Il 70% dei medici americani contro il suicidio assistito

Suicidio assistitoUn sondaggio online tra i medici lettori del prestigioso New England Journal of Medicine ha evidenziato che quasi il 70 per cento (67%) dei medici statunitensi sono contro la legalizzazione del suicidio assistito. Nel 2011 su Palliative un sondaggio sui medici inglesi aveva raggiunto risultati simili (80%).

Le ragioni principali per l’opposizione di tale pratica erano la violazione del giuramento dei medici a non uccidere e non fare del male, inoltre il fatto che l’apertura al suicidio assistito porterà probabilmente alla legalizzazione dell’eutanasia, una pratica ancora meno appetibile per i medici. L’indagine ha seguito il comunicato della World Medical Association (WMA), che ha ribadito la sua forte opposizione all’eutanasia e al suicidio assistito.

Il WMA è in buona compagnia, tante altre associazioni mediche ufficiali -come abbiamo osservato in questo articolo– si sono già opposte a qualsiasi modifica della legge per consentire il suicidio assistito o l’eutanasia: la British Medical Association (BMA), la Association for Palliative Medicine (APM), la British Geriatric Society (BGS), l’American Medical Association (AMA), la German Medical Association(GMA), l’Australian Medical Association (AMA), la New Zealand Medical Association, la Organización Médica Colegial de España, la Società di anestesia, analgesia, rianimazione e terapia intensiva (Siaarti) ecc

A volte in buona fede si può pensare di provocare intenzionalmente la morte di una persona sofferente allo scopo di porre fine al suo dolore (fisico o psichico), ma essa rimane un’azione gravemente contraria alla dignità della persona umana. La medicina ha proprio il compito di evitare ogni sofferenza e il diritto ad interrompere procedure mediche sproporzionate rispetto ai risultati attesi, ma non quello di eliminare il malato per eliminare la malattia. Fortunatamente è possibile usufruire oggi di valide cure palliative per annullare ogni tipo di dolore fisico ed è doveroso accompagnare le persone sofferenti, aiutandole eventualmente a ritrovare il gusto e il senso della vita, anche in mezzo alla disperazione.

La redazione

Condividi su:
  • Aggiungi su Facebook
  • Aggiungi su Twitter
  • Aggiungi su Windows Live
  • Aggiungi su MySpace

7 commenti a Il 70% dei medici americani contro il suicidio assistito

« nascondi i commenti

  1. Redazione UCCR ha detto

    Anche affrontando questa tematica oggi, non dimentichiamoci della tragedia di Lampedusa. Continuiamo a pregare per le famiglie delle vittime augurandoci che il governo italiano trovi una soluzione immediata perché non si verifichi più quanto accaduto e le nostre coscienze vincano la “la globalizzazione dell’indifferenza”, secondo l’ammonimento di Papa Francesco.

  2. Sophie ha detto

    I medici non dovrebbero essere a favore dell’eutanasia. “Non uccidere” è il 5° comandamento e oltretutto il loro compito è quello di salvare vite, non toglierle.

  3. beppina ha detto

    E’ emblematico che nelle società in cui i cosiddetti diritti (in)civili quali aborto ed eutanasia sono regolamentati per legge siano proprio le categorie professionali che devono garantirne la “pratica” attuazione a porre le maggiori “resistenze”.

  4. Eli Vance ha detto

    Percentuali comunque basse in un ambiente, la medicina, che ha il proprio il fine di preservare la vita umana.

  5. Emanuele ha detto

    …questa, nella sua tragicità, rasenta l’assurdo…

    http://www.avvenire.it/Mondo/Pagine/belgio-choc-cambia-sesso-poi-chiede-eutanasia.aspx

    …ma dove stiamo andando?

