Ipotesi su come fermare il femminicidio…

Femminicidio 
 
di Francesco Agnoli*
*da Il Foglio 28/02/13
 
 

Si fa un certo parlare, da un po’ di tempo, di “femminicidio”. Cioè di un numero crescente di donne vittime di omicidi passionali, di raptus, di gelosie, di colpi di testa in seguito a una relazione difficile, a un amore fugace, a un matrimonio che si rompe…

Amore libero, sesso libero, divorzio facile ecc. avrebbero dovuto liberare l’umanità da tutto questo. Accantonato il vecchio concetto di peccato, di concupiscenza, e di temperanza, e tutto il patrimonio rétro del cristianesimo, avremmo dovuto vivere in un mondo sessualmente soddisfatto e felice. Fatto di uomini e donne emancipati, leggeri, che stanno insieme e che si separano, che hanno relazioni carnali e che le archiviano, senza contraccolpi, senza rimorsi, senza problemi. Non è andata così. E allora giù di appelli e di manifestazioni. Ah, se veramente il mondo si cambiasse così, con due star della tv, un manifesto sui giornali, e un po’ di retorica… La natura umana, ahimè, è leggermente più complicata. Ho provato allora a immaginare la ricetta più moderna, contro questo terribile fenomeno. Ho pensato che si potrebbe risolvere il problema, legalizzandolo. E’ una soluzione, dicono, che avrebbe funzionato per l’aborto e che potrebbe funzionare per la droga. Perché non, allora, per i femminicidi?

Oppure si potrebbe provare una soluzione di stampo femminista radicale: che le donne non abbiano più a che fare con quei porci violenti degli uomini. Segregazione dei sessi. Solo “matrimoni” tra maschi e “matrimoni” tra donne. Insieme al divorzio sempre più veloce, e al matrimonio dei preti, sono ormai il futuro. Uomini con uomini, così se ci scappa il morto, non si possono fare recriminazioni di genere. L’unico contatto con le donne sia rigidamente controllato: apposite agenzie, già esistenti, si occuperanno di affittare gli uteri agli “sposi” uomini e di consegnare alle gestanti, brevi manu, l’embrione congelato, così da impedire promiscuità di sorta. Le donne, invece, con donne, e per procreare, siringoni di sperma, quelli che negli avanzatissimi paesi del nord Europa che fu protestante, si vendono via Internet.

Oppure si potrebbe introdurre nelle scuole un altro po’ di educazione sessuale, non più a dodici anni, ma a partire dagli otto (accade già): sesso, sesso come tecnica, fin da piccoli, così ci si abitua, e se da grandi le cose vanno male, niente drammi. La tecnica aiuterà a superare… Del resto “rispettare una donna è… usare il preservativo”. Oppure si potrebbe aumentare un po’ la dose media di pornografia giornaliera: anche qui, carne, carne, carne, vista in modo asettico, come dal macellaio (una coscia di vitello qua, un petto di pollo là). Chissà che non serva a rendere noi uomini meno possessivi, meno gelosi, più elastici.

Sarà perché molto moderno non sono, però mi sembra che quella sopra indicata non sia la strada più efficace. Forse è ancora meglio ricorrere alla ricetta di un tempo, quella che mette in gioco l’uomo, ogni singolo uomo, la sua responsabilità, senza cancellare mai del tutto i rischi insiti nella nostra natura decaduta. La ricetta è quella evangelica: “Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio”. Non è facile essere puri di cuore. La purezza, insegna la chiesa da secoli, è un habitus dell’animo, che si conquista con il sacrificio (per esempio della quaresima), dicendo no, tante volte, alla concupiscenza; rifiutandosi persino di desiderare una donna altrui, nel proprio cuore; opponendosi alla tentazione di ridurre una persona al suo corpo, alla sua carnalità; controllando e domando la voce spesso impersonale e potentemente distruttiva dell’istinto.

