Sentenza terremoto L’Aquila: giudici vittime dell’ideologia scientista

 

di Aldo Vitale*
*ricercatore in filosofia e storia del diritto

 

Se in un momento di offuscamento dell’onestà intellettuale si decidesse d’accogliere la gretta vulgata tanto anticlericale quanto antistorica, così capillarmente diffusa oggigiorno, in merito all’inquisizione romana, si dovrebbe senza remore ritenere, riguardo alla recente condanna degli scienziati a sei anni di detenzione che non avrebbero saputo prevedere il gigantesco terremoto in Abruzzo, ch’essa non avrebbe potuto far meglio, o forse, peggio!

Tuttavia, se la sentenza appare prima facie a tutti grottesca e in molti ci si mobilita prendendo le difese degli scienziati, in questa sede si preferirebbe andar, come sempre, controcorrente, prendendo le difese dei giudicini (meglio definirli così, mossi a tenerezza dal loro essere così sprovveduti ed indifesi, come dei pargoli di campagna, soprattutto ora che subiscono le scomuniche e gli anatemi della “chiesa” scientifica internazionale), poiché solo così può emergere davvero la natura di una simile pronuncia di ciò che può essere definito a tutti gli effetti come un vero e proprio atto di rabdomanzia giudiziaria. Insomma, anticipando ed esplicitando le conclusioni per motivi di chiarezza, non sono gli scienziati vittime dei giudicini, ma sono i giudicini vittime degli scienziati.

Non si vuol certo fare a gara d’assurdità, considerando la sentenza in commento, ma ci si vuol proprio riferire a ciò che la realtà è in se stessa in questo strano caso, cioè paradossalmente surreale. Ebbene sì, la pronuncia dei giudicini, al netto delle vicende processuali e delle questioni giuridiche, è il risultato più lampante del pensiero contemporaneo in cui tutti, nostro malgrado, siamo immersi. I giudicini hanno condannato degli scienziati perché secondo loro, in buona sostanza, non hanno saputo far scienza, o meglio non hanno saputo far funzionare la scienza, o meglio ancora, hanno reso fallibile qualcosa che per “il comune senso del ritenere” è di per sé infallibile. I giudicini in sostanza sono le vittime, come tutti coloro che ordinariamente ritengono che la scienza sia infallibile e su questo presupposto danno per vere delle teorie e delle prassi che vere per l’appunto non sono. I poveri giudicini che hanno emesso questa sentenza, sono, in buona sostanza, vittime della cultura odierna. Sgorgano, dunque, come fonte d’acqua alcuni quesiti che possono chiarir meglio ciò che qui s’intende.

Chi oggi non sarebbe d’accordo nel ritenere che per tutte le domande della vita può rispondere la scienza? Chi oggi non pensa che scienza e religione o ragione e fede siano incompatibili per vari motivi, primo tra i quali la discrepanza incolmabile tra la certezza della prima e la opinabilità della seconda? Chi non reputa che le altre dimensioni della vita (quella umanistica, e non quella tecnica; quella giuridica, e non quella politica; quella filosofica, e non quella ideologica; quella etica, e non quella morale – nel senso della mutevolezza dei mores; quella spirituale, e non quella psicologica; quella mistica, e non quella misticistica ) siano divenute del tutto superflue, anacronistiche, spettri della diasporante soggettività degli individui contrapposta alla solida oggettività della indiscutibile scienza? Chi oggi non ritiene che la scienza se da un lato non debba fornire risposte di senso per la vita (del resto non potrebbe mai farlo, poiché l’arduo compito per natura non le compete neanche se volesse e perché del resto a ciò sono deputate, sebbene per lunghezze d’onda tra loro differenti, la filosofia e la teologia ) sia al contempo diventata per molti – non in grado tuttavia di percepirne l’autoreferenzialità – essa stessa una risposta di senso della vita? In altri termini, la scienza è stata sequestrata dallo scientismo, cioè dall’ideologia per la quale tutto provenga e addivenga dalla e alla scienza, il pensiero per cui la realtà non è più comprensibile se non attraverso la scienza, e ciò che la scienza non comprende o non esiste o è privo di importanza.

Se una volta Max Horkheimer ebbe a sostenere che «quando scomparirà la teologia, scomparirà anche ciò che si chiama senso del mondo», oggi molti vivono ricalcando questa idea ed applicandola, distorcendo all’un tempo la natura sia del referente che del riferito, alla scienza, per cui senza di essa e dove essa non c’è mancherebbe il senso. A tutto ciò si è giunti poiché si è creduto per troppo tempo che la scienza non dovesse aver limiti, pensiero tuttavia ancor oggi largamente diffuso. L’esempio lampante proviene proprio dalle questioni bioetiche e dalla avversione che i più provano verso la bioetica, cioè nei confronti della «scienza della sopravvivenza» (per usare la nota definizione che il padre del termine “bioetica”, Van Potter, utilizzò negli anni ’70). La bioetica è la scienza della sopravvivenza, poiché talvolta, sempre più di  frequente a dir la verità, la scienza rischia di mettere in pericolo la sopravvivenza stessa dell’uomo. Sarebbe troppo facile pensare alla sopravvivenza fisica e materiale messa in pericolo dall’esistenza degli ordigni atomici (la mortalità dei quali fu salutata da un celebre scienziato, Oppenheimer, con la icastica confessione per cui con le armi nucleari «la scienza aveva conosciuto il peccato», cioè perduto la propria innocenza ), ma si dovrebbe anche pensare alla sopravvivenza etica e giuridica messa in pericolo, per esempio, dalle ricombinazioni genetiche che si sperimentano nei laboratori di mezzo mondo; dalla incertezza dei rapporti familiari a causa della molteplice riformulazione degli stessi attraverso le tecniche di procreazione medicalmente assistita; dal tentativo di creare l’utero artificiale (oramai a buon punto) dando vita all’ectogenesi, cioè paradossalmente alla fine del dar la vita; dal tentativo oramai consolidato di trasformare l’interruzione di gravidanza da intervento medico e chirurgico a mera terapia attraverso i più sofisticati mezzi farmaceutici (per il tramite dei sempre più nuovi ed efficaci, sebbene non sempre efficienti, farmaci abortivi).

L’ideologia scientista ogni giorno lascia credere che tutta la vita dipenda dalla scienza (si pensi a titolo esemplificativo, forse banale, ma efficace, che le serie televisive e letterarie sui gialli e sui casi criminali e giudiziari una volta erano incentrate sulla figura dell’investigatore – Sherlock Holmes, Colombo, Poirot, Maigret – mentre oggi ruotano attorno alla frenetica, e francamente noiosa, attività di modernissimi laboratori con strumenti scientifici “all’ultimo grido” in cui la trama non si svolge tra le deduzioni logiche, umane e fallaci di chi investiga, ma si attorciglia sinuosa e seducente attorno a provette, microscopi, lucette blu, agenti e reagenti chimici ), per cui non possono biasimarsi i giudicini i quali, portando alle logiche conseguenze l’ambito culturale in cui sono e siamo immersi, abbiano ritenuto che non solo tutta la vita dipenda dalla infallibilità della scienza, ma che perfino la morte sia ad essa riconducibile. Del resto, nelle aule giudiziarie, sembra che oggi conti più l’opinione tecnico-scientifica del perito di turno piuttosto che quella giuris-prudente del giudice o degli avocati.
Tutta la responsabilità allora ricade integra ed intera sulla testa della comunità scientifica internazionale che deve cominciare a ripensare con umiltà il proprio ruolo, i propri limiti. Si deve cioè abbandonare l’idea dell’infallibilità tipica dell’ideologia scientista per recuperare una genuina dimensione epistemologica, di carattere popperiano, cioè la convinzione che la scienza non sia l’assoluto ( l’assoluto non sono nemmeno la teologia o la filosofia, che mai si sono rappresentate così pur essendo tecnicamente e rispettivamente la scienza che studia il divino e la scienza che studia la verità – per utilizzare la felice formula aristotelica – ), ma che anzi proceda secondo congetture e confutazioni.

Per recuperare il proprio senso, cioè i propri limiti, la scienza e gli scienziati devono cominciare a riconoscere anche il senso di ciò che scientifico non è, o meglio, che anche ciò che non è strettamente scientifico è latore del senso, solo così del resto si potrà riconoscere quando qualcosa è sensata o meno non solo scientificamente, come per l’appunto la sentenza in questione che prima d’essere scientificamente insensata, è giuridicamente e filosoficamente aberrante. Come si evince, la scienza non è sola e sola non può essere, poiché corre il rischio di essere annullata nella sua stessa autoreferenzialità. La sentenza che condanna gli scienziati che non hanno previsto il terremoto abruzzese è proprio il sintomo di quanto la scienza abbia pertinacemente voluto essere abbandonata alla propria solitudine, respingendo tutte le altre dimensioni dell’esistenza, non escluso il diritto, che si sono scientificizzate fino ad ottenere un simile disastroso risultato. La comunità scientifica necessita di un bagno d’umiltà filosofica ed epistemologica, riconoscendo che non tutto può avere una risposta scientifica, senza per questo significare che le risposte non scientifiche non siano risposte. La scienza, infatti, risponde al come o al quando della vita, non al cosa o al perché, ( risposte demandate rispettivamente alla filosofia ed alla teologia ). In fondo, l’ingiustizia palese e lamentata da quasi tutti in ordine alla sentenza di cui trattasi, non è per nulla una questione scientifica, ma una questione di giustizia, cioè non materializzabile e ripetibile nel chiuso d’un laboratorio, ma esperibile attraverso altre dimensioni dell’umano, come per l’appunto la ratio juris.

Peter Medawar, del resto, è stato fin troppo chiaro allorquando ha riconosciuto che «non dunque alla scienza, ma alla metafisica, alla letteratura o alla religione dobbiamo rivolgerci per cercare una risposta agli interrogativi che ci poniamo sul principio o sul fine delle cose. Si tratta di risposte che non nascono da una conferma sperimentale, e neppure la richiedono […]. Che la scienza non possa rispondere a queste domande di fondo non significa però che si debbano mettere in discussione le sue risposte a domande d’altro tipo». Se gli scienziati vogliono evitare il carcere devono cominciare a non rinchiudere più la ragione nelle lussuose, ma anguste celle della scienza stessa. La ragione non è di esclusiva pertinenza della scienza. Gli scienziati odierni commettono l’errore denunciato da Albert Camus, cioè quello per cui l’uomo, lo scienziato si potrebbe dire in questo caso, «sfuggito alla prigione di Dio ha costruito il carcere della storia e della ragione».
La scienza dovrebbe in conclusione ripensare se stessa, per esempio, cominciando dal suo rapporto con ciò che normalmente le viene indebitamente contrapposto, cioè la religione. Ma quanti, soprattutto scienziati, sono oggi disposti ad una coscienziosa attività di auto-critica? Quasi nessuno, nonostante uno dei più grandi scienziati del XX secolo, Albert Einstein, abbia scritto chiaro e tondo che «la scienza senza la religione è zoppa; la religione senza la scienza è cieca».

Alla luce di tutto ciò, i giudicini della sentenza abruzzese non sono meno colpevoli dei loro imputati, e questi, del resto, non sono più innocenti dei loro accusatori!

