I religiosi erediteranno la terra?

Secondo il sociologo canadese Eric Kaufmann, i credenti erediteranno la terra. Ovvero, in base alle più recenti statistiche e dati demografici, i tassi di fertilità delle famiglie religiose sono più alti di quelle non religiose e l’occidentalizzazione dei costumi frenerà l’espansione dell’Islam.

 
 

Dal punto di vista del panorama sociale-religioso italiano ed europeo, uno sguardo veloce e distratto potrebbe portare a una duplice predizione circa la nostra società.

Sarebbe destinata a un crescente secolarismo o sarebbe destinata ad essere sempre più islamizzata (“eurabia”).

Si tratta di una convinzione relativamente diffusa, che proietta nel futuro – in maniera immediata e un po’ semplicistica – le linee di tendenza degli ultimi decenni.

 

Il sociologo canadese annuncia la fine del secolarismo

La scienza demografica però aiutare a ridimensionare, se non sfatare, questo duplice mito. Va segnalato in particolare un contributo del sociologo canadese Eric Kaufmann, dal titolo Shall the Religious Inherit the Earth? (traduzione: I religiosi erediteranno la terra?) (Profile Books 2010).

L’autore, sulla base di considerazioni del tutto statistiche e demografiche, sostiene (tra le altre cose):

  • Il secolarismo non sarà preminente.
    La frequenza religiosa non è significativamente calata dal 1989, dopo il tracollo degli anni ’70 e ’80. E i tassi di fertilità di donne e famiglie religiose sono più elevati di quelle non religiose, in particolare per i gruppi fondamentalisti di varie religioni (protestanti, Ebrei, islamici). A lungo andare quindi il secolarismo sarebbe, di per sé, destinato all’estinzione;

 

  • l’Islam non sarà prevalente.
    Attualmente, in Europa come nel resto del mondo, i tassi di fertilità di famiglie di tradizione cristiana sono inferiori a quelli islamici. Ma via via che procede l’occidentalizzazione delle nazioni o degli immigrati musulmani, questi tassi tendono ad abbassarsi, e attorno al 2030 dovrebbero arrivare a essere comparabili.

 

Le religioni e le difficili profezie sul futuro.

A queste ipotesi, tutto sommato “ottimiste”, mi sentirei però di fare alcune precisazioni.

In campo demografico, la religione può anche essere considerata – come fa Kaufmann – come un fenomeno quasi ereditario, che si trasmette intatto dalla famiglia ai figli. Ma non è sempre così, almeno nella nostra cultura occidentale.

È vero che ci possono essere adolescenti che riscoprono la fede dopo un’educazione famigliare tiepida, decidendo autonomamente di passare per la porta stretta. Ma è anche vero che può accadere il contrario, scegliendo la porta larga e la via spaziosa: pensiamo alle tante “buone” famiglie che fanno il possibile per trasmettere ai figli solidi valori morali e religiosi, ma si ritrovano – in particolare nell’adolescenza – con un rifiuto esplicito o pragmatico di tali valori.

Credo sarebbe bene lasciare alla storia la risposta se, nel futuro, i credenti saranno un piccolo gregge o torneranno ad essere fattivamente maggioritari.

Quanto all’Islam, al di là di numeri e percentuali, il confronto-scontro con l’occidente cristiano (o post-cristiano) è un dato di fatto, che si mostra particolarmente sanguinoso in nazioni come la Nigeria, tralasciando i cruenti attentati che negli ultimi anni hanno insanguinato il mondo. E via via che crescerà il confronto e la convivenza, ci sarà sempre il rischio che crescano i fondamentalismi violenti, anche se minoritari rispetto a una maggioranza civile, moderata e integrata.

La speranza è che l’Islam, nel prossimo futuro, si impegni in un lavoro di ripensamento di alcuni fondamenti dottrinali che possono essere incompatibili con la cultura occidentale: la schiavitù, la condizione femminile, la violenza religiosa, la libertà di culto, dunque in generale i diritti umani.

