La profezia delle “Settanta Settimane”: vaticinio della passione di Cristo?

Allontanando qualsiasi posizione catastrofista o apocalittica tipica di alcune sette cristiane e dei Testimoni di Geova, rimane comunque interessante domandarsi se la Bibbia contenga qualche tipo di profezia, essendo essa ispirata da Dio, come insegna la Chiesa. La tradizione cattolica, sempre molto realista, ha riconosciuto come veritiera in particolare la cosiddetta “Profezia delle Settanta Settimane”, contenuta nel Libro di Daniele (Dan 9,24-27).

E’ certificato che questa profezia sia conosciuta in questa forma sicuramente dal 167/164 a.C. (anche se alcune fonti portano al 500 a.C.). Essa dice testualmente: «Settanta settimane sono fissate per il tuo popolo e per la tua santa città per mettere fine all’empietà, mettere i sigilli ai peccati, espiare l’iniquità, portare una giustizia eterna, suggellare visione e profezia e ungere il Santo dei santi. Sappi e intendi bene. Da quando uscì la parola sul ritorno e la ricostruzione di Gerusalemme fino a un principe consacrato, vi saranno sette settimane. Durante sessantadue settimane saranno restaurati, riedificati piazze e fossati e ciò in tempi angosciosi. Dopo sessantadue settimane un unto sarà soppresso senza colpa in lui. Il popolo di un principe che verrà distruggerà la città e il santuario. Egli stringerà una forte alleanza con molti per una settimana e, nello spazio di metà settimana, farà cessare il sacrificio e l’offerta. Sull’ala del Tempio porrà l’abominio della desolazione e ciò sarà sino alla fine, fino al termine segnato sul devastatore» (Dan 9,24-27).

Appena si legge di questo “unto soppresso senza colpa”, viene ovviamente in mente Gesù Cristo, La pretesa è dunque enorme: la profezia annuncerebbe, sicuramente oltre 100 anni prima, la passione di Gesù Cristo. Ma è davvero così? Approfondendo la questione si capisce che c’è un unico modo corretto per interpretare questa profezia e seguendo questa strada: i calcoli portano effettivamente al 32 d.C., viene identificato il “principe consacrato” (ovvero Esdra) e viene centrata perfettamente la data della distruzione di Gerusalemme e del Tempio (70 d.C.).  La questione è dunque scottante, se fosse così sarebbe una prova dell’ispirazione divina del profeta.

Per questo motivo, su questa profezia si è scatenato il finimondo, il razionalismo illuminista ha agitato così tanto le acque che perfino gli esegeti cattolici post-conciliari si sono intimoriti nel proseguire con il giudizio della tradizione cattolica e, improvvisamente, hanno ritenuto questa profezia un “vaticinio post-eventum”, ovvero una profezia scritta dopo i fatti (dunque falsa). Essa non parlerebbe di Gesù ma di Onia III. Aprendo la Bibbia di casa infatti (quelle recenti), tutti possono osservare nelle note sotto questa profezia l’interpretazione moderna, razionalista. Eppure, nel nostro approfondimento, abbiamo rilevato come non sia possibile affermare l’interpretazione (le interpretazioni) razionaliste senza cadere in errori storici e di banale calcolo matematico. Inoltre, tutte le alternative proposte si scontrano con il fatto che Gesù stesso si riconobbe nella profezia di Daniele. Infine, un sostegno all’ipotesi tradizionale arriva anche dagli esseni (ovvero dalle grotte di Qumran) e dagli scritti dello storico ebreo Giuseppe Flavio.

Per chiunque voglia approfondire tutto questo, annunciamo dunque il nostro nuovo dossier, inserito nell’area “Fede e Storicità”La profezia delle “settanta settimane”

 

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36 commenti a La profezia delle “Settanta Settimane”: vaticinio della passione di Cristo?

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  1. Zathor_aa ha detto

    Io sono un neoconvertito e non avevo mai sentito parlare di tutto questo ora mi leggo per bene tutto l’articolo segnalato grazie!

