Harvard, 17 universitari sono diventati cattolici a Pasqua

La parrocchia di Cambridge (Massachusetts), a fianco dell’Università di Harvard, è colma di giovani studenti e alcuni di loro hanno chiesto ed ottenuto il battesimo a Pasqua. Ecco la storia di cinque di loro, convertitisi grazie all’incontro cristiano e a testimoni autorevoli.

 
 
 

Anche quest’anno migliaia di adulti si sono battezzati nella messa di Pasqua.

Ne avevamo parlato poche settimane prima, recandoci sui siti web di decine di parrocchie in tutto il mondo per conoscere quanti catecumeni avessero finito il loro percorso in vista del battesimo.

Tra di essi vi sono 17 studenti dell’Università di Harvard, che si sono battezzati durante la Veglia Pasquale dello scorso 16 aprile presso la Paul’s Catholic Church di Cambridge (Massachusetts).

Assieme ad altri 14 adulti hanno concluso il percorso di catecumenato e in un’intervista alla CNA hanno raccontato la loro conversione.

 

Il cappellano di Harvard: «Con il lockdown molti giovani hanno riflettuto».

Percorsi diversi ma tutti diretti nella stessa destinazione: la Paul’s Catholic Church, il cui campanile svetta da secoli su Harvard Square.

Padre Patrick J. Fiorillo, vicario parrocchiale e cappellano universitario dell’Harvard Catholic Center, ha spiegato che «c’è sicuramente un segmento significativo di persone che hanno iniziato a pensare più profondamente alle loro vite e alla loro fede durante il COVID-19. Uscire dal periodo di pandemia ha dato loro l’opportunità di fare il passo successivo e andare avanti».

«La maggior parte delle persone, pur trovandosi in circostanze di vita ordinarie mettono in discussione le vie del mondo e cercano di entrare in contatto con questo desiderio nei loro cuori di qualcosa di più», ha proseguito padre Fiorillo.

«E’ bello vedere che molti giovani continuano a convertirsi al cattolicesimo, e lo fanno in un luogo laico come Cambridge».

 

Ecco come sono nate alcune conversioni ad Harvard.

Katie Cabrera è una matricola di Harvard di 19 anni, è entusiasta di sperimentare per la prima volta il «potere trasformante di Cristo attraverso il suo corpo e il suo sangue» alla messa della veglia pasquale.

Nativa di Dorchester (Massachusetts), dice di essere stata battezzata da bambina ma di aver abbandonato la Chiesa ma, spiega, «anche se me ne sono andata, ho sempre saputo di credere in Dio. Ho sempre avuto quella fede, ma non sapevo cosa farne. C’era un vuoto che esisteva nel mio cuore». Ha scoperto cosa mancava quando è stata coinvolta con l’Harvard Catholic Center.

Dopo essere arrivata da un’amica alla “festa del gelato” dell’Harvard Catholic Center, «così è iniziato tutto», sentendo anche per lei la chiamata a voler diventare cattolica. «Questo è ciò che ho cercato per tutta la vita».

 

Kent Shi ha invece 25 anni, sulle labbra agnostico e quindi ateo nella vita.

Anche nel suo caso la potenza dell’incontro cristiano ha inciso: invitato da un amico ad una Adorazione Eucaristica, senza nemmeno sapere di cosa si trattasse, rimase turbato e iniziò a partecipare alla Messa a St. Paul ed al programma RCIA (Rito di Iniziazione Cristiana per Adulti) della parrocchia.

 

Per Loren Brown, la scelta di frequentare un’università laica come Harvard si è rivelata “provvidenziale”. Anche lui 25enne, originario di Los Angeles e mai battezzato. Ancora una volta l’opera di testimoni cristiani, come i suoi amici cattolici, ha influito sulla sua messa in discussione della mancanza di impegno per la fede.

Così, durante il lockdown, ha iniziato a leggere alcuni libri da loro consigliati, come le poesie di TS Eliot e le Confessioni di Sant’Agostino che lo hanno «attirato alla fede».

Brown descrive la sua conversione come un processo graduale che è culminato in un altro incontro, quello con un sacerdote. Nell’estate del 2021, infatti, fuori dalla chiesa di St. Paul, ha incontrato padre George Salzmann, cappellano dell’Harvard Catholic Center. «Mi ha chiesto come stavo, cosa stavo studiando e abbiamo subito trovato un interesse comune per sant’Agostino», racconta il giovane. La settimana successiva ha frequentato la sua prima messa domenicale e non ha più smesso.

Brown dice che ora si rende conto che c’era molto di più nel venire ad Harvard, oltre alla semplice specializzazione universitaria. «Quello che volevo da Harvard è completamente cambiato. Invece di un’istruzione che mi prepari per un lavoro o una carriera, ne voglio una che mi formi come essere umano e morale».

 

Verena Kaynig-Fittkau ha invece 42 anni, è arrivata ad Harvard dalla Germania come docente e per fare un post-dottorato in elaborazione di immagini biomediche. Mamma di un bambino, cresciuta come “luterano laica”, a Cambridge ha subito due aborti spontanei che hanno «rotto il mio orgoglio e mi hanno fatto capire che non posso fare le cose da sola».

Con un cuore forse per la prima volta colmo di umiltà, si è ritrovata a guardare un video su YouTube di padre Mike Schmitz, prete cattolico della diocesi di Duluth (Minnesota), “scoprendo” il cattolicesimo. Ha così cercato altri video di sacerdoti, tra cui padre Casey Cole ed il vescovo Robert Barron. Infine ha deciso di partecipare alla messa a St. Paul fissando un appuntamento con padre Fiorillo.

Il cappellano dell’Harvard Catholic Center le ha risposto a ciò che lei chiama «l’elenco di problemi protestanti con il cattolicesimo», è entrata nel programma RCIA tre settimane dopo.

 

La potenza dell’incontro con testimoni autentici.

Il denominatore comune di queste conversioni, come di quelle che avvengono ogni anno, è l’incontro cristiano.

In uno splendido articolo su l’Osservatore Romano, il filosofo Massimo Borghesi si è domandato giustamente «perché mai un giovane di oggi dovrebbe essere attratto da una posizione che si qualifica solo per un campo ristretto di battaglie etico-culturali.

Effettivamente per molti strati del cattolicesimo, la fede sembra ridursi a contrapposizioni etiche che non scaldano il cuore, come disse Francesco nella sua celebre intervista a la La Civiltà Cattolica.

Le cose cambiano, invece, quando si ripropone la dinamica della Chiesa nei primi secoli: «quella della testimonianza personale e comunitaria», scrive Borghesi, «della partecipazione ad un’esperienza di umanità rinnovata capace di investire la realtà e la storia».

Purtroppo questa dinamica non è all’ordine del giorno e «ciò che difetta al cattolicesimo odierno, anche e soprattutto a quello impegnato, è la categoria di “incontro”. Una categoria che attraversa e supera la distinzione tra destra e sinistra e che consente di andare direttamente al cuore dell’umano».

«Il problema della Chiesa odierna», conclude il filosofo, «è che difetta troppo spesso di pastori, di persone che amano Cristo e condividono la vita di coloro che sono loro affidati. Là dove il pastore è un uomo di Dio che si fa tutto a tutti lì le chiese tornano, miracolosamente piene. L’uomo odierno, il giovane di oggi, non ha perso il senso dell’amore divino».

La redazione

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Un commento a Harvard, 17 universitari sono diventati cattolici a Pasqua

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  1. Rick ha detto

    Bellissime testimonianze. Un po’ di speranza fa sempre piacere.

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