Il biologo Miller: «la scienza mi fa apprezzare l’opera di Dio»

In questi giorni compie 64 anni Kenneth R. Miller, famoso biologo americano, docente dal 1974 al 1980 presso l’Università di Harvard e oggi alla Brown University. La sua ricerca si basa sulla funzionalità delle membrane biologiche ed è particolarmente attivo culturalmente nella critica al creazionismo e all’Intelligent Design. Sul sito della Templeton Foundation ha descritto la sua esperienza come cattolico e scienziato, in merito all’argomento “scienza e fede”.

«La scienza stessa non è in contraddizione con l’ipotesi di Dio», dice. «Piuttosto, ci offre una finestra su un universo dinamico e creativo che espande il nostro apprezzamento per l’opera divina che non avrebbe potuto essere così immaginata nei secoli passati». Ovviamente, si passa presto a parlare di evoluzione, essendo il suo campo di lavoro: «In qualità di difensore schietto dell’evoluzione, sono spesso sfidato da coloro che ritengono che se la scienza può dimostrare l’origine naturale della nostra specie, e sicuramente lo fa, allora Dio dovrebbe essere abbandonato. Ma la Divinità che essi rifiutano così facilmente, non è quella che conosco. Per essere minacciato dalla scienza, Dio dovrebbe essere niente più che un segnaposto per l’ignoranza umana». Il cosiddetto “dio-tappabuchi”, contro il quale si batte inutilmente Richard Dawkins. Continua: «questo è il Dio dei creazionisti, del “disegno intelligente”, di coloro che cercano il loro Dio nelle tenebre. Quello che non si capisce diventa la loro migliore – anzi l’unica – prova per la fede. Come cristiano, trovo il flusso di questa logica particolarmente deprimente. Non solo ci insegna a temere l’acquisizione di conoscenze (che potrebbero in qualsiasi momento smentire questo credo), ma suggerisce anche che Dio abiti solo nelle ombre della nostra comprensione. Suggerisco che se Dio è reale, dovremmo essere in grado di trovarlo da qualche altra parte, alla luce brillante della conoscenza umana, spirituale e scientifica. E che luce che è! ».

Il biologo continua la sua riflessione: «Viviamo in un mondo letteralmente pieno di creative potenzialità evolutive ed è abbastanza ragionevole chiedersi perché sia così. Per una persona di fede, la risposta a questa domanda è Dio. La scienza si avvale di un tipo di fede, una fede condivisa da tutti gli scienziati, siano essi religiosi nel senso convenzionale o meno. La scienza si basa su una fede che il mondo è comprensibile, e che ci sia una logica nella realtà che la mente umana può esplorare e comprendere. Contiene anche, come un articolo di fede scientifica, che tale esplorazione valga la pena, perché la conoscenza è sempre da preferire all’ignoranza. L’errore categorico dell’ateo è di assumere che Dio è naturale, e dunque è all’interno del regno della scienza, da indagare e da provare. Facendo Dio una parte normale del mondo naturale, e non riuscendo a trovarlo lì, essi concludono che Egli non esiste. Ma Dio non è e non può essere parte della natura. Dio è la ragione della natura, la spiegazione del perché delle cose. Egli è la risposta alla esistenza, non parte della stessa esistenza». Con buona dimestichezza anche in campo fisico e filosofico, afferma: «C’è grande ingenuità nel presupporre che la nostra presenza nell’universo si spieghi da sé, e non richieda una risposta. Molti di coloro che rifiutano Dio, implicano che le ragioni per l’esistenza di un mondo ordinato naturali non siano da ricercare. Le leggi della natura esistono semplicemente perché sono, o perché ci troviamo in uno degli innumerevoli “multiversi” in cui il nostro sembra essere ospitale per la vita. Non c’è bisogno di chiedersi perché sia così, o indagare il meccanismo che genera tanti mondi. La curiosità del teista che abbraccia la scienza è più grande, non minore, perché egli cerca una spiegazione che è più profonda di quanto la scienza può offrire, una spiegazione che comprende la scienza, ma cerca la ragione ultima per cui la logica della scienza dovrebbe funzionare così bene. L’ipotesi di Dio non viene da un rifiuto della scienza, ma da una curiosità penetrante che si chiede perché la scienza sia ancora possibile, e perché le leggi della natura esistono per noi da scoprire».

