La ragionevolezza della fede. Silenzio, parla il Papa

fede e ragioneProseguiamo nel pubblicare le bellissime riflessioni di Benedetto XVI in occasione dell’apertura dell’Anno della Fede. Il 7 novembre ha parlato della tensione originale verso Dio presente in ogni uomo, il 21 novembre ha evidenziato tre vie che aiutano a superare lo scetticismo, arrivando a conoscere Dio. In questo terzo discorso parla della razionalità della fede cattolica.

 

di Benedetto XVI
Udienza Generale, 21 novembre 2012

 

Cari fratelli e sorelle,

avanziamo in quest’Anno della fede, portando nel nostro cuore la speranza di riscoprire quanta gioia c’è nel credere e di ritrovare l’entusiasmo di comunicare a tutti le verità della fede. Queste verità non sono un semplice messaggio su Dio, una particolare informazione su di Lui. Esprimono invece l’evento dell’incontro di Dio con gli uomini, incontro salvifico e liberante, che realizza le aspirazioni più profonde dell’uomo, i suoi aneliti di pace, di fraternità, di amore. La fede porta a scoprire che l’incontro con Dio valorizza, perfeziona ed eleva quanto di vero, di buono e di bello c’è nell’uomo. Accade così che, mentre Dio si rivela e si lascia conoscere, l’uomo viene a sapere chi è Dio e, conoscendolo, scopre se stesso, la propria origine, il proprio destino, la grandezza e la dignità della vita umana.

La fede permette un sapere autentico su Dio che coinvolge tutta la persona umana: è un “sàpere”, cioè un conoscere che dona sapore alla vita, un gusto nuovo d’esistere, un modo gioioso di stare al mondo. La fede si esprime nel dono di sé per gli altri, nella fraternità che rende solidali, capaci di amare, vincendo la solitudine che rende tristi. Questa conoscenza di Dio attraverso la fede non è perciò solo intellettuale, ma vitale. E’ la conoscenza di Dio-Amore, grazie al suo stesso amore. L’amore di Dio poi fa vedere, apre gli occhi, permette di conoscere tutta la realtà, oltre le prospettive anguste dell’individualismo e del soggettivismo che disorientano le coscienze. La conoscenza di Dio è perciò esperienza di fede e implica, nel contempo, un cammino intellettuale e morale: toccati nel profondo dalla presenza dello Spirito di Gesù in noi, superiamo gli orizzonti dei nostri egoismi e ci apriamo ai veri valori dell’esistenza.

Oggi in questa catechesi vorrei soffermarmi sulla ragionevolezza della fede in Dio. La tradizione cattolica sin dall’inizio ha rigettato il cosiddetto fideismo, che è la volontà di credere contro la ragione. Credo quia absurdum (credo perché è assurdo) non è formula che interpreti la fede cattolica. Dio, infatti, non è assurdo, semmai è mistero. Il mistero, a sua volta, non è irrazionale, ma sovrabbondanza di senso, di significato, di verità. Se, guardando al mistero, la ragione vede buio, non è perché nel mistero non ci sia luce, ma piuttosto perché ce n’è troppa. Così come quando gli occhi dell’uomo si dirigono direttamente al sole per guardarlo, vedono solo tenebra; ma chi direbbe che il sole non è luminoso, anzi la fonte della luce? La fede permette di guardare il «sole», Dio, perché è accoglienza della sua rivelazione nella storia e, per così dire, riceve veramente tutta la luminosità del mistero di Dio, riconoscendo il grande miracolo: Dio si è avvicinato all’uomo, si è offerto alla sua conoscenza, accondiscendendo al limite creaturale della sua ragione (cfr Conc. Ec. Vat. II, Cost. dogm. Dei Verbum, 13).

