Documentario sui credenti uccisi dall’ateismo sovietico

GulagPochi giorni fa Israele si è fermata completamente per due minuti per ricordare le vittime dell’Olocausto. Far memoria delle vittime di un così immane disastro è sicuramente necessario per non dimenticare cosa ha potuto procurare la follia umana.

Dispiace però vedere che non tutte le vittime dei totalitarismi del ‘900 vengono commemorate o perlomeno fatte presenti alle nuove generazioni. Il caso in questione riguarda i 12 milioni di russi, e non solo, che dal 1917 fino al 1990 sono stati fatti uccidere, torturare o confinare nei gulag dalla dittatura sovietica.

Ma ciò che neanche i pochi informati sanno è che queste milioni di persone, o almeno la maggior parte, hanno subito tali atrocità solamente perché avevano fede in Dio. Uno dei concetti principali che le nostre intellighenzie pretendono ancora di tener nascosto è che alla base del comunismo e dei totalitarismi da esso derivanti c’è un totale e viscerale odio verso qualsiasi forma di religione.

Le dittature novecentesche, che siano di stampo nazista o comunista, una cosa hanno in comune: l’ateismo, frutto dell’assolutizzazione dello stato. Questa assolutizzazione pretende di omologare l’uomo, di sradicarlo da tutto ciò che non porta al bene dello stato. Lo stato diventa l’unico organismo in grado di portare il benessere ai propri “cittadini”. Qualsiasi forma istituzionale che si appropri degli obbiettivi dello stato, come la Chiesa, che ha come “obbiettivo” la salvezza dell’uomo, deve essere eliminata, semplicemente perché toglie allo stato la possibilità di esercitare il monopolio sull’uomo stesso (Si veda Luigi Negri, False accuse alla Chiesa, Piemme, pag 66-70). Questo era l’obbiettivo di Lenin e Stalin, questo era l’obbiettivo di Hitler.

Tutto questo lo mostra chiaramente un documentario realizzato da Kevin Gonzales sui martiri dell’URSS, su queste milioni di persone morte per la loro fede religiosa. E’ intitolato “Martiri in USSR: l’ateismo militante nell’ex Unione Sovietica”. Quello a cui mira Gonzales è informare le nuove generazioni su fatti accaduti nel loro paese, che nessuno accenna o spiega nella Russia di oggi. Questo non è vero solo per la Russia, ma anche per l’Italia, dove il mito comunista continua ad aleggiare nella nostra cultura grazie, o meglio, per colpa della Resistenza, e che non permette di scalfire minimamente questa devastante ideologia.

Ancora oggi troviamo paesi che ci mostrano i risultati di questa “dottrina illuminata”: basti l’esempio della Corea del Nord, paese dove i diritti umani, ancora nel 2013, sono tra i più bassi del mondo, dove il partito annienta qualsiasi opposizione direttamente con la pena di morte (ricorda non poco la Russia sovietica). La prossima uscita del documentario, e anche questo articolo per quanto possibile, cercano di mostrare la realtà dei fatti, che ancora in questa società “democratica” e liberale non riesce a vedere la luce. Occorre anche ricordare che il comunismo, come ideologia e come partito, è condannato e scomunicato dalla Chiesa Cattolica fin dal 1949.

Luca Bernardi

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86 commenti a Documentario sui credenti uccisi dall’ateismo sovietico

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  1. Mattia ha detto

    Per il nazismo invece di ateismo parlerei di neopaganesimo perché Hitler e molti dei suoi accoliti propagandavano l’esistenza di una divinità confinata però solo alla razza ariana (proprio per questo i nazisti detestavano la Chiesa, e in più generale il cristianesimo perché considerava tutti gli uomini uguali).

    Un altro punto interessante sarebbe quello del numero dei morti fatti dall’Unione Sovietica difficile da stabilire perché molti archivi sono andati distrutti. Comunque penso che il numero 12 milioni sia riduttivo perché già Stalin, parlando con Churchill, ammise di aver fatto deportare dieci milioni di contadini e che la maggior parte di essi venne liquidata e questo solo per la collettivizazione forzata

  2. Daniele ha detto

    Infatti ormai tutti i partiti politici italiani dell’area centro-sinistra hanno tolto dal simbolo la falce ed il martello e la dicitura “comunista” dal nome (le uniche eccezioni sono Rifondazione Comunista ed il Partito dei Comunisti Italiani, che però sono oggi forze extraparlamentari).
    A questa modificazione formale è seguita, in molti casi, anche una trasformazione più profonda sul piano culturale, che li ha portati dall’ideologia comunista alla social-democrazia.
    Ma, purtroppo, ancora oggi alcuni dei retaggi tipicamente comunisti (come ad esempio la lotta/contestazione “a priori” nei confronti della Chiesa o il fatto che secondo loro dev’essere il cittadino al servizio dello stato e non il contrario: di ciò ne è un buon esempio la battaglia puramente ideologica che costoto portano avanti a Bologna sulla questione delle scuole paritarie) continuano a permenere nella mente e nelle intenzioni di certi politici di sinistra, così come certi uomini di destra non hanno mai preso nettamente e definitivamente le distanze dai sistemi nazi-fascisti o dai sistemi socio-economici basati su quel capitalismo sfrenato di stampo reaganiano-tatcheriano che sacrifica l’uomo in nome del mero profitto.