Dando uno sguardo anche alle religioni, evidenzia che «rifiutare Dio a causa delle auto-contraddizioni e mancanze logiche della religione organizzata, sarebbe come rifiutare la fisica a causa delle contraddizioni intrinseche della teoria quantistica e della relatività generale. La scienza, tutta la scienza, è necessariamente incompleta, questa è, in effetti, la ragione per cui tanti di noi trovano la scienza tonificante e appagante. Perché, allora, dovremmo essere sorpresi che anche la religione è incompleta e contraddittoria? Non abbandoniamo la scienza perché i nostri sforzi umani per avvicinarsi alle grandi verità della natura sono a volte ostacolati da errori, avidità, disonestà, e anche di frode. Perché allora dovremmo dichiarare la fede una “delusione”, perché è soggetta esattamente alle stesse carenze?». E conclude: «Oggi, la scienza va avanti e il mistero rimane. C’è un posto per la fede autentica nel mondo della scienza? In effetti c’è. Lungi dall’essere in contrasto con essa, l’ipotesi di Dio convalida, non solo la nostra fede nella scienza, ma il nostro vero piacere, soprattutto per i doni di conoscenza, amore e vita».

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61 commenti a Il biologo Miller: «la scienza mi fa apprezzare l’opera di Dio»

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  1. Matyt ha detto

    Ecco, secondo me questo dovrebbe davvero essere lo spirito che guida la ricerca scientifica: Non avere idee preconcette, non farsi condizionare da supposti dogmi di fede, ma cercare, con curiosità, quel “deus sive natura” di Spinoziana memoria, quel Logos che si nasconde nelle pieghe del reale.

    • Fede_81 ha detto in risposta a Matyt

      ehm…io spinoza lo lascerei perdere…ma cmq…

      • Matyt ha detto in risposta a Fede_81

        “Dio è la ragione della natura, la spiegazione del perché delle cose.”

        Più spinoziana dell’immanenza del Logos divino nella Realtà penso non esista nulla.

        • Francesco Santoni ha detto in risposta a Matyt

          Il Logos non è immanente alla natura. Il Logos esiste al di là della natura. La natura è partecipazione al Logos, ma non è il Logos.

          • Matyt ha detto in risposta a Francesco Santoni

            Non è quello che sta dicendo il buon Miller.

            • Francesco Santoni ha detto in risposta a Matyt

              E invece sì, sta dicendo esattamente quello che dico io, infatti tu hai omesso una parte importante nella citazione che hai riportato: “Dio è la ragione della natura, la spiegazione del perché delle cose. Egli è la risposta alla esistenza, NON PARTE DELLA STESSA ESISTENZA”.

              • Matyt ha detto in risposta a Francesco Santoni

                Pensi sia davvero così separabile la realtà in se dalla base logica per la quale la realtà esiste?

                • Francesco Santoni ha detto in risposta a Matyt

                  Io, tomisticamente, penso di sì, ma al momento non ho tempo di avventurarmi in sottili discussioni di metafisica. Per il momento mi basta aver mostrato che Miller non stesse difendendo una concezione spinoziana di Dio.

                • Alèudin ha detto in risposta a Matyt

                  Secondo me è separato ed è parte stessa della natura.

                  Dobbiamo riflettere sulla telogia Trinitaria per comprenderlo, si può essere contemporaneamente al 100% due cose opposte.

              • Ugo La Serra ha detto in risposta a Francesco Santoni

                Concordo. Egli è la risposta alla esistenza, NON PARTE DELLA STESSA ESISTENZA”.

                In pratica: è una spiegazione umana all’esistenza.

                • Panthom ha detto in risposta a Ugo La Serra

                  Anche la spiegazione di cosa sia il tuo piccolo cervello è una spiegazione umana. Dunque il tuo cervello non esiste proprio?

  2. gemini 2.0 ha detto

    “L’errore categorico dell’ateo è di assumere che Dio è naturale, e dunque è all’interno del regno della scienza, da indagare e da provare. Facendo Dio una parte normale del mondo naturale, e non riuscendo a trovarlo lì, essi concludono che Egli non esiste. Ma Dio non è e non può essere parte della natura. Dio è la ragione della natura, la spiegazione del perché delle cose. Egli è la risposta alla esistenza, non parte della stessa esistenza.” Questa affermazione, secondo me, Roberto Dara è molto significativa, che ne pensi? (mi permetto di rivolgerti la domanda poiché abbiamo sempre dibattuto nel rispetto reciproco).

  3. Dubbioso ha detto

    Ma se Dio non appartiene al mondo naturale dove lo collocate? E sulla base di cosa? E se gli uomini appartengono al mondo naturale come possono avere una risposta a simili domande inerenti ad un mondo non naturale? Come possono indagarlo?

    • Max ha detto in risposta a Dubbioso

      Forse e’ una domanda che puoi rivolgere anche ai matematici. Dai tempi di Platone, infatti, sono convinti che i numeri, specie quelli “particolari”, come pi greco, la base dei logaritmi naturali e, l’unita’ immaginaria i, ecc. hanno un’esistenza indipendente da quella del mondo naturale, nel cosiddetto ‘iperuranio’.

