La teologia della liberazione e la risposta della Chiesa

Teologia della liberazione 

di Marco Fasol*
*saggista e professore di storia e filosofia

 

Negli anni Settanta si affermava in Sudamerica la teologia della liberazione, elaborata soprattutto da alcuni teologi come Gustavo Gutierrez, domenicano e Leonardo Boff, francescano.

Questo movimento di liberazione nasceva nel contesto drammatico della povertà di massa dell’America Latina dove milioni di emarginati conducevano una vita di sofferenze e sfruttamento ad opera di oppressori senza scrupoli. Alcuni teologi prendevano giustamente ispirazione dalla storia biblica che nell’Esodo descriveva l’uscita del popolo ebreo dall’Egitto come un cammino di liberazione dalla schiavitù, guidato da Mosè, al quale era stato rivelato il nome del Dio della misericordia, nel roveto ardente. Questa base biblica veniva tuttavia adulterata da alcuni teologi americani attraverso l’analisi marxista che notoriamente legittima la lotta di classe, armata e quindi inevitabilmente violenta.

L’episcopato sudamericano, riunitosi a Puebla, nel 1979 prese le distanze da questo movimento teologico evidentemente eterodosso e due celebri documenti successivi, firmati dal cardinal Ratzinger, nel 1984 e 1986 ne sancivano definitivamente il giudizio di condanna, in quanto i metodi marxisti, animati dall’odio e dalla ribellione violenta erano ovviamente incompatibili con il Vangelo. Di fronte al problema sociale della povertà di massa, l’episcopato sudamericano ha dunque scelto l’opzione preferenziale per i poveri, rifiutando la guerriglia e l’opposizione violenta.

Può essere interessante per noi, alla luce dell’inattesa nomina di Papa Francesco, prendere coscienza dell’atteggiamento adottato dal cardinal Bergoglio, nella sua precedente veste di arcivescovo di Buenos Aires, una delle grandi metropoli sudamericane, circondata da quella “corona di spine” che è costituita dalle baraccopoli dove vivono milioni di poveri in condizioni spesso disumane. I bambini sono devastati dal paco, una droga per poveri, derivata dai residui di fabbricazione della cocaina; l’alcolismo è diffuso e comporta violenza nelle famiglie. Come se non bastasse, la crisi economica argentina del 2001 ha esasperato queste condizioni di miseria diffusa. In questo contesto di povertà materiale e spirituale, l’arcivescovo Bergoglio ha istituito tante parrocchie nei quartieri operai, le villas miseria, inviando numerosi preti giovani a benedire nuove mense popolari, a celebrare battesimi senza discriminazioni sulle famiglie di provenienza. Il cardinale stesso, ogni tanto, usciva dalla curia di Plaza de Mayo, prendeva la metro per poi salire su qualche autobus e fermarsi in questi quartieri, a mangiare con i poveri il locro, la minestra di carne e mais che cucinano all’aperto in grandi pentoloni.

La più recente Conferenza dell’episcopato latinoamericano svoltasi nel maggio 2007 ad Aparecida, in Brasile, ha fatto propria questa prassi pastorale del cardinale Bergoglio, che ha presieduto la redazione del documento finale. Ha richiamato il clero ad annunciare il vangelo andando incontro alla gente, senza aspettare che la gente venga in chiesa. Bergoglio ha detto con chiarezza: “Se la Chiesa segue il suo Signore, esce da se stessa, con coraggio e misericordia. Non rimane chiusa nella propria autoreferenzialità. Il Signore opera un cambiamento in colui che gli è fedele, gli fa alzare lo sguardo da se stesso. Questa è la testimonianza, la missione.”  E quando affronta il tema dell’amministrazione del battesimo, Bergoglio difende i diritti dei bambini: “Il bambino non ha nessuna responsabilità dello stato del matrimonio dei suoi genitori. E poi spesso il battesimo dei bambini diventa anche per i genitori un nuovo inizio. Di solito si fa una piccola catechesi prima del battesimo… in seguito i sacerdoti e i laici vanno a visitare queste famiglie per continuare con loro la pastorale postbattesimale. E spesso capita che i genitori, che non erano sposati in chiesa, magari chiedono di venire davanti all’altare, per celebrare il sacramento del matrimonio.”