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113 commenti a Sentenza terremoto L’Aquila: giudici vittime dell’ideologia scientista

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  1. Gab ha detto

    Ma poi, oltretutto, ciò che mi suona strano è la condanna a degli studiosi di codesta “scienza” piuttosto che agli amministratori locali che delle decisioni dovevano comunque prendere. Voglio dire .. si può dare un parere scientifico su una possibile previsione di qualche disastro ma poi le decisioni chi le prende? Non certo gli scienziati.

    Comunque ho trovato azzardato il paragone “gratuito” fatto da un ministro con il processo di Galilei. Non c’entra assolutamente nulla, visto che in quel caso non si additava una responsabilità “personale” ad un fatto accaduto.

  2. Andrea ha detto

    Ora che questo materialismo scientista ci si rivolta contro spero almeno che qualcuno inizi a farsi delle domande. Magari per primi gli scienzati che, come in questo caso, rimangono paradossalmente vittime del proprio strapotere…

    • Giulio Quaresima ha detto in risposta a Andrea

      Più che dello scientismo – con il quale si può beninteso essere d’accordo o meno – credo che la colpa sia da attribuire a decenni di pessima divulgazione scientifica e pessima scuola.

      • Xlove ha detto in risposta a Giulio Quaresima

        Ma a mio avviso le cose sono assolutamente collegate, è la cattiva divulgazione scientifica (illuminista-positivista ancora oggi nelle scuole) che ha introdotto la mentalità scientista.

  3. Giulio Quaresima ha detto

    Caro Dott. Vitale, lei ha colto esattamente nel segno!

    Purtroppo l’idea che l’opinione pubblica ha della scienza è del tutto malintesa, e i nefasti effetti si vedono nel rapporto che i cittadini hanno con essa: tutti pretendono di essere curati, pretendono che le previsioni del tempo siano esatte, etc. etc.

  4. Panthom ha detto

    Bellissimo articolo, non esagero se dico che fra tutti quelli che ho letto questo mi ha davvero sorpreso, lo pensavo anch’io ma me ne sono accorto solo dopo averLa letta.

  5. Giulio Quaresima ha detto

    “La gretta vulgata tanto anticlericale quanto antistorica, così capillarmente diffusa oggigiorno, in merito all’inquisizione romana”

    Qualcuno mi spiega cosa significa questa frase? In quali aspetti la storia dell’inquisizione romana è, secondo voi, diversa dalla vulgata?

    • DSaeba ha detto in risposta a Giulio Quaresima

      E’ un discorso decisamente lungo. Ti rimando ad alcuni testi critici di storia della chiesa.

      Sostanzialmente, senza negare alcuni errori che ne hanno contraddistinto il percorso storico, il quadro che si delinea è di una inquisizione romana perfettamente al passo con la società moderna, ed, in alcuni casi, all’avanguardia (particolarmente per quanto riguarda periodi di detenzione, cure mediche e trascrizioni dei processi). Il giudizio morale non può che essere negativo, quantomeno alla luce di una lettura evangelica, ma alcuni documenti hanno fatto sì che esso possa essere mitigato da una più completa lettura della società del tempo.

      Detto questo, qualcuno mi può indirizzare a questa “sentenza”? In sostanza, che è successo?

      • Francesco_ ha detto in risposta a DSaeba

        Credo sia troppo presto. Di solito il dispositivo di sentenza viene redatto a distanza dalla pronuncia.

      • Pino ha detto in risposta a DSaeba

        perchè il giudizio morale dovrebbe essere negativo? La Chiesa non ha mai mandato al rogo nessuno, l’inquisizione era un tribunale ecclesiastico, quindi non poteva emettere sentenze di morte. Infatti il reato di eresia era un reato penale nell’ambito della legge civile, non ecclesiastica. Era un reato di lesa maestà contro la figura dell’imperatore, punito con la morte. Purtroppo su questo argomento c’è una ignoranza abissale alimentata da tre secoli di favolette al riguardo, diffuse per sputtanare la Chiesa ed i credenti.

        • Giulio Quaresima ha detto in risposta a Pino

          So bene che la Chiesa giudicava da un punto di vista ecclesciastico, e dopo consegnava al braccio secolare. Ma in tutta sincerità, le pare questa una giustificazione moralmente sufficiente? Forse (dico forse, per carità), la Chiesa avrebbe potuto fare qualcosa per evitare che quelli che giudicava eretici finissero sul rogo, non crede?.

          • Pino ha detto in risposta a Giulio Quaresima

            non capisco, le leggi penali non le fa e non le faceva la Chiesa, anche il maggiordomo del Papa è finito in galera, perchè anche in Vaticano c’è una netta distinzione fra Stato e Chiesa. Se durante un certo periodo storico l’eresia era un reato penale cosa c’entra la Chiesa? Le eresie ci sono sempre state fin dai primissimi secoli del cristianesimo e ci sono ancora oggi. Solo in un certo periodo, per ragioni di ordine sociale e non di tipo religioso, sono state considerate reato. Anche se la Chiesa avesse raccomandato clemenza, cosa che faceva, la legge andava applicata. Non si può giudicare la storia ora per allora, questo è un grave errore di metodo.

            • Giulio Quaresima ha detto in risposta a Pino

              A parte che la netta distinzione tra Stato e Chiesa è un po’ meno netta quando stato e Chiesa fanno capo allo stesso sovrano, com’era a Roma nel 1600 e com’è ancora oggi in Vaticano. Alla domanda “Se durante un certo periodo storico l’eresia era un reato penale cosa c’entra la Chiesa?” le rispondo che, visto che l’eresia è un fatto puramente religioso, immagino che qualcosina c’entri.

              Ma è così difficile per lei ammettere che la Chiesa abbia commesso degli errori, dei peccati, dei crimini in passato? La Chiesa è composta di uomini e gli uomini sbagliano. Tutti gli uomini. La Chiesa ha più volte chiesto scusa per gli errori “dei suoi figli” (come fece Giovanni Paolo II). Soltanto lei si arrampica sugli specchi per cercare di dimostrare l’indimostrabile.

              • Pino ha detto in risposta a Giulio Quaresima

                la differenza fra Stato e Chiesa è sempre stata netta anche durante il periodo del potere temporale dei Papi. La distinzione NON la si fa su chi è a capo dell’una o dell’altra istituzione, ma se le leggi che le regolano sono diverse, e lo sono sempre state. Se nello Stato della Chiesa o nell’attuale Stato del Vaticano vigesse la legge religiosa, anche delitti come l’omicidio si risolverebbero in un pentimento ed in una confessione, ma così non può essere. Infatti così non è. Chi commette reati va in galera, l’esempio citato ne è prova. Ti ho spiegato che in certo periodo storico l’eresia non era semplicemente un reato di tipo religioso, ma era un reato penale, un reato di lesa maestà nei confronti del potere civile, non della religione della Chiesa, del Papa. Se vuoi sapere le ragioni informati, sarebbe abbastanza lungo esporle qui. Il fatto che ci siano persone di Chiesa che sbagliano mi pare ovvio, S. Agostino scrisse che “molti sono nella Chiesa ma non della Chiesa”, frase chiarissima, ma questo non implica colpe della Chiesa come comunità dei battezzati (forse un ripassino al catechismo quando parli di questi argomenti ti sarebbe utile) ma delle persone che la compongono, e questo è inevitabile. Recentemente abbiamo auto lo scandalo dei preti pedofili ma non si può imputare alla Chiesa il comportamento di singoli individui. Tu confermi quanto dico, la Chiesa ha chiesto scusa per il comportamento di certi suoi indegni rappresentanti, ma che c’entra questo con quanto stavamo discutendo? Perchè sposti il discorso?

                • Giulio Quaresima ha detto in risposta a Pino

                  Grazie per la spiegazione. So bene che le colpe di alcuni membri della Chiesa non possono ricadere sulla Chiesa tutta come comunità di battezzati, e non chiedo vi certo di chiedere perdono per colpe che non sono vostre. Rimango però convinto che le azioni dell’inquisizione siano moralmente condannabili, pur se in modo “mitigato”, come ha detto DSaeba. Altrimenti, se nei giudizi morali mettiamo sempre in conto che “erano altri tempi”, diventiamo tutti relativisti, e non credo che lei si sentirebbe a suo agio come relativista, no?

                  • Pino ha detto in risposta a Giulio Quaresima

                    scusa, nel 1230/40 quando venne istituito il tribunale dell’inquisizione lo si fece perchè, dopo che Federico II aveva introdotto il reato di eresia, ci si accorse che i tribunali civili non avevano le competenze per giudicare un simile reato. Quindi la Chiesa venne chiamata ad esprimere un giudizio preventivo nel caso di processi ad eretici. Ricordo che l’eretico non commetteva un reato penale in quanto contravveniva alle regole religiose ma in quanto sovvertitore dell’ordine sociale e si contrapponeva al potere imperiale. Tale potere era di origine divina, quindi l’eretico combatteva, nel suo contrapporsi alle regole religiose, il cuore stesso del potere politico. La genesi storica è lunga da raccontare ed ha a che fare con l’eresia càtara che sconvolse una buona parte dell’Europa per due secoli, mettendo a rischio l’equilibro sociale. Il tribunale dell’inquisizione era un modello di modernità (ricordati che fino al 1988 in Italia il processo penale era inquisitorio), l’istruttoria era segreta e scritta (per questo abbiamo tutta la documentazione dei processi mentre nulla si sa dei processi dei tribunali civili dove avveniva ogni sorta di abuso), la corte era collegiale, composta da più giudici, per dare maggiori garanzie di imparzialità all’imputato che aveva diritto ad una avvocato difensore e qualora non poteva permetterselo gli era assegnato uno d’ufficio. L’avvocato aveva il diritto di consultare tutte le carte dell’accusa per poter preparare la difesa. Chi ha studiato le carte del periodo (e non i soliti fanfalucari che parlano a vuoto) ha riscontrato che le condanne erano l’1-2% delle sentenze. Quando c’era una condanna l’imputato veniva passato al braccio secolare non per lavarsi la coscienza ma perchè SOLO il tribunale civile aveva l’autorità per emettere la sentenza essendo il reato di tipo penale e non ecclesiastico. Tu dici “ma la Chiesa avebbe dovuto rifiutarsi di giudicare simili situazioni” ed io ti ribatto che per fortuna ci sono stati questi tribunali perchè sono stati un argine contro la deriva giustizialista piena di abusi e di sopraffazioni dei tribunali civili. La Chiesa ha iniziato la sua missione con l’imperatore Tiberio per finire con Obama, Putin, Monti ed Hollande. Ha attraversato 2000 anni di storia dovendosi adattare a tutte le situazioni storiche e politiche. Anche oggi l’approccio di un sacerdote a Milano è diverso da un missionario in Africa perchè le due culture sono totalmente diverse. Quindi: epoche diverse, situazioni storiche e politiche diverse, culture diverse, modi di pensare diversi. E noi discutiamo se le decisioni dlel’inquisizione sono moralmente condannabili seduti dietro al PC nel 2012? Ti pare una cosa logica? A me no.

