creatore, in particolare accentuando il ruolo del caso. Si tratta di una vera e propria a-teologia naturale che potremmo chiamare la teoria dello “stupid design”: se vi è spazio per eventi drammatici, quali la selezione naturale e la lotta per l’esistenza, allora non c’è più spazio per la presenza di Dio».

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50 commenti a Lo zoologo Ludovico Galleni contro creazionismo ed evoluzionismo ideologico

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  1. Giorgio Masiero ha detto

    La teoria del disegno intelligente “afferma che la complessità delle strutture naturali è tale da far pensare ad un loro montaggio compiuto seguendo un disegno esterno alla natura definito da un qualche disegnatore intelligente”. Ma “ci dice ben poco delle cause finali, non ci parla di doveri e di coscienza, nulla ci dice delle cose ultime. Insomma non ci dice assolutamente nulla del cristianesimo”. Quindi, se ho ben capito, lasciamo solo alle scienze naturali il campo della verità, e alla religione quello della morale e della speranza nell’al di là. Qui non sono d’accordo con Galleni, anche se condivido invece la sua critica all’evoluzionismo ideologico da un lato e al creazionismo scientifico dall’altro.
    “Eppure ciò che si può conoscere di Dio è visibile a tutti: Dio stesso l’ha rivelato agli uomini. Infatti, fin da quando Dio ha creato il mondo, gli uomini con la loro intelligenza possono vedere nelle cose che egli ha fatto le sue qualità invisibili, ossia la sua eterna potenza e la sua natura divina” (San Paolo, Lettera ai Corinti): la bellezza e la complessità dell’Universo non ci diranno “come” l’Universo funziona – questo è il compito delle scienze naturali – ma ci dicono intanto, e questo ha attinenza con la verità e con il cristianesimo, che c’è un Creatore trascendente ed un Legislatore.
    Anche quella di Galleni, mi pare, è una forma soft di scientismo: tollerante nei confronti della filosofia, aperta al sacro, ma sempre tesa a stabilire una superiorità epistemica delle scienze naturali sulle altre scienze umane. Il problema è che questa interpretazione del ruolo delle scienze naturali, che sia la fisica o la biologia, ogniqualvolta si trova di fronte al mistero ineffabile, tira in ballo il caso. Con il rebus di un Universo che non è eterno ma nasce insieme al tempo, da nulla, 13,7 miliardi di anni fa e proprio con le giuste costanti cosmologiche necessarie alla vita in almeno un pianeta, prima; con il rebus dell’insorgenza della vita, poi, nella Terra; e con il rebus dell’insorgenza dell’autocoscienza umana nello stesso pianeta infine, questa interpretazione non può accettare altra soluzione che di tirare in ballo il caso, anche al prezzo di sacrificare il rasoio di Occam e di rendere possibile l’assurdamente improbabile, con le congetture non falsificabili del multiverso, delle molecole replicanti e dei geni factotum.
    A me, lo scienziato che alle frontiere della metafisica, anziché sospendere le sue teorie naturalistiche ricorre al caso, appare uno che tenta con questa formula di consolare la sua intelligenza ferita, non rassegnata davanti al mistero. Un’ingenua scappatoia, uguale e contraria a quella del creazionismo scientifico nordamericano. Non è una contraddizione logica questa, scientista, di negare da un lato all’uomo, considerato un oggetto di Natura come tutti gli altri emerso per caso, ogni posizione privilegiata nell’Universo e, dall’altro lato, di pretendere che egli abbia un punto di osservazione privilegiato sull’Universo in grado di dominarne tutta la storia?
    Non intendo certo dire che Galleni sia su posizioni naturaliste, però il valore scientifico delle cosmogonie quanto-gravitazionali moderne non è superiore a quella della teoria del disegno intelligente e un maggiore equilibrio epistemico tra zoologia e teologia andrebbe secondo me affermato a volume maggiore.

    • Renato Valsecchi ha detto in risposta a Giorgio Masiero

      Beh Giorgio, escono così dalle università e poi è difficile cambiare quando c’è il blocco nel settore biologico. Ci vorrà ancora del tempo.

    • Ercole ha detto in risposta a Giorgio Masiero

      @Giorgio

      mi pare che invece Gallieni combatta proprio contro il ruolo del caso, o meglio, la sua accentuazione. Non capisco il tuo commento questa volta…

      • Giorgio Masiero ha detto in risposta a Ercole

        Galleni dice: “L’argomento del disegno intelligente non ci dice assolutamente nulla del cristianesimo”.
        Non è vero. Come dice S. Paolo nel passo da me citato, e prima di lui la Bibbia in infiniti passi (“I cieli, Signore, cantano la tua gloria”), e dopo di lui Agostino, Tommaso, …, Kant, ecc., nell’Universo e nelle sue leggi (matematiche) Dio si rivela a tutti gli uomini. L’argomento ci prova l’esistenza di Dio ed alcuni Suoi attributi (eternità, trascendenza, onnipotenza, intelligenza, persona, ecc.), e non è poco, mi pare, per quanto riguarda il cristianesimo. Questa sarà anche teologia naturale, che Galleni disprezza dicendo che oggi non serve più a nessuno, mentre per me è metafisica utile a combattere lo scientismo.
        E prima di attaccare l’argomento del disegno sul piano scientifico, mi sarei aspettato che Galleni attaccasse le cosmogonie quanto-gravitazionali del caso, che sono infinitamente (in senso cantoriano!) più discutibili e speculative. Tutto qua.

