L’antropologo Tattersall spiega l’inadeguatezza della spiegazione neodarwinista

Il celebre antropologo Ian Tattersall, responsabile della divisione di Antropologia dell’American Museum of Natural Historydi New York, fondatore della Hall of Human Biology and Evolution dell’American Museum e vincitore del prestigioso premio W. W. Howells dell’American Anthropologican Association, è uno dei tanti scienziati in opposizione alla teoria del “neo-darwinismo”, ovvero una delle posizioni che cercano di spiegare l’evoluzione biologica, cioè un fatto in gran parte supportato -per quanto riguarda la “microevoluzione”- da innumerevoli evidenze fossili.

Una teoria -quella neodarwinista- che però viene indebitamente esaltata per pure ragioni ideologiche e anti-teiste, tanto che lo stesso termine “neo-darwinismo” è diventato ambiguo, sinonimo di una posizione filosofica più che di una ipotesi scientifica. Per molti non è nemmeno una spiegazione scientifica, come tutto quel che termina con -ismo, come ha spiegato il biologo darwinista Francisco Ayala: «noi scienziati parliamo di Darwin, non di darwinismo o neodarwinismo». Per altri il neodarwinismo è una tautologia, anzi una vera e propria anti-teoria come l’ha chiamata il premio Nobel Robert Laughlin (R.Laughlin ‘Un Universo Diverso’ Codice Editore) e come ben spiegato dal dott. Alessandro Giuliani. Al neodarwinismo si oppongono sempre più studiosi per mere questioni scientifiche (un esempio qui), come hanno fatto Massimo Piattelli Palmarini Jerry Fodor nell’ormai noto volume “Gli errori di Darwin” (Feltrinelli 2010), ma tanti altri sono anche interessati a confutarne le pretese filosofiche di stampo riduzionista che vengono diffuse attraverso tale teoria, anche correndo il rischio di essere tacciati di “creazionismo” (che è un po’ uno spauracchio usato in modo molto simile all’accusa di “omofobia”).

Tattersall, ospite del “Meeting per l’amicizia tra i popoli” 2012, evento culturale organizzato da Comunione e Liberazione, sembra posizionato ad un’opposizione puramente scientifica, come già aveva fatto notare in precedenza il prof. Enzo Pennetta (anche più recentemente). Ha infatti respinto in una recente intervista l’idea di una evoluzione lineare e graduale, così come vuole il cardine del neodarwinismo (una sorta di continuum tra i primati e l’uomo), affermando: «L’idea di una evoluzione graduale era la posizione degli scienziati che hanno elaborato la cosiddetta teoria sintetica nella prima metà del secolo scorso e che riducevano i fenomeni evolutivi alla competizione e selezione naturale. Verso gli anni ‘70 però è diventato sempre più chiaro che questo modello non era adeguato. Soprattutto la documentazione fossile mostrava l’evidenza di un cammino con interruzioni e periodi di assenza di cambiamento». Questo ovviamente riduce il ruolo della selezione naturale, esaltata come unica spiegazione dai filosofi infervorati come Telmo Pievani e gli scienziati controversi come Richard Dawkins. E infatti, ha continuato l’antropologo americano: «Ciò significa che la selezione naturale non è l’unico fattore dei cambiamenti evolutivi e che altri agenti sono coinvolti, comprese le interazioni con l’ambiente: i mutamenti ambientali sono in effetti un grande “driver” dell’evoluzione. Naturalmente interviene anche il caso. Bisogna però considerare che quando parliamo dei processi evolutivi spesso siamo portati a semplificare le cose: in realtà noi non guardiamo al singolo processo ma a una storia fatta dall’accumularsi di molti e diversi elementi».

