Perché la Sindone di Garlaschelli è un disastro

Nell’ottobre del 2009 il chimico Luigi Garlaschelli, ha presentato il frutto del suo esperimento, cioè una copia della Sindone di Torino riprodotta con tecnologie disponibili nel 1300 d.C.

L’esperimento è stato finanziato dal CICAP (Comitato Italiano per il Controllo delle Affermazioni sul Paranormale), di cui Garlaschelli è referente scientifico, e dall’UAAR, l’associazione di atei razionalisti italiani.

L’accoglienza da parte degli studiosi della “seconda” Sindone è stata terribile, definendo il tentativo di Garlaschelli talmente malriuscito che non dovrebbe figurare tra le prove contrarie ma tra quelle a favore dell’autenticità del reperto.

D’altra parte non è la prima volta che qualche studioso utilizza la procedura usata da Garlaschelli per la riproduzione dell’immagine sindonica, ottenendo lo stesso risultato. Immagini analoghe furono infatti già considerate nel lavoro pubblicato nel Journal of Imaging Science and Technology (vol. 46-2) del 2002, anch’esse risultate molto carenti.

 

Gli studiosi rifiutano la sindone di Garlaschelli.

Ecco i primi commenti pervenuti da studiosi e opinionisti internazionali:

  • Tra i primi critici della Sindone di Garlaschelli si è posto, a sorpresa, il matematico Piergiorgio Odifreddi (presidente onorario dell’UAAR, la stessa associazione che ha finanziato il chimico del CICAP): «Anch’io non sono particolarmente impressionato dalla riproduzione di Pesce Delfino o Garlaschelli», ha dichiarato (cfr. MicroMega, L’inganno della Sindone, 4/2010).
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  • Giulio Fanti, docente di Misure Meccaniche e Termiche presso il Dipartimento di Ingegneria Meccanica dell’Università di Padova, ha scritto: «C’è da stupirsi per le affermazioni prive di rigore scientifico riportate», da Garlaschelli. «Ogni tanto qualche persona in cerca di notorietà ottiene spazio nei media dichiarando di avere riprodotto la Sindone o una parte di essa, ma quando si approfondisce il discorso “casca il palco».
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  • Barbara Frale, storica, archeologa ed esperta della Sindone, ha dichiarato «Le cose però, analizzando la colorazione autentica del lino, sono un po’ più complesse. Non ci riescono i fisici nucleari figuriamoci gli “esperti” del CICAP. Credo francamente che per loro sia stato un autogol perché se è questa la serietà scientifica con la quale affrontano le questioni misteriose di questo mondo stiamo freschi».
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  • Bruno Barberis, docente di Meccanica razionale, Fisica e Analisi matematica all’Università di Torino, ha scritto: «Risulta che fino ad ora tutte le teorie proposte, pur interessanti di per sé, sono sempre risultate carenti o perché non sono state correlate da verifiche sperimentali serie o perché tali verifiche hanno evidenziato sulle immagini ottenute caratteristiche fisico-chimiche molto diverse da quelle possedute dall’immagine sindonica».
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  • Petrus Soons, medico, studioso della Sindone e scultore professionista, ha commentato: «La teoria di Garlaschelli era stata già confutata dal team scientifico dello STURP (e altri negli anni, dopo di loro), che condusse investigazioni nel 1978 sulla Sindone di Torino. Il Prof. Garlaschelli spiega l’assenza di qualsiasi traccia di ossido di ferro sulla Sindone originale, affermando che il pigmento sulla Sindone originale si sia dissolto naturalmente attraverso i secoli. Questa non è un’affermazione che vi aspettereste da uno scienziato serio. Le analisi spettroscopiche realizzate nel 1978 avrebbero mostrato anche le più tenui tracce di ossido di ferro presenti sulla Sindone, ed è un pochino “non scientifico” affermare che esse sia sparite “naturalmente”»
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  • Thibault Heimburger, sindologo francese, ha presentato un’ampia documentazione per mostrare l’inattendibilità dell’esperimento di Garlaschelli, commento inviato al Journal of Imaging Science and Technology (03/2011). Pur apprezzando il tentativo di Garlaschelli («ha utilizzato un metodo sofisticato e una nuova ipotesi interessante»), ha concluso: «Le proprietà della sua immagine», quella della “seconda” sindone, «rimangono in realtà molto lontane dalle proprietà fondamentali dell’immagine della Sindone».
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  • Schwortz Barrie, direttore delle riprese fotografiche del Shroud of Turin Research Project, ha presentato un commento critico sul lavoro di Garlaschelli:

    «L’autore sa molto poco della vera Sindone di Torino. Non è il primo a suggerire che l’immagine della Sindone sia stata prodotta con pigmento di ocra rossa (ossido di ferro). Infatti, è almeno il quarto ad aver proposto questa teoria negli ultimi 30 anni. Naturalmente, questo problema era stato previsto dal team STURP nel 1978 e sono stati eseguiti numerosi test altamente sensibili che hanno determinato che non c’era abbastanza ossido di ferro sulla Sindone da essere visibile senza un microscopio. L’ossido di ferro non costituisce l’immagine sulla Sindone. Considerando la massiccia quantità di dati scientifici che ora esistono sulla Sindone di Torino, chiunque faccia affermazioni come queste deve sottoporre il proprio lavoro a un attento esame e analisi comparativa prima di trarre conclusioni così drammatiche. Questo non è stato fatto in questo caso. Chiunque faccia tali affermazioni deve creare un’immagine con TUTTE le proprietà chimiche e fisiche della Sindone, non solo alcune, se desidera essere preso sul serio. E’ stato dimostrato scientificamente che le macchie di sangue sulla Sindone provengono da un contatto diretto con un corpo e sono tutte forensicamente accurate. È stato anche dimostrato che le macchie di sangue erano sulla Sindone PRIMA che l’immagine si formasse poiché il sangue e il siero hanno agito per inibire il meccanismo di formazione dell’immagine. NON c’è immagine sotto le macchie di sangue e siero sulla Sindone. Tuttavia, per fare questa nuova “riproduzione”, il “sangue” è stato aggiunto (usando un pigmento diverso) DOPO che l’immagine è stata creata. Ovviamente, è molto più facile aggiungere il sangue all’immagine piuttosto che prima creare le macchie di sangue e poi creare l’immagine forensicamente accurata attorno ad esse, che è esattamente ciò che un falsario medievale avrebbe dovuto fare per duplicare le reali proprietà fisiche della Sindone! Molte delle macchie di sangue sulla Sindone mostrano un alone circostante di macchie di siero che sono visibili SOLO con la fotografia a fluorescenza UV. Inoltre, il sangue è stato chimicamente analizzato e determinato includere componenti di sangue vero, NON pigmento. Il ricercatore ha ricevuto finanziamenti per il suo lavoro da un’associazione italiana di atei e agnostici ma ha detto che ciò non avrebbe avuto effetto sui suoi risultati. Questa è un’affermazione interessante da parte di qualcuno che rappresenta un segmento della comunità scettica che ha frequentemente accusato gli scienziati del team STURP di pregiudizi religiosi, insinuando che i loro dati fossero in qualche modo viziati perché alcuni di loro erano cristiani!»

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    La redazione

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