        • Ercole ha detto in risposta a Giorgio Masiero

          Ora è più chiaro….io penso anche che il suo attacco fosse precisamente rivolto contro il movimento dell’Intelligent Design, volendo sottolineare che esso è al di fuori del cattolicesimo. Bisognerebbe leggere il volume con l’intervento integrale…

          • Giorgio Masiero ha detto in risposta a Ercole

            A me piacerebbe, caro Ercole, che i nostri teologi usassero la loro bellissima scienza (ed i suoi argomenti imperituri) piuttosto in attacco che in difesa.

        • Giulia ha detto in risposta a Giorgio Masiero

          Caro Giorgio, io invece non potrei mettere sullo stesso piano il progetto (non disegno) intelligente con le attuali teorie cosmologiche. Il primo, per la sua intrinseca caratteristica dogmatica, al massimo può essere considerato una pseudoscienza. Le seconde invece, sebbene non siano provate, rientrano nell’ambito delle vere e proprie teorie scientifiche, passibili di essere contraddette e superate in qualsiasi momento.
          Come si potrebbe ad esempio contraddirre il progetto intelligente? Forse dimostrando che la vita si genera spontaneamente nell’Universo? Come ad ogni questione dogmatica si potrà rispondere spostando il problema più in là, cioè dicendo che dietro a questa generazione spontanea c’è comunque una precisa volontà divina.

          Insomma, il progetto intelligente (per fortuna si sta cominciando a riporre nel cassetto il creazionismo biblico) si potrà difendere all’infinito, perchè nessuno sarà mai in grado di dimostrare che una cosa NON esista o NON sia realmente successa, la difficoltà sta semmai nel dimostrare che una cosa effettivamente esista o che sia successa.

          • Scettico ha detto in risposta a Giulia

            Ora, non che io voglia difendere il disegno intelligente, ma mettere sempre in mezzo questo fatto della dogmaticità secondo me è stupido.

            Ma perché, la scienza non è dogmatica?
            La matematica si fonda, in generale, sulla logica del primo ordine, che di suo è assiomatica.
            E tutte le scienze si fondano, per dimostrare con rigore le cose, sulla matematica. E noi tutti sappiamo che se vogliamo quantificare una affermazione dobbiamo necessariamente usare la matematica.

            Vorrei ricordare anche, che i teoremi limitativi, dimostrano che nella stessa matematica possono esistere affermazioni vere che non sono dimostrabili. L’unico modo per andare avanti è espande l’insieme assiomatico aggiungendo queste ultime, quindi prenderle per vere e basare i nuovi teoremi su di esse.

          • Norberto ha detto in risposta a Giulia

            Non c’è alcuna questione dogmatica, se non nella tua visione. Come ribadiva il filosofo Agazzi, il concetto di disegno e progetto è altamente razionale, a partire dalla complessità dell’organismo vivente e dal principio antropico, ad esempio. Paul Davies si è avvicinato al deismo proprio riconoscendo questo, lo stesso ha fatto Antony Flew nel 2004, padrino di Richard Dawkins.

            Dimostrare che un computer ha un’origine intelligente non ha bisogno di alcun dogma (ma qualcuno ti ha mai spiegato cosa sono i dogmi??) ma un’atto razionale. Tant’è che Maxwell definiva gli atei “persone pensanti a metà”. Non c’è alcuna “generazione spontanea”, essa è si un dogma, un assunto non giustificato da nulla.

            E’ facilmente dimostrabile, al contrario di quanto dici, che una cosa NON esista o NON sia realmente successa, come è dimostrabile che esista e sia avvenuta. Su questo thread ad esempio NON esiste nessuno che ha commentato firmandosi come “giulietta contro il mondo” e NON è avvenuto che qualcuno scrivesse “giulietta ma non è il caso di trovarsi un fidanzato?”.

          • enrico ha detto in risposta a Giulia

            @ Giulia

            Per quel che ne so l’ID può essere scientificamente contraddetto.
            Ovvero mi pare che muova alcune critiche verso alcune spiegazioni di meccanismi evolutivi.
            E tali criticche possono essere smontate (qualcuno mi pare che ne abbia anche proposte di soluzioni)
            Così come l’ID più che altro mi sembra in sè una critica alle spiegazioni che al momento vengono fornite rispetto ad alcuni mecanismi dell’evoluzione più che una teoria evolutiva.

            Il creazionismo bibblico è sempre stato qualcosa di fortemente legato al mondo protestante legato al concetto di “sola scriptura”.
            Ma del resto se lei prende in mano il Genesi, capitolo uno e capitolo due portano due descrizioni diverse della creazione, sicchè nel primo l’uomo viene dopo gli animali nel secondo li precede e dà loro il nome.
            Come vede è piuttosto assurdo, comunque, sostenere che la Bibbia fornisca una descrizione scientifica della creazione.
            Quale dei due capitoli dovrei preferire?
            Rispetto ad un credo ortodosso infatti Dio è eternamente creatore ed eternamente chiama all’esistenza e sostiene nell’esistenza tutto il creato.
            Sicchè Dio non può essere ricercato in un ente che operi schiocchi di dita a caso ad intervalli di tempo per favorire questo o quel processo evolutivo.

            • Pino ha detto in risposta a enrico

              ma la Bibbia è un libro sapienziale, vuole solo trasmettere un messaggio, quello della Rivelazione. Usa un linguaggio simbolico e metaforico, non può essere presa alla lettera. Del resto dovendo spiegare il messaggio divino a uomoni di 3000 anni fa non poteva che fare così.