Quando un giornalista gli ha chiesto di raccontare qualche episodio di questa evangelica “teologia della liberazione”, Bergoglio ha riferito una sua esperienza significativa: “Proprio qualche giorno fa ho battezzato sette figli di una madre sola, una povera vedova che fa la donna di servizio… mi aveva detto: ‘padre, sono in peccato mortale perché non ho fatto battezzare i miei figli’.  Era successo questo perché non aveva i soldi per far venire i padrini da lontano o per pagare la festa, perché doveva sempre lavorare… Alla fine ho detto: facciamo tutto con due padrini soli, in rappresentanza degli altri. Sono venuti tutti qui e dopo una piccola catechesi li ho battezzati nella cappella dell’arcivescovado… abbiamo fatto poi un piccolo rinfresco, Coca Cola e panini. La signora mi ha detto: ‘Padre, non posso crederlo, lei mi fa sentire importante. … Le ho risposto: ma signora, che c’entro io? E’ Gesù che la rende importante.”

Secondo il cardinal Bergoglio, il documento finale di Aparecida si fonda su tre pilastri. Il primo è la prassi pastorale dal basso verso l’alto, nel senso che sono i gruppi e le associazioni dei fedeli che forniscono i suggerimenti e le iniziative di evangelizzazione che verranno poi valutati e organizzati dalla gerarchia. Anche le fasi della redazione dei documenti sono rimaste aperte al contributo di tutti. Il secondo punto chiave è che per la prima volta una Conferenza dell’episcopato latinoamericano si riunisce in un Santuario mariano. Alle celebrazioni eucaristiche partecipavano migliaia di fedeli, così i vescovi prendevano contatto con il popolo di Dio, sentivano e vedevano l’assemblea viva della gente cristiana. Comprendevano il valore della pietà popolare con le sue devozioni, i suoi canti, le sue preghiere.  Il terzo pilastro è che la testimonianza cristiana deve uscire in missione. “Se si rimane nel Signore, si esce da se stessi. Non si rimane fedeli come i tradizionalisti o i fondamentalisti, alla lettera. La fedeltà è sempre un cambiamento, un fiorire, una crescita. Il coraggio apostolico è seminare la parola di Dio. E’ lo Spirito Santo che fa tutto il resto.

Non dobbiamo comunque pensare che questa nuova teologia della liberazione rimanga silenziosa di fronte ai politici ed agli speculatori finanziari. Bergoglio ha diagnosticato ancora ai tempi della grave crisi economico-finanziaria argentina del 2001, la drastica diminuzione della classe media, precipitata sotto la soglia di povertà relativa. Ha denunciato: “In questo momento c’è un disastro nel campo dell’educazione. Nella città e nelle zone abitative attorno a Buenos Aires ci sono due milioni di giovani che non studiano né lavorano… La crisi argentina deriva dalla speculazione globale, animata dall’idolatria del denaro, che è il nuovo vitello d’oro che ci allontana dalla Legge di Dio, come era accaduto ai tempi di Mosè per il popolo ebraico idolatra”.  Conclude Bergoglio: “E’ curioso vedere come l’idolatria cammini sempre insieme all’oro. E dove c’è idolatria, si cancella Dio e la dignità dell’uomo”.

Le citazioni del card. Bergoglio sono ricavate dal libro di Gianni Valente: Francesco, un Papa dalla fine del mondo (Ed. Emi, Bologna, 2013)

Condividi su:
  • Aggiungi su Facebook
  • Aggiungi su Twitter
  • Aggiungi su Windows Live
  • Aggiungi su MySpace

19 commenti a La teologia della liberazione e la risposta della Chiesa

« nascondi i commenti

  1. Lucas ha detto

    Indovinate Leonardo Boff con chi collabora? Ovviamente con il Fatto Quotidiano…avevate dubbi?

