Evoluzione, finalismo e casualità nel libro del prof. Facchini
- Ultimissime
- 08 Set 2013
Durante l’edizione scorsa (2012) del “Meeting per l’Amicizia tra i Popoli”, organizzato dal movimento di Comunione e Liberazione” a Rimini, è stato presentato l’ultimo libro di Fiorenzo Facchini, Professore Emerito di Antropologia presso l’Università degli Studi di Bologna, dove è anche responsabile del Museo di Antropologia, intitolato “Evoluzione. Cinque questioni nel dibattito attuale“ (Jaca Book 2012).
A presentare il volume, oltre all’autore, erano presenti Carlo Cirotto, Docente di Citologia e Biologia Teorica all’Università degli Studi di Perugia ed Elio Sindoni, Docente di Fisica Generale all’Università degli Studi di MilanoBicocca. Il libro di Facchini si divide in cinque capitoli che poi sono il cuore del dibattito: 1) Evoluzione e creazione; 2) Crescita della complessità ed evoluzione; 3) Caso, finalità e finalismo; 4) Le specie nell’evoluzione umana; 5) Identità dell’uomo.
Qui sotto il video dell’incontro scientifico
Il prof. Cirotto ha elogiato il lavoro di Facchini parlando di «impostazione sobria, seria e consequenziale dello scienziato. Ne è una riprova l’abbondante e circostanziata bibliografia, indiscutibile indice di serietà scientifica, ma anche il taglio dell’esperto divulgatore, capace di comunicare in modo incisivo i fatti e le considerazioni della scienza anche a lettori poco attrezzati». Il tutto «evitando sempre e comunque qualsiasi confusione di campo, giudicando, a ragione, ingiustificabile l’attitudine a cercare risposte in campi del sapere diversi dai quali sono emerse le domande. E così prende in modo fermo le distanze dai tentativi di fornire risposte teologiche a problemi scientifici e viceversa». Opponendosi alle diverse versioni dell’Intelligent design, così come al Creazionismo, il prof. Facchini ha parlato dei due magisteri di Scienza e Fede come «non ermeticamente chiusi»“> come quelli di Gould, ma attraversati da «cancelli di comunicazione, cioè quegli strumenti della logica che permettono di passare correttamente da un campo del sapere all’altro». Quest’apertura reciproca «è giustificata dalla stessa unità dell’oggetto studiato, che è l’Universo nel quale viviamo. E’ superfluo, credo, che debba sottolineare il mio completo accordo con tale posizione». Il biologo ha quindi contestato «l’ideologia del caso, promossa a spiegazione universale», spiegando che è «avvenuto qualcosa in quei nostri antichissimo progenitori, non la comparsa di una caratteristica nuova allo stesso livello delle altre, ma una caratteristica nuova in grado di riorganizzare in modo nuovo tutte le preesistenti, una caratteristica spirituale, la stessa che farà fiorire l’arte, il sentimento religioso, la filosofia, la teologia e anche la scienza».
Fiorenzo Facchini ha brevemente parlato del suo libro, sottolineando una certa «presunzione di avere chiaro tutto, di spiegare tutto. Il darwinismo, che certamente è la teoria scientifica più diffusa, viene presentato a volte come una teoria che spiega tutto, per cui la mia sensazione è che anche nella divulgazione ci sia una eccessiva semplificazione del problema». Proprio le cinque questioni citate (titolo dei cinque capitoli) rimangono tuttora «aperte». Riconoscere il finalismo in natura, ha commentato, è «un’operazione che posso fare dal punto di vista scientifico; dedurre però da questo un finalismo come concezione generale della realtà, che acquista un senso nel suo insieme, questo mi porta già su un piano che è un piano filosofico». Rispetto alla casualità, invece, essa «non è affatto da escludersi anche in un universo ordinato, anche in un’armonia della natura. Anzi direi che la storia della vita è segnata da questa combinazione curiosa fra le finalità che si riconoscono e la casualità di molti eventi».
