Enrico Bombieri, medaglia Fields: «La matematica e Dio»
- Ultimissime
- 24 Apr 2015
Una bella intervista al celebre matematico italiano Enrico Bombieri su Dio e la matematica. Una manifestazione di fede genuina e profonda, animata dall’essere un cattolico praticante. La medaglia Fields riflette anche sulle parole di Benedetto XVI.
Il più importante matematico italiano non lo conosce nessuno.
O, almeno, nessuno al di fuori del mondo scientifico. Il suo nome è Enrico Bombieri, l’unico italiano ad aver vinto la medaglia Fields, che corrisponde al Nobel dei matematici. Insegna presso l’università di Princeton, negli Stati Uniti.
Bombieri è uno dei matematici più influenti e rispettati del XX e XXI secolo, noto per i suoi contributi alla teoria dei numeri (in particolare per il teorema di Bombieri-Vinogradov), per il lavoro su problemi di superficie minima e la distribuzione dei numeri primi.
Il prestigioso matematico ha rilasciato recentemente un’intervista su Il Foglio riguardo al lungo rapporto tra scienza e metafisica.
Bombieri, tra Sant’Agostino e Metastasio
Sì, perché Bombieri è notoriamente cattolico praticante.
«Per me la matematica è un modello della verità sia pure un modello assai ristretto da chiare regole di consistenza, che ci dice che una Verità assoluta (con la V maiuscola) deve esistere anche se non possiamo comprenderla», ha spiegato nell’intervista.
Dopo aver citato Sant’Agostino e l’impossibilità di spiegare la Trinità, Bombieri rifiuta la possibilità di poter giustificare l’esistenza di Dio con la matematica. Tuttavia, essendo questa la scienza della verità logica, «certamente ci aiuta a comprendere le cose ed è naturale per un matematico che crede in Dio, qualunque sia la sua denominazione, di riconciliare il concetto dell’esistenza di Dio con la sia pure limitata verità che proviene dalla matematica».
L’eminente matematico italiano cita a memoria il celebre passo di Pietro Metastasio, quando dice: “Ovunque il guardo giro, immenso Dio ti vedo”. Infatti, spiega Bombieri, «guardare l’universo, nel nostro piccolo, nel grande al limite dell’incomprensibile, e anche nell’astratto della matematica, mi basta per giustificare Dio».
Enrico Bombieri: «La matematica rinforza la certezza di Dio»
Nell’intervista c’è spazio anche per il ricordo del suo grande maestro, il matematico cattolico Ennio De Giorgi, ricordandone quando aveva sempre qualcosa da dare ai poveri che lo aspettavano all’ingresso della Scuola Normale.
Lo faceva «senza farlo mai pesare, senza avere mai un gesto di insofferenza o, ancora meno, di fastidio», ricorda Bombieri. «E io rimanevo colpito da questi slanci di generosità e mi sembrava che davvero la bontà di Dio si manifestasse in lui in modo sublime».
La grandezza di De Giorgi, come quella di Pascal, spiega oggi Bombieri, è che «avevano compreso che Dio non è solo un Dio platonico, astratto, geometrico, aritmetico, o semplicemente creatore di un universo lasciato a se stesso. Essi avevano la visione di un Dio che è più difficile da comprendere, un Dio che è fatto non solo di potenza ma anche di amore infinito. Solamente così diventa possibile, con umiltà, accettare il concetto cristiano della Redenzione».
L’intervista realizzata da Francesco Agnoli è complessivamente molto bella e vale la pena leggerla integralmente, noi abbiamo preso soltanto alcune citazioni.
Interessante, ad esempio, il commento di Enrico Bombieri ai versi di Dante, poeta da lui molto amato, così come la riflessione sul bene e sul male e sulla loro esistenza nel mondo matematico. C’è anche spazio ad un commento al discorso di Benedetto XVI sulla matematica dell’aprile 2006.
Ecco le profonde parole di Enrico Bombieri circa il discorso di Papa Ratzinger:
«La consistenza matematica del nostro universo è certamente una ragione per vedere il Dio creatore dell’universo, come ben espresso dal papa Benedetto XVI nel suo discorso. Tuttavia, c’è qualcosa di più. La matematica astratta, in quanto coerente scienza della verità logica, ci rinforza nella certezza della verità assoluta che è Dio. Dio è Creatore, Amore infinito, e Verità infinita».
Da questa grande fede da parte di un grande matematico si capisce perché il matematico mediatico Piergiorgio Odifreddi si lamentava del fatto che «Carlo Rubbia mi pare che sia cattolico. Enrico Bombieri, medaglia Fields, è cattolico e va a messa».
La profondità e la “scomodità” delle riflessioni di Bombieri sono certamente il motivo per cui il mondo mediatico preferisce evitare troppo di parlarne, concedendo fin troppo spazio a pseudo-intellettuali e alle loro banali provocazioni. Questa intervista è stata una apprezzatissima eccezione.