Allo stesso tempo, Dio, con la sua grazia, illumina la ragione, le apre orizzonti nuovi, incommensurabili e infiniti. Per questo, la fede costituisce uno stimolo a cercare sempre, a non fermarsi mai e a mai quietarsi nella scoperta inesausta della verità e della realtà. E’ falso il pregiudizio di certi pensatori moderni, secondo i quali la ragione umana verrebbe come bloccata dai dogmi della fede. E’ vero esattamente il contrario, come i grandi maestri della tradizione cattolica hanno dimostrato. Sant’Agostino, prima della sua conversione, cerca con tanta inquietudine la verità, attraverso tutte le filosofie disponibili, trovandole tutte insoddisfacenti. La sua faticosa ricerca razionale è per lui una significativa pedagogia per l’incontro con la Verità di Cristo. Quando dice: «comprendi per credere e credi per comprendere» (Discorso 43, 9: PL 38, 258), è come se raccontasse la propria esperienza di vita. Intelletto e fede, dinanzi alla divina Rivelazione non sono estranei o antagonisti, ma sono ambedue condizioni per comprenderne il senso, per recepirne il messaggio autentico, accostandosi alla soglia del mistero. Sant’Agostino, insieme a tanti altri autori cristiani, è testimone di una fede che si esercita con la ragione, che pensa e invita a pensare. Su questa scia, Sant’Anselmo dirà nel suo Proslogion che la fede cattolica è fides quaerens intellectum, dove il cercare l’intelligenza è atto interiore al credere. Sarà soprattutto San Tommaso d’Aquino – forte di questa tradizione – a confrontarsi con la ragione dei filosofi, mostrando quanta nuova feconda vitalità razionale deriva al pensiero umano dall’innesto dei principi e delle verità della fede cristiana.

La fede cattolica è dunque ragionevole e nutre fiducia anche nella ragione umana. Il Concilio Vaticano I, nella Costituzione dogmatica Dei Filius, ha affermato che la ragione è in grado di conoscere con certezza l’esistenza di Dio attraverso la via della creazione, mentre solo alla fede appartiene la possibilità di conoscere «facilmente, con assoluta certezza e senza errore» (DS 3005) le verità che riguardano Dio, alla luce della grazia. La conoscenza della fede, inoltre, non è contro la retta ragione. Il Beato Papa Giovanni Paolo II, infatti, nell’Enciclica Fides et ratio, sintetizza così: «La ragione dell’uomo non si annulla né si avvilisce dando l’assenso ai contenuti di fede; questi sono in ogni caso raggiunti con scelta libera e consapevole» (n. 43). Nell’irresistibile desiderio di verità, solo un armonico rapporto tra fede e ragione è la strada giusta che conduce a Dio e al pieno compimento di sé.

Questa dottrina è facilmente riconoscibile in tutto il Nuovo Testamento. San Paolo, scrivendo ai cristiani di Corinto, sostiene, come abbiamo sentito: «Mentre i Giudei chiedono segni e i Greci cercano sapienza, noi invece annunciamo Cristo crocifisso: scandalo per i Giudei e stoltezza per i pagani» (1 Cor 1,22-23). Dio, infatti, ha salvato il mondo non con un atto di potenza, ma mediante l’umiliazione del suo Figlio unigenito: secondo i parametri umani, l’insolita modalità attuata da Dio stride con le esigenze della sapienza greca. Eppure, la Croce di Cristo ha una sua ragione, che San Paolo chiama: ho lògos tou staurou, “la parola della croce” (1 Cor 1,18). Qui, il termine lògos indica tanto la parola quanto la ragione e, se allude alla parola, è perché esprime verbalmente ciò che la ragione elabora. Dunque, Paolo vede nella Croce non un avvenimento irrazionale, ma un fatto salvifico che possiede una propria ragionevolezza riconoscibile alla luce della fede. Allo stesso tempo, egli ha talmente fiducia nella ragione umana, al punto da meravigliarsi per il fatto che molti, pur vedendo le opere compiute da Dio, si ostinano a non credere in Lui. Dice nella Lettera ai Romani: «Infatti le … perfezioni invisibili [di Dio], ossia la sua eterna potenza e divinità, vengono contemplate e comprese dalla creazione del mondo attraverso le opere da lui compiute» (1,20). Così, anche S. Pietro esorta i cristiani della diaspora ad adorare «il Signore, Cristo, nei vostri cuori, pronti sempre a rispondere a chiunque vi domandi ragione della speranza che è in voi» (1 Pt 3,15). In un clima di persecuzione e di forte esigenza di testimoniare la fede, ai credenti viene chiesto di giustificare con motivazioni fondate la loro adesione alla parola del Vangelo, di dare la ragione della nostra speranza.

