Sbattezzo, i primi a praticarlo furono i gerarchi nazisti

sbattezzo

Lo sbattezzo, una pratica promossa dal regime nazista per combattere il cristianesimo. Oggi viene usato per lo stesso motivo dalle associazioni ateiste, ne ha parlato recentemente Barbara Costa su “Dagospia”.


 

Ogni tanto qualcuno parla ancora dello sbattezzo.

Una pratica che divenne abituale soltanto sotto il regime nazista, come vedremo tra poco.

Ne ha parlato recentemente Dagospia tramite l’autore e scrittore (il maschile non è un errore) Barbara Costa, sponsorizzandola proprio il giorno dell’Epifania.

 

Chi è Barbara Costa di Dagospia?

Ma chi è Barbara Costa?

Nessuno lo sa, si occupa esclusivamente di pornografia su Dagospia, tema verso cui sembra avere una propria dipendenza ossessiva e molti (a partire dalla femminista Natalia Aspesi) sospettano si tratti di un uomo attempato, altri di un transgender.

Comunque sia, poco importa.

 

L’inutilità legale e religiosa dello sbattezzo

Molto più interessante è invece sottolineare la goliardia dello sbattezzo, una pratica che l’Unione Atei Agnostici Razionalisti (UAAR) ha scimmiottato dalla British Humanist Association credendo di fare chissà quale torto alla Chiesa cattolica.

Oltre a essere ininfluente dal punto di vista religioso, in quanto il sacramento non si cancella con una firma, lo sbattezzo non può nemmeno essere cancellato a livello “legale”. La Cassazione ha chiarito che l’atto rimane in quanto fatto storico, al massimo si potrà aggiungere una piccola nota sul documento attestante la volontà del richiedente.

Ma anche questa annotazione, agli occhi della Chiesa, non conta nulla: chi richiede lo sbattezzo, ha già deciso in precedenza di vivere da scomunicato, lontano da essa o contro di essa.

E anche l’argomento contro la scelta dei genitori per il battesimo dei bambini è assurda: il sacramento è solo una condizione per essere cristiani, non un obbligo.

Se davvero fosse un abuso che i genitori scelgano qualcosa per i figli senza aspettare che siano grandi, bisognerebbe richiedere anche la cancellazione dai registri delle scuole e dei Comuni di nascita in cui tutti vengono iscritti da piccoli senza permesso, come non nessuno sottoscrive che tipo di educazione ricevere, in quale lingua essere cresciuto, con quanti fratelli e sorelle crescere ecc.

La pratica dello sbattezzo è stata spesso denigrata dagli atei più intelligenti in quanto l’attenzione agli effetti del battesimo porta gli attivisti a prendere sul serio il sacramento più di quanto facciano molti cattolici nominali.

Per evitare questa contraddizione, alcuni gruppi in passato hanno inscenato cerimonie di “sbattezzo” utilizzando un asciugacapelli. Iniziativa simbolica ma molto più coerente con la goliardia dello sbattezzo.

L’unica parvenza di senso di questo atto potrebbe essere in Germania, laddove i battezzati sono obbligati dallo Stato a pagare una tassa all’organizzazione religiosa a cui aderiscono (vecchio retaggio nazionalsocialista). In quel caso è sufficiente recarsi al municipio di residenza e verbalizzare la decisione di separarsi formalmente dalla propria chiesa.

In molti lo fanno e continuano comunque a frequentare la propria chiesa, optando per donazioni su base volontaria come avviene nel resto del mondo.

 

Lo sbattezzo promosso dal regime nazista

A proposito di Germania, come già accennato, è curioso ricordare che i primi beneficiari del battesimo furono i gerarchi del nazismo.

Lo ha rivelato Richard J. Evans, il maggior storico del nazismo vivente, docente emerito all’Università di Cambridge e autore della celebre trilogia sul Terzo Reich.

Nel primo volume, Evans descrive dettagliatamente l’iniziale alleanza tra nazismo e il protestantesimo luterano tedesco, a partire dal teologo Martin Niemöller (che poi diventerà però oppositore al nazismo).

L’autore parla anche della forte opposizione ricevuta dal nazismo da parte della Chiesa cattolica, culminata con l’enciclica Mit brennender Sorge (1937) che fece infuriare letteralmente Hitler, tanto che il Führer «ordinò che tutte le copie dell’Enciclica fossero sequestrate, che chiunque fosse trovato in possesso di essa fosse arrestato»1R.J. Evans, The Third Reich in Power 1933-1939, Penguin Books 2005, p. 243.

Proprio nel 1937, scrive lo storico americano, le SS naziste pubblicarono un testo secondo cui «viviamo nell’epoca della lotta finale contro il cristianesimo. Fa parte della missione delle SS dare al popolo tedesco, nei prossimi cinquant’anni, le fondamenta ideologiche non cristiane per un modo di vita appropriato al loro carattere»2R.J. Evans, The Third Reich in Power 1933-1939, Penguin Books 2005, p. 252

Il gerarca nazista Heinrich Himmler, si legge, ordinò di non celebrare il Natale ma il solstizio d’inverno «e nel giugno 1942 dichiarò che il cristianesimo è “la più grande delle piaghe” dell’umanità»3R.J. Evans, The Third Reich in Power 1933-1939, Penguin Books 2005, p. 252

Richard J. Evans descrive come i principali gerarchi nazisti incoraggiarono anche i tedeschi ed i membri del Partito allo sbattezzo, dichiarando formalmente la loro rinuncia all’appartenenza alla Chiesa.

Alfred Rosenberg si era già sbattezzato nel 1933, non appena Hitler salì al potere. Himmler e Reinhard Heydrich si sbattezzarono tre anni dopo, nel 1936 «e un numero crescente di leader regionali li seguì»4R.J. Evans, The Third Reich in Power 1933-1939, Penguin Books 2005, p. 252

Secondo Evans, il Ministero dell’Interno stabilì che le persone che lasciavano la Chiesa potevano dichiararsi al massimo “deisti” (gottglaubig), tanto che il 10% della popolazione di Berlino, il 7,5% di quella di Amburgo e il 5-6% in altre grandi città, si registrò come tale, «un termine che poteva comprendere una varietà di credenze religiose, incluso il paganesimo»5R.J. Evans, The Third Reich in Power 1933-1939, Penguin Books 2005, p. 253.

Autore

La Redazione

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