Aborto e mortalità materna: le balle dell’UAAR

Nel sito ateo più visitato d’Italia, quello dell’Uaar – acronimo che sta per Unione degli Atei e degli Agnostici Razionalisti –, nel riferire la notizia della recente manifestazione pro-life tenutasi nelle Filippine contro un disegno di legge volto a facilitare l’accesso alla contraccezione, si è scritto che in questo Stato «i dati su aborti clandestini, incidenza delle morti delle madri, gravidanze indesiderate e incremento demografico sono preoccupanti». E’ il solito tormentone: legalizziamo l’aborto e, abbattendo il numero degli aborti clandestini, ridurremo la mortalità materna. Un ragionamento che a molti pare a tutt’oggi convincente, ma che in realtà non sta in piedi. Vediamone brevemente il, anzi “i” perché.

Tanto per cominciare disponiamo di dati sufficienti per ritenere che la legalizzazione dell’aborto, anziché ridurla, contribuisca ad aumentare l’incidenza del fenomeno (anche in Puccetti R. “La menzogna dell’aborto che cura” in Corbelli G.,  “Mamme che piangono”, Fede&Cultura 2012). Il che mette già in crisi una fondamentale premessa dell’abortismo. Non solo: sono stati recentemente pubblicati studi che hanno messo in luce come il tasso di mortalità materna sia correlato non già alla legalizzazione dell’aborto bensì alla qualità delle cure e dei servizi alla maternità. Del resto vi sono Stati nei quali, benché l’aborto sia illegale, non solo si registra un bassissimo tasso di mortalità materna, ma questo risulta addirittura in calo.

Pensiamo alla Polonia, che dal 1990 al 2010 ha ridotto drasticamente questo tasso da 17 a 5 decessi ogni 100.000 nati vivi; stesso discorso per Malta, mentre in Irlanda, Stato che lo scorso ottobre ha respinto la raccomandazione a legiferare in materia di aborto contenuta nel resoconto dell’Universal Periodic Review , da decenni il tasso di mortalità materna è stabile. Viceversa sappiamo che laddove l’aborto – pratica in seguito alla quale la donna corre un rischio di mortalità triplo rispetto a quello conseguente ad una gravidanza – è stato legalizzato talvolta la mortalità materna è aumentata. Particolarmente significativo è il caso dell’Etiopia, dove, con la legislazione abortista, la mortalità materna è addirittura triplicata (anche in Puccetti R. – Noia G. – Del Poggetto M.C. – Di Pietro M.L. (2009) “Aborto farmacologico: risposta a Parachini e coll.” «Bioetica »3 A; 665-674: 673);

E nelle Filippine? Davvero «i dati» sulle «morti delle madri» sono «preoccupanti»? Ora, posto che si tratta di un Paese economicamente non avanzatissimo, effettivamente il tasso di mortalità materna è molto alto. Il punto però è che questo non risulta in aumento, anzi: si sta riducendo anno dopo anno. Dal 1990 al 2010 – affermano i dati del Global Health Observatory – si è infatti ridotto drasticamente decrescendo da 170 a 99 decessi ogni 100.000 nati vivi . Un dato, converrete, decisamente positivo.

Perché allora gli amici Uaar lo nascondono scrivendo il contrariola mortalità delle madri è salita del 36%»)? E perché insistono sulla presunta correlazione tra aborto legale e decremento della mortalità materna? Non è chiaro. Esattamente come non è chiara la ragione per la quale si tifa per una proposta di legge che «intende facilitare l’accesso alla contraccezione» dal momento che essa – com’è stato più volte spiegato (si veda anche qui)– non solo non riduce ma addirittura incentiva gli aborti. L’impressione è che si ragioni per slogan e senza competenza. Un sospetto che solleva il dubbio che, nonostante istruzione e scuola dell’obbligo, l’ignoranza sia ancora difficile da abortire.

Giuliano Guzzo

88 commenti a Aborto e mortalità materna: le balle dell’UAAR

  • Andrea ha detto:

    Quando ero finito a militare tra gli anarchici cercavo pure io di inculcarmi in testa che l’aborto sarebbe un “diritto” e che “legalizzarlo può significare diminuirlo“. Ma ero il primo a non crederci, poi ho abbandonato la pantomima.

    Secondo me loro sono i primi a non crederci ma si sforzano di lavarsi il cervello…

    • Controinformato ha detto:

      E’ successa la stessa cosa anche a me quando simpatizzavo per l’armata vaffa-leone.

      • Andrea ha detto:

        Per “Beppe”?

        Mah, all’inizio non era neanche così vendibufale (o almeno qualcosa di intelligente riusciva anche a dirlo), poi adesso vedi che fine ha fatto. E dire che di boccaloni ne ha trovati non pochi ;( ;( …

  • StefanoPediatra ha detto:

    Con buona pace di coloro che non credono nel valore della preghiera e che anzi magari in certi casi (come magari questo) la considerano alla stessa stregua di una “violenza”, chiederei a tutti coloro che invece ne conoscono il valore e la potenza di pregare per una giovane donna di Torino che ha deciso di abortire nei prossimi giorni e di cui sono venuto a conoscenza tramite amici. Grazie

  • Ugo La Serra ha detto:

    Da: http://www.doh.gov.ph/content/speech-health-secretary-enrique-t-ona-md-message-be-delivered-during-launch-national

    “The FHS results show that maternal deaths increased from 162 to 221 per 100,000 live births from 2006 to 2010. Put simply, an estimated 11 women die each day from highly preventable complications arising from pregnancy and childbirth.”

    Da cui si deduce che l’UAAR riporta fedelmente i dati del governo Filippino.
    Resta da capire perché i dati forniti dal WHO siano differenti.

    • Woody85 ha detto:

      Forse perché hanno personale più competente del governo di maggioranza filippino. L’Uaar ha scelto faziosamente la sua fonte, anche questa è una colpa.