Concludendo con una nota di ottimismo, va notato che le (seppur sanguinose) sommosse della recente “primavera araba” hanno messo in risalto in questi paesi il valore della democrazia, con la sostanziale uguaglianza civile di uomini e donne. Concetto di per sé alieno dalla dottrina e dalla tradizione islamica.

Roberto Reggi

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18 commenti a I religiosi erediteranno la terra?

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  1. Eigub Etted ha detto

    Ammesso e non concesso accada questo, auguri all’ umanità.

  2. Giuseppe ha detto

    Ho capito, qui ci tocca davvero andare su Marte…

    • manuzzo ha detto in risposta a Giuseppe

      mi dispiace per i traumi che ha subito, signor Giuseppe. Il tempo è la miglior medicina… 😉

    • gladio ha detto in risposta a Giuseppe

      Guarda Giuseppe, è sufficiente che tu vada in Corea del Nord, è molto più vicino, molto più a portata di mano e nel contempo molto simile al Pianeta Rosso, a cominciare dal ” colore”:stesso squallore, stessa desolazione,stessi enormi problemi per la sopravvivenza ed assoluta assenza di preti, chiese e Papi!

      • Giuseppe ha detto in risposta a gladio

        Sono liberale, non ci azzecco niente con la Nord Corea. E comunque Marte, il pianeta intendo, è squallido solo per chi non ha sufficiente preparazione per comprenderne l’importanza e la bellezza…

  3. francesco ha detto

    “Quando il Figlio dell’Uomo tornerà, troverà ancora la fede sulla terra?”

    • manuzzo ha detto in risposta a francesco

      Beh, il punto è proprio questo: è impossibile che qualcuno sappia il momento. E se davvero sono i preti (e non gli atei) a volermi ingannare, devo dire che usano un marchingegno perfetto, impeccabile. E cmq credendo non mi pare faccio del male a qualcuno (al dilà delle lamentele di certi tipi stravaganti)

  4. Luca ha detto

    “beati i miti perché erediteranno la terra”. Conosco tante persone non credenti che mi sembrano mitissime ed alcuni credenti che a me paiono molto poco miti. Di sicuro non sta a me, giudicare, in ogni caso a quella parola io credo.

    • Woody85 ha detto in risposta a Luca

      E’ vero, eppure tu stai facendo confusione: Gesù lo diceva ai suoi discepoli e certamente non era un no global, ovvero non basta essere persone miti per non “perdere la vita” (come diceva lui), ma la mitezza è una delle caratteristiche a cui dovrebbero aspirare i cristiani. Questo è il senso del Discorso della montagna. Ti prego di non far confusione e non estrapolare pezzi del Vangelo per strumentalizzarli per il tuo piacimento eco-solidale, che genera soltanto confusione.

      • Luca ha detto in risposta a Woody85

        Ti ringrazio Woody: non basta. Tuttavia lasciami osservare che in tutto il nuovo testamento (tantomeno nel discorso della montagna) non si trova mai un riferimento ad un criterio di “appartenenza” (politica, ecclesiale, tribale … in sintesi quello che definiamo “fondamentalismo”). Troviamo invece un costante riferimento all’uomo, a tutti gli uomini (Gesù definiva sé stesso “figlio dell’uomo”). Addirittura si potrebbe osservare come alla radice del cristianesimo ci stia un grandissimo discorso sulla libertà dello Spirito direttamente contrapposta ai criteri legalistici di appartenenza (penso soprattutto a S Paolo ai Galati). Dunque io trovo semplicemente assurdo strumentale e fuorviante discutere di “eredità” della terra in termini demografici. Questo sì che fa una confusione tremenda e pericolosa. Non basta dicevi. Io penso che forse quel che servirebbe è una riflessione comune e aperta (da “figli dell’uomo”) e sulla vita e sulla terra. Mi illudo che questo corrisponda in qualche modo alla mitezza evangelica mentre penso davvero che rinchiudersi ciascuno nel suo fondamentalismo sia il suo dannoso esatto contrario.