La carne, per il cristianesimo, è “il cardine della salvezza”, ma solo se non ne veniamo fagocitati; se non diveniamo schiavi dei suoi capricci, dei suoi voleri mutevoli, delle sue pulsioni bestiali. Oggi, mi confida fra Renzo Gobbi, iniziatore con alcuni amici religiosi, dell’associazione “Cuori puri”, «il materialismo fa relativizzare l’amore riducendolo a passione: ma così la famiglia, e l’individuo, si distruggono, perché la passione passa dopo tre minuti di rapporto, dopo un litigio…». La passione, se è da sola, si consuma e ci consuma. Si impadronisce di noi, e poi ci butta via, come stracci. «San Francesco – continua Gobbi – dice che le virtù sono tutte sorelle: la purezza è sincerità, perché riserva all’atto il suo significato vitale; è ricchezza, perché riconosce la preziosità dell’altro; è libertà perché non fa ‘dipendere’ dall’altro; è gioia perché permane e non passa come la passione; è prova di un amore che non ha bisogno di prove…».

I cuori puri non solo vedranno Dio, nella vita beata futura, ma già lo intravedono, qui: perché il loro sguardo è liberato, profondo, capace di dare alle creature il loro posto, alle esigenze dell’animo e a quelle del corpo, la loro giusta posizione. Allora la creazione, l’amore, il rapporto anche carnale, tutto, viene visto così come Dio lo ha voluto, come lo ha progettato. Dove ci sono cuori puri non c’è rapporto fondato sulla menzogna, né sul piacere egoistico, né sulla lussuria, che sono le fonti dell’odio e della violenza omicida.

65 commenti a Ipotesi su come fermare il femminicidio…

  • manuzzo ha detto:

    allora? dove sono i troll che dicono che il femminicidio è colpa del cristianesimo? Ancora non passano all’assalto con le solite baggianate?
    Magari vedo la sparata isterica del giorno e mi faccio due risate, chessò, i preti insegnano che la donna deve essere sottomessa (purtroppo la gente davvero ci crede, ma nel catechismo non ho trovato ancora nulla di simile), e che è giusto uccidere per onore (anche qui non trovo nulla di simile nel catechismo). Però se lo dicono gli anticlericali, allora è vero, è così, anche se non c’è scritto nel catechismo, c’è scritto perché lo dicono loro e noi dobbiamo fidarci i loro “perché è così”. Pena i soliti patetici isterismi e gli insulti più o meno puerili.
    Io li voglio i troll con le loro assurdità, mi fanno ridere…. uffa. Vabbè, aspettiamo le loro sparate…

    • Ivanom ha detto:

      Non solo il femminicidio ma anche
      la crisi
      la pedofilia
      la disoccupazione
      le guerre
      le malattie
      le criminalità organizzate
      la depressione
      la mancata libertà
      la violenza
      il fascismo / nazismo
      le armi
      varie ed eventuali

      Eppure il Cristianesimo c’è, viva Dio!

  • Controinformato ha detto:

    “femminicidio” mi sa troppo di retorica femminista

  • StevenY2J ha detto:

    Questo sito pubblica articoli seri e frutto di ricerche come quello, di oggi, sulla SNAP statunitense e, al contempo, delle banali provocazioni del tutto campate per aria come questa.

    Premesso che la violenza sulle donne non é certo colpa del cristianesimo e premesso che la dottrina cristiana, ovviamente, insegna a rispettare ogni essere umano, uomo o donna che sia, questo articolo é il solito luogo comune che critica la laicità dello Stato (divorzio, sesso libero…) come se, sessant’anni fa, la violenza sulle donne non esistesse.

    La violenza sulle donne non é un fenomeno nuovo. Anzi, forse oggi se ne prende finalmente coscienza. Cinquant’anni fa, quando si viveva in un Italia sostanzialmetne patriarcale e maschilista, la donna era sottoposta all’autorità del padre e, dopo il matrimonio, a quella del marito. E padre e marito potevano, sostanzialmente, metterle le mani addosso se “non obbediva”, senza troppe difficoltà.