  2. a-ateo ha detto

    Scrive Platone che l’uomo sommamente giusto deve essere ” (…) Platone, La Repubblica, libro II°, n. 165-220, Sansoni 1970, p.46-48).Perciò va spogliato di tutto fuorché della giustizia stessa: (…) abbia egli massima fama di ingiustizia, affinché sia messo alla prova (…); vada innanzi irremovibile sino alla morte, sembrando per tutta la vita essere ingiusto ed essendo invece giusto (…): flagellato, torturato, legato, gli saranno bruciati gli occhi, e infine, dopo aver sofferto ogni martirio, sarà crocifisso…
    Non è “profezia” anche questa di Platone 350 anni circa prima di Cristo?

    • Norberto ha detto in risposta a a-ateo

      La differenza è che nella profezia di Daniele non si cita solo la morte ingiusta di un uomo, ma si prevede esattamente quando essa avverrà…c’è un preciso calcolo di settimane che non è presente da nessun altra parte. Non è dunque un vago richiamo…capisci?

    • Nofex ha detto in risposta a a-ateo

      Se è per questo si dice che anche Virgilio sia stato un inconsapevole profeta di Cristo nella IV° Bucolica: http://www.clio.unige.it/utopia2/Egloga_IV.htm

      Lo dice Dante e anche Agostino, mi pare. Tuttavia la questione è ben diversa dalla profezia di Daniele come ha sottolineato Norberto. In Daniele c’è una collocazione temporale ben precisa ed è questo che la rende eccezionale. Basta fare i conti.

    • Piero B. ha detto in risposta a a-ateo

      Diciamo che nel mondo antico c’era un grande senso d’attesa. Le profezie annunciavano un evento straordinario o l’arrivo di un personaggio eccezionale.
      Ma certamente non ci si aspettava qualcosa di così radicalmente nuovo e sconvolgente.

  3. Panthom ha detto

    Effettivamente nella mia Bibbia si dice che il riferimento è a Onia III…

  4. Klaus ha detto

    Una cosa non mi è chiara a proposito dell’ipotesi di Newton e della citazione del padre Ricciotti per come sono presentate nel dossier: se il permesso di ricostruzione fu dato da Artaserse II nel 445 a.C. come poteva Gerusalemme essere già edificata (o in fase di edificazione) all’epoca di Artaserse I nel 457 a.C:? Forse è saltato qualche passaggio nel testo?

    • Valeria Maggioni ha detto in risposta a Klaus

      La tua domanda mi sembra molto ma molto intelligente. Infatti quella parte è poco chiara…la risposta la trovi qui: http://adeliopellegrini.com/QlPDS/QuandoLaProfeziaDiventaStoria.pdf, da pag. 81.

      Nell’editto di Artaserse I (457) non veniva affermata la approvazione della ricostruzione di Gerusalemme ma solo l’identità ebraica, incaricando Esdra. Poi si cominciò anche a costruire la città. Ma l’unico editto in cui è esplicitata la ricostruzione di Gerusalemme (e del Tempio), in modo chiaro e diretto, è quella di Artaserse II (445)

  5. Antonio72 ha detto

    Questa profezia sarebbe sicuramente calzante se Gesù Cristo fosse solo un semplice uomo, ancorchè definito unto o principe.
    Per quanto riguarda Platone, forse si riferiva al suo maestro?

    • Valeria Maggioni ha detto in risposta a Antonio72

      Nel testo c’è proprio una parte che risponde alla tua obiezione, ovvero quella intitolata “Gesù corrisponde al profilo chiesto da Daniele”. Si fa presente che “il profeta utilizza la parola ebraica “Mesîah Nagid”, che deriva dalla radice aramaica “mashac” e significa “ungere”. La parola “Nagid”, usata come aggettivo (mentre Messia è il sostantivo), significa propriamente capo, conduttore, guida, duce, principe; letteralmente in ebraico: “quello che sta alla testa”, ma è usato nella sua funzione religiosa, il pastore che è stato designato da Dio per la Sua opera. L’espressione viene comunque tradotta dalla versione Vulgata come “Christum Ducem”, dalla Siriaca come “Cristo-Re”, da Teodozione come “Cristo egoumenou”. Va rilevato che il testo non dice: “fino a un capo, o conduttore, o guida o duce, il quale è stato unto”, ma “fino a (alla venuta di) un Unto”, a un prescelto quale Messia che è al tempo stesso capo, o conduttore, o guida, o duce […] Solo il Cristo è l’unico personaggio dell’Antico Testamento ad essere sacerdote e re”