Soffermandosi sul ruolo del “caso”, tanto a cuore agli anti-teisti, ha però puntualizzato: «Caso è una parola delicata. Certo, il caso è un elemento presente in tutta la nostra esperienza umana e non è incomprensibile che nel corso dell’evoluzione biologica intervengano cambiamenti casuali, insorgano differenze e variazioni, dovute anche al fatto che cambia l’ambiente, che si verificano fenomeni improvvisi, disastri naturali, a volte catastrofici. La mia idea della selezione naturale è che sia molto importante ma che agisca più nelle fasi di stabilizzazione delle popolazioni che nel produrre le novità e i mutamenti. Per spiegare questi bisogna introdurre altri fattori». L’antropologo dunque concorda con il celebre  biologo e genetista statunitense Richard Lewontin, secondo cui «il segreto, ancora largamente misterioso, risiede senz’altro in proprietà interne, nell’organizzazione dei sistemi genetici, non nella selezione naturale», e in un’altra occasione: «la teoria di Darwin della selezione naturale ha delle falle fatali».

Tattersall tuttavia non concorda con il paleontologo Simon Conway Morris secondo cui la comparsa dell’Homo Sapiens sarebbe stata inevitabile, ma ci tiene comunque a ribadire l’unicità dell’uomo rispetto a tutte le altre creature: «noi uomini ricostruiamo il mondo nella nostra testa e produciamo oggetti frutto di questa rielaborazione; non ci limitiamo, come altri animali, a reagire agli stimoli che arrivano dal mondo. Pensando alle grandi scimmie, capita spesso di sentire dire che “hanno fatto cose che finora si pensava facessero solo gli uomini”: tuttavia non si può affermare che arrivino ad avere una capacità simbolica. È questo l’abisso cognitivo tra noi e le scimmie». E sopratutto: «il passaggio dall’Homo “non simbolico” all’Homo “simbolico” era impensabile, ma è accaduto; ed è accaduto in un unico evento, non gradualmente».

Sotto l’intervista di Tattersall, pubblicata su “Ilsussidiario.net” ha commentato il prof. Andrea Moro, linguista e neuroscienziato, ordinario di linguistica generale presso la Scuola Superiore Universitaria IUSS Pavia dove è responsabile della Classe di Scienze Umane e presso l’università Vita-Salute San Raffaele. Ha voluto sottolineare che secondo lui «la posizione importante di Tattersall sottolinea un filone di ricerche ben affermato: le scimmie non parlano “perché non possono”. Tuttavia il motivo, a mio avviso, non sta nella simbolizzazione […]. La vera differenza, come intuì Cartesio, sta semmai nel fatto che nessun animale può ricavare senso dalla combinazione dei simboli, cioè da quello che dall’epoca ellenistica chiamiamo “sintassi” […]. Ed è proprio dalla combinazione di simboli, dalla sintassi cioè, che si spalanca l’infinito nel linguaggio umano, e solo in quello. È questo il fatto inaspettato e clamoroso che differenzia noi da tutti gli altri animali. E questo “infinito presente” è anche alla base di altre capacità cognitive umane come la musica. Come diceva Chomsky negli anni 50 del secolo scorso “gli esseri umani sono progettati in modo speciale” per apprendere il linguaggio secondo modalità che ci portano dritti a riconoscere il mistero».

 

Qui sotto il video dell’incontro “Evoluzione biologica e natura dell’essere umano” svoltosi al “Meeting” di Rimini. Assieme a Tattersall partecipano W.E. Carroll, teologo di Oxford e Marco Bersanelli, ordinario di Astrofisica

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23 commenti a L’antropologo Tattersall spiega l’inadeguatezza della spiegazione neodarwinista

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  1. Gab ha detto

    Quali sono le innumerevoli evidenze fossili della “microevoluzione”?

    Qui si continua a fare un pò di confusione tra “selezione naturale” ed “evoluzione”.

    L’evoluzione è il concetto filosofico materialista che afferma l’esistenza della speciazione (mai provata neanche dalla storia dei fossili che anzi affermano il contrario, e cioè che le specie non si evolvono, ma casomai si estinguono che è ben diverso). La selezione naturale invece è l’unico dato scientifico dimostrabile che però non parla affatto di “evoluzione”.

    La selezione naturale (o artificiale, come per esempio è avvenuto per i cani o per gli incroci delle varie razze di animali da reddito), non fa altro che continuare la specie con caratteristiche selettive che evidentemente sono quelle più vantaggiose in natura. Ma non porta certo a “speciazione”, cioè non porta in alcun modo ad una nuova specie. Quindi non c’è evoluzione.