          • Michele Santambrogio ha detto in risposta a Giulia

            “per fortuna si sta cominciando a riporre nel cassetto il creazionismo biblico

            Purtroppo finché ci sarà gente come Dawkins che mette in contrapposizione scienza e religione strumentalizzando le scoperte scientifiche il creazionismo avrà sempre più voce. Si è sviluppato infatti dopo il 2001 in grande massa, proprio come conseguenza del dilagare dell’editoria antireligiosa (che oggi si è placata). Per questo Dawkins è andato in pensione dicendo “ho fallito”.

            La causa del creazionismo siete voi.

          • Antonio72 ha detto in risposta a Giulia

            No.
            Le interpretazione per es. della fisica quantistica e quelle cosmologiche non sono teorie scientifiche. Per es. la stessa teoria delle stringhe per funzionare prevede circa dodici dimensioni, quando sappiamo ad oggi dell’esistenza di sole quattro dimensioni (vedasi teoria della relatività). Per non parlare di altre teorie come quella olografica o quella dei multiversi.
            Prima delle falsificazione, una teoria deve essere validata, altrimenti potrei affermare che anche l’esistenza della befana è una teoria scientifica, perchè ancora nessuno l’ha falsificata.

    • Scettico ha detto in risposta a Giorgio Masiero

      “Il problema è che questa interpretazione del ruolo delle scienze naturali, che sia la fisica o la biologia, ogniqualvolta si trova di fronte al mistero ineffabile, tira in ballo il caso.”

      Scusatemi se divago, ma questa affermazione mi ha fatto venire in mente una frase che disse il mio professore di intelligenza artificiale: “L’ambiente non è totalmente osservabile quando i sensori dell’agente non permettono una percezione completa dello stato dello stesso. E quando l’ambiente non è totalmente osservabile può essere considerato non deterministico. Praticamente modelliamo la nostra ignoranza con il caso.”

      E io mi sono sempre chiesto perché noi diamo per scontato il fatto di avere tutti i “sensori” necessari a percepire completamente l’ambiente in cui ci troviamo. Non potrebbero esistere cose che non siamo in grado di percepire?

      Secondo me questo è un assunto della scienza, che non può essere dimostrato, in quanto per noi esiste solo ciò che percepiamo. Del resto in un mondo di sordi, chi crederebbe all’unica persona che può sentire?

      • GiuliaM ha detto in risposta a Scettico

        Avevo sollevato una questione simile in un altro commento ad un altro articolo. Noi percepiamo il mondo attraverso i nostri “sensori”, ovvero i cinque sensi; se fossimo dotati di un senso in più probabilmente percepiremmo altro e quindi avremmo più elementi: non possiamo dire che una cosa non esiste perchè non la possiamo toccare con mano.

      • Antonio72 ha detto in risposta a Scettico

        Secondo me, nel caso in oggetto, ovvero per quanto attiene l’indagine scientifica, è vero anche il contrario.
        La nostra stessa coscienza appartiene già ad un livello non indagabile oggettivamente. Faccio un esempio terra terra. Nessuno strumento può misurare il mio pensiero di una mucca viola. Ciò non significa che non possa pensare ad una mucca viola. Un pensiero umano è di fatto già metafisica, ad eccezione del soggetto che lo esperisce. Paradossalmente se dovessimo affermare che tutto quello che non è indagabile oggettivamente dalla scienza non può essere la verità, non lo sarebbe nemmeno la scienza, perchè qualsiasi teorema matematico presuppone una testa pensante, e quindi un pensiero. Ma il pensiero umano, come già detto, non è indagabile oggettivamente. Nessun uomo e nessuna macchina può leggere nel pensiero di un altro uomo.

    • Antonio72 ha detto in risposta a Giorgio Masiero

      Sono d’accordo.
      Tra l’altro anche la teoria dei multiversi ed altre teorie più o meno esoteriche, non sono altro che speculazioni filosofiche, ovvero metafisica.
      Di certo non rientrano nel campo della sperimentazione scientifica perchè appartengono ad un altro livello di interpretazione, se vogliamo più profondo e soggettivo. Vale anche per le diverse interpretazioni della fisica quantistica. Tuttavia non è detto che il metodo sperimentale non possa mai servire per spiegare fenomeni metafisici.
      Ho già citato altre volte, che il neurofisiologo Libet propone un esperimento per verificare la sua teoria della coscienza, definita del campo mentale cosciente. Dopo aver isolato una parte del cervello (di un paziente) la si attiva elettricamente per far emergere nella coscienza del soggetto una sensazione. Se l’esperimento fosse validato si potrebbe dimostrare che la coscienza è causata da un campo non fisico e non misurabile, indipendente da qualsiasi comunicazione neurale convenzionale. Libet propone addirittura un esperimento per verificare l’esperienza di pre-morte testimoniata da diversi pazienti dopo un arresto cardiaco. I pazienti ideali sarebbero quelli dotati di pacemaker. L’esperimento in sè è abbastanza banale, quasi sciocco. Durante l’arresto cardiocircolatorio del paziente, il personale medico addotterebbe dei travestimenti, introdurrebbe immagini e suoni particolari, che farebbe sparire quando il paziente ritorni in sè. La testimonianza del paziente, se fosse veritiera e non architettata dall’inconscio, dovrebbe descrivere anche tutti quei costumi, immagini e suoni, presenti in sala durante il suo stato inconsciente.
      E’ ovvio che esperimenti di questo tipo sono di fatto irrealizzabili, ed inoltre si basano sempre su testimonianze soggettive e quindi vanno aldilà dell’indagine scientifica oggettiva. Tuttavia potrebbero indirizzare la ricerca scientifica.