Spostandosi sul piano dell’evoluzione dell’Universo, il fisico Sindoni ha concluso l’evento spiegando: «Se c’è una cosa che veramente è stupefacente è come – tra l’altro lo diceva già Galileo – l’Universo segua delle leggi geometrico-fisiche molto, molto precise. In natura c’è questa enorme precisione e pare che il Creatore conoscesse bene anche la geometria, perché ha utilizzato la sezione aurea in tantissimi casi: la stessa forma dell’uomo segue in qualche modo la sezione aurea. Quindi parlare di caso, per me, è un pochino complicato. Trattare il caso in Fisica è una cosa molto, molto delicata e direi che è un pochino fuori uso, era un pochino più in uso un po’ di anni fa». Ha quindi proseguito: «grazie al fatto che conosciamo queste leggi, cioè conosciamo esattamente l’orbita di tutti i pianeti, conosciamo esattamente l’influenza del sole, eccetera, capiamo che queste leggi non sono casuali, queste leggi dicono qualcosa di estremamente preciso e questa cosa estremamente precisa, a mio parere, vale anche per la nascita della vita. Quindi parlare di caso, sia in fisica che in evoluzione, secondo me è un problema molto, molto discutibile. Questo cosa porta a dire? Porta a dire che sono abbastanza convinto – e troverete parecchi esempi in questo libro – che dietro di noi o davanti a noi o sopra di noi c’è un finalismo, un finalismo che attraverso questi processi evolutivi doveva portare all’essere autocosciente».
La redazione
43 commenti a Evoluzione, finalismo e casualità nel libro del prof. Facchini
Il finalismo è una sovrastruttura mentale tipicamente umana. A questo punto anche il principio di minima azione su cui si basa la meccanica hamiltoniana può essere visto in maniera finalistica, o il secondo principio della termodinamica. Il finalismo è metafisica, è come tale va trattato. Ovviamente la metafisica ha una sua dignità e va coltivata, ma non va confusa con la descrizione matematica della natura. Almeno questo è il mio parere.
Come ci ha insegnato Aristotele, le “cause” dei cambiamenti possono essere di 4 diversi tipi: materiale, formale, efficiente e finale. Dal punto di vista filosofico, o metafisico, tutti e 4 i tipi di causa sono strumenti della mente per spiegare il movimento, perché lo è il concetto stesso di causa, Giuseppe, come ben ha mostrato Hume.
Il “fine” appartiene all’intenzionalità umana, al nostro agire cosciente quando ci prefiggiamo di ottenere uno scopo (e forse anche all’agire di animali superiori). In questo senso, quando si ricerca il fine con cui può essere stata fatta un’azione umana (da parte di uno storico, o di un detective, o di un psicologo, o di un economista, ecc.), non si insegue nessuna sovrastruttura ideologica, ma si persegue un autentico strumento di ricerca. Quindi il finalismo appartiene correttamente alle scienze umane.
E’ giusto in scienza naturale invece, per statuto di scienza naturale, fermarsi all’analisi soltanto dei primi 3 tipi di causa. Ma non c’è niente di speciale, o di maggiormente veritativo in questo auto-limite che, da Galileo in poi, la scienza sperimentale si è data.
Certo, come ben ha messo in rilievo Nagel nel suo ultimo libro, ha tutta l’apparenza di un’aporia la presunzione del darwinismo naturalistico, anzi fisicalistico nei suoi adepti più estremi, di derivare l’intenzionalità umana da sole cause materiali ed efficienti.
Sono perfettamente d’accordo sul concetto di causa. Magari il termine sovrastruttura è improprio, ma intendevo dire che, proprio perché il concetto di fine ha una valenza prettamente umana, non ha senso cercare di giustificare posizioni finalistiche riguardo la natura, appellandosi alla sua descrizione scientifica. Oltretutto le leggi fisiche vanno intese in termini descrittivi, non prescrittivi, essendo queste formulate in termini matematici.