    Il fatto che Darwin tentò di spiegare l’evoluzione (non dimostrabile) con la selezione naturale (il dato invece esistente) non fa che confermare l’enorme confusione che aveva in testa. Ma sono 2 cose completamente diverse.

  2. Simone ha detto

    Certo che esistono prove fossili della macroevoluzione.
    Guarda qua http://www.talkorigins.org/faqs/comdesc/section1.html#morphological_intermediates

    • Gab ha detto in risposta a Simone

      Roba vecchia Simone.. se lo sai specie ritenute “fossili” sono ancora vive… alla faccia della evoluzione.

      Lo stesso Darwin ammise: “…devono essere esistite innumerevoli forme di transizione, perché non le troviamo in grandissime quantità? …perché non ne sono piene tutte gli strati e le formazioni geologiche? …questa forse è l’obiezione più ovvia e seria che si possa fare contro la teoria [dell’evoluzione]“

      Per non parlare dell’Homo Sapiens che già esisteva affianco l’uomo di Cro magnon e quello di Neanderthal.. altre specie (o razze come forse nel caso di cro magnon) ma non certo evoluzione/speciazione.

    • Gab ha detto in risposta a Simone

      Secondo Stanley, un affermato evoluzionista, “le testimonianze fossili non hanno documentato un singolo esempio di evoluzione filogenetica risultante in una transizione morfologica visibile, e pertanto non offrono alcuna evidenza che il modello gradualistico possa essere ritenuto valido”.

      Gli fa eco un altro evoluzionista, Kitts: “le testimonianze fossili non forniscono neppure una prova in supporto della teoria darwiniana, tranne che esse nel senso più debole sono compatibili con tale teoria, come anche con altre teorie evoluzionistiche, rivoluzionarie… e addirittura con quelle non storicamente compatibili”.

    • Gab ha detto in risposta a Simone

      Si potrebbe che il grosso errore che fanno i paleontologi è usare la teoria per spiegare i fossili, quando i fossili dicono altro.

  3. Max ha detto

    Che l’evoluzione delle specie sia avvenuta e’ un fatto, su questo sono d’accordo quasi tutti, anche scienziati credenti. Basti vedere, ad esempio, la graduale evoluzione delle strutture dello scheletro tra migliaia di specie in centinaia di milioni di anni. Sul “come” cio’ sia avvenuto, ci sono alcune cose che abbiamo capito, ed altre che dobbiamo ancora capire.

    • Nadia ha detto in risposta a Max

      Io, Max, direi così: “Che l’evoluzione delle specie sia avvenuta è un fatto, su questo sono d’accordo quasi tutti, anche scienziati credenti. Basti vedere, ad esempio, la PROGRESSIVA (non graduale, perché procede a scatti e per discontinuità, con lunghe pause e salti improvvisi) evoluzione delle strutture dello scheletro tra migliaia di specie in centinaia di milioni di anni. Sul “come” cio’ sia avvenuto, ci sono POCHE cose che abbiamo capito, e LA GRAN PARTE che dobbiamo ancora capire. IL DARWINISMO, CON IL RUOLO SMISURATO ASSEGNATO AL CASO COME UN DEUS EX MACHINA A RIEMPIRE TUTTI I GAP, ED ANCHE COL MECCANISMO DELLA SELEZIONE NATURALE CHE POSTULA UN’EVOLUZIONE CONTINUA E LISCIA, NON APPARE UNA TEORIA SCIENTIFICA SODDISFACENTE”.

      • Gab ha detto in risposta a Nadia

        Nadia scusa, mi spieghi dove sta il “fatto”? … Cosa dimostra ciò? Qual è la prova? I fossili provano l’estinzione, provano che specie ritenute estinte (e quindi “evolute” in qualcos’altro) in realtà esistono ancora (come nel caso di alcuni pesci, ad esempio).

        Evoluzione “a scatti”? E’ ancora più fantasiosa di quella graduale. La sera prima sono una scimmia e il giorno dopo un uomo? Capirai l’assurdita di una affermazione del genere.

