La Chiesa è un mistero per il mondo e per la storia

Piazza San Pietro

di Giampaolo Rossi
da Il Tempo, 19/03/13

 

«Quante divisioni ha il papa?». Fu la domanda che Stalin rivolse sprezzante al primo ministro francese Laval che, in visita ufficiale a Mosca nel 1935, si appellava al leader sovietico affinché addolcisse la persecuzione dei cristiani in Russia. L’episodio, raccontato da Winston Churchill, ha in sé un tono misto d’ironia e tragedia che rende chiaro cosa è stato il ’900 per la Chiesa di Roma.

In fondo, per il capo del comunismo mondiale, nel pieno trionfo della modernità relativista, la leadership spirituale di un papa era un rigurgito della storia, un’ombra oscurantista che il Sol dell’avvenire avrebbe spazzato via, un virus letale da debellare con una massiccia dose di ateismo di Stato e di materialismo sociale. Ma ancora più in profondità, la domanda del dittatore sovietico racchiudeva l’idea, diffusa ancora oggi, che la dimensione temporale della Chiesa (lo stato Vaticano) prevalesse sulla sua auctoritas spirituale. Le ragioni sono ovvie: difficile quantificare un potere spirituale, soprattutto se si è convinti che le forze che muovono la storia siano solo materiali.

Su Stratfor, la più importante rivista di studi geopolitici del mondo, Gracjan Cimek ha spiegato come sia sbagliato parlare di una “geopolitica della religione”, definizione che considera erroneamente la religione come parte della politica. La religione è esterna alla politica, ma condiziona lo spazio della polis, l’ambito all’interno del quale la politica si muove. Lo condiziona attraverso dinamiche difficili da inquadrare dentro i flussi demografici, gli sviluppi socio-economici, l’evoluzione tecnologica o l’equilibrio delle forze in campo; in effetti è così. La sua sfera d’influenza interessa una dimensione immateriale e simbolica, i cui effetti sono meno palpabili ma più dirompenti. Stalin non avrebbe mai potuto immaginare che 50 anni dopo la sua infelice battuta, sarebbe stato proprio un papa senza armate (Giovanni Paolo II) a contribuire alla dissoluzione dell’Unione Sovietica.

È ovvio che la salita al soglio pontificio di Francesco si leghi a nuovi orizzonti storici della Chiesa di Roma. Le mappe demografiche del National Geographic spiegano come, nel 1900, i cattolici nel mondo fossero circa 270 milioni ed il 70% vivesse in Europa. Oggi, i cattolici nel mondo sono quasi 1,2 miliardi, ma l’Europa rappresenta solo il 24% di loro; la maggioranza (il 41%) è in Sud America, in quella «fine del mondo» da cui è stato preso papa Francesco. E non è un caso che al suo fianco, al momento di mostrarsi al mondo, ci fosse il cardinale brasiliano Hummes, suo infaticabile sponsor e personale amico, a dimostrazione della centralità strategica del continente latino-americano. E può avere una spiegazione storica anche l’appartenenza del nuovo papa ai Gesuiti, l’ordine religioso che più d’ogni altro si è contraddistinto nei secoli per la sua attività politica, tanto da scontrarsi apertamente con monarchie, governi e regimi.

Ma, sotto questi aspetti apparentemente leggibili, la Chiesa rimane un mistero per il mondo, come lo fu per Stalin; sfida le forze del divenire storico, come Gesù sfidava le forze della natura. Cammina sull’acqua della storia e risorge dopo ogni tempesta ciclica, laddove le altre costruzioni storiche (nazioni, regni, imperi, uomini, ideologie) affogano e muoiono inesorabilmente. La Chiesa non è un mistero teologico, ma storico. Rimane un enigma il modo e la velocità con cui il cristianesimo si affermò e come la Chiesa riesca ancora a sopravvivere alle convulsioni di questo tempo.