      • Ugo La Serra ha detto:

        Certo, il WHO va personalmente in ogni ospedale, ed intervista personalmente ogni medico per ogni singolo decesso, solo per raccogliere dati sulle morti da gravidanza, invece di chiederle agli organi ufficiali…

        • Woody85 ha detto:

          Uno UAARINO che insulta L’Organizzazione Mondiale per la Sanità…ancora non si era vista una roba del genere 😀

          Quindi abbiamo capito che per l’UAAR vale di più un comunicato del governo filippino dei dati divulgati dall’OMS. Non male…Odifreddi ne sarebbe orgoglioso!

          • Ugo La Serra ha detto:

            …e il DOH Filippino falsa i dati sulle morti da gravidanza per apparire più virtuoso di quanto non sia…peccato che li abbia falsati aumentandoli invece che diminuendoli…

            • Woody85 ha detto:

              Non ha falsificato i dati ha solo emesso un comunicato…vai a capire perché? Voleva mostrare una situazione più disagiata di quel che è? Mah.

              Resta il fatto che l’OMS dice un’altra cosa…e gli uaarini ignorino tutto questo.

  • Luca ha detto:

    “Un sospetto che solleva il dubbio che, nonostante istruzione e scuola dell’obbligo, l’ignoranza sia ancora difficile da abortire”

    frase epica

  • Matyt ha detto:

    Date un occhio, e leggete bene, quest’articolo, a cura del WHO e del Guttmacher institute (Tra l’altro pubblicato su Lancet, e con numerossisime citazioni, nonostante sia relativamente recente)

    Ve ne cito uno stralcio, a mio giudizio significativo:

    “We found that the proportion of women living under liberal abortion laws is inversely associated with the abortion rate in the subregions of the world. Other studies have found that abortion incidence is inversely associated with the level of contraceptive use, especially where fertility rates are holding steady, [36], [37] and [38] and there is a positive correlation between unmet need for contraception and abortion levels.”

    Ora, o l’organismo più esperto su questa materia (e l’organizzazione mondiale della sanità) dicono vaccate, oppure nelle vostre deduzioni c’è qualcosa che non va.

      • enrico ha detto:

        @ Matyt

        Mi perdoni, senza grafici citazioni e controcitazioni, lei vorrebbe farmi credere che nel medesimo posto, nel medesimo periodo posto l’aborto illegale più donne abbortirebbero, ovvero che vi sono delle donne che pur essendo l’aborto legale non lo compiono, ma che se fosse illegale lo farebbero.

        Nessuno studio può analizzare il medesimo campione, nel medesimo anno, nelle medesime condizioni per il semplice fatto che o ben l’aborto è illegale o ben non lo è.

        • Matyt ha detto:

          Io non voglio farle credere niente.
          Ho solo fatto notare che un articolo abbastanza importante, pubblicato su “The Lancet”, secondo solo al New England Journal of Medicine come impact factor, espone, alla luce di una analisi statistica su più di 10 anni di dati sulle interruzioni volontarie di gravidanza, conclusioni che sono molto diverse dalle vostre.

          Comunque, sembrerebbe invece di si: osservi l’ultimo grafico presentato.

          • Woody85 ha detto:

            Uno studio realizzato però da Planned Parenthood ovvero la catena di aborti più grande degli USA. The Lancet ha pubblicato uno studio, come Social Review ha pubblicato quello sui danni dei genitori omosessuali che tu hai chiesto di censurare.

            Ti ricordo inoltre che i dati sugli Stati in cui l’aborto è vietato dimostrano che le teorie degli amanti dell’aborto sono pure leggende. Ecco un esempio: http://www.youthdefence.ie/am_cms_media/irelands-gain.pdf
            Il divieto di aborto in Irlanda ha prodotto un’ottimo tasso di natalità, ricchezza e salute della donna. Tanto che la maggioranza dei cittadini irlandesi ha interesse a mantenere così la situazione: http://www.freerepublic.com/focus/f-news/2500203/posts

            Rimandato a settembre.

            • Matyt ha detto:

              No, aspetta.
              Hai criticato un articolo su Lancet perchè secondo te è fazioso, e mi linki un opuscolo non peer reviewed, citato dall’associazione pro-life irlandese, e realizzato da un istituto di ricerca con 7, dico 3 pubblicazioni su riviste dal 1988 a oggi, pubblicazioni poi su giornali del livello del The Journal of American Physicians and Surgeons (del quale nemmeno viene reso pubblico l’impact factor)

              Mi chiedo, hai idea di come funzioni il mondo scientifico, hai mai fatto una bibliografia per un articolo o per uno studio?

              Perdonami sai, ma penso sia più degno di fiducia l’articolo di “The Lancet”.

              • Woody85 ha detto:

                Io ti ho riposto con questo studio perché tu me ne citi uno di Planned Parenthood.

                In realtà questo studio è realizzato da enti neutrali (non certo pro life) ed è citato da enti pro life, cattolici, buddhisti e anche pagani. Questo non significa nulla, ovviamente.

                Come vedi tuttavia ti sei contraddetto da solo in quanto hai tentato di screditare tale studio, completamente neutrale (Papriresearch), attraverso un ragionamento di faziosità. Tuttavia non hai riconosciuto l’evidente conflitto di interessi di quello realizzato da Planned Parenthood.

                Uno uaarino arriva anche a questo, lo sappiamo.

                Ti invito a commentare questo studio: http://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S0049089X12000610, pubblicato sulla prestigiosa rivista “Social Science Research”. Ovviamente non potrai avere nulla da dire, altrimenti confuteresti la tua difesa per gli articoli pubblicati su The Lancet (a cui Social Science Research non ha nulla da invidiare).

                • Matyt ha detto:

                  Allora.
                  Lo “studio” che mi hai citato ( http://www.youthdefence.ie/am_cms_media/irelands-gain.pdf) :

                  1) E’ un opuscolo, non uno studio

                  2) Non è mai stato pubblicato da una rivista di settore

                  3) Non è peer reviewed

                  4) E’ pubblicato da una associazione di cui, dato il basso rilievo scientifico delle pubblicazioni (basta vedere chi ha accettato di pubblicarli), e il loro scarso numero, credo sia lecito se non altro mettere in discussione il valore.