      • Antonio72 ha detto in risposta a Valeria Maggioni

        Si, infatti la nota della mia Bibbia parla della consacrazione del Messia. (versetto 24).
        Mentre nel versetto 25 la nota afferma che il principe consacrato è Ciro di Persia e le sette settimane di anni decorrono dalla distruzione di Gerusalemme (587 a.C.) al decreto con cui Ciro consentiva il rimpatrio degli esuli in Babilonia (538 a.C).
        Insomma non ci capisco più nulla…vi è una sorta di doppia interpretazione sovrapposta?

        PS
        La mia Bibbia è ovviamente un’edizione ufficiale della C.E.I.

        • Renato Valsecchi ha detto in risposta a Antonio72

          Ma lo hai letto l’articolo Antonio? Sia in questa presentazione che nel dossier ci si concentra proprio sul fatto che dopo il Concilio anche gli esegeti cattolici hanno improvvisamente cambiato idea circa l’interpretazione messianica data da sempre alla “profezia delle 70 settimane” per avvicinarsi alla posizione razionalista. Ma il dossier mostra appunto gli errori di questa interpretazione moderna.

          • Antonio72 ha detto in risposta a Renato Valsecchi

            Sì, ma non mi convince del tutto, soprattutto il riferimento al Vangelo di Matteo. E’ chiaro il discorso profetico-apocalittico di Gesù.
            Secondo me questa predizione di Gesù non va presa affatto alla lettera. Lo si capisce anche dai versetti successivi che narrano del ritorno del Cristo, poi la parabola delle vergini savie e le stolte, quella dei talenti ed infine il giudizio finale.

            • Renato Valsecchi ha detto in risposta a Antonio72

              Scusa…ora hai cambiato discorso però…tu metti in dubbio adesso che Gesù non si sia riconosciuto nella profezia? Giusto? Ma guarda che lui cita proprio le parole di Daniele, a sottolineare che la profezia non si è affatto conclusa con Onia, come c’è scritto sulla Bibbia moderna. Anche Flavio è utile in questo. Spero di aver però inteso il tuo dubbio…

              • Antonio72 ha detto in risposta a Renato Valsecchi

                Ho i miei dubbi che le parole di Gesù debbano essere inserite in un contesto storico. Secondo me quando Gesù dice: “Quando dunque vedrete l’abominio della desolazione, di cui parlò il profeta Daniele, stare nel luogo santo – chi legge comprenda -, allora quelli che sono in Giudea fuggano ai monti, chi si trova sulla terrazza non scenda a prendere la roba di casa,….” (Mt 24,15-17).
                Non sta parlando di storia umana e quindi nemmeno della stessa passione del Cristo. L’interpretazione corretta è quella della profezia apocalittica. E’ quindi un linguaggio metaforico, ben sottolineato da -chi legge comprenda -, come per dire non prendetelo alla lettera.
                Poi ripeto, nei versetti successivi si narra appunto del ritorno del Cristo.

                • Renato Valsecchi ha detto in risposta a Antonio72

                  Questa è l’interpretazione data dai Testimoni di Geova. Ma non è così…Gesù utilizza le stesse parole del profeta Daniele (“abominio della desolazione”). E Daniele si riferisce proprio a qualcosa di concreto: “Sull’ala del Tempio porrà l’abominio della desolazione e ciò sarà sino alla fine, fino al termine segnato sul devastatore». Parla di distruzione del Tempio e di un devastatore. Questa frase è il finale della profezia, dove si parla di un tempo preciso (dopo 62 settimane ecc..), di un nemico che stringerà alleanze, parla di un “unto soppresso senza colpa” ecc…non è affatto un linguaggio metaforico.