                  • lorenzo ha detto in risposta a Giulio Quaresima

                    Gli imperatori del Sacro Romano Impero, basavano il loro potere non su elezioni democratiche o sulle costituzioni, ma sull’elezione divina.
                    Gli eretici mettevano in discussione gli insegnamenti della Chiesa Cattolica e quindi anche il diritto dell’imperatore a sedere sul trono.
                    Gli imperatori si sentivano in diritto di contrastare con tutte le forze gli eretici che, non accettando gli insegnamenti del Magistero, smantellavano le basi su cui si reggeva il loro concetto di stato.
                    In contrasto con il potere imperiale, la Chiesa Cattolica affermò che, in materia di fede, era la sola che poteva stabilire se uno era o non era eretico.
                    Così ebbe origine l’inquisizione.

                    • Giulio Quaresima ha detto in risposta a lorenzo

                      Sì, ma nel 1600 l’imperatore non c’era più.

                    • Pino ha detto in risposta a lorenzo

                      Quaresima, non è rilevante se l’imperatore c’era o non c’era, l’eresia era sempre un attentato contro l’autorità politica. Le eresie non erano correnti di opinioni ma movimenti politico-sociali, la maggior parte delle volte molto violenti, che mettevano in pericolo l’ordine sociale. Gli eretici sono paragonabili in termini di pericolosità agli odierni terroristi, verso i quali, oggi, ci sono leggi speciali dette anti-terrorismo. Ecco, la legge che condannava l’eresia era una legge anti-tettorismo dell’epoca.

                  • Azaria ha detto in risposta a Giulio Quaresima

                    Giulio Quaresima.

                    I primo luogo complimenti per i tuoi interventi, che sono quasi sempre impeccabili. Mi sembra distaccato da ogni ideologia di cui il 90% degli atei e non che conosco oggi sono quasi dipendenti (ed una tirata d’orecchie a chi ti mette sempre un ingiustificato “pollice rosso” sempre e comunque).

                    Per quanto riguarda gli errori che la Chiesa ha fatto nei secoli (fra cui crociate ed inquisizione) il Papa ha fatto una cosa giusta: chiedere perdono per quello che i cristiani hanno fatto di male. In altre parole le sue scuse hanno implicitamente ammesso che ci sono stati degli errori nell’inquisizione (come nelle crociate o altro) ma non che l’inquisizione sia stata un errore. Se dalla lettura dei tuoi post ho capito come sei sono sicuro che troverai l’enorme differenza fra le due frasi senza troppo sforzo.

                    Per ciò che riguarda l’inquisizione, visto che ha messo in mezzo l’argomento, mi piace spesso citare un certo “Rino Cammilleri” (con due “M”, da non confondere con il più famoso Camilleri, padre di Montalbano). Mi piace riferirmi a lui perché nonostante sia nato in una famiglia di tradizione cattolica è stato un figlio del ’68, ma poi i suoi studi (giornalismo, storia e anche un po’ di filosofia) l’hanno riportato sulla fede cattolica, in particolare proprio gli studi su quello che nell’immaginario comune viene visto come il peggior crimine della storia della Chiesa Cattolica: l’inquisizione.

                    Ora, se la verità sull’inquisizione è riuscita a riportare in senno alla Chiesa uno che ne era diventato un suo acerrimo nemico, forse l’inquisizione non era molto male.

                    Qui una trattazione “sintetica” di Cammilleri.
                    http://www.kattoliko.it/leggendanera/modules.php?name=News&file=article&sid=71
                    Sono sicuro che troverai la lettura molto interessante.

                    Tieni conto poi che non tutte sono leggende nere sull’inquisizione, si pensi al fatto che durante il medioevo ci sono state varie chiese (scisma protestante) e molte di esse avevano una propria inquisizione, quella cattolica è trattata nel link indicato, quelle protestanti sono ignorate (semplicemente esulano dalla trattazione). Leggendo qua e là sembra (non sono uno storico e non vorrei che anche queste siano leggende) che alcune chiese protestanti avessero realmente delle inquisizioni “da film horror” mentre fossero fornite da vere e proprie istituzioni illuminate (fra queste la Chiesa Cattolica, come leggerà nel link di Cammilleri) altre ancora ne erano sprovviste. Questo fa si che le leggende sull’inquisizione Cattolica possano comunque essere alimentate da ciò che altre inquisizioni (ricordo che al tempo TUTTE le confessioni protestanti erano in contrasto con la Chiesa Cattolica) hanno realmente fatto di male.

                    Spero di essere stato esauriente sull’argomento e di averti evitato una ricerca sui vecchi post di questo sito che non sarebbe stata molto facile.

                    Azaria.

                    • Giulio Quaresima ha detto in risposta a Azaria

                      Grazie mille 🙂
                      Purtroppo il link che mi ha mandato appare non funzionante.

                      Tornando all’inqiusizione – tanto ormai siamo finiti off topic – io capisco che la Chiesa, in quando difesore della corretta dottrina, abbia bisogno di uno strumento per porre fuori della comunità chi propaganda eresie, ma io penso che sia stata sbagliata come istituzione perché era un tribunale, e quindi tendeva a giudicare e condannare le persone, non le loro idee. Che poi formalmente lasciasse allo stato la punizione, poco conta, perché era chiaro che la punizione fosse basata sulla sentenza di condanna emessa dall’inquisizione stessa.

                    • Pino ha detto in risposta a Azaria

                      Quaresima, tu non sei stupido, affatto. Ma allora perchè non sei ancora riuscito a capire che il reato di eresia non è stato introdotto dalla Chiesa? E che le conseguenze di un processo canonico sul piano penale non possono essere imputate alla Chiesa? Anche oggi operano i tribunali canonici, non lo sai? L’unica differenza è che la legge penale ha abrogato il reato di eresia. Per la Chiesa nulla è cambiato da 2000 anni a questa parte, l’eresia è un reato canonico punito con la scmunica, il fatto che in un certo periodo storico abbia avuto conseguenze penali non può essere imputato alla Chiesa.

                    • lorenzo ha detto in risposta a Azaria

                      @Giulio Quaresima
                      L’inquisizione giudicava le idee, non le persone.
                      Se le idee professate dalle persone erano ritenute eretiche, si chiedeva alla persona di abiurarle.
                      Se l’imputato di eresia era ritenuto colpevole e rifiutava di ripudiare le proprie idee, si prendeva atto che era in contrasto con “l’ordine costituito”.
                      Il potere laico si sentiva allora autorizzato a giustiziare chi metteva in discussione “l’ordine costituito”.

                      Tanto per la cronaca, i tribunali dell’inquisizione ecclesiastica stavano ai tribunali laici del tempo come un albergo a cinque stelle sta ad una locanda di infimo ordine.

                    • Giulio Quaresima ha detto in risposta a Azaria

                      @lorenzo
                      Ma come può consierarsi la Chiesa di allora (intesa come istituzione) completamente irresponsabile del fatto che l'”ordine costituito” dipendesse in modo così stretto dalla dottrina della Chiesa stessa? A me sembra, senza offesa, che vi stiate leggermente arrampicando sugli specchi per non voler ammettere che la Chiesa, mediante l’istituzione dell’inquisizione, ha compiuto atti malvagi, come se ammettendo una cosa del genere significasse minare la vostra fede e la fede nella Chiesa. Mi ricordate quei comunisti che difendono Stalin con argomenti relativistici e in nome della difesa dal capitalismo.

                    • Pino ha detto in risposta a Azaria

                      Quaresima, che vuoi dire con “ordine costituito”? Forse ti dimentichi di dire che dipendeva talmente dalla Chiesa che memorabili furono gli scontri fra Papato ed Impero con tanto di scomuniche comminate agli imperatori. Senza dimenticare il fatto che l’imperatore Enrico IV depose il Papa Gregorio VII nominando un antipapa.

                    • lorenzo ha detto in risposta a Azaria

                      @Giulio Quaresima
                      Se il paragone viene fatto con il sentire occidentale attuale, hai perfettamente ragione ma, per la cultura di quei tempi, ribadendo che la giustizia ecclesiastica stava alla giustizia laica come un albergo a cinque stelle sta ad una locanda di infimo ordine, ti inviterei a non dimenticare che allora cristiano era sinonimo del nostro occidentale: ancor oggi, del resto, molti mussulmani definiscono gli occidentali “i cristiani”.
                      Tenendo inoltre anche presente che la conoscenza dei corretti pronunciamenti del Magistero tra la gente di allora era molto ma molto inferiore di quanto non lo sia al giorno d’oggi, fare un ragionamento analogo al tuo significherebbe incolpare la Chiesa odierna del fatto che in Europa l’aborto è consentito per legge.

                    • Pino ha detto in risposta a Azaria

                      @ lorenzo

                      sono perfettamente d’accordo ma, come puoi vedere, è difficilissimo togliere incrostazioni ideologiche e culturali che in tre secoli di menzogne si sono sedimentate nella testa delle persone, ed anche dei credenti, il che è meno comprensibile. Si confonde la verità storica, ampiamente falsificata per denigrare la Chiesa e la religione, questo il vero obiettivo, con eventuali abusi commessi. Tutte le falsità che ancora oggi vengono propalate sui libri di storia (o meglio di barzellette) sono state assorbite in modo acritico, con il risultato di confondere il piano giuridico con quello etico che in questa vicenda non c’entra nulla. La cosa più stupefacente è che si giudicano i fatti di 800 o 500 anni fa con lo standard del 2012 ignorando che il modo di pensare era completamente diverso.

                    • Azaria ha detto in risposta a Azaria

                      Giulio, ti invito a riprovare ora con il link, il sito non è molto stabile, funziona “ad intermittenza”.

                      Io ci ho riprovato ora e la pagina si è aperta. Una volta letto il link sono sicuro che dissiperai i tuoi (pur legittimi) dubbi. Capirai che il rogo per gli eretici non è stato introdotto dalla Chiesa ma (riporto dal sito)

                      …quello che è passato alla storia come il sovrano “illuminato” per eccellenza, Federico II, cui si deve l’introduzione ufficiale del rogo per gli eretici. Costui, scomunicato più volte, era notoriamente più interessato alla confisca dei beni degli eretici che alla salvezza delle loro anime.

                      L’introduzione di tale rogo fu introdotta prima dell’istituzione del tribunale ecclesiastico. I tribunali che si occupavano di tali condanne al tempo erano quelli civili. In questi casi sì si avevano le torture, condanne (leggi roghi) certe, nessuna garanzia per il condannato (dovuta anche all’ignoranza in materia dei “giudici”) e tante altre belle cosucce che le leggende addossano all’inquisizione cattolica. Come avrai capito però questi tribunali (che possono anche essere chiamati inquisizione, in funzione della definizione che si vuole dare al termine) non dipendevano minimamente dalla Chiesa ma dallo stato.

                      Al tempo dell’istituzione del rogo per gli eretici l’inquisizione cattolica esisteva già, ma non era un tribunale. Sotto il nome di inquisizione andava una forma di “predicazione spinta” e niente più. Dopo l’istituzione del rogo Gregorio IX decise di trasformare l’inquisizione in un tribunale ed ottenne che tale tribunale potesse giudicare i presunti eretici. I condannati da quest’ultimo tribunale (comunque in percentuale bassa rispetto agli inquisiti torali) in genere avevano condanne veramente lievi. Inoltre spesso tali condanne venivano attenuate se non proprio revocate. Altra concessione che spesso la Chiesa aveva (e che comunque ha voluto) era quella di poter salvare all’ultimo momento un condannato appeso sopra la fascina di legna dopo l’abbandono al braccio secolare.

