Ecco perché il cristianesimo non è una religione…

Si parla sempre di religione cattolica, non è sbagliato. Ci mancherebbe. Anche nel cristianesimo ci sono riti, preghiere, dottrina, ci sono i sacerdoti. In questo senso c’è tutto quello che c’è in una religione. Solo che questo legame non lo abbiamo stabilito noi.

Don Luigi Giussani, un sacerdote e un grande educatore che ha fatto scoprire la fede a moltissime persone, per spiegare questo faceva un disegno alla lavagna. Una lunga riga orizzontale, con una freccia: la linea della storia. Sopra la riga, in alto, piazzava una “X”, come l’incognita delle equazioni: il Mistero, Dio. Poi, tante frecce che partivano da punti diversi della riga per avvicinarsi alla “X”. Le spiegava così: «Sono le religioni, che nascono in certi momenti storici come tentativi dell’uomo di conoscere la “X”, di svelarne il volto». Tentativi nobili, ma impossibili: il Mistero è troppo più grande delle capacità dell’uomo.

Conoscere fino in fondo Dio, per noi, è impossibile. «A meno che…». E lì disegnava una freccia che faceva il percorso inverso: dalla “X” a un punto della riga. «A meno che in un certo momento della storia non sia Dio a rivelarsi. A rendersi incontrabile da noi». Il cristianesimo è proprio questo. Un uomo che, in un certo momento della storia, dice: io sono la via, la verità e la vita. Io sono Dio.

E’ un caso unico. Non ce ne sono altri nella storia. Maometto, Buddha, Confucio e i fondatori delle varie religioni sono in qualche modo profeti. Annunciano Dio agli uomini. Dicono: ho capito qualcosa in più di Dio e ve lo spiego. E magari lo fanno anche in maniera accattivante, tanto è vero che attorno a loro si creano folle di persone che li seguono. Gesù no. Lui non si limita a dire: vi spiego chi è Dio. Lui dice di essere Dio. Delle due l’una: o era pazzo, o quello che diceva di essere è vero. Non ci sono vie di mezzo.

Attenzione, però: se quello che dice è vero, cambia completamente il nostro modo di entrare in rapporto con Dio. Invece di restare un mistero assoluto, che richiede sforzi immani di comprensione e una serie di tentativi di immaginarselo destinati a restare insoddisfatti, Dio diventa qualcosa di semplice, di incontrabile da tutti. Anche dai semplici, dai poveri, da chi non ha studiato. Anzi, sotto questo aspetto è davvero una rivoluzione enorme perché proprio le persone più semplici e aperte, quelle che non hanno delle loro teorie da difendere, paradossalmente sono avvantaggiate.

Lo stesso don Giussani faceva questo esempio. Immagina di avere davanti una grande pianura piena di cantieri. Ovunque ci sono gruppi di persone che costruiscono torri altissime che vanno verso il cielo, ognuno è un progetto diverso disegnato da un architetto diverso; ognuno con il suo staff di ingegneri e capomastri che seguono i lavori; ognuna con migliaia di operai che portano travi e mattoni. Intorno, qua è là, si vedono le macerie di altre torri, già crollate. Ma architetti e manovali continuano a lavorare senza fermarsi perché hanno tutti la stessa speranza: «Con questa torre arriveremo a vedere in faccia Dio». A un certo punto, sulla cima di una collina che dà sulla pianura, spunta un uomo. Guarda per un bel po’ quel cantiere infinito, quel brulicare di formichine che si affannano a correre qua e là. Poi grida: «Fermatevi!».

Gli operai del cantiere più vicino lo sentono e si fermano, incuriositi. Poi gli altri, e gli altri ancora. Alla fine, sulla pianura c’è un silenzio totale. Ascoltano tutti quell’uomo. «Il lavoro che state facendo è bellissimo. Ma è triste. Perché nessuna delle vostre torri, neanche la più alta, può arrivare a Dio». Brusio, vociare. Poi, di nuovo silenzio. E l’uomo prosegue: «Ma Dio ha avuto pietà di voi e dei vostri sforzi. Ha deciso di venire Lui da voi per farsi conoscere». Silenzio totale, pieno di tensione. «Sono io che vi parlo». Urla, strepiti, parolacce. Sopratutto da architetti e ingegneri: «E’ un pazzo, lasciatelo perdere». «Ma che volete mettere questo matto con i nostri progetti? Su, tornate al lavoro. Non perdiamo tempo!». E si rimettono tutti a lavorare. Tutti, tranne qualcuno degli operai. Non hanno un loro progetto da difendere, con la loro firma sopra. Ma vogliono davvero arrivare a Dio. Si guardano in faccia, incuriositi: «E’ se fosse vero?». Così abbandonano il cantiere e vanno verso la collina, per vedere se quell’uomo ha ragione o no.

L’annuncio cristiano è così, rivolto a tutti. Possibile a tutti. Ma sopratutto a chi è più semplice. In uno dei passi del Vangelo, Gesù dice: «Beati i poveri di spirito, perché di essi è il Regno dei cieli» (Mt 5,3). Cioè i semplici, quelli che non hanno teorie da difendere davanti a Dio. Per questo, la notte di Natale i primi ad arrivare davanti alla grotta non sono stati i sacerdoti e gli studiosi -quelli che pure sapevano che il Messia “doveva nascere a Betlemme di Giudea”-, sono stati i pastori. I più semplici furono i primi a riconoscere che c’era qualcosa di misterioso in quel bambino. Ecco, il cristianesimo è questo: è l’annuncio che quel bambino, nato la notte di Natale in quel posto e in quel momento preciso della storia, è Dio.

Il cristianesimo non è una morale, né una serie di regole da rispettare. E’ semplicemente credere a questo fatto, farne esperienza personale. E seguirlo. Cioè, stare con Lui. Benedetto XVI lo ha detto benissimo: «All’inizio dell’essere cristiano non c’è una decisione etica o una grande idea, bensì l’incontro con un avvenimento, con una Persona, che dà alla vita un nuovo orizzonte e con ciò la decisione decisiva». Si diventa cristiani perché ci si imbatte in un fatto, anzi in una Persona. Un Uomo fatto di carne ed ossa come noi: Gesù.

 

di Davide Perillo, tratto da La fede spiegata a mio figlio (Piemme 2007, p. 31)

 

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69 commenti a Ecco perché il cristianesimo non è una religione…

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  1. Dom ha detto

    Gran bello articolo 🙂

  2. DS25 ha detto

    Tutto vero.

    Però rimane il fatto che da un punto di vista sociologico, storico, non esclusivamente di fede il cristianesimo è una religione. Nel dialogo con l’esterno è giusto non perdere mai di vista questo fatto.

    • Dom ha detto in risposta a DS25

      E’ una religione per gli ignoranti, ovvero coloro che ignorano il significato dell’essere cristiano: l’incontro con Gesù vivo.
      Io sono uno di quelli che non crede alla balla “le religioni sono tutte uguali”. Poi ognuno è libero di credere in quello che vuole, nessuno dice il contrario, ma appiattire tutte le fedi per far contento qualcuno no.

      • DS25 ha detto in risposta a Dom

        Non si tratta di appiattire. Si tratta di riconoscere gli elementi comuni che riguardano la fede cristiana come le religioni (notare che faccio una distinzione netta).

        Ho avuto varie volte una discussione sul tema, e questa “differenza” terminologica mi lascia sempre perplesso. Non che sia completamente contrario all’articolo ed a molte delle sue conclusioni, in particolare sull’annuncio dato ai miseri ed ai semplici.