    • edoardo ha detto in risposta a Daniele

      Fin qui è quel che penso anch’io:
      comunismo
      anarchismo
      nazismo
      fascismo
      neo-liberismo sfrenato
      queste son tutte sfaccettature dell’opera del demonio sulla Terra.
      Se il fascismo lo è stato meno degli altri, è solo per le ridotte possibilità che aveva, questione di efficienza dunque, non certo di ideologia meno demoniaca.
      Quello che mi fa davvero intravvedere l’opera del demonio, è constatare come i comunisti si siano reinventati ed abbiano imparato ad utilizzare efficientemente le storture del mondo capitalista in combutta con le lobby di stampo massonico, per estendere il loro potere ovunque possibile.
      La democrazia del dopoguerra si è autodistrutta per ingordigia, la nostra democrazia oggi è indebolita perché ha lasciato prosperare il malaffare e l’arrivismo, offuscando i grandi ideali di quando è nata, nel 46-48.
      E questi figli orfani di dittatori ne approfittano.
      Non bisogna mai abbassare la guardia.
      Bisogna entrare nell’ordine di idee che la libertà e la democrazia sono in costante pericolo, e questi dittatori sanno presentarsi bene, assumono la maschera del nuovo che avanza ineluttabilmente e che non ha senso tentare di fermare, sanno perfino essere rassicuranti sui deboli ed i pusillanimi, ma una volta che hanno ghermito il potere, il loro vero volto sarà quello di sempre, che sia materialismo ateo-statalista (ex)-marxista, o materialismo neo-liberista del predominio del mercato senza regole sull’uomo.
      Entrambi incompatibili col messaggio cristiano.
      ENTRAMBI !!!

  3. Controinformato ha detto

    si veda la voce Democidio

    http://it.wikipedia.org/wiki/Democidio

  4. Matyt ha detto

    Questo non è vero solo per la Russia, ma anche per l’Italia, dove il mito comunista continua ad aleggiare nella nostra cultura grazie, o meglio, per colpa della Resistenza, e che non permette di scalfire minimamente questa devastante ideologia.

    Senza parole.
    E un minimo di onestà intellettuale non guasterebbe, visto che tra i partigiani c’erano molti, molti cattolici.

    http://it.wikipedia.org/wiki/Fiamme_Verdi

    Stomachevoli, seriamente.

    • Pino ha detto in risposta a Matyt

      comincio a pensare che tu non riesca a comprendere ciò che si scrive. La Resistenza è stata ridotta a mito, questo vuol dire l’articolista, ed è stata ridotta a mito dalla delirante ideologia marxista. Certo che spiegare a te le cose è una impresa complicata.

      • Matyt ha detto in risposta a Pino

        Se l’articolista intendeva questo, è un’altro paio di maniche.
        Non essendo dotato del dono della telepatia mi è un po’ difficile cogliere le intenzioni.
        Quello che ho colto è un attacco tout court alla Resistenza, e onestamente un’operazione di questo tipo mi fa vomitare.

        Per il resto, dei suoi insulti mi interessa molto poco.
        Anzi, la pregherei di non rivolgersi più a me in alcun modo, non ho alcun interesse a discorrere con un criptofascista.

        • Pino ha detto in risposta a Matyt

          siccome tu sei su un sito pubblico non puoi imperdire a nessuno di rivolgerti a te. Se vuoi discutere privatamente o impedire a qualcuno di intervenire, perchè sei un amante della censura, questo non è il tuo posto. Perchè io sarei un criptofascista?

          • Matyt ha detto in risposta a Pino

            Come detto, non ho interesse a discutere con lei, in quanto la discussione degenera sistematicamente in lei che mi inonda di insulti.

            • Pino ha detto in risposta a Matyt

              il primo ad insultare l’autore dell’articolo sei stato tu definendo “stomachevole” o meglio “stomachevoli” l’autore o evidentemente i responsabili di questo sito. Quindi prima di parlare di “insulti” dovresti essere il primo a moderare i toni.

    • Kosmo ha detto in risposta a Matyt

      Già, stomachevoli, come questi:
      Giuseppina Ghersi, una bambina di appena 13 anni, fu pestata, stuprata e giustiziata dai partigiani comunisti con l’accusa di essere al servizio del regime fascista. La famiglia Ghersi, che viveva a Savona e gestiva un negozio di ortofrutticola, non era neppure iscritta al Partito Fascista. Studentessa delle magistrali alla “Rossello” fu premiata direttamente da Mussolini per aver svolto con merito un concorso a tema. Questa la sua condanna.

      vero, criptocomunista?

    • Kosmo ha detto in risposta a Matyt

      il barbaro massacro costato la vita al carabiniere Florindo Di Mattia e ai due vigili urbani Emidio Creati e Florangelo Di Stefano il 2 maggio del 1944 può diventare un simbolo di quella che è stata la Resistenza.
      Per diversi motivi: i tre erano uomini in divisa “colpevoli” di fare soltanto il loro dovere; nessuno dei tre era riconducibile direttamente al regime fascista, né partecipava attivamente alla vita politica né era schierato apertamente con il Partito Fascista; l’orrendo massacro non solo è stato insabbiato e taciuto, ma ancora oggi nessuno lo vuole ricordare neppure nel paese in cui è avvenuto.
      Non ci sono lapidi commemorative, come nel caso dei “martiri partigiani della Resistenza”. Non esistono riferimenti in cronache passate né recenti, tanto che neppure il pur bravo Gianpaolo Pansa è venuto a conoscenza del fatto: sul suo libro non v’è traccia.
      Eppure questo “martirio dimenticato” rappresenta uno degli episodi più atroci della Resistenza, commesso dalla fazione “rossa” dei partigiani, meglio conosciuta come quella dei “partigiani garibaldini”.
      Ricorre oggi l’anniversario: il fattaccio è infatti avvenuto il 2 maggio 1944, nel paesino di Arsita, località del centro Italia in provincia di Teramo.
      Alle ore 17, i tre tutori dell’ordine, in divisa, vengono attirati davanti ad una casa di contadini. E’ stato denunciato un furto di legname, ma in realtà è una trappola. In quella casa non c’è stato alcun furto.
      I due vigili urbani e il carabiniere si recano sul posto per raccogliere le testimonianze, scortati da un drappello di soldati tedeschi. Finché la “scorta” rimane in loco, non accade nulla, ma appena i tedeschi si allontanano scatta il massacro. I tre malcapitati, la cui unica colpa era quella di far rispettare l’ordine e la disciplina, vengono attirati in un boschetto nelle vicinanze: ad aspettarli c’è un gruppetto di partigiani nascosti.
      Il più fortunato dei tre è Emidio Creati, 56 anni, che muore d’infarto vedendo le sevizie e le torture che i “patrioti” stanno riservando ai molto più giovani compagni di sventura. Gli altri due, invece, patiscono atroci sofferenze prima di spirare: torturati, evirati, massacrati, orrendamente mutilati prima e dopo essere stati giustiziati con una pallottola in testa.
      Un eccidio inspiegabile, se non con il fatto che in quel momento i tre, in quanto uomini in divisa, potevano rappresentare in qualche modo il “regime”.
      Emidio Creati, padre di famiglia, lascia sei figli, di cui uno portatore di handicap e bisognoso di assistenza.

