Colosio, direttore scolastico Lombardia: «le paritarie fanno risparmiare lo stato»

Qualche organo di stampa ha diffuso come vera una bozza dell’Ufficio di presidenza del Consiglio dei Ministri, poi subito dopo smentita. Si tratta della spending review che andrebbe a toccare anche il sistema scolastico, con presunti tagli all’Università, per poi portare in premio duecento milioni di euro alle scuole non statali.

La stampa statalista (comunista), per reazione, ha così scatenato la solita macchina del fango contro le paritarie. A rispondere è stato innanzitutto Roberto Gontero, presidente nazionale di Agesc (Associazione Genitori Scuole Cattoliche), dicendo: «Non è vero. La gente deve sapere che esiste un fondo per le paritarie che da dieci anni si aggira sui cinquecento milioni di euro. Questi duecento milioni, per i quali i giornali si stracciano tanto le vesti, potrebbero essere i soldi destinati alle scuole paritarie, e allora il fondo si troverebbe decurtato del sessanta per cento, con il rischio reale di chiusura della grande maggioranza degli istituti paritari. Oppure, nella migliore delle ipotesi, sarebbero i soldi dei fondi pluriennali già decisi, a cui però mancherebbero cinquanta milioni. Ma di quale regalo alle paritarie stanno cianciando!».

Ha voluto ricordare che «la legge Berlinguer del 2000 afferma che la scuola pubblica è statale e non statale, cioè paritaria. Le notizie di questi giorni sono state diffuse ad arte per creare malcontento tra gli studenti universitari che, se tutto venisse confermato, potrebbero insorgere contro le scuole paritarie che invece all’università non tolgono proprio nulla». Per poi ricordare quel che tutti fingono di non sapere: «chi manda i figli alla scuola paritaria fa risparmiare allo Stato ben sei miliardi di euro all’anno», come dimostrato i dati del Miur.

Un altro intervento è stato quello di Giuseppe Colosio, Direttore Scolastico Regionale per la Lombardia, il quale ha spiegato che invece il rischio è un ulteriore taglio verso le scuole paritarie: «Mi auguro che non si taglino ulteriormente i fondi già decisi per le scuole paritarie, che fanno parte a tutti gli effetti del sistema pubblico dell’istruzione. La vita di queste scuole consente una pluralità di interventi e un risparmio considerevole all’amministrazione statale […]. Noi, come Stato, siamo interessati a sostenere tutti gli attori del sistema dell’istruzione e della formazione, perché ci permettono di abbassare la spesa e mantenere la qualità dell’offerta». Si è soffermato anche sulla «modalità di reclutamento degli insegnanti», delle paritarie, che è «molto più ampia e valida rispetto a quella dissennata dello Stato, che recluta gli insegnanti come stringhe informatiche, senza guardarli in faccia».

Colosio ha colto l’occasione per sfatare la leggenda secondo cui le scuole paritarie affamino quelle pubbliche, causandone il dissesto: «Ma figuriamoci», ha risposto. «Con 120 milioni di euro, che Roma fino al 2011 faceva pervenire alle scuole paritarie in Lombardia, lo Stato risparmiava un miliardo e trecento milioni. Se i trecentomila studenti che frequentano la scuola paritaria avessero, invece, frequentato la statale, ciò avrebbe comportato un aggravio di spesa pubblica di un miliardo e quattrocento milioni. Questi sono i costi dell’amministrazione statale, molto più rigida e farraginosa. Quando parlo di paritarie, non parlo solo di quelle gestite da enti religiosi, le scuole professionali regionali contano 45 mila studenti. Per non parlare di quelle gestite dai grandi comuni, specie al Nord». L’aggressione mediatica, con in testa il quotidiano “Repubblica”, è per Colosio un «pregiudizio novecentesco di statalismo che non ci allinea all’Europa quando si parla di scuola». In Europa, infatti, le paritarie sono completamente finanziate dallo Stato, risultando essere poi le migliori come offerta formativa di qualità.

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11 commenti a Colosio, direttore scolastico Lombardia: «le paritarie fanno risparmiare lo stato»

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  1. Andrea ha detto

    Fomentare l’idea che ci debba essere rivalità, se non inimicizia, tra scuole private e scuole pubbliche è una cosa deleteria e basta.

    E lo dico da sostenitore della scuola (anche) pubblica.

  2. domenico ha detto

    “La repubblica” è di proprietà del finanziere svizzero e maestro massone Carlo De Benedetti. Un giornale fazioso che ha una mira ben precisa: la totale consegna della società italiana all’ideologia massonico-liberista. Per far questo è necessario distruggere le scuole cattoliche e tutto ciò che in qualche modo si ricollega alla sfera di influenza della Chiesa.
    Benedetto XVI è sempre messo sulla graticola… così come prima il beato Giovanni Paolo II.
    Quando, ad es., il Papa polacco lottava contro il comunismo ateo e perverso, il quotidiano di De Benedetti faceva ovviamente il tifo per i compagni comunisti. Direi che per gli ex compagni di “La repubblica” i diritti umani sono proprio la “specialità” del giorno.