        • Dom ha detto in risposta a DS25

          Sì perché ogni volta l’intento è quello di far credere che una religione vale l’altra.
          Invece ci sono tante differenze, soprattutto a livello di significato. 🙂

  3. hicetnunc ha detto

    Gesù non ha mai detto esplicitamente di essere Dio, lo hanno detto i teologi che forse non sono poveri in spirito nel senso indicato dall’articolista, mentre è in India che ogni tanto accade. Sai Baba è stato l’ultimo di tanti, tra quelli famosi. Con il new age è quasi la norma essere Dio. Chi segue questi guru sono spesso i semplici, che non sono interessati a difendere le loro idee e nemmeno hanno un blog di agguerriti teologi che le difenda.
    Vorrei una risposta a una domanda forse un po’ complicata. La teologia dei guru, di bassa o di alta lega, non è “firmata” più di quella cattolica: manca solo l’imprimatur, il quale, stando all’articolo, riconoscerebbe che quella “firma” non sancisce “una teoria da difendere”. Ma chi è che sancisce con l’imprimatur? Con quale autorità decide in vece di Dio? Con un magistero che è una teologia più proattiva della altre nel difendere le sue idee, e per questo con più seguito delle altre, firmata da chi decide in vece di Dio senza ulteriori imprimatur che ne mitighino le pretese sul fatto di essere, come magistero, una teoria da difendere?

    • Mattia ha detto in risposta a hicetnunc

      Gesù non ha mai detto esplicitamente di essere Dio? Nei Vangeli vi sono diverse affermazioni che smentiscono questa tua frase. La stessa accusa che fecero i sommi sacerdoti a Gesù per condannarlo a morte è stata quella di blasfemia perché si era dichiarato il Cristo, figlio di Dio (e quindi equivaleva a farsi Dio).

    • Alèudin - preghierecorte ha detto in risposta a hicetnunc

      Gesù non ha detto esplicitamente “sono Dio” ma ha fatto ben di più, si è comportato come tale, ad esempio perdonava i peccati. Sido chiunque a leggere il Vangelo di Giovanni e a non trovarvi le tantissime citazioni in cui parla della sua relazione unica con il Padre, un inno alla SS Trinità. Da non tacere il fatto che è stato ucciso proprio perché si è detto Dio.

      • Vincent Vega ha detto in risposta a Alèudin - preghierecorte

        Va detto, Alèudin,’che le citazioni del Vangelo di Giovanni dove Gesù dichiara la Sua divinità con la massima chiarezza sono considerate tarde dagli studiosi, quindi non risalenti al Gesù storico.
        Personalmente non credo affatto che i discepoli, prima della Pasqua, sapessero che Gesù fosse Dio, lo hanno capito con la Resurrezione. È stato li, secondo me, che Gesù ha lasciato loro tutte le più importanti verità di Fede, facendo loro capire la vera natura e missione del loro Maestro.

        E la dimostrazione più importante l’hai dal loro comportamento: al momento dell”arresto fuggirono tutti, Pietro lo rinnegò, dopo la Resurrezione sono stati tutti pronti a morire da martiri, e hanno avuto un cambio di atteggiamento radicale.

        Sicchè, non è affatto importante che Gesù, prima della croce, abbia detto di essere Dio, la cosa più importante è che lo ha dimostrato.
        Poi da li, con la Resurrezione, tutto il ministero prepasquale di Gesù Cristo venne “ripensato” alla luce della Resurrezione, specie nel Vangelo di Giovanni che fa un ampissimo rimaneggiamento dei detti gesuani.

        Sicchè, io non porterei il Vangelo di Giovanni come prova, dal momento che qualunque ateo studioso di storia potrebbe dirti che quelle non sono le ipsissima verba Jesus, la cosa più importante è ciò che Gesù ha fatto, quella è la dimostrazione che era Dio, e che è vivo.

        Nessuno è mai risorto da solo, in un corpo glorioso per non morire mai più. Lazzaro, la bambina, gli stessi resuscitati dal profeta Elia nel Tanak resuscitarono si, ma per morire nuovamente.

        • δ'v ha detto in risposta a Vincent Vega

          Ma in Giovanni 14,7-14, Gesù dice “Chi vede me, vede il Padre”; questa non è una frase che dimostra la natura divina di Gesù, oltre che anche alla SS Trinità?

          • Vincent Vega ha detto in risposta a δ'v

            Ma il fatto è che il Vangelo di Giovanni, a differenza dei sinottici, applica pesantissime retroproiezioni sulla vita di Gesù alla luce della resurrezione; ed è molto tardo.
            Non può essere usato come prova, solo come prova teologica, ma non certo come prova per affermare che Gesù andasse in giro ad affermare di essere Dio.

            Che i discepoli non lo sapessero è poi evidente dal loro comportamento, come ho scritto anche a Lorenzo: non sarebbero scappati al momento dell’arresto, se avessero già avuto piena coscienza della natura divina di Cristo, della Sua morte salvifica e della Resurrezione che doveva avvenire, infatti sono scappati tutti. La Resurrezione li ha colti completamente di sorpresa, da lì è cambiato tutto e sono stati disposti al martirio.
            E, soprattutto, hanno riletto tutta la vita di Gesù alla luce di quell’evento, applicando anche molte retroproiezioni, particolamente evidente in Giovanni, dove abbiamo un Cristo che parla in maniera del tutto diversa dai Sinottici, segno che il redattore di Giovanni ci è andato giù pesante con la rielaborazione dei detti.

          • Vincent Vega ha detto in risposta a δ'v

            Sicchè, caro δ’v, conviene attenersi ai fatti piuttosto che alle parole, perché ciò che ha portati discepoli a predicare il Kerygma è stato un fatto, la Resurrezione del loro Maestro, non altro, non le parole.
            Se le cose fossero andate come scrive il tardo Vangelo Giovanneo i discepoli avrebbero assistito Cristo nella Sua passione consci della vittoria sulla morte e sul demonio imminente, invece così non è stato, sono scappati.

            Qualcosa ha cambiato completamente le loro aspettative, e questo “qualcosa” è proprio il fatto per eccellenza, la Resurrezione di Nostro Signore in un corpo glorioso.
            So che spesso i miei correligionari cattolici tendono a vedere il pre e post Pasqua in stretta continuità, come se la resurrezione fosse stata una mera conferma di ciò che è stato fatto e detto prima, ma così non è: la Resurrezione fu una vera e propria svolta!

        • Alèudin - preghierecorte ha detto in risposta a Vincent Vega

          Io contesto la datazione tarda. Ogni Rabbì aveva un discepolo preferito, cioè in grado meglio di altri di recepire il cuore dell’insegnamento e rimandarlo, tale discepolo quindi imparava a memoria le spiegazioni del Rabbì. Ci sono quindi buone probabilità che le parole del Vangelo di Giovanni siano effettivamente quelle di Gesù, nonostante non sia certo che il Vangelo di Giovanni sia scritto di pugno da Giovanni stesso ma da persone a cui Giovanni ha tramandato quello che aveva imparato a memoria.