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Scienziati credenti e cattolici: elenco completo
46 commenti a Enrico Bombieri, medaglia Fields: «La matematica e Dio»
Era ora di vedere un bell’articolo su uno scienziato del calibro di Bombieri
Cosa si inventeranno i Nostri amici Atei? probabilmente diranno che il Prof Bombieri è vittima della senilità….
Sinceramente mi importa poco di quel che diranno, non penso e non mi muovo in funzione o in reazione a loro. Penso piuttosto a cosa possono dare a me queste riflessioni. Certamente sono l’espressione di un’umanità profondo che riesce a tenere assieme aspetti così differenti come la fede, la poesia, la scienza. Tanto di cappello!
oppure magari un corrotto della malata,assassina,cattiva,monellaccia,birbante Chiesa Cattolica.
Immensa gratitudine nei confronti del professore Bombieri.
Enrico Bompieri: una persona razionale, non razionalista.
Il razionalismo e’ un’ideologia. I razionalisti non hanno a cuore la verità. Sono degli ideologi.
Mentite sapendo di mentire: il più grande matematico, non solo italiano ma mondiale, è certamente l’incommensurabile, l’inarrivabile, l’incomparabile e pluripremiato Piergiorgio…
Esatto, caro Lorenzo. Odifreddi e’ inarrivabile. Frequenta questo forum col nick Ratioman (Ahahah il supereroe baluardo della razionalità) lo sapete?
Ma pvero Oddy, ma che cattivoni siete! Da impertinente che era l’ avete ridotto a ” matematico materasso” dove tutti ci saltano sopra quando sono in vena di divertirsi.
Su ! Ratman, fa qualcosa, di’ qualcosa, non farti mettere i piedi sul collo !
P.S: Devo confessare che a me, il caro Piggì, in fin dei conti è sempre stato simpatico, fa così tenerezza… specialmente in televisione quando viene immancabilmente ” asfaltato “un po’ da chiunque… mi richiama alla memoria un personaggio del ” Corrierino dei piccoli” di più di un mezzo secolo fa, sor Pampurio ; un personaggio che usciva da ogni avventura immancabilmente scornato.
Sor Pampurio gli rincresce
d’ esser stato così pesce…
recitava, sempre invariata, la filastrocca a conclusione delle sue vicende.
Effettivamente negli ultimi anni Odifreddi è stato chiamato in televisione solo in trasmissioni “devozionali” per fare il personaggio contrario giusto per creare un po di dibattito. Mi ricordo una puntata da Giletti sul caso di un miracolo. C’era la miracolata, qualche vaticanista e Odifreddi…Giletti gli dava la parola un minuto ogni mezzora di trasmissione giusto per dare un po’ di pepe al dibattito e poi lo interrompeva quando iniziava ad esagerare con le sue cretinate. La cosa che mi ha più colpito è che Odifreddi stesse a questo gioco, si facesse sfruttare senza riuscire a dire nulla avendo presentatore, ospiti e tutto il pubblico contro. E’ stato imbarazzante, poveretto.
Beh non male che il più importante matematico italiano la pensi esattamente come la più importante fisica italiana:
https://www.uccronline.it/2015/01/17/fabiola-gianotti-io-credo-in-dio-scienza-e-fede-sono-compatibili/
L’ultimo paragrafo ripropone una logora polemica alla quale Odifreddi aveva già replicato quattro anni fa. A parte il fatto che il libro “perché Dio non esiste” NON è un libro di Odifreddi, ma è un’intervista parecchio manipolata (tanto che Odifreddi ha disconosciuto il libro ed è andato vicino a querelare Sabelli Fioretti), quella frase su “Bombieri che va a messa” non è affatto provocatoria, ma esprime appunto – suppongo su domanda dell’intervistatore – l’unica notizia positiva di cui Odifreddi disponeva sulla religiosità di Bombieri, dal momento che non aveva mai parlato con lui sull’argomento.
E’ possibile consultare l’intervista di Odifreddi a Bombieri che compare nel volume “Incontri con menti straordinarie”, dove si parla soltanto di matematica. Odifreddi ha con Bombieri un cordiale rapporto di amicizia e di stima, ed è naturalmente ben consapevole del maggiore rango del matematico di Princeton. Sul blog Odifreddi si è anche rammaricato che non sia stato proposto a Bombieri il ruolo di senatore a vita.
Detto questo, veniamo all’intervista di Agnoli, che naturalmente è diversissima da quella condotta da Odifreddi perché verte principalmente sulla questione religiosa.
Il sunto proposto dalla Redazione è come sempre alquanto partigiano: ad esempio Bombieri nell’intervista prende una certa distanza dall’idea di matematica espressa da Benedetto XVI, ma nel sunto questo non traspare.
Riguardo a Dante, poeta che anch’io ammiro molto, la Redazione predilige la parte del commento di Bombieri che a me sembra più trita e inconsistente (quella sulla conoscenza dell’animo umano), mentre di gran lunga più interessante è la prima osservazione di Bombieri, quella sulla musicalità e sulla comprensione del linguaggio.