Su queste premesse circa il nesso fecondo tra comprendere e credere, si fonda anche il rapporto virtuoso fra scienza e fede. La ricerca scientifica porta alla conoscenza di verità sempre nuove sull’uomo e sul cosmo, lo vediamo. Il vero bene dell’umanità, accessibile nella fede, apre l’orizzonte nel quale si deve muovere il suo cammino di scoperta. Vanno pertanto incoraggiate, ad esempio, le ricerche poste a servizio della vita e miranti a debellare le malattie. Importanti sono anche le indagini volte a scoprire i segreti del nostro pianeta e dell’universo, nella consapevolezza che l’uomo è al vertice della creazione non per sfruttarla insensatamente, ma per custodirla e renderla abitabile. Così la fede, vissuta realmente, non entra in conflitto con la scienza, piuttosto coopera con essa, offrendo criteri basilari perché promuova il bene di tutti, chiedendole di rinunciare solo a quei tentativi che – opponendosi al progetto originario di Dio – possono produrre effetti che si ritorcono contro l’uomo stesso. Anche per questo è ragionevole credere: se la scienza è una preziosa alleata della fede per la comprensione del disegno di Dio nell’universo, la fede permette al progresso scientifico di realizzarsi sempre per il bene e per la verità dell’uomo, restando fedele a questo stesso disegno.

Ecco perché è decisivo per l’uomo aprirsi alla fede e conoscere Dio e il suo progetto di salvezza in Gesù Cristo. Nel Vangelo viene inaugurato un nuovo umanesimo, un’autentica «grammatica» dell’uomo e di tutta la realtà. Afferma il Catechismo della Chiesa Cattolica: «La verità di Dio è la sua sapienza che regge l’ordine della creazione e del governo del mondo. Dio che, da solo, “ha fatto cielo e terra” (Sal 115,15), può donare, egli solo, la vera conoscenza di ogni cosa creata nella relazione con lui» (n. 216). Confidiamo allora che il nostro impegno nell’evangelizzazione aiuti a ridare nuova centralità al Vangelo nella vita di tanti uomini e donne del nostro tempo. E preghiamo perché tutti ritrovino in Cristo il senso dell’esistenza e il fondamento della vera libertà: senza Dio, infatti, l’uomo smarrisce se stesso. Le testimonianze di quanti ci hanno preceduto e hanno dedicato la loro vita al Vangelo lo confermano per sempre. E’ ragionevole credere, è in gioco la nostra esistenza. Vale la pena di spendersi per Cristo, Lui solo appaga i desideri di verità e di bene radicati nell’anima di ogni uomo: ora, nel tempo che passa, e nel giorno senza fine dell’Eternità beata.

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33 commenti a La ragionevolezza della fede. Silenzio, parla il Papa

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  1. Orbitalia ha detto

    Difatti, la fede non è un enigma, ma un mistero, secondo la terminologia greca originale, che ormai abbiamo perso, nella lingua corrente.

  2. borg ha detto

    la fede non è alleata della scienza. ne ha perturbato il cammino fino a violentarla. è ora che si faccia da parte. poi che vuole rimane libero di indagare con la fede. ma non confondiamo due metodi diversi per natura.

    • saracino ha detto in risposta a borg

      non stai esagerando un po’ troppo?