                  Come vedi, non è assolutamente neutrale, non tanto per la posizione pro-life del ricercatore, quanto per l’assenza di peer review e di pubblicazione.
                  Dal punto di vista scientifico, carta straccia.

                  2. Pr quanto riguarda l’articolo di Regnerus, ti consiglio di leggere questo:

                  http://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S0049089X12000774

                  Uno stralcio:

                  “Regnerus (2012) provides convincing evidence that various young adult outcomes are associated with having a parent who had a same-sex relationship. The findings contradict the “no differences” claim of the American Psychological Association’s Brief on Lesbian and Gay Parenting, and the study is one of the first studies to employ a larger sample and more rigorous analytic techniques. Whether same-sex parenting causes the observed differences is, however, quite another matter. We lack theory to tell us exactly why gay and lesbian parenting would produce negative child outcomes. For all we know, the effect derives entirely from the stigma attached to such relationships and to the legal prohibitions that prevent same-sex couples from entering and maintaining “normal” marital relationships.”

                  • Matyt ha detto:

                    In ogni caso, l’articolo di Regnerus, in questa circostanza, non c’entra davvero una bega.

                    • enrico ha detto:

                      @ Matyt

                      Non ho trovato il grafico.
                      A parte peer reviewed metodo scientifico e chi più ne ha più ne metta…..

                      Mi spiega come può un campione omogeneo aver contemporaneamente applicato su di se una legge pro e contro l’aborto.
                      Non credo che lei abbia capito il mio intervento.

                    • matyt ha detto:

                      Il grafico che deve guardare è la Figure 2.

                      E, non si preoccupi, ho capito il suo intervento.

                      Semplicemente, mi sembra un non problema: se così non fosse, fare analisi statistiche su una progressione di anno in anno non dovrebbe essere possibile.

                    • enrico ha detto:

                      @ Matyt

                      Infatti questi studi non dimastrano nulla, nè in un verso nè nell’altro.
                      Il metodo scientifico è molto chiaro rispetto allo studio di un fenomeno.
                      Qui i campioni sono diversi e le condizioni al contorno sono diverse.

                      Però una pubblicazione si può sempre scrivere….

                      Poi si può far sempre finta di credere che se l’aborto fosse illegale qualcuno in più lo farebbe per quel quid del proibito in più…perchè è questa la logica che si cerca di sostenere.

                      Mi spiace sono idee troppo stupide per farne pure un grafico.

                    • enrico ha detto:

                      @ Matyt

                      Lei può certamente cercare le cause che diminuiscono l’incidenza dell’aborto.

                      1 anticoncezzionali di fatto abortivi
                      2 diversi comportamenti sessuali
                      3 diversa sensibilità verso il problema

                      Ma è evidente che non può considerare una variabile che manco è presente nel medesimo periodo sul medesimo campione, perchè non varia.

                      Ma lei, scusi, ha mai testato un qualunque esperimento che si basa sul metodo scientifico.
                      modifica parametri e li può considerare rispetto la loro incidenza, ma mica può trarre conclusioni su parametri che non varia nel sistema.

                  • Woody85 ha detto:

                    1. Lo studio in questione è pubblicato da “Papriresearch”, ovvero il “Pension and Population research Institute”, ente noprofit che si occupa di demografia del territorio.

                    Lo studio è stato visionato e approvato da Byron C. Calhoun, del Department of Obstetrics & Gynecology, dunque una sorta di peer-review amatoriale.

                    A meno che nella tua foga censoria non voglia invocare il licenziamento di questi ricercatori e la distruzione dell’Istituto per inattendibilità solo quando pubblicano dati a te scomodi.

                    2. Lo studio di Regnerus è stato pubblicato in peer-review su “Social Science Research” e vedo che ipocritamente lo rifiuti lo stesso. Dunque la tua è classica ideologia, non accetti quello che ti infastidisce a priori e per ognuno trovi una scusa differente.

                    Alle (poche) critiche ha già risposto Regnerus in persona: http://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S0049089X12000786

                    • Matyt ha detto:

                      1. Quello che definisci “studio” altro non è che un opuscolo informativo, pubblicato a cura della stessa organizzazione che l’ha realizzato.
                      Il fatto che nessuna rivista di settore ne abbia accettato la pubblicazione mi sembra interlocutorio.
                      Papriresearch ha pubblicato 3 studi dal 1988 ad oggi, tutti su riviste con Impact Factor ridicolo.
                      Ma sopratutto (e lo dico per il tuo bene, specie se ti capiterà mai di lavorare in ambito accademico), il fatto che il dottor Byron C. Calhoun abbia scritto una foreword all’opuscolo NON significa che sia peer reviewed.
                      NON esiste una peer review amatoriale.
                      O un articolo è controllato da una board di review di un periodico di settore, oppure non è peer reviewed: se così fosse, in ambito scientifico, ha lo stesso valore della carta straccia.

                      2. Se, invece di limitarti a linkare roba, provassi a leggerla, ti renderesti conto che lo stesso Regnerus si oppone all’uso che è stato fatto della sua ricerca:

                      ” I recognize, with Paul and Cynthia, that organizations may utilize these findings to press a political program. And I concur with them that that is not what data come prepared to do. Paul offers wise words of caution against it, as did I in the body of the text. Implying causation here—to parental sexual orientation or anything else, for that matter—is a bridge too far.”

                    • Woody85 ha detto:

                      1. Uno studio serio, documentato con tanto di metodologia in chiaro, anche se privo di peer-review come comunemente si intende. Certamente di minor valore di quello realizzato da Regnerus circa le gravi problematiche dei figli dei gay e pubblicato su Social Science Research. Eppure tu rifiuti entrambi gli studi…evidentemente c’è una gran bella dose di schifosa ideologia alla base della tua arrampicata di specchi.

                      Ti invito davvero ad avvicinarti al mondo della ricerca, eviteresti di essere preso ogni volta in castagna.