        • DSaeba ha detto in risposta a Pino

          Premesso che il giudizio morale va sicuramente al di là della ricerca storica, che non si deve occupare di giudicare alcunchè, ritengo che sia inutile cercare di coprire tutte le magagne dell’inquisizione con un relativismo a priori che fa male a tutti, ma soprattutto a noi cattolici.

          Benchè sia difficile da ammettere, l’inquisizione ha torturato ed ucciso persone. Sì, in maniera giuridicamente inappuntabile, per l’epoca e si, non li ha torturati ed uccisi personalmente. Ma l’atto rimane, e per noi cristiani deve essere un memento, anche se gli atti erano perfettamente in linea, per l’epoca.

          • Pino ha detto in risposta a DSaeba

            mon sono d’accordo, è una analisi superficiale, in modo particolare per quanto riguarda l’uccisione di persone. L’inquisizione non poteva emettere sentenze di morte. Non capisco perchè questo punto sia così difficile da comprendere, quanto alla tortura ti ricordo che non veniva praticamente usata, in quanto ritenuta inefficace perchè sottoposta a regole restrittive tali da vanificarne ogni effetto. Che poi durante il periodo dell’inquisizione ci siano state magagne nessuno le vuole coprire, non è questo il senso del mio discorso, a me pare così evidente. Nella Chiesa di oggi ci sono più magagne di quella del periodo inquisitorio, basti pensare ai preti pedofili ed al danno procurato alla Chiesa.

            • DSaeba ha detto in risposta a Pino

              L’analisi è obbligatoriamente superficiale, dato che sarebbe impossibile riassumere 500 anni di storia in poche righe. Però è indubbio che la critica storica sia arrivata a questa conclusione, quantomeno per quanto riguarda l’inquisizione spagnola e romana.

              • Pino ha detto in risposta a DSaeba

                quale critica storica? Quella delle barzellette che si leggono sui libri di storia? Anche tu ti sei fatto tirare in quarta. L’inquisizione spagnola non era un tribunale ecclesiastico ma un tribunale della Corona di Spagna, quindi la Chiesa con l’inquisizione spagnola non c’entra nulla. Quanto all’inquisizione romana era un tribunale che giudicava (in modo molto mite fra l’altro) applicando le leggi del tempo. Tu stai confondendo il piano giuridico con quello etico e, per completare il minestrone, applichi il metro di pensare e giudicare del 2012 a fatti avvenuti in epoche talmente lontane tali per cui un paragone con il diritto dei nostri giorni è improponibile. (Beh, a dir la verità se lo fosse, il confronto sarebbe a nostro svantaggio).
                Se noi dovessimo giudicare gli avvenimenti storici, non dico di 500 anni fa, ma solo di 150 anni fa o anche meno, applicando le norme di diritto internazionale in vigore oggi, personaggi cone Garibaldi, Vittorio Emanuele II, Cavour, invece che sui libri di storia, esaltati e glorificati, finirebbero di fronte alla Corte Penale Internazionale dell’Aja per essere giudicati di reati quali: guerra di aggressione e crimini contro l’umanità.
                Non si può giudicare la storia ora per allora.

    • Francesco_ ha detto in risposta a Giulio Quaresima

      Ma bisogna rispiegare ogni volta le stesse cose? Davvero, basta scorrere questo sito per trovare ampie discussioni sul tema. Poi non è detto che uno debba accettarle acriticatemente. Le obietterà, le confuterà, insomma ci farà quello che ritiene giusto.
      Anche dal punto di vista di un raro commentatore – seppur costante lettore – di questo forum quale io sono, il ritrovarsi spesso a leggere domande del tipo “perchè la ruota è rotonda?” alla fine annoia un po.

  6. notimenowhere ha detto

    Non sono stati “condannati per non aver saputo prevedere i terremoti”.
    Un’idea più chiara può essere ottennuta leggendo la requisitoria (bastano anche le prime pagine) del PM per ora ed in seguito le motivazioni.

    http://www.inabruzzo.com/REQUISITORIA.pdf

    • DSaeba ha detto in risposta a notimenowhere

      511 pagine di requisitoria? Preferisco leggermi un libro di Oddifreddi.

    • Francesco_ ha detto in risposta a notimenowhere

      La requisitoria contiente solo le motivazioni e le richieste dell’accusa. Il ragionamento del giudice è quello che spiega il percorso logico-giuridico che ha portato alla condanna.

      • notimenowhere ha detto in risposta a Francesco_

        Ed allora converrebbe aspettare le motivazioni della sentenza prima di fare certe affermazioni. Non credi?

        • Francesco_ ha detto in risposta a notimenowhere

          Quello che dici è “in parte giusto”. Un’analisi corretta e completa di una sentenza non può prescindere dalla lettura del dispositivo.

          E’ sbagliato però nella parte in cui credi necessario li dispositivo per commentare la sentenza. La motivazione breve (quella che il giudice legge quando si alza in piedi) contiene già gli elementi essenziali (innocente o colpevole, per quale fatto, perché, in ragione di quale legge, quale pena dovrai scontare). Con questi pochi dati puoi ben dire, a titolo solo esemplificativo, che “Tizio è stato condannato per avere uccisio Caio”. Con il dispositivo di sentenza invece puoi discutere sul come il giudice sia arrivato a riconoscerlo colpevole.

          Nel nostro caso la short reasoning del giudice indica semplicemente un nesso causale tra l’azione (o inerzia) degli scienzati e i danni conseguenti il sisma. Il nesso è individuato nella presunta capacità dei sismologi – esercitata infedelmente e con dolo – di prevedere il terremoto.
          In altri termini l’accusa è : voi eravate capaci di fare questo e invece l’avete fatto male e in cattiva coscienza. Da quì l’attribuzione alla scienza di saper prevedere il terremoto.
          Direi che l’articolo parta da questo semplice dato e sviluppi questo semplice ragionamento: il giudice ha detto che Tizio ha ucciso Caio, ma è una follia credere che Tizio fosse in grado di uccidere Caio?

        • Gennaro ha detto in risposta a notimenowhere

          @notimenowhere

          Sei sicuro di poterti permettere di andare contro al “tuo” Odifreddi?: http://odifreddi.blogautore.repubblica.it/2012/10/23/scienza-o-onniscienza/

    • lorenzo ha detto in risposta a notimenowhere

      Ho letto l’inizio della requisitoria in cui si espone l’imputazione e, sinceramente, mi sembra delirio puro.
      – La “Commissione Nazionale per la Previsione e la Prevenzione dei Grandi Rischi” ha: “l’obbiettivo di fornire ai cittadini abruzzesi tutte le informazioni disponibili alla comunità scientifica sull’attività sismica”.
      – La comunità scientifica afferma che sui terremoti “non è possibile fare previsioni”, “è estremamente difficile fare previsioni temporali sull’evoluzione dei fenomeni sismici”, “la semplice osservazione di molti piccoli terremoti non costituisce fenomeno precursore” e che “qualunque previsione non ha fondamento scientifico”.
      – La comunità scientifica (Ordinari delle Università di Roma, Bologna, Pavia e Napoli), in base alle loro conoscenze, sostiene anzi che “uno scarico di energia continuo è una situazione favorevole”.
      – Il terremoto e avvenuto nonostante, in base alla valutazione delle conoscenze scientifiche attuali, non fosse possibile presumerlo.
      – Il PM, chiede pertanto la condanna dei 6 componenti la commissione Grandi Rischi perché sono venuti “meno ai doveri di valutazione del rischio connessi alla loro qualità e alla loro funzione e tesi alla previsione e alla prevenzione e ai doveri di informazione chiara, corretta, completa”.

      Conclusione: i giudici, ben noti “esperti scientifici di fama mondiale”, hanno ritenuto valide le elucubrazioni tecniche del PM ed hanno “giustamente” condannato dei “dilettanti” che hanno voluto giocano a fare gli scienziati.

  7. Alberto Dellepiane ha detto

    Sono arrivato con enorme fatica alla fine dell’articolo e ci ho capito ben poco. Certo se fosse stato scritto in italiano sarebbe stato stato più comprensibile.

    • Francesco_ ha detto in risposta a Alberto Dellepiane

      Un’insegnante alle medie usava ripetere: “non ve la prendete con chi ha scritto il libro, se non lo capite è perchè non avete studiato”.

    • Leonardo83 ha detto in risposta a Alberto Dellepiane

      Sinceramente l’ho trovato scritto molto bene, in un italiano perfetto. Non capisco questa accusa. Se proprio devo spaccare in quattro il capello direi che l’argomentazione è ottima ma sarebbe bastata la metà dello spazio usato per spiegarla, per il resto tutto davvero ottimo.

    • MarcoF ha detto in risposta a Alberto Dellepiane

      Che ne dici di un bel ripassino di grammatica e analisi logica? 🙂

      • Alberto Dellepiane ha detto in risposta a MarcoF

        Calma… io sono d’accordo con il contenuto, non mi avrete mica preso per uno dell’uaar… Ciò non toglie che le frasi siano contorte, piene di incisi e parentesi lunghe che fanno perdere il filo del discorso. La punteggiatura complica ancora di più le cose, le virgole sono buttate lì a caso.. Cmq non volevo polemizzare, mi spiace, ma è più forte di me..!

        • Leonardo83 ha detto in risposta a Alberto Dellepiane

          Ma anche se fossi in disaccordo non c’è nessun problema, mica dobbiamo difendere qualcuno. Soltanto che io -parlo per me- l’ho trovato ben scritto…tutto qui.

    • Falena-Verde ha detto in risposta a Alberto Dellepiane

      Ma se l’ho capito io che sono un insetto col cervello bruciato dalle lampade! 😀

  8. Non conosco l’argomento e non mi pronuncio. Noto che il suo tono è polemico e che, anche nei confronti di chi sbaglia, siamo invitati, come cristiani,ad usare toni sobri e sereni. Lo dico con una punta di rammarico, questo sito a volte non usa toni sobri e sereni. Peccato.

    • Karma ha detto in risposta a Giambenedetto Colombo

      “questo sito a volte non usa toni sobri e sereni. Peccato.”
      Si è appena contraddetto. Nella sua filippica aveva appena detto che “nei confronti di chi sbaglia, siamo invitati, come cristiani,ad usare toni sobri e sereni”, eppure si è contraddetto la frase sotto usando toni poco sobri e poco sereni nei confronti di questo fastidioso sito.
      Vorrei insegnargli questo adesso: noi cristiani siamo invitati, anche nei confronti di chi sbaglia, ad usare toni sobri e sereni. E’ un peccato questo suo tono polemico, da un cristiano non me lo sarei mai aspettato.

    • Lucas ha detto in risposta a Giambenedetto Colombo

      Ai cristiani è vietato polemizzare…scusa Colombo, me n’ero dimenticato.