          • Vincent Vega ha detto in risposta a Alèudin - preghierecorte

            Il problema, Alèudin, è che quella datazione è condivisa da tutti gli storici, cattolici compresi.
            Posso capire il “mi piacerebbe” ma, a meno che non escano novità sconvolgenti che permettano di scoprire nuove cose, ogg sappiamo che il Vangelo Giovanneo non è certo il più affidabile sulle parole di Gesù.
            Per quelle abbiamo i sinottici: anche nei sinottici ci sono alcuni passi redazionali, ma sono comunque peni di parole vere di Cristo, la maggior parte, tra la fonte q, il Vangelo di Marco e le fonti speciali di Matteo e Luca c’è solo l’imbarazzo della scelta.

            Quello che voglio dire è che, comunque, la cosa più importante è ciò che Gesù ha dimostrato di essere. A me sembra evidente che la resurrezione sia stata una svolta drastica e inaspettata, altrimenti non si spiegherebbe il cambio radicale di atteggiamento dei discepoli, da fuggitivi a martiri per il Kerygma.
            E con la Resurrezione è arrivata anche la comprensione della natura del loro Maestro.

            P.s: l’attribuzione del Vangelo a Giovanni di Zebedeo apostolo è oggi contestata unanimemente dagli storici, anche perché Giovanni non poteva conoscere il greco a quel livello.
            Non che sia un problema, anche perché i Vangeli sono anonimi, l’attribuzione a Giovanni fu molto tarda.

            • Licurgo ha detto in risposta a Vincent Vega

              Pure il discorso dell’età depone a sfavore: Giovanni avrebbe scritto di pura sua testa il Vangelo e l’Apocalisse ad oltre 80 anni, che per quell’epoca e per la maggior memoria che serviva mancando l’archivistica sembra un lavoro quasi impossibile. Non è un problema, perchè in tutto il mondo antico l’opera che usciva alla scuola di un maestro veniva in qualche modo ricondotta al maestro, e forse non è un caso che il Vangelo sia ‘secondo’ e non ‘di’ (il greco kata credo che indichi ‘secondo l’insegnamento di’ piuttosto che la diretta paternità).
              Il modo di parlare di Gesù nei sinottici è inoltre più probabile perchè lo stile semita discorsivo era molto asciutto e basato su contrapposizioni nette concettuali o frasi a sentenza, mentre il Gesù di Giovanni si dilunga con un’oratoria molto più di tipo greco, almeno così a me pare.

              • Vincent Vega ha detto in risposta a Licurgo

                Esatto, Licurgo. Poi nei sinottici, come ho detto, tramite la critica testuale è stato possibile risalire alle vere parole di Gesù, e sono in effetti molte nei tre Vangeli.
                Il quarto è più problematico sotto quel senso, anche se molto profondo a livello teologico.

                • Licurgo ha detto in risposta a Vincent Vega

                  Esatto: il quarto è il più teologico dei Vangeli, sembra scritto proprio per mettere dei punti fermi su questioni allora dibattute e stabilire il punto di vista apostolico, e proprio per questo la datazione alta è collimante.
                  Poi però si vede che dietro c’è l’insegnamento di un ebreo che conosceva molto bene luoghi e situazioni del tempo (e dunque chi altri se non l’apostolo?) e lo si vede da diversi particolari riportati: eclatante quello della piscina di Betzaida, che, oltre ad essere citata anche nel Tanak, è stata ritrovata smentendo quanti invece dicevano, durante il XVIII e il XIX secolo, che fosse un’invenzione e dimostrasse che l’evangelista e la sua scuola non avessero avuto nulla a che fare col Gesù storico. Ci sono anche altri dettagli di questo tipo, ma quello della piscina è quello che ricordo meglio.

        • lorenzo ha detto in risposta a Vincent Vega

          Ti ripeto ancora una volta che il Magistero cattolico insegna che Gesù era cosciente di essere Do anche prima della sua resurrezione: anche se molti cristiani interpretano le scritture a proprio uso e consumo, i cattolici seguono il Magistero.

          • Vincent Vega ha detto in risposta a lorenzo

            Ma questo cosa c’entra con l’averlo detto? Che perlomeno i discepoli non lo sapessero era evidente dalle loro azioni, quando c’è stato l’arresto sono scappati tutti, dopo la Resurrezione erano disposti a morire come martiri.
            È chiaro ed evidente che questo cambiamento non ci sarebbero stato, qualora avessero avuto subito cosxienza della missione del loro Maestro.

            Pertanto anche se Gesù lo sapeva loro non lo sapevano di certo, è inutile cercare di vedere una forzata continuità tra il pre e il post Pasqua, che non era certo atteso, al contrario, la Resurrezione ha sconvolto tutti i piani. Gli apostoli si aspettavano la disfatta dopo la morte di Cristo

            • Vincent Vega ha detto in risposta a Vincent Vega

              “È chiaro ed evidente che questo cambiamento non ci sarebbero stato, qualora avessero avuto subito cosxienza della missione del loro Maestro.”

              È chiaro ed evidente che questo cambiamento non ci sarebbe stato, qualora avessero subito avuto coscienza della missione del loro Maestro, volevo scrivere.
              Il succo, Lorenzo, è che indipendentemente dall’autocoscienza di Gesù prima della morte in croce (che non intendo discutere, qui) non si può affermare che ci sia continuità nella conoscenza che avevano i discepoli prima e dopo la Resurrezione, che è evidente che sia stata la svolta, la molla che ha portato a formarsi il cristianesimo primitivo.

              Pertanto credo che la maggior parte degli insegnamenti di cristologia alta che ritroviamo nei Vangeli siano stati dati da Gesù agli apostoli dopo la Resurrezione e prima dell’ascensione, poi il Paraclito, lo Spirito Santo, ha fatto il resto.

            • lorenzo ha detto in risposta a Vincent Vega

              Che i discepoli prima della resurrezione non fossero coscienti che Gesù era Dio non significa affatto che anche Cristo non lo fosse e non lo abbia chiaramente affermato anche prima della Sua morte in croce.

              Che poi i discepoli e gli apostoli abbiano compreso le attestazioni della Sua Divinità fatte prima della Sua morte solo dopo la Sua resurrezione e la discesa dello Spirito Santo è un altro conto.

              • Vincent Vega ha detto in risposta a lorenzo

                Io qua non sto discutendo l’autocoscienza di Gesù, ma è assai probabile che non l’abbia mai detto (di essere Dio) prima della morte in croce, infatti gran parte dei detti giovannei sono considerati redazione dell’evangelista.
                Questo da tutti gli storici eh, compresi i cattolici.

                Che poi è anche normale, il Nuovo Testamento è ispirato da Dio, non dettato da Dio, pertanto ha influito molto anche la personalità dell’agiografo e ciò che voleva trasmettere.

                • lorenzo ha detto in risposta a Vincent Vega

                  Il cattolico di nome non si adegua a quanto afferma il Magistero.
                  Il cattolico di fatto si adegua a quanto afferma il Magistero.
                  Il Magistero afferma che Gesù era cosciente di essere Dio anche prima della Sua morte in croce.

                  • Vincent Vega ha detto in risposta a lorenzo

                    Ti ripeto che io qui non sto discutendo la Sua autocoscienza, sto discutendo il fatto che abbia detto apertamente di essere Dio, come nel Vangelo di Giovanni. E infatti quei detti sono considerati redazionali dalla totalità degli storici, anche cattolici.
                    L’autocoscienza di Gesù non c’entra nulla con ciò che ha detto davvero.

                    Pertanto non è il caso che continui a ripetermi la storia dell’autocoscienza, perché non è ciò di cui sto parlando, qui.