                      2. Ovviamente Regnerus ha dovuto placare le acque, probabilmente minacciato di morte come quest’altro psichiatra, Abow: https://www.uccronline.it/2012/07/14/lo-psichiatra-ablow-approvo-lo-studio-sui-disturbi-dei-figli-dei-gay-ma-temo-a-dirlo/

                      I dati comunque parlano chiaro: il 12% pensa al suicidio (contro il 5% dei figli di coppie etero), sono più propensi al tradimento (40% contro il 13%), sono più spesso disoccupati (28% contro l’8%), ricorrono più facilmente alla psicoterapia (19% contro l’8%), sono più spes­so seguiti dall’assistenza sociale rispetto ai coetanei cresciuti da coppie etero­sessuali sposate. Nel 40% dei casi hanno contratto una patologia trasmissibile sessualmente (contro l’8%), sono genericamente meno sani, più poveri, più inclini al fumo e alla criminalità.

                      Non c’è modo diverso di prendere questi dati che leggerli…e tu ti rifiuti di farlo, nonostante essi siano stati pubblicati e accettati da Social Science Research.

                      Voglio davvero vedere fino a dove hai il coraggio di spingerti 😉

                    • Matyt ha detto:

                      1. Non esiste un modo diverso di intendere la peer-review, o si fa così, oppure non è peer review.
                      E.. No Peer Review = Carta straccia (scientificamente parlando)

                      2. L’articolo di Regnerus l’ho letto, e sono consapevole di cosa dice.
                      Sono anche consapevole del risultato dell’indagine condotta dal board dell’università del Texas (se non erro, ma vado a memoria), che stabilisce l’assoluta validità metodologica dello studio.
                      “probabilmente minacciato di morte” è una affermazione che lascia il tempo che trova: o mi indica delle prove tangibili, oppure, per quanto mi riguarda, potrebbe facilmente essere un’idiozia.
                      Quello che contesto, associandomi ai critici di Regnerus, e a Regnerus stesso, è lo stabilire un nesso causale diretto.
                      Semplicemente, non lo si sa ancora: bisogna fare altri studi.
                      “probabilmente minacciato di morte” è una affermazione che lascia il tempo che trova: o mi indica delle prove tangibili, oppure, per quanto mi riguarda, potrebbe facilmente essere un’idiozia.

                      Ora, stabilita e riconosciuta la validità dello studio di Regnerus (Ora però la smetta di spammare come un bambino decenne commenti sullo stile “gne gne gne, a lui piace Lancet ma Regnerus non lo accetta”), mi permetta di farle una provocazione.

                      Facciamo un esperimento mentale: qualora le ulteriori ricerche sulla “same sex parenthood” portassero a risultati molto diversi da quelli che si aspetta (ovvero, che una famiglia omosessuale cresca figli felici tanto quanto una etero), sarebbe disposto ad abbandonare la sua visione del mondo per una che, in tutta evidenza, è più conforme alla realtà?

                    • Woody85 ha detto:

                      1. Ma le tue affermazioni non sono pubblicate in peer-review…di conseguenza sono carta straccia, non hanno nessuna validità. O mi dimostri che è come dici tu pubblicando in peer-review..oppure caro mio ti tiri la zappa sui piedi. Ripeto: studio attendibile, documentato, controllato seppur non in maniera ufficiale e non smentito da alcuno: http://www.youthdefence.ie/am_cms_media/irelands-gain.pdf

                      2. Le minacce di morte a questo psichiatra sono dimostrate: https://www.uccronline.it/2012/07/14/lo-psichiatra-ablow-approvo-lo-studio-sui-disturbi-dei-figli-dei-gay-ma-temo-a-dirlo/, non sarà stato diverso da Regnerus anche vedendo gli insulti personali che ha ricevuto: http://www.slate.com/articles/health_and_science/human_nature/2012/06/don_t_let_criticism_of_the_new_gay_parents_study_become_a_war_on_science.html
                      Sicuramente ci vorranno altri studi, ma se fosse stato così inconcludente la lobby gay non si sarebbe scatenata tanto. Interessante come Potter abbia poi avvalorato le problematiche con un secondo studio: http://www.baylorisr.org/wp-content/uploads/Potter.pdf
                      Anche questo in peer-review e anche questo sono sicuro non lo accetterai.

                      Dunque:
                      A: non accetti studi non in peer-review se sono fastidiosi alla tua ideologia, giustificandoti dicendo che non sono in peer-review.
                      B: non accetti studi in peer-review se sono fastidiosi alla tua ideologia, giustificandoti dicendo che ci vorranno altri studi.
                      Non capisco perché continuare a giocare con te…

    • domenico ha detto:

      non è ‘a cura del WHO’.

      • matt ha detto:

        “A cura di medici del WHO”, meglio?
        Per quanto non mi sembra cambi la sostanza dei fatti.

        • Woody85 ha detto:

          Lo studio in realtà è realizzato da Planned Parenthood, ovvero l’ente abortista più grande del mondo, fondato dall’eugenista Margaret Sanger che promuoveva la sterilizzazione dei disabili.

          Fin troppi collegamenti da farti imbarazzare o da renderti orgoglioso, non lo so. Tuttavia i fatti sono molto diversi, ma sono sicuro che non capirai la differenza ancora una volta.

    • Michele ha detto:

      Nel primo grafico pubblicato sul link si vede come in Europa il tasso di abortività sia diminuito drasticamente tra il 1995 e il 2003, per poi rimanere stabile: nel ’95 era più alto che in qualsiasi altro continente. Poiché la situazione legale dell’aborto in tutto il mondo è rimasta pressoché identica (ed a maggior ragione in Europa, dove già allora esisteva ampio accesso alla contraccezione, educazione sessuale nelle scuole, ecc.), rimane da capire a cosa sia dovuta la diminuzione nel Vecchio continente: non sembra esserci relazione di causalità tra leggi liberali sull’aborto e minore “abortion rate”, altrimenti non si spiega come fino al 2000 quest’ultimo sia stato maggiore che in altri aree dove vige una legislazione restrittiva.