      • Daniele Borri ha detto in risposta a saracino

        Ripete soltanto quello che legge nel prontuario ateista, poveretti…questa è la sorte dei liberi pensatori 🙂

    • Orbitalia ha detto in risposta a borg

      Sono d’accordo con te: la fede nel positivismo, nel progresso senza freni, nel ‘se è possibile farlo, allora è lecito farlo’ ha violentato la scienza. E’ ora che questa fede positivistica si faccia da parte, per liberare la scienza dall’ideologia.

    • Mithan_xx ha detto in risposta a borg

      Sei sicuro?

      Ohibò…guarda cosa scrivono su Nature: la scienza nasce grazie al cristianesimo: http://blogs.nature.com/soapboxscience/2011/05/18/science-owes-much-to-both-christianity-and-the-middle-ages

      Vergognati, l’ignoranza è una colpa!

      • Daphnos ha detto in risposta a Mithan_xx

        Suvvia, Mithan, ha ragione Borg. Fede e scienza riguardano lo stesso ambito di ricerca. Infatti, essendo io cristiano ma contraddittoriamente anche studente di scienze, ogni volta che opero un’analisi spettrofotometrica di un campione di nitriti disciolti in acqua, e osservo un picco anomalo alla lunghezza d’onda di 275 nm, mentre il mio collega ateo dice “il campione è inquinato”, io rispondo: “no, questa è opera della mano di Dio!”.

        E’ così che ‘indaghiamo il mondo’ noi credenti, giusto?

  3. Francesco ha detto

    Nell’uomo non vi possono essere contraddizioni, per questo Ragione e Fede vanno a braccetto…

  4. Xadren ha detto

    Le parole del papa sono, come sempre, illuminanti e preziose e si rifanno alla Sacra Tradizione che è antica quanto la Chiesa stessa; mi sono ricordato, leggendo l’esempio del Sole, che anche il non-prete Dante aveva usato l’immagine della sovrabbondanza di Luce che, nell’Empireo, gli acceca la vista, solo per rendere il suo sguardo capace di guardare meglio verità superiori. Io non avverto nessun contrasto fra la ragione e la fede, perché sono entrambe proprie dell’uomo (e solo dell’uomo fra i mortali). I problemi, come sempre, li vedono coloro che, aggrappandosi ad una delle due, la esasperano negando l’altra.

  5. borg ha detto

    credo che qualunque ignorante possa distinguere il metodo di indagine. di questo parlo. lavorano su piani diversi. non rimane che scegliere. da dove nasce conta poco.e icasi in cui le gerarchie sono andate a sbattere contro l’evidenza scientifica sono tanti e assai gravi. di questo occorre vergognarsi. quindi fuori i crocifissi dagli spazi pubblici.

    • angelo ha detto in risposta a borg

      Che lavorino su piani diversi mi sembra assolutamente noto, anche se occorre dire che la scienza per avanzare ha bisogno di continui atti di fede. Il semplice fatto che una soluzione ci sia ad un dato problema è un atto di fede. Non ricordo casi in cui la “gerarchia” sia andata a sbattere contro l’evidenza scientifica. Se ti riferisci al noioso caso Galileo, beh di evidenza ce n’era ben poca e proprio il card. Bellarmino scrisse che se ci fosse stata una chiara dimostrazione della tesi di Galileo (avversata dagli aristotelici e sostenuta dai gesuiti, oltretutto) si sarebbero dovute interpretare meglio le Scritture. Altri casi non ce ne sono. L’affondo sui crocefissi non c’entra assolutamente nulla, ci avete provato nel 2010 e la Corte Europea vi ha preso a mazzate sulla testa. E’ molto meglio che iniziate a frequentiate la scuola, lasciate perdere i crocifissi.

