Le prove filosofiche dell’esistenza di Dio, secondo Tommaso d’Aquino
- Ultimissime
- 17 Lug 2011
Proseguiamo nella serie delle “video-lezioni” sulle principali prove dell’esistenza di Dio elaborate da alcuni dei massimi filosofi della storia. In precedenza ci siamo occupati di quella fornita da Aristotele e da Anselmo d’Aosta.
Queste lezioni sono tenute dal Prof. Enrico Berti, docente di storia della filosofia all’Università di Padova, membro dell’Accademia Nazionale dei Lincei, dell’Institut International de Philosophie, della Société Européenne de Culture, della Fédération Internationale des Sociétés de Philosophie, dell’Accademia Galileiana di Scienze, Lettere ed Arti e della Società filosofica italiana Dal 1983 al 1986 ha presieduto la Società filosofica italiana. Nel 1987 ha vinto il Premio dell’Associazione Internazionale “Federico Nietzsche” per la filosofia. La registrazione di questi video è avvenuta presso l’Istituto di Filosofia Applicata di Lugano nel 2009.
In questa terza lezione il filosofo si concentra sulle prove elaborate da Tommaso d’Aquino
Tommaso d’Aquino, frate domenicano del XII° secolo, si rifà apertamente alla filosofia di Aristotele. Sostiene che l’esistenza di Dio può essere riconosciuta con le sole forze della ragione, non solo da chi ha ricevuto un’educazione cristiana. Innanzitutto due preamboli fondamentali:
1) E’ evidente che Dio esiste? Se fosse evidente alla ragione che Dio esiste non ci sarebbe bisogno di dimostrarlo. L’esistenza di Dio, secondo Tommaso, non è evidente per noi, ma è evidente di per sé, perché l’essenza di Dio è il suo stesso essere.
2) E’ dimostrabile che Dio esiste? E’ vero che l’esistenza di Dio è un atto di fede, ma dalle opere di Dio, evidenti a noi, si risale a Dio. L’esistenza di Dio è dunque materia di fede ma anche di ragione.
Ed ecco le 5 vie, i cinque argomenti, esposti inizialmente nella Summa contra Gentiles, sono argomenti puramente razionali, perché rivolti a chi non ha la fede. Le riformulò in modo più rigoroso nella Summa Theologiae.
1) Movimento. E’ evidente che certe cose si muovono e tutto ciò che si muove è mosso da altro. Colui che è in movimento e colui che viene mosso sono due entità distinte. Il primo non è ancora in atto, il secondo è già in atto. Ci dev’essere dunque all’origine qualcosa che non può essere mosso da altro, questo lo chiamiamo Dio.
2) Causa efficiente. E’ impossibile che una cosa sia causa efficiente di sé stessa, perché per esserlo dovrebbe produrre sé stessa e dovrebbe esserci prima di essere prodotta. Noi non ci facciamo da noi stessi e quindi bisogna ammettere una prima causa efficiente, questa la chiamiamo Dio.
3) Contingenza. Esistono cose che prima non c’erano e poi non ci sono più, sono contingenti. Se tutto fosse contingente vorrebbe dire che tutto ciò che esiste può non essere. Questo significa dunque che ci può essere un momento in cui non c’è nulla, ma non si spiegherebbe perché adesso c’è qualche cosa. Non c’è quindi mai stato un momento in cui non c’era niente: se c’è qualche cosa allora vuol dire che non tutto è contingente, c’è almeno un ente che è necessario, cioè che non può non essere, questo lo chiamiamo Dio.
4) Gradualità: esistono cose più o meno belle, nobili, perfette ecc.., ma il grado minore o maggiore di una cosa dev’essere sempre in paragone a qualcosa d’altro, cioè se ci sono cose di grado parziale, ci deve essere necessariamente essere qualcosa di grado supremo. Se ci sono diversi gradi di essere, è necessario un essere nel grado massimo, questo lo chiamiamo Dio.
5) Ordine: esistono cose ordinate ad un fine, pur non essendo loro intelligenti. Queste cose non sono in grado di direzionarsi verso un fine, quindi occorre necessariamente qualcuno che le abbia dirette verso un fine (come la freccia e l’arciere), questo lo chiamiamo Dio.