  2. Laura ha detto

    Mi piace l’interpretazione della Bibbia come un documento delle conoscenze scientifiche del tempo. Bisogna ricordare che comunque il vero obiettivo della Bibbia non è essere questo ma portare nel mondo verità morali di cui ancora oggi facciamo affidamento. Poi per far questo si è usato il linguaggio di allora, ovviamente.

  3. lorenzo ha detto

    Ritengo che il “creazionismo scientifico”, scaturito dal seno del movimento “Intelligent Design”, sia estremamente razionale ed il linea con la descrizione metaforica della creazione presente nella Genesi.
    http://progettocosmo.altervista.org/index.php?option=content&task=view&id=66
    Il concepire infatti un Creatore trascendente è nelle possibilità della mente umana.
    Al di fuori della nostra portata è invece il capire perché l’ha fatto: ma a questo ha posto rimedio Gesù Cristo facendoci conoscere un Padre che ci ama di un Amore che trascende i nostri tradimenti.

  4. Giorgio Masiero ha detto

    @ Giulia
    Non ho mai detto, Giulia, che la teoria del disegno intelligente sia “scientifica”, e questo proprio per le ragioni che non è falsificabile. Io ho detto che essa non ha minore “valore scientifico delle cosmogonie quanto-gravitazionali moderne” e questo per la semplice ragione che nemmeno esse sono controllabili. Tu dici invece che esse lo sono? Provamelo! Dimmi, se puoi, una sola loro predizione riguardante la massa di una particella elementare, o la costante di coupling di un’interazione, o il numero delle interazioni di “gauge”; o anche uno solo dei problemi aperti della fisica nella lista di inizio millennio. In 40 anni di ricerca: nulla.
    Questi modelli, come ha detto candidamente sin dall’inizio uno dei loro principali creatori, A. Vilenkin, non appartengono alla fisica, ma sono “esercizi di cosmologia metafisica”. Nel marzo scorso, ad un congresso scientifico a New York, il prof. B. Greene, fisico alla Columbia University e forse il massimo esperto di queste teorie dopo il pensionamento di Hawking, iniziò il suo intervento dicendo: “Non chiedetemi se credo alla teoria delle stringhe. La mia risposta sarebbe quella di 10 anni fa: no. E questo perché io credo solo a teorie che possono fare predizioni controllabili”.
    In compenso al vuoto scientifico tutti questi cosmogoni (Hawking in testa)hanno scritto libri di grande successo!
    A questo punto, metafisica per metafisica, alla leibnitziana domanda “Perché c’è qualcosa piuttosto che niente?” a me pare più razionale rispondere con un’Agenzia trascendente intelligente che con il Caso. Se tu preferisci il Caso, io rispetto la tua scelta (non scientifica) e ti richiedo rispetto per la mia (non scientifica).

  5. umberto fasol ha detto

    Sono d’accordo e mi complimento con Masiero! Aggiungo un’altra citazione a tutte quelle importantissime che Masiero ha citato nei suoi interventi:
    “Se l’idea di Dio non trovasse agganci nello studio scientifico della realtà, significa che credere in Dio è irrazionale” (card. Schonborn)
    E’ interessante notare che ogni volta che l’evoluzionista spiega un organo sul testo di biologia delle Superiori non fa che citare di continuo il suo scopo, la sua finalità. Senza finalità non spieghiamo nulla di tutto ciò che esiste… E la finalità indica un pensiero alla fonte dell’essere di ciò che esiste. Non vedo alternative razionali. Se questo ragionamento sia scientifico o non scientifico ci interessa poco… Quello che conta è che tutti lo sentiamo stringente, rigoroso, pieno di buon senso, insomma, quello di cui abbiamo bisogno per vivere.