  6. Emanuele ha detto

    …vorrei riprendere una discussione interrotta con Titti…

    Titti, ci ha raccontato la triste storia di sua madre, alla quale è stata negata la dignità delle cure palliative e degli antidolofici. Io ho risposto che l’eutanasia poco c’entrava con un caso di malasanità e che addirittura avrebbe potuto aggravare le sofferenze della madre:
    http://www.uccronline.it/2013/09/28/eutanasia-no-grazie-accompagnare-non-sopprimere/#comment-132359

    Questa è la risposta di Titti:
    http://www.uccronline.it/2013/09/30/da-omosessuale-chiedo-scusa-a-guido-barilla/#comment-132750

    …veniamo al dunque…

    Prima di tutto, rinnovo le mie condoglianze per tua madre e ti esprimo la mia “vicinanza”, almeno telematica…

    1. Il discorso sull’idratazioine aveva una validità generale. Comunque nel caso di tua madre, dubito che se fosse stato possibile praticare l’eutanasia, le cose si sarebbero svolte molto diversamente. Infatti, la proposta di legge italiana non ha mai previsto l’eutanasia attiva (iniezione letale tipo Olanda, per intenderci), ma solo quella passiva (sospensione delle cure, dell’idratazione e nutrizione e sedazione)… la stessa sorte toccata alla povera Eluana.

    In altre parole, dal momento che tua madre avesse chiesto l’eutanasia, sarebbe stata abbandonata a se stessa. A priori non sarebbe stato possibile stabilire quanto sarebbe durata la sua agonia… ore, giorni? Ma ovviamente il caso di tua madre non è isolato, altri malati, come ho già detto potrebbero durare giorni…

    Dubito anche che quel dottore avrebbe fatto immediatamente ricorso alla morfina. Infatti, se non ha ottemperato ai protocolli sulle cure palliative, perché dovrebbe seguire quelli sull’eutanasia?

    2. Il caso di tua madre non sarebbe stato risolto con l’eutanasia, ma semplicemente applicando le leggi già vigenti in materia di cure palliative. Infatti, tua madre andava sedata non appena la situazione è degenerata. I medici che hanno ritardato la morfina non sono né bravi dottori né bravi Cristiani. Come dici tu si è solo voluto parare il culo… sai quante cause intentano i parenti di persone decedute in ospedale?

    3. Ed il tuo discorso sulla sofferenza donata a Cristo, non c’entra nulla. Infatti possiamo offrire la nostra sofferenza come dono, non come punizione. Dio non gode della nostra sofferenza, ma solo ci fa capire che non è inutile…

    Qui si torna alla “cultura dello scarto” denunciata dal Papa. Per la società la sofferenza dei malati è inutile, uno scarto da buttare. E con essa è bene buttare anche il malato, anche lui uno scarto, incapace di collaborare al “benessere” della società…

    Ma Dio dice no! Anche in un letto di morte, anche nel tormento, si può essere utili: donando la propria sofferenza come gesto d’amore, non di punizione personale, possiamo redimere il mondo. Il malato dice: “Signore, io non valgo più niente, io non ho niente da dare se non il mio dolore”. Dio, nella sua infinita bontà, accetta quel dono “inutile” e lo mette a frutto per la redenzione di molti. E’ un grande gesto d’amore del sofferente verso gli altri, amare il prossimo fino alla fine.

    Quindi la Chiesa, nel malato, vede una persona che si applica per la salvezza degli altri. Ovviamente, nessuno (tantomento Dio!) chiede niente o impone qualcosa… E’ un desiderio che nasce dal cuore. Neppure si puù giudicare chi preferisce essere sedato subito… non è certo egoista! Infatti, solo noi possiamo valutare quanto sia intenso il dolore che soffriamo.

    4. Mi permeto poi di dire, che la morte per disidratazione (sorte toccata a Eluana e Terry Schiavo) è tutt’altro che dignitosa. Una tortura, anche se mascherata dalla morfina, resta tale! Come cosidereresti frustare una persona, anche se sedata? Ecco, la privazione dell’acqua e del cibo è una delle torture più comuni praticate da vari dittatori.

    Da qui nasceva la domanda: veramente questo avresti voluto per tua madre? Ossia che le fosse riservato un trattamento neppure degno di un cane? …ovviamente, se ti è possibile, astraiti dal caso clinico specifico di tua madre… Pensa anche a tutti gli altri, a quante malattie esistono…

« nascondi i commenti