Uno scienziato top parla di Dio agli studenti di Harvard

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All’Harvard University si parla di Dio con uno scienziato di fama internazionale. La recente conferenza del chimico James Tour ha affascinato gli studenti, si è discusso dell’origine della vita e della razionale possibilità di un Creatore.


 

Il 1° aprile scorso, in un’aula della prestigiosa Harvard University, si è tenuto un evento insolito.

Una conferenza sulla possibilità dell’esistenza di Dio, tenuta da James M. Tour, prestigioso docente di Chimica presso la Rice University e ricercatore di fama internazionale nel campo della nanotecnologia.

L’incontro, promosso dal gruppo studentesco “Harvard Undergraduate Faith and Action” (HUFA), ha visto Tour commentare le varie teorie scientifiche sull’origine della vita e proporre una riflessione sul rapporto scienza e fede.

 

Chi è James Tour

Ma, innanzitutto, chi è James Tour?

E’ responsabile del gruppo di elettronica molecolare del “Center for nanoscale science and technology” della Rice University (Houston, Texas), dove è docente di Chimica, Scienza dei Materiali e informatica.

È autore di più di 800 pubblicazioni scientifiche e -pur con tutte le limitazioni che hanno queste misurazioni- è uno dei chimici e degli scienziati più citati al mondo, con un H-Index addirittura maggiore di 174 (quello di Stephen Hawking, per intenderci, è circa 134) e un I10-index di 790 (la maggior parte dei ricercatori universitari oscilla tra 10 e 50!).

Cresciuto in una famiglia ebraica non religiosa, si è convertito in età adulta al cristianesimo, precisamente durante gli studi universitari presso la Stanford University.

Durante la conferenza ha esordito raccontando brevemente la sua esperienza di fede, la sua vita da scienziato e l’ipotesi di Dio e la sua attività scientifica nel campo della nanotecnologia. Da lì ha aperto una riflessione su una delle più grandi sfide scientifiche, ovvero l’attuale della ricerca sull’origine della vita.

 

Il mistero dell’origine della vita

Una problematica che genera una miriade di dilemmi senza risposta all’interno del presunto consenso scientifico, tanto che Tour ha sollevato i dubbi che molti suoi colleghi preferiscono non affrontare pubblicamente.

«Dal punto di vista scientifico, non abbiamo la minima idea di come sia nata la vita», ha affermato con decisione.

Ha poi illustrato la straordinaria complessità della cellula vivente, sottolineando come la scienza non sia ancora riuscita a replicare in laboratorio neppure gli elementi di base di una cellula, né tantomeno a spiegare come questi possano essersi formati spontaneamente in natura.

«Nessuno ha mai dimostrato un metodo efficace per ottenere versioni enantiopure di carboidrati, amminoacidi, nucleotidi o lipidi in condizioni prebiotiche», ha spiegato Tour. «E nessuno è riuscito a costruire le strutture complesse necessarie anche solo per la cellula più semplice».

 

Harvard, lo scienziato e Dio

Pur evidenziando le lacune della ricerca, Tour ha chiarito di non sostenere la teoria del “Dio tappabuchi”, secondo cui ogni cosa inspiegabile sarebbe automaticamente da attribuire a Dio. Tanto meno questo avvalora qualcosa del creazionismo o del movimento dell’Intelligent Design.

Allora perché occuparsi dell’enorme difficoltà dell’indagine scientifica nel comprendere perfino una semplice cellula?

«La scienza potrà forse un giorno spiegare l’origine della vita», ha ammesso, «ma quel giorno è ancora molto lontano. E più approfondiamo, più ci accorgiamo dell’incredibile complessità di una cellula».

È proprio questa immensa complessità che, per Tour, rende affascinante il mistero della vita e giustifica razionalmente la presa in considerazione di un’intelligenza, di una teleologia e di una volontà alla base di tutto. Di un Creatore?

Un altro obbiettivo di Tour è stato ricordare agli studenti di una delle università più prestigiose al mondo che la scienza, per quanto potente, non potrà mai rispondere a tutto. Tanto meno alle domande fondamentali dell’uomo.

La conferenza si è conclusa con l’invito agli studenti a contattarlo personalmente per continuare il dialogo tra scienza e fede.

Tra i presenti l’intervento sembra aver suscitato grande interesse, il video dell’evento lo testimonia. D’altra parte numerosi altri campus universitari dell’Ivy League (come Yale, Princeton e Dartmouth) lo hanno invitato per testimonianze simili. Dopo 15 giorni è stato invitato alla Cornell University.

«Metto tutto ciò che ho al servizio del Vangelo», ha spiegato lo scienziato all’“Harvard Salient” dopo la conferenza.

 


Il nome di James Tour è incluso nel nostro elenco dei grandi scienziati credenti contemporanei (e non solo) e nel dossier in cui raccogliamo le loro riflessioni su Dio e la fede.

Autore

La Redazione

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