    • Giorgio Masiero ha detto in risposta a umberto fasol

      Caro Umberto, le persone come Giulia fanno confusione tra metodo scientifico e scienza. Il metodo scientifico è la procedura inventata da Galileo (osservazione-intuizione-predizione teorica-verifica sperimentale-nuova intuizione) ed è propria delle scienze naturali, come la fisica, la chimica e la biologia. Per la verifica sperimentale, gli oggetti di queste scienze devono essere misurabili, cioè rappresentabili con un numero reale.
      Però ci sono altre scienze, ovvero forme umane di vera conoscenza (che Giulia ignora), che non utilizzano il metodo galileiano essendo i loro oggetti non misurabili. Tale è, per esempio, la matematica. Gli oggetti della matematica vivono fuori dello spazio e del tempo. Qui la procedura per conoscerne le relazioni può essere solo quella descritta da Aristotele nei suoi Analitici secondi, che si basa su due applicazioni della razionalità umana: l’intuizione e la dimostrazione. La prima applicazione, attraverso un processo di contemplazione immediata vede le verità basilari, di partenza (tecnicamente chiamate “assiomi”); la seconda è un processo logico attraverso il quale la mente attinge di passo in passo alle verità più complesse (i “teoremi”).
      Tra le scienze non naturali rientra la metafisica (lo studio dell’essere in quanto essere) e, all’interno della metafisica, i due modelli opposti del Disegno Intelligente e del Caso. Questi due modelli metafisici arrivano a conclusioni opposte perché il primo accetta l’assioma “Nihil ex nihilo fit”, mentre il secondo lo rifiuta, ammettendo l’assioma opposto che qualcosa come l’Universo possa venire all’esistenza da nulla per caso (assioma dei modelli cosmogonici quanto-gravitazionali).
      Io non riesco a spiegarmi perché l’assioma metafisico “Nihil ex nihilo fit”, che si è dimostrato così fruttuoso in tutte le scienze, al punto che in nessun momento della storia nessuno scienziato mai ha accettato processi di origine assoluta, possa ai nostri tempi essere rigettato così a cuor leggero, se non con le parole del fisico britannico Christopher Isham, attualmente tra i massimi esperti di quantomeccanica gravitazionale: “Forse il migliore argomento a favore della tesi che il Big Bang supporta il teismo è l’evidente disagio con il quale esso è visto da alcuni fisici atei”. Ciò li ha portati a teorie alternative “che sono avanzate con una tenacia così superiore al loro intrinseco valore, che si possono solo sospettare all’opera forze psicologiche molto più profonde dell’usuale accademico desiderio di uno studioso di supportare la propria teoria”.
      I modelli cosmogonici quanto-gravitazionali mi appaiono per giunta logicamente auto-contradditori: essi postulano che un mondo possa venire all’esistenza da nulla “sulla base delle leggi della meccanica quantistica e della relatività generale” (S. Hawking). Ma allora l’origine dell’Universo non è il nulla, il caso, sono le leggi della meccanica quantistica e della relatività generale, cui si assegnano proprietà prescrittive oltreché descrittive! E questo sistema di leggi prescrittive non è forse un altro modo di indicare l’Agenzia trascendente intelligente?

      • enrico ha detto in risposta a Giorgio Masiero

        @ Giorgio Masiero

        Mi risulta, se mi esprimerò con linguaggio non tecnico mi perdoni, che rispetto ai modelli cosmogonici quanto-gravitazioneli non si possa parlare di un assioma per cui dal nulla si crea qualcosa, poichè il vuoto di questi modelli non è il nulla filosofico e non è “vuoto”.
        Ossia il vuoto quantistico.
        Riguardo alle leggi della meccanica quantistica non capisco perchè dovrebbero avere proprietà prescrittive.
        Le particelle interagiscono e le leggi sono una descrizione di come lo fanno.

        • Giorgio Masiero ha detto in risposta a enrico

          @ Enrico

        • Giorgio Masiero ha detto in risposta a enrico

          Vedi, Enrico, una cosa è la “cosmologia” quanto-gravitazionale (lo studio dell’EVOLUZIONE dell’Universo) che, a partire dalla presentazione della teoria della relatività generale (1915), è diventata una scienza naturale con i protocolli galileiani e popperiani; tutt’altra cosa sono le “cosmogonie”, che pretendono di spiegare scientificamente l’ORIGINE dell’Universo da nulla, e sono l’ultima forma del naturalismo filosofico.
          La prima ci ha regalato in un secolo una serie di predizioni meravigliose, controllate, verificate e falsificabili: l’espansione dell’Universo misurata da Hubble nel 1929 attraverso lo spostamento verso il rosso delle emissioni elettromagnetiche delle galassie, la nucleosintesi stellare a partire dal Feynman degli anni ’50 con cui la cosmologia poté spiegare i meccanismi che nelle stelle sono alla base della produzione degli elementi chimici, e la radiazione di fondo scoperta negli anni ’60 da Penzias e Wilson. Si potrebbe dire che buona parte dei premi Nobel della fisica sono stati assegnati ai fisici teorici e ai fisici sperimentali che, rispettivamente con le loro predizioni ed osservazioni, hanno trovato concordanza tra le prime, provenienti dalle equazioni matematiche della cosmologia, e le seconde, provenienti dalle misure astronomiche effettuate con i telescopi situati sulla Terra o nei satelliti artificiali.
          Le seconde, invece, non hanno dato nulla alla fisica né alla conoscenza dell’Universo, ma soltanto fama e ricchezza ai loro autori che, dopo essersi trastullati per anni in sofisticatissime esercitazioni matematiche finanziate dai contribuenti, le hanno tradotte in divulgazioni popolari di grande successo. Hai perfettamente ragione ed io ho più volte messo in evidenza la contraddizione dei “cosmogoni” quanto-gravitazionali (v. per esempio: https://www.uccronline.it/2011/10/08/il-grande-disegno-di-hawking-quando-il-cosmologo-perde-il-contatto-con-il-mondo/ ): non si può confondere il vuoto fisico (che è uno stato normalizzabile di campo quantistico, presente nello spazio-tempo, in cui l’assenza di particelle materiali si accompagna all’autovalore minimo dello spettro energetico) con il nulla (che è ni-ente, non essere: niente materia, niente antimateria, niente energia, assenza di struttura spazio-temporale). Però è questo che fanno certi fisici quando indossano i panni metafisici, da Hawking a Susskind a tutti gli altri cosmogoni delle stringhe e del multiverso. Così, per esempio, nel suo ultimo libro, Hawking scrive che “il nulla è instabile e può così oscillare tra il non essere e l’essere, e produrre casualmente l’Universo”. O Susskind che dimostra l’inesistenza di Dio con l’effetto Casimir o la coppia Filippenko-Pasachoff che nella loro fatica “Universe from nothing” ci spiegano che l’Universo ci è stato offerto come un free lunch.
          Da chi? Ma naturalmente, dalle leggi della relatività generale e della meccanica quantistica. Ecco dunque, la novità: per Hawking & Co. la matematica non serve più a “descrivere” il libro della Natura, come è nei canoni della scienza galileiana; ma diventa prescrittiva, “creatrice” della Natura, come avviene nelle formule magiche recitate dagli stregoni nelle tribù aborigene.