      E non e’ una concezione morta nell’antichità, anzi e’ ben viva e presente tra noi. il 75% dei piu’ grandi matematici statunitensi di oggi e’ platonista. Ed anche il professor Roger Penrose, che non e’ credente e l’ha ripetuto piu’ di una volta, ha detto qualcosa del genere:

      “Sappiamo tutti che 2+2 = 4. Sappiamo che 2+2 = 4 anche quando dormiamo, non c’eravamo ancora o non ci saremo piu’. Ma se non esistesse l’interno Universo? Qui sembra difficile, ma abbiamo basi per credere che 2+2=4 anche se l’Universo [fisico] non esistesse.”

      • Andrea ha detto in risposta a Max

        ciao Max,

        qualunque concetto “esiste” anche senza l’universo, se “2+2=4” anche senza l’universo. il problema è cosa definiamo per esistenza, ossia si ha un problema quando si attribuisce all’astrazione di ciò che esiste in modo tangibile una necessaria esistenza intangibile che non sia la pura rappresentazione di un concetto.

        A me non è chiaro il meccanismo in base al quale si possano concepire tipi di esistenza diversa diversa da quella che sperimentiamo tutti i giorni.

        noi diciamo che quando saremo morti (e con noi eventualmente tutto l’universo) 2+2 farà sempre 4, per forza è un astrazione di ciò che una volta è stato contato ed ha ispirato questo modo di concepire l’ordine. Ma l’astrazione senza mente che la pensa non esiste.

        2+2=4 senza qualcosa da contare non sarebbero mai esistiti, la mente umana ha concepito i numeri che sono un modo per leggere l’ordine in virtù del quale l’universo funziona, ma i numeri non esistono di per sè, allo stesso modo non ha senso secondo me dire che questo ordine esiste di per sè anche senza l’universo in cui si manifesta.

        • Max ha detto in risposta a Andrea

          Non ho capito bene, perche’ mi pare che quello che dici all’inizio (sembri concendere l’esistenza degli concetti) contraddica quello che dici in seguito (in cui non lo fai piu’).

          Se ricordo bene (e’ passato un po’ di tempo), Platone sosteneva l’esistenza dei concetti – od assoluti – su un piano diverso da quello reale perche’ era contraddittorio, secondo lui, che qualita’ universali potessero essere ottenute da quelle particolari. Gli universali esistevano ed erano indipendenti dal mondo materiale. Per quel che mi riguarda, si tratta piu’ di una intuizione, che una “prova logica”. Comunque, non ho le pretese di riassumere la Filosofia di Platone e le discussioni che ci furono tra Aristotele e Platone a riguardo, o tutte quelle che sono venute dopo, per secoli. Forse quelli del forum o dei collaboratori di Uccr piu’ ferrati di me lo potranno fare. Ne’ ho le pretese di dimostrare che l’esistenza di Dio e’ come quella degli Universali platonici (il Dio tomistico e’ in gran parte, non del tutto, aristotelico), ma solo che ci sono dei pensatori importanti, anche al giorno d’oggi, che si ritengono platonisti e che non pensano che la semplice materia sia tutto cio’ che esiste. Tutto qui.

        • gemini 2.0 ha detto in risposta a Andrea

          Esiste il dio dei filosofi, dei matematici, della fisica ideale ecc…
          Come vedi l’ateismo filosoficamente parlando è già falsato dalle discipline.
          Niente si esaurisce in questa dimensione.
          L’unico però è Dio, quello di Cristo adatto alla persona.
          *piccola precisazione sul tuo nickname (non ho ancora avuto modo di commentare), invece di utilizzare la parola “ateo” utilizzi “ateista”, è singolare questa presa di posizione. Rimarchi proprio la tua posizione, un estremizzazione della tua concezione singolare. Ciò dovrebbe farti ricredere Roberto sull’ateismo indifferente dalla religione.

        • Ugo La Serra ha detto in risposta a Andrea

          qualunque concetto “esiste” anche senza l’universo, se “2+2=4″ anche senza l’universo

          Non la penso così. I concetti esistono solo se esiste una mente che li pensa. Niente mente, niente concetto. Niente hardware, niente software.

          • Salvatore ha detto in risposta a Ugo La Serra

            Assolutamente no, 2+2 continuerebbe a fare 4 anche dopo l’estinzione dell’uomo.

            • Ugo La Serra ha detto in risposta a Salvatore

              E tu sarai li ad osservarlo?

              • Salvatore ha detto in risposta a Ugo La Serra

                La realtà esiste anche se tu non la osservi, oppure pensi che in questo momento la tua cucina non esiste solo perché non la stai osservando?

