Suffragio femminile, il grande contributo dei cattolici e della Chiesa

E’ piuttosto trascurato il ruolo importante svolto dal mondo cattolico per rivendicare il diritto di voto alle donne. I precursori cattolici, infatti, iniziarono molto prima a battersi per l’uguaglianza femminile rispetto al femminismo, che oggi si appropria indebitamente di tale lotta.

Per restare in Italia, nel 1917 l’attuale Servo di Dio, don Luigi Sturzo -fondatore della Democrazia cristiana e co-fondatore del Partito Popolare, inserì una donna nei suoi organi dirigenti (Giuseppina Novi Scanni) ed invocò il suffragio femminile quando ancora pochi ne parlavano. Nel 1917, fu la giornalista americana Dorothy Day ad organizzare una protesta di fronte alla Casa Bianca, insieme ad altre 39 donne, per l’esclusione femminile dal suffragio. Si convertì al cattolicesimo nel 1927 e si oppose alla rivoluzione sessuale sessantottina. Nel 2000 è stata proclamata serva di Dio. La prima donna a far parte del Consiglio comunale di Vienna nel 1919 per il Partito Socialdemocratico, invece, fu la beata Hildegard Burjan, che l’anno seguente divenne la prima donna eletta deputata al Consiglio nazionale austriaco.

Nel 1919, don Sturzo inserì nel suo manifesto elettorale il voto femminile. Come ha scritto la femminista Giulia Galeotti, l’apertura del sacerdote «aveva alle spalle non solo la tradizione cattolica (il diritto canonico, ad esempio, per secoli è stato il solo a porre sullo stesso piano adulterio maschile e femminile), ma anche un’attività indefessa da parte delle donne cattoliche che ne aveva messo chiaramente in luce doti, capacità e valore». Seppur, certamente, vi fossero ancora perplessità da parte di tanti cattolici, ad iniziare da Pio X.

Nel saggio Il secondo sesso della madre del femminismo, Simone de Beauvoir, troviamo scritto: «Benedetto XV nel 1919 si è pronunciato in favore del voto alle donne; Mons. Baudrillart e Padre Sertillanges fanno un’ardente campagna in questo senso. Al Senato numerosi cattolici, il gruppo dell’Unione repubblicana, e d’altra parte i partiti di estrema sinistra, sono per il voto alle donne: ma la maggioranza dell’assemblea è contraria». Citando Benedetto XV, la de Beauvoir si riferisce al discorso pronunciato il 22 ottobre 1919 all’Unione delle donne cattoliche italiane

Un tema, quello del suffragio femminile, che avvicinò il cammino dei cattolici a quello dei socialisti, in Italia, in Francia e in tanti altri Paesi occidentali: «I partiti democratici occhieggiano al femminismo, si atteggiano di quando in quando a suoi paladini ma non offrono nessun contributo di pensiero e di azione organico e duraturo», si legge nella lettera aperta che nel 1919 l’Unione Femminile Nazionale italiana indirizzò all’on. Antonio Salandra. «Soltanto i partiti clericale e socialista fanno un posto alla donna anche nelle loro organizzazioni economiche e politiche».

Passando alla Spagna, tra i pionieri della lotta per l’uguaglianza femminile ci fu il devoto cattolico Manuel de Burgos y Mazo, ministro durante il regno di Alfonso XIII. Si batté per una democrazia cristiana spagnola e nel novembre 1919 presentò un progetto di legge elettorale destinato ad estendere il diritto di voto alle donne maggiorenni. Grande merito ebbe anche María Echarri, segretaria generale della Feminine Catholic Union, secondo la quale «il femminismo, possibile e ragionevole in Spagna, deve essere chiaramente cattolico». Fu una delle prime consigliere del consiglio comunale di Madrid e deputata all’Assemblea nazionale: divenne famosa per la sua “legge della sedia” che obbligò i proprietari di aziende a fornire una sedia alle donne che lavoravano in piedi poiché si riposassero e non soffrissero di problemi alle ovaie e all’utero.

Il 31 gennaio 1945 venne emesso in Italia il decreto legislativo che sancì il suffragio universale anche se non prevedeva l’eleggibilità delle donne. Tuttavia, il 21 ottobre 1945, Pio XII esorterà, senza mezzi termini, le donne a uscire dalla sfera privata: «La vostra ora è sonata, donne e giovani cattoliche; la vita pubblica ha bisogno di voi».

Ma il diritto di voto delle donne venne, non solo teorizzato, ma anche praticato addirittura nel lontano Medioevo cristiano, come già abbiamo avuto modo di segnalare. La celebre storica Régine Pernoud, infatti, ha scritto: «dall’insieme di simili documenti balza fuori un quadro che per noi presenta più d’un tratto sorprendente, dato che, per esempio, vediamo le donne votare alla pari degli uomini nelle assemblee cittadine o in quelle dei comuni rurali» (Medioevo. Un secolare pregiudizio, Bompiani 2001, p.113).

La redazione

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