E’ arrivato il cagnolino da guardia di Odifreddi 😉
Scusami cabellen ma “cagnolino da guardia” è lo stesso termine che usai nel forum di Odifreddi per descrivere le sue guardie del corpo e ho voluto essere coerente anche oggi, non voglio offenderti con questo termine però.
Dovete sapere che cabellen è uno dei fedeli più estasiati di Odifreddi, lo scoprite andando a leggere i commenti di riverenza e sottomissione che posta quotidianamente agli articoli di Odifreddi sul suo blog ospitato da Repubblica. Come vedete anche in questo caso si è sentito in dovere di difendere il suo sacerdote ricordando che nei suoi libri (che lui conosce a memoria) scrive che bla bla bla.
Sulla infastidita replica all’articolo mi limito solo a ricordare che nell’articolo qui sopra c’è l’invito a leggere l’intervista originale ammettendo di aver tratto solo dei piccoli brani. Mi ha fatto sorridere il tentativo di cabellen di tentare una lite tra Bombieri e Ratzinger, in realtà il primo ha semplicemente detto di non essere del tutto d’accordo su un’interpretazione della matematica data da Ratzinger…appigliarsi a queste cose è tipico dei bau bau (senza offesa!!) di Odifreddi 😉
Anche Bombieri un “letterato cretino” e un “non strutturato razionalmente”, dunque, secondo le definizioni dei credenti usate da Odifreddi, giusto?
Ebbene sì. lo confesso: l’unico motivo per cui continuo occasionalmente a frequentare questo blog è proprio la continua polemica anti-odifreddiana che in qualche modo trovo “intrigante” controbattere.
Sono interessanti ad esempio i due interventi qui sopra di Gladio e Katy.
Questi due interventi dimostrano (presumo contro la volontà degli autori stessi) quanto sia sbagliata l’immagine che questo blog si sforza di associare ad Odifreddi, e cioè di uno pseudo intellettuale costruito dal mondo mediatico.
La televisione infatti, specialmente nei programmi di largo ascolto, dimostra senz’altro di avere scarso interesse ad ospitare divulgatori scientifici, né tantomeno personaggi di orientamento ateo o agnostico. Questo vale anche per trasmissioni di un certo peso: Odifreddi ad esempio si rammarica di non essere mai stato invitato da Fabio Fazio, il che costituirebbe una buona “passerella” per la promozione dei suoi libri.
Odifreddi viene spesso invitato a fare il “finto guastafeste” in programmi dove si parla di miracoli o di Padre Pio, cioè in contesti dove il ruolo riservato alla scienza è più o meno quello di una curiosità da baraccone. In tutti questi programmi è di gran lunga più quotato chiunque contribuisca ad alimentare l’alone di fascinoso ed inspiegabile mistero (superstizioso o religioso che sia) che circonda i supposti fenomeni soprannaturali.
Dunque non stupisce certamente che in questi programmi Odifreddi finisca per fare una figura abbastanza patetica, perché questo è il ruolo che fin dall’inizio gli viene riservato, e non si capisce proprio in che senso queste apparizioni televisive giovino ad una “costruzione mediatica” della sua immagine.
La verità – che appare chiara a chi legge i suoi libri – è che Odifreddi è uomo di scienza vera e di cultura laica, caratteristiche di scarsa presa sul grande pubblico.
Continua polemica anti-odifreddiana? Seguo il blog costantemente e gli interventi anti-odifreddiani sono direttamente proporzionali agli interventi anti-cristiani di Odifreddi. Credo sia ancora lecito rispondere, no?
Mi spiace che tu non abbia considerato il mio articolo dove ti svelo come il cagnolino da guardia di Odifreddi, forse ti sei sentito offeso? Se è così mi scuso, ma ho descritto la realtà come infatti dimostri nel tuo secondo commento. Addirittura sai cosa piace e cosa spiace a Odifreddi, manco fosse il tuo fidanzato.
Hai inoltre dimenticato di riflettere sul fatto che Odifreddi ci stia al ruolo patetico di finto guastafeste nelle trasmissioni tv, ridicolizzandosi ancora di più. Il fatto che invitino solo lui è perché non c’è nessun altro vicino al mondo scientifico che abbia le sue posizioni contro i credenti, è ovvio che la scelta è obbligata. Poco prima hai scritto che la televisione ha scarso interesse ad ospitare divulgatori scientifici, poi che Odifreddi viene sempre ospitato in televisione. Sono due frasi assolutamente coerenti, credimi.
“Odifreddi è uomo di scienza vera e di cultura laica”, dicono che quando va in bagno produce addirittura margherite profumate. Il cagnolino da guardia di Odifreddi (senza offesa!) ha fatto il suo mestiere anche oggi. Amen.
