Studio USA: credenti più protetti dalla depressione rispetto ai non credenti

Uno studio longitudinale sui figli di un campione di soggetti depressi e non depressi, realizzato da ricercatori del Department of Psychiatry and Behavioral Sciences del Duke University Medical Center, ha indagato sui legami della religione o spiritualità con l’insorgenza della depressione nel corso di una decina di anni.

E’ stato rilevato che gli individui che professavano la religione protestante o cattolica presentavano il 76% in meno di probabilità di avere un episodio di depressione rispetto a chi non aveva alcuna fede religiosa. «Anche se questo studio è il primo a lungo termine sull’impatto della religione o spiritualità nella comparsa della depressione, si conferma una crescente letteratura  che supporta il vantaggio della religione o spiritualità (la partecipazione religiosa) nel ridurre la frequenza e la ricorrenza di disturbi depressivi», si legge su “The American Journal of Psychiatry Gli studi fino ad oggi, si continua, hanno suggerito due conclusioni in particolare: 1) le persone senza appartenenza religiosa sono a maggior rischio di sintomi depressivi e disturbi, 2) le persone coinvolte nella loro comunità di fede risultano essere a rischio ridotto di insorgenza della depressione. In questo studio la frequenza e la confessione religiosa non ha avuto particolari effetti, tuttavia -dicono i ricercatori- la ricerca è basata su soggetti mediamente di 30 anni, mentre gli effetti positivi della frequenza alle funzioni religiose cominciano ad apparire in età successive.

Gli autori ricordano che si tratta di uno studio empirico e mette in guardia contro conclusioni affrettate sulla base di studi come questi. Suggeriscono che il miglior utilizzo di tali informazioni è contribuire alla valutazione psichiatrica dei pazienti da parte di medici e psicologi.

68 commenti a Studio USA: credenti più protetti dalla depressione rispetto ai non credenti

  • Qumran ha detto:

    La cosa interessante non è tanto la conclusione della ricerca, ma l’estensione del campo per un riavvicinamento tra fede e psicologia, separatosi dopo Freud.

  • Humus ha detto:

    Purtroppo la depressione è il più grande male dell’Occidente. Se anche la fede religiosa può contribuire alla sua eliminazione, ben venga!

  • Sophie ha detto:

    A Medjugorje è avvenuto il miracolo: sono uscita da una depressione durata circa una ventina d’anni fra vari entra ed esci, ormai ero arrabbiata e rassegnata. Sono partita per caso, solo perchè mi chiese mia madre di accompagnarla. Ero pure atea. Sono tornata credente e posso dire che vivere in pace, essere sereni ma soprattutto vivere con Gesù non ha prezzo… Sono felice e amo la vita con tutta me stessa.

  • Chissenefrega ha detto:

    Fantastico! Perchè spendere soldi per il Tavor quando l’antidepressivo lo puoi trovare gratis in chiesa?

    • Kosmo ha detto:

      è quello che dico anche io!

    • Panthom ha detto:

      Questo è sicuramente uno degli effetti secondari dell’essere credenti, ovvero essere lontani da ogni frustrazione e da ogni determinismo subito dalla realtà. La libertà è il più bei frutti della fede, cosa che non può sperimentare il non credente. Non cadiamo però nel tranello di abbinare la fede ad un effetto placebo, dato che le differenze sono ben marcate: https://www.uccronline.it/2012/01/08/la-fede-e-il-benessere-psicofisico-correlazioni-e-distinzioni-dalleffetto-placebo/

    • Sophie ha detto:

      Guarda io sono contraria agli psicofarmaci, anche se ti dico che gli psicologi servono un sacco. Ma dove non arriva lo specialista ci arriva chi sta lassù se gli lasci la porta del cuore spalancata, e anche se ne dicono di tutti i colori sui sacerdoti, io ho trovato in loro una grandissima umanità e una grande comprensione. Il mio migliore amico è un prete.

  • alessandro giuliani ha detto:

    La gioia del credente è la prima testimonianza, è dall’epoca dei Padri della Chiesa che si sa che l’antico nemico ci tenta con la tristezza e la disperazione(ora la chiamiamo depressione ma è la stessa cosa), con fatica ora anche la ricerca empirica (che in questi campi non è di certo nel suo ambiente migliore anzi..) ci arriva….

