Risposta alle confutazioni delle prove dell’esistenza di Dio

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Come rispondere alle confutazioni delle prove dell’esistenza di Dio? E quali sono le prove per dimostrare Dio? Ecco le più utilizzate obiezioni agli argomenti a favore di Dio e alcune brevi risposte che si possono dare.


 

Quali sono le confutazioni delle “prove” a favore dell’esistenza di Dio? E come si risponde?

Prima di addentrarci nel tema capiamo brevemente di cosa si tratta.

 

Cosa si intende per “prove” dell’esistenza di Dio

Qualcuno le chiama “prove di Dio” ma non si tratta di “provare Dio” come si intende nel campo delle scienze naturali, piuttosto di argomenti che forniscono una giustificazione ragionevole di quelli che Tommaso d’Aquino chiamava i “preamboli” della fede cristiana.

La Chiesa si è sempre opposta al fideismo, alla fede cieca ma nemmeno ha mai sostenuto di poter “provare” oggettivamente Dio, sarebbe innanzitutto controproducente per la libertà umana.

Piuttosto, insegna che Dio può (teoricamente) essere conosciuto con certezza col lume naturale della ragione attraverso le cose create1Costituzione dogmatica Dei Filius, 24/04/1870, anche se è comunque necessaria la rivelazione divina per una conoscenza certa e senza mescolanza di errori.

Esistono infatti quelli che il Catechismo chiama “argomenti convergenti e convincenti” a favore del teismo classico.

 

Le “prove” di Dio confutate da Immanuel Kant?

Gli argomenti del teismo sono solitamente suddivisi in “ragionamenti a priori” (o deduttivi) e “ragionamenti a posteriori” (o induttivi).

Nel primo caso si procede dall’alto, cioè dall’idea stessa di Dio. Il tentativo più famoso è quello di Anselmo d’Aosta. Nel secondo caso, invece, si parte dal basso, cioè dai fenomeni percepiti e dalle conoscenze sensibili.

Il mito vuole che Immanuel Kant abbia messo la parola “fine” ai tentativi di argomentare Dio per via razionale (ne parlammo già nel 2012), la verità è che a Kant sono state fornite talmente tante contro-risposte che non basterebbe una biblioteca intera.

Non a caso molti filosofi moderni e contemporanei si sono cimentati nella ripresa di questi argomenti, sulla scia in particolare di Aristotele, Tommaso d’Aquino e Leibniz.

Ci stiamo occupando di questi argomenti in un dossier che pubblicheremo entro il 2025.

 

Qui di seguito esponiamo le risposte alle principali confutazioni avanzate contro le “prove” dell’esistenza di Dio.

 

1) Chi ha creato Dio?

La fallacia dello Special Pleading (o dell’eccezione arbitraria) si verifica quando si presume che l’universo richieda una causa mentre si sostiene che Dio non ne avrebbe bisogno.

In assoluto è questa la confutazione più frequentemente usata: se tutto ha una causa, allora cosa ha causato Dio? Perché creare arbitrariamente un’eccezione alla regola nel caso di Dio?

E’ un’obiezione davvero priva di fondamento perché è uno spauracchio delle “prove” di Dio.

Nessuno dei principali argomenti razionali si basa sul presupposto che “tutto ha una causa”. Chi lo avrebbe mai sostenuto?

Platone, Aristotele, Plotino, Al-Ghazali, Avicenna, Averroè, Maimonide, Anselmo, Bonaventura, Tommaso d’Aquino, Duns Scoto, Leibniz, Locke, Etienne Gilson, Richard Taylor, Richard Swinburne, David Oderberg: chi tra loro ha mai detto o scritto che tutto deve avere una causa?

Il ricorso alla premessa che “ogni cosa ha una causa” non fa parte di alcun argomento e, anzi, alcuni di questi grandi difensori delle “prove” dell’esistenza di Dio negano esplicitamente che tutto abbia una causa.

L’obiezione del “chi ha creato Dio?” è un’incomprensione totale degli argomenti a favore di Dio, i quali affermano, semmai, che:

  • Qualsiasi cambiamento richiede una causa (argomento aristotelico);
  • Ogni cosa composta da parti richieda una causa (argomento neoplatonico);
  • Ogni cosa la cui essenza è distinta dalla sua esistenza richieda una causa (argomento tomistico);
  • Ogni cosa contingente richieda una causa (argomento razionalista);

L’origine di questo equivoco nasce da David Hume e Bertrand Russell, i quali attribuirono per primi l’affermazione del “tutto ha una causa” ai filosofi teisti senza però aver mai studiato approfonditamente i loro argomenti.

 

2) La fallacia della petizione di principio

Chi intende confutare le prove dell’esistenza di Dio sostiene che si commetta questa fallacia quando si assume la conclusione che Dio esiste per dimostrare che l’universo è stato creato da quel Dio.

In pratica, affermano, si cerca di presuppone ciò che si vuole dimostrare.

