Scienziati italiani al top: ma non vivono in Vatican-Italia?

Bibbia e scienzaTra le varie colpe imputate alla Chiesa cattolica -oltre essere la responsabile di tutti i mali del mondo-, c’è anche quella di bloccare, non solo la politica italiana, ma anche la ricerca scientifica.

In particolare in Italia, ad ascoltare le accuse, la presenza del Vaticano sarebbe un ostacolo per il mondo scientifico e verrebbe continuamente violata la libertà di ricerca. E’ sorprendente allora apprendere che gli scienziati italiani risultano tra i migliori in Europa, secondi dopo i tedeschi, e sono in gran numero (46 su 312) quelli selezionati dal Consiglio europeo della ricerca (Cer) nell’ambito del primo concorso per borse di studio di consolidamento.

Ma come? Il quotidiano “Repubblica” è incredulo. «Quanto pesa culturalmente e politicamente la Chiesa cattolica sulla ricerca scientifica?», ha chiesto in un’intervista al chimico Vincenzo Balzani, professore emerito all’Università di Bologna e recentemente premiato dalla rivista “Science”. «Non direi che la Chiesa oggi ostacoli la ricerca», la risposta. «È chiaro che nel campo della biologia e della medicina, possono sorgere dei problemi, ma si tratta di questioni di natura bioetica. Quando si toccano i principi della vita, questo lo sanno gli stessi scienziati, ci vuole molta prudenza. La Chiesa, che spesso viene identificata con le sue frange più retrograde, è invece molto avanti negli altri settori della scienza e non li ostacola affatto. Perché tra scienza e fede non c’è contrapposizione. Riguardano entrambe l’uomo, ma occupano piani diversi». Recentemente ha detto la stessa cosa Peter Higgs, premio Nobel per la fisica.

A ben vedere il vero ostacolo alla ricerca scientifica oggi è quell’area sociale che guarda all’uomo non come creatura privilegiata di Dio, ma come semplice animale qualitativamente identico agli altri animali, solo quantitativamente più evoluto. E per questo invoca l’interruzione dei test medico-scientifici sugli animali, utili a trovare cure per l’uomo. L’Associazione Luca Coscioni, un altro esempio, ha manipolato i risultati di uno studio scientifico dell’istituto “Mario Negri” per portare acqua verso la necessità di una legge sull’eutanasia. Silvio Garattini, direttore dell’istituto, ha infatti parlato di «ignoranza, superficialità o peggio malafede», un’azione «lesiva di un comportamento virtuoso da parte di tanti medici intensivisti, ma impedisce lo sviluppo di una corretta discussione su temi tanto delicati e sensibili all’interno della società civile».

Gli ostacoli alla libertà di ricerca arrivano dalle associazioni Lgbt, le quali organizzano campagne mediatiche contro i ricercatori scomodi, come ad esempio Mark Regnerus. Uno studio pubblicato sull’“American Sociological Review” ha scoperto anche che decine di ricerche sui bambini cresciuti da genitori omosessuali sono stati appositamente male interpretati per ragioni politiche in modo da non attirare le ire degli attivisti omosessuali o incoraggiare la retorica anti-gay.

Nessun ostacolo può arrivare dalla Chiesa cattolica, la quale -come abbiamo discusso nel nostro dossier specifico– è la responsabile della nascita dell’indagine scientifica moderna.

La redazione

16 commenti a Scienziati italiani al top: ma non vivono in Vatican-Italia?

  • Alessandro Giuliani ha detto:

    La scienza , quella vera che ha come scopo ciò che San Tommaso chiamava l’adaequatio intellectus et rei e quindi l’implicita assunzione di una Natura ordinata e comprensibile (sempre parzialmente la nostra ricerca non finirà mai), non è nanche immaginabile senza la consapevolezza che dietro al mondo visibile ve ne sia uno invisibile da cui il mondo visibile ricava senso, ha quindi lo stesso tipo di apertura al mistero della Fede.
    Opposto il discorso per la magia a cui mirano certe frange della tecnoscienza che indicano nella manipolazione della Natura, indipendentemente dalla sua comprensione, lo scopo precipuo, il potere non la contemplazione.
    L’ Italia ha goduto (almeno fino ad ora) di uno statuto privilegiato rispetto ad altre nazioni : la scienza è considerata da molti ricercatori come un’impresa culturale piuttosto che tecnologica e i nostri ricercatori sono molto più spesso motivati dalla curiosità piuttosto che dal guadagno o dal prestigio sociale. Insomma per esperienza personale e di tanti tanti colleghi posso tranquillamente affermare che un medio scienziato italiano dovunque vada all’estero sia di solito molto più preparato e mentalmente aperto di quelli provenienti da altri paesi.
    Molto è merito del nostro liceo, del latino, della filosofia, la volontà di distruggere questi capisaldi ‘per uniformarci all’Europa’ forse farà regredire anche noi ma per ora….