                    • lorenzo ha detto in risposta a Vincent Vega

                      Non sono forse tutti i Vangeli opere redazionali?
                      Sono solo però taluni gli storici, alcuni dei quali si definiscono cattolici, che ritengono Gesù non abbia mai detto, più o meno apertamente, di essere Dio prima della sua morte e resurrezione.

                    • Vincent Vega ha detto in risposta a Vincent Vega

                      Io non parlavo di opere redazionali, parlavo dei singoli detti. E no, per essere cattolici non è necessario essere fondamentalisti che credono alla lettera in ogni virgola.
                      Con passi redazionali intendevo passi che non facevano parte della predicazione originale, creazioni della comunità primitiva, che sono indubbiamente presenti.
                      Tolti quelli, che almeno nei sinottici sono una stretta minoranza, si risale alle parole vere di Gesù. Ci sono tipo 200 anni di critica testuale alle spalle, se leggi l’opera del sacerdote cattolico Meier “un ebreo marginale” (Meier è considerato il più grande storico neotestamentario moderno) capirai come e perché si è arrivati a certe conclusioni, e magari potrai anche contestarle a ragion veduta.

                      Lascia che ti dica una cosa però, Lorenzo: se oggi possiamo affermare con certezza che Gesù è esisitito, che le Sue gesta (miracoli compresi, perché nessuno storico oggi dubita che venne conosciuto come un uomo dai grandi segni) sono storicamente attendibili e che i discepoli ebbero davvero apparizioni del Risorto lo dobbiamo proprio alla Storia.

                      Pertanto la storia è nostra amica, non nemica. Basta non leggere i Vangeli in maniera fondamentalista.

                    • lorenzo ha detto in risposta a Vincent Vega

                      Concordo perfettamente con questo tuo intervento, solo che io arrivo alla conclusione che Gesù determinati concetti, pur non con gli “ipsissima verba” li abbia espressi prima della sua morte mentre tu sei convinto del contrario.

                    • Vincent Vega ha detto in risposta a Vincent Vega

                      Esatto.
                      Io non considero gli apostoli così tardi da non aver capito nulla dell’insegnamento del loro Maestro perciò, a prescindere dall’autocoscienza di Gesù prima della morte in Croce (che non è ciò di cui sto discutendo qui), ritengo molto più plausibile che lui abbia trasmesso buona parte delle Verità di Fede che conosciamo agli apostoli dopo la Pasqua.

    • Vincent Vega ha detto in risposta a hicetnunc

      Gesù ha dimostrato di essere Dio, con la Sua Resurrezione.

  4. Alfredo ha detto

    Più volte Cristo rimanda nei Vangeli al suo essere Figlio di Dio.
    Si pretende la firma del notaio per certificarlo o lo si nega affermando che e’ tutta truffa?

  5. Arnaldo ha detto

    boh anche i faraoni egizi si dicevano dei. e allora?

    • DS25 ha detto in risposta a Arnaldo

      Non proprio. Si dicevano “Figli di Ra”, con tutto quello che ne conseguiva. Ma lo stesso Ra era figlio di una creazione eterna.

  6. beppino ha detto

    Ecco perchè il cristianesimo non può considerarsi “solo” una religione… forse potrebbe essere titolo più appropriato.

    Del resto se il cristianesimo fosse “solo” una religione si porrebbe il problema di valutare perché dovrebbe essere considerata LA religione (non potendo essere Dio che “unico”, a priori, anche solo per pura logica). Certamente col cristianesimo l’Uomo é qualcosa di speciale in quanto solo all’Uomo é demandato, attraverso l’Amore, di relazionarsi e trovare giustificazione con lo stesso Creatore. Il Dio cristiano non si “distanzia” dal suo Creato e neppure mostra disinteresse per esso ma ne condivide paure e prospettive arrivando persino a far morire suo Figlio pur di indicare la strada che porta alla fatidica risposta a tutti i “perché” (dimostrando inoltre un enorme Amore verso il risultato della sua azione creatrice e nel contempo, appunto, la prospettiva che giustifica e spiega i perché dell’esistenza dell’Uomo inteso come entità finita). Col Dio cristiano l’Uomo non é suddito ma invitato allo spettacolo del Creato, con piena libertà di approvarne o meno, oltre che parteciparvi, la stessa visione.

    Rimanendo nell’ambito anche solo del concetto di religione un vero e proprio abisso di qualità, prospettiva o anche solo di semplice profondità “culturale” rispetto alle “altre” religioni monoteiste…

  7. Licurgo ha detto

    A tal proposito, quello di Figlio di Dio, c’è un dubbio che non mi sono mai chiarito e chiedo un parere.
    Il Dio biblico, uno e unico astratto e innominabile, è già, secondo il cristianesimo, tutta la Trinità per come gli antichi giudei l’avevano compresa attraverso gli strumenti culturali che avevano, non comprendendone la natura una e trina.
    Quando però Gesù parla del Padre, parla di Hashem, proprio quel Dio biblico lì, ma, se come dice il tomismo, nella comunione trinitaria ogni persona contiene le altre due (a partire da sè), possiamo dire che incarnandosi il Verbo, che gli antichi israeliti non conoscevano così come non conoscevano lo Spirito Santo (anche se il termine Spirito di Dio è molto più comune nel Tanak rispetto al concetto di Figlio), è proprio anche il Padre e tutta la Trinità che tramite il Verbo si incarna?
    E dunque, non è proprio incarnandosi, lo stesso Dio degli israeliti, quello che sembrava loro essere spesso capace di volontà crudeli e tendenze settarie verso il popolo eletto, che rivela sè stesso come Padre (il nome che gli diede Gesù) amorevole e giusto e universale, compiendo così la sua economia storica che era partita da Abramo e dalla sua progenie attraverso l’Amore dello Spirtito santo che, proprio per la comunione trinitaria, compie anche egli lo stesso processo storico perdonando così il peccato universale ed estendendo di nuovo anche lui all’Uomo la figliolanza ‘adottiva’?
    Ecco, delle tre religioni abramitiche, queste domande che solo le peculiarità del cristianesimo producono, è ciò che intellettualmente mi ha sempre più affascinato e, e forse proprio per questo, allo stesso tempo messo in difficoltà con la logica.

    • Luca ha detto in risposta a Licurgo

      Io penso che l’apologo di Don Giussani sia molto bello, penso che dica molte cose ma che al contempo – forse come ogni altro apologo – nasconda il rischio di un’eccessiva semplificazione. Condivido pienamente i dubbi di Licurgo e penso che Licurgo ponga il dito sul mistero più grosso: l’incarnazione. Questo é il vero “scandalo” che ci differenzia da pogni altra religione, ben più rilevante rispetto a quella della veridicità storica della resurrezione. Il cristianesimo, ovvero la possibilità di incontrare Dio non mi pare costituisca la soluzione del mistero di Dio ma principalmente una Fede e una Speranza, l’indicazione di una Via da percorrere e l’esempio di una Vita concreta da incarnare a nostra volta. Sono privilegi reali nella ricerca di quella Verità che condividiamo (la ricerca) con tutte le altre religioni.
      La mia risposta personale al dubbio di Licurgo é che sì, Cristo é esattamente l’incarnazione del Dio che anche gli ebrei adoravano. Aggiungerei che questo resta un mistero insolubile. Spiace ricordarlo una volta di più in questo contesto di Cattolici Razionali: credo nella razionalità del Cristianesimo eppure credo quia absurdum

      • Luca ha detto in risposta a Luca

        Francesco: Tutti quanti apparteniamo ad un’unica famiglia, la famiglia di Dio, il quale ci accompagna e ci protegge come suo popolo. Insieme, come ebrei e come cattolici, siamo chiamati ad assumerci le nostre responsabilità (…)
        http://w2.vatican.va/content/francesco/it/speeches/2016/january/documents/papa-francesco_20160117_sinagoga.html

      • Un Cattolico Apostolico Romano ha detto in risposta a Luca

        Lei, Luca, dice:
        “La mia risposta personale al dubbio di Licurgo é che sì, Cristo é esattamente l’incarnazione del Dio che anche gli ebrei adoravano. Aggiungerei che questo resta un mistero insolubile.”