                  Le cose da tenere in considerazione sono queste:
                  1) Gesù cita esplicitamente la profezia di Daniele come ancora da avverarsi: dunque la Bibbia sbaglia quando dice che la profezia si è avverata con Onia III.
                  2) Gesù cita le parole della profezia di Daniele, ma Daniele non ha un linguaggio metaforico ma molto concreto (date, personaggi, tempio distrutto ecc..). Tutte cose che si sono di fatto avverate (nel 32 d.C., calcoli perfetti, invasori esterni come Tito, Tempio e Gerusalemme distrutta ecc…).

                  • Antonio72 ha detto in risposta a Renato Valsecchi

                    Secondo me Gesù quando cita le parole di Daniele non si riferisce né ad Onia III, né ad altri personaggi storici. Siamo già infatti nell’ottica di una visione apocalittica, ripresa nei versetti successivi, dal versetto 29 in avanti.
                    A conforto della mia tesi nella mia Bibbia edita dalla C.E.I., la nota a Mt 24,1 dice: “Un discorso di chiaro stile profetico, con elementi apocalittici, nel quale Gesù parla della fine di Gerusalemme e della fine del mondo, intrecciando le due prospettive. La catastrofe di Gerusalemme, fine di un mondo, era figura della fine del mondo”.
                    Nei versetti 13-14 si dice: “Ma chi persevererà sino alla fine sarà salvato. Frattanto questo vangelo del regno sarà annunziato in tutto il mondo, perchè ne sia resa testimonianza a tutte le genti; e allora verrà la fine.” Dopo cominciano i versetti della Distruzione di Gerusalemme e la citazione delle parole di Daniele. Ma è chiara la continuazione del discorso profetico-apocalittico di Gesù. Non a caso più avanti, nel versetto 21 si riprendono le parole di Daniele: “Poichè vi sarà allora una tribolazione grande, quale mai avvenne dall’inizio del mondo fino a ora, né mai più ci sarà. E se quei giorni non fossero abbreviati, nessun vivente si salverebbe; ma a causa degli eletti quei giorni saranno abbreviati.”
                    Non mi pare che ci siano dubbi che Gesù non stia affatto parlando della distruzione di Gerusalemme (intesa come città).

                    • Renato Valsecchi ha detto in risposta a Antonio72

                      Innanzitutto hai ammesso che la Bibbia è in errore quando dice che la profezia non è rivolta a Onia III (invece dice proprio così).

                      Inoltre in Mt 24,1 c’è questa frase di Gesù al Tempio: “Vedete tutte qqueste cose? In verità vi dico, non resterà qui pietra su pietra che non venga diroccata”. Dunque un chiaro annuncio della distruzione del Tempio, avvenuta di lì a poco. Le note della Bibbia (di Gerusalemme) parlano di abbinamento tra la rovina di Gerusalemme e la fine del mondo, “nonostante i due avvenimenti siano cronologicamente distinti”. Dunque c’è un abbinamento di due fatti, prende spunto come fa sempre dal reale. Anche perché quella del Tempio è oggi sostenuta come una profezia di Gesù, il quale parla di una cosa che si avvererà di li a poco (qui un esempio di spiegazione: http://www.donatocalabrese.it/jesus/profeta.htm).
                      E per farlo si appoggia alla profezia di Daniele.

                      Parte da un dato reale per applicare un escatologia apocalittica. Parla proprio della distruzione fisica della città di Gerusalemme.

                    • Antonio72 ha detto in risposta a Antonio72

                      No, anche in quel versetto Gesù parla in maniera figurata, non si riferisce al Tempio come costruzione di pietra.
                      Lo si capisce bene dai versetti successivi: “Sedutosi poi sul monte degli Ulivi, i suoi discepoli gli si avvicinarono e, in disparte, gli dissero: “Dicci quando accadranno queste cose, e quale sarà il segno della tua venuta e della fine del mondo”. Gesù rispose: “Guardate che nessuno vi inganni; molti verranno nel mio nome, dicendo: Io sono il Cristo, e trarranno molti in inganno. Sentirete poi parlare di guerre e di rumori di guerre…” (Mt 24, 3-6).