  • Matteo ha detto:

    Vorrei anche ricordare come è stata tirata in ballo la Chiesa nel recente caso Stamina:
    • quelli che pensano che il metodo Stamina funziona hanno detto che è un complotto della Chiesa per bloccarlo;
    • quelli che pensano che non funzioni hanno detto che la Chiesa lo supporta perché è un complotto per mettere in cattiva luce le staminali (che nella loro vasta cultura sono solo fetali).
    Hanno avuto i loro 10 minuti di notorietà su facebook e sui giornali, che magari era l’unica cosa a cui puntavano, magari…

  • Daphnos ha detto:

    Prima che esploda la polemica sull’attendibilità dello studio di Regnerus, vorrei esprimere la mia opinione riguardo agli ostacoli alla ricerca in Italia… è risaputo che l’ideologia, qualunque essa sia, si fa beffe della adaequatio rei et intellectus, ma secondo me le minacce alla ricerca, in questo momento, non giungono tanto dalla cultura del gender quanto da quella animalista. Il motivo per cui siamo orientativamente contrari alle istanze di questi gruppi sono risaputi, e li condivido, ma il problema non si limita alla semplice opinione, cosa che sarebbe più che legittima: gli animalisti stanno, da qualche tempo, cominciando a proporre qualcosa di aberrante, la sperimentazione obbligatoria su cavie umane prelevate tra la popolazione carceraria. Qualcosa di impressionante sotto entrambi i punti di vista, etico e tecnico. Etico, perché non riesco a concepire come con tanta leggerezza si possano buttare nel cesso secoli di elaborazione dei diritti umani (non civili, umani) fondamentali, oltre ad accusare i propri oppositori di essere privi di “empatia” davanti alle sofferenze di una tenia, mentre loro si dimostrerebbero insensibili alla sofferenza di un essere umano. Tecnico, poiché sarebbe curioso sapere come si possano effettuare studi clinici preliminari statisticamente soddisfacenti su una popolazione eterogenea e numericamente scarsa, nella quale si dovrebbero indurre malattie, attendere l’invecchiamento degli individui per verificare gli effetti a lungo termine sullo stesso soggetto, poi andrebbero fatti riprodurre forzatamente per riscontrare effetti sulla prole… vorrei anche capire come sarebbero effettuati gli studi di geni knock-out: che fai, prendi una carcerata, la fecondi artificialmente con lo sperma di un carcerato, silenzi il gene da studiare nell’embrione, poi fai crescere il bimbo in carcere e fai gli esperimenti su di lui?

    Vi segnalo un articolo del prof. Pennetta che ci riporta indietro di qualche decennio, e ci rivela chi ostacolava la ricerca nei gloriosi anni della contestazione: http://www.enzopennetta.it/2013/12/pikaia-il-pasticciaccio-brutto-del-caso-buzzati-traverso/ ; e, per mostrare a tutti a cosa andremo incontro se lasciassimo prosperare la deriva animalista senza reagire per tempo, aggiungo questo link a un blog vegano, dove si discute di un problema drammatico e apparentemente insolubile: http://www.veganhome.it/forum/animalisti/come-togliere-una-zecca-senza/ … in un prossimo futuro, magari, in Vaticalia si discuterà su come operare un paziente vittima di infezione parassitaria senza far male ai parassiti… poveri parassitini, cosa vi hanno fatto di male, come fate a guardarli negli occhi quando state per ucciderli?! MOSTRI!!!

    • Controinformato ha detto:

      il veganesimo è la conseguenza di questo occidente assuefatto alla pace e all’opulenza, ma quando finirà il tempo delle vacche grasse non sapremo se ridere o piangere
      mio nonno mi diceva sempre: quando c’era la guerra non girava un gatto per strada

      • edoardo ha detto:

        Senza voler scomodare la guerra, che speriamo il Padreterno ce ne risparmi, riprendo l’argomento con:
        quando non ci sarà più l’opulenza, ossia si saranno mangiati anche l’osso del collo e tutto quanto hanno accumulato chi li ha preceduti, i bamboccioni artefatti SARANNO COSTRETTI DALLO STATO DELLE COSE a tornare uomini e rompersi la schiena sulle zolle di terra.
        Ci sarà da ridere, allora !!!!