                • matyt ha detto in risposta a Salvatore

                  In realtà, in termini logici stringenti, non puoi esprimerti in termini certi riguardo all’esistenza della tua cucina (a meno che tu non stia scrivendo il commento proprio dalla tua cucina, e quindi tu ne stia facendo effettivamente esperienza sensibile dei fornelli).

                  In realtà, a voler fare i fondamentalisti, potresti anche supporre, molto cartesianamente (e matrixianamente… :D) che la percezione sensibile è fallace, e che quindi neanche l’esperienza sensibile è garanzia di esistenza, però la ritengo una posizione un po’ troppo forte.

                  Le uniche verità “certe” sono quelle legate all’esperienza sensibile “hic et nunc”, e ai legami tra enti astratti (ad esempio, il teorema di Pitagora, date le premesse, vale sempre e comunque, per ogni triangolo rettangolo passato, presente, futuro)

                  “Il rumore di un albero che cade, esiste se nessuno è presente ad ascoltarlo?” chiedeva (più o meno, la memoria mi inganna…) Hume.

      • Matyt ha detto in risposta a Max

        Più che altro, per poter parlare di esistenza di forme assolute, e quindi di iperuranio, bisogna per forza avere un mondo “reale” e percepito da cui partire.

        L’affermazione di Penrose non ha fondamento logico, nella misura in cui la Matematica esiste, come “cosa” pensata.

        Cogito ergo sum, diceva Cartesio, ma senza essere non esiste pensiero, e senza pensiero non esiste possibilità di astrazione, e quindi esistenza di forme assolute

        E’ per questo che sostengo che non sia possibile separare la natura dal Logos interno ad essa: in assenza di realtà, il Verbo non esiste, in quanto l’ordine logico della natura non è percepibile a priori, ma proprio dedotto tramite l’osservazione.

        • Wal ha detto in risposta a Matyt

          Tu non fai “ricerca” matematica, vero Matyt?
          Se tu la facessi, come l’ha fatta invece Penrose per tutta la vita al massimo livello di eccellenza e come la faccio anch’io da matematico, “sapresti” che i numeri sono là fuori, da qualche parte, con le loro proprietà “da scoprire” e sono cose ben diverse dalle altre cose “pensate”, immaginate, sentite, create dalla fantasia umana (come le opere letterarie o i sentimenti, per es.).
          Lo sai, Matyt, che presso l’istituto canadese che ospita le medaglie Fields c’è una commissione internazionale dedicata allo “studio della natura degli enti matematici”?

          • Matyt ha detto in risposta a Wal

            Forse la mia visione della Matematica è influenzata dal rapporto che ho con essa: facendo Ingegneria all’università mi trovo ad usarla come metodo di descrizione e di sviluppo di modelli che spieghino e prevedano nel modo più deterministico possibile la realtà, più che a indagare il suo effettivo status ontologico.
            In ogni caso, non riesco proprio a vedere come dotato di “essere proprio” alcun ente matematico; dopotutto, la Matematica altro non è che un sistema formale, che secondo il Teorema di Incompletezza è privo di coerenza estrinseca (ovvero, i suoi assunti sono veri solo all’interno delle ipotesi alla base della creazione del sistema).

            Per dirla alla marxista… la Matematica è sovrastrutturale, pur permettendo un ottimo livello di descrizione e comprensione della Struttura.

            • Matyt ha detto in risposta a Matyt

              Mi è venuto un esempio secondo me abbastanza esemplificativo.

              L’analisi matematica.

              Inventata (letteralmente) da Leibnitz, che introduce il concetto di infinitesimo “ad hoc” per rappresentare quantità molto piccole, o nulle, a scelta.

              Cauchy e Weierstrass si rendono conto dell’incoerenza logica, e quindi, a costo di complicare (e di molto, basta parlare con qualunque studente alle prese con Analisi 1 e 2… 😀 ) le cose, creano e introducono il concetto di limite.

              Robinson, nel 1966, rivede il concetto di infinitesimo, rendendolo coerente in termini logici, crea i numeri iperreali, inventa l’operatore std(), e riporta l’analisi matematica alla semplicità originaria.

              Tutti questi “oggetti”, inventati da zero dai rispettivi creatori, sono un tentativo di spiegare in termini formali dei concetti intuitivi.. (il piccolissimo, l’asintoticità, i fenomeni continui), ma sono privi di “esistenza” in termini ontologici del termine…

              • Piero ha detto in risposta a Matyt

                Professore, ho visto tutti questi asterischi ma non riesco a vedere le note a cui rimandano! 😀

                Battuta diun mio collega di universita’ al prof di Analisi.
                😉

    • Paolo Viti ha detto in risposta a Dubbioso

      Mi sembra che da Dubbioso in poi la discussione verta su un Ente astratto e inconoscibile, ricordo ai nostri amici non credenti e ai miei amici credenti, che noi siamo cattolici perché crediamo in Gesù Cristo, ovvero all’iniziativa di Dio di rivelarsi all’uomo (altro che fuori dal mondo!). I nostri confronti metafisici non possono staccarsi da quanto avvenne nella storia 2012 anni fa (circa).