14 commenti a Le prove filosofiche dell’esistenza di Dio, secondo Tommaso d’Aquino
La 2 la tre e la 5 sono senz’altro quelle più interessanti…l’ultima è poi stata usata dal movimento del Disegno intelligente americano
Ovviamente queste discussioni non determinano nulla della mia fede, però sicuramente è interessante notare che la domanda sull’esistenza di Dio che ha coinvolto secoli e secoli di filosofi e pensatori non può essere certo liquidata come faccenda per soggetti impauriti o irrazionali.
che belli questi video! ma anche io voglio partecipare a lezioni del genere!
Tommaso, come si vede subito, è uno che ha avuto la coerenza necessaria per ammettere che l’esistenza di Dio non è evidente, e può essere solo oggetto di un atto di fede. Solo a partire da questo atto di fede è possibile considerare certi enti quali “opera di Dio” e quindi da essi risalire a Dio. É un circolo vizioso in quanto l’atto di fede giustifica ciò con cui si vuole giustificare l’atto di fede. Ovviamente questo per un credente va bene, in quanto ciò che fa il credente è appunto accettare come valida una conoscenza non verificabile e non falsificabile sulla sola base della fiducia arbitrariamente concessa a questo o quest’altro assertore (come dicevamo anche nei commenti alla prova di Anselmo).
Non credo che si vuole giustificare qualcosa.
E’ la fede stessa che esige la ricerca, una ricerca utile a dar ragione della propria fede agli altri ma soprattutto a godere della bellezza delle sue ragioni, giacché è sia utile per il credente dare delle buone ragioni alla propria fede nel momento in cui è interrogato da qualcun altro, ed è sia bello per il credente essere capace di trovare delle buone ragioni alla propria fede nel momento in cui interroga se stesso (credere per capire e capire per credere).
Devo ammettere che non hai idea di cosa sia l’atto di fede.
Giudizio a vanvera e meramente provocatorio, privo di contenuti, che rifiuto.
In realtà è da rifiutare il tuo tentativo di liquidare in due parole (sbagliate, tra l’altro) gli argomenti di Tommaso…questa è pura arroganza provocatoria, priva di contenuti, che io rifiuto.
Caro Rationonfides,
“e può essere solo oggetto di un atto di fede”…l’atto di fede è un atto razionale. Il nomignolo che ti dai dice già come la pensi e lo ritengo assolutamente contraddittorio, dato che la fides è un metodo di conoscenza che usi continuamente anche tu.
“Solo a partire da questo atto di fede è possibile considerare certi enti quali “opera di Dio” e quindi da essi risalire a Dio”…con questa affermazione non consideri tutti i milioni di convertiti della storia, molti dei quali hanno considerato opera di Dio situazioni non spiegabili, partendo però dalla non fede. Ovviamente non mi aspetto di leggere che tutte queste persone siano sciocche e infantili, perché sarebbe un’arroganza insopportabile che tu hai dimostrato (stranamente) di non avere. Non c’è dunque alcun circolo vizioso.
“sulla sola base della fiducia arbitrariamente concessa a questo o quest’altro assertore…è ciò che stai facendo anche tu e fai tu quotidianamente. Sei dunque un credente?
Non tutti cercano di giustificare la propria conoscenza o le proprie asserzioni, ovviamente. Tuttavia, quando si afferma che “se fosse evidente alla ragione che Dio esiste non ci sarebbe bisogno di dimostrarlo”, oppure che è “utile” per il credente “dare delle buone ragioni” della propria fede quando è interrogato o “trovare delle buone ragioni” per sé, penso sia evidente che in italiano “dare (o trovare) una buona ragione” e “avere bisogno di dimostrare” significano la stessa cosa di “giustificare” una conoscenza o un’asserzione (in questo caso, di fede).
Ancora una volta giudichi senza domandarti in base a cosa credono i credenti. Come può un ateo pensare di conoscere il pensiero di un credente?
Nel mio commento non c’è alcun giudizio a priori su una categoria di esseri umani, c’è bensì una risposta circostanziata e specifica ad un singolo e particolare commento, quello di Piero B. del 17 luglio alle 15:46.