  2. ananke ha detto

    infatti la chiesa si è alleata con i capitalisti di turno sin dall’ epoca del fascismo!Ma che ne parliamo a fare! La chiesa ha dimostrato quello che diceva Marx creando sovrastrutture dialettiche con le quali giustificare il suo potere infatti la teologia di liberazione è un movimento filosoficamente privo di senso poiché non tiene conto della critica di Friedrich Nietzsche per la teologia cattolica ed ebraica ponendosi rispetto al reale come semplice giustificazionismo dei rapporti economici esistenti . Non a caso, se i cattolici non volevano la rivoluzione violenta, d’ altra parte non sono riusciti a rovesciare il sistema capitalistico come fecero molte rivoluzioni comuniste dimostrando il loro carattere giustificazionista

    • Paolo Viti ha detto in risposta a ananke

      La Chiesa non si è mai alleata con il fascismo, ti spingo a dimostrare il contrario! Anzi, l’ateo Mussolini odiava la Chiesa e il Concordato servì proprio alla chiesa per difendersi, anche se venne subito violato (il fascismo soppresse l’Azione cattolica pochi giorni dopo).

      Per il resto, l’apologia del comunismo mi sembra un tal amenità che nemmeno mi metto a discutere!

      • ALèudin ha detto in risposta a Paolo Viti

        pure uno come Napolitano ha dichiarato che il comunismo ha fallito e resiste solo nella mente di vecchi nostalgici…

    • edoardo ha detto in risposta a ananke

      Il fasci-nazi-comunismo è un cancro dell’umanità, un dèmone da estirpare.
      Vallo a dire in Russia “sono komunista”…se non interviene la polizia a salvarti il c**o, la gente ti pesta.
      La cosa più seria, un atto di coraggio ed una presa di coscienza, l’hanno fatta nel 1989, alla manifestazione col cartello con la scritta che ha fatto il giro del mondo:
      “PROLETARI DI TUTTO IL MONDO, PERDONATECI”.
      Ma dico, qui siamo a livello da Largactil: SETTANT’ANNI di collaudo su META’ PIANETA TERRA, che è la massima espansione imperialista dei regimi marxisti a metà anni 70, e non basta l’esperienza di qualche miliardo di indivudui.
      No, non basta, bisogna ripeterla anche qua in Italia.
      MAIIIIIII !!!!!!!!!!!!!!!!!! Mai ci riiuscirete, avrete un’opposizione ferma e durissima da parte di quel popolo di proletari che avete avuto settant’anni di tempo per massacrare e terrorizzare.
      Solo un borghese può essere comunista, tanti c’0è chi lavora per lui.
      Infatti non si diceva che:
      LA RIVOLUZIONE E’ L’OPPIO DEGLI INTELLETTUALI” ?????
      Basta massacrare popoli, comunisti, ritiratevi che la storia vi ha condannato come l’ha fatto col nazismo e fascismo.
      Il nemico oggi è il neo-liberismo, voi comunisti mettetevi da una parte e godetevi gli ultimi anni di esistenza prima dell’estinzione, in un regime liberista a cui state dando manforte, illudendovi di giocare a fare gli anarchici.