Definire “trasmissioni di un certo peso” un talk show gestito da Giletti mi sembra piuttosto comica come affermazione 😉
“Odifreddi viene spesso invitato a fare il “finto guastafeste” in programmi dove si parla di miracoli o di Padre Pio, cioè in contesti dove il ruolo riservato alla scienza è più o meno quello di una curiosità da baraccone.”
Chiediti se la cosa non sia dovuta al fatto che la sua caratura non sia quella. D’altra parte già il rammaricarsi per il fatto di non essere stato invitato da un poveraccio come Fazio la dice lunga no?
Le tue conclusioni, da te impropriamente definite “verità”, sono piuttosto risibili
Con “trasmissioni di un certo peso” mi riferivo appunto a CheTempoCheFa, un programma che perlomeno segue il modello dell’intervista e non è la solita ingovernabile gazzarra di talk show. Non ritengo Fabio Fazio un poveraccio, anche se si possono muovere critiche al suo stile di intervistatore più o meno compiacente o conformista ecc. ecc.
Purtroppo le scelte di Fazio ricadono troppo spesso sui personaggi dello spettacolo (per fare audience e divertimento) e troppo raramente sui protagonisti della cultura e della scienza (per fare informazione).
Presumo che l’ostracismo nei confronti di Odifreddi sia dovuto in parte allo scarso appeal della scienza e in parte al timore di qualche boutade anticattolica troppo diretta.
Naturalmente essere ospitati da Fazio non è affatto un indispensabile “fiore all’occhiello”, ma è semplicemente uno dei modi di far conoscere le proprie opere al pubblico.
Non cambia niente riguardo alle mie affermazioni visto che ritengo CheTempoCheFa un esempio lampante dell’infima qualità della TV italiana, io lo trovo assolutamente inguardabile. In una TV meno ideologica di rai3 un programma del genere non troverebbe mai posto, altro che prima serata!
Non metto in dubbio che Odifreddi sia un uomo di scienza, ma nella sua critica ai credenti mostra in genere inconsistenza e superficialità, nonostante io creda che non sia uno sprovveduto.
Se ad esempio leggiamo il secondo capitolo del suo libro “Caro Papa ti scrivo”, quello sull’apologo del clown, ci rendiamo conto che Odifreddi non ha capito nulla di ciò che voleva dire Ratzinger nelle relative pagine della sua “Introduzione al Cristianesimo” (ed era una delle parti più facili!). Odifreddi infatti si dilunga su questioni relative a paramenti sacri, titoli nobiliari, camauri, ecc. mentre Ratzinger, con quell’apologo, aveva inteso affrontare il problema del linguaggio teologico.
Anche il suo ateismo mi sembra piuttosto superficiale, perchè alla fin fine si risolve in una divinizzazione della natura, e cioè in un puro espediente grammaticale, che sostituisce al termine “natura”, quello di “Natura”.
Ciò che in genere viene criticato a Odifreddi, non sono le sue capacità di divulgatore scientifico, ma la banalità del suo pensiero (a)teologico.
Questa è una posizione onesta, che apprezzo. Le critiche puntuali non sono mai sgradite. Non saprei proprio cosa dire sui problemi teologici, ma sulla questione della Natura credo che la posizione di Odifreddi sia simile a quella di Einstein e sia sostanzialmente quella che Newton espresse in una sua famosa immagine: lo scienziato è come il bambino che si eccita nel trovare alcune conchiglie levigate in riva al mare e davanti a sè ha il grande oceano della verità ancora tutto da scoprire.
L’aspetto di meraviglia di cui parli è certamente presente negli scritti di Odifreddi, ma accanto a questo si trovano altri concetti che denotano grande confusione e superficialità.
Da una parte ad esempio dà per scontato che la scienza possa costituire la base per un’etica razionale, dall’altra cita Einstein che afferma che “la scienza può solo accertare ciò che è, ma non ciò che dovrebbe essere, e tutti i giudizi di valore rimangono necessariamente al di fuori della sua sfera”.
Da una parte parla di Spirito come di qualcosa di puramente immanente, che procede dalla Natura e dall’Uomo e che sarebbe un errore ritenere trascendente. Dall’altra (nella stessa pagina!) parla di una Ragione cosmica in cui la ragione umana trova una trascendenza che la sovrasta.
La mia impressione è che Odifreddi non abbia approfondito il proprio ateismo, nelle sue estreme e logiche conseguenze, con lo stesso impegno profuso nel tentativo di demolire e ridicolizzare il cristianesimo. Il risultato, se si mettono un po’ insieme i vari concetti espressi nei suoi libri, è quello di una primitiva religione della Natura.
Se da una parte infatti sostiene la necessità di abbandonare il concetto di un Dio personale, dall’altra sembra non accorgersi che, affermando che l’uomo ha il DOVERE di rispettare e preservare l’ambiente e tutte le forme di vita e che, sempre l’uomo, dovrebbe chiedersi costantemente che cosa possa fare per la Natura, ha già operato un processo di arbitraria personificazione e dunque di personalizzazione e divinizzazione della natura stessa.