      • Matyt ha detto in risposta a Kosmo

        Speravo non si arrivasse a giocare a chi l’ha fatta più grossa, confidando in un minimo di pudore nel paragonare chi è morto per difendere la libertà, e chi combatteva per ripristinare la dittatura.
        Ma se vogliamo giocare, giochiamo!

        http://www.eccidinazifascisti.parma.it/page.asp?IDCategoria=905&IDSezione=5254

        (E sono sono quelli in provincia di Parma)

        Leggere Pansa fa MOLTO male alla memoria storica, quella vera (e, speravo, condivisa da tutti coloro i quali non amano le dittature, cattolici o liberali o socialisti che siano…)

        Io, onestamente, non dimentico i 15 di piazzale Loreto, fucilati e lasciati a marcire nella calura agostana.

        Speravo che almeno la lettura storica della Resistenza, con le sue luci e ombre, fosse condivisa da tutti coloro i quali non amano le dittature, cattolici o liberali o socialisti che siano.
        Mi sbagliavo.

        P.S.
        Ragionando a mente fredda, cosa vuoi dimostrare riportando questo avvenimento?
        Che i Partigiani facevano schifo? Che erano animati da cattive intenzioni? Che preferivi la RSI?

        • Matyt ha detto in risposta a Matyt

          rileggo dopo… la parte su Pansa sarebbe da non leggere.

        • Pino ha detto in risposta a Matyt

          Pansa fa male a quelli che vogliono mettersi le fette di salame sugli occhi e che vedono il mondo solo con la lente deformata dell’ideologia. Kosmo ha fatto presente solo un fatto che a te sfugge e cioè che non tutti i partigiani erano uguali. C’erano i partigiani cattolici che combattevano contro la dittatura per la democrazia e c’erano quelli comunisti delle brigate Garibaldi che combattevano per sostituire la dittatura fascista con quella stalinista, dalla padella alla brace. Cmq in famiglia avevo uno zio che combattè come partigiano, salvando la pelle per miracolo, nelle formazioni partigiane in Val d’Ossola, Prima di unirsi ai partigiani, mi raccontava, dovette ponderare la scelta con chi andare, perchè definì i partigiani rossi delle formazioni Garibaldi dei “criminali”. Quindi vediamo di smatterla con questi miti assurdi e con l’appropriazione della Resistenza fatta dai rossi, proprio quei partigiani che si comportavano da criminali.

          • Mattia ha detto in risposta a Pino

            In realtà, la teoria che i partigiani comunisti lottavano non per instaurare la democrazia, ma un regime rosso era già stata fatta dal più grande storico italiano del fascismo Renzo De Felice che definì il partito di Togliatti non rivoluzionario, ma stalinista. è indubbio che paragonare i partigiani ai fascisti è illegittimo è sciocco perché mentre la vittoria dei primi ha portato ad una democrazia, quella dei secondi sicuramente avrebbe dato una dittatura dipendente dai nazisti, ma ammettere che nelle file dei partigani non tutti erano democratici è una cosa che già alcuni hanno ammesso. Per esempio Pietro Secchia scrisse negli anni sessanta: “già nel settembre del ’43 noi sottolineammo che il nostro obettivo era la democrazia popolare. In seguito si parlerà di democrazia progressiva. Ma sin dal prinicipio il nostro obiettivo era chiaro ed esplicito: noi comunisti non ci battevamo per tornare alla democrazia prefascista (da G. Pansa, I vinti non dimenticano, Milano 2011.. Pansa è un ottimo giornalista e le critiche che piovono contro di lui sono spesso dettate da faziosità che nulla hanno a che vedere con la difesa della resistenza)

            • Pino ha detto in risposta a Mattia

              Secchia predicò sempre la rivoluzione armata perchè faceva questo semplice ragionamento “abbiamo le formazioni partigiane armate, non capisco perchè non facciamo la rivoluzione e conquistiamo il potere”. Venne fermato da Stalin che avendo firmato gli accordi di Yalta ed avendo un cervello più sviluppato del microcefalo di Secchia si rendeva perfettamente conto delle implicazioni internazionali che avrebbe creato una “rivoluzione” comunista in Italia. Nessuno poi dice mai che le BR furono una emanazione della corrente secchiana del PCI, ti ricordi i famosi “compagni che sbagliano”? Ecco, erano loro.

            • Kosmo ha detto in risposta a Mattia

              ” quella dei secondi sicuramente avrebbe dato una dittatura dipendente dai nazisti,”

              su questo ci andrei un pochettino più cauto.
              Certamente, anche se i due regimi erano accomunati dai crimini commessi e da certe idee, non è che i rapporti erano tutti rose e fiori eh.
              Vedere il carteggio tra Churchill e Mussolini, e le lodi che il primo tesseva al secondo, prima della guerra.
              Non era un mistero la bassa considerazione che Mussolini aveva (in privato) di Hitler.

              • Mattia ha detto in risposta a Kosmo

                Anche se Mussolini non era sadico quanto Hitler era pur sempre un dittatore che imprigionava e uccideva i propri avversari politici. La vittoria dei repubblicchini avrebbe dato sicuramente una dittatura dipendente dai nazisti perché indipendentemente da quanto Mussolini pensava di Hitler, i rapporti di forza era tutto a vantaggio dei tedeschi e del resto la reubblica di Salò non era altro che uno stato fantoccio della Germania.