        Su come ciò sia avvenuto è in realtà chiarissimo. L’evoluzione non esiste, è un concetto ideologico e materialista che vuole escludere totalmente l’azione creatrice di Dio nell’ambito naturale. Vuole completamente annullare la sola idea che Dio possa creare (e allora che senso ha che noi professiamo la Fede in un Dio creatore?).

        La teoria non solo non è soddisfacente ma è forzata con considerazioni che non sono giustificate dai fatti.

        L’errore di chi crede è voler utilizzare per “rettificare” Darwin gli stessi concetti di Darwin. Lo scienziato credente sa già spiegarsi come la vita sulla terra esista e lo prova grazie al fatto che non esiste la gradualità. Solo la Creazione è compatibile con gli “scatti”. Dirai che non è dimostrabile. Dirò che l’evidenza non può essere negata. E che sarebbe finalmente ora di liberarsi dal lavaggio di cervello materialista di questi 150 anni.

        Non è fondamentalista credere nel Dio Creatore, che può intervenire come meglio crede (come se fossimo noi gli dei che glielo vogliamo impedire con una teoria farlocca) nella vita naturale.

        E un pò come dire che non puoi credere in Dio perché non puoi dimostrare la Sua esistenza. Infatti c’è la Fede a sostenere il credente. E siccome la Fede parla di un Dio Creatore, che senso ha escludere la Sua stessa azione creatrice, quasi come a limitarlo?

        Le evidenze portate avanti negli ultimi anni si avvicinano molto di più al concetto di Creazione che non di “evoluzione”. Ad un disegno Intelligente che non esclude certo l’atto creativo. Se l’Universo è in continua espansione significa che l’azione creatrice non è mai terminata e continua in ogni istante.

        Figuriamoci in milioni di anni di storia..

        • Nadia ha detto in risposta a Gab

          Se con “evoluzione” intendi una specie che si trasforma gradualmente in un’altra, hai ragione: questo non è un fatto osservato.
          Se invece con “evoluzione” intendi che specie sempre più complesse sono comparse in tempi successivi (dagli organismi monocellulari di qualche miliardo di anni fa fino all’uomo 200.000 anni fa), questo è un fatto osservato dalla paleontologia.
          Quindi, se in scienza ammetto come prima ipotesi esplicativa la più semplice, ne consegue che devo presumere che Homo sapiens sia comparso 200.000 anni fa per trasformazione di una specie di ominide pre-esistente, piuttosto che ex abrupto dalla composizione di materia inanimata tutto per intero come per il primo organismo monocellulare.
          Ti do ragione, cmq, che il darwinismo non spiega NULLA.