      • Alèudin ha detto in risposta a Paolo Viti

        Appunto tramite Gesù Cristo, Trinitariamente unito a Dio tramite lo Spirito Santo che noi come parti del corpo di Cristo siamo in Dio pur essendone fuori.

        Per Cristo, con Cristo, In cristo.

        Siamo coinvolti nella relazione.

        • Woody85 ha detto in risposta a Alèudin

          Parlare di un Dio inconoscibile e fuori dal mondo significa tagliare fuori il cristianesimo. Concordo in pieno.

  4. Max ha detto

    Kenneth Miller e’ un po’ il mio mito, sia come scienziato che come credente. Ed una delle ragioni per cui noi cattolici negli Stati Uniti possiamo differenziarci dagli evangelici letterali, che ritengono che il mondo sia nato 6000 anni fa e l’evoluzione non sia esistita, e’ perche’ possiamo citare il grande lavoro che Miller fa. Attraverso conferenze, libri popolari, ed anche processi in tribunale, fa serenamente a pezzi le testi creazioniste e l’Intelligent Design.

    Vorrei solo che avesse saputo rispondere meglio a R. Dawkins quando gli chiese cosa pensasse dei miracoli. Allora si confuse un po’. Sarebbe bastato ripetere quello che disse Francis Collins in un’occasione simile: “un Dio onnipotente e buono, anche se normalmente non interferisce con le leggi naturali [altrimenti il mondo che ha creato non sarebbe buono!], puo’ occasionalmente farlo in contesti/occasioni molto significative per gli uomini”.

    • Riccardo ha detto in risposta a Max

      Mah, io per la verità mi sento più legato all’Id, anche se Kenneth Miller è un ottimo scienziato!

      • Riccardo ha detto in risposta a Riccardo

        Diciamo che non ho ancora deciso quale concezione scegliere!

        • Max ha detto in risposta a Riccardo

          Non ho intenzione di forzarti, ma rileggi questa brano, dal testo di R. Numbers:

          “By the late Middle Ages, the search for natural causes had come to typify the work of Christian natural philosophers. Although characteristically leaving the door open for the possibility of direct divine intervention, they frequently expressed contempt for soft-minded contemporaries who invoked miracles rather than searching for natural explanations.

          The University of Paris cleric Jean Buridan (1295-1358), described as “perhaps the most brilliant arts master of the Middle Ages,” contrasted the philosopher’s search for “appropriate natural causes” with the common folk’s habit of attributing unusual astronomical phenomena to the supernatural. In the fourteenth century the natural philosopher Nicole Oresme (1320–82), who went on to become a Roman Catholic bishop, admonished that, in discussing various marvels of nature, “there is no reason to take recourse to the heavens, the last refuge of the weak, or demons, or to our glorious God as if He would produce these effects directly, more so than those effects whose causes we believe are well known to us.”

          Enthusiasm for the naturalistic study of nature picked up in the sixteenth and seventeenth centuries as more and more Christians turned their attention to discovering the so-called secondary causes that God employed in operating the world. The Italian Catholic Galileo Galilei (1564–1642), one of the foremost promoters of the new philosophy, insisted that nature “never violates the terms of the laws imposed upon her.”

          Tratto da: “Science without God: Natural Laws and Christian Beliefs.” In: When Science and Christianity Meet, edited by David C. Lindberg, Ronald L. Numbers. Chicago: University Of Chicago Press, p. 267

          Per quanto mi riguarda, gia’ nel XIV secolo erano piu’ avanzati di noi. Non si deve attribuire all’Onnipotente il ruolo di tappabuchi per fenomeni naturali, ma – aggiungo – la causa della nostra stessa esistenza complessiva (“why there is something, rather than nothing?”).

          P.S. se ci sono problemi con l’Inglese fammi capire, posso tradurre in pochi minuti 🙂

  5. Riccardo ha detto

    Ci sono anche delle spiegazioni interessanti sul sito della biologos!
    http://biologos.org/questions/biologos-id-creationism

    Evolutionism

    While BioLogos accepts evolution, it emphatically rejects evolutionism, the atheistic worldview that so often accompanies the acceptance of biological evolution in public discourse. Proponents of evolutionism believe every aspect of life will one day be explained with evolutionary theory. In this way it is a subset of scientism, the broader view that the only real truth is that which can be discovered by science. These positions are commonly held by materialists (also called philosophical naturalists) who deny the existence of the supernatural.