Fare propria la frase di Marco Aurelio “Tutto ciò che è conveniente per te, o Universo, lo è pure per me”, è di un’ingenuità fuori del comune, perchè, a meno che non si operi un immaginario processo di personificazione, non c’è niente che sia conveniente o sconveniente per l’universo, il quale è del tutto indifferente a ciò che accade.
Non è mia intenzione sanare le possibili contraddizioni di Odifreddi, perciò mi limito a dire il mio parere.
La storia dell’Umanità, cioe della specie homo sapiens, è ancora estremamente giovane, e l’antropocentrismo è il peccato originale della nostra Umanità fanciulla.
Il progresso laico della conoscenza ha ormai chiarito che l’uomo non occupa alcun posto di privilegio nell’universo. I miti, le superstizioni, le religioni, hanno svolto il ruolo del pelouche che il neonato si stringe nella culla per sentirsi meno solo.
Naturalmente questo non risolve un quesito fondamentale: cosa è la “res cogitans” in relazione alla “res extensa”? che significato dobbiamo attribuire alla ricchezza delle nostre possibilità di pensiero, di immaginazione, di progetto?
Anche un castoro costruisce dighe, ma non si pone certo il problema di preservare l’ambiente preferendo le pale eoliche alle centrali a carbone. Corrisponde questo ad una “Religione della Natura”? può darsi, ma può anche darsi che il nostro orizzonte visuale – sia pur necesariamente limitato dalla sua radice evolutiva – riesca con il passare dei millenni a sintetizzare forme più pure di astrazione, cioè a comprendere meglio il rapporto che esiste fra la Ragione Descrittiva (che alberga nei nostri stati mentali) e la presunta Ragione Oggettivata nel mondo là fuori. Ma non è affatto sicuro che tra alcuni millenni la nostra specie esista ancora.
Non è facile liberarsi dell’antropocentrismo.
Se è un dato ormai acquisito che “l’uomo non occupa alcun posto di privilegio nell’universo”, allora questo dev’essere ritenuto vero anche per tutto ciò che riguarda l’uomo, e non ha senso parlare di ricchezza delle nostre possibilità di pensiero, ecc.
Dal punto di vista dell’Universo questa ricchezza semplicemente non esiste, e vale tanto quanto la ricchezza della possibilità di pensiero dei dinosauri, spazzati via senza rimpianti.
Nel momento in cui parli di ricchezza, riferendoti a un aspetto peculiare della natura umana, stai già assumendo un punto di vista antropocentrico.
È vero che i castori costruiscono dighe senza porsi problemi ambientali, ma il problema è che non c’è nessun motivo per cui questi problemi se li debbano porre gli uomini.
Tutt’al più gli uomini potrebbero valutare cosa sia più conveniente fare per se stessi, conformemente a principi utilitaristici e non etici. Ciò che non torna nel pensiero di Odifreddi (ma anche nel tuo, se ti poni problemi ambientali di ordine non utilitaristico), è proprio l’introduzione del concetto di “doveri” dell’uomo nei confronti della natura (la quale è del tutto indifferente all’uomo), un approccio cioè etico anziché utilitaristico.
Dici infine che “il nostro orizzonte visuale potrebbe con il passare dei millenni arrivare a comprendere meglio il rapporto che esiste fra la Ragione Descrittiva (che alberga nei nostri stati mentali) e la presunta Ragione Oggettivata nel mondo là fuori”; l’uomo però non è come i castori, che fanno e basta: l’uomo deve anche decidere cosa fare, e decide sulla base di aspettative. Orientare il proprio pensiero nell’indagine del rapporto di cui parli, significa presumere che “là fuori” ci sia una Natura con la enne maiuscola, ma questo, e torniamo al punto di partenza, è in fin dei conti un atto di religiosità primordiale.
“E finalmente, se anche mi avvenisse di estinguere tutta la vostra specie, io non me ne avvedrei” (Leopardi). È questa la Natura “della quale gli uomini dovrebbero chiedersi costantemente che cosa possono fare per essa” (Odifreddi)?
Sono sorpreso di dover accettare su questo sito una lezione di relativismo, ma è una sorpresa gradita.
E’ vero, il fatto stesso di interrogarci sul senso della nostra intelligenza è un indice di presunzione. Resta però il fatto che la nostra specie elabora comportamenti notevolmente complessi, di cui in natura percepiamo solo deboli tracce. Personalmente sono convinto che varie specie animali siano capaci di provare “stati d’animo” per noi indecifrabili, ma è difficile negare che l’uomo abbia meccanismi decisamente speciali per memorizzare e trasmettere una grande quantità di informazione ai propri simili.
Il processo evolutivo della selezione naturale ha certamente forgiato gran parte delle nostre caratteristiche, ma i suoi meccanismi appaiono piuttosto inefficaci se confrontati alla rapidità delle modificazioni che oggi siamo in grado di imprimere all’ambiente e a noi stessi.
