Il dolore e l’inganno del traffico di uteri e neonati

Utero in affitto 
 
di Costanza Miriano*
*giornalista e scrittrice
 
da “Avvenire”, 06/08/13
 
 

Caro bambino che per nove mesi hai ascoltato una voce che non sentirai mai più, che hai mischiato il tuo sangue con quello di una donna che non ti cambierà i pannolini né ti leggerà le storie né ti racconterà dei suoi nonni, di cui pure porterai memoria nelle tue cellule per tutta la vita; caro bambino che non hai succhiato il latte pronto nel seno per te, che hai dormito, scalciato, e vissuto per nove mesi sotto il cuore di una mamma che non ti accarezzerà mai, perché è stata pagata per sparire; caro bambino nato da un utero in affitto, ti chiedo perdono a nome dell’umanità.

Cara madre surrogata che per nove mesi hai sentito un bambino diventare grande tra le tue viscere, nutrirsi di te, del tuo sangue e del tuo liquido amniotico, del tuo respiro e della tua carne; cara madre che in un minuto sei stata separata da un bambino forse tuo anche geneticamente, di certo tuo per il sangue e per il cuore, chiedo anche a te perdono a nome dell’umanità, perché certo hai accettato di fare una cosa più grande di te per necessità, prendendo pochi spicci di quelli che tu e il tuo bambino avete messo in movimento. Se sei ancora in tempo, ti chiedo se davvero non puoi vivere senza quei soldi, se non c’è un altro modo per evitare tanto dolore.

Cari genitori che certo avete tanto sofferto per il fatto di non poter avere figli naturalmente, perché sterili o perché omosessuali, credo di poter solo immaginare il vostro dolore per il vuoto della mancanza di un figlio, la gioia più immensa che si possa avere. Ma proprio per il dolore che avete vissuto dovreste soccorrere il dolore altrui, e non moltiplicarlo. Vi prego, fermatevi: i figli non sono un diritto, e anche se il vostro dolore è grande, un vuoto accolto può diventare apertura ai bisogni degli altri in molti altri modi, per esempio l’affido e l’adozione.

Cari medici che vi rendete complici di questa barbarie, che trattate le donne come scatole incubatrici e i bambini come grumi di cellule, pronti a scegliere gli embrioni come se sfogliaste un campionario di stoffe, che maneggiate la vita e la morte come se vi appartenessero, vi auguro di capire un giorno tutto il male che state facendo, tutta la morte che avete seminato, tutto il dolore, la tristezza, l’errore, la confusione. Vi auguro di capirlo in tempo prima che la morte che portate dentro e che vi ha avvelenati abbia su di voi l’ultima parola, per sempre.

Care femministe che vi battete giustamente contro ogni forma di violenza e sfruttamento delle donne, vi chiedo di prendervi a cuore anche questa battaglia, perché non esistono una violenza e uno sfruttamento più grandi da infliggere a una donna, che quello di portarle via dal grembo il suo bambino. La nostra natura, la nostra grandezza di donne sta nell’essere a custodia e difesa della vita quando è più debole, e nessuna donna che abbia generato un figlio può non saperlo. Anche se dovesse averlo abortito, magari perché sola, in difficoltà, ingannata, non potrà un giorno evitarsi il terribile dolore di capire che ha ucciso quanto di più prezioso le era stato donato. Ogni donna sa, anche quando è troppo doloroso ammetterlo, che uccidendo suo figlio uccide se stessa.

Caro Occidente che dovevi essere un faro per l’umanità tutta, e portare progresso e benessere a tutti gli uomini, ti prego, fermati, smetti di sfruttare i poveri per i tuoi desideri. Un figlio non è solo un irresistibile fagottino che sorride e ciuccia il latte e riempie di gioia la casa (almeno fino a che i genitori riescono a proiettarsi su di lui). Un figlio è una persona, che ha il diritto di avere un padre, maschio, e una madre, femmina, possibilmente stabili, e conoscibili. O, se adottato, ha il diritto comunque di sapere la sua storia, e di farci i conti. Non vediamo quanta infelicità e tristezza continuiamo a spargere dicendo di difendere i nostri diritti? Non capiamo che quando vogliamo essere noi a dettare le regole – la vita, la morte, la paternità e la maternità tanto per cominciare – finiamo solo per soffrire noi e far soffrire gli altri?

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6 commenti a Il dolore e l’inganno del traffico di uteri e neonati

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  1. Andrea. ha detto

    L’appello all’Occidente è quello che mi shocca sempre di più.

    Perché dobbiamo buttar via l’Etica in nome di questa “libertà”? Consideriamo “repressivo” impedire queste barbarie?

    Pensiamo a cosa voglia dire voler rifiutare l’Etica per l’ideologia: ecco. Non trovo parole per definire questo nuovo schiavismo, come non lo trovo per l’ipocrisia con la quale si nascondono questa e quelle più vecchie (bambini usati per filare tappeti o cucire palloni perché hanno le mani piccole e possono sostituire le macchine che “costano troppo”… Per dire…).

  2. Cino ha detto

    Bellissimo articolo! Anche se sono anti-femminista e quindi non penso che possa esistere un “femminismo positivo” che difende i diritti dei bambini.

  3. John ha detto

    Grandissima Costanza, parole da sottoscrivere

  4. Li ha detto

    Un bellissimo articolo, davvero! Le nuove ideologie sono diventate così egoiste, e l’indifferenza regna se si considera una donna solo come un distributore di bambini.

    Capisco bene i genitori sterili, purchè non prevarichino al bambino l’identità della madre biologica: è giusto che il piccolo sappia.

  5. edoardo ha detto

    Io l’articolo l’avrei scritto così:
    care mamme surrogate sfruttate così turpemente a livello da neo-schiavismo:
    RIBELLATEVI !!!!!!!!!!!!!!!!!!
    cari genitori e medici compiacenti:
    MORDETE LA TERRA E ANDATEVENE AFFAN……!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
    E per ultimo, caro occidente un corno! Mi auguro che con questa crisi economica tu possa essere soppiantato da altre potenze economiche emergenti, abdicando il Cristianesimo il tuo ruolo è finito.
    E detto di cuore.
    Scusate, eh?!, ma è dall’articolo di alcuni giorni fa sulla spiaggia sconsigliata ai “bambini e cafoni” e la Ryanair childfree flights che mi volevo togliere questa breccia dallo scarpone.

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