La birra moderna, invenzione dei monaci e di Santa Ildegarda

birra monaci

La storia della birra rivoluzionata dai monaci trappisti. Innovarono l’arte della birrificazione e, anche grazie a Santa Ildegarda di Bingen fu introdotto il luppolo che permise di salvare migliaia di vite quando l’acqua era insalubre.


 

“Anche Mosè beveva birra”.

E’ il titolo di un libro uscito da poco in cui l’autore, Andrea Ravasco, ripercorre la storia della birra, una delle bevande più diffuse al mondo, citata venti volte perfino nella Bibbia.

Ed effettivamente la bevanda così amata affonda le sue radici nel lontano passato ma in qualche modo si intreccia anche con quella della Chiesa cattolica.

Vi sono testimonianze di consumo di birra dall’antico Egitto e dalla Mesopotamia, molti secoli prima di Cristo. Ma ciò che conosciamo oggi come birra è il frutto del lavoro di monaci e santi, che la trasformarono in un elemento sempre presente per la società medievale, arrivando persino a salvare vite.

 

La storia della birra e il ruolo dei monaci

Durante il Medioevo, i monasteri si diffusero in tutta Europa, portando con sé conoscenze avanzate, come spiegato dettagliatamente da Thomas E. Woods nel suo “Come la Chiesa cattolica ha costruito la civiltà occidentale” (Cantagalli 2007). Tra queste conoscenze era inclusa l’arte della birrificazione.

In un’epoca in cui l’acqua era spesso insalubre, la birra rappresentò una valida alternativa per evitare malattie, grazie al processo di bollitura e agli ingredienti utilizzati. Monaci francescani, benedettini, minimi e trappisti non solo perciò producevano birra per il sostentamento comunitario, ma la consumavano anche come alimento sostitutivo durante i periodi di digiuno, per le sue proprietà nutritive.

I monasteri, centri di sapere e ricerca, perfezionarono nel tempo l’arte della birrificazione, preservando ricette e innovando continuamente. Tra queste innovazioni, spicca l’introduzione del luppolo, un elemento chiave nella birra moderna.

 

Il luppolo, i monaci e Santa Ildegarda di Bingen

Una figura fondamentale nella storia della birra è stata Santa Ildegarda di Bingen, monaca benedettina, dottore della Chiesa e luminare del XII secolo.

Oltre ad essere una teologa e mistica, Ildegarda studiò botanica e medicina, scoprendo le proprietà benefiche del luppolo. Nel suo famoso trattato, evidenziò come questa pianta, oltre a migliorare il sapore della birra rendendola meno dolce, avesse anche proprietà antisettiche che ne favorivano la conservazione.

Grazie a questa intuizione, la birra divenne più sicura e contribuì a salvare migliaia di vite in un periodo segnato dalla scarsità di acqua potabile.

Il biologo della North Carolina State University, Rob Dunn, in un articolo apparso qualche anno fa su Scientific American ha spiegato che lo stesso avvenne nel 1800, quando si beveva birra per per la prevenzione dei patogeni.

Durante i viaggi in nave, ad esempio, era obbligatoria una riserva di birra tale da garantire un gallone al giorno ad ogni membro dell’equipaggio, che rappresentava tutto il suo consumo di liquidi.

 

La birra dei monaci trappisti, sinonimo di qualità

I monaci che portarono la birra a livelli di eccellenza furono i trappisti, e ancora oggi le loro birre sono sinonimo di qualità. Vengono prodotte nei monasteri belgi, soprattutto, ma anche olandesi, francesi, austriaci e americani. I ricavi della vendita non sono usati per profitto personale ma da sempre stati destinati al sostentamento delle abbazie, alle opere di carità e allo sviluppo delle comunità locali.

Questo modello ha reso le abbazie centri di crescita economica e sociale per i territori circostanti, in Ultimissima 17/01/25 ricordavamo proprio che nei monasteri si identificano le origini del capitalismo.

Un esempio contemporaneo del legame tra Chiesa e birra arriva dagli Stati Uniti, dove don Jeff Poirot, parroco a Fort Worth (Texas) è anche maestro birraio.

Insieme ad un amico produce birra artigianale ispirata alla tradizione trappista dopo aver appreso i trucchi viaggiando nei monasteri di tutto il mondo. Qualche anno fa ha vinto perfino il prestigioso premio Ninkasi nella National Homebrew Competition.

 

Mentre Papa Francesco ha ricevuto recentemente in dono proprio una birra artigianale prodotta in una parrocchia belga per finanziare progetti di carità, Benedetto XVI (connazionale di santa Ildegarda di Bingen), era solito festeggiare i suoi compleanni condividendo un boccale di birra con gli ospiti.

Oggi l’acqua è potabile e accessibile in gran parte del mondo e c’è consapevolezza degli effetti dannosi di un consumo non moderato di birra, tuttavia questa bevanda rimane un ponte tra storia, cultura e fede.

Un piccolo dono che i monaci hanno offerto al mondo.

Autore

La Redazione

0 commenti a La birra moderna, invenzione dei monaci e di Santa Ildegarda