  9. David Palazzoni ha detto

    Non entro nel merito della sentenza in sé perché sarebbe troppo lungo. Mi interessava invece riflettere sul concetto palesemente sbagliato in quest’articolo di scienza. Si confonde lo scientismo con la scienza. Il primo è un residuo dell’illuminismo, in cui si credeva di poter spiegare con la ragione ogni cosa. E’ un concetto sbagliato, superato e semplicistico. La scienza si regge proprio sul principio della falsificabilità: ovvero una teoria è giusta finché non viene smentita. Ho letto parole come “infallibilità”… Uno scienziato non può dire cose del genere. Sa benissimo che ci si avvicina alla comprensione della realtà tramite approssimazioni, modelli sempre più precisi, ma mai corrispondenti al 100%. La scienza è lo strumento migliore che abbiamo per avvicinarci alla verità, non è la verità stessa! In quest’articolo avete dipinto la figura del barone ottocentesco convinto di aver capito tutto del mondo. Una visione ferma a 2 secoli fa…

  10. Pino ha detto

    mi verrebbe da dire che agli scienziati ben gli sta. Dopo aver predicato per decenni che la scienza sa tutto, che spiega tutto, che nulla può sfuggire ad una spiegazione scientifica, i magistrati hanno tratto solo le logiche conclusioni: se sapete tutto perchè non prevedete i terremoti?

    • Simone ha detto in risposta a Pino

      Ridicolo. Un commento così ipocrita avrebbe senso solo se tu vivessi in una caverna lontano dalla malvagia scienza che ci ha dato i computer con cui scrivi, l’energia elettrica, le auto, le medicine, le previsioni meteo.

      • Pino ha detto in risposta a Simone

        c’è sempre qualcuno che non capisce le battute, peccato. Ti ricordo però che se tu puoi scrivere con il PC lo devi alla intuizione che oltre 60 anni fa ebbe un padre gesuita, studiati la storia dell’informatica prima di parlare.

        • Simone ha detto in risposta a Pino

          Troppo facile trincerarsi dietro la “battuta” dopo che si è detta una sciocchezza, vero? Quanto a Roberto Busa, non vedo cosa c’entri con il discorso, semmai è un punto a favore del mio ragionamento. O credevi che fossi una di quelle persone che al sentire nominare qualcosa che abbia a che fare con il cattolicesimo iniziano a ringhiare come assatanati?

  11. edoardo ha detto

    Mi pare che l’accusa diceva che, nonostante vi fossero segnali di imminente sviluppo di ciò che stava per avvenire, la Commissione Grandi Rischi diffondeva messaggi rassicuranti, rivelatisi poi sbagliati. E questo – secondo l’accusa – avrebbe causato una perdita di tempo prezioso.
    Quel che ha contribuito alla diffusione di messaggi rassicuranti rivelatisi poi tragicamente errati, è stata anche la previsione di Giuliani sull’imminenza di un evento sismico basata sulle anomalie dell’emissione di radon dal sottosuolo.
    Boschi, infatti, si scaglio contro Giuliani, il quale venne accusato di procurato allarme.
    C’è tutta una serie di tragici equivoci dietro questa storia.
    Giuliani non aveva tutti i torti, e Boschi nemmeno.
    Giuliani aveva previsto che qualcosa stava per succedere, ma aveva sbagliato tempi e luoghi perchè con quel metodo non è possibile ottenere previsioni puntuali, ma solo di massima, e solo in alcuni ambienti.
    Il metodo di Giuliani, applicato alle vulcaniti laziali, avrebbero fornito risposte opposte: aumento della frequenza delle onde sismiche = diminuzione dell’emissione di radon.
    Nei massicci calcarei della catena appenninica, invece, lo stesso fenomeno è anticipato da un aumento dell’emissione di radon.
    Boschi l’ha tacciato, e la ragione è comprensibile.
    I giudici non hanno voluto capire questo, o non l’hanno proprio capito del tutto.
    Comunque chi fa della scienza una sorta di religione neo-positivista, di cantonate ne prenderà a raffica, perchè ogni cosa ha il suo campo d’azione.
    Le scienze non possono spiegare tutto, e non possono prevedere tutto.

    • Guido Izzo ha detto in risposta a edoardo

      Giuliani è stato accusato di colpe inesistenti, lui non ha MAI fatto dell’allarmismo (ci sono le prove) né ha mai indicato Sulmona come epicentro del terremoto che poi avvenne esattamente nei tempi da lui previsti.
      Giuliani aveva ragione e nonostante questo nessuno si è interessato a scoprire come ha fatto a prevedere con tale precisione quell’evento, ma la cosa non mi stupisce nei tempi che stiamo vivendo…..

      • Pino ha detto in risposta a Guido Izzo

        anche le cartomanti o le veggenti ogni tanto ci imbroccano, dicono migliaia di cose, una magari si avvera. Ma cosa c’entra Giuliani con la scienza? Nulla, non esiste un medoto scientifico per prevedere i terremoti, opinioni bizzarre e personali non devono mai essere prese in considerazione.

    • Antonio72 ha detto in risposta a edoardo

      @Edoardo

      Sono d’accordo con le prime tre righe, e credo sia anche tutto. Il resto è solo superfluo o come si dice grasso che cola, anche addentrarsi troppo in tecnicismi incomprensibili e vani, in quanto elaborati con il “senno di poi”.
      Solo una precisazione: non credo infatti che trattasi solo di perdita di tempo prezioso, ma anche di perdite di vite preziose (non tutte, è evidente) che avrebbero potuto salvarsi se avessero ignorato quei messaggi rassicuranti e autorevoli, come d’altronde hanno ignorato quelli molto meno rassicuranti e ancor meno autorevoli (per es. quello amaro di Giuliani). La questione non è dunque la bontà tecnica del messaggio in sé, ma la provenienza autorevole del messaggio che ne ha centuplicato la valenza mediatica e scientifica o pseudotale, ma soprattutto mediatica. Se non lo sai non ti esponi; se invece ti esponi, allora non puoi dire dopo che non lo sapevi.

  12. Daniele ha detto

    Invece di accusare i geologi di non aver previsto l’imprevedibile (cioè il terremoto), perché i giudici non hanno pensato di mettere sotto accusa le imprese edili che hanno costruito gli edifici aquilani (ad esempio la “Casa dello Studente”, completamente crollata portandosi via le vite di tanti giovani studenti) in modo fraudolento, cioè utilizzando materiali di scarsa qualità (ferri non adatti per qualità e quantità, sabbia di mare al posto della sabbia di fiume, cemento troppo diluito, ecc…) pur di risparmiare?
    Alcuni geologi ed ingegneri edili, infatti, han detto che, se un terremoto della stessa magnitudo di quello che ha sconvolto L’Aquila il 6 aprile 2009 fosse avvenuto in Giappone, tutti gli edifici sarebbero rimasti in piedi, poiché costruiti a regola d’arte e secondo criteri antisismici.

    • Eli Vance ha detto in risposta a Daniele

      Esattamente, se si vuole cercare delle responsabilità bisogna volgere l’attenzione a queste imprese di costruzione.

    • Antonio72 ha detto in risposta a Daniele

      @Daniele

      Infatti l’ingegnere direttore dei lavori di ristrutturazione è stato condannato pesantemente, e credo che non sia l’unico. Tra l’altro questo individuo era anche il padre di uno degli studenti (o studentessa, ora non ricordo) caduto vittima del crollo. E questo è molto, ma molto preoccupante, perchè significa che gli italiani sono portatori sani di superficialità, o peggio ancora rassegnati naturalmente alla fatalità.

  13. Pino ha detto

    immaginiamo che invece gli allarmi fossero stati presi seriamente, cosa si faceva? Si evacuava una città? Una provincia? Una regione? Si provocava un caos magari per nulla?

  14. Esposito Domenico, studente Università Federico II Napoli ha detto

    L’intervento del dott. Vitale si sostanzia in un articolo di grande vigore intellettuale, stupisce e lo si ringranzia di come abbia colto in poche righe aspetti fondamentali dell’orizzonte culturale post-moderno, il quale in quanto tale, inevitabilmente incide sulla dimensione esistenziale quanto individuale tanto collettiva. Lungi, il contributo, dal riferirsi allo specifico episodio della sentenza Abruzzese, affronta, con tutte le difficoltà che ne derivano, un discorso che coinvolge e chiama in causa tutto lo scibile umano, dominato dal pensiero scientifico e di conseguenza la percezione che l’uomo ha di se, delle cose e del senso delle cose. L’analisi è giusta. Non si vuole nella maniera più assoluta negare la grande importanza della scienza in quanto tale. Sarebbe un grave errore, nel quale non si è così stupidi da cadervi. Ma si invita la scienza ad essere sempre più co-scienza. La si invita ad un atteggiamento di umiltà intesa non come categoria filosofico-spirituale ma quale momento doveroso di auto-riflessione. Soltanto una considerazione ultima verrebbe da aggiungere al puntuale contributo del dott. Vitale, relativa però al merito della sentenza ma che tuttavia si ricollega al discorso generale trattato ed è la seguente : “se si può affermare – solo ora – che non si può prevedere con sicurezza se un terremoto accada, perchè invece con “scientifica” sicurezza si è potuto affermare che sicuramente non sarebbe accaduto?

  15. Eigub Etted ha detto

    La scienza in effetti non ha limiti, come la fantasia

  16. Guido Izzo ha detto

    Giuliani non solo aveva ragione, ma non ha mai procurato allarmi, così come gli è stato imputato, volete le prove ?
    eccole: http://www.youtube.com/watch?v=veQNFUVhKTM