      • borg ha detto in risposta a angelo

        è proprio questo il punto, ” se ci fosse stata una chiara dimostrazione”. bene . su questo mi auguro una riflessione profonda, onesta e coraggiosa. la gravita’ della questione è assoluta. la chiesa è andata contro una intuizione della scienza.sulla base di cosa ?di quale autorita’? ancora oggi si ragiona in questi termini. e non è dignitoso per il genere umano. troppi morti ci sono stati nella storia che ci impongono di difendere le conquiste intellettuali che abbiamo raggiunto. la storia della cristianesimo è complessa.adesso siete in maggioranza. una maggioranza che vince nelle urne ma che, non ha ragione. a mio parere. ma nelle conquiste di cui parlo io ci sara’ gente che combattera’ per difendere i vostri diritti quando sarete minoranza. che cio’ avvenga o meno , non ha alcuna importanza. e questo senza aspettarsi ricompense in paradiso.

        • Mithan_xx ha detto in risposta a borg

          L’ignoranza è una colpa, ricordatelo. Parlare del processo di Galilei senza aver studiato è una colpa doppia.

          Devi sapere che la scuola è importante, frequentarla e frequentare i libri con assiduità è davvero utile, credimi. Avresti così imparato che prima di Galilei tutta la scienza, la filosofia, la teologia e la cultura dell’epoca, dava come accertato il sistema tolemaico.

          All’arrivo di Copernico e Galilei, i più grandi oppositori erano proprio i filosofi e gli scienziati laici aristotelici e tolemaici, mentre numerosi studiosi dei gesuiti aderirono subito all’eliocentrismo, anche perché da esso ne usciva rinforzata la teologia cattolica, lo stesso Galilei lo spiegò chiaramente.

          Prove non ce n’erano (arrivarono secoli più tardi), era un’intuizione che aveva la pretesa di mettere da parte secoli di calcoli e osservazioni scientifiche (oggi sappiamo essere sbagliate). Si può rivoluzionare la società per una intuizione scientifica? No, per questo la chiesa, al posto di opporsi ideologicamente a Galileo, ha chiesto delle prove a sostegno di questa intuizione. Rileggiti le parole di Bellarmino.

          Occorre conoscere la storia per giudicare, sopratutto usando il metro di giudizio adeguato ai tempi e non con la conoscenza di ora.

    • manuzzo ha detto in risposta a borg

      Vede, è contro tentativi come i suoi che quasi non potevo rispondere fino a qualche tempo fa. Ora ha risposto benissimo Angelo (spero di nome e di fatto.. hihi), mettendo letteralmente a ridicolo il suo mentire (o la sua non conoscenza della situazione). Impugno anch’io lo slogan di qualche altro utente, rammentandole che l’ignoranza, caro signor Borg, è una colpa, almeno su cose così vastamente note. Inoltre, DOPO che avrà approfondito il caso galileo su un sito che non sia UAAR, GIORNALETTISMO o FACEBOOK (in particolare l’ultimo è degno di considerazioni del calibro intellettivo da lei mostrato nel commento sopra) si domandi come mai le dà così fastidio la visione del crocifisso, dato che le ricordo, tra l’altro, che la sua trinità (nulla-caso-non senso) ha fatto molte più vittime di chi ha pregato innanzi a un crocifisso. Seriamente, segua il mio consiglio: si ponga da solo davanti a un crocifisso e si chieda (o faccia finta di chiedere al manufatto, se le viene più facile, veda lei, non so) perché la visione le dà così fastidio.

      • borg ha detto in risposta a manuzzo

        mi pare che a lei e i suoi amichetti non avete molto a cuore la democrazia. siete ipocriti e ignoranti. o talmente deboli da far finta di non capire. se ne avete proprio bisogno , mettetevelo al collo. nessuno ve lo impedisce. cosi’ vi sentirete protetti. metterlo negli spazi comuni è sbagliato e lo sapete. siete voi simili a quei dittatori che spesso citate. vergognatevi.