Diciamo che l’antropocentrismo, spogliato delle sue variegate mitologie, acquista il senso potenziale di una presa di coscienza etica. Ma anche l’etica non nasce dal nulla: ha le sue radici evolutive e prende consistenze diverse presso le varie civiltà. L’etica condivisa rischia di essere un altro mito, ma potrebbe rivelarsi un mito da coltivare per tentare di salvarci la pelle.
In fondo anche il laicissimo Leopardi invoca nella Ginestra un patto di fratellanza e di solidarietà fra gli uomini oppressi dalla grande matrigna indifferente (la Natura).
È un onore, per me credente, accompagnare un non credente lungo gli scoscesi pendii del relativismo.
Devo osservare però che tendi a puntare i piedi e ad opporre una certa resistenza, cercando nell’astrazione della Specie un ultimo precario appiglio che possa fungere da fondamento a ciò che chiami etica, ma che, nel tuo discorso, altro non è che istinto di sopravvivenza.
Quando parli dell’etica (un’etica che a questo punto è solo utilitaristica), di questo “mito” che varrebbe la pena coltivare per mere questioni di sopravvivenza, sembri non accorgerti di accettare il concetto di “patto di fratellanza e solidarietà tra gli uomini” come un fatto scontato.
Gli uomini in realtà non si sentono parte di una specie; l’uomo è individualista e il suo senso di appartenenza si esaurisce tutt’al più nella famiglia, nel clan o nella più o meno piccola comunità, per gli interessi della quale è disposto a soggiogare non solo la natura, ma anche i propri simili. Oggi lo vediamo nei fanatici dell’IS, ma anche “il Mio Piccolo Orticello” può essere un dio sufficientemente esigente.
Il concetto di Specie, o di Umanità con la u maiuscola, è totalmente estraneo all’uomo, a meno che non gli venga inculcato dall’esterno (ma allora ci troveremmo di fronte a un’altra religione) ed è comunque un concetto troppo debole per essere fondamento di un imperativo etico.
Non dunque un’etica, ma tante etiche quanti sono gli individui o le alleanze tra individui, etiche le quali, tuttavia, altro non sono che i vari egoismi in potenziale conflitto.
È questo in fin dei conti il vero relativismo, ed è per questo che in genere, a ben guardare, in giro si trovano soltanto versioni annacquate di relativismo, che in realtà vivono di rendita e si sviluppano su ciò che rimane di sistemi non relativistici.
L’uomo non è fatto per il relativismo, neanche il non credente, il quale istintivamente si difende da esso apponendo la maiuscola a qualche ente.
Hai ragione: non tutti possono vantare ben 2 asini d’oro…
Caro Cabellen, definisci Odifreddi “uomo di scienza vera e di cultura laica”.
Tutto bene nel tuo discorso, se non che abbinare le parole “scienza” e “cultura” ad Odifreddi e’ come abbinare “castità” e “temperanza” a Cicciolina 😉 .
Pillola di “cultura laica” di Odifreddi (su Uccr Ratioman 😉 ) https://it-it.facebook.com/notes/scienza-e-fede/delirio-di-piergiorgio-odifreddi-lo-stato-dovrebbe-imporre-laborto-alle-donne-i-/358228037524069
Pillola di “scienza vera” di Odifreddi http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/10/16/priebke-e-shoah-odifreddi-attaccato-sul-blog-negazionista-dellolocausto/746389/
Tuttavia non sta ai baciapile catto-clericali certificare la “scienza vera” di Odifreddi, ci pensa la comunità scientifica, che gli ha assegnato ben due asini d’oro https://andreamacco.wordpress.com/2009/03/26/odifreddi-finalmente-licenziato-pronto-il-nuovo-asino-doro/
Odifreddi e’ una persona squallida, oltre che un mediocrissimo divulgatore scientifico. Questa è la mia personale opinione e faccio i miei sinceri complimenti a Riccardo per la sua diplomazia.
La Hack, pace all’anima sua, era metri sopra Odifreddi, sotto qualunque aspetto.
P.s: dai Pierpippo, intervieni col tuo nick Ratioman da supereroe dei fumetti a rimettermi in riga 😉 .
Grazie dei complimenti, ma sei ingiusto con Odifreddi:
https://www.youtube.com/watch?v=ZOS0TFew0PI
Il matematico Bombieri con la sua scienza e soprattutto con la sua onestà riconosce che l’universo con le sue leggi non può non avere un autore intelligente come causa: l’Autore dotato di Intelligenza infinita e perfetta che, come sta scritto nel Libro della Sapienza, da Lui ispirato, ha ” tutto disposto con misura, calcolo e peso ” (Sap. 11,20b).