        • Kosmo ha detto in risposta a Matyt

          le prime due che hai detto.
          Tu forse preferivi la Repubblica “Democratica” d’Italia.
          I “partigiani” erano in gran parte (specialmente quelli comuniste) bande che non hanno praticamente influito sul terreno militare.
          Siamo “liberi” per gli angloamericani, se lo vuoi sapere.
          Il loro scopo neppure tanto nascosto (e infatti gli scontri con i partigiani cattolici) era instaurare una dittatura di stampo comunista che tanto sarebbe piaciuta a te e al tuo capo agnostico.
          Per non aprlare del “triangolo rosso” con le loro vendette e i loro massacri, a guerra abbondantemente finita.
          E nascosti dalla PROPAGANDA COMUNISTA.
          tu ne sei l’esempio perfetto.

          • Pino ha detto in risposta a Kosmo

            nel triangolo rosso ci furono 10.000 morti. Tutte persone innocenti uccise fino al 1949. Ma se non c’era Pansa e qualche coraggioso partigiano rosso pentito che denunciarono i fatti, stai pur tranquillo che anche questa pagina di storia sarebbe finita nel dimenticatoio.

            • manuzzo ha detto in risposta a Pino

              Per quanto ne riesco a cavare dal discorso: i fascisti ti fucilavano se non ti facevi la tessera di regime e il salto romano. I partigiani comunisti ti torturavano, mutilavano e freddavano se non eri comunista… con il pericolo rosso saremmo passati dalla padella alla brace. Le reazioni di matyt sono normali perché forse per lui il fine giustifica i mezzi, ma a me pare che abbiano fatto schifo entrambe le parti (come in ogni guerra, più o meno), però oggettivamente le violenze erano più motivate da parte dei fascisti che da parte dei partigiani: ancora non capisco cosa c’entravano le bambine di 13 anni e i vigili urbani, mah. Capisco uno che si professa di parte politica avversa, ma le bambine….

              • Mattia ha detto in risposta a manuzzo

                Andiamoci cauti… ci sono molti episodi di violenza fascista che non c’entravano nulla con la brutalità della guerra, ma erano solo puro sadismo. Per esempio, avevo letto una volta che dei fascisti avevano arrestato un uomo e la moglie di questi (incinta) si era presentata alla prefettura per chiedere informazioni sul marito e i fascisti per tutta risposta le spararono uccidendola…

          • Titti ha detto in risposta a Kosmo

            Angloamericani e truppe francesi supportate dai goumier che, per la cronaca, visto che si parla di atrocità commesse in guerra, violentarono intere popolazioni come “bottino di guerra”, tanto da far desiderare a questi ultimi la precedente situazione di occupati dai tedeschi, i quali, anche in osservazione alla loro ideologia che considerava gli italiani, soprattutto quelli del centro-sud, di razza inferiore, si guardavano bene da situazioni di promisquità di qualsiasi genere. Detto questo, nessuno sembra preferire che i tedeschi vincessero ed istaurassero una dittatura, come in Germania, sicuramente sotto l’egidia del Fhurer o di chi per esso, certamente più sottomessi, che alleati.

        • Panthom ha detto in risposta a Matyt

          Evviva Giampaolo Pansa!!!!!!

        • Francesco Santoni ha detto in risposta a Matyt

          Matyt, tu non puoi criticare Pansa, anzi devi essere dalla sua parte, in virtù delle stesso ragionamento che facevi tu stesso a proposito della manifestazioni francesi, come ti è stato spiegato qui: http://www.uccronline.it/2013/04/24/il-fallimento-etico-delle-femen/#comment-116598

          Infatti znche gli incontri pubblici di Pansa hanno spesso visto la presenza di facinorosi di estrema sinistra e questo, in base alla tua logica, squalifica le critiche a Pansa. Quindi tu devi essere dalla parte di Pansa.

      • Enrico da Bergamo ha detto in risposta a Kosmo

        Atto di guerra puramente legittimo, faccio presente che i tte repubblichini avevano violato il giuramento da loro fatto di fedeltà al r.

        • Kosmo ha detto in risposta a Enrico da Bergamo

          ???
          ma ti ha dato di volta il cervello?

          • Enrico da Bergamo ha detto in risposta a Kosmo

            Qual’è il popolo che non fucila i traditori?

          • Enrico da Bergamo ha detto in risposta a Kosmo

            Comunque quella sopra descritta è un atto legittimo di guerra come la bomba di Via Rasella.

            • Kosmo ha detto in risposta a Enrico da Bergamo

              Tu vaneggi.
              Un carabiniere con funzioni di ordine pubblico e due vigili urbani, nessuno intento in azioni di guerra, attirati in una trappola e torturati?
              Ammesso che i tuoi vaneggiamenti abbiano un qualche minimo fondamento, hai presente la “COnvezione di Ginevra”?
              E poi che c’entrano il re con i partigiani (che odiavano la monarchia), repubblichini??
              E cosa c’entrano i “traditori”?
              ma di che stai parlando?
              E dove sarebbero stati fucilati dopo un regolare processo (anche farsa come quello al genero di Mussolini)? questi sono stati torturati dai partigiani rossi. Hai capito?

            • Kosmo ha detto in risposta a Enrico da Bergamo

              altra ca***ata IMMENSA!
              Quell’atto fu fatto solamente per provocare la reazione tedesca e conseguentemente lo sdegno della popolazione affinchè si sollevasse.
              Ma dove hai studiato la storia? Sui fascicoli dell’Unità?
              ma per favore!!!!!!!

            • Kosmo ha detto in risposta a Enrico da Bergamo

              Quindi per te anche la risposta nazista delle Fosse Ardeatine era una legittima rappresaglia?
              stai proprio fuori come un balcone

            • Enrico da Bergamo ha detto in risposta a Enrico da Bergamo

              La studi lei la storia.