      • domenico ha detto:

        come non si capisce perchè in Cina gli aborti siano aumentati nonostante che anche lì non ci siano restrizioni legislative di alcun tipo…

      • matyt ha detto:

        Questo perchè la presenza o meno di una legislazione permissiva sull’aborto non è ovviamente l’unico fattore che influenza la scelta:

        “Changes in abortion incidence between 1995 and 2008 are not explained by the age distribution of women 15–44 worldwide. The proportion of 15–44 year-olds who are aged 15–29 years (the age range at which abortion is most prevalent) [33] and [34] declined by less than 4% over these 13 years35 whereas the abortion rate per 1000 women aged 15–44 years declined by 19%. Other trends that could affect the abortion rate, and for which representative data at the subregional and regional levels are not readily available, include a rise in women’s age at marriage, increased prevalence of sexual activity among unmarried women, and growing proportions of women in the labour force resulting in more prevalent and more strongly held desires to control the timing of births.”

        • domenico ha detto:

          Ho capito: neanche loro sanno spiegarsi i trend che hanno evidenziato ma già che ci sono chiedono di legalizzare l’aborto ovunque.

          Una cosa è certa: in Europa il 30% delle gravidanza finisce con l’aborto (per avere un paragone in Cina sono il 18%).
          Ripeto: il 30% delle gravidanze termina con l’aborto in Europa proprio là dove la disponibilità di metodi contraccettivi dovrebbe essere massima.
          Mi basta questo dato per capire il fallimento di queste politiche.

          • Matyt ha detto:

            Neanche leggere le statistche.

            Nei paesi in via di sviluppo ESCLUDENDO LA CINA, la percentuale è del 18%

            Se poi guarda che cosa finisce nel “calderone” europa, noterà che sono presenti anche i paesi dell’europa dell’est, in cui le percentuali sono molto elevate.

            Se infatti osserva i dati sui paesi sviluppati, esclusi quelli dell’europa dell’est, può notare come la percentuale praticamente si dimezzi.

            Comunque, come già evidenziato più volte: L’aborto non si combatte con legislazioni restrittive, che oltre ad avere risultati abbastanza modesti (basti vedere il caso dell’america latina, che nella quasi totalità dei casi ha legislazioni molto restrittive, ma ha comunque un 25% di gravidanze che vengono interrotte), apre la strada alla piaga dell’unsafe abortion, che, citando l’articolo “contribute substantially to maternal morbidity and death worldwide. “

            • domenico ha detto:

              è vero ha ragione in Cina terminano con l’aborto quasi il 30% delle gravidanze; come in Europa… Complimenti all’Europa che sta sullo stesso piano della Cina.

              1) Ora mi spieghi in base a quale principio vuole togliere dai paesi sviluppati quelli dell’Est…

              2) come mai in ‘western europe’ dal 1995 al 2008 gli aborti non sono calati per niente (anzi il rate è aumentato da 11 a 12) nonostante che si tratti di paesi avanzati con legislazioni favorevoli all’aborto e alla contraccezione?

              • Matyt ha detto:

                Sarebbe interessante sapere come ha estrapolato dall’articolo i dati sul caso cinese, visto che non sono presenti.

                Comunque:

                1) Premettendo che lo studio non è mio, e quindi non sono io a voler togliere nulla: sono gli autori che lo fanno.
                In ogni caso, posso presumere per le differenti condizioni socio-economiche dei vari paesi: a detta del Guttmacher institute “Abortion levels are high in countries where the desire for small families is strong but contraceptive use is low or ineffective. For example, in most of Eastern Europe and the former Soviet republics, where desired family size has been small for many years, modern contraceptive methods were not generally available until recently. As a result, women relied on abortion—which was legal, safe and easily accessible—to regulate births. However, as contraceptives have become much easier to obtain in recent years, the situation has begun to change rapidly, and abortion rates in some of these countries fell by as much as 50% between 1990 and 1996.”

                citato da:

                http://www.guttmacher.org/pubs/ib_0599.html

                2) Probabilmente è una percentuale endemica: resta il fatto che le l’abortion rate in europa occidentale è il minore del mondo.

                • Matyt ha detto:

                  Mi correggo: in Europa si trovano gli stati con la minor percentuale di aborti:
                  Osservate il grafico D.

                  http://www.guttmacher.org/pubs/ib_0599.html

                  • domenico ha detto:

                    che strano!
                    ho controllato la fonte del grafico D e sembra che l’articolo citato si sia ‘dimenticato’ proprio delle prime due posizioni di quel grafico ovvero Spagna e Irlanda: guarda caso due nazioni con leggi molto restrittive sull’aborto.
                    E si sono dimenticati pure di Cuba al terz’ultimo posto: un paese con leggi molto permissive dove certo non mancano i contraccettivi e le strutture sanitarie efficienti (almeno così vorrebbe una certa vulgata).

                    Per quanto riguarda la questione ex paesi sovieti la scusa non regge: come dimostra questo studio anche se la disponibilità e la conoscenza dei contraccettivi è aumentata le donne russe non li usano:
                    http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/19291128

                    • Matyt ha detto:

                      Resta il fatto: perchè uno stato con una legislazione così liberale come l’Olanda ha una così bassa percentuale di aborti?
                      E perchè stati con legislazioni molto restrittive, come gli stati sudamericani, hanno un numero di aborti così elevato?

                      E per quanto riguarda il caso russo, è proprio quello il problema! Il non uso (o, il mal-uso) dei metodi contraccetivi.

                    • Woody85 ha detto:

                      Ma la fonte dei dati è sempre l’ente abortista Planned Parenthood fondato dall’eugenista Margaret Sanger? Allora non hai ancora capito…

                    • Matyt ha detto:

                      Inoltre, come mai, nonostante una legislazione così restrittiva (cambiata nel 2010), in 15 anni, gli aborti sono più che raddoppiati?

                      http://en.wikipedia.org/wiki/Abortion_in_Spain

                    • Matyt ha detto:

                      E la fonte degli studi che vengono citati dai pro-life sono generalmente altre organizzazioni pro-life.