    • GiuliaM ha detto:

      Leggendo il commento di alessandro sulla “gioia del credente” mi è tornata in mente la spiegazione che ci ha dato il nostro sacerdote sulla parabola dei lavoratori dell’undicesima ora: disse che coloro che vengono presi all’inizio della giornata, anche se hanno preso lo stesso compenso degli ultimi arrivati, non sono stati “svantaggiati”, perchè il loro premio “supplementare” sta nell’aver lavorato nella vigna del Signore da più tempo e quindi aver goduto della Sua grazia sin dall’inizio!
      Durante la riflessione successiva abbiamo poi ricollegato alla parabola del figliol prodigo, in particolar modo la frase: “Figlio, tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo”.

  • Sophie ha detto:

    Mi limito a dire che sono sempre stata una persona razionalissima, la classica persona diciamo abbastanza attaccata alla scienza. Però nel momento in cui parti atea e torni credente così di punto in bianco, parti con l’umore sotto i piedi tanto da riuscire a malapena a camminare e torni che ti sembra di pesare 20 Kg di meno per quanto ti senti “alleggerita”, torni e piangi di felicità nonostante io a malapena pianga quando sono triste (diciamo che io non ho pianto quasi mai, neanche da bambina)…. c’è molto da riflettere. Sono tornata dopo una sola settimana a Medjugorje e mio padre quando mi vide mi disse:”Mio Dio quanto sei cambiata ma che t’è successo? Sembri un sole vivente!” Non è possibile uscire da una situazione tanto disastrosa così di punto in bianco senza pensare a “qualcuno” che mi ha voluta aiutare perchè aveva visto che avevo toccato il fondo. Spesso la cura migliore non è la psicoterapia, nè sono i farmaci ma l’amore, a Medjugorje ( e tutt’ora ovviamente) mi sono sentita amata e quando sono tornata la Madonna mi è mancata come se fosse una persona che conosco. Sinceramente quando mi sono convertita la mia impressione è stata non di prendere una nuova strada, ma di tornare a casa mia da mio padre e di aver trovato il pezzo che mi mancava…

    • Kosmo ha detto:

      Che ne dici di raccontare tutta la tua esperienza, dall’inizio?
      magari ci fai un articolo… contatta la redazione!

      • Sophie ha detto:

        Mah diciamo che la mia malattia è partita per tanti motivi. Mia madre soffriva di depressione già quando era incinta di me tant’è che stava per perdermi durante la gravidanza, mio padre era molto assente e allo stesso tempo molto dittatore a casa (anche se ora è cambiato tantissimo), mia sorella era molto gelosa di me e mi trattava come un’estranea, mentre l’altra mia sorella(che tra l’altro non so neanche se è nata dal precedente matrimonio di mia madre)tirava avanti la famiglia quindi fondamentalmente c’era per tutti e nessuno. Io sono nata che ero già una bimba fragile, quindi mi sono dovuta fortificare nel tempo. Andai all’asilo e venni emarginata dagli altri compagni perchè amica di una bimba rom; cominciarono le elementari e incappai con una maestra violenta fisicamente e psicologicamente che prese di mira soprattutto me e qualcun altro perchè vivevo in una famiglia disagiata e nel frattempo subii delle molestie da un uomo amico di un amica di famiglia. Arrivano le medie e vengo emarginata perchè timida e povera. E gli amici mi evitavano come la peste perchè ero “diversa” dagli altri, storie ne ho avute pochissime e sono stata quasi sempre tradita. Ho avuto una sola amica che purtroppo nei tempi più duri andò a vivere lontana da dove vivevo io. Fondamentalmente m’è mancato l’amore che non trovavo da nessuna parte. Io l’amore l’ho sentito fortissimo a Medjugorje, ho capito cos’è e in un certo senso “m’è stato insegnato” a partirte da lì. M’è rimasta impressa una cosa che mi capitò nel periodo più difficile: mi svegliai una notte con la mano di un uomo che teneva la mia pur non vedendo nulla e poi a un certo punto il letto s’è rialzato come se ci fosse qualcuno seduto e se n’è andato. Io cercai di razionalizzare ma in cuor mio ho sempre “sentito” che era qualcuno che silenziosamente mi stava tenendo d’occhio anche se non ho mai capito chi fosse. Non mi sento di scrivere un articolo, preferirei rimanere nell’anonimato parlando un pò così fra amici ma ti ringrazio per il tuo interesse, spero solo che quello che ho scritto serva a far capire alle persone che Dio è nostro Padre prima che nostro Creatore. 🙂