“sovrastruttura mentale tipicamente umana”:
e come mai?
Ossia, perchè mai è così “tipicamente umano”
chiedersi che si stà a fare su ‘sta Terra?
Come mai è così ‘umano’ chiedersi come mai
ci sia qualcosa anzichè il nulla?
Nel senso che l’Universo ha uno scopo fintanto che c’è qualcuno di senziente, come l’Uomo, che si interroga su questo. Se un asteroide dovesse impattare sulla Terra e annientare l’umanità, l’Universo cesserebbe di avere uno scopo.
Anche la tua vita ha uno scopo da quando sei nato, di certo prima non l’aveva e dopo non l’avrà…la tua affermazione è fallace.
Se un asteroide dovesse impattare sulla Terra questo non annullerebbe lo scopo dell’universo, così come non renderebbe la tua vita priva di scopo se dovessi essere investito da un treno (ovviamente mi auguro mai!!).
Ripeto la domanda: perchè l’uomo si pone la domanda sul senso
della propria vita?
Ci siamo?
Mi auguro che non mi risponda con: “perchè è un essere
senziente”.
Insomma, tu hai la certezza assoluta che il bisogno
del senso della vita sia una banale attributo dell’essere
“senziente”.
Quindi stai dicendo che è banale l’esistenza di un essere
autocosciente, giusto?
La sai, no, la celebre favola della volpe e dell’uva?
Ecco mi viene sempre in mente, quando a un ateo, che
è sicuro che il finalismo sia un banale attributo
della mente umana, viene chiesto cosa sia la mente umana
e perchè essa si ponga il problema del senso della vita,
risponda con: “è una domanda senza senso”.
Mi sà che rientri nella classica categoria.
lei ha capito cosa intendo dire?
Tu non rispondi alle domande: come mai?
(non mi aspetto risposta).
Il punto è che lei, in una dialettica a mio parere disonesta, vuole farmi dire ciò che io non ho proprio detto. Io ho sostenuto che non è possibile giustificare posizioni finalistiche mediante le leggi di natura. Poi ho parlato di attributo banale per caso? Dire che qualcosa è umano vuol dire sminuirlo secondo lei?
“Dialettica disonesta”?
Alla domanda: “per te è normale che esista qualcosa anzichè
il nulla?” rispondi col silenzio.
Alla domanda: “perchè esiste qualcosa anzichè il nulla”, taci.
Alla domanda: “perchè l’uomo si pone il problema del senso
della vita, niente.
Ti capisco: rispondere, metterebbe in crisi i tuoi pregiudizi basati sul nulla.
Non puoi fare diversamente.
Scusa Giuseppe,
ma l’uomo è frutto delle stesse leggi che hanno plasmato l’universo. Anzi, la stessa domanda sulla finalità dell’universo è frutto delle stesse leggi.
Le leggi esistono a prescindere da qualcuno che le osservi o ne sia governato, quindi il quesito emerge dalla logica, indipendentemente che qualcuno possa fare quel ragionamento logico. Infatti, i pianeti girano attorno al Sole secondo una legge matematica, indipendentemente dal fatto che Keplero la abbia trascritta in simboli. Continueranno inoltre a girare secondo la stessa legge anche dopo che l’uomo si sarà estinto
In ogni caso, anche se la razza umana fosse sterminata da una catastrofe, resterebbe immutato il fatto che è esistito un essere senziente che si è interrogato sulle cause delle cose. Il fatto che sparisca non fa cadere la domanda che, come dicevo, emerge dalla logica.
Ma certo, Emanuele, ma cosa vuoi che risponda Giuseppe?
Lui ha deciso che l’uomo è un essere che si chiede il
perchè di tutto, ma il perchè di tutto non c’è.
Invitato ad argomentare la sua convinzione, non può
che rispondere col silenzio, in quanto argomenti
razionali per convalidare la sua idea non li ha.
Tipico del pensiero ateistico.