    • edoardo ha detto in risposta a Guido Izzo

      Guarda che il radon è stato indagato da parecchio tempo come possibile messaggero di movimenti profondi, con risultati molto disomogenei.
      Purtroppo la faccenda è stata tratta all’italiana, cioè cammuffata in modo da dare risposte preconfezionate per giustificare questo o quell’altro gruppo di interessi, è brutto ma lo dico: se la faccenda de L’Aquila fosse stata gestita dai Tedeschi, i risultati sarebbero stati ben diversi.
      Sono stati fatti numerosi tentativi col radon, e a tuttoggi non è possibile prevedere un evento sismico di grande portata basandosi sulle anomalie di emissione del radon dal sottosuolo, in quanto che tale emissione è condizionata da numerosi fattori che ne rendono aleatoria l’emissione stessa: la porosità delle rocce, la presenza di vie di fuga preferenziali (presenza di cavità e condotte sotterranee e faglie), presenza di radioattività nel sottosuolo, metodo di misura del radon stesso.
      Ti ripeto che il metodo di Giuliani, ossia la rilevazione di anomalie di radon indice di onde di pressione, con le vulcaniti laziali (esattamente, vulcaniti dell’apparato cimino, è stato già fatto), avrebbe dato risultati assai differenti, ossia: un aumento di pressione avrebbe causato una diminuzione dell’emissione di radon, a causa della diminuzione della porosità della roccia, tufi e tefriti in quel caso, con una porosità che può avvicinarsi al 50%, dunque aumentando la pressione i vuoti si riducono ed il radon non riesce a fuoriuscire.
      Io non sono nel settore terremoti, mi interesso di minerali radioattivi da tempo, in recente passato mi sono occupato di emissioni radioattive sia su calcari veneti che su vulcaniti laziali, e queste ultime in presenza di uranio e torio, forti emittori, in miniere dismesse.
      Sono pratico di vari metodi per la misura del radon, sia a lungo termine che istantanei.
      Non mi sono mai interessato del legame tra radon ed eventi sismici, avendo operato nel minerario, ti dico solo che il radon è molto aleatorio per la sua natura fisica di gas, che lo rende estremamente mobile, soggetto a numerosi parametri fisici, dunque scarsamente significativo da sè.
      Anomalie (cioè variazioni nell’arco di pochi giorni) dell’emissione di radon, misurate come radiazioni alfa, ne ho registrate, e con forti variazioni, anche in alcuni gas vent, fessure da cui fuoriescono gas, in una piana vulcanica altolaziale molto attiva geochimicamente. Poche settimane dopo c’è stata una sequenza di scosse di media entità entro il cui epicentro era a 5-6 km da lì, e con ipocentro di pochissimi km sotto il suolo. Però le variazioni avevano andamento casuale, oggi un sacco di radioattività, ieri la metà, il giorno prima valori diversi. E livelli di radioattività non come quelli dei calcari dell’Appennino, ma molto superiori, a livelli quasi da giacimento uranifero, che il geiger “canta” e questo all’aperto, in area dove si estraeva terra speciale per ceramiche (zona quasi disabitata, comunque), in presenza di zolfo e fluoro (quest’ultimo presente in quantità ingente).
      La prima cosa che ho pensato è: legare le anomalie di radioattività alfa alle onde sismiche che spingevano fino a sfociare in superficie poco dopo, ma rapportando in grafico si vedeva chiaramente che non avevano una “ratio” come avrebbero dovuto avere, erano “random”.
      Ed il terremoto è avvenuto a un tiro di schioppo da lì.

      • Guido Izzo ha detto in risposta a edoardo

        la tua fonte scientifica è Piero Angela vero ?

      • Gab ha detto in risposta a edoardo

        Edoardo è molto interessante quello che dici. Io però è da tempo che mi domando una cosa: come mai quando si parla di terremoti non si mettono MAI (da parte della comunità scientifica “ufficiale”) metodi alternativi per tentare di studiare il fenomeno? Bendandi, ad esempio, fu tacciato in fretta e furia di non attendibilità quando prevedeva in pratica tutti i terremoti con una certa precisione dell’area dell’epicentro. I suoi studi sono completamente ignorati quando invece la Scienza potrebbe beneficiarne. Ora, anche per il caso di Giuliani, mi è sembrato troppo frettolo da parte dei sismologi dire che non è attendibile?

        Insomma la scienza “ufficiale” sta toppando parecchio nell’ambito dei terremoti e con troppa fretta giudica come errate altre metodologie o prive di fondamento.

  17. domenicotis ha detto

    Mi sembra che i giudici non abbiano condannato i componenti della CGR per non aver previsto il terremoto ma piuttosto per l’eccessiva rassicurazione data alla gente. Infatti oggi, dopo il sisma in Calabria, Gabrielli ha subito messo le mani avanti affermando che non sono in grado di prevedere se questa scossa sia stata la più forte nello sciame sismico che si sta verificando in questa zona. Il che non cambia molto il fatto che sia una sentenza ingiusta. Personalmente, dopo quella scossa, non sarei ritornato in casa se non dopo almeno un giorno, anche dormendo all’agghiaccio, se necessario.

  18. Michele Silvi ha detto

    “Alla luce di tutto ciò, i giudicini della sentenza abruzzese non sono meno colpevoli dei loro imputati, e questi, del resto, non sono più innocenti dei loro accusatori!”

    Mah, non sono d’accordo: la comunità scientifica potrà pure essere colpevole di ciò che è stato detto, ma non è scontato che lo siano anche i singoli scienziati condannati.
    La scienza non ha una mente sola, definire la colpevolezza (nel senso dell’articolo) di quelle precise persone è piuttosto arduo.

  19. Enrico da Bergamo ha detto

    Auspico che le motivazioni della sentenza contengono formule matematiche atte a dimostrare gli errori compiuti dalla commissione grandi rischi.

  20. EquesFidus ha detto

    Poveri giudici, cosa debbono vedere! La dea Scienza, che sconfisse (secondo loro, credo) il dio Elohìm per un’era di “lumi” e di “giustizia”, capitola rovinosamente, rivelandosi non infallibile e perfetta! I pilastri del mondo scricchiolano, le pareti della realtà si sgretolano dinanzi alla realtà che debbono affrontare: il re è nudo, Oz non esiste! E dunque via, altro che Inquisizione romana: in gattabuia coloro che osarono fallire, a monito perenne affinché altri siano più zelanti ed olino bene la macchina-divinità, per evitare che i fedeli possano esser dubbiosi verso quello che, in fondo, è un prodotto del finito ed imperfetto intelletto umano.

  21. Mum ha detto

    Non so se l’autore dell’articolo ha letto la sentenza, io personalmente non l’ho letta ma mi è sembrato di capire che i giudici non abbiano accusato gli scienziati di mancata infallibilità ma di aver occultato deliberatamente dati in loro possesso. E’ vero che i terremoti non si possono prevedere e questo fu pure detto a sua volta, ma è stato appurato che gli scienziati hanno affermato (dopo aver cancellato una conferenza stampa) che le seguenti scosse non sarebbero state più intense del primo sciame sismico (che è ben diverso dall’affermare che i terremoti non sono prevedibili). Lo stesso presidente dell’Ingv, Enzo Boschi aveva riportato in privato a Bertolaso che: “le zone adiacenti all’area epicentrale hanno una probabilità non trascurabile di essere interessate da attività sismica. In particolare la zona sud-orientale potrebbe essere sede di futuri terremoti di magnitudo moderata o forte”. Tale messaggio non solo non fu diramato, ma addirittura stravolto. Perchè?
    Bisogna anche ricordare che gli stessi ragazzi della Casa dello Studente evacuarono l’edificio e chiesero un’ispezione, ma vennero rassicurati e fatti rientrare, come successe a tante altre famiglie nella città. Temo quindi si stia discutendo dell’ennesimo pasticcio all’italiana dove, come da copione, assistiamo ad uno stupido ed inutile servilismo verso chi occupa posizioni più rilevanti. Se gli scienziati hanno assecondato una volontà politica per disattendere il proprio ruolo e la propria deontologia, allora vanno condannati (e con loro chi gli ha spinti a tali comportamenti). Che la sentenza sia equa oppure no, io questo non lo so, però è certo che il supposto conflitto con la scienza lo vede solo chi ha avuto un approccio superficiale con questo processo.

  22. luca ha detto

    Io non sono daccordo con quanto riferito dall’articolo. Non sono daccordo per le informazioni incomplete che da e di consgunza non sono daccordo sulle tesi espresse. Non é vero che gli sciennziati erano sotto accusa per aver sbagliato previsione. Gli scienziati erano sotto accusa per aver rassicurato la popolazione che non c’erano rischi, e questa rassicurazione ha sicuramente causato danno. Posto che non esistono verbali della riunione del 31 Marzo perché era una riunione dichiaratamente, espressamente finta, di facciata, posto che conosciamo solo il resoconto dei giornali del giorno dopo, posto che comunque nessuno dei partecipanti dlla riunione si é preoccupato di smentire le notizie dei giornali, qullo che sappiamo é che gli scienziati in quella sede avrebbero detto “non c’é nessun rischio”. Dunque sono loro in prima persona non i giudici ad aver propagato una visione falsa del loro lavoro, la visione di un tecnico onnipiotente ed onniscente (visione giustamente criticata nell’articolo). In più ora che il processo é finito e gli atti cominciano ad essere pubblici (sempre in attesa dlla pubblicazione delle motivazioni, che sola può chiarirci le cose) conosciamo dalle intercettazioni telefoniche e dalla viva voce degli interessati come loro fossero perfettamente coscienti del rischio e come si siano assunti la responsabilità di mentire alla popolazione per evitare il panico. Ora la finalità di evitare il panico mi sembra perfettamente condivisibile ma resta totalmente irresponsabile la scelta di non informare correttamente. Ad esempio la scelta di non approfittare dell’occasione per promuovere comportamenti virtuosi in caso di rischio. Non si tratta mica di lanciare allarmi o evacuare una città, si tratta di informare in modo corretto e completo senza partire dal presupposto che l’utente, la persona comune, sia un imbecille incompetente e pericoloso. Quanti di noi hanno fatto caso sino ad ora a quali sono i muri portanti di casa ed n generale i luoghi più sicuri ? La gente comune non sa cosa sia una previsione scientifica, non conosce il concetto di probabilità e di rischio ? Sarebbe ora che si cominciasse a parlarne. Possibilmente prima del prossimo disasto.

  23. luca ha detto

    Un’aggiunta che rafforza la tesi espressa. Il verbale della riunuine c’é, ma é stato redatto a frittata fatta, molti giorni dopo, ovviamente retrodatato. Giusto per dire della lunghissima coda di paglia di questi cosiddetti tecnici.

    • luca ha detto in risposta a luca

      Infine mi si lasci esprimere vivo stupore per il fatto che un ricercatore in filosofia e storia del diritto esprima una sentenza di condanna prima di conoscere gli atti (in questo caso la motivazione della sentenza dell’Aquila). Un atteggiamento così simile a quello di uno scienziato che si presenta ad una riunione scientifica non per discutere dati ma avendo nella tasca della giacca il comunicato stampa da altri già bello e scritto (questo a quanto pare é successo il 31 Marzo a l’Aquila).

      • Guido Izzo ha detto in risposta a luca

        GRAZIE, per fortuna questo sito viene letto anche da persone come te.

        🙂

      • Mum ha detto in risposta a luca

        Concordo con te, quest’articolo è un enorme buco nell’acqua, nato da pretesti ideologici che nulla hanno a che vedere con la realtà dei fatti.

    • Kosmo ha detto in risposta a luca

      Certo non tutti hanno “amici” che li avvertono *PRIMA* delle perquisizioni in modo da dargli tutto il tempo per far sparire le carte:
      http://www.ilgiornale.it/news/interni/nascoste-carte-segrete-giallo-sul-blitz-notturno-nella-843957.html

  24. cabellen ha detto

    Pessimo articolo. Un frappé di disinformazione e di falsi miti, una maionese impazzita di ingredienti mescolati alla rinfusa, una sintassi incerta e faticosa.

    I giudici non hanno condannato la mancata previsione del terremoto, bensì hanno condannato (con una sentenza molto discutibile, e che verrà probabilmente ribaltata in appello) la diffusione di notizie rassicuranti in seguito alle quali sono morte persone che avrebbero potuto salvarsi se avessero ricevuto informazioni diverse.

    Quando leggo che “la scienza può spiegare il come avvengono le cose ma non il perché, che resta prerogativa di filosofia e teologia”, mi viene da riflettere sul fatto che le religioni hanno costruito arditi ponti e magnifiche cattedrali di pensiero per riempire quello spazio mentale di paurosa astrazione che la nostra specie ha vinto alla lotteria dell’evoluzione. Ma nel corso dei secoli si è venuta faticosamente delineando una linea di pensiero che in quello spazio mentale riconosce qualcosa che può tranquillamente restare vuoto (o riempirsi di modelli imitativi più consoni al reale) senza pregiudicare la nostra capacità di organizzarci e di agire. La scienza non è altro che un approccio laico alla conoscenza del mondo, ed è ben consapevole dei suoi limiti. Ma tutto il resto non è conoscenza.