        • Kosmo ha detto:

          E’ una bella testimonianza, la tua. La storia colpisce molto, è molto forte.
          Sempre più spesso, presi come siamo dal “tran-tran” della nostra vita, immersi nei nostri “problemi” (che problemi non sono) ci scordiamo degli altri, di quanto può essere diversa la vita di un’altra persona non alle prese con il problema della nostra vita: quale nuovo cellulare scegliere, o che mettersi per la festa di …, o non ho potuto prendere le scarpe nuove…
          Per l’anonimato, capisco benissimo, ma penso non ci siano problemi per la redazione.
          In ogni caso questa tua testimonianza è molto preziosa, sia per me, sia penso per gi altri.

          • Sophie ha detto:

            E’ una storia forte sì ma io lo sono altrettanto, ora è acqua passata e questa storia me la lascio alla spalle con un sorriso. Adesso la mia missione è di trasmettere un pò di gioia a chi non la riesce a trovare. Tutti abbiamo una missione nella vita. 🙂

    • Rebecca ha detto:

      grazie, commovente quel che accade ai semplici di cuore.

  • Sophie ha detto:

    *ovviamente per padre intendo il Signore.

    • alessandro giuliani ha detto:

      Sophie, la tua esperienza mi ha dato una grande consolazione, è bellissima !
      Il pensiero della nostra dolcissima Madre è quello che mi permette di superare tutti i momenti difficili, tu hai avuto un grande , grandissimo dono, e condividere la tua esperienza con le altre anime può moltiplicare il bene.
      Grazie di cuore

  • Carlo ha detto:

    Io quando sento le testimonianze dei credenti mi “spavento”. Non aggiungo altro altrimenti rischierei di offendere qualcuno

    • GiuliaM ha detto:

      Se rischiavi di offendere qualcuno, forse avresti fatto meglio a non scrivere un bel niente… spiegati: in cosa ti spaventerebbe la testimonianza di Sophie?

      • Hugo ha detto:

        GiuliaM, si chiama pura e semplice invidia. Ma, stop. Anche parlare di questo offenderebbe Carlo.

    • Vauro ha detto:

      Anche perché quelle degli atei non esistono…chi mai può essere contento di essere scivolato nell’ateismo?

      • beciu ha detto:

        Io 🙂

        • Kosmo ha detto:

          Ah beh… contento tu!

          • Chissenefrega ha detto:

            Anch’io, e potrei fare un lungo racconto, solo che non ci sono fatti “soprannaturali” e quindi non lo trovereste interessante

            • Sophie ha detto:

              Io credo invece che tu con la tua battuta fuoriluogo all’inizio e quella di Carlo rosichiate, è brutto quando una persona invidia la felicità di un’altra specie quando se l’è passata male. Perchè nel profondo sai bene che è successo qualcosa. Sono serena, sono apprezzata dove lavoro, gli amici e i ragazzi mi cercano e sono più socievole. Qui c’è molto di più dell’illusione di credere in Dio…

              • Chissenefrega ha detto:

                Non capisco da dove si possa dedurre, sulla base del mio intervento, che “mi rosico” e sono “invidioso” della tua felicità. Mi fa piacere che dopo molte traversie tu abbia trovato equilibrio e felicità. Personalmente credo che la felicità non sia di questo mondo, e nemmeno dell’altro, visto che non esiste. Bisogna comunque saper godere di quello che la vita offre. Carpe diem. Per il resto faccio il mio dovere, rispetto la legge, ho una vita normale e non sono depresso. Sulla base della mia esperienza la religione complica la vita non la semplifica. Sono stato educato al cattolicesimo. Smettere di credere è stata una liberazione.