        Se Gesù Cristo, nato da Maria Perfetta Vergine, non fosse l’Incarnazione del Dio Unico e Vero che anche gli ebrei adoravano, pur conoscendoLo solo parzialmente: allora quella parte di ebrei che Lo rifiutarono al punto da arrivare a condannarLo ingiustamente e ordirNe e volerNe la Morte… non avrebbero colpa alcuna.
        E, come sappiamo per vera Fede e retta Ragione: così non è.

        Quindi, diciamolo e ribadiamolo, possibilmente a fronte e voce alta, che Gesù Cristo, nato da Maria Perfetta Vergine, è l’Unico Dio, perché Figlio di Dio e Lui Stesso Dio: e, in quanto tale, è l’Unico Salvatore e l’Unico Redentore del Mondo.
        E che Egli è l’Unica Via per arrivare al Padre.
        E che a quest’Unica Via vi si arriva e vi si permane: solo mediante Maria. Anche quando la Sua Presenza è Invisibile… in quanto Assolutamente Trasparente.

        E diciamolo, e ribadiamolo, che la Fede di Abramo è Fede Cristiana… integralmente Cristiana: e quindi Cattolica.
        E che, quindi: i veri figli di Abramo sono coloro che ne sono figli nella Fede.

        Poi, di “figli di Abramo” a “modo degli uomini” invece che “a Modo di Dio”: ve ne sono anche oggi.
        Ma, se ci si vanta della propria figliolanza abramitica di fronte a Colui che è mandato da Dio, e allo stesso tempo non Lo si ri-conosce: ci si mette nella scomodissima posizione di coloro ai quali Gesù dice che Dio può trarre figli di Abramo anche dalle pietre.
        E, molti sedicenti Cattolici Apostolici Romani sono infatti oggi più “Giudei”, nel senso di più “increduli”: di quanto non lo fossero i Giudei increduli e negatori ed omicidi di ieri.
        E lo sono quindi con una colpa ancora maggiore dei loro “confratelli” di ieri.

        Circa l’insolubilità del mistero dell’Incarnazione in rapporto alla Santissima Trinità… quella Santissima Trinità che era già adorata dagli ebrei, pur senza conoscerLa completamente: è insolubile per l’uomo, così com’era insolubile il mistero della Santissima Trinità ad un gigante di Fede e Ragione come Sant’Agostino.
        Ma, per chi accoglie lo Strumento che Dio sceglie ed usa per spiegare il Suo Mistero: il Mistero smette di essere tale. Perché Rivelato direttamente da Dio, mediante la Sua Parola.

        Ad Iesum per Mariam

        Maranathà

        • lorenzo ha detto in risposta a Un Cattolico Apostolico Romano

          E l’indio dell’amazzonia che non ha ancora conosciuto la nostra civiltà può essere considerato anche lui un figlio di Abramo destinato alla salvezza?

          • Luca ha detto in risposta a lorenzo

            Certo che sì
            La Chiesa riconosce nelle altre religioni la ricerca, ancora « nelle ombre e nelle immagini », di un Dio ignoto ma vicino, poiché è lui che dà a tutti vita, respiro e ogni cosa, e vuole che tutti gli uomini siano salvi. Pertanto la Chiesa considera tutto ciò che di buono e di vero si trova nelle religioni come una preparazione al Vangelo, « e come dato da colui che illumina ogni uomo, affinché abbia finalmente la vita ».
            Catechismo della chiesa Cattolica 9. 3, 843

            Dai tempi più antichi fino ad oggi presso i vari popoli si trova una certa sensibilità a quella forza arcana che è presente al corso delle cose e agli avvenimenti della vita umana, ed anzi talvolta vi riconosce la Divinità suprema o il Padre. Questa sensibilità e questa conoscenza compenetrano la vita in un intimo senso religioso.
            (…)
            La Chiesa cattolica nulla rigetta di quanto è vero e santo in queste religioni. Essa considera con sincero rispetto quei modi di agire e di vivere, quei precetti e quelle dottrine che, quantunque in molti punti differiscano da quanto essa stessa crede e propone, tuttavia non raramente riflettono un raggio di quella verità che illumina tutti gli uomini.
            Nostra Aetate 2

            • lorenzo ha detto in risposta a Luca

              Come non concordare?

              • ricardo ha detto in risposta a lorenzo

                Socci contesta al papa di affermare che:
                tutti – anche buddisti o islamici – sono già “figli di Dio” senza bisogno del Battesimo, cioè senza bisogno di Gesù Cristo (video dell’Epifania)
                Infatti Bergoglio commenta: “molti pensano in modo diverso, sentono in modo diverso, cercano Dio o trovano Dio in diversi modi. In questa moltitudine, in questa ampia gamma di religioni, c’è una sola certezza per noi: siamo tutti figli di Dio”. Una sola certezza? Prendiamo atto che papa Bergoglio ha questa SOLA certezza. Però le cose non stanno così per la Chiesa. Noi cattolici infatti professiamo che tutti gli uomini sono creature di Dio e tutti sono chiamati alla salvezza, ma “figli di Dio” si diventa solo accogliendo Gesù Cristo, quindi tramite il battesimo.

                mia domanda

                che senso ha questa polemica?

                • Luca ha detto in risposta a ricardo

                  Nessun senso
                  Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio (Mt 5, 9)

                  • ricardo ha detto in risposta a Luca

                    pace tra gli uomini e insieme tra vero e falso?
                    Socci ha torto a dire… ma in quel che dice? non potresti anche dire che ha torto?

        • Luca ha detto in risposta a Un Cattolico Apostolico Romano

          Ora vediamo come in uno specchio, in maniera confusa; ma allora vedremo a faccia a faccia. Ora conosco in modo imperfetto, ma allora conoscerò perfettamente, come anch’io sono conosciuto. (1Cor 13, 12)
          Marana thà

    • lorenzo ha detto in risposta a Licurgo

      Un solo Dio in tre persone uguali e distinte.

      • Licurgo ha detto in risposta a lorenzo

        Sì, sono persone uguali e distinte, ma ogni persona contiene tutta la Trinità a partire da sè (come ogni angolo di un triangolo contiene tutti i tre angoli direbbe Tommaso), altrimenti parleremmo di tre dei non di un unico Dio.

        • Licurgo ha detto in risposta a Licurgo

          Contiene tutto il triangolo, non tutti i tre angoli, scusami.

        • lorenzo ha detto in risposta a Licurgo

          Se definisco A, B e C gli angoli di un triangolo, A non sarà mai né B né C, B non sarà mai né A né C e D non sarà mai né A né B; senza però o A o B o C non esisterebbe il triangolo.