      • gladio ha detto:

        Quando finirà il tempo delle vacche grasse la dieta Vegana la dovremo fare un po’ tutti tutti

  • gladio ha detto:

    In questo momento il più grosso ostacolo alla ricerca è rappresentato dal disordine e dalla corruzione della pubblica amministrazione.

    Infatti, tanto per fare un esempio, ma solo uno perchè se no ci sarebbe da scrivere un romanzo, a fronte dei considerevoli tagli alle Università e ai laboratori di ricerca si assiste in contemporanea all’ enorme spreco di risorse pubbliche per sostenere il carrozzone delle Regioni, vere e proprie Satrapie, che tra progetti folli, privilegi di stampo feudale, e malaffare abituale, continuativo e impunito stanno divorando le sostanze dell’ intera Nazione.

    Il fatto che , nonostante questa situazione, la ricerca ed i ricercatori italiani risultino fra i migliori d’ Europa è per me un autentico paradosso, anzi di più , penso di potermi sbilanciare e parlare di ” miracolo”…

    • alessandro giuliani ha detto:

      Il più grande ostacolo alla ricerca è a mio parere l’ignoranza dilagante e la pecoronaggine di scienziati modaioli che si accodano a idee date per buone senza verificarle.
      Vi posso assicurare che allo stato attuale dell’arte si può fare ottima ricerca solo con un PC, intelligenza e preparazione interdisciplinare lavorando su banche di dati a disposizione gratuitamente sul web…
      Dirò di più, meno soldi ci sono, meno finanziamenti e più si seleziona chi veramente è appassionato quindi non è un miracolo ma esattamente quello che ci si aspetta dal taglio di fondi: rimangono solo quelli che fanno ricerca per passione…

      • gladio ha detto:

        Faccio notare che col PC non si fa nessuna ricerca.Il PC è , per carità, un ottimo ausilio per un ricercatore in quanto gli permette un accesso comodo e veloce a innumerevoli banche dati.

        Ma le banche dati, cioè i risultati delle ricerche, che sarebbe poi quello che conta, possono essere costituite solo grazie al lavoro “sul campo”: solo grazie all’ omino che effettua con la siringa un prelievo di sangue,lo sottopone a particolari trattamenti, lo centrifuga, e alla fine ci passa la nottata ad analizzarlo col microscopio.

        Quanto alla selezione, la separazione cioè delle “pecore dai capri”, avviene, a mio avviso , con la serietà e la severità del sistema universitario, non con il taglio indiscriminato di fondi destinati alla formazione o all’ assunzioni di giovani promettenti.

  • Giuseppe ha detto:

    Questo articolo non si capisce dove vuole andare a parare, e lo dico da scienziato che con la ricerca ci campa, più o meno…

    • Engy ha detto:

      che ne pensi della “riabilitazione” della cura Di Bella da parte di Veronesi?

      • Giuseppe ha detto:

        Penso che l’informazione scientifica in Italia sia ai livelli da terzo mondo, perché le basterà fare una veloce ricerca in rete per rendersi conto che non c’è stata alcuna riabilitazione, tanto meno sancita da Veronesi o chicchessia…

  • Daniele ha detto:

    E’ davvero ipocrita la “battaglia” del Partito Radicale contro l’8 per mille alla Chiesa Cattolica (che uno può decidere liberamente se donarlo o meno): infatti Radio Radicale prende ogni anno 10 milioni di € dal finanziamento pubblico ai partiti (al quale tutti noi cittadini italiani contribuiamo, volenti o nolenti: cioè non c’è affatto libertà di scelta).

  • Enrico ha detto:

    Mi piace osservare che finalmente un giornale come Repubblica (ma io direi semplicemente un giornale) si è degnato di intervistare uno degli scienziati che, notoriamente, non demoliscono la loro fede ma cercano, come Giovanni Paolo II indicava in tempi passati, di rafforzarla donandola ad altri. Così arrogantucci come Odifreddi (il quale in un intervista che di recente ho ascoltato diceva che i dogmi della nostra fede, in quanto tali, ostacolano, anzi bloccano, anzi offendono la ricerca scientifica) vengono posizionati secondi a chi dimostra la complementarietà tra scienza e fede, radicandole entrambe in un metodo razionale di vita e dimostrando quanto siano fondamentali entrambe per la nostra vita.