              I repubblichini erano un governo di ribelli che tradendo il giuramento di fedeltà al re si misero contro di lui e le sue forze armate.Molti repubblichini oltretutto violarono il loro giuramento di fedeltà al re.

              i partigiani erano parte del regio esercito ed erano comndati militarmente dal generale Cadorna generale del regio esercito.

              Fucilare i traditori non è proibito da nessuna Convenzione di Ginevra o dell’Aia perchè non sono tutelati da questi trattati.

              La bomba di Via Rasella era atto legittimo e non metterla per paura di rappresaglie è un atto di viltà.

              • Kosmo ha detto in risposta a Enrico da Bergamo

                Mai sentite tante corbellerie in un solo post.
                Ma chissenefrega del re, che ha portato l’italia alla rovina per vigliaccheria.

                • Enrico da Bergamo ha detto in risposta a Kosmo

                  Uno dei principi morali fondamentali è la fedeltà ai giuramenti prestati.

                  Maria Goretti è morta per mantenere fede alle promesse battesimali.

                  • Kosmo ha detto in risposta a Enrico da Bergamo

                    E quindi secondo te i tedeschi hanno fatto bene a fare quello che hanno fatto perchè gli italiani hanno tradito il patto di fedeltà?

                    E dimmi, i preti accoppati nel triangolo rosso, quale giuramento avrebbero infranto?

                    Su questo sito si leggono certe cose allucinanti
                    ma per favore…

                  • Pino ha detto in risposta a Enrico da Bergamo

                    Enrico, oggi hai esagerato con le libagioni? Ma che razza di sragionamenti fai?

    • edoardo ha detto in risposta a Matyt

      Scusa, ti vuoi spiegare? Cosa è che sarebbero stomachevoli, le Fiamme Verdi?
      Ho letto quella pagina di Wiki.
      In quegli anni, io mi sarei sentito MOLTO ONORATO DI FARVI PARTE.
      Certo, parlo col senno storico di poi.

    • Leonardo Boffi ha detto in risposta a Matyt

      Matyt…e Sergio Luzzato? Mettiamo al rogo pure lui?
      http://www.amazon.it/Partigia-storia-della-resistenza-ebook/dp/B00CB4S7NA

      Buona lettura e guardiamo la Resistenza per quello che è: violenza animale contro violenza animale, i buoni e cattivi sono soltanto nei sogni dei comunisti o nei nostalgici comunisti.

    • Sophie ha detto in risposta a Matyt
  5. Pino ha detto

    oltre all’ateismo sovietico che si espresse brillantemente con i gulag dovremmo anche accennare a quello cinese tuttora in piena attività. Solo per il fallimento del “grande balzo in avanti” della fine degli anni ’50 in Cina ci furono 50 milioni di morti per la carestia seguita alla collettivizzazione delle terre. Negli ambienti diplomatici dell’epoca giravano voci in questo senso ma nessuno voleva seriamente credere alla dimensione del disastro fino a quando Hailé Selassié in visita in Cina chiese conferma a Mao. Quest’ultimo non ebbe difficoltà a confermare il numero di 50 milioni di cinesi morti precisando che in ogni caso si trattava di una piccola percentuale sul totale della popolazione.

  6. Anonimo tradizionalista ha detto

    Vorrei fare una precisazione: è stato scritto che molti partigiani erano cattolici, e nell’articolo è scritto che la scomunica del comunismo avvenne nel 1949, ma in realtà già nell’enciclica Qui pluribus del beato Pio IX, dell’anno 1846, il comunismo veniva definito “nefanda dottrina avversa al diritto naturale”. Per cui i cattolici che parteciparono alla resistenza dei partigiani comunisti andarono contro le indicazioni del magistero della Chiesa e perciò non erano in completa comunione con Roma. Per cui certe affermazioni dovrebbero essere corrette.

    • Mattia ha detto in risposta a Anonimo tradizionalista

      La lotta a fianco dei partigiani comunisti da parte di quelli cattolici serviva per battere il fascismo non per fare un regime comunista e il pronunciamenti anticomunisti c’entrano poco con questo. Del resto, Pio XII autorizzò i vescovi americani ad appoggiare gli aiuti che l’America inviò durante la guerra alla Russia per combattere il nazismo anche se sapeva che se ne sarebbe avvantaggiato Stalin.

      • Anonimo tradizionalista ha detto in risposta a Mattia

        Vero, però il detto del nostro Macchiavelli”il fine giustifica i mezzi” non è molto cristiano, per cui usare il comunismo per combattere il fascismo non è comunque giusto, battere il male con il male. In più, senza faziosità, vorrei mi citassi il sito che parla dei vescovi favorevoli agli aiuti alla Russia.

        • Mattia ha detto in risposta a Anonimo tradizionalista

          Leggi per esempio l’articolo dello storico David G. Dalin intitolato “Pio XII e gli ebrei. Una difesa” dove dice: “Egli [Pio XII] intervenne altresì presso i vescovi americani per sostenere la concessione di prestiti ai sovietici e si rifiutò di benedire l’attacco tedesco alla Russia”.

    • Enrico da Bergamo ha detto in risposta a Anonimo tradizionalista

      Allora perchè i vescovi inviarono cappellani tra i partigiani?