        • Woody85 ha detto in risposta a Luca

          Io leggo soltanto la sintesi di una indagine sociologica in contrasto con la tesi della secolarizzazione. Tu invece di quale articolo stai parlando dato che trai una conclusione spiritualista?

          • Luca ha detto in risposta a Woody85

            Non sono un sociologo ma so per mestiere che non si possono trarre conclusioni su di un fenomeno complesso (come in questo caso la secolarizzazione) prescindendo da un’analisi delle cause, dalle risposte che le religioni danno al bisogni di “senso” delle persone, dalle dinamiche del processo (letto appunto come confronto tra “tribù” chiuse ed impermeabili). Sembra soprattutto un discorso a “tesi”.
            Perciò mi sono limitato a vagliare l’articolo di Roberto Reggi e l’intervista linkata alla luce di quanto in tanti anni mi é stato insegnato dal vangelo e dalla Chiesa. Ho imparato ad esempio a non contraopporre “secolarizzazione” alla scelta religiosa e a dare il valore più ampio alla responsabilità individuale. Questo mi fa ritenere “ridicola” la suddetta tesi sociologica. Non è sempre semplice condensare considerazioni per loro natura molto vaste, ma se qualcosa di quel che scrivo ti incuriosisice o interessa devi solo sottolinearmelo e provo ad approfondire.

  5. Bichara ha detto

    “una nota di ottimismo, va notato che le (seppur sanguinose) sommosse della recente “primavera araba” hanno messo in risalto in questi paesi il valore della democrazia, con la sostanziale uguaglianza civile”
    Si , talmente vero che sono al potere gli islamisti
    Non so se lo scrittore sta scerzando o sta spacciando i propri desideri per realtà concrete
    Ha sentito della mattanza in atto contro i cristiani in egitto in queste ore?

  6. Roberto Reggi ha detto

    Ciao Bichara. Ovviamente questo aspetto (lo slittamento fondamentalista dopo le rivoluzioni) c’è, è innegabile. E’ stato presente in tante altre rivoluzioni, che sono partite con intenti riformisti comprensibili e finite con totalitarismi (p.es. rivoluzione inglese, francese, russa, cinese). Nel caso delle rivoluzioni islamiche, passata questa fase estremista, come dicevo la speranza è che le donne ora protagoniste riescano a innescare il rinnovamento dell’islam.

    • Bichara ha detto in risposta a Roberto Reggi

      Speriamo !
      Qualcosa mi dice che può , in un futuro non troppo prossimo , accadere che le masse islamiche ipnotizzate, capiscano che son caduti dalla padella nella brace con in questa presunta primavera.
      Per ora , libertà , eguaglianza e giustizia sono concetti che riguardano gli infedeli….i problemi seri sono: sapere con quale piede entrare in bagno e se la propia saliva può infrangere il digiuno del ramadan (anche se questa mentalità medievale che ci infesta laggiù farà si che il ramadan sia rispettato volenti o nolenti…per carestia…
      Un caro saluto a lei e ai suoi lettori

  7. Michele Silvi ha detto

    “La speranza è che l’Islam, nel prossimo futuro, si impegni in un lavoro di ripensamento di alcuni fondamenti dottrinali che possono essere incompatibili con la cultura occidentale: la schiavitù, la condizione femminile, la violenza religiosa, la libertà di culto, dunque in generale i diritti umani”

    Fossi un musulmano le risponderei…

    “Ma se lo faccia lei, il ripensamento!”

    La speranza (mia, almeno) è che ci siano conversioni, per il resto la loro cultura è la loro e la nostra è la nostra, che si evolvano secondo la loro natura.
    Storicamente le culture nate dalle fusioni o modificate artificiosamente hanno fatto una finaccia che è, dopotutto, quella che stiamo facendo noi (come europei intendo).

    • Mattia ha detto in risposta a Michele Silvi

      Se non ci sono diritti umani è assai difficile che ci siano conversioni, almeno pubbliche, dato che l’evangelizzazione e l’apostasia sono severamente puniti

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