Sinceramente, ho riletto l’articolo due volte e sto cercando le dichiarazioni in cui la matematica rinforzerebbe la certezza in Dio. Ho trovato “Guardare l’universo, nel nostro piccolo, nel grande al limite dell’incomprensibile, e anche nell’astratto della matematica, mi basta per giustificare Dio”, ma non è esattamente un pensiero originalissimo, nè un punto nuovo o argomentato in un modo scientificamente accattivante. Insomma, tra il bambino che leggeva nel pensiero di S. Agostino, la misericordia di De Giorgi, e via dicendo, mi manca…l’arrosto
Ognuno capisce quello che vuole…
Più che altro sono io che da anni (avendo cercato di capire e di immedesimarmi nelle ragioni degli atei) cerco di trovare qualche ragione che giustifichi la superstizione che l’infinita’ dell’universo sia opera del “nulla”, in altre parole che l’universo si sia auto generato e che le leggi fisiche non abbiano bisogno di un lesiglatore.
Inutile dire che non ho trovato nulla.
Personalmente sono agnostico anche sulla questione, di certo mai mi sognerei di dire con certezza che l’universo sia originato dal nulla. Per quello che ne sappiamo la domanda potrebbe essere mal posta, o la risposta non essere ancora ipotizzata. Infine, il fatto che la materia sia originata dal nulla o eterna, o altro, non mi pare più probabile che sia generata da una intelligenza: non dico questo, dico che non conosciamo la risposta. Una intelligenza ordinatrice è una delle interpretazioni che ritengo possibili.
Dici “il fatto che la materia sia originata dal nulla o eterna, o altro, non mi pare più probabile che sia stata generata da un’intelligenza”.
Io rispetto la tua opinione, ma come puoi mettere queste due questioni sullo stesso piano? Se la materia fosse eterna la si eleverebbe, de facto, a Dio, ma un Dio che non ha coscienza di se e che, pur non avendo coscienza di se ha creato un universo stracolmi di precisissime leggi fisiche.
Questa posizione e’ antiscientifica (perché il big bang ci fa capire che, 99,99 su cento, prima di 13,7 miliardi di anni fa non esistesse non solo la materia ma nemmeno lo spazio e il tempo) e anche illogica, perché le leggi fisiche non possono essere trascendenti l’universo ma devono per forza di cose essere immanenti.
Tralasciando questo, e’ impossibile andare a ritroso all’infinito con le cause, ed è dimostrato che l’universo e’ un effetto e non la causa (vedi big bang. Gli atei hanno elaborato teorie come il multiverso che non solo non hanno uno straccio di prova “leggi antiscientifiche” ma comunque ricondurrebbero ad una causa prima incausata ed eterna, visto che non si può andare a ritroso all’infinito).
Non ritieni estremamente più probabile ritenere che la causa dell’immensità del cosmo e della perfezione delle sue leggi fisiche sia dovuta ad un essere intelligente e dotato di potenza infinita (nonché incausato) piuttosto che ritenere che le leggi fisiche siano dovute ad una specie di “Logos impersonale” privo di coscienza di se?
Guarda che non è pensiero intuitivo eh, non sto ragionando per dogmi, mi sto mettendo nei panni di un agnostico.
Come possiamo mettere le due questioni sullo stesso piano di probabilità quando sappiamo che, perché qualcosa si muova, ci vuole la VOLONTÀ?
È come può il motore immobile non avere volontà se ha messo in moto l’universo?
Riducendo e banalizzando il tutto: se io metto in una garage gli elementi materiali di cui è composta una Ducati non troverò mai al mio ritorno (passassero anche 10 000 anni o addirittura eoni) tali elementi assemblatisi in una Ducati “per caso”, per il semplice motivo che, essendo privi di VITA E VOLONTÀ, non possono muoversi in vista di un fine (la Ducati).
Quindi, anche ipotizzando che la materia sia eterna (cosa che non è fino a prova contraria, vedi big bang) avremmo comunque bisogno di un’intelligenza VIVA E DOTATA DI VOLONTÀ per permettere alla materia di “muoversi” e creare quindi stelle, galassie e vita.
Potremmo, volendo essere antiscientifici, ipotizzare una materia COETERNA E INCREATA COME DIO, ma la necessità di un’intelligenza PERSONALE è dotata di autocoscienza per la creazione delle leggi fisiche e del “movimento” non è rimuovibile.
Che l’esistenza di Dio non sia dimostrabile scientificamente e’ una certezza. Che sia dimostrabile logicamente e filosoficamente e’ un’altra certezza 😉 .
La tua risposta mi piace perchè argomenti in modo non dogmatico,provando a metterti nei miei panni. Il fatto è che l’argomento è talmente complesso e “fuori” dalla nostra portata, che abbraccia varie branche del sapere: scienza, filosofia, logica, etc. La tua visione è assolutamente possibile, ma non ritengo si possa parlare di certezza, non puoi parlare di leggi trascendenti o immanenti se non sconfinando nella filosofia, cioè nell’intrepretazione non falsificabile. Tu mi citi teorie scientifiche accreditate (dagli atei!), nelle quali sono il primo a non riconoscere la certezza.