    • Pino ha detto in risposta a cabellen

      sono sempre stato persuaso che gli atei utilizzino il loro cervello al 50%, perchè ne limitano l’uso alla conoscenza delle realtà sensibili, mentre la nostra mente è organizzata per conoscere anche quelle realtà che vanno oltre il dato puramente materiale. E’ per questo che i credenti hanno una marcia in più, utilizzano le loro potenzialità intellettive al 100%.

    • Daphnos ha detto in risposta a cabellen

      Aspetta che prendo appunti… 🙂

      vorrei avere la tua capacità di dare l’impressione di saper dire qualcosa di nuovo su qualcosa di cui si è appena mostrata ampiamente la contraddittorietà, tipo che uno spazio vuoto deve restare vuoto, MA può essere anche essere riempito da qualcosa che deve essere consono al reale (quindi lo spazio vuoto non è una realtà? oppure il reale dello spazio pieno deve indiscutibilmente essere simile a quello dello spazio vuoto?), e tirare in ballo la lotteria dell’evoluzione, che fornisce un elemento riempitivo di qualunque cosa, visto che in quanto infalsificabile può essere identificato come l’unica conoscenza, dello spazio pieno e di quello vuoto, senza fornire alcuna risposta… trasformando l’intero spazio in uno spazio vuoto e negando così se stesso.

      Redazione, insisto… perché questi vaniloqui vengono pubblicati con ore di ritardo 🙁 ?

  25. G.T. ha detto

    La giustizia spesso fa rumore in Italia.
    Troppo spesso aggiungerei. Si creano pure delle sentenze ‘choc’, come i titoloni dei giornali i quali danno ampio spazio, per colpire l’opinione pubblica.
    Più che un problema di Scienza è un problema di spettacolarizzazione giudiziaria di matrice populista.
    Sembra quasi una caccia alle streghe.
    O piuttosto l’intento di vedere rotolare le teste..
    Manca un sano equilibrio nella giustizia in un’epoca mass-mediatica.

    • luca ha detto in risposta a G.T.

      Giusto. Così alla fine le sentenze vengono giudicate NON nel merito ,a in base ad un criterio di simpatia/antipatia per la casta dei giudici. Credo sia importante averne coscienza, se vogliamo oparlare di Giustizia

  26. Giulia ha detto

    Scusate l’impertinenza, ma avete già letto le motivazioni della sentenza de quo?

  27. Daphnos ha detto

    Su alcune cose sono d’accordo con gli ultimi arrivati (cioè sul fatto che sia di gran lunga riduttivo attribuire questa sentenza all’ideologia scientista), ma vorrei far presente che l’accusa rivolta ai tecnici non è di negligenza o omessa denuncia, ma proprio di omicidio colposo, come se esistesse un collegamento diretto e inequivocabile tra un mancato allarme e la morte di quelle persone.

    Ora, poiché il comportamento tenuto dalla CGR è stato esattamente ciò che è sempre accaduto, in qualunque situazione precedentemente avvenuta (compresa un’analoga situazione nel Mugello, vicino a casa mia, dove non avvenne alcuna forte scossa in seguito allo sciame sismico), e non è stato intentato alcun processo contro i tecnici nei casi precedenti, la lucida follia che contraddistingue questo processo, secondo me, riguarda il fatto che sia avvenuto solo nell’unico caso in cui, dopo l’analisi dei tecnici, la forte scossa è EFFETTIVAMENTE sopraggiunta. Quindi, in un certo senso, si può dire che l’errore, o la sfortuna – o la colpa? -, dei condannati sia il fatto che il terremoto è effettivamente sopraggiunto. Perché, che l’edilizia italiana non sia a prova di terremoto un po’ ovunque, è un’evidenza che non ha bisogno di alcuna commissione per essere conosciuta. E non sono affatto sicuro che comunicarlo ufficialmente possa migliorare la situazione nell’arco di due settimane: mi pare che questa sentenza abbia solo cercato dei capri espiatori.

    Mum, sono d’accordo con te sul fatto che si tratti di un pasticcio all’italiana, ma secondo me la cosa tipicamente italiana in tutto questo è che, come al solito, per cercare di rimediare a una sciocchezza se ne commette un’altra maggiore. Un’altra cosa tipicamente italiana è la suddivisione in fazioni con richiamo politico, evidente nei commenti alla notizia su Ilgiornale.it: da un lato gli elettori di centro-destra, da tempo istigati contro la magistratura, dall’altra i giustizialisti, dipietristi o grillini, che difendono qualsiasi sentenza a spada tratta, oltre a cogliere la palla al balzo per screditare alcuni personaggi facenti parte di quella commissione, a vario titolo legati all’ultimo governo Berlusconi.

    La prima tesi dei difensori a priori delle toghe (prima che trapelasse l’indiscrezione sulle intercettazioni) era che l’errore dei tecnici fosse stato quello di tranquillizzare la popolazione quando non c’erano elementi per pronunciare un giudizio. Praticamente, secondo questa tesi, la CGR avrebbe dovuto dire: “signore e signori, abbiamo analizzato i dati, confrontato le opinioni, speso soldi pubblici per organizzare tutti i dovuti controlli, e siamo giunti alla conclusione che non è possibile stabilire nulla”. Avrebbero avuto ragione: ma sarebbero stati sicuramente accusati di incompetenza (e magari rinviati a giudizio per spreco di denaro pubblico)! Forse è questo l’unico caso in cui si può accusare lo scientismo di aver provocato un guaio, per aver rivestito di eccessiva infallibilità gli scienziati. Ma ad essere ingannati non sarebbero i giudici, bensì la gente comune, perfettamente rappresentata da quella signora che, il giorno dopo la scossa, urlò alle telecamere: “sono mesi che la terra trema! Perché nessuno ci ha detto quando sarebbe successo?!?”

    • luca ha detto in risposta a Daphnos

      Ciao Daphnos. Cominciamo a chiarirci un attimo. Secondo Wikipedia uno sciame sismico “si differenzia da una serie di scosse di assestamento perché non c’è una scossa iniziale nettamente più forte delle altre.

      La stragrande maggioranza degli sciami simici evolvono senza produrre catastrofi ovvero senza mainshock importanti, dissipandosi più o meno lentamente nel tempo; una frazione minore di sciami sismici può evolvere invece verso una scossa importante: quando ciò accade spesso si registra un incremento continuo in frequenza e intensità delle scosse cosiddette premonitrici. Tuttavia, data l’aleatorietà del fenomeno, non è attualmente possibile una previsione sismica deterministica di un terremoto importante a partire da uno sciame sismico precursore.” Questo per dire che una seri ripetuta di scosse sismiche non dice la stessa cosa a te, a me o ad un esperto. Dopo di ché (sempre wikipedia) “L’omicidio colposo è il reato consistente nella soppressione di una vita umana ad opera di una persona in conseguenza di un fatto a lei imputabile, ma compiuto senza intenzionalità. L’assenza dell’intenzionalità lo distingue dall’omicidio doloso o volontario. Nell’ordinamento penale italiano (sempre wikipedia) “L’omicidio colposo, previsto dall’art. 589 del Codice penale italiano, si ha quando qualcuno, per colpa, determina l’evento-morte di una persona. All’accertamento causale si aggiunge quello sul “nesso colposo”: l’evento dev’essere la concretizzazione della regola cautelare violata.” Non ne capisco molto ma mi pare che “regola cautelare violata” rifletta esattamente il caso che stiamo discutendo.
      Perciò se effettivamente gli esperti in presenza di una situazione che ritenevano potenzialmente pericolosa hanno scelto anziché di lavorare per la mitigazione del danno hanno scelto di nascondere le loro preoccupaziobni (anche a “rischio” che non succedesse niente … diciamo non hanno fatto niente per render conto alla popolazione dei dati in loro possesso) e se come conseguenza indesiderata di questa scelta qualcuno che avrebbe potuto salvarsi invece é morto … come lo dobbiamo chiamare ?

      • Daphnos ha detto in risposta a luca

        Questo che dici mi conferma sull’idea dei “capri espiatori”. Le responsabilità, a mio parere, sono di altri in misura maggiore.

        In secondo luogo, mi sembra davvero strano questo accanimento verso chi ha espresso un giudizio in linea con tutti quelli precedentemente espressi in situazioni analoghe: intendo dire, la guida in stato di ebbrezza costituisce reato indipendentemente dal fatto che si tramuti o meno in omicidio colposo, perciò a questo punto dovremmo dichiarare colpevole di “tentato omicidio colposo” i predecessori dell’ultima CGR; anche se il tentato omicidio colposo non è configurato come reato, dovremmo comunque giudicare potenziali criminali tutti questi individui.

        In terzo luogo, accusi i membri della CGR di considerare la gente comune come popolo bue, ma mi sembra che tu stia facendo altrettanto, se dici che la gente è morta perché non è riuscita a trovare un luogo sicuro nella propria casa: a istruirla su questo dovrebbe pensarci la scuola, se non la famiglia.

        In quarto luogo, cambi opinione ad ogni elemento nuovo che esce fuori dalla questione; mi piacerebbe riscontrare un simile cambio di opinione quando la Cassazione assolverà tutti quanti.

        In quinto luogo, anche se non c’entra in ciò di cui stiamo discutendo, la stima che Guido Izzo nutre verso di te è un po’ sospetta, visto che non condivide la tua opinione. Mi par di aver capito che lui sia tra quelli che sostengono che il terremoto sia stato previsto con esattezza, e che i membri della CGR avrebbero dovuto seguire l’opinione di Giuliani.

        • luca ha detto in risposta a Daphnos

          – Sarei felice che tu mi spiegassi su cosa e dove avrei cambiato opinione.
          – Riguardo il “popolo bue” ti do un piccolo dato qualitativo (ne ho spesso sentito parlare da esperti anche se non so se ci siano valutazioni “scientifiche” della cosa). Una gran parte dei morti il terremoto li fa nel corso delle fughe tumultuose e disordinate, spesso sulle scale di casa (che come noto sono quasi sempre un elemento di debolezza) molto spesso con i muri portanti ancora integri.
          – Sul fatto dell’istruzione siamo assolutamente daccordo e credo tu lo sappia bene. Non poteva diventare quella un’occasione speciale, una palestra privilegiata per un’istruzione sul campo ?
          – Sul fatto di cambiar idea di fronte alla sentenza sono assolutamente aperto (come sempre mi considero, a dispetto dell’immagine che disgraziatamente mi accompagna). Per dimostrartelo ti dico subito che la requisitoria pubblicata qui da notimenowhere ieri e da me scorsa oggi mi fa dubitare parecchio. Occorrrebbe il tempo e la pazienza di esaminarla bene ma sembra effettivamente darmi torto su più punti riguardo al processo. Comunque la requisitoria punta molto sulla progressione delle scosse precedenti, che sembra effettivamente inquadrarle come movimenti precursori (cfr wikipedia del messaggio precedente). Questo aspetto da ragione a me: la CGR aveva in mano molti dati su cui riflettere che ha deciso alla speraindio di tenere nascosti. A occhio il peso dato a questo aspetto sembra eccessivo e questo da ragione a te (processo centrato sulla prevedibilità ?). Il tema vero, colpe o non colpe, condanne o assoluzioni secondo me resta quello della cultura del rischio, tutta da fondare (avere dei protocolli di comportamento nei confronti della popolazione in casi del genere) e soprattutto da divulgare. In questo senso, indipendentmente dal giudizio di merito sulla CGR all’Aquila secondo me il sistema é del tutto carente e la CGR ha la sua bella fetta di inevase responsabilità (su questo punto – ma anche sugli altri – il mio parere non é mai cambiato).