    • Daniele ha detto in risposta a Anonimo tradizionalista

      Non approvo quello che hai scritto e ti spiego perché:
      quello che tu hai scritto sarebbe giusto e valido se il CLN (Comitato di Liberazione Nazionale) fosse stato quel che i comunisti hanno voluto farci credere, cioè un organo interno al PCI al quale si sono “estemporaneamente affiliati” anche i partigiani non-comunisti.
      Ma, come ho già detto in un altro mio post, la verità è che il CLN non aveva una bandiera politica ma era formato da tutte le forze che volevano la liberazione dell’Italia dal nazi-fascismo.
      Anzi: i partigiani “bianchi” (cioè i democristiani, quindi cattolici) sono forse i soli che hanno combattutto il nazi-fascismo per rispristinare davvero la democrazia in Italia, in quanto quelli “rossi” lavoravano perché l’Italia diventasse la “Repubblica Socialista Sovietica Italiana” nella quale l’unico partito ammesso sarebbe stato il PCI.
      Se l’Italia non divenne un’appendice dell’URRS, lo si deve proprio al lavoro ed alla tenacia dei partigiani “bianchi” nel non permettere che la liberazione dalla dittatura nazi-fascista degenerasse nell’instaurazione di un regime totalitario di stampo comunista.
      Se i “bianchi” non avessero attivamente partecipato alla Resistenza e avessero lasciato quindi tutta la faccenda in mano ai “rossi”, Stalin nel ’45 ci avrebbe invasi (era ciò a cui Togliatti aspirava) e noi italiani oggi forse avremmo una storia simile a quella dei tedeschi dell’est (e mi vengono i brividi a pensare che quasi 70 anni fa abbiamo corso questo rischio).
      Quindi i “bianchi” non solo non hanno tradito l’insegnamento della Chiesa, ma lo hanno applicato nel senso più pieno e più vero, impedendo non solo con le parole ma anche con le azioni che il “socialismo reale” mettesse le sue radici in Italia.

      • Pino ha detto in risposta a Daniele

        alcune precisazioni storiche: alla conferenza di Yalta si discusse, oltre che della divisione della Germania che poi venne messa in pratica, anche di quella dell’Italia, in una zona comunista e una sotto l’influenza americana. A questa ipotesi si oppose proprio Stalin perchè, questo il suo ragionamento, se l’Italia avesse avuto una zona comunista questa sarebbe caduta sotto il controllo di Tito suo acerrimo nemico interno al mondo comunista, mentre nella zona “americana” il partito comunista sarebbe stato messo fuori legge. Il risultato sarebbe stato la sua totale perdita di controllo sul partito comunista italiano. Preferì perciò avere un’Italia legata all’occidente ma avere il controllo sul partito comunista italiano attraverso Togliatti piuttosto che la divisione.

        • Daniele ha detto in risposta a Pino

          Ok, ma “a priori” i “bianchi” non sapevano cosa sarebbe stato deciso a Yalta e quindi, poiché avevano il sentore che i “rossi” volessero instaurare un regime comunista in Italia, decisero in quanto cattolici di prendere parte alla Resistenza, allo scopo di evitare che la liberazione dal nazi-fascismo diventasse un “marchio di fabbrica” dei “rossi” e un punto di partenza per la costruzione di una Repubblica Socialista Italiana (i “rossi” avevano già preparato la bandiera per tale Repubblica: il tricolore italiano con al centro la stella rossa comunista).
          Anzi, i “bianchi” hanno dovuto non solo fronteggiare le milizie nazi-fasciste, ma hanno dovuto pure subire gli attacchi dei “rossi” (si veda, ad esempio, la strage di Porzus: evento in cui i “rossi” massacrarono i “bianchi”).
          Gli unici ad essere dalla parte dei “bianchi” furono le truppe alleate inglesi, francesi ed americane.

  7. Daniele ha detto

    Sulla Resistenza c’è da dire una cosa importante: il CLN – Comitato di Liberazione Nazionale – non era composto, come i comunisti invece vogliono farci credere, dai soli partigiani “rossi”, ma era piuttosto un insieme di forze eterogenee tra di loro (c’erano comunisti, socialisti, democristiani, liberali, repubblicani…) che avevano però un obiettivo comune: ripristinare la democrazia in Italia e disfarsi del nazi-fascismo.
    Una volta ottenuto l’obiettivo, esattamente 68 anni fa, il CLN si sciolse e i comunisti ne approfittarono subito per “confondere le idee” e per far passare la versione storica falsa, ma purtroppo in vigore ancora oggi in buona parte del Paese, che furono i soli partigiani “rossi” a liberare l’Italia dal nazi-fascismo, lasciando quasi sottointendere che le altre forze politiche (democristiani, liberali, repubblicani) durante la lotta per la liberazione se ne siano stati con le mani in mano o che addirittura abbiano segretamente appoggiato il nazi-fascismo. Tutto ciò i comunisti lo hanno fatto per mere questioni di campagna elettorale (nel ’46, infatti, si votò per la Repubblica e per l’Assemblea Costituente).
    La verità è che anche i partigiani “bianchi” (cioè non comunisti) hanno contribuito in modo decisivo a liberare l’Italia, quindi la Resistenza e il 25 aprile non sono di proprietà di una parte politica soltanto, ma sono un patrimonio che appartiene di diritto anche alle forze politiche non comuniste. In altre parole, i comunisti non possono permettersi di fare della Resistenza e del 25 aprile un loro merito personale ed esclusivo.
    Anzi, c’è da dire che, mentre i partigiani “bianchi” combatterono per liberare l’Italia e per ripristinare la democrazia, cioè la libera convivenza di forze politiche diverse che si confrontano pacificamente tra di loro, molti dei “rossi”, invece, combattevano con l’intenzione di cacciare una dittatura (la nazi-fascista) per insediarne un’altra (la comunista), il tutto con la benedizione del despota in quel di Mosca (Stalin, amico di Togliatti).

    • Matyt ha detto in risposta a Daniele

      Ecco, Daniele ha capito.
      La cosa che mi ha irritato terribilmente di questo articolo è stato il bollare la Resistenza come un fenomeno unicamente comunista, quando in realtà era un movimento estremamente trasversale, e condiviso da più parti politiche.

      • Pino ha detto in risposta a Matyt

        chi l’ha detto e dove sta scritto? Come Daniele ha fatto presente la Resistenza è diventata un mito ideologico alimentato dal partito comunista, tale per cui tutte le altre componenti sono di fatto scomparse. Anche OGGI le commemorazioni sono TUTTE di questo segno.

