Suicidio di Carlo Lizzani: l’implosione dell’etica laica
Il suicidio di Carlo Lizzani, il 5 ottobre scorso, è l'ennesimo caso di personaggi di laicità comprovata e manifestata (Monicelli, Lucentini, Magri, D'Amico ecc.) il cui senso dell'esistenza non ha retto di fronte all'invecchiamento e alla sofferenza. Ovviamente ai familiari va la nostra vicinanza e a Carlo il nostro rispetto, ma il suo tragico gesto, divenuto di dominio pubblico, va giudicato pubblicamente.
Come sempre accade in questi casi, molti esponenti della summa laicale hanno celebrato il suicidio di Lizzani come un atto di eroismo, di coraggio (anche se, a parte Umberto Veronesi, non si sono spinti fino alla logica conseguenza di invitare i giovani all'imitazione di questo valoroso gesto). Come spiegato da Tommaso Scandroglio, hanno sostenuto la loro posizione spiegando che il suicidio di Lizzani non va giudicato perché la morte è affare privatissimo. Peccato che subito dopo ne abbiano però fatto un affare pubblico e di Stato strumentalizzando tale mort
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