                • Sophie ha detto:

                  Sono contenta per te anche se per me è stato l’ateismo una liberazione.

                • Gennaro ha detto:

                  Bello sapere che i non credenti credono che l’altro mondo non esiste senza dare alcuna documentazione della loro sicurezza, tanto per confermare che l’ateismo in fondo è un grande e traballante atto di fede.

                  “La religione complica la vita non la semplifica. Smettere di credere è stata una liberazione”
                  Ancora più interessante. Il mito della vita semplice e comoda è davvero l’avversario principale di chi invece ama la verità e la persegue. Così perdere la moglie diventa una benedizione perché finalmente si può stare davanti alla televisione in santa pace. E infatti oggi la relazione è un peso enorme per alcuni, in cerca del semplice, del comodo, dell’immediato. Una vita all’inseguimento di emozioni, il carpe diem appunto. Una vita disperata (senza speranza, appunto). Questo vuoi offrire? Alla faccia…

          • beciu ha detto:

            Esatto. Non si parlava di felicità e infelicità ? 😉

        • Maffo ha detto:

          beciu e Chissenefrega, da un momento all’altro la vostra vita perde completamente di senso (oltre a quello momentaneo, ovviamente) e voi siete contenti? A questo punto il dubbio è che non potete essere consapevoli di quel che dite…l’ateismo è una sofferenza, così come ci insegnano i grandi laici a cui voi non volete riferirvi andando dietro alla moda del momento. Ma la storia è costellata di personalità non credenti di un grandissimo spessore umano e per loro l’ateismo è sofferenza, è tragico. Ma i figli di facebook come faranno a capirlo?

          • beciu ha detto:

            Ora sono un figlio di Facebook… 🙂 Tu non sai la mia età..
            Sì, sono consapevole di quello che dico.
            Non ho detto che preferisco una vita limitata ad una vita eterna, o che sono contento di morire e sparire.
            Ma non mi piace credere in quella che considero un’illusione: sono contento di essere un agnostico (anche se di fatto sono ateo), perchè mi sembra di tenere l’atteggiamento giusto.
            Come del resto voi, immagino.

            • Maffo ha detto:

              Assolutamente si. Davvero difficile che nella storia dell’umanità sia esistito solo l’1% di non illusi, di veri emancipati. Ti pare?
              Resta comunque contraddittorio definirsi “contenti” di essere un nulla pensante, un condannato a morte dal giorno della nascita. Questa è una vera illusione, se non un vero e proprio inganno verso di sé.

              • beciu ha detto:

                La maggioranza non dà la ragione… spesso e volentieri la maggioranza sbaglia.
                Non si tratta di essere nulla-pensanti: ho fatto una riflessione e sono giunto alla conclusione che non esiste ancora una risposta.
                E se devo proprio avere un’opinione, l’opinione è che devo seguire quello di cui sono certo: nasciamo, viviamo, moriamo.
                Che ci piaccia o meno: sono contento della mia impostazione di pensiero, ovviamente non mi entusiasma l’idea di morire e svanire.. ma tant’è…

                • Maffo ha detto:

                  La maggioranza invece è un ottimo test, quando poi si parla di maggioranza si intende miliardi e miliardi di esseri umani e la minoranza si intende pochi milioni in alcune aree del Pianeta a forte rischio di abuso di psicofarmaci e suicidi. Questo lascia pensare ovviamente, poi si può sempre far finta di nulla.

                  Nasciamo, viviamo, moriamo. E’ anche la mia opinione…tuttavia l’essere contento di essere un inutile mucchio di cellule chiamato a soffrire inutilmente in questa valle di lacrime per poi scomparire nel nulla da cui è venuto, non può certo rendere contenti. A meno che ovviamente non si voglia riflettere a fondo sulla propria condizione esistenziale. Questo è il mio pensiero che non vuole affatto essere irrispettoso ma chiede soltanto più lealtà.

                  • beciu ha detto:

                    Non ritengo la maggioranza un test granchè affidabile.
                    Ritengo una dimostrazione incontrovertibile un test affidabile.
                    Poichè non c’è mi tengo la mia impostazione, e sono contento di averla perchè ritenendola + plausibile mi piace l’idea di non cedere alla tentazione di credere in una risposta + facile.
                    Mi piace accettare la realtà per come la ritengo vera e non per come mi farebbe comodo che fosse.
                    Ripeto: se mi chiedi se sono contento di scomparire, ti dico ovviamente di no… mi fa paura.