        • Daniele ha detto in risposta a Pino

          Un esempio: io non nutro particolari simpatie per Letizia Moratti, però c’è da dire che quando nel 2006 (soltanto 7 anni fa) lei partecipò alle celebrazioni del 25 aprile a Milano, città di cui era Sindaco, ricordò come suo padre, partigiano “bianco”, partecipò attivamente alla Resistenza e contribuì anche lui alla liberazione dal nazi-fascismo.
          Ma la folla intorno a lei era tutta schierata ideologicamente dalla parte dei “rossi”, per cui, invece di apprezzare il fatto che la Moratti rendesse omaggio ad un partigiano, preferì contestarla al grido di “fascista!, fascista!”.
          Perché per questi “rossi” vale questa regola: “se non sei dalla parte dei comunisti, allora sei un fascista e non meriti di partecipare al 25 aprile”. Loro non ammettono che una persona possa essere né dalla parte dei fascisti né dalla parte dei comunisti.
          Ai “bianchi”, sebbene abbiano combattutto e dato la vita per la liberazione, ancora oggi viene di fatto impedito di festeggiare il 25 aprile.

          • Daphnos ha detto in risposta a Daniele

            Caro Daniele, questo intervento ti costerà l’aggiunta del tuo nome alla “lista nera” (è proprio il caso di dirlo) dell’ANPI che, come sai, annovera nel suo elenco tutti coloro che hanno almeno un parente di terzo grado simpatizzante di partiti a destra dell’area radicale del PD.

            Passare accidentalmente accanto a una manifestazione di un centro sociale fiorentino, il 25 aprile di tre anni fa, è stata un’esperienza indimenticabile. Che tristezza.

  8. enrico ha detto

    Eccidio di Porzûs – Wikipedia
    it.wikipedia.org/wiki/Eccidio_di_Porzûs

  9. enrico ha detto

    Cosa sono le Foibe: dai partigiani comunisti a Trieste alla tragedia …
    http://www.leganazionale.it

  10. enrico ha detto

    Questi sono due interventi rivolti a Enrico da Bergamo e Matyt.
    Tanto per indicare come i partigiani comunisti si comportarono con partigiani appartenti ad altre formazioni politiche.
    Senza scomodare republichini e fascisti.

    • Enrico da Bergamo ha detto in risposta a enrico

      Tradizione slava tuttora viva ammazzarsi per ragioni etniche.

      • Picchus ha detto in risposta a Enrico da Bergamo

        Tradizione italica tuttora viva ammazzarsi per ragioni di mafia

      • Mattia ha detto in risposta a Enrico da Bergamo

        Le foibe in realtà aveva poco di etnico nonostante quello che la gente generalmente pensa: si veniva uccisi non perché si era etnicamente italiani, ma perché lo si voleva essere politicamente. Non erano estranee a questa logica anche ragioni di classe di stampo comunista perché nell’esodo Tito fece restare la classe operaia italiana, mentre fece cacciare quella urbana considerata senza mezzi termini fascista

        • edoardo ha detto in risposta a Mattia

          Guarda che la popolazione istriana era circa fifty-fifty: metà italiana, anzi, venessiana, e metà slovena.
          La metà slovena era in gran parte distribuita nel territorio, nelle aree rurali, quella italiana era concentrata nelle aree urbane, ed è ovvio che fosse così, per motivi storici, essendo questi ultimi figli di figli di commercianti veneti.
          Questo non toglie che non esistessero contadini istriani italiani, ma quando Tito fece cacciare, o meglio: infoibare, quella urbana, equivale a dire che eliminò gran parte degli istriani italiani.
          Fece un autentico atto di pulizia etnica, come hanno fatto i Serbi di Milosevic pochi anni fa.
          La prima ondata di infoibati (durante la guerra) era per lo più fascista, la seconda (nell’immediato dopoguerra) era di tutti gli italo-istriani su cui riuscivano a mettere le mani.
          Ed i sopravvissuti furono fatti bersaglio di ritorsioni per convincerli a sloggiare, vedi per esempio la strage di Vergarolla, non un incidente come si affrettarono a dire, ma un incidente causato innescando ad arte un deposito di mine a ridosso di una manifestazione sportiva italiana, a guerra finita.

          • Mattia ha detto in risposta a edoardo

            Si, ma almeno inizialmente Tito era intenzionato a far rimanere una parte degli italiani perché li serviva a dimostrare che non solo gli slavi erano favorevoli al suo dominio. Questi erano gli “italiani onesti e buoni” ossia quelli che facevano parte della classe operaia disposta a battersi per l’annessione, tutti gli altri erano invece considerati “residui del fascismo” e dovevano essere espulsi

      • enrico ha detto in risposta a Enrico da Bergamo

        @ Enrico da Begamo

        Enrico io sono monfalconese, dunque sono nato nella venezia-giulia.
        I fatti di Porzus non hanno nulla a che vedere con “usanze slave” poichè furono uccisi partigiani non apparteneti alle brigate garibaldi da altri partigiani comunisti con l’accusa di collaborazionismo.
        Ne hanno fatto anche un film. potrebbe almeno informarsi di quanto tempo ci sia voluto, circa 50 anni, prima di poter parlare di questi fatti.
        I partigiani titini avevano stretti rapporti con i partigiani comunisti italiani.
        Può farsi un giro dalle nostre parti o sulla pedemontana, e chiedere ai vecchi come nei paesi fossero ugualmente temuti i rastrellamenti dei nazisti e quelli dei partigiani comunisti.
        In famiglia fu ammazzato e infoibato un giovane la cui colpa era quella di avere uno zio fascista.
        Giusto fu riconsegnata la bicicletta.
        A 10 metri da casa mia nel 46 fu freddato Piero Dominutti.
        C’è oggi giusto una lapide.
        Sulle pareti di casa nostra, di mia madre per essere precisi, italiani scrissero “vive la repubblica federale jugoslava”…