Nel conclave non si svolge una semplice elezione politica, ma si genera una metamorfosi della storia. Nella formula arcana e inspiegabile, per la coscienza moderna, con cui i cardinali decretano il loro voto, s’infila l’insondabile, ciò che il cristiano chiama Spirito. Il giuramento che ogni singolo cardinale è obbligato a fare al momento di infilare la scheda nell’urna, sfida l’incomprensibile: «Il mio voto è dato a colui che, secondo Dio, ritengo debba essere eletto». L’abbraccio tra libero arbitrio e disegno divino è forse il vero orizzonte storico dentro cui capire la Chiesa.

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12 commenti a La Chiesa è un mistero per il mondo e per la storia

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  1. beppina ha detto

    Rimane un enigma il modo e la velocità con cui il cristianesimo si affermò e come la Chiesa riesca ancora a sopravvivere alle convulsioni di questo tempo.

    Non so se é così, ma mi piace pensare che la “fortuna” del cristianesimo é dare importanza soprattutto alla testimonianza (di fede e di amore verso il prossimo). Sappiamo bene come questa evenienza non collima tanto con la sussistenza nel tempo del “portatore” di testimonianza; in altri termini é secondario agire per garantire la propria sopravvivenza rispetto all’agire per testimoniare la propria fede e ricercare il bene comune.

  2. Penultimo ha detto

    Mi viene in mente Don Luigi Sturzo,contro i fascisti e contro i comunisti poi,mi viene in mente “il leone di Munster” uno dei pochi che sfido Hiler nelle piazze.Nulla,nè un filo di paura,toccava queste persone,perhè chi sà che non rende conto della sua vita a nessun uomo,non può essere comandato da nessuno,da nessun sciocco assassino della storia,nessun mondo può imprigionarli l’anima nè tantomeno nessun falso cristo e le sue ideologie.

  3. Simone Emili ha detto

    Cosa ne pensate di questo articolo? http://www.corriere.it/cronache/13_marzo_22/papa-ambasciatori-orgini-italiane-ponti-e-pace_c6f84d30-92d8-11e2-b43d-9018d8e76499.shtml
    Mi lascia perplesso questa frase di Papa Francesco: “Penso anzitutto a quello con l’Islam, e ho molto apprezzato la presenza, durante la Messa d’inizio del mio ministero, di tante Autorità civili e religiose del mondo islamico». Secondo il nuovo Pontefice, «è pure importante intensificare il confronto con i non credenti, affinché non prevalgano mai le differenze che separano e feriscono ma, pur nella diversità, vinca il desiderio di costruire legami veri di amicizia tra tutti i popoli».
    Che significa? Quali sarebbero queste differenze che separano e feriscono? Il fatto che Cristo è risorto e Maometto no? Il fatto che Cristo è Via, Verità e Vita, essendo il Figlio di Dio e Dio Egli stesso, mentre Maometto è un semplice uomo? Se Cristo è Verità, Maometto è errore. Come si può dialogare con l’Islam omettendo questo “piccolo” particolare? E se non lo si omette, come si può sperare di non far prevalere le differenze e costruire legami? Ho la sgradevole impressione che Papa Francesco voglia piacere a tutti, che è una delle cose meno evangeliche che esistano.

    • Penultimo ha detto in risposta a Simone Emili

      Bisogna dividere l’islam dal’islam,gesù Cristo per loro è un profeta,per noi è Dio,le posizione Islamiche (si intende quelle non fanatiche e ci sono molti non fanatici anche nell’islam) non sono ostacolo al mio credo,d’altronde riconoscere Gesù Cristo come figlio di Dio necessita la fede.Se Cristo è verità maometto è comunque un’uomo,è la verità non ha mai insegnato a disprezzare e a odiare qualche uomo,nemmeno maometto,puoi non condividerlo al più,ma fa parte del tuo credo non disprezzarlo in quanto uomo.