                    • Maffo ha detto:

                      E’ invece un grandissimo segnale. Non esistono test affidabili e incontrovertibili, studiati Popper e lascia da parte Odifreddi.

                      La fede non è una risposta più facile, anzi è proprio la più difficile. Ci vuole un grandissimo impegno ad essere cristiani. Vivere senza rendere conto a nessuno è la risposta facile e infatti nell’ateismo si scivola per spirito di comodità della vita, come diceva un tuo fratello di fede qualche ora fa. Sei stato tentato dalla risposta facile, dalla più comoda e ti capisco.

                      Sei impaurito dallo sparire? E non ti fa paura che tutta la sofferenza che c’è attorno a te è completamente senza senso? Sei praticamente circondato dall’ingiustizia, dal dolore senza motivo, da affetti che si evaporeranno come bollicine, trascorri tutta la vita, impiegando tempo e fatica, nel costruire tutto quello che costruisci e che poi si disintegrerà in meno di un secondo senza lasciare traccia. E poi certo c’è anche la tua scomparsa, ma questa avviene solo dopo. Meno male che sei passato dall’orgoglio ateo alla paura. Questo ti rende una persona leale.

                    • beciu ha detto:

                      Ora è la risposta + comoda ?
                      Ma non generava infelicità ? 🙂
                      Non esistono risposte comode a mio avviso, ogni visione del mondo ha “le proprie croci da portare”.
                      La fede non è “facile”: ma io non sto parlando di fede, di religione, io parlo che è + facile avere una risposta che un dubbio, perchè questo è nella nostra natura.
                      Ed è qui “l’orgoglio”, sono contento di rimanere nel dubbio nonostante poi abbia paura di morire e cmq brami anche io una risposta.
                      La paura di morire quella rimane.. mai negata.

          • Diener ha detto:

            Mi sembra davvero assurdo permettersi di dire che chi è ateo non possa essere felice.
            “beciu e Chissenefrega, da un momento all’altro la vostra vita perde completamente di senso (oltre a quello momentaneo, ovviamente) e voi siete contenti?” Ma che..? Mi chiedo cosa ne possa sapere tu della loro vita. Sophie ha scritto una sua esperienza, e secondo te io avrei il diritto di andarle a dire “ma come, la tua vita inizia ad avere illusioni per sperare che si continui a vivere e sei felice?” Ma che ne so io di come vive lei sinceramente. Buon per lei se è felice, mica mi inizio a chiedere come possa essere felice.
            “l’ateismo è una sofferenza” Scusa ma questa te la potevi risparmiare. Continuo a chiederti che cosa ne possa sapere tu di cosa sia l’ateismo. Io posso capire come vivi tu, credente? No, e allora non mi metto di certo a dire che tu non puoi essere felice. Perdonami ma non puoi di certo sparare sentenze di questo tipo.

            “Bello sapere che i non credenti credono che l’altro mondo non esiste senza dare alcuna documentazione della loro sicurezza, tanto per confermare che l’ateismo in fondo è un grande e traballante atto di fede. ” Ah, ma quindi tu che non puoi dimostrarmi che le fate non esistono hai un atto di fede in questo? Ripeto, vedo molta superbia nell’affermare queste sentenze.
            I credenti vivono la loro vita, gli atei pure. E’ semplicemente assurdo che appena un ateo scrive che è contento di non essere più religioso gli si vada addosso come se abbia osato dire chissà che cosa.

            • Tonino ha detto:

              Ognuno è libero di dire ciò che vuole no?
              Io concordo con Maffo…continuare a dire che un mucchio di cellule casuale e irrazionale, condannato a morte dal momento della nascita, in mezzo all’insensato male e all’ingiustizia della vita, alla fatica quotidiana, alla morte disperata delle persone a cui ci affezioniamo, possa essere contento, ben sapendo che fra qualche anno sparirà nel nulla così come è venuto…è assolutamente insensato e a tratti ridicolo. Anzi, credo che l’unico modo di essere contenti in questa condizione è quell’ebrezza data dalla cocaina, che però è un indice della disperazione della persona.