                    • Renato Valsecchi ha detto in risposta a Antonio72

                      Ho scoperto che la Bibbia stessa risponde nelle note alla tua visione, che è sbagliata. Innanzitutto, come ti ho già risposto, Gesù prende spunto dal reale per parlare dell’apocalisse.

                      Infatti a sostegno di questo, nella nota al versetto Mt 24,2 quando parla della distruzione del Tempio, la Bibbia commenta: “Il discorso escatologico di Gesù: Mt abbina gli annunzi della rovina di Gerusalemme e della fine del mondo“. Poi dice giustamente che Matteo sceglie di aggiungere l’accenno alla fine del mondo mentre Matteo conserva il discorso primitivo (che dopo vedremo). Continua poi la nota: “Questa combinazione della rovina di Gerusalemme con la fine del mondo esprime una verità teologica: i due avvenimenti, pur cronologicamente distinti, hanno tra loro un legame essenziale, essendo il primo il prodromo e prefigurazione del secondo. La rovina di Gerusalemme segna la fine dell’antica alleanza con un ritorno del Cristo che viene a inaugurare il suo regno nella chiesa”.
                      Dunque: Gesù abbina l’imminente distruzione fisica di Gersualemme (così come profetizzato da Daniele) alla fine del mondo vedendo in essi un collegamento. Infatti con la distruzione di Gersualmme i romani misero fine al culto antico.

                      Ma andiamo da Matteo (Mt 13), che invece riporta il discorso originale. I discepoli indicano a Gesù il tempio e lui risponde: “Vedi queste grandi costruzioni? Non rimarrà qui pietra su pietra, che non sia distrutta”. Dunque è evidente che si stia parlando proprio di quelle pietre e non in senso figurato.

                      Infatti la nota sotto dice: “A differenza del discorso di Matteo, che aggiunge una prospettiva della rovina di Gerusalemme e del tempio quella della fine del mondo, il discorso di Mc ha maggiormente conservato l’orientamento primitivo, che riguarda esclusivamente la rovina di Gerusalemme. Numerosi critici credono di riconoscervi una piccola apocalisse giudaica ispirata a Daniele”. E tu Antonio, sei tra questi. Ma la Bibbia risponde: “Niente in queste parole annunzia una cosa diversa dalla crisi messianica imminente e dall’attesa di liberazione del popolo eletto, che si è compiuta in effetti con la rovina di Gerusalemme, la resurrezione del Cristo e la sua venuta nella chiesa”.

                      Dunque nessuna apocalisse, nessun senso figurato. Gesù si ispira a Daniele e annuncia la fine del Tempio e di Gerusalemme reali. Facendo questo ribadisce che la profezia non si è conclusa con Onia III ma è ancora da avverarsi (con la sua morte e la rovina del Tempio nel 70 d.C.)

                    • Antonio72 ha detto in risposta a Antonio72

                      Ovviamente non mi ispiro ad una presunta piccola apocalisse giudaica, si parla infatti inequivocabilmente di fine del mondo e della venuta di Cristo (vedi Mt 24,3). E tutti gli eventi che Gesù predice nei versetti successivi, (le guerre, i falsi profeti, popolo contro popolo e regno contro regno, carestie, terremoti, ecc…) non si riferiscono di certo a quei pochi anni di lì a venire. Secondo me Gesù, consapevole della “difficoltà” del suo insegnamento e dell’inclinazione egoistica degli uomini, predice la futura prevaricarizione dell’odio sull’amore, del cinismo sulla speranza, dello scetticismo sulla fede in Dio. Secondo me è in questo senso che afferma che il tempio verrà diroccato. Il tempio è la Chiesa stessa, intesa come comunità di fedeli, ovvero anche lo stesso insegnamento cristiano.
                      Sarà paradossale, ma la predizione riguarda più i nostri tempi, in cui l’ateismo e l’egoismo dilagano, mente i credenti vengono derisi, emarginati, e talvolta martirizzati.
                      Non affermo che l’Apocalisse sia imminente, ma che siamo sulla buona strada non mi pare ci siano dubbi.
                      Ora, spero che l’UCCR non voglia bannarmi per questa ragione, come
                      mi hanno già bannato da quell’altra parte. Il cattolico razionalista non può esimersi dal ragionare con la propria testa.