  3. edoardo ha detto

    Il comunismo, in tutte le sue forme e le sue varianti, è una follia fuori dalla storia.
    Il liberismo, d’altro canto, ha causato la crisi del 29, e quella del 2008, ed il divario sociale che accentua è fonte di tensioni a non finire, che alla lunga logorano gli Stati che seguono quella teoria economica che come follia ha ben poco da invidiare al comunismo; non credo proprio sia il caso di riesumare dei fantasmi che hanno dato ampia prova di essere fallimentari.
    Comprendo il terreno in cui è generata la teologia della liberazione, l’acredine delle classi impoverite, la rabbia di chi ha visto sfumare nella miseria le speranze di riscatto sociale, davanti ad una classe dirigente di cui l’unica cosa efficiente è l’apparato di polizia, ed in questo ben si avvicina al comunismo, che si è retto settant’anni con la polizia ed il regime del terrore, lasciando il suo popolo nella miseria pur disponendo di risorse immense.
    La teologia della liberazione è una via che porta al nulla, un sogno che ha accarezzato molti seguaci, ma davanti aveva il vuoto.
    Ha come unica attenuante la situazione di sfruttamento bieco che è stato perpetrato per rapinare le risorse di un continente fin dall’800.
    A fine 800 i minatori cileni di rame delle Ande, alla mezz’età diventavano quasi ciechi e malati di silicosi, senza pensione, vagabondavano nelle Ande come gli appestati del Medioevo da noi. Condizioni di lavoro simili in Europa, per trovarle bisogna andare indietro al 500, alle miniere della Sassonia e Boemia, dove qualcosa come il 50% morivano a cinquant’anni per quello che Paracelso definì “il mal delle montagne”, in seguito ribattezzato “tumore polmonare”. Per estrarre l’argento dei talleri della Lega Anseatica. Sulle Ande cilene per il rame per fare la poltiglia bordolese delle vigne.
    La teologia della liberazione era sbagliata, un’aberrazione; però aveva lo scopo di contrastare un’altrettanta aberrazione. Teniamolo sempre a mente.
    Vogliamo la pace? Ma la pace deve essere costruita su basi accettabili. La giustizia non è di questo mondo, ma almeno un po’, provarci. E non dare spago a mostri mentali che accentuano disuguaglianze e creano un’infinità di ingiustizie, che preso o tardi, sfociano in ribellioni a suon di schioppettate.
    Questo per come la penso.
    Mi interessa molto il mondo delle miniere e dei minatori, il rapporto tra l’uomo e la roccia. Rapporto duro, difficile, pericoloso, invalidante, e per questo necessitava di comprensione, non di prepotenza e umiliazione.

    • ananke ha detto in risposta a edoardo

      dici che il comunismo ha fallito? la stessa cosa avrebbero potuto dire i cattolici durante le crociate(così come i cattolici avrebbero potuto dire che il cattolicesimo era terminato per gli effetti che produceva, le crociate, così ecc.)
      Prima di criticare in tal modo il comunismo , rifletterei sulla differenza tra teoria e pratica e del particolare col generale .
      Il comunismo ha detto molto ma l’ uomo non poteva comprenderne la grandezza rendendolo schiavo dei propri interessi particolari così come è successo con le dittatture da esso nate (ma non sappiamo se poi sono gli USA a mostrarle come tali). Visto che esistono persone che ammettono la grandezza della filosofia cristiana pur ammettendo l’ errore delle crociate, non vedo motivo per il quale non si possa esaltare il marxismo pur ammettendo gli errori delle dittature da esso create .La mia opinione sull’ articolo la si vede sopra e rimango di un’ idea fortemente marxista

      • Paolo Viti ha detto in risposta a ananke

        Non entro nel merito, ma voglio solo farti un appunto: le crociate furono un BENE per l’umanità perché impedirono all’Islam di conquistare l’Europa e sopratutto erano mosse da nobili intenti, ovvero quelli di difendere le popolazioni cristiane a Gerusalemme sotto il gioco musulmano. Le crociate furono un bene, anche se vi furono degli episodi di violenza gratuita come sempre ci sono nelle guerre, ma questo non inficia i nobili intenti delle crociate.

      • Emanuele ha detto in risposta a ananke

        Marx teorizzo la rivoluzione e, come ben sai, è impossibile farla senza imbracciare le armi. Nella storia non è mai esistita una rivoluzione comunista pacifica.

        Viceversa, ci sono state rivoluzioni cristiane pacifiche, come la conversione dell’impero romano quando, senza imbracciare le lance, i pacifici cristiani sovvertirono l’ordine costituito.

    • theflying ha detto in risposta a edoardo

      edoardo sul mondo delle miniere ti consiglio questo testo, un po’ difficile da trovare:

      http://www.anobii.com/books/Franz_Elter/9788882725112/01c3f8d072c121d7cb/

      LR

    • andrea ha detto in risposta a edoardo

      “La teologia della liberazione era sbagliata, un’aberrazione;
      però aveva lo scopo di contrastare un’altrettanta aberrazione.
      Teniamolo sempre a mente.”
      Concordo in pieno, Edooardo.