          Non tanto che ogni Persona contiene tutta la Trinità, ma che ogni Persona è Dio e Dio è Trinità

          • Licurgo ha detto in risposta a lorenzo

            Attenzione, a come la ricordo io nemmeno ogni Persona trinitaria è identica all’altra (il pensiero pensante non è identico al pensiero pensato e l’amore del Padre, pensiero pensante, verso il Figlio, pensiero pensato, è Persona perchè non può essere accidente), ma, appunto, la contiene in sè, ha una piena e totale comunicabilità con le altre, altrimenti Dio sarebbe una somma delle tre persone (cosa che la Trinità non è) o ogni persona sarebbe un dio (cosa che non è).
            Allo stesso modo, tutto il triangolo è contenuto in ogni angolo del triangolo dal suo inizio (diciamo, per capirci, dal suo ‘punto di vista’), senza per questo che i tre angoli siano la stessa cosa.
            Il principio di identità non tocca il principio di comunicabilità dell’Essere ma tocca due enti identici che quindi sarebbero un solo ente, ma qua, appunto, non sono identici in quanto pensiero pensante/pensiero pensato/agape .

            • Vincent Vega ha detto in risposta a Licurgo

              Esatto. Inoltre aggiungo che sulla Croce ha patito solo il Figlio, non anche il Padre e lo Spirito Santo.
              Gesù è Dio, e Lui da solo mostra il Padre in una perfezione assoluta. All’immagine che Lui ci offre del Padre nulla va aggiunto e nulla tolto. Il vero Dio è tutto nella vita di Gesù. Se fosse stato lo stesso Padre ad incarnarsi, a farsi uomo, non avrebbe potuto rivelare di più, anzi avrebbe rivelato molto di meno. Avrebbe rivelato la potenza dell’amore, ma non quella dell’obbedienza per amore, che si sostanzia nell’uomo/Dio Gesù Cristo.

              • Licurgo ha detto in risposta a Vincent Vega

                Ecco, ci siamo capiti bene Vincent Vega.
                Io non dico che, per conseguenza logica, si debba essere incarnata tutta la Trinità (come direbbe un patripassiano, che tu citi implicitamente parlando della sofferenza della Croce), ma che, per conseguenza logica, tutta la Trinità abbia in qualche modo partecipato dell’Incarnazione del Figlio. Viceversa non vi sarebbe comunione trinitaria, ma ogni Persona delle tre sarebbe una monade col risultato che avremmo tre dei distinti.

          • Un Cattolico Apostolico Romano ha detto in risposta a lorenzo

            Licurgo si era in effetti corretto, nella sua similitudine col triangolo (e, da qui in poi: assumiamo pure che si parli di un triangolo equilatero. Quello perfetto, tra i triangoli)
            E l’aveva resa ancora più chiara dicendo che: “ogni angolo contiene l’intero triangolo”.
            E, se contiene l’intero triangolo: contiene anche gli altri due angoli del triangolo.
            Se immaginiamo di porci sull’angolo di un triangolo e di osservarne l’interno da lì: forse che cambia l’interno del triangolo?
            No. E’ sempre il medesimo triangolo. Che può, tuttavia, esser visto sotto diverse angolazioni: grazie alla presenza dei diversi angoli. Ognuno dei quali è in imprescindibile relazione agli altri due e realmente li contiene, “nel triangolo”.
            Per dirla ancora più chiaramente: la nozione di “angolo del triangolo” è inscindibile dalla relazione con gli altri due angoli dello stesso triangolo.
            Perché, altrimenti: si parlerebbe di “semipiano” e non di “triangolo”.
            E un triangolo, benché poligono perfetto e generatore di ogni altro poligono: si sviluppa a partire da un cerchio originario.

            Ogni Persona Trinitaria è Dio… e quindi è in Relazione ab aeterno con le altre Due.
            Rectius: ogni Persona E’ Relazione ab aterno con le altre Due.
            E in ogni Azione “ad extra”: vi sono tutte e Tre le Persone, anche qualora se ne veda solo Una.
            Perché, in Quella “visibile”: sono realmente “contenute” ed “implicate” le Altre Due… essendo le Tre Persone Trinitarie un Unico Dio.
            E, purtuttavia: oltre alla “Cinematica Trinitaria”, c’è anche la “Dinamica Trinitaria”… che non ci è concesso disconoscere, se non vogliamo uscir fuori dal seminato della sana Dottrina.
            E in questa “Dinamica Trinitaria”: vi è l’evidente Primazia della Persona del Padre.
            La Persona Ingenerata che Genera ab aeterno la Persona Generata del Figlio e che Spira ab aeterno la Persona Spirata e Procedente dello Spirito Santo verso la Persona del Figlio.
            Perché anche sulla Terra la generazione di una persona, che avvenga a Modo di Dio: è un atto di amore.
            E quindi a fortiori, nell’Intimità di Dio: la Generazione della Prima Persona Generata, ossia l’Eterno Figlio… è Atto di Amore Eterno.
            Amore che è, in Sé, Persona… oltre che Unione.
            E qui, se si vuol riprendere l’analogia iniziale col triangolo: occorre riportare l’Attenzione sul “cerchio originario”.

            Ad Iesum per Mariam.

            Maranathà

            • lorenzo ha detto in risposta a Un Cattolico Apostolico Romano

              Resta però il fatto che il Padre ha natura divina mentre il Figlio ha natura divina ed umana: vogliamo ancora parlare di triangolo equilatero?
              E che ne dici del fatto che il Padre è Padre solo se c’è il Figlio e se non c’è il Figlio nessuno può essere definito il Padre?

            • lorenzo ha detto in risposta a Un Cattolico Apostolico Romano

              Sinceramente il tuo intervento sembra essere scritto per perdersi nei concetti espressi durante la lettura ed arrivare alla fine domandandosi cosa si è letto:

              – il Padre non è né il Figlio né lo Spirito Santo;
              – il Figlio non è né il Padre né lo Spirito Santo;
              – lo Spirito Santo non è né il Padre né il Figlio;

              – il Padre non è la Trinità ma è Trinità;
              – il Figlio non è la Trinità ma è Trinità;
              – lo Spirito non è la Trinità ma è Trinità;

              – il Padre è Dio;
              – il Figlio è Dio;
              – lo Spirito è Dio;

              – Dio è Trinità.

              • Vincent Vega ha detto in risposta a lorenzo

                Perfetto Lorenzo.
                E aggiungo che il mistero della Trinità sarà del tutto comprensibile solo nell’aldilà.

    • Un Cattolico Apostolico Romano ha detto in risposta a Licurgo

      Una domanda per lei, Licurgo: quando usa l’espressione “tre religioni abramitiche”… cosa intende, esattamente?

      Grazie in anticipo per la sua risposta.

      Ad Iesum per Mariam

      Maranathà

      • Licurgo ha detto in risposta a Un Cattolico Apostolico Romano

        Intendevo ebraismo, cristianesimo ed islam perchè tutte e tre partono da Abramo: l’ebraismo perchè da lì sono nati gli ebrei, il cristianesimo perchè il giudaismo è l’humus culturale da cui viene Gesù, l’islam perchè Ismaele è figlio di Abramo.
        Grazie a lei per la dettagliata integrazione sulla Trinità: proprio quello intendevo io.

        • Un Cattolico Apostolico Romano ha detto in risposta a Licurgo

          La ringrazio per la sua risposta, Licurgo.

          Nella quale mi salta all’occhio che parla prima di “ebraismo” e poi di “giudaismo”: e quindi le chiedo quale differenza vede tra le due.

