Maria, Gesù Bambino e quell’altro tizio

san giuseppe

Dal ruolo di San Giuseppe, un inno alla paternità. La scrittrice Kimberly Ells riflette sul ruolo essenziale di Giuseppe per il disegno di Dio, ben lungi dall’essere una figura decorativa nel presepe.


 

di Kimberly Ells*
* scrittrice, consulente politico e mamma

da Invincible Family Substack, 10/12/2024

 

Mio figlio ed io abbiamo appena partecipato a un evento con oltre 200 presepi.

C’erano rappresentazioni provenienti da quasi tutte le culture e i paesi del mondo: un presepe con un igloo al posto della stalla, uno realizzato interamente con figure di gatti, presepi giganteschi che occupavano un intero palco e altri così piccoli da stare nel palmo di una mano.

Alcune scene della Natività includevano pecore e angeli affettuosamente vicini, mentre altre mostravano i Re Magi con i loro doni preziosi.

Ma tutti i presepi, senza eccezione, avevano tre personaggi in comune: Maria, Gesù e Giuseppe. Questi tre sono i pilastri della storia. E sono anche i tre pilastri necessari per costruire qualsiasi famiglia destinata a durare nel tempo.

Tecnicamente, anche Dio Padre ebbe chiaramente un ruolo chiave nella storia della Natività, ma non compare in nessuno dei presepi che ho visto.

 

San Giuseppe, un modello di paternità

Mi ha colpito, però, la presenza di Giuseppe. Non era suo figlio, eppure lui fu l’uomo scelto da Dio per rappresentarlo come padre sulla Terra. Giuseppe sembra aver risposto pienamente a questa chiamata.

Fu Giuseppe ad accompagnare Maria nel viaggio che avrebbe portato alla nascita nella mangiatoia. Fu lui a trovare un asino per far viaggiare Maria. Fu lui a bussare alle porte delle locande affollate fino a trovare un rifugio per lei. E fu Giuseppe a restarle vicino mentre dava alla luce il bambino che credeva sarebbe stato il Salvatore del mondo.

Immagino che sia stato Giuseppe a prendere in braccio il piccolo e a porgerlo a sua madre, esausta ma trionfante, tremante di emozione nel giaciglio di fieno. Presumo che sia stato lui a procurare le fasce, a trovare dell’acqua per Maria e ad avere l’idea di usare la mangiatoia come culla.

E, in seguito, fu sempre Giuseppe a condurre Maria e Gesù al sicuro in Egitto e poi a riportarli indietro. Dal momento in cui l’angelo gli chiese di sposare Maria, Giuseppe si impegnò completamente. E rimase fedele a questo compito.

Giuseppe è un modello degno per tutti gli uomini da emulare, e tanti uomini lo fanno.

 

Il padre non è un accessorio, ha un ruolo insostituibile

Quest’anno ho riflettuto nuovamente su come Giuseppe non sia semplicemente un accessorio nobile nella storia del Natale, ma una figura indispensabile.

Questa consapevolezza mi ha colpito profondamente, anche perché pochi giorni fa, proprio nel pieno del trambusto natalizio, mia figlia ha dato alla luce la sua prima figlia. Ovunque guardi, vedo statue scintillanti di una madre, un padre e un bambino nella mangiatoia. E, nella mia mente, rivedo mia figlia, il suo bambino e il padre di quella bambina accanto a loro, circondati da un’aura di bontà, innocenza e gioia.

Abbiamo fatto una videochiamata con loro poche ore dopo il rientro dall’ospedale. Le ferite del parto erano ancora fresche, e l’esaurimento iniziava a farsi sentire mentre l’adrenalina scemava. Mia figlia ci ha raccontato dell’attenzione e della pazienza di suo marito, sia in ospedale che a casa, dei suoi tanti gesti di servizio, del cambio dei pannolini e del cullare la bambina.

Ha espresso una profonda gratitudine per lui, dicendo: “Sono così grata per tutto quello che fa, anche le cose più piccole. Persino se va in un’altra stanza per prendere qualcosa, per me è un grande aiuto”. Ha concluso con dolcezza: “Non riesco a immaginare di fare tutto questo da sola”.

Mia figlia sta vivendo in prima persona ciò che Dio sapeva: Maria aveva bisogno di Giuseppe.

Giuseppe non era destinato a essere solo una figura decorativa alta e silenziosa nel presepe. Era essenziale per l’intero disegno. Gesù fu affidato a una madre, e il compito di una madre è svolto al meglio se sostenuto dal lavoro di un padre. Dio lo sapeva e assicurò che Maria avesse accanto a sé un custode immediato, un consolatore e un aiutante.

Questo è, in realtà, ciò che Dio intendeva fin dall’inizio quando istituì il matrimonio: che ogni donna avesse accanto a sé un protettore, un lavoratore, un conforto, un difensore, un sostegno, vincolato a lei dalla legge e dal patto, affinché la nuova vita potesse essere custodita in sicurezza nel mondo e sostenuta nel tempo.

 

Dio benedica i padri come Giuseppe

Mentre alle donne del mondo viene detto: “Non hai bisogno di un uomo”, ogni donna che ha un uomo valido nella sua vita comprende quanto sia prezioso avere accanto un marito capace e amorevole. È un vantaggio insostituibile, che alcuni definirebbero addirittura una benedizione.

Giuseppe riceve ogni tanto un cenno di riconoscimento, ma è Maria a essere immortalata in innumerevoli canzoni e venerata in tutto il mondo, come probabilmente è giusto che sia. Il suo contributo è straordinario.

Tuttavia, Giuseppe – insieme a tutti gli altri padri che, giorno dopo giorno, si dedicano con amore e dedizione alle proprie mogli e famiglie – merita più di un semplice cenno. Perché, persino per Gesù, i padri non sono un accessorio: sono una necessità.

Dio li benedica, tutti quanti.

 


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Autore

Kimberly Ells

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