Per la precisione Giuseppe è stato invitato a spiegare:
1-Perchè l’uomo si chiede il perchè di tutto: silenzio.
2-Perchè lui “sà” che non esiste alcun fine: silenzio.
3-Cosa sia la “sovrastruttura mentale” che fa sì che
l’uomo si domandi il senso del tutto: silenzio assordante.
Ah già: e perchè esista l’universo anzichè il nulla: vai col
Silenzio, Nini Rosso.
Sei proprio sicuro che l’uomo sia l’unico essere senziente dell’universo?
e come posso saperlo?
Però sai che non esiste un fine: e non ci dici
come fai a saperlo; mah.
Evidentemente fa finta di non capire. Io ho detto, e lo ribadisco per l’ultima volta, che non è possibile trarre conclusioni di tipo finalistico dalle leggi di natura così come sono0 formulate. Le è chiaro?
Per te le leggi di natura cosa sono?
E’ normale che esistano?
E’ chiaro che ti arrampichi sugli specchi per non
rispondere;
sei una testimonianza dell’assurdità
nevrotica del pensiero ateistico.
Niente di nuovo.
Chiedo scusa: non “tu” ma “i tuoi post”
sono una testimonianza dell’irrazionalità
intrinseca del pensiero ateistico.
Il suo modo di interloquire è davvero irritante.
Ti ripeto, con altre parole, la domanda di andrea g: come puoi allora affermare che, anientata l’umanità, “l’Universo cesserebbe di avere uno scopo”?
Il finalismo è un modo che la mente umana ha di approcciarsi alla realtà, o se preferisce un modo di interpretare la realtà. Così come le categorie kantiane, ad esempio, sono modi che la mente adotta per organizzare l’esperienza sensibile. Tra l’atro dove tizio vede uno scopo, caio può vederci tutt’altro. Quello che mi premeva sottolineare è che non è possibile trarre conclusioni in merito al presunto scopo dell’Universo dalle leggi di natura, anche perché le stesse leggi di natura, come insegnava Mach, sono un modo in cui la mente umana organizza, in maniera formale, l’esperienza sensibile. Ovviamente non voglio assolutamente affermare che la fisica non abbia senso, visto che di lavoro faccio proprio il fisico…
Ma che strano, non risponde.
Ammettere di non sapere è una sofferenza atroce,
x il pensiero ateistico.
“sovrastruttura mentale”
uno di quei concetti o paroloni che vogliono dire tutto o nulla ma che una volta tirati in ballo ci consentono di NON affrontare il problema illudendoci di averlo già catalogato e ben definito., poveri noi liberiamocene al più presto.
cosa non ha capito scusi?
no no, ho capito bene, non si preoccupi, anche io ho un sacco di preconcetti o false sicurezze da cui cerco ogni giorno di liberarmi.
Con tutto il rispetto, ma non credo che lei abbia capito cosa voglio dire…
Guarda che stai prendendo in giro te stesso e basta.
Lei non fa altro che provocare, cercando di spostare il piano della discussione su altro rispetto alle mie affermazioni originarie. Ovviamente il suo fervore è più che comprensibile…
Non sarebbe male se un giorno il Prof.Facchini intervenisse con un suo articolo su questo sito.
Credo ci siano tantissime persone(di tutti i livelli culturali)credenti e non credenti disposte a cercare di capire un tema complicatissimo come l’Evoluzione.
E dunque perchè no anche su Uccr?
1. Concordo con quanto dice Facchini a proposito della distinzione, che deve essere mantenuta presente sempre, tra scienza e filosofia, e quindi come il finalismo – che pur è una corretta via interpretativa nelle scienze umane, anzi la principale – debba essere tenuto fuori in scienza naturale.
2. Concordo anche che l’evoluzione da una specie all’altra, anche se non è mai stata osservata, sia la congettura estremamente più semplice (p. di Ockam) da cui uno scienziato deve partire se vuole spiegare l’esistenza di milioni di specie diverse, vegetali ed animali, sulla Terra.