  3. Leon ha detto

    Al di là di inutili questioni ideologiche e rettoriche su un fronte e l’altro,sempre deprecabili,perchè hanno ucciso quasto nostro bel paese,un giovane non lo dice,ma anche se non lo dice lo pensa, vi è un problema,a mio avviso,o bisogna dare la possibilità concreta e materiale che gli istituti parietali possano essere frequentati da tutti,ppure in alternativa,pareggiare il livello qualitativo e formativo tra statali e parietarie.Di questo si dovrebbe occupare la politica non di insulsi litigi su chi conseguirà la nuova legge elettorale per avere più posti di potere sugli “amici degli amici.”

    In effettiva,anche più realisticamente,il pareggio qualitativo dell’offerta formativa mi sembra più idoneo e più “facilmente realizzabile”.

    Scelta la posizione si tratta di trovare tutti gli strumenti tecnici,le proposte,per realizzarlo.

    Risparmiare sulle formazioni universitarie,significa non investire sul futuro,infatti le competenze tecniche devono evolversi verso la consapevolezza dell’apertura dei mercati,sia sul fronte europeo che su quello asiatico.Tuttavia vi è bisogno di una ristruturazione di competenze specie in quelle statali,non solo dal punto di vista di budget,ma dal punto di vista strettamente infrastrutturale,e operative,in molte università italiane si trovano “famiglie in carica al rettorato da decenni” così nello svolgersi delle selezioni dei professori,sarebbe ora di finirla.
    Sarebbe utile mettere meno esami,specificarli e selezionarli in funzione della reale specifica richiesta del mercato,e favorire lo stretto contatto tra studente e imprese,con tirocini appositi.

    Un ragazzo, domani, si troverà a competere con competitori formidabili come la cina.E’ necessario fornirli tutti gli strumenti affinchè non si trovi svantaggiato.

    • Piero ha detto in risposta a Leon

      Risparmiare sulle formazioni universitarie,significa non investire sul futuro,

      Caro amico, ma se si mettono corsi di laurea in “trofeistica” o in “scienze turistiche” o in “geografia” per dare cattedre a clienti elettorali, togliendo risorse alle VERE facolta’, e per dare la possibilita’ a tutti di prendere una laurea comunque ed in ogni caso, dove pensi che andremo a finire?

      • Leon ha detto in risposta a Piero

        Ciao Piero,concordo è un’altro punto in cui bisogna intervenire.Il problema su questo punto,secondo me, non è strettamente tecnico ma culturale e di pensiero.Nonostante io studi discipline scientifiche,di fatto qua sarebbe necessaria la figura del filosofo al quale direi evocando un loro maestro,Platone:”non occuparti di scientismo positivista,determinismo ecc ma comincia a fare quello che sai fare alla perfezione,pensare,trovare idee,non scoraggiarti del fatto che la società moderna industrializzata spesso discrimini la tua figura,e ti prego sovverti la rettorica del politico,sovverti “Macchiavelli”.

        Indubbiamente,le lauree trofeistiche vanno dimesse,e accanto a loro chiunque,per interessi utilitari,le abbia fatte sorgere,a discapito di tutti.Il problema che tuttavia deve cambiare la visione del politico,la massima che pende dalle labra del politico “equità”,riferendomi alla maggioranza della classe politica degli ultimi 20 anni,non ha alcun senso perchè “le parole volano tra i venti,mentre le mani fondano case”.Una volta tanto,è saggio,praticare ciò che si afferma.E infatti primo scopo del politico è eseguire con estrema lealtà,il mandato che li è stato dato,il mandato è anzitutto un dovere,al costo della vita,con il popolo che lo ha eletto.”Lealtà” parola finita nel cassetto,nelle miriade di congiure che i politici si fanno l’uno contro l’altro, e dei giuramenti a Montecitorio che egli ha protratto con i cittadini italiani,irrispetatti,dimenticati,vanificati dall’aver fatto politica per il potere e solo per esso,avendo dimenticato ciò che è ancora più importante della tecnica:”io e le mie responsabilità di uomo eletto.”

        Direi loro:”non sei li per costruirti il tuo potere personale,ma per migliorare questa nazione,una volta tanto provaci,e non solo avrai i tuoi elettori ma avrai maggior rispetto.”
        Se continuano tuttavia con la mentalità della congiura,del governo fino a se stesso e dell’unico utile, del potere,come possono anche solo pensare di poter lavorare per i giovani,per il loro futuro,il potere quando invecchierai svanirà,e cosa ti ricorderai della tua vita?Non ho fatto ciò per cui il potere mi era stato affidato,e come potrai mai dire a te stesso,che tutto quel potere ti ha reso migliore?