    • Matyt ha detto in risposta a Simone Emili

      Stai facendo una gran confusione. (e ditemi voi se devo essere io a spiegare l’intervento del papa)

      La prima parte dell’intervento è relativa all’Islam, la seconda agli atei, quindi quando il papa afferma che «è pure importante intensificare il confronto con i non credenti, affinché non prevalgano mai le differenze che separano e feriscono ma, pur nella diversità, vinca il desiderio di costruire legami veri di amicizia tra tutti i popoli» si sta appunto rivolgendo ai non credenti (tra i quali, con tutta evidenza, non si possono annoverare gli islamici).

      La netta, nettissima impressione, tuttavia, che traspare dal tuo (e da quelli di moltissime persone che commentano su questo blog), è che, seguendo il malcostume tipicamente italico dell’essere più realisti del re, ci si arrocchi su posizioni iperconservatrici, che sono insostenibili non solo in un ottica di realpolitik (fatto che, ad un cattolico immagino importi molto poco), ma anche disconosciute dalle stesse gerarchie dell’istituzione di cui fate parte.

      Ora, visto e considerato che Papa Bergoglio non è proprio un cattocomunista strenuo sostenitore della teologia della liberazione, gli scenari possono essere due:

      1. Vi siete eletti l’Anticristo al soglio pontificio.
      2. Forse il tuo ragionamento ha qualche problema di fondo.

      • beppina ha detto in risposta a Matyt

        Nel Vangelo si racconta di un nemico che seminò semi di zizzania nel campo di un uomo, il quale aveva cosparso il suo terreno di semi di frumento. L’uomo lasciò crescere la zizzania e al tempo della raccolta ordinò che fosse estirpata e bruciata (solo il frumento fu portato al granaio). Come é noto il frumento rappresenta i figli del regno di Dio, la zizzania i figli del male, il diavolo il seminatore di zizzania mentre la mietitura rappresenta la fine del mondo. Suvvia Matyt non vorrai mica far la parte del diavolo? 🙂
        Anche perché non vedo figli del male e spero che la fine del mondo non sia così vicina…

    • Penultimo ha detto in risposta a Simone Emili

      Non sono d’accordo,dialogare con l’islam moderato è necessario.Se Dio è verità e non pensi che avrebbe discusso anche con chi lo mette sulla croce?E chi lo mette di più sulla croce?Il cristiano peccatore o l’islamico peccatore?Dio non nega nulla a nessuno, e perchè mai devo farlo io.Non penso abbia mai insegnato a non dialogare,magari ha insegnato a pregare per l’islamico ugualmente.Avere delle leggittime differenze,non significa che anche se non si concorda,non si può far prevalare la pace tra i popoli,infatti a nessuno ha detto di obbligarlo a crederli.E poi e non era lo stesso S.Francesco che dialogò con il sultano in maniera pacifica?Il sultano certamente non si convertì tuttavia non implica che per questo c’è inimicizia tra persone anche di credo diverso.

      • Simone Emili ha detto in risposta a Penultimo

        @Matyt @Penultimo
        Ammetto il “non sequitur”, ma non mi pare che la questione cambi di molto. Che si tratti di atei, di musulmani o di buddisti, rimane la domanda: come si fa a instaurare un dialogo che porti ad appianare le differenze, quando sono proprio queste ultime ad essere fondamentali, visto che, Vangelo alla mano, è nella scelta tra credere in Cristo e non credere che si gioca la salvezza dell’anima? Per quanto ci si sforzi di dialogare, si arriverà ad un punto in cui bisognerà pur dire: “noi abbiamo ragione e voi torto, noi ci salveremo e voi vi dannerete in eterno”. E allora che si farà? Io apprezzo le buone intenzioni del Papa, il suo adoperarsi per la pace e per i poveri, ma non è stato forse Qualcuno di cui egli è Vicario a dire: “non sono venuto a portare la pace ma la divisione?”

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