Permanenza nell’impermanenza: considerazioni di un matematico

energia 
 
di Paolo Di Sia*
*docente di Matematica presso l’Università di Verona

 

Guardando alla vita umana con gli occhi del quotidiano esistere, con tutti i suoi problemi, i compromessi, le contraddizioni, le assurdità, l’uomo rimane perplesso e per certi aspetti smarrito di fronte a tanta aleatorietà, a tanta mutevolezza, a tanta “impermanenza”.

Tutto appare soggetto a nascita e distruzione, combinazione di condizioni che si uniscono e si separano, senza avere natura propria. La realtà (e noi stessi) impressiona per la transitorietà e l’inesorabile trasformazione delle cose. La materia è energia, e viceversa; Albert Einstein (1879-1955) ha detto: ”Tutto è energia e questo è tutto quello che esiste. Sintonizzati alla frequenza della realtà che desideri e non potrai fare a meno di ottenere quella realtà”. Etimologicamente la parola “energia” deriva dal greco antico ενέργεια (energeia), che possiamo tradurre con “azione, lavoro in atto, capacità di agire“, “ciò che potenzialmente induce cambiamenti”, concetto legato a quello di “forza”.

La storia dell’uomo è ricolma di persone che hanno studiato il concetto di energia. Tra gli altri, Giovanni Keplero (1571-1630) credeva in una natura pervasa da un “agente animistico”. Egli ebbe a dire: “….. se sostituiamo alla parola anima la parola forza, allora otteniamo proprio quel principio che regge la mia fisica dei cieli ….. Questa forza dev’essere qualcosa di sostanziale, non nel senso letterale, ma nel modo in cui noi diciamo che la luce è qualcosa di sostanziale, intendendo con ciò quella entità non-sostanziale che viene emessa da un corpo sostanziale”. Il principio di conservazione dell’energia afferma che l’energia di un sistema isolato non si crea né si distrugge, ma si trasforma, passando da una forma a un’altra; il principio è comprensivo di tutte le possibili forme di energia, considerando quindi (con Einstein) anche la massa. L’interpretazione dei fenomeni termodinamici in termini di meccanica statistica e la dimostrazione dell’equivalenza tra calore e lavoro ha storicamente permesso l’estesione del principio di conservazione ai fenomeni termici, pertanto oltre l’ambito strettamente meccanico. Il principio è soddisfatto nell’ambito della meccanica quantistica, pilastro della fisica moderna assieme alla relatività einsteiniana.

Richard Feynman (1918-1988), premio Nobel per la fisica nel 1965, ha affermato che “….. c’è una legge che governa i fenomeni naturali sinora noti. Non ci sono eccezioni a questa legge, per quanto ne sappiamo. La legge si chiama “conservazione dell’energia”, ed è un principio matematico; dice che c’è una grandezza numerica, che non cambia qualsiasi cosa accada ….. possiamo calcolare un certo numero, e quando finiamo di osservare la natura che esegue i suoi giochi, e ricalcoliamo il numero, troviamo che non è cambiato ..… “. Se consideriamo l’universo come un “sistema isolato”, tutta l’energia presente al momento della creazione è rimasta costante. Essa ha assunto “forme diverse”, negli ammassi di galassie, nelle galassie, nei soli, nei pianeti, nelle piante, negli animali, nell’uomo. Sono tutte realtà che “nascono” e “muoiono”, apparentemente impermanenti ma di fatto permanenti, cambiando forma e sostanza; il totale dell’energia presente rimane costante.

Biologicamente possiamo pensare al nostro corpo come ad una “macchina” capace di trasformare energia; il principio di conservazione dell’energia ci informa che l’energia totale del sistema “corpo” rimane invariata. Le trasformazioni cellulari che avvengono ogni istante sostituiscono le cellule “morte” con nuove cellule “vive”. Al termine del processo, quando il corpo muore, l’energia di quel corpo non sparisce, perchè ciò violerebbe il principio di conservazione dell’energia. L’energia che si manifestava attraverso il corpo cambia forma, risulta presente in altra forma. Somaticamente, il corpo non crea l’energia che noi chiamiamo “uomo”, è lo strumento attraverso il quale l’energia che chiamiamo “uomo” assume una forma percepibile nello spazio. Questa energia non nasce dal corpo, esisteva già nella realtà. Ma la realtà “uomo” è anche psiche, anima, quindi la scienza, in particolare le scoperte moderne della fisica quantistica, cercano di porre le basi per la conoscenza dell’essenza profonda dell’essere umano, e dell’interazione costante che abbiamo a livello energetico con la realtà esterna.

Per poter cogliere la realtà “uomo” nella sua essenza globale, occorre passare dal mondo dei fenomeni macroscopici a quelli microscopici, dell’infinitamente piccolo. Gli sviluppi della fisica quantistica ci conducono verso la direzione di un campo di energia come visione globale della realtà “uomo”. Quindi considerando la doppia natura corpuscolare e ondulatoria della materia, il principio di conservazione dell’energia (e la sua versione termodinamica), il cervello che crea “immagini” della realtà e l’anima, in una visione unificata si tratta di energia “non distruttibile”, che si conserva e che è alla base dell’universo.

 
Gli altri articoli dello stesso autore:
Il mistero dell’equilibrio delle forze in natura: considerazioni di un matematico (giugno 2015)
Perché esiste qualcosa e non il nulla: considerazioni di un matematico (maggio 2015)
Dio e il multiverso: considerazioni di un matematico (febbraio 2015)

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4 commenti a Permanenza nell’impermanenza: considerazioni di un matematico

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  1. Mica ha detto

    Quindi se ho capito bene tutto questo potrebbe rendere “accettabile” (parolone grosso, lo so) per la fisica l’immortalità dell’anima dopo la morte?

    • Max ha detto in risposta a Mica

      In realta’, non credo. Credo che uno scolastico avrebbe qualcosa da ridire. Il principio di conservazione dell’energia si applica alle realtà fisiche, e’ una proprietà della materia di cui e’ fatto l’Universo. Una volta che il nostro corpo muore, l’energia che conteneva passa in altre forme.

      L’anima e’ una cosa diversa.

      • δ'v ha detto in risposta a Max

        Perdona la mia ignoranza, ma l’anima non può essere considerata una forma di energia che esula dai canoni del modello scientifico, essendo un ente trascendente? O il fatto stesso che sia trascendente la rende slegata in tutti i sensi dalle logiche che regolano l’universo?

  2. Susy ha detto

    articolo davvero interessante.. Considerazioni che sento reali e vere.. grazie della condivisione!

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