              Io parlo in generale non di te o di qualcuno in preciso. Ma l’ateo in quanto tale deve ritenere quello che ho scritto. Davvero si può essere contenti di tutto questo?

              • Diener ha detto:

                Tonino ognuno è libero di dire ciò che vuole ma appena beciu ha scritto di essere felice di non credere gli sono venuti tutti addosso.
                Si può essere contenti, sì. Ma già parlando a questo modo sembra che la condizione dell’ateo debba essere sul filo del rasoio per quanto riguarda la felicità.
                “continuare a dire che un mucchio di cellule casuale e irrazionale, condannato a morte dal momento della nascita, in mezzo all’insensato male e all’ingiustizia della vita, alla fatica quotidiana, alla morte disperata delle persone a cui ci affezioniamo, possa essere contento, ben sapendo che fra qualche anno sparirà nel nulla così come è venuto…è assolutamente insensato e a tratti ridicolo.” Tutte le cose che hai scritto le hai scritte di parte e non obbiettivamente. Io nasco e poi muoio, perchè parli di “condanna a morte dal momento della nascita”? Come se un credente non debba morire, mah..
                In mezzo all’insensato male e all’ingiustizia della vita? Non ho capito molto bene, un credente non può trovare delle ingiustizie nella vita? L’aborto ad esempio. Per un credente l’aborto, solitamente, è un male. E quindi? Non vedo il nesso con la non-felicità.
                “in mezzo alla morte disperata delle persone a cui ci affezioniamo” Ma credi che le persone muoiano solo per gli atei? Muoiono anche per voi, e anche voi vi disperate, dai non travisiamo la realtà. Metti che muore un mio conoscente..in quel momento sono triste perchè la mia vita, che era abituata a quella persona, ora non vedrà più quella persona. Poi però ci si abitua al “cambiamento” e si va avanti, come per ogni dispiacere e delusione. Certo che è proprio irrazionale questo pensiero eh..
                “ben sapendo che fra qualche anno sparirà nel nulla così come è venuto…” e quindi? Perchè io dovrei credere a una vita ultraterrena? Per me è più logico pensare che che si torni nel nulla, per te invece che ci sia un’altra vita. Dove sta tutta questa non-felicità?
                Tralascio la parte sulla cocaina che secondo me non ha davvero senso.

    • Sophie ha detto:

      Eh infatti sei talmente ateo che hai fatto l’accampamento qua! 😀

  • beciu ha detto:

    Grazie.
    Hai ragione, sono nuovo del sito: faccio fatica ancora a capire bene chi risponde a chi…

    • beciu ha detto:

      E infatti ho sbagliato col “rispondi”

    • Rebecca ha detto:

      Dato che sei molto educato e sopratutto non insulti (cosa sempre più strana, purtroppo) spero che ti fermerai a lungo.

      • beciu ha detto:

        Grazie.
        Perchè insultarvi ? Perchè avete un’altra risposta rispetto a me su un argomento dove una risposta definitiva non è ancora venuta fuori ?

        • Sophie ha detto:

          Beciu tu non sai quante ne dobbiamo sentire e su internet e nella vita di tutti i giorni, tu sembri uno venuto da Marte…..

          • beciu ha detto:

            Immagino.
            Tra le varie fazioni (qualunque esse siano) c’è sempre diffidenza e talvolta rancore. E’ l’animo umano.
            Io sono qui generalmente per migliorare le mie conoscenze (tra articoli e commenti vari), cercando di fare una cernita tra ciò che ritengo sbagliato, propagandistico, utile anche se non condivisibile, condivisibile.
            Non sono qui per insultare, anche se magari qualche commento potrebbe uscirmi + sgradevole di quello che dovrebbe.

        • Rebecca ha detto:

          La risposta definitiva c’è, sta alla tua libertà aderire o rimanere lontano. Non c’è nessuna fazione da parte nostra, non siamo anti- nessuno, né anticlericali né antireligiosi, noi semplicemente proponiamo da 2012 anni la possibilità di fare esperienza della Risposta alla vita.