    Provocatoriamente (e stupidamente), l’articolo suggerisce di “legalizzare” l’omicidio delle donne. Peccato che, fino a poco tempo fa, la “causa d’onore” era un attenuante nei reati, sostanzialmente, contro la donna. In altre parole, se mia moglie mi tradiva, io avevo la possibilità di picchiarla o di ucciderla con conseguenze penali molto leggere.

    Nessuno vuole accusare il cristianesimo per la violenza sulle donne (peraltro, non mi sembra che qualcuno l’abbia mai fatto e non é certo la mia intenzione) ma questo articolo usa la vecchia retorica stantia secondo cui “il mondo di oggi fa schifo, mentre in passato si stava meglio.” Mi dispiace, ma non é proprio così.

    • Laura ha detto:

      L’articolo in realtà lo ha pubblicato Il Foglio.

      In ogni caso l’articolo dimostra perfettamente che la liberalizzazione sessuale non ha guarito la violenza sulle donne che tu giustamente ricordi, ma ha soltanto aumentato esponenzialmente il problema.

      Tanto che la ricerca dimostra che le donne divorziate o conviventi subiscono più abusi e violenze di quelle sposate: http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/23237180

    • Penultimo ha detto:

      Ho usato la funzione trova,per capire dove in che parte dell’articolo qualcuno avesse parlato di una sorta di innamoramento del passato,sono ritornato al suo commento.Alloro ho provato con la parola “oggi” e sono arrivato all’articolo.In ogni caso,E’ la solita retorica mi perdoni,di far passare tutti gli uomini che ci hanno preceduto come dei barbari,non è vero che la storia è piena di barbari.

      • StevenY2J ha detto:

        Cara Laura, mi é effettivamente sfuggito che l’articolo lo ha pubblicato il Foglio ma ciò non significa che sia, automaticamente, di buona qualità.

        Signor Penultimo, io, invece, ho usato la funzione trova per capire dove, nel mio commento, avrei tentato di far passare tutti gli uomini che ci hanno preceduto come dei barbari.

        Il mio commento voleva solo evidenziare che non é assolutamente vero che quella che qui viene definita “rivoluzione sessuale” o “liberalizzazione sessuale” ha determinato la violenza sulle donne. Gli uomini idioti che se la prendono con i più deboli (donne, bambini, religiosi, anziani…) sono sempre esistiti ed esistono tuttora. Ovviamente, sarebbe utopico ed irrealistico pensare che la “liberalizzazione sessuale” avrebbe posto fine alla violenza sulle donne, proprio perché gli idioti esistono sempre.

        Ciò che non mi piace molto sono i nostalgici di un passato che, francamente, non era migliore del presente (il che non significa che il presente sia migliore del passato, ma solo che sono cambiati i problemi e le situazioni).

        E’ un po’ come chi sostiene che “sotto il fascismo si stava meglio”. Mia nonna ha vissuto il periodo fascista e da povera contadina non stava affatto bene… ed era molto felice di vivere nel nostro 2012 e non nel suo 1938.
        Fra parentesi, mio nonno non é mai stato violento con lei e, quindi, non era un “barbaro.” Allora come oggi, c’erano uomini (e donne) buoni e uomini (e donne) imbecilli.

        • Laura ha detto:

          Non capisco dove tu abbia letto una nostalgia verso il passato, anzi se andiamo a vedere la presentazione di UCCR si legge: ” Adotteremo un taglio nè pessimistico, nè moralistico: il primo non sarebbe razionale con la novità dell’annuncio cristiano, mentre il secondo inviterebbe a deprecare la situazione presente, in nome di un passato che doveva essere certamente migliore. Il che è tutto da dimostrare.” https://www.uccronline.it/uccr/

          L’articolo offre una tesi che da giovane donna condivido: la liberalizzazione sessuale ha prodotto soltanto nuove forme di malattie sessuali e non ha corretto i dati sul femminicidio.