                    • Antonio72 ha detto in risposta a Antonio72

                      Ora, c’è un’altro passo biblico della Genesi, che alla luce degli avvenimenti contemporanei induce a riflettere seriamente.
                      -Il Signore Dio disse allora: “Ecco, l’uomo è diventato come uno di noi, per la conoscenza del bene e del male. Ora, egli non stenda più la mano e non prenda anche dell’albero della vita, ne mangi e viva sempre!- (Gn 3,22).
                      Ma è proprio questo lo scopo inconfessato ed inconfessabile dell’uomo nell’era scientifico-tecnologica. Per questa ragione quando vedo una persona mantenuta in vita da una fredda macchina, sono molto combattuto. Da una parte sono d’accordo sulla tutela della vita umana sempre e cmq, dal principio fino alla fine. Dall’altra mi viene da affermare, quasi sentenziare: l’uomo non avrebbe mai dovuto arrivare a tal segno! Ora è inevitabile che niente e nessuno lo fermerà più. Ed è proprio quello che sta avvenendo: l’etica è asservita di fatto allo sviluppo tecnico-scientifico e non ne è la guida, come dovrebbe essere.

  6. Alberto ha detto

    Chi è invece questo popolo che porrà l’abominio e la desolazione nel tempio? E chi è questo “devastatore”?

    • Karma ha detto in risposta a Alberto

      Ovviamente i romani guidati da Tito che distruggeranno il Tempio, Gerusalemme e porranno fine al “culto antico” esattamente nei tempi descritti da Daniele ovvero 7 anni.

  7. lorenzo ha detto

    Ho trovato molto chiarificatore su questi argomenti il libro “Gesù di Nazaret. Dall’ingresso a Gerusalemme fino alla risurrezione” di Joseph Ratzinger (S.S. Benedetto XVI), nello specifico il cap.2.

    • Samba ha detto in risposta a lorenzo

      Cosa dice? Purtroppo l’ho comprato e poi subito regalato…dovrei prendere una copia per me!!

      • lorenzo ha detto in risposta a Samba

        Cap.2 – Il discorso escatologico di Gesù – (Alcune personali sottolineature)

        1. – La fine del tempio
        “Ciò che fino a quel tempo erano stati i sacrifici, viene sostituito dallo ‘spezzare il pane’.”(pag.47)
        “…la cristianità nascente, molto prima della distruzione materiale del tempio, era convinta che il ruolo di esso nella storia della salvezza era giunto al termine…”(pag.49)

        2. – Il tempo dei pagani
        “…affinché il mondo raggiunga la sua meta, il Vangelo deve arrivare a tutti i popoli.”(pag.55)
        “Il preannuncio del tempo dei pagani e il compito da ciò derivante è il punto centrale del messaggio escatologico di Gesù.”(pag. 57)

        3. – Profezia e apocalisse nel discorso escatologico
        “…che cosa s’intenda con l’espressione ‘vigilanza’: non un uscire dal presente, uno speculare sul futuro, un dimenticare il compito attuale…”(pag.60)
        “Le antiche parole apocalittiche ottengono un centro… la persona stessa di Gesù, che connette intimamente il presente vissuto con il futuro misterioso… Il futuro, in fin dei conti, non ci porrà in una situazione diversa da quella che nell’incontro con Gesù è già realizzata.”(pag.62)
        “Questa relativizzazione dell’elemento cosmico, o meglio: la sua centratura nella sfera personale, si mostra con particolare chiarezza nella parola finale della parte apocalittica: ‘Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno’… la parola è più reale e più durevole che l’intero mondo materiale”(pag.63)

  8. tommaso ha detto

    grazie di aver accolto il mio suggerimento 😀

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