        Cosi non dico al solo politico,ma anche chi ai rettori ai proffessori universitari,sarebbe ora che cominciassero oltre che alla tecnica,a metterci passione in quello che fanno,passione autentica.Poiche se manca quella,questa nostra italia difficilmente potrà migliorare,è un’aspetto imprescindibile dalla sola competenza.

        Riguardo alle risorse e al budget,il problema principale e anche quello di volerlo investire come si conviene,e una persona lo investe in base al fine,se il fine è il proprio capriccio “dell’utile”,o il proprio amico,allora difficlmente si potrà migliorare.Non solo in campo universitario ma su tutti i campi sociali.Indubbiamente sono convinto che il budget ci sia,ma sia investito non male,peggio.Da qui dovrebbero istituire degli organi di controllo seri,che domandino:

        Come sono stati investiti.

        E non appena si nota che sono stati investiti per i propri interessi,dimetterli immediatamente senza sè e senza ma.

  4. Matteo ha detto

    Io ho frequentato sia un liceo pubblico che una scuola paritaria. Al liceo avevo tra i compagni di classe figli di imprenditori e notai, nella paritaria avevo al massimo figli di tipografi, e la maggior parte di noi passava l’estate a lavorare per pagarsi gli studi. Uno dei miei compagni si svegliava la mattina alle 4 per lavorare part-time dal fornaio. E tutto perché volevamo imparare le tecnologie moderne e non di 15 anni fa. E poi ci sentiamo dire che siamo “ricchi”.
    Ma la differenza maggiore tra i due istituti erano i bagni: il liceo aveva buchi da 50cm di diametro nelle porte, perché “tanto la scuola pubblica è gratis, anche se spacco non è roba mia” (certo, come no), nella scuola paritaria erano apposto perché “mi sono spaccato la schiena tutta l’estate a portare pacchi su e giù per i ponti a Venezia per dare i soldi alla scuola per comprare queste porte”.
    Magari nelle scuole dovrebbero investire di più in corsi di Educazione Civica dove, invece che insegnare a memoria quanti senatori ci sono, si insegni a che servono le tasse e perché viviamo in una società.

  5. Gavino ha detto

    Io non ho conosciuto dal di dentro scuole paritarie, ho studiato alla scuola sta tale,liceo statale, università statale, ma ho avuto compagni provenienti dalle pa ritarie ed ho notato un livello abbastanza scadente nel liceo privato. Poi, quelli che provenivano dai Salesiani, avevano una tendenza nozionistica/mnemonica, ma po ca attitudine al ragionamento. Ho avuto, per un anno, poi siam riusciti a liberar cene, un professore di greco che interrogava col traduttore nascosto in mezzo al libro e non aveva neppure il sospetto dell’esistenza della critica letteria. Indovinate da dove proveniva? Università cattolica di Milano, era Bresciano ed era di ruolo; poi ne ho conosciuto un’altro, stessa laurea e stessa ignoranza. So che la Cattolica è ben quotata, ma allora perchè ammette i somari?
    Poi c’erano i diplomifici, tre anni in uno e diploma assicurato, a pronta cassa.
    Un’altro particolare, ho terminato gli studi prima del ’68 ed ho studiato il latino
    sin dalla prima media, per cui, quando i professori di mio figlio sbagliavano la
    consecuzio temporum o comunque dicevano sbafornie, tanto grosse da esser rilevate
    da non laureati in quelle materie, mi scappava da ridere; mia moglie si accollò l’o
    nere dei colloqui. Quanto ai docenti, ottima la maestra unica, buoni quelli delle
    medie e dell’università, al liceo/ginnasio tre entusiasti, fra i quali un vero “ma
    estro”, tre somari ed un paio di mediocri, altri semoplicemente buoni. La scuola si stava già trasformando in stipendificio ed erano ancora gli anni ’50.

    • Salvatore ha detto in risposta a Gavino

      Gavino…ho 21 anni quindi i tuoi racconti sono preistoria per me….ti posso assicurare che la situazione è ben diversa. Cattolica e Bocconi sono tra i migliori atenei in Italia e non ammettono certo i somari.

  6. Gavino ha detto

    Eppure è vero, va bene che conosco le selezioni da appena dieci anni, le ha affron
    tate mio figlio nel 2002, ma i due somari di cui parlavo, avevano una caratteristi
    ca particolare, si vedeva chiaramente che avevano studiato a memoria senza capire
    e quando hanno cominciato a dimenticare è franato tutto. Io cheb ho poca memoria,
    non ricordo gli articoli del codice, ma i lineamenti generali li ricordo benissimo,
    anche di materie che non ho mai praticato.
    Il problema è che quasi nessuno ti insegna a ragionare, salvo che quei tre che ho
    definito entusiasti, ma tutti e tre per un solo anno. Scuola pubblica o paritaria
    dovrebbero curare prima di tutto la coscienza critica, solo così si può risveglia
    re l’amore per la cultura; altrimenti lo studio resta solo una noia inflitta.

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