        • Fabio Moraldi ha detto in risposta a borg

          Accidenti quanti insulti, evidentemente si conferma la tesi che l’ateismo in molti produce una sorta di frustrazione esistenziale da sfogare contro i credenti/cristiani. Non solo il crocifisso nei luoghi pubblici è un atto dovuto e corretto, ma questo è stato ribadito dalla Sacra (per voi) Corte Europea, grazie ad un ebreo di nome Weiler: http://www.uccronline.it/2010/07/08/lebreo-weiler-ha-difeso-cosi-il-crocifisso-alla-grande-camera/

        • EquesFidus ha detto in risposta a borg

          E tu non sai assolutamente niente né della storia d’Italia, né della storia del cristianesimo, né di ecclesiologia, né della Bibbia, né tantomeno t’interessa saperlo. Da questo atteggiamento vergognoso, di slogan berciati con furore blasfemo e sguardi carichi d’odio, con questa volontà di rimanere volutamente e consapevolmente ignoranti, non si può trarre nulla di buono.
          Detto questo, signori, cessate di nutrire il troll per favore, se avesse voluto porre questioni non avrebbe affrontato i discorsi in simile maniera (e poi sarebbero i cattolici quelli dalla mente chiusa).

    • Vincenzo ha detto in risposta a borg

      Il Suo modo di scrivere e di argomentare è veramente deludente. La conclusione sui crocifissi è fuori luogo. Certamente non fa buona propaganda al laicismo di cui Lei sembra essere un convinto sostenitore.

    • EquesFidus ha detto in risposta a borg

      Non profferire bestialità e studia, per cortesia (possibilmente non su “MicroMega”, “L’Ateo” o su simili testi dotati dello spessore intellettuali del “Manuale delle Giovani Marmotte”)! Non ti sei mai chiesto come mai le università siano nate nel X secolo dell’Europa cristiana e non, per esempio, in terra musulmana o induista? Perché per la fede cristiana la nascita del mondo è dovuto ad un desiderio d’amore che ha portato ad un atto di creazione razionale ed intelleggibile, ovverosia già per la teologia classica (dalla scolastica in poi, tralasciando successivamente San Tommaso che arriverà persino ad affermare che, con la sola ragione, si può dimostrare l’esistenza di Dio) il Creato non solo è conoscibile ma pure indagabili, anzi è persino doveroso indagarlo perché fatto da Dio perché l’uomo possa goderne. Altro che l’astratto Allah o (per usare un termine schopenhaueriano) il Velo di Maya delle filosofie e religioni orientali, per un cristiano la realtà è conoscibile, razionale ed intelleggibile! Inoltre, ci tengo a precisare che il metodo scientifico non nasce con Galileo Galilei ma con la Scolastica, e che Santa Ildegarda (Una straordinaria donna del Medioevo) è stata la prima botanica della storia. Immagino però che, per uno per cui “Le gerarchie” e Dio dovrebbero inchinarsi dinanzi alla dea Scienza (ovverosia il vitello d’oro dell’era contemporanea), dea illuminista falsa e bugiarda, figlia di un positivismo che mira ad escludere la fede e che violenta la stessa scienza.

      • EquesFidus ha detto in risposta a EquesFidus

        Aggiunta all’ultima frase: “questo non significhi niente”.

      • borg ha detto in risposta a EquesFidus

        ma nessuno mi sa rispondere ? siete solo capaci ad insultare? rifomulo la domanda . sareste favorevoli ad inserire tutti gli altri simboli religiosi e non, nelle scuole dei vostri bambini? occhio che gesu’ vi guarda!

        • EquesFidus ha detto in risposta a borg

          No, perché non ha senso. E bada a come parli, dato che le offese le hai fatte tu, di certo non io. Ed infine, rispondi a me, i cattolici sono persone e ciascuno ha una mente propria, non sono un collettivo.

