A scoprire le fonti del Nilo fu il gesuita Pedro Paez

Come abbiamo già avuto modo di parlare, senza la Chiesa e i monasteri, tutta la cultura greco-latina si sarebbe persa, anche materialmente. Senza gli amanuensi benedettini non si sarebbero conservati i documenti e i codici dell’antica cultura latina, che sono stati copiati a volte senza neppure che si capissero. Nessuno, infatti, scriveva più il latino di Cicerone, ad esempio.

La nostra cultura e il progresso scientifico deve molto ai sacerdoti, ai monaci, ai religiosi. Tanti sono gli esponenti principali di specialità filosofiche e scientifiche, che dividevano la loro giornata tra la messa e lo studio. Come don Stanley Jaki (1924–2009), fra i principali rappresentanti della filosofia della scienza, come padre Georges Lemaitre (1894–1966), fondatore della teoria cosmologica moderna, come don Paul Joachim Schebesta (1887-1967), il più importante antropologo specializzato sui Pigmei e sui Semang, come padre Agostino Gemelli (1878–1959), pioniere della psicologia clinica e del lavoro, come il matematico sacerdote Giovanni Boccardi (1859-1936), fondatore della Società Astronomica Italiana, come il sismologo don Giuseppe Mercalli (1850–1914,), inventore della celebre scala, come Francesco Denza (1834–1894) sacerdote fondatore della meterologia in Italia e della Società Meteorologica Italiana (assieme a don Filippo Cecchi), come don Antonio Stoppani (1824–1891), fondatore della geologia e della paleontologia, come padre Gregor Johann Mendel (1822–1884), fondatore della genetica moderna.

Don Eugenio Barsanti (1821–1864) fu l’ideatore del primo motore a scoppio, padre Angelo Secchi (1818-1878) fondò la spettroscopia astronomica nell’Osservatorio Vaticano, l’abate Giovanni Caselli (1815-1891) inventò il pantelegrafo (precursore del fax), Francesco de Vico (1805–1848) fu il primo osservatore degli anelli di Saturno, don Luigi Galvani (1737–1798), scoprì l’elettricità biologica, don Lazzaro Spallanzani (1729–1799) fondò la biologia moderna, padre Giovanni Battista Beccaria (1716–1781), inventò il parafulmine e fu uno dei più grandi studiosi dell’elettrologia, padre Giuseppe Boscovich (1711-1787) fondò l’osservatorio astronomico di Brera e fu il primo a fornire una procedura per il calcolo dell’orbita di un pianeta, don Giovanni Girolamo Saccheri (1667–1733), è padre delle geometrie non euclidee, don Niccolò Stenone (1638–1686) fondò la geologia, padre Athanasius Kircher (1602-1680) fondò l’egittologia, padre Benedetto Castelli (1577–1644), fondò l’idraulica e poi ancora più indietro nel tempo, da Copernico a Grossatesta.

In un libro pubblicato di recente  “Antes que Nadie”, lo scrittore spagnolo Fernando Paz ha rivelato che fu un gesuita spagnolo, Pedro Paez, a scoprire le sorgenti del Nilo, e non Richard Francis Burton e John Hanning Speke, come insegnano i libri di storia.  Burton e Speke in effetti scoprirono l’origine del Nilo Bianco, nel punto più lontano dalla foce, nel lago Vittoria, ma in un fiume quello che conta è il flusso idrico, e in questo caso è il Nilo Blu, scoperto dal missionario padre Páez. Il sacerdote portò il Vangelo in posti sconosciuti, passando dal paludismo ai pirati, dalla cattura da parte dei turchi, a torture e carcere, e infine alla vendita come schiavo a un sultano dello Yemen. Poi la traversata a piedi nudi del deserto, cibandosi di cavallette. Páez percorse e descrisse zone come il deserto di Habramaut e Rub-al-Khali, della cui scoperta, due secoli più tardi, altri europei presero il merito.

Nella sua “Storia di Etiopia”, scritta nel 1620, raccontò la scoperta delle fonti del Nilo, mentre  accompagnava il re in una passeggiata a cavallo, descrisse la cosa con distacco, come non rivendicò mai nessuna scoperta. Gli interessava di più annunciare l’unica vera “buona notizia” (evangelium).

 

Condividi su:
  • Aggiungi su Facebook
  • Aggiungi su Twitter
  • Aggiungi su Windows Live
  • Aggiungi su MySpace

Un commento a A scoprire le fonti del Nilo fu il gesuita Pedro Paez

« nascondi i commenti

  1. edoardo ha detto

    Mi avete fatto ricordare “Mission” di Joffè.
    Perdonate l’OT, ma se Mission fosse stato fatto adesso e non quasi trent’anni fa, avrebbe trovato un distributore?
    C’è un sistema di far girare Cristiada su You tube o Emule, dal momento che in Italia non si trova un distributore (cioè gli stanno facendo terra bruciata intorno, visto il messaggio del film)?

« nascondi i commenti