          Anzi, come ti ho fatto notare, gli studi indicano che le donne divorziate o conviventi vengono maggiormente abusate di quelle sposate. Tu continui a dire che “non è vero”, io continuo a citarti questo studio: http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/23237180

        • Penultimo ha detto:

          Appunto dunque non è una questione di passato, presente, e futuro:nè delle leggi di passato,presente e futuro.Feminicidio infatti è una parola neologistica che introduce una ideologia di lotta a un male che non dipende dal modello culturale nè dal tipo di cultura in cui si trova,sia che “nell’adesso” si sposti in atre culture,sia in riferimento alle culture del passato.Non è nemmeno una questione di una “società maschilista”,è inconsistente tanto quanto è inconsistente la parola “maschilicidio”.La “liberalizzazione sessuale” semmai ha reso la donna OGGETTO e fine del piacere,in questo non pare sia cambiato qualcosa ,se non nella sua forma.Infatti l’articolo ha detto che non l’ha risolta,e cioè non è che atacca di per se un concetto di rivoluzione sessuale,ma l’atto sessuale che pone la donna come OGGETTO grotesco di piacere e basta.Per me invece dal passato sono cambiate indubbiamente tante cose,ma non la sostanza delle cose.Vede non è che se prima li chiamavo e oggi li chiamiamo “banchieri” sto al fine indicando essenze diverse.
          Esiste dunque un problema che alla fine è un problema sempre esistito.Non è detto che un problema esista in una sola forma,ma che esista la medesima cosa in forme diverse.Rislvere questo problema non consiste nell’emanare una legge che esegue un atto coercitivo che tuttavia non rislve il problema ma bensi trovare un sistema educativo per rislverlo, come per esempio avviene nel pensiero di Jacques Maritain.E di certo non si vede come l’atto di legalizzarlo (provocatorio indubbiamente).La violenza essenzialmente avviene nel qual caso si reputa l’altro OGGETTO di possesso,in tal caso la rivoluzione a comunque mercificato la donna.

          • StevenY2J ha detto:

            Caro Penultimo, la violenza si verifica perché un soggetto é più “forte” di un altro, più “debole”. In questo senso, la donna diventa oggetto di violenza da parte di numerosi idioti che esistevano ieri come esistono oggi. E’ un po’ come accade a scuola: il più “forte” (apparentemente) rende vittima il ragazzino più “debole”, ovvero più timido, più introverso o più sensibile.

            Quella che voi definite “rivoluzione sessuale” o liberalizazzione sessuale, dal mio punto di vista, non ha lo scopo di evitare la violenza sulla donna ma é una conquista di libertà. Nel senso che una donna insoddisfatta del proprio matrimonio ha la possibilità di divorziare. Una donna ha la possibilità di cambiare partner senza essere etichettata come una puttana… Insomma, tutte cose che l’uomo ha sempre avuto la possibilità di fare e la donna no, perché prevaleva la mentalità che la donna dovesse rimanere confinata in casa a sfornare figli e pulire.
            Poi, é ovvio che ogni libertà andrebbe usata con il cervello acceso.

            Il problema della violenza sulle donne, a mio avviso, non va affatto ricollegato alla “libertà sessuale”, come fa l’articolo nella sua prima parte.
            Al contrario, sono d’accordo che una maggiore diffusione di valori di fratellanza, comprensione reciproca e affetto possono decisamente migliorare la situazione. Valori che il cristianesimo certamente diffonde e difende ma che, a mio avviso, sono del tutto compatibili con un uso razionale della “libertà sessuale” conquistata dopo il ’68.

            Per fare un esempio, ci sono tante persone separate o divorziate che, tuttavia, si rispettano reciprocamente. E, ovviamente, il divorzio così come i rapporti sessuali “liberi” sono facoltà, non certo obblighi imposti dalla legge.