        • Fabio Moraldi ha detto in risposta a borg

          In realtà, caro laicista intollerante, non hai mai fatto questa domanda. Ora che l’hai posta ti rispondo senza alcun problema, come se poi fosse qualcosa di originale..! 🙂

          Personalmente non sono favorevole perché il buddhismo o l’islamismo, men che meno l’ateismo, hanno avuto alcun ruolo nelle radici culturali e spirituali dell’Italia e dell’Occidente, uno dei motivi per cui c’è il crocifisso nelle scuole. In una classe a maggioranza islamica sarei anche favorevole ad aggiungere un simbolo musulmano a fianco del crocifisso, esclusivamente come invito all’integrazione di fronte ad una religione ben poco tollerante.

          Ti ripeto comunque che il crocifisso nelle aule scolastiche italiane è stato difeso da un giurista ebreo davanti alla Grande Camera, ecco il suo discorso: http://www.uccronline.it/2010/07/08/lebreo-weiler-ha-difeso-cosi-il-crocifisso-alla-grande-camera/

          • borg ha detto in risposta a Fabio Moraldi

            ma se una minoranza, amesso che fosse tale, non si riconosce o meglio, riconosce come sbagliate quelle origini di cui parli? o se ne vergogna proprio? tu la metteresti la foto del duce? eppure qualcuno la metterebbe. o accontentiamo tutti , o facciamo discriminazione. è complicato?

            • Fabio Moraldi ha detto in risposta a borg

              Le radici cristiane non sono certo un’opinione mia, ma è un’evidenza storica. Certo, persone disturbate psicologicamente che si vergognano di questo ci sono, ma sono appunto affette da una grave forma di patologia mentale.

              Il Duce non ha certo giovato all’Italia, basta conoscere la storia per saperlo. Il metro di giudizio è sempre la conoscenza della storia e non l’ideologia personale. Per questo anche non credenti come Comte-Sponville possono difendere le radici cristiane dell’Europa, essendo esse un’evidenza, al di là della fede personale: http://www.abc.es/20110331/cultura/abcp-comte-sponville-raices-cristianas-20110331.html

            • Vincenzo ha detto in risposta a borg

              Constato che pervicacemente Lei continua a proporre l’argomento fuori luogo in questo contesto (e ormai ampiamente dibattuto in svariate sedi)del crocifisso nelle scuole ed altri pubblici edifici. La Sua mancanza di autodisciplina non depone certo a favore dela Sua capacità di sostenere un dialogo su questo sito.

  6. Lucio ha detto

    Grande Benedetto XVI! Sei un faro per chi crede!

  7. Davide ha detto

    Fede e ragione vannoa braccetto? O si pensa o si crede!!!

    • abcdef ha detto in risposta a Davide

      Ecco un altro razzista. Si, razzista è il termine più adeguato anche se ancora troppo soft.

      Davide, il razzista ateo, sostiene infatti che i credenti sarebbero persone non-pensanti, dunque persone di serie B, così come lo erano per l’ateissimo Stalin e l’ateissimo Mao, che per l’appunto li trattavano come esseri meno umani degli altri.

      Soltanto quei quattro gatti atei sarebbero pensanti, loro che nemmeno si accorgono di basare tutta la loro esistenza su un atto di fede: NON CREDONO in Dio. Razzisti e pure stupidi, quindi, dato che con questi slogan si tirano da soli la zappa sui piedi.

    • Kosmo ha detto in risposta a Davide

      E tu non fai né l’uno né l’altro!

    • EquesFidus ha detto in risposta a Davide

      O magari, come diceva San Tommaso, si pensa e si crede. Ecco, trovo veramente irritante questo atteggiamento dei trollini anticattolici: leggiti San Tommaso d’Aquino, che sosteneva la conoscenza di Dio tramite la sola ragione, e poi ne ridiscuteremo.

    • Vincenzo ha detto in risposta a Davide

      Pregasi argomentare con motivazioni serie e non limitarsi soltanto a lanciare slogan da “curva sud” che lasciano il tempo che trovano.

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