La vera libertà in un monastero di clausura? Il reportage di Nemo

Clausura e libertà. Un tema toccato nell’ultima puntata del programma Nemo – Nessuno escluso (Rai2), tra i più visti su Youtube. La giornalista Selenia Orzella è entrata in un monastero di clausura, mostrando libertà, felicità e gioia sorprendenti per molte persone.

 

Fosse stato anche solo per sollecitare in qualcuno la domanda che fa da titolo a questo articolo, ne sarebbe valsa comunque la pena. Parliamo dell’ultimo servizio di Nemo-Nessuno escluso, programma televisivo su Rai2. L’ultima puntata, quella del 7 dicembre, è stata seguita da oltre 1 milione di persone: l’attrice e giornalista Selenia Orzella è entrata in un monastero di clausura .

Un servizio ben fatto, rispettoso. La giornalista è rimasta tre giorni con le monache, raccontando le attività della giornata e dialogando con alcune di loro, spesso di sessualità. Traspare felicità e letizia, una vita in semplicità, sacrificio, preghiera e lavoro ma, a sorpresa, anche gioco (pallavolo) e danza. Sorelle giovanissime assieme a donne anziane, in fraternità. Una fede incrollabile che le porta a svegliarsi alle 5 del mattino, a pregare costantemente e a domandarsi della loro esistenza, del senso della loro vocazione per il mondo. Rinuncia? Non la vivono, anzi sono piene di vita. L’esperienza della verginità è affrontata in modo semplice, magari incomprensibile per il resto del mondo, ma «questa è la strada, ne sono certa» afferma una monaca.

Il grande merito, come si è visto qui sopra, è stato incentrare il reportage sulla grande domanda: la libertà. Un luogo, il monastero, che è «il più trasgressivo di tutti», preannuncia la giornalista fin dall’inizio. «E’ l’ora di andarmene», afferma invece alla fine del servizio, mentre esce dal convento. «Torno alla libertà. Ma è proprio questa la domanda che porterò sempre con me, dove sia l’orizzonte della libertà. Se fuori, nel mondo, oppure dentro, nel cuore di ognuno».

Un reportage trasmesso dalla Rai e che ha raggiunto l’11° posto in tendenza su Youtube. Non un pubblico religioso, anzi, di qualunque estrazione e i commenti degli utenti ne sono indicativi. Insulti, bestemmie e affermazioni prevedibili: “Dio non esiste”, “vite sprecate”, “sessualmente represse”, “manipolate dal sistema patriarcale vaticano” ecc. Eppure, molti altri commentatori hanno espresso anche un senso di stupore e commozione per la vita di queste religiose. Ed il tema della libertà, il più interessante, ha effettivamente fatto breccia nei dialoghi/confronti degli utenti, con giudizi profondi. Ne abbiamo selezionati alcuni.

 

La redazione

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19 commenti a La vera libertà in un monastero di clausura? Il reportage di Nemo

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  1. Psicoterapeuta ha detto

    Bel documentario e tutto molto bello,infondo penso che ciascuno è libero di fare e dire ciò che vuole purché la sua libertà non configga con terzi e con il loro rispetto in quanto esseri umani.Se poi sono felici così,in un modo a me inconcepibile,chi sono io per dire il contrario?Ma,si perché c’è un ma di estrazione scettica,come mai leggendo su internet si trova che molte abbandonano la vocazione tornando allo stato laicale tanto che non sembrano molto felici della loro scelta?Avete circa 2300 abbandoni all’anno tra frati suore e consacrati,perché secondo voi?

    • Sophie ha detto in risposta a Psicoterapeuta

      Molti preferiscono passare per la porta larga, pochi per quella stretta (come Gesù indica). Seguire la mondanità è molto più facile.

      • Klaud ha detto in risposta a Sophie

        Non direi proprio che seguire la mondanità sia molto più facile. Basta pensare quali e quante scocciature incombono sulla vita quotidiana: un lavoro stabile o precario spesso non gratificante, il condominio e le sue spese, le bollette, aumenti, telefono, auto, bollo, assicurazione, revisioni, multe, vicini, colleghi malmostosi, coniuge, figli, scuola, banca, servizi non richiesti… e ti pare che questo inferno attragga più della clausura? Al massimo sopportabile per tre giorni, come un agriturismo.
        Lo so per esperienza: non ero ancora maggiorenne che colleghi più anziani preferivano farsi comandare piuttosto che dover prendere decisioni; è normale che la gente
        preferisca rinunciare, ma la contropartita è restare fermi per sempre. Che ci sia qualcosa di sbagliato lo si deduce dal fatto che se la maggioranza vivesse così, chi manterrebbe
        il resto della società? Io non so cosa facciano di concreto per mantenersi, ma non credo che possano vivere del proprio. E se non vivono del proprio chi lavora per loro?

        • Sophie ha detto in risposta a Klaud

          “E se non vivono del proprio chi lavora per loro?”

          Nessuno, visto che a quanto so io vivono di divina provvidenza a differenza di altri (è facile capire chi) che vivono scroccando i soldi ad un Paese che non arriva neanche per sé stesso.

        • Francesca ha detto in risposta a Klaud

          Ti consiglio qualche lettura di storia.
          Ad esempio questa di seguito, tanto per iniziare a farti un quadro storicamente fondato
          https://unapennaspuntata.com/2018/11/19/lavori-suore-medioevo/

          Fin dai tempi antichi i conventi, sia maschili che femminili, non solo si autosostengono economicamente ma spessissimo sono stati il motore dell’economia circostante. Diciamo pure che l’Europa sarebbe stata molto diversa se non c’erano le opere dei monasteri. Vedi ad esempio il lavoro dei monaci di Chiaravalle in Francia – giusto per citarne uno.
          (Se riesco a trovare il video dell’ufficio turistico francese che parla della storia della famosa abbazia te lo linko qui… )

          • Klaud ha detto in risposta a Francesca

            Il mio appunto si riferisce più alla scelta etica: il non partecipare alla vita reale immancabilmente danneggia qualcuno e non ha molto di eroico.
            Anche se il sostentamento arriva attraverso donazioni volontarie.