          • enrico ha detto in risposta a Giorgio Masiero

            @ Giorgio Masiero

            Si la confusione sembra chiara, e strana da parte di persone così competenti, soprattutto quando riporti

            “il nulla è instabile e può così oscillare tra il non essere e l’essere, e produrre casualmente l’Universo”

            Poichè quel “nulla” di cui qui si parla precisamente è, assolutamente non è, in quanto appunto come tu riporti “è uno stato normalizzabile di campo quantistico, presente nello spazio-tempo, in cui l’assenza di particelle materiali si accompagna all’autovalore minimo dello spettro energetico”.

            Solo che penso tali autori usino il vocabolo “nulla” per far scena, ma appunto intendano che questo semplicemente, il vuoto quantistico, è ciò che è sempre eternamente stato e da cui ha tratto origine l’universo.

            A parte che non so quanto sia sensato trasportare una caratteristica interna al sistema (universo) fuori dal sistema (che ha generato l’universo), e che al momento non è possibile uscire dal sistema per verificare alcunchè, ammesso che abbia senso, almeno in linea di principio tale possibilità, ovvero che da quel non nulla che è il vuoto quantistico si generi un universo è sensata o comunque forzata e subordinata ad altre teorie non dimostrate.

          • Nicola ha detto in risposta a Giorgio Masiero

            Non ho letto il libro, ma credo che l’espressione di Hawking (“il nulla è instabile e può così oscillare tra il non essere e l’essere, e produrre casualmente l’Universo”) si riferisca alle possibili fluttazioni quantistiche dello stato di vuoto all’origine del big bang (o comunque sotto la scala di Plank).

          • lorenzo ha detto in risposta a Giorgio Masiero

            A volte, ai “non addetti ai lavori”, sorge il dubbio che alcuni concetti base come “vuoto” e “nulla” abbiano mutato di significato.
            E’ sempre utile che qualcuno ribadisca che non è così.

      • Giulia ha detto in risposta a Giorgio Masiero

        Caro Giorgio, potrei essere d’accordo con te se l’ID non si sia formulato a partire da esigenze puramente religiose, a differenza del resto delle teorie scientifiche, come può essere stata l’evoluzione della specie o i diversi modelli cosmologici.

        Il parellelo con la matematica pura viene spesso riportato da chi vuole difendere una certa razionalità della credenza religiosa. Trovo l’esempio fallace in quanto anche la parte più metafisca ed indimostrabile della matematica trova un accordo praticamente universale in ognuno di noi, anche qualora non fosse altro che pura convenzione “a favor di matematica”.
        Se volessimo applicare lo stesso principio, esistirebbe una “matematica” per ogni religione. Con le sue regole, i suoi assiomi e i suoi teoremi, e sarebbe un bell’ingarbuglio…
        Un discorso a parte si potrebbe fare solo nel caso di un certo tipo panteismo, di quell’idea religiosa diffusa che niente ha a che spartire con i valori e con i fideismi di religioni como quella cristiana. In tal caso anche il fautore di una possibile “teoria del tutto” non avrebbe difficoltà a conciliare scienza e fede, non è infatti un caso che personaggi come Einstein o Hawking si siano più volte dichiarati a favore di una religiosità del genere e si siano dimostrati molto critici con quelle che sono le tradizioni bibliche e/o ancestrali.

        • Paolo Viti ha detto in risposta a Giulia

          Condivido assolutamente con Giorgio il concetto che la matematica non utilizzi il metodo galileiano. Tra l’altro la confusione di Giulia la si vede in questo suo commento chiaramente. Ma lascio una risposta al dott. Masiero.

          Mi limito a osservare come ancora una volta si tiri per la giacchetta Einstein definendolo alternativamente “ateo” o “panteista”. Peccato che sia pura diffamazione, perché lui stesso disse: “Io non sono ateo e non penso di potermi definire panteista. Noi siamo nella situazione di un bambino che è entrato in una immensa biblioteca piena di libri scritti in molte lingue. Il bambino sa che qualcuno deve aver scritto quei libri, ma non sa come e non conosce le lingue in cui sono stati scritti. Sospetta però che vi sia un misterioso ordine nella disposizione dei volumi, ma non sa quale sia. Questa mi sembra la situazione dell’essere umano, anche il più intelligente, di fronte a Dio. La convinzione profondamente appassionante della presenza di un superiore potere razionale, che si rivela nell’incomprensibile universo, fonda la mia idea su Dio”. (Einstein: His Life and Universe, Simon e Schuster, pag. 27)

          E ancora: “La scienza contrariamente ad un’opinione diffusa, non elimina Dio. La fisica deve addirittura perseguitare finalità teologiche, poichè deve proporsi non solo di sapere com’è la natura, ma anche di sapere perchè la natura è così e non in un’altra maniera, con l’intento di arrivare a capire se Dio avesse davanti a sè altre scelte quando creò il mondo” (Holdon, The Advancemente of Science and Its Burdens, Cambridge University Press, New York 1986, pag. 91). Ecco dunque una chiara distinzione tra Natura e Dio, il secondo inteso come Creatore della prima.