3. Concordo anche che l’uomo si differenzia dalle altre specie per una “qualità” (il simbolo), e non per una questione di grado, come pretendeva Darwin. E qui, in buona compagnia anche di scienziati non credenti (come Monod o Tattersal), Facchini si distacca dal darwinismo duro e puro.
4. L’unico, ma non piccolo, punto che mi separa da Facchini è che il darwinismo, con la sua “chance” (caso, contingenza, fortuna, ecc., traducetela come volete) sia una “teoria scientifica” che spieghi qualcosina, anche un solo l’1% dell’evoluzione tra specie secondo il metodo che da Galileo in poi si richiede alle scienze naturali. Vediamo da vicino questa “chance”. Se la parola deve avere un uso scientifico (e non metafisico, come l’aveva in Democrito, per es.), è necessario specificare innanzitutto un calcolo delle probabilità nello spazio evolutivo, e poi confrontare la scala evolutiva temporale (che segua da un modello teorico) con la scala temporale empiricamente osservata (per es., ricavata dai fossili). Perciò una teoria scientifica dell’evoluzione dovrebbe (come fa per es. la cosmologia del Big Bang per l’Universo, che è scientifica proprio per questo, e non per la riproducibilità dell’evento!; o come fa la QCD per le interazioni forti e le trasformazioni che vi avvengono) concretamente mostrare ad ogni stadio evolutivo, o almeno per alcuni phyla o specie, la corrispondenza tra la possibilità teorica e quella osservata. In assenza di questo modello, NOI NON SAPPIAMO SCIENTIFICAMENTE SE LE MUTAZIONI ALL’ORIGINE DELL’EVOLUZIONE SONO CASUALI O DOVUTE A QUALCHE MECCANISMO FISICO-CHIMICO SENSIBILE ALL’AMBIENTE (come per es. l’esplosione del Cambriano porterebbe a pensare).
4. Non esiste un esperimento, o un qualsiasi rinvenimento fossile, o una qualsiasi evidenza empirica, ecc. che possa dimostrare che la spiegazione di Darwin è certamente sbagliata (anche se l’esplosione del Cambriano dimostra che, allo stato attuale delle risultanze fossili, è quasi certamente sbagliata), e ciò ne fa appunto una teoria filosofica e non scientifica. Ciò accade per l’uso esclusivo del caso (ora portato al parossismo dell’exaptation al costo di sacrificare la selezione naturale) che ne viene assegnato per spiegare le mutazioni genetiche all’origine dell’evoluzione.
5. Nella versione di Facchini il darwinismo è certamente coerente con il cristianesimo, ma non nella versione di Dawkins o Pievani per es. Non dimostra anche questo che abbiamo a che fare con una filosofia, che si può tirare da questa o quella parte secondo la propria Weltanschauung?
Concordo in pieno, tutto vero e ben detto salvo la solita confusione su cosa sia o non sia una teoria scientifica. Ci sono solidi indizi a favore del caso.
Penso principalmente alla “deriva genetica” di popolazioni separate della stessa specie. Quella, tanto per fare un esempio, che porta alla differenziazione delle popolazioni umane (comunemente “razze”).
L’esplosione del Cambriano é principalmente frutto di prospettiva: segna solo l’inizio dei dati da noi osservabili.
1. In primis é un periodo di tempo molto lungo e molto distante da noi: da 541 a 485 milioni di anni dal presente. La nostra era, l’era dell’uomo, il quaternario dura da soli 2,5 milioni di anni. Pur nella nostra breve storia abbiamo assistito alla differenziazione di numerose specie. Ad esempio tutte quelle degli equidi e probabilmente molti caprini.
2. Segnando il Cambriano l’inizio, non é possibile quantificare il numero di differenziazioni specifiche avvenute.
Perciò mi permetto di suggerire che sino a quando non si sarà potuto osservare il meccanismo biologico, ammettere la teoria di Darwin resta semplicemente la miglior spiegazione dei dati oggi a nostra disposizione.