    The BioLogos view celebrates God as creator. It is sometimes called Theistic Evolution or Evolutionary Creation. Theism is the belief in a God who cares for and interacts with creation. Theism is different than deism, which is the belief in a distant, uninvolved creator who is often little more than the sum total of the laws of physics. Theistic Evolution, therefore, is the belief that evolution is how God created life.

    Because the term evolution is sometimes associated with atheism, a better term for the belief in a God who chose to create the world by way of evolution is BioLogos. BioLogos comes from the Greek words bios (life) and logos (word), referring to John 1:1: “In the beginning was the Word, and the Word was with God, and the Word was God.”

    http://biologos.org/questions/scientific-and-scriptural-truth/

    In Detail
    Two revelations

    “Psalm 19 begins with the well-loved words “The heavens declare the glory of God, the skies proclaim the work of his hands.” Scientists often turn to this Psalm to express their praise to the Creator when they make discoveries in the lab – the biochemistry of a cell also declares the glory of God! In the second half of the Psalm, David turns his thoughts from the God’s world to God’s word, writing “The law of the Lord is perfect, reviving the soul.” David praises God for both revelations – for what God has revealed in both nature and scripture. In later centuries, theologians introduced the metaphor of two “books”1 where nature is seen as a book, parallel to the book of Scripture. The Belgic Confession of 1561 states in Article 2 that

    We know God by two means:

    First, by the creation, preservation, and government of the universe,
    since that universe is before our eyes like a beautiful book
    in which all creatures, great and small, are as letters
    to make us ponder the invisible things of God:
    God’s eternal power and divinity, as the apostle Paul says in Romans 1:20.
    All these things are enough to convict humans and to leave them without excuse.

    Second, God makes himself known to us more clearly by his holy and divine Word,
    as much as we need in this life, for God’s glory and for our salvation.2

    Since both are revelations from God, they both carry God’s full authority and cannot be ignored. The primary purpose of any revelation is to teach us about God,3 but both of these also have something to say about how and why God created the world. Sometimes the revelations appear to be in conflict, but since God speaks only truth, the two revelations cannot be teaching us contradictory things.

    So what is the source of all the friction? The conflict must occur at the level of human interpretation: either a misunderstanding of what God is revealing in nature, or a misunderstanding of what God is revealing in scripture. In debates over Genesis and evolution, Christians often disagree about which interpretation is in error. We can agree, however, that scripture and nature are complementary and faithful witnesses to their common Author.

    Science: Interpreting God’s revelation in Nature

    Building scientific theories resembles map making. A map gathers different kinds of data like longitude and latitude, elevations, waterways, and climate to make a coherent representation of reality. The map is not reality itself but a model of reality. Scientific maps of reality are known as “theories.” Some theories are new and tentative (like string theory), while others are long-standing and well-supported by abundant observations and experiments (like photosynthesis). The process of science is to develop and test these theories: scientists follow the map, see if it matches the real world, then modify the map to match reality better.

    How reliable are scientific results? Science is a human activity, so of course it can be in error at times. Self-promoting individuals can push for outcomes that advance their reputation. A desire for particular results or an assumption about the ways things are can result in manipulation of data, whether consciously or unconsciously. Unfortunately, there have been plenty of examples of such contrived data in the history of science. One chronicle of how such distortions were perpetuated can be found in Steven Jay Gould’s The Mismeasure of Man,4 which retells the tragic story of how 19th century science found alleged data to support prevailing prejudices about the relationship between race and intelligence.

    However, science is self-correcting. All scientific publications are peer-reviewed, where experts check for errors in methods, over-stated claims, and other problems. Published measurements are tested by other groups of scientists to see if they get the same results. Published theories are vigorously debated and compared to alternate explanations. Sometimes even selfish motivations can help the self-correcting process, since scientists can advance their careers by publishing errors and proposing new theories. Inaccuracies in theories are corrected when new discoveries and experiments reveal a problem. When theories are new and based on preliminary data, biases such as those described above can have a large influence on results. But after theories are tested and refined by many scientists all over the world, they give a reliable interpretation of physical reality.
    Interpreting God’s revelation in Scripture

    For Christians, the Bible is not just a book of moral lessons or factual statements. Rather, “All Scripture is God-breathed and is useful for teaching, rebuking, correcting, and training n righteousness, so that all God’s people may be thoroughly equipped for every good work” (2 Tim. 3:16-17). Scripture connects God’s action in real historical events with his purpose behind those actions. Scripture also draws us into the story, so that we are not mere readers, but citizens of God’s kingdom and part of God’s redemptive history. The Bible is the result of human-divine partnerships in which God inspired and commanded the human authors to communicate his word to his people.