            • Laura ha detto:

              Rimane il fatto che continui ad evitare: le donne divorziate o conviventi subiscono più violenze di quelle sposate.

            • Penultimo ha detto:

              “Caro Penultimo, la violenza si verifica perché un soggetto é più “forte” di un altro, più “debole”. In questo senso, la donna diventa oggetto di violenza da parte di numerosi idioti che esistevano ieri come esistono oggi. E’ un po’ come accade a scuola: il più “forte” (apparentemente) rende vittima il ragazzino più “debole”, ovvero più timido, più introverso o più sensibile.”

              Sono parzialmente d’accordo,nel senso è vero che c’è un’oggettiva diversità tra uomo e donna.Molte femministe la contesterebbero per questa degressione,io mi trovo d’accordo con lei.L’analogia con i bambini e un pò strana,non penso che la donna sia in realtà più timida dell’uomo e viceversa,dipende dall’individuo,più sensibile.Certo tuttavia questo non è in linea con le prese di posizione attuali di alcuni soggetti che ritengono la donna perfettamene identica all’uomo,cosa parzialmente vera,non per una questione,del più forte o del più debole,ma per una genuina diversità che non si risolve in rapporti di forza/debolezza,ma di coniugazione,la donna ha una suo “modo” d’essere diverso da quello dell’uomo.Questo modo d’essere non significa che sia il “più debole”,se per più debole si intende “debole” in senso meramente “fisico” o di soprafazione.L’uomo non è detto che sia il più forte dipende da cosa si intende per più forte,come lei stesso specifica.Non penso che la sensibilità femminile la renda più debole in maniera necessaria.Ma a parte ciò sono d’accordo con lei sul significato di “diversità” che tuttavia per me non si risolve in tale dicotomia,ma si risolve in due concetti:”parità di dignità” e “diversità di natura”.La dignità è in tal caso il fatto che la donna e l’uomo hanno la medesima dignità e la dignità dell’uno non sorpassa quello dell’altro,la natura invece è diversa,ovvero ci sono “qualità” profondamente diverse.Qualità diverse tra i due,ma necessariamente reciproche, si uniscono formando “un’unica” dignità pur mantenendosi distinte.Sia ben chiaro,non ho la credenza,che la donna è sempre solo la più debole,e l’uomo sempre e solo il più forte,proprio questo mi sembra,un residuato di quella cultura che,una buona parte dei non credenti contesta.Tuttavia, nemmeno si può dire qualcosa sulla “dignità” senza sapere cosa essa è,un buon inizio è comprendere che la dignità va rispetatta come diceva Titti,più in giù,solo che c’è la difficile comprensione,che si rispetta ciò che si ama in se stessi,le leggi dello stato non insegnano ciò.

              Quella che voi definite “rivoluzione sessuale” o liberalizazzione sessuale, dal mio punto di vista, non ha lo scopo di evitare la violenza sulla donna ma é una conquista di libertà. Nel senso che una donna insoddisfatta del proprio matrimonio ha la possibilità di divorziare. Una donna ha la possibilità di cambiare partner senza essere etichettata come una puttana… Insomma, tutte cose che l’uomo ha sempre avuto la possibilità di fare e la donna no, perché prevaleva la mentalità che la donna dovesse rimanere confinata in casa a sfornare figli e pulire.

              Non siamo d’accordo per la seguenti ragione:

              Dal punto di vista storico/sociale il 68 si è proposto oltre che la tematica dell’aborto si ha una vera e propria rivoluzione sociale,quella proprio di porre il sesso come fine.Dico 68,ma è un’amenità infatti il pensiero è quello libertino.