      Tanto più che a contrastare la teologia della liberazione
      non c’era solo chi ricordava il Messaggio di Cristo che dice:
      “il Mio Regno non è di questo mondo”, ma anche gente (proprietari terrieri/latifondisti) che dietro
      lo schermo del Cattolicesimo finanziava i gruppi paramilitari
      che assassinavano gli sfruttati che osavano ribellarsi e
      con essi i sacerdoti impegnati ad aiutarli.
      Vorrei ricordare un martire poco conosciuto, il sacerdote Alirio Napoléon Macías assassinato mentre si appestava a celebrare la Messa il 4 agosto 1979.
      Vedi http://es.wikipedia.org/wiki/Víctimas_de_la_Guerra_Civil_de_El_Salvador#Religiosos (in spagnolo)

  4. Emanuele ha detto

    La teologia della liberazione è un assurdo…

    In fondo in fondo, il comunismo è un’eresia cristiana. Infatti, le parole evangeliche di uguaglianza, comunione, condivisione, etc. sono stati estremizzate. Inoltre, si è legittimato l’uso della vilenza contro chi non era d’accordo. Violenza non finalizzata alla difesa personale contro altra violenza, ma all’imposizione dei propri ideali.

    Sia Marx che Gesù propongono una “rivuluzione”, ma mentre Gesù invita prima di tutto ad una rivoluzione interna (conversione), il comunismo propone una rivoluzione del sistema, da imporre anche con la violenza. In altre parole, ciò che non può essere ottenuto con la “ragione” può essere preso con la forza.

    Altra differenza/similitudine è l’aspetto religioso. Mentre per il cristiano i principi morali sono esterni all’uomo e creati da Dio, per i comunismo è l’uomo a decidere i propri principi (in questo diventa molto simile ad Adamo ed Eva, artefici del loro bene e male). Ora, non potendo trovare accordo (ogni uomo desidera per se cose diverse), presto si sono formate due nuove divinità: prima la società, poi lo stato. Così, le Carte Costituzionali, le Convenzioni dei Cittadini, etc. sono diventate i nuovi decaloghi, dimentiando però che, per quanto positive, sono sempre il prodotto dell’uomo (fallace ed incline al peccato per natura).

    Dunque, per un cristiano veramente tale è assurdo pescare elementi dal comunismo e socialismo che, a loro volta, hanno pescato (distorcendoli) nei principi cristiani. Infatti, esempi di vita cristiana in sud america si trovarono nelle Riduzioni gesuite che condividendo i beni e le attività si ispirarono alla vita della prima Chiesa, senza arrivare alle storture del comunismo.

    • edoardo ha detto in risposta a Emanuele

      Emanuele, tu confondi le dichiarazioni di intenti, cioè l’abbocco, per la realtà pratica.
      Il comunismo è la materializzazione sul piano reale del sistema economico centralizzato, in cui lo Stato stabilisce chi deve produrre cosa e quanto, e a chi vanno i beni prodotti.
      Tutto ha origine e fine nello Stato che è padre-padrone di tutto e di tutti.
      L’economia centralizzata comunista può funzionare solo in tempi di emergenza, come in stato di guerra. Quando scoppia la pace e – teoricamente – si esce dall’emergenza, il sistema implode su sé stesso, ed è obbligato a reggersi solo ed esclusivamente in virtù della repressione della polizia sul popolo.
      Il comunismo è un immenso lager.
      Se non adotta il “sistema lager”, crolla subito senza nemmeno arrivare a compimento.
      Lasciamo stare la lista dei desideri, ma ti rendo noto che nell’ex-Unione Sovietica la gente mangiava quasi esclusivamente in virtù di quel 10% della terra dei kolkhoz che veniva affidata alle famiglie contadine delle cooperative degli stessi kolkhoz.
      La fidanzata di mio figlio viene dalla Russia, il sud della Russia europea, vicino la Crimea, da un mondo rurale con estensioni di girasoli a perdita d’occhio.
      Se le parli dei comunisti, lei si inalbera, rizza i capelli come la Gorgone Medusa.
      Lei prima di fare le valigie e venire in Italia da irregolare, e mio figlio la sposerà a breve regolarizzandola e portandola in campagna da noi, era ragazzotta contadina figlia di contadini in un’isba della campagna.
      E’ felice come una Pasqua di venire a fare la campagnola qua in Italia.
      Rustica, come le massaie delle nostre campagne sessant’anni fa.