        • enrico ha detto in risposta a enrico

          Anche quest’anno sarà ricordata la figura di Pietro Dominutti che, convinto difensore dell’italianità di Monfalcone, fu ucciso in un agguato tre anni dopo la fine della seconda guerra mondiale. A promuovere la cerimonia, che avrà luogo la mattina del 14 gennaio, è l’”Osservatorio sociale e del tradizionale”. La richiesta di deviazione del traffico lungo via Terenziana per consentire di porre una corona al cippo dedicato a Dominutti è stata presentata al Comune per conto dell’associazione da Mauro Steffé della Lista tricolore. Sempre Steffé si era fatto promotore della cerimonia organizzata lo scorso anno sempre attorno a metà gennaio. A Monfalcone era nato un primo comitato pro Italia durante i 40 giorni dell’occupazione titina, in alternativa ai comitati di fabbrica filojugoslavi, e, ancora, un comitato spontaneo apartitico presieduto da un ufficiale, Pierantonio Santi, legato al Comitato di Liberazione nazionale monfalconese. Piero Dominutti ne fece parte, convinto che la Venezia Giulia dovesse restare italiana. Per i familiari, era una persona come tante, un lavoratore del cantiere navale ma convinto dell’italianità di Monfalcone. Tanto da subire un primo pestaggio sul posto di lavoro e poi l’uccisione, mentre tornava a casa in bicicletta lungo via Terenziana

          Scusate l’errore sulla data

  11. Sophie ha detto

    Dalle mie parti ad un sospettato di essere semplicemente non comunista, i partigiani lo hanno appeso ad un albero per le mani e gli hanno segato il busto a metà con una motosega.
    E non sto a parlare di tutti gli stupri fatti sulle donne.

    • rester ha detto in risposta a Sophie

      invece dalle mie parti, come dice anche qui

      http://it.wikipedia.org/wiki/Motosega

      la motosega portatile è stata inventata nel ’52. E prima di commenti a sproposito, quella precedente pesava 60 (sessanta) chili e andava maneggiata da due persone. Già me l’immagino la scena. Non diciamo idiozie prego

      • Sophie ha detto in risposta a rester

        LA SEGA!
        Dai comunistello che hai capito benissimo quello che volevo dire.

      • Sophie ha detto in risposta a rester

        E sì erano in gruppo. Piuttosto parlami del link che ho messo sopra prego prima di fare l’isterico per un errore di scrittura.

      • Kosmo ha detto in risposta a rester

        Già che ti sei scomodato a fare una ricerca, potevi farla tutta, e magari vedere se l’episodio riportato da Sophie era avvenuto (pur con quache imprecisione):
        http://ricordare.wordpress.com/perche-ricordare/041-ancora-violenze-partigiane/

        “Giunti in località Montefiorino alcuni partigiani estrassero dei bastoni e cominciarono a colpire il malcapitato come dei forsennati; altri con l’ausilio di una canna di bambù lo seviziarono fino a rompergli l’ano e parte dell’intestino. Ma era ancora ben poca cosa, una fine orrenda attendeva il povero Walter Ascari. “A morte!” “A morte!” Urlavano gli assassini… Per la sua mattanza finale, i gloriosi e pluridecorati eroi garibaldini pensano a qualcosa di diverso dalla solita raffica di mitra… Qualcosa di speciale… Qualcosa che soltanto la loro mente perversa e assassina poteva immaginare, qualcosa che va aldilà dell’umana cattiveria.

        Lo appesero per i polsi ad un grosso ramo in modo che il corpo del moribondo fosse ben teso assicurandolo per i piedi al terreno con una corda. Poi, con una grossa sega da boscaiolo a quattro mani, lo tagliarono in due! Da vivo! Il suo corpo fu gettato in seguito in una porcilaia. Quando lo ritrovarono, ben poco era rimasto di quel pover’uomo.”

        • rester ha detto in risposta a Kosmo

          un libro NON scritto da uno iscritto al partito fascista non ce l’hai? Perchè così mi sembra non proprio disinteressato come intevento (il libro intendo)

          • Kosmo ha detto in risposta a rester

            Oh beh… Bocca se li è girati tutti, e in quel periodo era nel suo periodo “comunista”.
            A ben vedere, poi, è piuttosto difficile trovare uno scrittore che non sia stato nel PNF, anche Scalfari, il tuo idolo scalfari, anche Nilde Iotti, Dairo Fo, che era addirittura nei repubblichini… ahivoglia quanti ce ne sono.

    • domenico ha detto in risposta a Sophie

      quanto sono sicuro che rester mai e poi mai avrebbe fatto una simile precisazione tecnico/storica se ad essere stato segato fosse stato un partigiano comunista…

  12. lorenzo ha detto

    I partigiani, ai fini della vittoria contro il nazifascismo, hanno contribuito, a voler essere generosi, per un 5%.
    Le azioni partigiane, al fine di provocare volutamente le rappresaglie nazifasciste (il codice militare italiano le prevedeva ancora almeno fino agli anni 70), hanno contribuito per non meno del 95%.

    • Kosmo ha detto in risposta a lorenzo

      I partigiani fino al settembre 1943, fonte Giorgio Bocca, erano circa 1500, per passare sui 3000 a fine 1944. DOPO il 25 aprile 1945 erano circa 80.000.
      Nel ’48 erano saliti a 180.000-200.000.

      C’è stata la notizia che l’ANPI aveva dato la tessera ad uno nato nel 1938.

      • lorenzo ha detto in risposta a Kosmo

        Quando poi si inizierà ad operare la distinzione tra i pochi partigiani obbligati a diventare tali dal demente comportamento di chi, dopo la rotta di Caporetto, ha ideato anche l’8 settembre e la gran massa di partigiani degni padri del terrorismo anni 70, si renderà un gran servizio alla verità storica.

      • lorenzo ha detto in risposta a Kosmo

        Sarebbe inoltre interessante sapere in quali tasche sono finite le razzie tedesche…

  13. domenico ha detto

    ecco come viene ricordata la Resistenza in Italia o meglio cosa è diventata questa festa oggi:
    http://www.ilmessaggero.it/ROMA/CRONACA/roma_25_aprile_ebrei_palestinesi_corteo_anpi/notizie/273319.shtml

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