L’abbondanza di graffiti scoperti in Israele rafforza l’attendibilità dei Vangeli

Il dibattito sull’autenticità dei Vangeli si sofferma spesso sulla questione se Gesù predicò ad una popolazione quasi del tutto analfabeta o se i suoi ascoltatori avessero la possibilità di prendere appunti scritti. Chi vuole indebolire l’affidabilità dei Vangeli opta ovviamente per la prima opzione: se la popolazione era analfabeta solo tradizione orale ha conservato le sue parole e quindi c’è ampia possibilità di aggiunte e modificazioni, in buona o cattiva fede. Al contrario, coloro che credono nell’affidabilità dei Vangeli, tendono a sottolineare che la società ebraica, legata alla profonda conoscenza della Bibbia, aveva senza dubbio numerose persone capaci di scrivere e prendere appunti, anche tra gli apostoli stessi (Matteo era un esattore delle tasse, ad esempio).

Ancora una volta però è il progresso dell’archeologia ad offrire sostegno ai difensori dell’attendibilità dei Vangeli. Infatti, esistono sempre più prove che la popolazione ebraica era abbastanza alfabetizzata. In questa linea si trova l’archeologo israeliano Boaz Zissu, professore della Bar Ilan University, ex comandante delle unità di protezione delle antichità in Israele, specializzato in graffiti. Proprio l’alto numero di graffiti trovati in Israele è una testimonianza del modesto tasso di alfabetizzazione della società. Dice al “The Jerusalem Post”: «”Quando parliamo di alfabetizzazione, i graffiti ci mostrano che la capacità di leggere e scrivere era condivisa da una percentuale molto elevata della popolazione». Certo, sono semplici frasi, a volte brevi citazioni delle parole di Gesù, oppure preghiere o semplici disegni, tanto che l’archeologo paragona questo modo di esprimersi a Twitter o a Facebook: «In un periodo in cui Internet e i blog non esistevano, qualcuno ha voluto esprimersi e dire quello che stava facendo con un chiodo su una parete di una caverna».

Ricorda ad esempio di aver trovato in una grotta il nome di Daniele seguito da quello di Giovanni, circondati dalle immagini di due leoni, evocativo del racconto biblico “Daniele nella tana dei leoni”. «Abbiamo un sacco di raffigurazioni di Daniele con i leoni», dice Zissu, «perché è la storia della salvezza».

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22 commenti a L’abbondanza di graffiti scoperti in Israele rafforza l’attendibilità dei Vangeli

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  1. Hugo ha detto

    Mi sembra un argomento molto solido, ancora una volta. Bravi!

  2. Lucy ha detto

    Tra l’altro nell’articolo linkato si fa riferimento ad uno studio realizzato che dimostrerebbe la validità della trasmissione orale in una società abituata anche alla memorizzazione di interi passi biblici. Non ho ben capito però i particolari…

  3. Piero B. ha detto

    Il peggior nemico degli anticristiani è l’archeologo.

  4. Ugo ha detto

    Chi ascoltava Gesù prendeva appunti sparsi e li conservava, sono stati poi uniti successivamente ai ricordi degli apostoli. Non c’è motivo adeguato per opporsi a questa ipotesi.

    • Piero ha detto in risposta a Ugo

      Non solo… C’erano anche persone capaci di imparare a memoria interi discorsi e tenerli sempre a mente…
      Mai conosciuto anziani che conoscono a memoria la Divina Commedia? O tutte le parole (di ogni parte) e le musiche di qualche bella opera?

      • J.B. ha detto in risposta a Piero

        Ma a quell’epoca la trasmissione orale era molto più comune di oggi.. dunque era una società molto più abituata e capace di noi a tramandare le cose oralmente.

  5. gabriele ha detto

    si sa per certo che molte popolazioni antiche avevano un alto tasso di alfabetizzazione, come la Repubblica di Novgorod
    e poi gli ebrei non sono anche oggi tutti alfabetizzati, perchè devono leggere la Torah

  6. Antoino ha detto

    Questo sito è illuminante, un grande ringraziamento a tutti.
    In questo periodo storico così strano di cose così ce n’è proprio bisogno.