          In ogni caso, qualsiasi significato lei attribuisca alla parola “giudaismo”: mi consente di prendere le distanze dal suo affermare che esso è “l’humus culturale da cui viene Gesù”.
          Gesù è nato Ebreo, sulla Terra. E questo è un fatto.
          E, tra le varie tribù ebree: ha scelto di nascere in Giuda.
          Perché la Salvezza viene dai Giudei e perché la il Suo Spirito aveva parlato numerose volte, in passato, attraverso i Profeti da Lui scelti. E mediante costoro aveva preannunciato la Sua Nascita come Ebreo appartenente alla tribù di Giuda e della discendenza di Davide.
          Ma Gesù, pur nato Ebreo: oltre che Figlio di Dio è Lui Stesso Dio.
          E quindi Egli E’ prima che Abramo fosse: così come disse ad un gruppo di Giudei che pure avevano inizialmente creduto in Lui, affermando la Sua pre-esistenza e quindi, implicitamente, la Sua Divinità.
          In quanto Dio, fattoSi Uomo: è quantomeno “azzardato” affermare che Gesù “veniva da un humus culturale”.
          Perché Gesù conosceva tutte le culture e tutti gli “humus culturali”: e infatti poteva, con la medesima facilità, parlare con un filosofo greco, un centurione romano, un mercante assiro e, si fossero trovati a passare per la Palestina, anche con un mandarino cinese o un druido celtico.
          Non aveva limitazione alcuna di “humus culturale”, Nostro Signore Gesù Cristo: come succede a noi che in un certo “humus culturale” nasciamo e cresciamo, essendone anche inevitabilmente limitati. Almeno fino a quando non moriamo a noi stessi e quindi non siamo più noi a vivere ma è Cristo che vive in noi.
          Si ricorda San Paolo, Licurgo?
          Non era più lui, a vivere, ma era Cristo a vivere in lui: e infatti predicava Cristo Gesù a genti estremamente lontane dal suo “humus culturale”.

          Ma torno alla sua risposta, circa le tre “religioni abramitiche” (in attesa di sapere da lei che differenza fa tra “ebraismo” e “giudaismo”)

          Lei dice che “partono da Abramo”, tutte e tre.
          Ma prendiamoci il tempo di approfondirla, quest’affermazione apparentemente auto-evidente.
          Ed iniziamo dalla più recente, delle tre: l’Islam.
          E’ fondato affermare che la religione islamica (che sarebbe più esatto definire: “maomettana”) parta da Abramo?
          Cosa lega l’Islam ad Abramo?
          La discendenza carnale?
          No.
          Perché non tutti gli islamici (o maomettani) sono discendenti carnali di Ismaele, il primo figlio di Abramo: e che di Abramo era “figlio secondo la carne”.
          Sono infatti ismaeliti, oltre che semiti: solo i popoli che si possono definire “arabi”. Ma certo non lo sono la maggioranza degli attuali islamici: tra cui ci sono nigeriani, bengalesi e indonesiani… che arabi non sono.
          E allora?
          Cosa lega l’Islam ad Abramo?
          Forse la Fede?
          Era forse “islamica” la Fede di Abramo?
          La risposta può essere affermativa solo nella misura in cui Abramo era, letteralmente, un “muslim”, ossia un “sottomesso” a Dio: e quindi non ci pensava due volte, allorché sentiva la Voce di Dio nel suo cuore e nella sua mente. E, da questo punto di vista: dovremmo, in quanto Cristiani, imparare a diventare tutti più “musulmani”, ossia più “sottomessi”. Perché il nostro saperci “figli” ci fa spesso dimenticare la bellezza della sottomissione a Dio e la bellezza dell’essere servi di Dio.
          Ma, a parte l’atteggiamento di docile fiducia da parte di Abramo, spinto al punto da essere vera e propria sottomissione (ma sottomissione fondata sulla fiducia, appunto: e non sulla paura. Quindi: una sottomissione da figlio fedele e non da schiavo): cosa c’entra la “fede islamica” con la Fede di Abramo?
          Forse che Abramo attendeva quel Maometto che i maomettani considerano come “il sigillo dei profeti”?
          No, evidentemente.
          Abramo vide il Giorno di Gesù: e ne esultò, allorché gli nacque Isacco, il figlio della Promessa.
          Quindi, figlio secondo lo Spirito e non secondo la carne.
          E i musulmani, che negando il Figlio negano anche il Padre: sono quindi ancora ben lontani dall’arrivare alla Fede di Abramo.
          E c’è da sperare che tutti i musulmani che sono “figli dispersi tra le nazioni”: vi arrivino, a questa Fede salvifica… che è l’UNICA Fede salvifica. In quanto Fede in quel Cristo Gesù (che per Abramo era Venturo e che per noi è Venuto nella Carne e Risorto nella Carne Gloriosa; oltre che diuturnamente Veniente nelle Specie Eucaristiche ogni volta che si rinnova in modo incruento il Suo Sacrificio del Golgota; ed oltre che Venturo nella Gloria) che è l’Unico Salvatore: non è infatti il credere in Maometto e nel suo Corano che può salvare chicchessia… né tantomeno credere nel Budda… e non salva neanche dire di credere nel Dio vetero-testamentario laddove poi Lo si nega nella Sua Incarnazione. Ne conviene, Licurgo?
          Ma che i musulmani chiamati da Dio arrivino alla Fede salvifica (fatta salva la possibilità per Dio di salvare coloro che almeno nell’ultimo secondo di vita utile Gli dicano “Sì” e quindi dicano “Sì” a Gesù e a Maria… nonostante un’intera vita trascorsa nell’errore e/o nel peccato): dipende anche da noi.
          Ossia da coloro che quella Fede ce l’hanno già, per Grazia di Dio.

          Quindi, Licurgo, definire “abramitica” la religione islamica nel senso che “parte da Abramo”: sembrerebbe avere uno ed un solo significato.
          Ossia che il fondatore di quella religione, indubbiamente “monoteista” (ma il fatto che sia “monoteista” non rende, di per sé, i musulmani più “meritevoli” rispetto gli induisti o ai buddisti o ai zoroastrani) era un discendente carnale di Abramo; e discendente lungo la stirpe di quell’Ismaele che era figlio secondo la carne e non secondo la Promessa.

          E invece l’ebraismo?
          In che misura è considerabile “religione abramitica”?
          A questo punto, è facile: visto che è di tutta evidenza che non è certo la “Fede di Abramo” quella con la quale gli attuali ebrei non Battezzati negano che Gesù sia il Cristo Venuto nella Carne ed attendono il Cristo non ancora mai Venuto.
          Del resto: la “religione ebraica” non è neanche realmente una religione, visto che dalla distruzione del Tempio, nel 70 d.C., è senza Culto e senza Sacrificio.
          E allora?
          In che misura è “abramitica”?
          Solo nella misura in cui si rifà alla Sacra Scrittura scritta da discendenti di Abramo: sia nella carne (ma attraverso Isacco, il figlio secondo la Promessa, e poi Giacobbe, amato da Dio a differenza del suo fratello gemello eterozigote, Esaù) ma soprattutto nella Fede.
          Perché non v’è dubbio che Mosé, autore del Pentateuco, fosse un figlio spirituale di Abramo, oltre che un suo discendente carnale.
          E tantomeno v’è dubbio che lo fossero gli autori degli Scritti e i Profeti tutti.
          Ma, in quanto figli spirituali, oltre che carnali, di Abramo: tutti costoro erano “veri Ebrei”. E quindi erano già, di fatto, Cristiani.
          Ve ne sono anche oggi di “veri Ebrei”: e sono appunto i “figli dispersi della Nazione” (e di questa categoria fanno parte anche i figli di Dio, Battezzati ma ancora dispersi nel peccato).
          Coloro che, di fronte all’Anticristo di imminente manifestazione: sapranno nel cuore che non era costui, colui che aspettavano. E che quindi riconosceranno Cristo Gesù, nella Sua Venuta nella Gloria: battendosi il petto per non averlo fatto prima.