          • Antonio72 ha detto in risposta a Nadia

            In realtà non credo che il vero nocciolo della questione sia la diatriba tra saltazionismo e gradualismo, quest’ultimo alla base del meccanismo della mutazione genetica casuale quale spiegazione dell’evoluzionismo e quindi dell’origine delle specie.
            L’epigenetica dimostra che l’evoluzione biologica è in un certo senso guidata da fattori non casuali (o meglio non solo) che non hanno a che vedere con la mutazione genetica casuale e la conseguente cieca selezione naturale.
            Questa visione ingenua neodarwinista che ricorda la metafora della mano che si deve adeguare alla dimensione e forma del guanto (o anche la chiave nella serratura) non è corretta dal punto di vista biologico per le semplici considerazioni:
            1) Non tutte le mutazioni casuali determinano variazioni fenotipiche
            2) Non tutte le variazioni fenotipiche incidono sulla sopravvivenza di una specie mutante
            3) La probabilità che una combinazioni di mutazioni genetiche casuali determini variazioni fenotipiche significative ai fini della sopravvivenza è compatibile con l’ordine di grandezza della vita di una specie e quindi, anche se dovessero presentarsi, non apparirebbero mai.
            4) L’espressione fenotipica di uno stesso genotipo può variare in relazione a fattori esterni, climatici ed ambientali ed altri interni.
            5) Il rapporto organismo-ambiente non è descrivibile esclusivamente in termini univoci di selezione naturale.
            In definitiva se veramente il gradualismo è sinonimo di casualità mentre il saltazionismo di teleologia, tanto vale prendere il toro per le corna e discutere degli ultimi piuttosto che dei primi.
            Il neodarwinismo risente ancora di una impostazione meccanicista dove un organismo complesso viene descritto dall’accumulazione dei suoi componenti elementari o ingranaggi. Ma si dimentica che, mentre una qualsiasi macchina può essere analizzata nelle sue singole parti e quindi smontata pezzo per pezzo per spiegarne le molteplici funzioni, non è detto che da un insieme di semplici parti integrate casualmente debba emergere una macchina coerente e funzionante. La probabilità che emerga equivale alla metafora che da un ciclone che investe un’accozzaglia di parti meccaniche messe alla rinfusa emerga un jumbo-jet perfettamente funzionante.
            Per quanto riguarda l’uomo, il neodarwinismo non spiega il salto in termini evolutivi ad una specie simbolica, come lo è solamente la specie umana.
            Secondo il neodarwinista Boncinelli il linguaggio sarebbe un sottoprodotto emerso da qualche sconvolgimento del nostro genoma. Ed è naturale che debba ritenerlo tale, altrimenti dovrebbe ammettere che uno sconvolgimento genetico come il linguaggio, e quindi un evidente salto in termini evolutivi, debba essere avvenuto casualmente! Ed infatti è Boncinelli stesso ad ammettere che il linguaggio non può essere stato selezionato per la sua utilità e quindi ai fini della sopravvivenza. Ciò non è evidentemente compatibile con il gradualismo predicato dal neodarwinismo il quale, come già detto, è strettamente collegato alla mutazione casuale. Detto in parole povere, più è elevato il tasso gradualista della mutazione più è elevata la probabilità che essa determini qualità fenotipiche significative per la sopravvivenza, mentre un eventuale saltazionismo mutante, essendo casuale, non può che determinare caratteristiche ininfluenti ai fini della sopravvivenza, appunto come il linguaggio. Può essere che sia così, tuttavia nessun neodarwinista può spiegare perchè debba essere proprio così. Inoltre, quando si parla di specie umana, stabilire quale caratteristica fenotipica debba essere selezionata ai fini evolutivi mettendola a confronto con le altre specie animali, è un’operazione del tutto arbitraria e discutibile in quanto la specie umana è unica nel panorama evolutivo. Ovvero il linguaggio, che evidentemente non può essere considerato generalmente indispensabile ai fini della sopravvivenza, altrimenti sarebbe diffuso tra le specie animali, non è detto che non lo debba essere stato inizialmente per la specie umana, pressapoco come il pollice opponibile. E qualora lo fosse stato, l’improvviso sconvolgimento genetico che lo ha consentito non può essere frutto del caso.

          • Gab ha detto in risposta a Nadia

            La speciazione non è provata. E’ questo il punto. Non è mai stato possibile osservare un fenomeno del genere. Da cosa deduci che questo è un fatto “osservato”?

            Se per un attimo elimini dalla testa la teoria di Darwin non puoi che arrivare all’unica coclusione logica: cioè che ho ritrovato fossili di specie diverse. Ciò implica la “trasformazione”? No.. implica la semplice esistenza di specie diverse nella storia che poi si sono estinte, oppure sono ancora presenti (vedi il coccodrillo che guarda caso ha “resistito” alla trasformazione dopo milioni di anni).

            E non è vero che specie sempre più complesse sono comparse in anni successivi. I batteri esistono ancora, le scimmie esistono ancora, gli insetti esistono ancora. La diversità biologica esiste da quando c’è vita sulla Terra. L’Homo sapiens lo si fa risalire addirittura a quasi 2 milioni di anni. Come vedi non si sa neanche quando l’Homo sapiens sarebbe “apparso” sulla Terra.

            Mi vorresti dire che il coccodrillo è più complesso di un dinosauro? Io direi il contrario.

