Gli astronomi vaticani fanno due scoperte nel sistema solare

Due gesuiti della Specola Vaticana autori di importanti scoperte nello spazio. Mentre padre Boyle ha scoperto un nuovo oggetto oltre Nettuno, padre D’Souza firma uno studio sulle fusioni della nostra galassia. Gli ultimi sacerdoti di una lunga catena di scienziati in tonaca che hanno fatto progredire la scienza.

Due astronomi gesuiti dell’Osservatorio Astronomico Vaticano sono autori di due importanti scoperte astronomiche.

Ne hanno parlato recentemente i principali quotidiani britannici, mentre in Italia non c’è traccia della notizia.

Si tratta del gesuita padre Richard Boyle, il quale ha scoperto l’esistenza di un oggetto chiamato “2021 XD7”, nel sistema solare esterno dopo Nettuno, mentre padre Richard D’Souza, è coautore di uno studio che identifica una galassia nana precedentemente sconosciuta, chiamata Pontus.

La Specola Vaticana, l’osservatorio astronomico e centro di ricerca scientifica della Chiesa cattolica, diretto da padre Guy Joseph Consolmagno, ha pubblicato l’annuncio il 2 febbraio scorso.

Scoperto “oggetto transettuniano” e fusioni di galassie.

La scoperta di padre Boyle è avvenuta utilizzando il Vatican Advanced Technology Telescope posizionato sul monte Graham in Arizona.

L’oggetto si chiama “2021 XD7” ed è definito un “transnettuniano”, nome con cui si identifica qualsiasi pianeta minore (o nano) del sistema solare la cui orbita è al di fuori di quella di Nettuno, il pianeta più esterno del sistema.

L’oggetto è sicuramente più piccolo di Plutone, che la International Astronomical Union ha declassato da pianeta a “pianeta nano” nel 2006. La scoperta è importante per dare corposità al modello di come potrebbe essersi formato il sistema solare, diversi scienziati ritengono infatti che questi oggetti possano indicare la posizione del “nono pianeta”, ipoteticamente delle dimensioni di Nettuno.

Per quanto riguarda la scoperta dell’altro gesuita, padre D’Souza, è uno dei 10 astronomi ad aver firmato uno studio condotto da Khyati Malhan del Max Planck Institute for Astronomy.

Il team ha utilizzato i nuovi dati della navicella spaziale Gaia per studiare i resti di galassie più piccole fusesi con la Via Lattea 12 miliardi di anni fa. Mappare queste fusioni è come creare “l’albero genealogico” della nostra galassia e ricostruire come si è formata.

Padre D’Souza e colleghi hanno confermato cinque fusioni già precedentemente note con ex galassie nane, trovando prove di una sesta. La ricerca è stata pubblicata sul The Astrophysical Journal. Questi rilevamenti, si legge nello studio, «ci pongono in una posizione molto eccitante per districare gli eventi di fusione dell’alone della Via Lattea ed esplorare la storia cronologica della galassia».

Sono tanti gli scienziati-sacerdoti nella storia.

Non deve stupire, don Giuseppe Tanzella-Nitti, teologo ed astronomo della Pontificia Università della Santa Croce, ha ricordato infatti che «tutti gli osservatori astronomici italiani sono stati fondati fra ‘700 e ‘800 da sacerdoti o religiosi, o sono sorti sullo sviluppo di specole attive in seminari cattolici già nel ‘600»1intervistato da F. Agnoli, Scienziati in tonaca, La Fontana di Siloe 2013, p. 125.

I due gesuiti, infatti, sono solo gli ultimi di una lunga e ininterrotta catena di “scienziati in tonaca” che ha contribuito in maniera determinante al progresso scientifico.

Forse i più famosi sono il monaco agostiniano Gregor Mendel che, nel silenzio del suo monastero di Brno (Repubblica Ceca), pose le basi della moderna genetica e l’astronomo padre Georges Lemaître, il primo a teorizzare l’espansione dell’universo e fondatore della tesi del Big Bang (inizialmente rifiutata dalla comunità scientifica in quanto troppo simile alla «creazione divina», come scrissero i suoi avversari, Fred Hoyle ed Hermann Bondi.

Ma come non dimenticare il presbitero polacco Nicolò Copernico, “anticipato” in qualche modo dal vescovo medievale Nicola d’Oresme, che per primo teorizzò l’ipotesi del movimento rotatorio della Terra intorno al suo asse2E. Grant, Le origini medievali della scienza moderna, Einaudi 2017, p. 173.

Ed ancora, il vescovo Niccolò Stenone, fondatore della geologia; il terziario francescano Luigi Galvani, ricordato per la scoperta dell’elettricità biologica e fondatore delle neuroscienze; il gesuita Leonardo Garzoni, scopritore dei fenomeni magnetici; padre Benedetto Castelli, amico e sostenitore di Galileo e fondatore dell’idraulica; Lazzaro Spallanzani, “principe dei biologi” e primo naturalista d’Europa; Bonaventura Corti, parroco rettore della chiesa dei SS. Nazario e Celso e padre della citologia assieme a don Jean-Baptiste Carnoy.

Si potrebbe scrivere un libro intero elencando tutti i sacerdoti cattolici che diedero un contributo fondamentale alla scienza, ma c’è chi lo ha già fatto. Ci riferiamo al consigliatissimo Scienziati in tonaca (La Fontana di Siloe 2013), una miniera preziosa per apprendere tutte le scoperte degli scienziati in abito talare.

Molti di loro sono citato nel nostro corposo elenco dei principali scienziati credenti della storia, mentre un secondo dossier è dedicato alle loro citazioni nell’ambito tra scienza e fede.

La redazione

Condividi su:
  • Aggiungi su Facebook
  • Aggiungi su Twitter
  • Aggiungi su Windows Live
  • Aggiungi su MySpace

____________________________________