    Christians often disagree on the precise meaning of particular passages. Some scriptural teachings, like the accounts of Jesus’ death and resurrection, have clear meaning which has been affirmed by the church throughout the centuries and around the world. Other teachings, like baptism of adults vs. infants, are ambiguous and their interpretation has been debated for centuries. Some teachings, like ownership of slaves, were viewed one way for centuries, then were reinterpreted as the gospel moved into new cultures. Church tradition can be a valuable guide to good interpretation, but at times should be challenged.

    How can we find the best interpretation of scripture? One good strategy is to always start by studying and pondering what the passage meant to the inspired human author and the original audience. The style of language, the genre of literature, and the historical and cultural context are all helpful in understanding the original meaning. Once we better understand God’s revelation to the first audience, we can consider what God might have to teach us today in the 21st century. Without this strategy, we risk imposing our own modern culture and personal preferences on the text. This does not mean you have to be a scholar to understand the Bible. Even in confusing passages (like Genesis 1-2), the primary teaching of scripture is usually clear even to a child (God created the world and declared it good). The careful background work becomes important for scholars and teachers who want to explore the subtle meanings and implications of the text (such as how it fits with science).”

  6. lorenzo ha detto

    Scrive S. Paolo nella lettera agli Efesini (4.17-18): “Vi dico dunque e vi scongiuro nel Signore: non comportatevi più come i pagani nella vanità della loro mente, accecati nei loro pensieri, estranei alla vita di Dio a causa dell’ignoranza che è in loro, e per la durezza del loro cuore.”

    Afferma Miller a proposito degli atei: “…la Divinità che essi rifiutano così facilmente, non è quella che conosco. Per essere minacciato dalla scienza, Dio dovrebbe essere niente più che un segnaposto per l’ignoranza umana… Non solo ci insegna a temere l’acquisizione di conoscenze (che potrebbero in qualsiasi momento smentire questo credo), ma suggerisce anche che Dio abiti solo nelle ombre della nostra comprensione… L’errore categorico dell’ateo è di assumere che Dio è naturale, e dunque è all’interno del regno della scienza, da indagare e da provare. Facendo Dio una parte normale del mondo naturale, e non riuscendo a trovarlo lì, essi concludono che Egli non esiste…”.
    Egli afferma in pratica, come già attestato da S. Paolo rigando ai pagani, che gli atei sono estranei a Dio a causa della loro ignoranza e che la loro colpa deve essere modulata in base alla durezza del loro cuore.

    Nel biologo pero si può anche notare un cammino spirituale che lo ha portato ad avvicinarsi al concetto del Dio cattolico: ” La scienza si basa su una fede che il mondo è comprensibile, e che ci sia una logica nella realtà che la mente umana può esplorare e comprendere… Dio non è e non può essere parte della natura. Dio è la ragione della natura, la spiegazione del perché delle cose. Egli è la risposta alla esistenza, non parte della stessa esistenza… L’ipotesi di Dio non viene da un rifiuto della scienza, ma da una curiosità penetrante che si chiede perché la scienza sia ancora possibile, e perché le leggi della natura esistono per noi da scoprire… l’ipotesi di Dio convalida, non solo la nostra fede nella scienza, ma il nostro vero piacere, soprattutto per i doni di conoscenza, amore e vita…”

    Credo che ogni discussione con un ateo sia viziate in origine dal concetto che lui ha di Dio e, se non si vuole trasformare il confronto in un dialogo fra sordi, bisogna prima chiarire di quale Dio si sta parlando.

    • GiuliaM ha detto in risposta a lorenzo

      Credo che ogni discussione con un ateo sia viziate in origine dal concetto che lui ha di Dio e, se non si vuole trasformare il confronto in un dialogo fra sordi, bisogna prima chiarire di quale Dio si sta parlando.
      Quant’è vero… io mi sono impegolata tempo fa in una discussione con un ateo mangiapreti e solo dopo vari botta e risposta concitati mi sono resa conto che il concetto che ha di Dio e della Chiesa era totalmente opposto al mio, quindi discussione piuttosto inutile!

      • gemini 2.0 ha detto in risposta a GiuliaM

        Robero Dara, GiuliaM in una discussione ha affermato che il 99,9 % è indifferente ai problemi religiosi, indi molto rispettoso.
        Non credo ci risulti.

      • Ugo La Serra ha detto in risposta a GiuliaM

        Frequento questo sito da un po’ proprio per capire quale sia l’idea di dio di un credente. Ma tutt’ora non ci ho capito nulla.

        • Christian ha detto in risposta a Ugo La Serra

          Magari se smettessi di frequentarlo ti sentiresti meglio e ci sentiremmo meglio noi non leggendo le tue fesserie.

          • Ugo La Serra ha detto in risposta a Christian

            Esempio di carità cristiana?

            • gemini 2.0 ha detto in risposta a Ugo La Serra

              Caritas. Ti basta o devo aggiungere altro?