Se, Luca, alla roulette di Montecarlo sono ieri (domenica 8 settembre 2013) usciti 26 plein in 24 h; e se 20 di questi sono usciti tra le 21:00 e le 21:01, permettimi – solo permettimi, non ti chiedo di più – di dubitare che l’evento sia casuale. E’ esattamente quanto è successo per 20 phyla su 26, in un periodo del Cambriano che, scalando a 24 h la durata dell’evoluzione, corrisponde ad 1 minuto.
Tu dici che ci sono “solidi indizi a favore del caso”? Questo non puoi dirlo, in assenza di un modello statistico che non è mai stato elaborato e che, per principio, è escluso dal darwinismo
Diciamo, prof.Masiero, che dirlo può dirlo, nel senso
che ognuno di noi può sparare la prima idea che gli
venga in testa.
Che poi questa affermazione -come quella di Luca abbia nulla a
che vedere con la ragione, è un altro discorso.
Io, andrea g, non sono fissato sulla non scientificità del darwinismo, e sarei contento, veramente contento, di imparare qualcosa di nuovo, per es. che qualcuno ha fatto un calcolo delle probabilità secondo un qualche modello evolutivo ed ha così dimostrato la stocasticità di qualche macromutazione.
Luca scrive di “solidi indizi a favore del caso”: perché non scrive su Uccr un articolo, comprensibile a tutti, anche agli ignoranti di biologia come me, per portare questi “solidi indizi” in uno, un solo, caso di macromutazione?
E’ vero, è difficile capire come mai queste sicurezze
ateistiche (in senso lato) non siano mai svolte con
razionale argomentazione.
Mistero (buffo).
La distanza tra un Phylum e l’altro Giorgio non ha molte relazioni con la distanza che osserviamo oggi. Come Due germogli che a pochi centimetri di distanza uno dall’altro spuntano dal tronco di un fusticello. A distanza di qualche decennio i pro-prp-nipoti di quei due germogli, ormai rami belli grossi e ramificatipossono generare due nuovi germogli questa volta alla distanza di una decina di metri. 24 phyla nel Cambriano sono solo 24 specie diverse, un numero perfettamente paragonabile a quello che stiamo osservando nell’epoca geologica cui apparteniamo.
Questa è una non risposta, Luca. Il problema matematico rimane per i phyla (che sono insiemi di specie): è un caso che 20 phyla su 26 totali esplodano tutti insieme in uno stesso strettissimo periodo? O questo non dovrebbe fortemente farci sospettare per un meccanismo fortemente sensibile alle condizioni ambientali del Cambriano?
Non ti sfugga poi, Luca, che il phylum è un rango tassonomico di elevatissima gerarchia (subito dopo il Dominio ed il Regno) e contiene ben 5 ranghi inferiori (Classe, Ordine, Famiglia, Genere e Specie) fino alla specie. Approssimativamente quindi possiamo ritenere che 20/26 di tutte le specie appartengano ai 20 su 26 phyla esplosi nel Cambriano.
Forse non mi sono spiegato bene Giorgio. Quello che volevo farti notare é perlappunto che l’elevatissima gerarchia dei phyla é funzione esclusivamente del tempo trascorso e delle conseguenti differenziazioni successive. Tra l’altro: differenziazioni da che cosa ? Abbiamo pochissimi indizi su cosa sia stata la vita sino ad allora. 20 Phyla nel Cambriano sono “solo” 20 specie diverse. Nella realtà molto più di 20 ovviamente perché ciascun phylum era già differenziato(diciamo un 10.000 specie). Ma se il Cambriano dura 56 Ma é un periodo di tempo paragonabile all’intero Cenozoico, l’era dei mammiferi (oggi circa 4500 specie) e degli uccelli (oggi circa 8700 specie). Dunque se la consideri da questo punto di vista la tua esplosione perde gran parte della suo “potenza”.