          Lo ribadisce qui: “Voglio sapere come Dio creò questo mondo. Voglio conoscere i suoi pensieri; in quanto al resto, sono solo dettagli”. “ (Einstein: Pensieri di un uomo curioso, Mondadori ’97)
          Dunque quello di Einstein è il Dio creatore dei deisti, ovvero quello di tutti noi se non avessimo incontrato il cristianesimo.

          Giulia parla di Einstein come di un odifreddi qualunque che si è “dimostrato molto critici con quelle che sono le tradizioni bibliche”
          Einstein parlando di Cristo disse: “Sono un ebreo, ma sono affascinato dalla figura luminosa del Nazareno, Gesù è una figura troppo imponente per la penna di un fraseggiatore, per quanto capace. Nessun uomo può disporre della cristianità con un bon mot. Senza dubbio accetto il Gesù storico! Nessuno può leggere i Vangeli senza sentire la presenza attuale di Gesù. La sua personalità pulsa ad ogni parola. Nessun mito può mai essere riempito di una tale vita” (A.Einstein, “The Saturday Evening Post”, 26.10.1929). Molto in linea dunque con la verità neotestamentaria.

          Ricordo che Hawking ha poi semplicemente detto che non c’è “bisogno di Dio”, non ha detto nulla sul cristianesimo. Il suo libro più importante invece, quello dei buchi neri, chiude parlando del Dio Creatore.

          • Giulia ha detto in risposta a Paolo Viti

            Caro Paolo, sappiamo che Einstein è stato tirato dalla giacca da molti, anche per le apparenti contraddizioni che espresse in merito religioso.
            Quando disse “non penso di potermi definire panteista” fu in risposta a chi gli chiese se si identificava nel Dio di Spinoza, per questo mi sono preoccupata di scrivere: “certo tipo di panteismo”.
            Non voglio ora cominciare una discussione che ci porterebbe fuori tema, ma penso sia evidente che la posizione di Einstein sia parecchio più vicina all’idea panteista che a quella di ogni altra religione, tradizione giudaico-cristiana compresa.
            Basti leggere quanto scrisse: “Per me, la parola Dio non è niente di più che un’espressione e un prodotto dell’umana debolezza, e la Bibbia è una collezione di onorevoli ma primitive leggende, che a dire il vero sono piuttosto infantili. Nessuna interpretazione, non importa quanto sottile, può farmi cambiare idea su questo. Per me la religione ebraica, come tutte le altre, è un’incarnazione delle superstizioni più infantili”.
            E invece dimmi se non è una genuina dichiarazione panteista questa: “Enough for me the mystery of the eternity of life, and the inkling of the marvelous structure of reality. There is in this neither a will nor a goal, nor a must, but only sheer being”.
            Anche questa frase non credo lasci spazi a dubbi: “Non riesco a concepire un Dio che premi e castighi le sue creature o che sia dotato di una volontà simile alla nostra. E neppure riesco né voglio concepire un individuo che sopravviva alla propria morte fisica; lasciamo ai deboli di spirito, animati dal timore o da un assurdo egocentrismo, il conforto di simili pensieri. Sono appagato dal mistero dell’eternità della vita e dal barlume della meravigliosa struttura del mondo esistente, insieme al tentativo ostinato di comprendere una parte, sia pur minuscola, della Ragione che si manifesta nella Natura.”

            Parentesi a parte, per quel che me ne concerne tornerei a parlare di dogmatismo religioso e dogmatismo scientifico e se vuoi, sei benvenuto se ti vuoi sommare.

            • Paolo Viti ha detto in risposta a Giulia

              Non c’è alcuna conferma nelle tue citazioni alla tua tesi. Innanzitutto non vedo alcun collegamento al suo “definirsi panteista” in risposta a chi gli chiese se si identificava nel Dio di Spinoza. Inoltre, in quella stessa frase rivela di non definirsi “ateo”, dunque non nega affatto Dio. La sua idea di Dio è assolutamente coerente con quella deista e non panteista. Il panteismo infatti non prevede affatto nessun Dio creatore ma si limita a identificare Dio con la natura.

              Come ti ho mostrato sopra con queste frasi: “Voglio sapere come Dio creò questo mondo. Voglio conoscere i suoi pensieri; in quanto al resto, sono solo dettagli”“ (Einstein: Pensieri di un uomo curioso, Mondadori ’97) e “La fisica deve addirittura perseguitare finalità teologiche, poichè deve proporsi non solo di sapere com’è la natura, ma anche di sapere perchè la natura è così e non in un’altra maniera, con l’intento di arrivare a capire se Dio avesse davanti a sè altre scelte quando creò il mondo” (Holdon, The Advancemente of Science and Its Burdens, Cambridge University Press, New York 1986, pag. 91), non c’è alcuna identificazione panteista ma il suo Dio è un Dio creatore, proprio come quello cristiano.

              Le sue affermazioni circa la Bibbia, il Dio che si rivela e l’ebraismo, che tu hai citato, vanno proprio in questa direzione: lui non ha conosciuto il cristianesimo ed è sempre rimasto deista, ovvero ha sempre negato una trascendenza di Dio, limitandosi al suo aspetto immanente e creatore. E lo si capisce proprio dalle frasi che hai scritto (tra l’altro senza fonte, anche se sono conosciute).