            • lorenzo ha detto in risposta a Ugo La Serra

              Forse si forse no: nel cattolicesimo conta molto la motivazione per la quale una determinata azione viene fatta, e la motivazione, come sai, scaturisce dal cuore.
              Se Christian si è rivolto a te come sfottò amicale è un conto, se lo ha fatto per disprezzo è un altro: dubito che un cristiano sia mosso dal disprezzo o peggio dall’odio.

            • Gennaro ha detto in risposta a Ugo La Serra

              Ad esempio la tua stessa esistenza, sicuramente in una civiltà islamica o induista saresti già in carcere come ateo.

              • Ugo La Serra ha detto in risposta a Gennaro

                Anche in una cristiana, di qualche anno fa.

                • lorenzo ha detto in risposta a Ugo La Serra

                  Anche questa tua affermazione è in parte vera ed in parte falsa.
                  Nel periodo storico cui ti riferisci, il potere politico basava la propria legittimità sul volere divino così come oggi gli stati si basano sulla costituzione e sul voto popolare: qualsiasi attacco al credo religioso minava alle basi la legittimità dei governanti i quali si difendevano le loro “poltrone” ne più ne meno come succede oggi.

                • Gennaro ha detto in risposta a Ugo La Serra

                  La Serra…ogni volta che ti guardi allo specchio e vedi che non sei morto devi ringraziare la civiltà cristiana, ogni volta che scrivi idiozie su questo sito e non vieni arrestato e decapitato, devi ringraziare la civiltà cristiana. Hai mai pensato di andare a fare il tuo bullismo ateo in Siria? In Egitto? In India? Hai mai provato ad aprire una Bibbia sotto l’ateismo di stato nord coreano?

                  Ecco, allora evita di sputare nel piatto in cui mangi.

                  • matyt ha detto in risposta a Gennaro

                    Che bella la logica del “mangia la minestra, o salta ‘sta finestra”.

                    Come se le radici della civiltà occidentale come la conosciamo ora siano solo ed esclusivamente legate al cattolicesimo.

                    Non ci fossero state spinte liberal, o comuniste, o femministe, vivremmo ancora in un mondo in cui il papa, oltre a fare (correttamente, non fraintendetemi) il pastore di anime, si sarebbe occupato anche di affari militari, in cui la libertà d’opinione sarebbe stata un’utopia, e in cui la parità tra uomo e donna non sarebbe mai neanche stata pensata.

                    La storia non è quella delle “magnifiche sorti e progressive” che tanto piace ad un certo tipo di fedeli, ma penso sia molto più hegeliana, dove quindi lo scontro dialettico effettivamente permette l’evoluzione.
                    Quindi, se ogni volta mi che mi guardo allo specchio mi vedo vivo, non devo solo ringraziare la civiltà cristiana, ma anche Hegel, Marx, Kant, e tutti coloro i quali hanno contribuito, nel bene e nel male, alla nascita della nostra visione del mondo.

                    Peraltro, risposta (troppo) seria ad un commento (troppo) idiota.

                    • lorenzo ha detto in risposta a matyt

                      Io la ritengo la tua, la tipica risposta idiota di chi vuol fare il saccente avendo solamente una vaga infarinatura di storia e filosofia.

            • Riccardo ha detto in risposta a Ugo La Serra

              Mettila così, Ugo: Christian ti dà un consiglio amichevole per non fare brutta figura…

        • lorenzo ha detto in risposta a Ugo La Serra

          Un Dio che è cosi innamorato della sua cretura da lasciarsi crocifiggere senza reagire.

        • Salvatore ha detto in risposta a Ugo La Serra

          Non esiste un’idea di Dio, studia il Vangelo e capirai chi è Dio.

        • Enrico ha detto in risposta a Ugo La Serra

          Prova a leggere questo: http://www.disf.org/Voci/53.asp

          • Ugo La Serra ha detto in risposta a Enrico

            Interessante, ma non c’entra con la domanda. Una cosa è il Magistero, una cosa sono gli esseri umani.

            • Enrico ha detto in risposta a Ugo La Serra

              L’idea di Dio di un cattolico dovrebbe essere quella del Magistero la quale a sua volta dipende dai Vangeli. Se sei sinceramente interessato alla cosa, questi sono gli strumenti, se invece quello che ti attrae è una sorta di indagine sociologica sul variopinto mondo dei credenti senza alcun coinvolgimento personale, mi spiace ma non ti sono (nè voglio esserlo) di aiuto.

            • lorenzo ha detto in risposta a Ugo La Serra

              Dio nessuno l’ha mai visto:
              proprio il Figlio unigenito,
              che è nel seno del Padre,
              lui lo ha rivelato.(Gv 1.18)

  7. Filippo ha detto

    Bellissimo articolo, pieno e totale appoggio da parte di un deista

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