          Non c’è quindi alcuna “Fede di Abramo” che possa accomunare un vero Cristiano, e quindi un Cristiano Cattolico, ad ebrei e musulmani.
          E chi lo afferma: afferma il falso.
          A volte per ignoranza: e infatti anche oggi Gesù dice “il Mio Popolo perisce per mancanza di conoscenza”.
          Ma quando lo afferma portando sulla testa una berretta colorata ed indossando una tale, qualche che sia il colore di berretta e di talare: allora c’è da chiedersi chi sia costui che fa una simile affermazione.
          E, se si apre il Santo Vangelo: si ha la risposta.

          Ma, tornando alla questione delle “religioni abramitiche”: è di tutta evidenza che di religione veramente abramitica, praticata quindi da coloro che sono i figli spirituali di Abramo e che hanno quindi Abramo come padre nella Fede… ve n’è una sola.
          E che quest’unica religione veramente abramitica: è l’unica Religione integralmente vera. Ossia il Cattolicesimo. Che è anche l’unico vero Ecumenismo… essendo tutto il resto invenzione di satana.

          Dio benedica i Suoi figli e fratelli

          Ad Iesum per Mariam

          Maranathà

          • Licurgo ha detto in risposta a Un Cattolico Apostolico Romano

            Solitamente per ebraismo intendo la cultura ebraica e per giudaismo la religione ebraica anche se ho usato i termini in modo equivalente.
            Per il resto, comprendo la sua dissertazione, però di solito mi rifaccio a definizioni convenzionalmente usate, e, giusto o sbagliato dal punto di vista apologetico, ‘monoteismi abramitici’ è termine che accomuna queste religioni, senza in tal caso farne un giudizio di valore.

          • lorenzo ha detto in risposta a Un Cattolico Apostolico Romano

            Come puoi affermare: “In quanto Dio, fattoSi Uomo: è quantomeno “azzardato” affermare che Gesù “veniva da un humus culturale”.” senza rischiare di cadere in un vago docetismo?

            • Licurgo ha detto in risposta a lorenzo

              Infatti, secondo il cattolicesimo Gesù aveva anche piena natura umana, e, per quanto avesse potuto altro, come uomo era nato nell’humus culturale ebraico. C’è chi dice che mai è uscito dall’ebraismo, c’è chi dice che voleva fondare una nuova religione: io su questo non sono proprio entrato, ho detto che Gesù, ed evidentemente mi riferivo dal punto di vista storico alla natura umana senza parlare di apologetica, come uomo era ‘figlio di Abramo’, così come era ‘figlio di David’ così come si lascia tranquillamente appellare pure lui senza protestare.

              • lorenzo ha detto in risposta a Licurgo

                Gesù infatti era vero Dio e vero uomo e, come vero uomo, era pienamente inserito nella cultura e nella realtà del suo tempo.

                Ritengo inoltre che Gesù non abbia volto fondare nessuna nuova religione ma semplicemente “dare compimento alla Legge ed ai Profeti”.

              • Vincent Vega ha detto in risposta a Licurgo

                Licurgo ha scritto

                “Infatti, secondo il cattolicesimo Gesù aveva anche piena natura umana, e, per quanto avesse potuto altro, come uomo era nato nell’humus culturale ebraico. C’è chi dice che mai è uscito dall’ebraismo, c’è chi dice che voleva fondare una nuova religione: io su questo non sono proprio entrato, ho detto che Gesù, ed evidentemente mi riferivo dal punto di vista storico alla natura umana senza parlare di apologetica, come uomo era ‘figlio di Abramo’, così come era ‘figlio di David’ così come si lascia tranquillamente appellare pure lui senza protestare.”

                Precisamente. Gesù, a prescindere da ciò che si pensi sulla Sua autocoscienza prima della morte in Croce, con l’incarnazione si è “svuotato”, come insegna San Paolo nella lettera ai Filippesi, assumendo la condizione di servo.
                In questo Suo svuotamento kenotico è evidente che ha incarnato perfettamente i panni dell’uomo del Suo tempo. Lo svuotamento di cui parla San Paolo, per essere tale, e per favorire un piena e vera incarnazione, suppongo abbia almeno comportato la rinuncia all’esercizio dell’onnipotenza e dell’onniscienza, durante il Suo ministero sulla terra. La Kenosis non era fittizia, ma reale.

                Gesù quindi era Dio, ma come uomo era perfettamente incarnato nel Suo tempo.

            • Vincent Vega ha detto in risposta a lorenzo

              Lorenzo ha scritto

              “Come puoi affermare: “In quanto Dio, fattoSi Uomo: è quantomeno “azzardato” affermare che Gesù “veniva da un humus culturale”.” senza rischiare di cadere in un vago docetismo?”

              Anche qui non posso che concordare con Lorenzo.

  8. Discepolo ha detto

    Il fatto stesso che i cristiani credono che Gesù Cristo è Dio ed è il Salvatore degli uomini morto per redimerci, e che questo è il fondamento della fede cristiana e gli ebrei invece non credono che Gesù Cristo è Dio, ma solo un rabbi discutibile e discusso ( nel Talmud viene paragonato ad un asino) , già questa semplicissima e BASICA constatazione che non ha bisogno di grandi doti teologiche per essere capita, che infatti la capiscono anche i più semplici, fa dire a una persona razionale: i cristiani e gli ebrei hanno una fede diversa. Se dunque i cristiani credono in Gesù Cristo Salvatore e Signore e gli ebrei no, mi spiegate razionalmente come mai gli ebrei non dovrebbero essere convertiti alla fede in Gesù Cristo ma lasciati tranquillamente continuare nella loro religione? Se credere che Gesù Cristo è Dio significA credere nella verità e nella salvezza ,perchè gli ebrei dovrebbero esserne dispensati? insomma dalla Nostra Aetate in poi si pone un quesito RAZIONALE se l’Antica Alleanza è ancora valida e gli ebrei sono il POPOLO ELETTO e non hanno bisogno di convertisia Cristo e si salvano ANCHE senza credere che Gesù Cristo sia Dio, allora San Pietro sbagliava quando paRLANDO A GERUSALEMME (Atti degli apostoli 4,12)proprio al popolo ebraico DICE SENZA MEZZI TERMINI : In nessun altro c’è salvezza, non vi è infatti altro nome dato agli uomini sotto il cielo nel quale sia stabilito che possiamo salvarci!
    Aveva torto san Pietro e ha ragione la Nostra Aetate?

    • Licurgo ha detto in risposta a Discepolo

      Dico la mia, contando che non mi intendo di magistero e do per ammessa e non concessa la verità storica della Resurrezione e dei miracoli precedenti.
      Beh, magari gli ebrei del tempo di Pietro (e di Paolo che dice le stesse cose più o meno) avevano più davanti agli occhi, per motivi temporali, le opere di Gesù e l’eco della sua Resurrezione era vicina, per cui erano meno scusabili di persone venute secoli dopo…

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