          • Daphnos ha detto in risposta a luca

            Grazie per la risposta. Ti rispondo solo sul punto 1, perché sul resto sono ben chiare le nostre posizioni.

            Prima che tu fossi a conoscenza dell’intercettazione, difendevi la sentenza perché l’errore dei tecnici era stato quello di rassicurare la popolazione quando avrebbe dovuto non dire niente; poi, l’errore è diventato quello di omettere la situazione di rischio, che effettivamente c’era. Capisco il tuo percorso, ma mi sembrava che tu volessi giustificare la sentenza a prescindere.

            Cmq, anche se dai toni che ho usato – ne sono consapevole – può non sembrare, anch’io mi sento pronto a cambiare opinione (e spero di farlo, perché con gli elementi fin qui a disposizione la condanna mi sembra un salto mortale), soprattutto per il fatto che credo che nessuna persona sia così deficiente da inventarsi sentenze dal nulla, neanche nei regimi più totalitari. Bisogna sempre cercare di comprendere le motivazioni.

            Tuttavia, essendomi occupato approfonditamente di un’altra branca della giustizia, quella sportiva (che si occupa di questioni MOLTO meno gravi di questa, tuttavia i giudici sono uomini in entrambi i casi, e in entrambi i casi sono chiamati a dare il meglio di se’), ho potuto constatare che il ricorso al “capro espiatorio” è all’ordine del giorno. Pur avendo accertato un gran numero di responsabilità a carico di moltissimi tesserati, solo una piccola parte di questi viene rinviata a giudizio: l’esempio di Conte, condannato per l’omessa denuncia di una combine di cui erano a conoscenza 25 giocatori dello spogliatoio, TUTTI risparmiati ma logicamente ugualmente colpevoli, così come quello della mia Fiorentina, condannata per aver usufruito di una presunta combine tra Lecce e Parma, mentre – incredibilmente – le stesse Lecce e Parma NON sono state rinviate a giudizio per la combine, sono due tra tanti. E anche le analogie tra le parole di Vietti e quelle di Petrucci sono sospette.

            L’intento di tutti questi casi, sportivi e penali, mi sembra abbastanza chiaro: non paralizzare il sistema. Se andassero tutti in galera, altro che sovraffollamento! Se condanniamo i tecnici della CGR, dovremmo mettere dentro una quantità di politici, imprenditori, e quant’altro (forse anche la manodopera complice) per irregolarità edilizie, che dovremmo adibire a carcere mezza Italia.

            • luca ha detto in risposta a Daphnos

              Immagino tu ti riferisca al primo messaggio della serie, quello postato su CS e che copio incollo qui.
              E’ sicuramente una sentenza shockante. Mi permetto tuttavia qualche osservazione rispetto all’atteggiamento corrente. Noto innanzitutto una certa dissonanza tra la seconda affermazione dell’articolo “L’accusa … era di aver fornito rassicurazioni alla popolazione aquilana …” e la successiva affermazione sarcastica: “abbiamo appreso che i geologi sono in grado di prevedere i terremoti, lo stabilisce la legge”. Io credo come tutti che in QUEL contesto (i ripetuti allarmi nella popolazione a causa dello sciame sismico) la commissione grandi rischi abbia fatto l’unica cosa ragionevole: evitare il panico. Ciò non toglie che quelle parole in QUEL contesto hanno fatto danno. Si poteva evitare ? Cosa si poteva fare di meglio ? E’ possibile definire una colpa ?
              QUEL contesto è quello per cui la parola dello scienziato è nella nostra società la parola di un mago onnisciente. Forse in questo contesto la funzione di una “commissione grandi rischi” è prima di ogni altra quella di curare le relazioni con il pubblico, promuovere la divulgazione scientifica, promuovere una cultura popolare del rischio e della gestione dell’emergenza. In questo senso la mia personale percezione è che la commissione assieme a tutto l’establishment scientifico (oltre che politico, ma sarebbe sparare sulla croce rossa) sia ampiamente inadempiente. Forse la comunicazione al pubblico in quell’occasione poteva essere diversa e più oculata. Forse la commissione grandi rischi ha la sua parte di colpa che non sta a noi valutare. Forse questa sentenza anziché essere preventivamente squalificata può avere il grande pregio di aiutarci a focalizzare un problema davvero complesso (aspetterei come sempre le motivazioni). Certo ci facciamo rider dietro da Stati Uniti e Giappone, ma nel “loro” contesto ho l’impressione che la popolazione sia diversamente “avvertita”.

              Mi dispiace se non é risultato chiaro, a me pare che l’opinione fosse già quella che anche adesso (con molti motivi in più come ricordi) continuo ad avere. “Evitare il panico” non l’ho mai considerato in antitesi all’esigenza della verità. Infatti quello stesso mssaggio conteneva in continuità con la considerazione sul panico le stesse domande che ancora co accompagnano: “… Ciò non toglie che quelle parole in QUEL contesto hanno fatto danno. Si poteva evitare ? Cosa si poteva fare di meglio ? E’ possibile definire una colpa ? “. Ciao, con stima

      • Daphnos ha detto in risposta a luca

        Detto questo, non voglio fare ulteriore polemica… Mi unisco al giudizio di stima, apprezzando il fatto che intervieni su questo sito anche se siamo in disaccordo (oltre alla tua inviadiabile pazienza e calma, che anch’io avevo una volta prima di leggere sciocchezze di ogni tipo spacciate per verità, e non mi riferisco certo a te).

        Cerca di perdonare i miei toni provocatori.

      • Paolo Cattani ha detto in risposta a luca

        Nel codice penale esiste anche il reato di procurato allarme…

        • Luca ha detto in risposta a Paolo Cattani

          Giusto. Questo però vuol dire che non sappiamo distinguere tra allarme e gestione di una situazione di rischio. Questo vuol dire che come osserva giustamente Daphnos la colpa non é specifica di Boschi&C, é un difetto “sociale” che nello specifico riguarda la diffusione della cultura scientifica nella nostra società. Questo aspetto cruciale tuttavia secondo me non cancella le responsabilità della CGR in quell’occasione. Non sta a me decidere se questo abbia o no rilevanza penale ma se la sentenza servisse perlomeno a porre il dito sulla piaga ed invitasse a stabilire protocolli di comportamento in altre analoghe situazioni per il futuro questo a me sembrerebbe un grandissimo risultato.
          Nel particolare della situazione data la mia personale sindacabilissima valutazione é che resti comunque la colpa di aver mentito alla popolazione e che si sarebbe dovuto cercare il modo poù opportuno di comunicare il rischio (preoccupabndosi della sua gestione) non l’allarme.

  28. Marco Comandè ha detto

    Qualcuno vuole un criterio scientifico? In caso di incidente medico o aereo o di altro tipo professionale, entrano in gioco due fattori confliggenti: da un lato la necessità di punire un errore professionale, mandando in galera il medico per aver provocato un caso di malasanità per fare l’esempio più noto. Ma dall’altro lato sono le stesse professioni a sollevare un problema di un altro tipo: se l’uomo è un animale e in quanto tale è fallibile, allora bisogna scoprire le cause dei vari errori “umani”. Cioè, il medico ha causato la morte del paziente. Scoprirne la causa potrebbe evitare il ripetersi del caso nel tempo a venire, ma per far questo bisognerebbe richiedere la collaborazione del medico. Se il medico collabora, si può amnistiarlo? Oggi il dibattito è bloccato, perchè la legge prescrive la condanna sempre e comunque e le modifiche alla legge sono bloccate in Parlamento.
    In questo bailamme, una risposta certa, una verità assoluta non possono esistere. Magari si potrebbe dimezzare la pena al medico che collabora, ma ciò è chiaramente un negoziato! Predomina la necessità di punire il colpevole o quella di prevenire gli errori in futuro? Entrando più in dettaglio, la procedura è questa: quando c’è malasanità, c’è un’inchiesta della magistratura che blocca tutte le altre indagini della commissione medica perchè quest’ultima non può ostacolare le indagini! Se la commissione medica sa qualcosa, deve riferirla al magistrato. Ma questo arrecherebbe danno giudiziario al medico colpevole. Gli ordini professionali stanno chiedendo al parlamento di separare le due commissioni: giudiziaria e professionale. Vale anche per gli incidenti aerei. Se la commissione medica fosse indipendente dalla magistratura, allora potrebbe andare spedita nella propria inchiesta e impedire gli errori per il futuro.
    Questo è l’annoso problema della commistione tra scienza e diritto. Siccome i due ambiti sono separati e hanno logiche diverse, allora un negoziato è necessario.
    Nel caso del terremoto, che io sappia la procedura è questa: gli esperti fanno una stima dei possibili eventi catastrofici, la comunicano alle istituzioni che poi decidono i provvedimenti da adottare (es. esercitazioni anti-incendi, esercitazioni sull’evacuazione della popolazione, rafforzamento dei pilastri nelle case e nelle infrastrutture). Non sono i margini di errore che contano, ma il fatto che una stima dei movimenti di faglia sembra essersi concretizzata e poi non è stata comunicata alle istituzioni.
    Anche qui l’annoso dilemma tra punire i professionisti o mantenere il segreto nelle indagini professionali (separate dalle inchieste giudiziarie) si è risolto sul piano legislativo facendo prevalere la logica punitiva del diritto e non la logica preventiva della scienza. Non conosco ancora le motivazioni della sentenza su L’Aquila, ma la logica che ho evidenziato farebbe propendere più per un errore legislativo piuttosto che giudiziario.
    Per questo l’articolo dell’UCCR è irritante, mette sullo stesso calderone scienza e diritto quando invece il problema è emerso proprio perchè i due ambiti sono distinti e sovrani! Non sono i giudici nel torto, ma il legislatore perchè non tutela le professioni come si deve e le protegge quando non dovrebbe (lentezza dei tempi giudiziari, prescrizioni, privilegi, ecc.).
    L’errore dell’articolo dell’UCCR parte dal fatto che critica la commistione tra scienza e diritto ma elogia la commistione tra religione e scienza! Ma come si può giustificare una simile logica kafkiana?

    • Marco Comandè ha detto in risposta a Marco Comandè

      Il mio intervento non è così platonico, nell’accezione che diamo oggi. Quando scattano due inchieste, penale(pubblica) e professionale (segreta), nella prima il medico potrebbe dichiararsi innocente e nella seconda colpevole.

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