              Mi aggiungo volentieri al discorso sul dogmatismo scientifico e dogmatismo religioso, dove in quest’ultimo ovviamente fa parte anche quello ateo, essendo una delle religioni più proselitiste che esistono, come dimostrano anche i tuoi commenti.

        • Giorgio Masiero ha detto in risposta a Giulia

          Non sono le pulsioni degli studiosi che confermano o falsificano le loro teorie, ma, nel caso di teorie scientifiche, l’esperimento; nel caso di teorie metafisiche, il numero e la plausibilità dei loro assiomi. Mi piacerebbe un giorno, Giulia, farLe la storia dei modelli cosmogonici che uno dopo l’altro sono stati inventati per sostituire il Big Bang (che puzza troppo di Genesi!) e Lei capirebbe che anche la fisica non è quell’accademia delle perle dove esseri angelici sono dediti alla ricerca della verità, ma un mondo di uomini e donne in carne ed ossa, mossi da forti passioni.

          • Paolo Viti ha detto in risposta a Giorgio Masiero

            Tra l’altro questa “puzza” di Genesi del Big Bang è stata annusata anche da Einstein (a proposito del dialogo su di lui) mentre dialogava con il sacerdote Lemaitre. Il dogmatismo positivista (ateo) di allora non volle accettare il Big Bang, sia perché esso veniva teorizzato da un prete, sia perché “puzzava” insopportabilmente di Genesi. E poi proprio un’astrofisica fa i soldi vendendo i suoi libri intitolati “libera scienza in libero stato”.. 🙂

            • Nicola ha detto in risposta a Paolo Viti

              MA Einstein è stato il primo a rifiutare l’idea di Universo in evoluzione, sebbene fosse previsto dalle sue stesse equazioni di campo della relatività generale. Fu questa sua convinzione di universo stazionario che lo portò all’introduzione della costante cosmologica.

  6. Riccardo ha detto

    Scusi Dr Masiero, le posso chiedere una cosa? Lei è un fisico teorico, vero?

    • Giorgio Masiero ha detto in risposta a Riccardo

      Sì, sono un fisico, ma preferisco chiamarmi un integratore: non separo le scienze umane da quelle naturali e, nella ricerca della verità, mi sforzo di perseguire l’interdisciplinarietà in tutti i campi, contro la babele delle specializzazioni ed i sofismi dello scientismo.

      • Nicola ha detto in risposta a Giorgio Masiero

        Mi piace molto questa posizione, Giorgio. Purtroppo la società (compreso il mondo della ricerca) premia l’eccessiva specializzazione e lascia poco spazio a chi cerca di dedicarsi ad una visione più ampia, se non interdisciplinare, della conoscenza.

  7. Antonio72 ha detto

    “La matematica non è una scienza, dal nostro punto di vista, nel senso che non è una scienza naturale. La verifica della sua validità non è l’esperimento. Fra l’altro dobbiamo chiarire fin dall’inizio che se una cosa non è una scienza, non necessariamente è un male. Per esempio, l’amore non è una scienza. Quindi, se diciamo che qualcosa non è una scienza, non vuol dire che, in essa, c’è qualcosa che non va: vuol dire solo che non è una scienza.” (Richard P. Feynman).

  8. Nicola ha detto

    Pure uno zoologo vi siete accalappiati!! Bravi! 😉

    • Jack ha detto in risposta a Nicola

      accalappiati? Non capisco questo tuo commento….si parla di un essere umano e credo che meriti rispetto. Penso che ce la possono fare ogni tanto anche le persone di una cultura non cristiana, almeno provateci!

      • Nicola ha detto in risposta a Jack

        No, decisamente non l’hai capito, il commento.

        Massimo rispetto (e simpatia) per gli zoologi!

        • Jack ha detto in risposta a Nicola

          Una curiosità Nicola: ma fino ad ora dove ti tenevano rinchiuso?

          • Nicola ha detto in risposta a Jack

            Jack, ma sei lo stesso che poco più sopra parlava di rispetto?

            • Jack ha detto in risposta a Nicola

              Si, sempre io. Ti ho mancato di rispetto? E dove? Ho solo chiesto dov’eri rinchiuso…sembra che all’improvviso hai così tante cose interessanti da dire da commentare a raffica ogni pensiero che ti balza in testa…solitamente uno che fa così è stato privato della libertà per tanto tempo…ecco la mia domanda..

  9. Giorgio Masiero ha detto

    @ Nicola.
    Hai ragione a proposito della società che premia la specializzazione! Ma c’é di peggio!
    Per effetto della potenza pervasiva assunta dalla tecnica nella vita umana, va di moda il logos analitico: lo scienziato viene interpellato su tutto, e, paradossalmente, quanto più la sua figura si eleva per diverse ragioni nel suo ambito di ricerca – ovvero quanto più specialistiche e ristrette sono le sue conoscenze –, tanto più numerose sono le aree dello scibile su cui è interrogato. Così, il grande medico (anzi: il grande “oncologo”, perché la Medicina moderna è troppo vasta perché un uomo solo possa dominarne tutte le specializzazioni) pontifica sui problemi dell’etica o dell’energia; il grande matematico (anzi, un chiassoso “logico”, essendo la matematica moderna troppo vasta perché un uomo possa eccellere in tutti i suoi campi) emette giudizi sulla religione come si trattasse di teoremi del suo campetto di studio; il grande fisico (o piuttosto: il “cosmologo” in pensione) scrive un intero libro d’ingenua metafisica per le folle adoranti.

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