                      C’è solo una piccola differenza:
                      Gli studi realizzati dal Guttmacher institute vengono pubblicati su “The Lancet” e citati a più riprese in altri articoli, quelli delle organizzazioni pro-life o non trovano qualcuno che abbia lo stomaco di pubblicarli (cosa, al giorno d’oggi, abbastanza interlocutoria), oppure vengono pubblicati su qualche rivistina di provincia.

                    • domenico ha detto:

                      tanto cose restano da capire…
                      Ad esempio perchè in Gran Bretagna dove le leggi sono permissive e si insegna educazione sessuale a scuola gli aborti sono più che in Italia.
                      Perchè secondo lo stesso studio di Lancet in nord Europa (quindi Scandinavia) ci sono più aborti che nell’Europa dell’ovest.
                      Come resta da capire perchè nell’Europa dell’est ci siano tanti aborti nonostante che lì le leggi siano permissive…
                      C’è da capire perchè in Italia (il paese del Vaticano) ci sia la stessa percentuale di aborti della permissivissima Olanda.
                      Certo in Spagna c’è stato un raddoppio coincidente con l’era Zapatero che aveva introdotto l’educazione sessuale obbligatoria a scuola…

                      Ma soprattutto resta da capire perchè mai il Guttmacher Institute non cita mai l’Irlanda quando parla di numero di aborti e mortalità materna in relazione alla legalità dell’aborto.

                    • Woody85 ha detto:

                      Quindi secondo Matyt i fantomatici “pro-life” (ovvero l’85% dei medici americani) non pubblicherebbero su riviste peer-review, le quali ospiterebbero soltanto ricerche che arrivano da abortisti convinti.

                      Tesi mica male per uno uaarino, dev’essere la vicinanza di Carcano a fare questi effetti…

                      P.S.
                      Lo studio di Regnerus è stato ospitato su “Social Science Research” e lui lo rifiuta ugualmente…ipocrisia?

                    • Matyt ha detto:

                      Provo a rispondere punto per punto (anche se queste domande non dovrebbe farle a me, ma agli autori dell’articolo…)

                      “perchè in Gran Bretagna dove le leggi sono permissive e si insegna educazione sessuale a scuola gli aborti sono più che in Italia”
                      A quanto mi risulta, anche in Italia vigono leggi abbastanza permissive, e si insegna educazione sessuale a scuola.

                      “Perchè secondo lo stesso studio di Lancet in nord Europa (quindi Scandinavia) ci sono più aborti che nell’Europa dell’ovest.”
                      Non ne ho idea, ma non vedo il problema.

                      “Come resta da capire perchè nell’Europa dell’est ci siano tanti aborti nonostante che lì le leggi siano permissive…”
                      Quello è spiegato bene dagli autori dell’articolo: c’è ancora un retaggio culturale risalente al periodo sovietico, in cui la mancanza di contraccettivi portava all’uso dell’interruzione di gravidanza come metodo per la pianificazione famigliare.

                      “C’è da capire perchè in Italia (il paese del Vaticano) ci sia la stessa percentuale di aborti della permissivissima Olanda.”
                      Esattamente, mi sa rispondere?

                      “Certo in Spagna c’è stato un raddoppio coincidente con l’era Zapatero che aveva introdotto l’educazione sessuale obbligatoria a scuola…”
                      Zapatero è premier dal 2004, il trend in salita si ha dal 1995…
                      Il legame non mi sembra esserci.

                      “Ma soprattutto resta da capire perchè mai il Guttmacher Institute non cita mai l’Irlanda quando parla di numero di aborti e mortalità materna in relazione alla legalità dell’aborto.”

                      Ha ragione, questa è oggettivamente una mancanza del Guttmacher istitute.
                      Fossi in lei, proverei a farla presente.
                      Tuttavia, si potrebbe fare il medesimo discorso riguardo agli studi delle associazioni pro-life che evitano accuratamente di citare l’America Latina come uno di quei casi in cui una legislazione restrittiva e una forte “cristianizzazione” non portano assolutamente ad un minor numero di interruzioni di gravidanza, anzi…

                    • Matyt ha detto:

                      @Woody85

                      1. Non sono dell’UAAR, non sono ateo, e non mi sento neanche tanto razionalista (per quanto forse, ai fini della creazione del Nemico, questa appartenenza potrebbe farle comodo)

                      Ora: riguardo all’articolo di Regnerus le ho già risposto.
                      Non le ho mai scritto che fa schifo, le ho fatto leggere una critica, critica alla quale sembra essere d’accordo lo stesso Regnerus.

                      2. Sul fatto delle pubblicazioni dei medici pro-life, sarei felice di essere smentito.
                      Solo che, mi perdoni, deve trovare una analisi statistica dello stesso ampio respiro, pubblicata su una rivista dello stesso livello, e che giunga a conclusioni diametralmente opposte… non un opuscoletto.

                    • Woody85 ha detto:

                      @Matyt

                      1. Smarcarsi in questo modo da tutto per apparire il più possibile “neutrale” mi sembra lo stesso procedimento utilizzato prima per far apparire “neutrale” gli studi realizzati dal braccio armato della ricerca dell’ente abortista e eugenista Planned Parenthood. Tentativo patetico, lo sai meglio di me.

                      Quindi accetti finalmente lo studio di Regnerus, ovvero riconosci che i bambini cresciuti con genitori gay presentano: il 12% pensa al suicidio (contro il 5% dei figli di coppie etero), sono più propensi al tradimento (40% contro il 13%), sono più spesso disoccupati (28% contro l’8%), ricorrono più facilmente alla psicoterapia (19% contro l’8%), sono più spes­so seguiti dall’assistenza sociale rispetto ai coetanei cresciuti da coppie etero­sessuali sposate. Nel 40% dei casi hanno contratto una patologia trasmissibile sessualmente (contro l’8%), sono genericamente meno sani, più poveri, più inclini al fumo e alla criminalità???
                      Non ci posso credere…puoi confermarmelo ancora una volta?

                      2. Hai ragione, i pro life sono idioti e stupidi come tutti credenti, pensa che manco sanno cos’è una rivista peer-review. Solo voi abortisti sapete fare ricerca e lo si vede perché siete persone intelligenti e tolleranti. Lo dimostra anche il fatto che al mattino vi svegliate sempre con l’alito profumato…ah, spero che la selezione naturale elimini al più presto questi rozzi e analfabeti pro life!!