          • beciu ha detto:

            Da agnostico non posso che dirti: la risposta definitiva non c’è e “non se ne sente neanche il puzzo”.
            Ma è ovvio che questa sarebbe una discussione sterile.

            • Rebecca ha detto:

              Come dice benissimo Renato, è una tua scelta dire che la risposta non c’è, è una scelta irrazionale in quanto non la si sta nemmeno cercando. Oltretutto è una scelta contraria alla spinta originale dell’uomo che invece in ogni istante chiede di afferrare questa risposta per poter essere davvero felice. “L’uomo è continuo rapporto con l’infinito”, continua richiesta di esso, diceva quel grande laico di Pavese. Peccato che i laicisti moderni non facciano mai riferimento ai loro grandissimi e umanissimi predecessori.

              • Tonino ha detto:

                Sono completamente d’accordo. Il credente è tale perché prende sul serio la propria umanità e le grandi domande di risposta che ci sono dentro di sé. Un non credente potrà sempre negare Dio, ma non potrà mai negare di avere dentro di sé una continua spinta verso di Lui. Potrà dire che sono un errore, domande senza senso, ma sarebbe come tagliare il ramo su cui è seduto.

                • beciu ha detto:

                  Non potrò negare di avere una spinta verso di Lui ?
                  Diciamo che lo chiamo “bisogno innato di avere una risposta sul prima e sul dopo”.
                  E’ ovvio che il fatto di non aver esperienza sensibile del prima e del dopo la nostra vita ci faccia vivere inquieti.
                  La spinta verso di lui, per me, è essere quasi costretti ad inventarsi la risposta per avere qualcosa “in mano”.
                  Sia chiaro, lo dico con tutto il rispetto possibile, nel senso che altre parole non mi vengono per esprimere ciò che penso.

                  • Maffo ha detto:

                    “La spinta verso di lui, per me, è essere quasi costretti ad inventarsi la risposta per avere qualcosa “in mano””.
                    Non c’è nessun legame logico tra la prima parte della frase e la seconda. E’ un classico caso di fallacia logica.

                    Di fatto stai sostenendo che il 99% degli uomini apparso sulla terra sia un idiota tranne te e pochi altri. Ovviamente lo fai con tutto il rispetto 🙂

                    • beciu ha detto:

                      La riformulo + ampia, magari riesco a spiegarmi meglio: non lo dico con sarcasmo, so di non essere molto bravo a scrivere, quindi ne prendo atto e provo a ripetermi.
                      Quello che molti considerano “spinta verso di lui”, io la ritengo la naturale propensione a dare una risposta a certe domande che tutti noi, dall’alba dei tempi, ci poniamo piuttosto che ad ammettere, come ritengo, che una risposta non siamo ancora in grado di formularla con sicurezza.
                      Preferiamo generalmente una risposta al dubbio.
                      Da agnostico non posso non ritenere che qualunque affermazione definitiva sull’argomento sia un parto della mente umana per darsi una risposta, altrimenti cadrebbe il presupposto stesso del mio agnosticismo.
                      Io invece preferisco il dubbio, e non ritengo il 99% delle altre persone stupide.

                  • Sophie ha detto:

                    Sai Beciu il fatto che da sempre all’uomo venga istintivo, almeno una volta nella vita, appellarsi ad un’entità suprema la dice lunga secondo me… Perchè se Dio non esiste viene così istintivo pensare a lui?! Io non penso che sia solo per la curiosità di sapere com’è nato l’universo ma perchè si sente una certa “attrazione” nei suoi confronti.

                    • beciu ha detto:

                      Comprendo che tu la possa pensare così.. ammetto tranquillamente che può anche essere per questo motivo.
                      E’ anche vero però che l’Uomo ha una forte propensione a farsi domande e a cercare delle risposte, anche lanciando ipotesi.
                      Di questo sono sicuro, quindi su questo baso la mia risposta: per me l’altra è solo un’ipotesi.

              • beciu ha detto:

                La risposta la si cerca sempre, solo che le risposte formulate finora non mi (ci) sembrano risolutive, compreso l’ateismo stesso (la risposta che, a naso, ritengo la + plausibile).