      • Emanuele ha detto in risposta a edoardo

        Caro Edoardo,
        forse mi hai un po’ frainteso. Lungi da me difendere il comunismo che è stata una delle più grandi sciagure in cui si è infilata l’umanità e di cui ancora oggi paghiamo pesi incredibili…

        Quello che sostenevo è che il comunismo da una parte “scimmiotta” il cristianesimo cercando di rielaborare i principi evangelici di uguaglianza, condivisione, etc., ma su basi atee (ossia senza fondamento) e dall’altra impone questi principi con la violenza. Si tratta, anche prima di diventare regime, di una “aristocrazia” dove i “buoni ed illuminati”, decidono per tutti. In altre parole una visone moderna del tiranno illuminato, già ipotizzato dai greci.

        E’ duque ovvio che le rivolte comuniste si siano subito trasformate in un lager, era nel DNA del pensiero comunista (ed illuminista). Non credo che neppure in tempo di guerra sia accettabile un regime comunista, perché la libertà vale più della vita. Se un uomo rinuncia alla libertà, anche in vista di un bene futuro, diventa un animale, anzi un robot servo di un potere umano.

    • edoardo ha detto in risposta a Emanuele

      ….i Russi sono gente per bene, che non si meritava il komunismo.
      Purtroppo gli è toccato.

  5. Gab ha detto

    “Se si rimane nel Signore, si esce da se stessi. Non si rimane fedeli come i tradizionalisti o i fondamentalisti, alla lettera. La fedeltà è sempre un cambiamento, un fiorire, una crescita. Il coraggio apostolico è seminare la parola di Dio. E’ lo Spirito Santo che fa tutto il resto.”

    Non ho capito questa frase. Chi mi aiuta? Grazie.

    • Gab ha detto in risposta a Gab

      Che cosa significa che non si rimane “fedeli” alla lettera? A quale fedeltà ci si riferisce?

      Ma voi siete davvero convinti che il “coraggio apostolico” sia la chiesa “dei popoli”? Ma siamo sicuri che la teologia della liberazione non dica la stessa cosa? A me i confini appaiono piuttosto sottili.

      Oggi ho visto in tv un deprecabile “balletto” di francescani e suore per “attirare i giovani”…. le chiese sono sempre più vuote perché tanto c’è l’animazione per strada .. a cosa serve ormai assistere alla S. Messa, a partecipare dei Sacramenti a pregare come Cristo ha comandato? E ci si lamenta pure che le chiese sono sempre più vuote? La teologia moderna di cui i Cardinali odierni sono i fedeli esecutori è quella che ha devastato la vita ecclesiale nel suo complesso.

      E’ tutto normale per i cattolici che oggi l’ostia consacrata venga lanciata sulle mani? Che un Pontefice si rifiuta di dare la Comunione? Che in questo modo l’Eucaristia è ai limiti della validità perché non si è rispettato l’unità tra Cristo Sommo Sacerdote ed il sacerdote che eseguere il rito del Sacramento “in persona Christi”?

      Ma tant’è .. queste cose della cara vecchia Teologia (ancora valide per Nostro Signore) sembrano diventate un optional.

    • andrea ha detto in risposta a Gab

      Per quanto riguarda
      “Se si rimane nel Signore, si esce da se stessi”,
      credo faccia riferimento a:
      “Chi vuol seguirMI, rinneghi sè stesso, prenda la propria croce
      e Mi segua” (Mt XVI,24 – Mc VIII,34 – Lc IX,23).

« nascondi i commenti