            E perché gli altri batteri non si sono “evoluti”? Perché le scimmie non si sono evolute? Non sanno neanche di quale “ominide” si tratti che abbia prodotto l’Homo sapiens.

            La verità è che molti resti classificati come “Homo” oggi sono stati rivalutati come scimmie (per esempio per quanto riguarda l’australopitecus).

            Il cavallo di battaglia dell’anello di congiunzione non può semplicemente essere oggi ignorato e far finta che l’evoluzione la si può spiegare ovviando con considerazioni ancora più fantasiose di prima. Ciò mette in crisi la stessa credibilità scientifica di fronte a queste ipotesi di fantascienza.

  4. Marco Comandè ha detto

    Davvero divertente l’affermazione che la combinazione dei simboli sia una qualità speciale per gli umani. Lasciamo stare la vecchia polemica sui pappagalli che parlano e sull scimmie che usano la lingua dei segni. Ma proviamo a capire se l’uso dei feromoni nel regno degli insetti eusociali sia davvero una cosa diversa rispetto al linguaggio umano. Solo con i feromoni la regina riesce a indurre le operaie a rimanere sterili (e ovviamente non in tutti gli insetti, dipende dalla specie). Vi pare poco? Considerato che il sesso è il più importante dei simboli riproduttivi negli animali, dire che gli animali non hanno una comunicazione “speciale” è un esempio degli orrori del creazionismo.
    Ma questa polemica su gradualismo saltazionismo perchè non ha tirato in ballo Stephen Jay Gould? Ma come? Non era il paladino dei creazionisti? Di più non posso dire perchè voglio prima ascoltare cosa pensa questo sito di Gould. L’unica precisazione che devo fare è: avete letto l’editoriale di Pievani sulla rivista Le Scienze di agosto, in cui criticava Dawkins? Mi sa di no, perchè poi li avete messi sullo stesso piano. Pievani ha detto che i litigi fanno bene alla scienza, allora perchè qua gongolate sul fallimento dello scientismo?
    Ma qua si vuole criticare pure il concetto di speciazione. Come? Proprio voi che citate Piattelli “Gli errori di Darwin” non estraete dal suo libro il passo sull’orologio genetico? “Questa iperdiversificazione può essere spiegata solo mediante un’interazione complessa fra fattori trainanti (driver) intrinseci ed estrinseci di speciazione rapida, combinati con processi di isolamento riproduttivo e migrazione” (pag. 62). E ora leggo nei commento che non esiste l’isolamento riproduttivo? Certo che esiste! Cavallo e asino generano mulo e bardotto che sono sterili!
    Se la speciazione non esiste, allora come mai ogni specie può essere classificata mediante tratti morfologici che non esistono nelle altre con-specie? Una farfalla con tre cerchi colorati o con due, con tre cerchi diversamente colorati o ugualmente colorati… Questa è l’unità di base della tassonomia moderna.

    • Antonio72 ha detto in risposta a Marco Comandè

      Infatti le caratteristiche principali del linguaggio umano sono la sua convenzionalità e l’articolazione. Non esiste una comunicazione necessaria o innata fra atti comunicativi ed i significati da essi veicolati, come nelle altre specie animali. E non esiste una ricchezza di linguaggio paragonabile a quella umana, sia dal punto di vista semantico (l’uomo può parlare anche del nulla – ed ho già citato Boncinelli che rimarcava la sua futilità) che di possibilità praticamente infinite ed indipendenti l’una dall’altra, tanto che l’antropologo E. Sapir scriveva così: “Quando si giunge alla forma linguistica, Platone cammina con il porcaio macedone, e Confucio con i selvaggi cacciatori di teste dell’Assam”.
      E d’altra parte nel cervello umano esiste una piattaforma codificante innata in grado di acquisire facilmente qualsiasi tipo di linguaggio.
      Ma come si fa a paragonare il linguaggio umano ai segni o versi degli scimpanzè, nemmeno i neodarwinisti più sfegatati, al limite si può affermare che esista un necessario e graduale progresso evolutivo dall’uso elementare di segni e versi alla ricchezza fluida e pregna di significati del linguaggio umano, anche se le differenze tra i linguaggi umani non possono essere interpretate come le testimonianze di una fase più primitiva o intermedia dell’evoluzione linguistica. E’ quindi un’ipotesi non verificata, e forse mai verificabile, anche se non scartabile a priori.