Non posso dire che mi sembra più assurdo l’assenza di un logos ordinato, un logos ordinato, un Dio personale. Per me, dire : “se trovo un tavolo qualcuno deve averlo costruito”, è come dire “ma se una mela cade dall’albero, perchè le nuvole non cadono? Ci dovrà essere un Dio che le tiene lassù”. Per me i nostri strumenti per conoscere queste verità, o Verità, sono ancora rozzissimi. Molta gente mi direbbe che sbaglio strumenti, conosco il discorso.
Infine, perchè questa intelligenza dovrebbe essere personale?
Beh, l’intelligenza ordinatrice deve essere personale perché e’ dalla VOLONTÀ che proviene il movimento e l’ordine delle leggi universali.
Il Logos impersonale non ha volontà ne tantomeno coscienza di se e non può, quindi, essere ordinatore. Proprio per una questione logica.
Per quanto i cristiani, abbiamo la certezza che il Logos e’ personale perché abbiamo fede in Gesù Cristo, che altri non era che il Logos eterno incarnato.
Dal Vangelo di Giovanni “in Principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio, e il Verbo ERA DIO”.
La certezza inequivocabile in Gesù mi è data anche da esperienze personali decisive, comunque, che mi hanno tolto ogni dubbio.
La tua proposizione “se una mela cade dall’albero perché le nuvole non cadono” e’ spiegabile con le leggi fisiche, per l’appunto.
Sono fissato col big bang e lo tiro sempre fuori perché e’ un punto cardine della questione. Le leggi fisiche regolano l’universo conosciuto, non possono perciò definirsi “trascendenti” ma immanenti. Se la teoria del big bang e’ vera (e fino a prova contraria lo è) ritengo a ragione veduta che le leggi fisiche dell’universo siano nate con esso 13,7 miliardi di anni fa.
Perché nascessero dal nulla ci voleva un qualcosa che trascendesse la materia e l’immanente, la famosa causa prima incausata, il Logos. Sul fatto del perché il Logos debba avere volontà e debba quindi essere personale ti rimando alla prima riga.
Ti ho tirato fuori le teorie “scappatoia” degli atei non perché pensavo che tu le accreditassi, ma perché anche qualora le loro teorie avessero uno straccio di prova (cosa che non è) si troverebbero anche loro a cozzare contro l’odiatissima causa prima incausata, essendo impossibile andare a ritroso all’infinito.
Posso garantirti che il gesuits che ha avuto l’intuizione del big bang si è beccato tante di quelle maledizioni dagli atei e dai materialisti riduzionisti che se gliene e’ arrivata anche una sola povero lui 🙂 .
Qualcuno disse, a Georges Lemaitre “questa roba assomiglia troppo alla Genesi” (sia la luce), si vede che Lei è un prete” 😉 .
Cerchi meglio.
Ottima argomentazione, come al solito voi devoti del nulla vi distinguete per la brillantezza argomentativa 😉 .
Lei non ha idea di quanto un cristiano vagli la propria fede in Gesù. La notte oscura non è prerogativa solo dei santi, l’ho provata anch’io, poi mi è stata fatta la grazia di toccare con mano.
Acquisii la certezza del bene grazie all’evidenza del male, il male primario.
Ma di questo ora non è il caso di parlare. Piuttosto ribadisco che le argomentazioni di voi atei mi lasciano sempre annichilito per la loro finezza. Cristalli di pura logica.
Se dovessi convertire un ateo, una della prime cose che farei, anzi la prima, sarebbe fargli leggere le argomentazioni di chi la pensa come lui.
“La matematica astratta, in quanto coerente scienza della verità logica, ci rinforza nella certezza della verità assoluta che è Dio. Dio è Creatore, Amore infinito, e Verità infinita”.
Mi raccomando, non fermarti mai al titolo e apprezza di più i contenuti.
Ma guardi, io ho citato un passo dell’articolo che francamente mi sembrava più un abbozzo di relazione tra i concetti di “matematica” e “Dio”, di quello citato da lei, che non può negare sia argomentato in maniera alquanto snella. Secondo il mio modo di vedere, ovviamente.
Phantom, tu sei anche su Cattoliciromani, vero? Ho provato ad iscrivermi ma è un casino allucinante. O.O
Phantom, con “casino allucinante” intendevo dire l’iscrizione sic et simpliciter. Non so il perché ma non sono mai riuscito ad iscrivermi O.O
La mia impressione è che Odifreddi, bersaglio dei vostri strali, più che ateo sia un furbacchione col gusto della provocazione. Intanto, perché si interessa di religione? Per emendare il mondo o per ottenere delle risposte che non riesce a trovare da solo? E’ un furbacchione perché non può non sapere che grandi matematici, del calibro di Cauchy, per non parlare di veri religiosi tipo Girolamo Saccheri o Boole, erano profondamente religiosi, al limite del bigottismo. Bleffa e non è insensibile alle mode correnti, come molti di voi.
Odifreddi, a mio modesto parere, si interessa di religione per un unico motivo: ottenere quella notorietà che non potrebbe ottenere in campo accademico.