                    • domenico ha detto:

                      – Spagna: il trend era in aumento dal 1996? e perchè le politiche di Zapatero non l’hanno bloccato?
                      – Italia-Olanda: non mi risulta che in Italia si insegni educazione sessuale a scuola ma ammettiamolo pure. Gli olandesi per avere quel basso livello di aborti hanno dovuto fare tutte queste politiche http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/7971545 ; in Italia queste cose non si sono mai viste eppure il livello degli aborti è uguale a quello olandese. Ancora una volta non si capisce perchè tutti citino il ‘modello olandese’ quando l’Italia ha gli stessi risultati senza tutte quelle politiche!
                      – L’America Latina ha il 25% di aborti mentre l’Europa dove è permesso è al 30%. Vista la tesi dell’articolo in Europa dovrebbero essere di meno.

                • Woody85 ha detto:

                  @Matyt

                  “a detta del Guttmacher institute”.
                  Questa premessa rende di fatto totalmente inattendibile ogni conclusione in quanto il Guttamacher Institute è il braccio di ricerca di Planned Parenthood, l’ente abortista più grande del mondo che ha tutto l’interesse ad divulgare tali dati.

                  Possibile che gli uaarini non riescano nemmeno a capire quando si parla di conflitto di interessi?

    • PAOLO ha detto:

      qua non parlano bene dell’ONU

      L’Unione Europea finanzia l’aborto nel mondo.

      http://www.labussolaquotidiana.it/ita/articoli-lunione-europea-finanzialaborto-nel-mondo-5040.htm

      alcune righe…”Il 27 marzo scorso in occasione della Settimana europea della vita promossa dalla Commissione degli Episcopati della Comunità Europea e svoltasi presso il Parlamento Europeo a Bruxelles, Sophia Kuby, la direttrice esecutiva dello European Dignity Watch, ha reso noto che l’Unione Europea finanzierà sino al 2013 l’United Nations Population Fund (Unfpa), l’agenzia per la popolazione dell’ONU, con ben 24 milioni di euro. Questi soldi serviranno per sostenere il progetto Access RH il quale prevede di agevolare sempre più in tutto il mondo l’accesso a contraccezione e aborto. Più in particolare la cifra stanziata servirà per distribuire a pioggia pillole del giorno dopo e kit abortivi.”

    • Woody85 ha detto:

      @Matyt

      Mi sai dire che cos’è il Guttmacher institute? Ovviamente non lo sai, è il braccio di ricerca di Planned Parenthood ovvero l’ente con il più alto numero di cliniche abortiste al mondo.

      Non c’è conflitto di interessi vero? Siamo sicuri che le tue deduzioni possano essere prese sul serio?

      • Matyt ha detto:

        Non ho presentato le MIE deduzioni, ma uno studio che pare sia diventato lo “state of the art” della situazione.

        In ogni caso, so perfettamente cos’è il Guttmacher Institute.

        Potrebbe anche esserci conflitto di interessi, questo io non lo so: tuttavia secondo la Review Board di The Lancet, evidentemente, no.
        Non avendo la stessa competenza medica (e non avendola neanche lei…) penso sia più onesto intellettualmente fidarsi della seconda rivista medica più importante del mondo, rispetto all’affidarsi a mirabolanti tesi complottiste.

        • Woody85 ha detto:

          Il Guttmacher Institute è direttamente dipendente da Planned Parenthood e secondo te “potrebbe anche esserci conflitto di interessi”. Accidenti che concessione…ce n’è voluta dopo ore di resistenza, eh? Evidentemente di fronte alla dura realtà non puoi che interrompere la tua arrampicata di specchi pur di difendere la confessione religiosa di cui fai parte.

          Ti ricordo che il tanto fastidioso studio, che tu vorresti censurare, di Regnerus è stato approvato da “Social Science Research”, tanto che ha deciso di pubblicarlo. Penso sia più onesto intellettualmente fidarsi di questa prestigiosa rivista, rispetto all’affidarsi a mirabolanti tesi complottiste.

  • Daniele ha detto:

    Quelli dell’UAAR, come del resto i Radicali, sono professionisti della menzogna.
    Pur di fare pubblicità alle loro ideologie non si fanno scrupoli nel sostenere corse palesemente false e smentite dai fatti (alla faccia della razionalità di cui tanto si vantano).
    Ad esempio, allo scopo di fare pubblicità al testamento biologico e di denigrare la Chiesa sul terreno bioetico, gli uaarini vanno dicendo che il Card. Martini ha chiesto la sospensione delle cure che lo tenevano in vita e quindi si è posto contro gli insegnamenti della Chiesa Cattolica: ma la realtà è che il Card. Martini ha chiesto, in perfetta sintonia sia col Catechismo della Chiesa Cattolica sia con le vigenti leggi dello Stato, che non gli fosse fatto accanimento terapeutico.

    • Ugo La Serra ha detto:

      “anche se la morte è considerata imminente, le cure che d’ordinario sono dovute ad una persona ammalata non possono essere legittimamente interrotte” (2279)

      A Martini è stata interrotta l’alimentazione, ed è stato sedato.

      • enrico ha detto:

        @ Ugo La Serra

        Sedare e terapia del dolore sono normali in qualsivoglia ospedale.
        Martini era se non sbaglio alimentato attraverso una flebo.
        Non è morto nè di fame nè di sete.