E’ un’obiezione che effettivamente molti (a partire da Gaunilone e da Kant) hanno avanzato contro l’argomento ontologico di Anselmo d’Aosta, anche se i sostenitori hanno formulato delle contro-risposte nel corso della storia.

E’ un’obiezione che però non si può rivolgere alle altre tipologie di “prove” di Dio, come l’argomento cosmologico e quello teleologico. La cosa curiosa è che Tommaso d’Aquino e la maggior parte dei tomisti che difendono l’argomento cosmologico, sono i primi a rifiutare esplicitamente l’argomento ontologico.

La verità è che quando i tomisti formulano gli argomenti a favore di Dio non partono affatto da Dio! L’inizio del loro argomento è religiosamente neutrale.

Gli aristotelici, ad esempio, avviano la loro “prova” a partire dalla spiegazione del fatto che ogni cambiamento necessita di una causa, come ad esempio può essere il banale raffreddamento di una tazza di caffè.

Risalendo a ritroso e seguendo la serie causale (lineare e gerarchica) si arriva necessariamente alla causa prima. Ma la partenza non è mai da essa.

 

3) Il dio delle lacune

Una famosa confutazione utilizzata contro le prove dell’esistenza di Dio è la fallacia dell’argomento dell’ignoranza (Argumentum ad Ignorantiam)

Secondo i critici, infatti, si cade in questa fallacia quando una mancanza di spiegazioni scientifiche sulle origini dell’Universo viene utilizzata per concludere che un dio deve esserne la causa.

Se la scienza non ha una risposta completa non significa che debba comparire una risposta soprannaturale.

L’obiezione è più che condivisibile, purtroppo si sottovalutano i difensori delle “prove” di Dio se si pensa che davvero deducano la Sua esistenza sulla base di una mancanza di spiegazione scientifica. Il cosiddetto “dio delle lacune”.

Esiste una sola “prova” che presuppone che l’universo abbia iniziato a esistere, ed è l’argomento cosmologico di Kalam ideato da William Lane Craig.

Ma, oltre al fatto che al momento è la teoria scientifica più accreditata, quello di Kalam non è il principale argomento razionale a favore di Dio e non sono poi in molti a sostenerlo.

Le migliori prove per l’esistenza di Dio, fornite dalla filosofia e dalla metafisica classica, sono totalmente indifferenti all’esistenza o meno dell’universo. Nessuno dei grandi pensatori citati sopra (da Tommaso d’Aquino a Leibniz) assume come vero o si interessa minimamente del fatto che l’universo abbia o meno avuto un inizio.

Una qualunque affermazione sull’universo nemmeno è necessaria come premessa.

Le “prove” dell’esistenza di Dio possono tranquillamente assumere e accettare che l’Universo possa essere infinito. Se l’universo (o la serie di universi, detta Multiverso) si estendesse all’infinito nel passato, ciò sarebbe totalmente irrilevante per i principali argomenti a favore di Dio.

L’argomento aristotelico, ad esempio, spiega piuttosto che affinché qualsiasi cosa esista in un dato momento, Dio deve causarla all’esistenza in quel momento. Non c’è necessità del presupposto che l’universo abbia mai avuto un inizio, né alcuna affermazione relativa all’universo.

 

4) La fallacia della composizione

Una delle confutazioni più tecniche delle “prove” dell’esistenza di Dio sostiene che si cadrebbe in errore laddove si presuma che, poiché le cose all’interno dell’universo sono causate, anche l’universo nel suo insieme debba avere una causa. Ma le proprietà delle singole parti non sempre si applicano all’insieme.

Anche in questo caso c’è un fraintendimento delle “prove” per l’esistenza di Dio.

In alcun modo si deduce che, considerando che le cose all’interno dell’universo sono causate, anche l’universo debba avere una causa. Come già detto, i principali argomenti a favore di Dio si disinteressano completamente dell’esistenza o meno dell’Universo.

Sarebbe ridicolo pensare che poiché una parte dell’Universo è causata, allora l’intero Universo è causato. Chi mai lo sosterrebbe?

Come già accennato, uno degli argomenti principali afferma che qualunque cambiamento richiede una causa, e alcuni potenziali di cambiamento vengono attualizzati solo perché c’è qualcosa di attuale che li attualizza.

Questo è definito principio di causalità, ovvero una causa deve essere distinta dal suo effetto. Per chi fosse a digiuno di questi temi ricordiamo che è un argomento filosofico spesso utilizzato a favore dell’esistenza Dio.

 

Queste sono alcune brevi risposte alle più utilizzate confutazioni delle prove dell’esistenza di Dio. Naturalmente non pretendiamo di aver risposto in maniera esaustiva, né di aver rappresentato tutte le obiezioni possibili.

Come detto, di questo ci occuperemo in un prossimo dossier che al momento è in fase di preparazione.

Autore

La Redazione

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