      • Giorgio Masiero ha detto in risposta a Antonio72

        “Graduale progresso evolutivo dall’uso elementare di segni e versi alla ricchezza fluida e pregna di significati del linguaggio umano”: dove la vedi seppure al limite, Antonio, questa “gradualità”, “progressività”, “evoluzione” nel linguaggio tra bestie e uomini?! o, per chi non si tappa occhi e orecchie e non si fa bollire il cervello dall’ideologia, c’è piuttosto un ABISSO, un SALTO, una DISCONTINUITA’ tra tutti i versi dello zoo da una parte e l’arte, la musica, la scienza, la filosofia, la poesia, la religione, ecc. della storia umana dall’altra?

        • Gab ha detto in risposta a Giorgio Masiero

          Appunto Giorgio. Quello che volevo dire rispondendo a Nadia era che questo “abisso” non lo puoi spiegare se non con l’intervento diretto di Dio nella Creazione.

          E’ singolare comunque che chi si considera “credente” esclude a priori l’atto creativo. Credente in che cosa mi chiedo?

          La scienza materialista pretende di spiegare tutto bypassando le evidenze che in questo caso non fanno che confermare (seppur non in maniera così letterale)che Dio ha creato la vita. Cosa c’è di scandaloso in questo (per un credente dico)? … Nulla apparentemente, ma evidentemente il lavaggio del cervello materialista ha messo in ombra non solo la Fede, ma anche la Ragione.

          • Giorgio Masiero ha detto in risposta a Gab

            Non so, Gab. Forse non sono del tutto d’accordo con te, e mi sento più vicino a Nadia.
            Un conto è insistere che non c’è continuità, evoluzione, gradualità, ecc.: qui la penso come te, sia tra una specie e l’altra, sia poi quando si passa all’uomo, non c’è nessuna continuità. E i darwinismo non spiega nulla.
            Un altro conto però, ammessa la discontinuità tra una specie e l’altra e tanto più con l’uomo, è dire che la scienza non potrà mai spiegare nulla. Così, in fisica ci sono fenomeni di discontinuità (per es., i cambiamenti di stato solido-liquido-aeriforme, che per ogni sostanza avvengono a certe temperature/pressioni che si spiegano con la MQ).
            Se si tiene conto del vero significato di “spiegazione” nelle scienze moderne (v. http://www.uccronline.it/2012/06/01/quel-che-la-scienza-spiega-e-che-lo-scientismo-non-sa/ ) io non posso escludere che in futuro la scienza non possa far luce, almeno in parte, sui grandi problemi biologici, compreso anche quello più grande di tutti: la mente umana. E ciò senza nulla togliere alla necessità di un Creatore e al livello conoscitivo della filosofia e della teologia.

        • Antonio72 ha detto in risposta a Giorgio Masiero

          Prof. Masiero, ed infatti non credo in questa gradualità, anzi non credo affatto in alcuna gradualità quando trattasi dell’origine di specie biologiche; ciò non significa che altri vi possano credere. Ma per nessuno è lecito credere che tra il linguaggio umano e quello di un fringuello, anche di uno scimpanzè, non vi sia alcuna differenza. E’ solo questo che volevo dire.