      • edoardo ha detto:

        Scusa, eh, ma su questo sito qualche giorno fa c’era scritto che Martini non aveva la cannetta per l’alimentazione artificiale, come invece ce l’aveva la Englaro.
        Il Parkinson era talmente avanzato che aveva grande difficoltà a deglutire, dunque a nutrirsi.
        Ma ha rifiutato di farsi inserire la cannetta per immettere cibo artificialmente.
        Anch’io avei fatto la stessa scelta, al suo posto: vivere quanto puoi e morire come cent’anni fa, quando Dio e la natura chiamano, senza rattoppi e senza creare dei Frankestein intubati come degli esseri bionici.
        Quand’è ora di lasciare la vita, bisogna lasciarla senza tanti problemi e tante paranoie, è ora di andare e basta!
        Mio suocero s’è fatto operare di cuore a 84 anni, e si è illuso di aver fregato la morte e ingannato la vita, per scoprire 5 anni dopo (un mese fa), che un tumore alla pleura se lo sta portando via.
        Bell’affare che ha fatto a farsi operare al cuore!
        La vita è un passaggio, una fase in cui siamo messi alla prova, c’è Dio, c’è la Natura e c’è la Provvidenza, l’uomo non è padrone di sè stesso nè più nè meno di quando un uomo sotto effetto di eroina si illude di essere onnipotente, e in realtà sei solo un’immagine deformata di ciò che dovresti essere.

        • Ugo La Serra ha detto:

          Concordo. Anche io avrei scelto la stessa cosa.
          Anche Eluana Englaro ha scelto la stessa cosa. Solo che ci sono voluti più di 16 anni per far si che venisse rispettata la sua scelta.
          Anche Welby ha scelto di rinunciare a delle terapie che, in ogni caso, non lo avrebbero salvato.
          E, per finire, anche Martini, esattamente come Welby.

        • Titti ha detto:

          Ah, la coerenza! Per la Englaro, è stata fatta morire di fame e sete, per il Cardinal Martini, si è trattato di accanimento terapeutico!

          • Woody85 ha detto:

            Un altro uaarino e un’altra cretinata in arrivo…ormai è palese.

            Semplifico il ragionamento, così ogni devoto di Carcano può capirlo:

            Eluana Englaro = non malato terminale
            Card. Martini = malato terminale

            Fammi sapere se la tua testolina da uaarino è riuscita ad afferrare il concetto, altrimenti dovrò renderlo ancora più semplice. Magari con un disegnino, non so…

            • Piero ha detto:

              Eeeehhhh magari fosse dell’UAAR… peggio molto peggio…

            • Ugo La Serra ha detto:

              L’essere “terminale” o no, non conta un fico secco per la dottrina cattolica:

              “anche se la morte è considerata imminente, le cure che d’ordinario sono dovute ad una persona ammalata non possono essere legittimamente interrotte” (2279)

              • Piero ha detto:

                Imbroglione dilla tutta:
                2278 L’interruzione di procedure mediche onerose, pericolose, straordinarie o sproporzionate rispetto ai risultati attesi può essere legittima. In tal caso si ha la rinuncia all’« accanimento terapeutico ». Non si vuole così procurare la morte: si accetta di non poterla impedire. Le decisioni devono essere prese dal paziente, se ne ha la competenza e la capacità, o, altrimenti, da coloro che ne hanno legalmente il diritto, rispettando sempre la ragionevole volontà e gli interessi legittimi del paziente.
                2279 Anche se la morte è considerata imminente, le cure che d’ordinario sono dovute ad una persona ammalata non possono essere legittimamente interrotte. L’uso di analgesici per alleviare le sofferenze del moribondo, anche con il rischio di abbreviare i suoi giorni, può essere moralmente conforme alla dignità umana, se la morte non è voluta né come fine né come mezzo, ma è soltanto prevista e tollerata come inevitabile. Le cure palliative costituiscono una forma privilegiata della carità disinteressata. A questo titolo devono essere incoraggiate.

              • Woody85 ha detto:

                Sciocco uaarino, le cure ordinarie sono l’assistenza medica, le cure palliative e i servizi al malato. Nulla va interrotto di tutto questo, essendo di fronte ad un essere umano con una dignità.

                Ancora non hai capito la banale differenza tra Eluana e Martini? Sei così sciocco che mi viene il dubbio che tu sia addirittura un responsabile della confessione religiosa UAAR.

                • Pino ha detto:

                  all’UAAR per associarli gli fanno un test, se non sono abbastanza indietro di cottura non li prendono

              • Katy ha detto:

                Capisco che Ugo stia davvero dando il meglio di sé come mistificazione della realtà. Però sarebbe meglio evitare di sbollire la comprensibile indignazione nei commenti…si fa un bel respiro (come faccio io) e poi si cerca di rispondere…offendendo e ridicolizzando si passa dalla parte del torto.

  • edoardo ha detto:

    Eluana Englaro ha scelto cosa? Non sta scritto da nessuna parte che lei volesse essere “suicidata”. Suo padre ha voluto farlo per lei.
    Per Welby non so esattamente come stiano le cose, se lui fosse alimentato artificialmente e se, interrompendo le macchine, sarebbe spirato da sè per meccanismo naturale.
    E’ da un concetto che bisogna uscire: quello di operare e tagliare e cucire e sostituire pezzi come ricambi di macchina per allungare la vita ancora un po’.
    Ma togliersi la vita resta per me una fuga da te stesso, un po’ come chi ordina pezzi di ricambio dai condannati a morte cinesi per sostituire pezzi tuoi che sono difettosi.
    Hai da morire? Accetta la morte e basta senza tanti piagnisdei. E così accetta anche la parte finale della tua vita, tanto non dura a lungo.
    La vita non è un oggetto di cui possiamo disporre a nostro piacimento, sia quella nostra che quella degli altri.
    L’importante è quello che hai fatto prima, e ciò che lasci a chi ti ha accompagnato nel tuo passaggio in questa vita che ora ti appresti a lasciare: se sei vissuto egoisticamente per te stesso o se hai lasciato un segno indelebile del tuo passaggio a tua moglie, i tuoi figli, i tuoi amici.
    Nella mia esperienza di morti a cui ho assistito ho visto che chi è vissuto per sè e basta è attaccato in modo spasmodico al suo corpo ed ha terrore di perderlo.
    Chi nella vita ha impostato un buon rapporto di comunione con chi lo circonda, ossia chi ha camminato nella vita insieme ai suoi famigliari e amici, non fa tante tragedie quando è il momento di lasciare questo mondo, va di là e basta, perchè sa che ci deve andare, non teme tanto il passaggio che per un materialista è una tragedia.