            Sul medioevo, a parte che sarebbe fuori dal discorso che indicavo, ci sarebbe molto da dire, ma il punto è che i monaci possedevano enormi latifondi
            e più che lavorare, facevano lavorare i contadini per sé stessi. Non so della Francia, ma conosco la situazione nella Lombardia del passato.

            • Francesca ha detto in risposta a Klaud

              “scelta etica: il non partecipare alla vita reale immancabilmente danneggia qualcuno e non ha molto di eroico.”

              Che cos’è la vita reale?
              Chi lo decide che cos’è la “vita reale”?

              Scusa… chi è che “immancabilmente” stanno danneggiando?

              Essere “eroici”…? In che modo tu saresti più eroico di quelle suore? In cosa consiste l’eroismo?

              Riguardo il monachesimo e il lavoro, in generale nel medioevo nelle stesse abbazie si dividevano tra monaci che studiavano (lavoro intellettuale) e monaci che lavoravano la terra.

              Riguardo il dare lavoro a contadini sottomessi – eccetto i casi di sfruttamento illegittimo – non vedo comunque la differenza rispetto al capitalismo o al socialismo reale: in tutti i caso c’è sempre chi lavora manualmente e chi intellettualmente. Insomma, c’è chi dirige i lavori e chi lavora.

              Se c’è una via d’uscita a questa divisione classica che può determinare varie forme di discriminazione o classismi, tale via non può che essere una via cristiana.

            • Francesca ha detto in risposta a Klaud

              Secondo me ti farebbe bene anche farti un giro tra i frati e le suore di oggi (che poi sono quelli di ieri). O in clausura o “fuori”, non ne conosco nessuno/a che vivano delle vite …passive. Anzi, generalmente sono piuttosto dinamici.
              Da alcuni anni io ad esempio seguo le attività del seguente frate francescano
              https://youtu.be/c7Z8r3uNhUw
              (nel suo canale trovi anche interviste ad altri frati, attività conventuali negli Stati Uniti, eccetera)
              Ciao.

        • Francesca ha detto in risposta a Klaud

          Eccolo
          https://youtu.be/09_PDMLfXzQ
          Spero che te la cavi col francese… Altrimenti guarda le immagini e capirai lo stesso il succo del discorso.
          Saluti.

        • gsimy ha detto in risposta a Klaud

          per esempio in nord europa molti monasteri producono birra…

          • Patrizia ha detto in risposta a gsimy

            Ma non è in Nord Europa, ma vivete fuori dal mondo, quasi tutti i monaci benedettini fanno la birra, le marmellate, il miele, le suore riparano i vestiti e fanno le sarte, cucinano biscotti e torte e poi le vendono, fanno bevande all’aloe come anche nel video, infatti nel video lo dice! Vendono queste cose e vivono.

        • Psicoterapeuta ha detto in risposta a Klaud

          Sono andato a leggere su internet incuriosito dalla domanda,ma i frati e le suore percepiscono un qualche stipendio?La risposta e no,sacerdoti,vescovi,cardinali si,frati e suore no.In pratica i frati e le suore possono ricevere uno stipendio sulla base o delle produzioni proprie o del contratto di lavoro che svolgono:per esempio suore e frati che lavorano negli ospedali ricevono un compenso pari al contratto nazionale di un comune lavoratore per la stessa tipologia di lavoro.

      • Krauso ha detto in risposta a Sophie

        è anche facile fare le mantenute, senza resposabilità..

        • Sophie ha detto in risposta a Krauso

          Se per “mantenute” intendi delle Sante donne che fungono da pilastri mantenenendo ancora in piedi un mondo sull’ orlo del precipizio grazie alle loro preghiere…beh allora ben vengano mantenute come loro. Anche questa è una responsabilità visto che ormai non prega quasi più nessuno, eccetto loro. Ovviamente da come parli vedo che non hai presente quanto peggio possa essere un mondo senza preghiere. Non hai il metro di paragone e allora parli a sproposito.

  2. giuliano ha detto

    Il monastero di clausura è un posto magico (una mia compagna di liceo è diventata monaca…). Intanto c’è un silenzio perdurante e assoluto, dappertutto. Parlano sempre in modo contenuto ma soprattutto con gesti e con gli occhi. Il giorno è scandito dal tempo dei salmi e preghiere e dalle meditazioni. I movimenti sono sempre semplici e controllati, sia da sole che insieme. Alcune domeniche pomeriggio, quando posso, presenzio ai Vespri (che sono pubblici, nella cappella esterna dove loro rimangono comunque separate da una grata); le cerimonie sono sempre bellissime e lasciano sempre il cuore pieno di calma e pace.

  3. zjuganov ha detto

    Sarebbe più preciso parlare di castità più che di verginità…

  4. giorgio baldrati ha detto

    il credente ha rinunciato alla sua libertà spirituale per essere tutto di Cristo ..

  5. Francesca ha detto

    Non ho capito.

    Le donne sono “sfruttate dal sistema patriarcale vaticano” OPPURE “passano la vita a non fare niente a spese di tutti gli altri” ?

    O sono lavoratrici sfruttate.
    Oppure sono delle mantenute a spese altrui.

    Deciditi.

    (e lascia stare i santi che non ne sai niente).

    Ciao.

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