      • Marco Comandè ha detto in risposta a Antonio72

        Il linguaggio è solo una delle forme comunicative che usano gli animali sociali, questo è palese. Quello che possiamo affermare è che l’uomo è dotato di una super-mente, ma questo non lo rende superiore. Sarebbe come dire che il cane ha il super-fiuto e questo lo rende migliore, che il dinosauro è super-gigante e quindi domina il globo, che la formica è un super-organismo la cui intelligenza deriva dall’empatia e quindi è più meritevole eticamente. Nessuna qualità è migliore delle altre, ognuna ha una sua specialità. E non stiamo forse parlando di specie, o meglio di speci-azione?
        http://www.cicap.org/new/stampa.php?id=101205
        Questo sito menziona la tesi famosa sull’origine del linguaggio umano: il possente richiamo d’amore che promana. Come negli uccelli il cinguettio è finalizzato alla riproduzione mentre le varietà comunicative (pericolo-fame-felicità-dolore) sono di contorno, allo stesso modo Freud ha interpretato l’intelligenza, l’agonismo sportivo, il potere come semplici effetti collaterali della più potente arma, il sesso. A me lo psicanalista sta antipatico quando associa tutto a sesso ed Edipo, ma non accetto la versione opposta della misoginia e della repressione e/o ipocrisia sul desiderio e sull’identità sessuale.
        Se vogliamo capire cosa significa avere un cervello grande, dobbiamo innanzitutto domandarci quali conseguenze ha sul corteggiamento e sull’educazione della prole.
        E non concordo con Gab quando afferma che scadiamo nel bieco materialismo. Quando andiamo a magnificare un tavolo, un bosco o la bellezza dei colori, sappiamo che il tavolo è una creazione umana, che il bosco è frutto di miliardi di anni di evoluzione, che i colori sono una semplice percezione sensoriale evanescente. Ma non per questo sminuiamo il Dio che si cela dietro, il tavolo è formato della stessa materia della Genesi biblica, quindi non ci interessa che sia manipolato dall’uomo, allo stesso modo i geni da cui hanno origine cose positive o negative come il parkinson o i record olimpionici sono materia che deriva dal brodo primordiale, cioè la stessa materia della Genesi.
        Il furbo Masiero, nel parlare di Salto, evita ancora una volta di citare Stephen Jay Gould. In ciò vedo la furbizia di chi scarta gli argomenti che non condivide prima ancora di averne verificato con pazienza l’attendibilità. Gould ha parlato di salti per dire che vi sono lunghi periodi di stasi in cui vige la “conservazione della specie” cara ai neodarwiniani, ma poi vi sono epoche di grande sommovimento in cui la conservazione non è più possibile e si ha una rivoluzione, come è accaduto con la catastrofe dell’ossigeno per i primi batteri, l’estinzione dei dinosauri e lo straordinario sviluppo del cervello umano.

        • Antonio72 ha detto in risposta a Marco Comandè

          Se l’uomo è dotato di una super-mente è evidente che sia superiore, almeno a livello mentale. Poi di certo l’uomo non ha un super-fiuto, una super-vista e nemmeno è superg-gigante, ma la sua super-mente, a differenza delle altre specie animali che si devono accontentare delle qualità che madre natura gli ha concesso, può agevolmente surrogare tutte queste super-qualità mancanti. In questo l’uomo può dirsi di certo superiore. Nel linguaggio vale la stessa cosa, perchè si dà il caso che è proprio il linguaggio che consente all’uomo di ottenere e trasmettere tutte le super-qualità che gli mancano.
          Ma ovviamente nessuno conosce l’origine del linguaggio umano, sappiamo solo che è compatibile esclusivamente con la struttura cerebrale umana.
          E non mi convince la teoria che il linguaggio umano si sia originato dal corteggiamento per una semplice ragione. Le neuroscienze hanno appurato che le aree cerebrali attinenti il linguaggio sono più evolute e cmq più sfruttate, nel cervello femminile che in quello maschile. Ma non dovrebbe essere il contrario, visto che si presume che sia l’uomo a corteggiare la donna e non viceversa? In realtà all’uomo cacciatore la competenza linguistica serviva a ben poco. Se dovessi scommettere sull’origine del linguaggio scommetterei di certo sulla donna e non sull’uomo. O. Wilde diceva che le donne non hanno niente da dire, ma lo sanno dire così bene!

  5. Titti ha detto

    I Testimoni di Geova la fanno breve: esiste la creazione esattamente come descritto nella Bibbia, passo per passo, inclusa la creazione di Adamo creato dal fango e di Eva, dalla costola di Adamo. Alla mia obiezione, che se così fosse, il genere umano sarebbe frutto di un’incesto, mi è stato risposto che, all’epoca Dio lo permetteva.

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