Sbagli anche qui, secondo me. Dare delle ragioni non significa dimostrare di essere nel giusto…un criminale potrebbe confessare le ragioni di ciò che ha fatto, ritenendosi comunque nell’errore.
Continui inoltre a considerare l’atto di fede staccato dalla ragione, e questo è un grave errore.
Bellissime, stupende lezioni di filosofia del Professore ENRICO BERTI, nella massima eloquenza ed affabilità. Mi sono deliziato ad ascoltarle appassionatamente.
Premetto che:
Le 5 vie per addivenire, con rigorosa retta ragione, all’esistenza di Dio indicate magistralmente dal “Dottore Angelico” della CC, unitamente alla ”Prova ontologica” data nel Proslogion di sant’Anselmo d’Aosta, purtroppo, non superano la prova del filosofico “Principio di verificazione (cosiddetto verificazionismo del pensiero forte di EMANUELE SEVERINO, contrapposto al cosiddetto falsificazionismo del pensiero debole di KARL POPPER).
Trattasi del criterio assunto dai neopositivisti (filosofi del “Circolo di Vienna” del 2°-3° decennio del secolo scorso) per distinguere le proposizioni ‘significanti’ da quelle ‘insignificanti’ o dai ‘nonsensi’.
Tanto premesso, ribadisco qui:
La prova filosofica, scientifica e *legale* dell’esistenza di Dio, secondo Inenascio.
E chi è questo emerito sconosciuto? È l’innamorato “pazzo/stolto/debole di DIO, = l’uomo + saggio, + sapiente e + forte del mondo! Così DIO dimostra l’Assoluto, la Trascendenza. Finalmente, il kantiano noumèno (“la cosa in sé”) risulta conoscibilissimo! Gloria a Te, Signore!
La breve proposizione: io sono Dio! supera brillantemente detto Principio di verificazione, la cui versione più felice è rimasta quella di SCHLICK: «Il significato di una proposizione è il metodo della sua verifica». In effetti, la mia esclamazione è significante perché completamente verificabile nella mia vita privata vissuta a partire dal 25/10/1993, e che ancora vivo!
La mia prova supera anche la verifica col Metodo scientifico galileiano, che prescrive, similmente: «Esiste tutto ciò che è riproducibile».
Nel mondo sempre più caotico e invivibile di oggi, lo Spirito di Dio cos’ha fatto? Si è servito di me, innanzitutto donandomi la GRAZIA UNICA della Fede in Cristo senza il dubbio (quella reiteratamente evocata nei Vangeli), e poi, potenziando e attuando in terra un Suo clone, ad emulazione del sacrificio del Messìa Gesù Cristo (profetizzato da ISAIA), per salvare Creato e Creature dall’autodistruzione, causata dalla malvagità umana (= cretineria, indotta da Satana), a prescindere dell’aldilà e da qualsiasi Religione, Filosofia o Scienza.
Ma tutto ciò non basterebbe se non mi trovassi in CONTROVERSIA (causa legale, per risolvere poi, con tanti soldoni sapientemente guadagnati, qualunque crisi economica, ambientale e di civiltà, nella Patria del nostro primario “Stato di Diritto”). Oggetto del contendere? La reciproca accusa di essere, nei termini e per gli effetti delle leggi del nostro Codice Civile: NON IMPUTABILI, giudicabili e condannabili di niente, per Incapacità d’intendere e volere, con la non trascurabile differenza, che io mi trovo a vivere in solitudine assoluta da oltre 15 anni, sepolto in “Manicomio familiare” di mq 16 e condannato di fatto alla ignominiosa “Morte civile, come il “Figlio dell’Uomo” Cristo lo fu alla “Morte di croce, peraltro, privato dei più elementari diritti dell’uomo universalmente riconosciuti.
Così risulto io, persona RESPONSABILE; i connazionali, persone IRRESPONSABILI, da auto-emendarsi, alla luce della Sapienza Divina palesatasi nella mia persona. Con buona pace di tutti.
Gradirei, scongiurandolo accoratamente, che questo mio commento pervenisse al Professore ENRICO BERTI. Grazie!
Maggiori dettagli e informazioni su: http://eascioblog.blogspot.com
Buon ascolto, visione e lettura.
Cordiali saluti, particolarmente all’Amico AGUADO 😡 🙂 😀