  7. domenico ha detto

    ““When we talk about the basic level of literacy, graffiti also show us — just from their sheer volume and also range — the society they represent in this part of the world in particular, [that it] was highly literate, that is basic literary skills were shared by a very high proportion of the population.”

    affermazione da incorniciare in modo da tirarla fuori ogni volta che alcuni dicono che ai tempi di Gesù erano tutti illetterati e analfabeti e che quindi i testi del Vangelo non li potevano scrivere gli Apostoli (esempio Bart Ehrman ed epigoni italiani)…

  8. Riccardo ha detto

    http://www.christianismus.it/modules.php?name=News&file=article&sid=116

    Il libro ha molti pregi: Ehrman, che è stato allievo del compianto Bruce M. Metzger, si muove assai agevolmente nell’ambito della critica testuale, ed è sempre in grado di scrivere in maniera comprensibile ed accattivante, senza scadere nella banalità. Sicuramente il suo obiettivo di fornire un’introduzione ai problemi della critica testuale per il grande pubblico è stato pienamente raggiunto; certamente il lettore, al termine del libro, non potrà più sottovalutare l’importanza dell’accertamento del testo originale delle Scritture. Si tratta quindi di un ottimo tentativo di divulgazione di questioni generalmente dibattute nel ristretto ambito degli studiosi.

    A mio parere, tuttavia, il libro risente di un difetto che ne inficia parzialmente il valore: l’autore non si limita a presentare i dati, ma si studia di adoperarli allo scopo di smantellare una tesi teologica alla quale egli stesso aveva aderito in gioventù. La trattazione pertanto risulta sbilanciata, tutta proiettata alla dimostrazione di una tesi. È illuminante in proposito la lettura dell’introduzione al libro: Ehrman, nato in una famiglia di tradizione cristiano-episcopale, aveva scoperto l’importanza della Bibbia dopo un’esperienza di “rinascita” cristiana, maturata in seguito alla frequentazione dell’associazione Campus Life / Youth for Christ. I suoi studi biblici al Moody Bible Institute di Chicago – il cui ambiente egli, col senno di poi, considera “fondamentalista” (p. 10) – lo avevano confermato nella sua idea secondo la quale “la Bibbia è la parola certa di Dio, non contiene errori, è ispirata da cima a fondo, in ogni sua singola parola” (p. 9). Ehrman partiva dunque da un’idea di “ispirazione verbale assoluta”, e durante i suoi studi giovanili poteva condividere il parere di quegli autori che, convinti che la Bibbia fosse assolutamente infallibile in ciascuna parola, se ne servono persino per prevedere gli eventi futuri. Ad esempio, anche Ehrman, come Hal Lindsey, era persuaso che la fine del mondo sarebbe giunta entro il 1988 (p. 18). Ma l’apprendimento delle lingue antiche, lo studio dei principi della critica testuale e la frequentazione di altre scuole lo spinsero in seguito a rivedere la sua opinione: “Lo studio del Nuovo Testamento in greco e le mie ricerche sui manoscritti che lo contengono mi condussero a un ripensamento radicale della mia interpretazione di che cosa sia la Bibbia. Fu un cambiamento rivoluzionario per me… la mia fede si era basata su una certa visione della Bibbia in quanto parola infallibile e pienamente ispirata di Dio.

    Sono d’accordo con questa recensione di Nicolotti!
    Se Ehrman fosse stato Cattolico, Anglicano od Ortodosso sono convinto che oggi crederebbe ancora in Gesù!

  9. Riccardo ha detto

    Purtroppo gli evangelici interpretano letteralmente la Sacra Scrittura!

  10. Giorgio ha detto

    peccato che i vangeli e in gran parte della bibia sia copiata da antichissimi testi mesopotamici; quale verità?????????

    • Gennaro ha detto in risposta a Giorgio

      🙂 e questo chi te l’ha detto? odifreddi?

      Faresti un favore a tutti i cristiani (storici e archeologi compresi), per favore? Creeresti una pagina con i testi mesopotamici e a fianco le parti della Bibbia che da lì sono copiate? Sveleresti il grande imbroglio finalmente e lo faresti in modo semplice. Saresti l’eroe dell’anticristianesimo e di tutti i tempi dato che finalmente ci sarebbe la prova che non c’è alcuna ispirazione divina. Ti va? Te la senti di essere un eroe della storia? Forza allora, al lavoro Giorgio! La gloria di aspetta!

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