              Per quante volte deve divorziare dopo che si è sposata?
              Ciò non implica che sia una prostiuta, spesso le prostitute non fanno il loro mestiere per libertà di scelta ma perchè imposte da aguzzini, semplicemente è una persona irresponsabile come lo sarebbe un uomo,incapace assolutamente di formare una relazione stabile con il partner,dunque “puttana” nel senso retorico esposto non signica una apostatizzazione materiale, ma piuttosto ‘incapacità di fondare relazione stabili,inaffidibile dal punto di vista coniugale,e francamente non trovo nè mariti nè mogli al di là dell’inutile retorica,che gioiscano della libertà del partner di tradirli a ripetizione.Perchè?Per un motivo banalissimo: il sesso che è una parte del rapporto tra esseri umani, non è il fine del rapporto stesso,ma mezzo del rapporto e non l’unico.C’è una gran diversità tra fare sesso come gli animali e fare sesso con la persona che reputi sia la tua compagna/o per la vita.Dunque quando parliamo di rivoluzione sessuale parliamo di questo concetto,la morale tenderà a ampliare il concetto di sessualità,tuttavia l’animale è e sarà sempre senza coniugi.Se poi c’è l’oggettiva felicità di essere come l’animale,e sono convinto che lei sarà d’accordo con me,non implica che lo obblighi a non esserlo,può vivere come un animale,sia esso uomo o donna.Ovviamente possiamo parlare d’aborto ma non solo di aborto,bhè spero che non si arrivi a tale ignoranza:abortire per essere più liberi di fare sesso,anche perchè sarebbe degradante parlare dell’irrazionale animale che autostupra la sua dignità.
              Riguardo la locuzione “sfornare” siamo di nuovo alla retorica che tenta di fare un dipinto,oserei dire un tantino bizarro e variopinto,di pensare che suo nonno come mio nonno,fossero i padri padroni e gli stupratori di povere donne indifese.Semplicemente la donna in quel periodo era inserita in quel contesto sociale,che io o lei potremmo reputare degradante,e magari la stessa nell’atto di vedere questa nuova concezione potrebbe vederla degradante,anzi stranamente erano proprio le donne ancora prima degli uomini a classificarle con quella terminologia,si pensi quanto il femminismo a poco da dire.Non si sa come il relativista etico possa esprimersi inerentemente senza contradirsi su ciò,ma questo non in linea con la sua posizione,ma quella di alcuni moralizzatori della storia molto etici e poco relativisti.Pulire invece che lei disprezza serve per non tenere la casa come un porcile,forse l’atto del pulire è un atto di debolezza?No,non è una visione degradante della donna come non lo sarebbe di uomo intento a pulire.Tante donne oggi puliscono nelle case di tante persone,e lei pensa che non abbiano una loro dignità perchè puliscono?

              “Il problema della violenza sulle donne, a mio avviso, non va affatto ricollegato alla “libertà sessuale”, come fa l’articolo nella sua prima parte. ”

              Sono d’accordo è legato alla visione dell’osannazione del sesso come fine del rapporto.Ma non nel senso ipocrita della visione sessuale moralistica,ma della visione della sessualità come solo atto animalesco stile “libido” freudiana.Quando uno arriva verso la famiglia,si presume sia maturato dalla fase adolescenziale.

              “Per fare un esempio, ci sono tante persone separate o divorziate che, tuttavia, si rispettano reciprocamente. E, ovviamente, il divorzio così come i rapporti sessuali “liberi” sono facoltà, non certo obblighi imposti dalla legge.”

              Va bhè è un esempio incongruente perchè ci sono quelle che si detestano vicendevolmente (non so se siano maggioranza o minoranza).Certo ma fine dell’individuo non è la la legge,ma lo sviluppo interiore che fa seguire una legge,la legge altrimenti è vuota e priva di senso,semplicemente non c’è legge migliore dell’individuo che educa interiormente se stesso,anzitutto alla sua dignità,poi alla dignità dell’altro.E questo,ma glielo dico più da cristiano,avviene se si impara anche a dare quella dignità a quel Dio che ti avrebbe detto di imaparare a sopprtare l’altro perchè anche tu stesso spesso sei stato sopportato da altri,dunque a non divorziare alle prime insulsaggini,èerchè oggi si divorzia anche per insulsaggioni,o meglio ci si separa.
              Ovviamente le donne sposate subiscono meno violenze perchè una famiglia protegge la donna in maniera molto più netta rispetto alla libertà sessuale,o vagabondaggio da partner a partner,che penso alla lunga infligga molte più sofferenze di quanto non potrebbe darti un matrimonio.

              • StevenY2J ha detto:

                Quando parlo di “forte” e “debole” mi riferisco sostanzialmente ad una questione puramente fisica. L’uomo, nella stragrande maggioranza dei casi, ha una forza fisica (o bruta) maggiore della donna (a meno che questa non conosca le arti marziali) che le consente di sopraffarla e usarle violenza.
                Sono dell’idea che non ci siano “differenze” mentali o spirituali tra uomo e donna perché così come esistono uomini chiusi, timidi e remissivi esistono anche donne aggressive e che, nel rapporto, come si dice “portano i pantaloni”.
                In alcuni rapporti, é l’uomo a subire una “violenza” psicologica o mentale da parte della donna. In tribunale mi sono capitate alcune di queste situazioni. Se, però, si parla di violenze fisiche, percosse o stupri é chiaro che la maggiore forza fisica dell’uomo gli consente di essere, nel 99% dei casi, carnefice e non vittima.

                Per il resto del tuo discorso, Penultimo, io sono dell’idea che la libertà sia il valore fondamentale di ogni persona, uomo o donna che sia. Per mia inclinazione, ad esempio, non credo di essere in grado di legarmi ad una sola persona o ad un solo luogo o ad una sola “routine” per tutta la vita.
                Ritengo, d’altra parte, che libertà non debba essere sinonimo di incoscienza. Da questo punto di vista – parlo per me, ovviamente, poi chiunque é libero di comportarsi come meglio crede – ritengo che ogni persona dovrebbe evitare di avere migliaia di partners, di sposarsi e divorziare più volte, di tradire il compagno/a.
                In questo senso, la mia visione della vita si avvicina alla morale cattolica, pur essendo meno “rigida”. Ovviamente, non pretendo di imporre la mia morale alle altre persone o attraverso la legge ma, personalmente, pur senza credere all’indissolubilità del matrimonio, non sono una persona che entra ed esce dai letti altrui e non tradirei proprio mai la persona con cui ho una relazione.

                Anche il divorzio, dal mio punto di vista, dovrebbe essere uno strumento per risolvere situazioni di crisi insormontabili mentre spesso se ne abusa per delle piccolezze facilmente superabili.
                Da ultimo, sono fondamentalmente contrario all’aborto se non in situazioni di assoluta emergenza, ovvero in caso di pericolo per la vita o per la salute fisica della donna.

                In un certo senso, la massima che tu citi di “imaparare a sopprtare l’altro perchè anche tu stesso spesso sei stato sopportato da altri” é quella che applico ogni giorno, con tutte le persone, pur senza credere in alcun dio. Come vedi, non siamo così distanti, dopotutto.

                Ritengo, però, che strumenti come divorzio, libertà di scegliere un proprio partner, convivenza more uxorio se utilizzati, come si dice, “cum grano salis” possano anche migliorare la vita. Se se ne abusa, invece, la rovinano certamente.

                La violenza sulle donne, invece, più che al ’68 mi pare da ricollegare ad una violenza insita nel cuore di molti uomini, una violenza che si sfoga non solo contro la donna ma anche contro l’extracomunitario, contro il gay o presunto tale, contro il vicino di casa, contro l’animale maltrattato. Ovvio che l’insegnamento cristiano può aiutare a superare e sconfiggere questa violenza ma teniamo presente che non si tratta di un fenomeno nuovo della modernità ma di qualcosa che é sempre esistito, oggi come in passato.

                • Penultimo ha detto:

                  Steven,io invece sulla dicotomia forza/ debolezza poichè hai specificato che riguarda la forza fisica,non mi trovo d’accordo per un apostatazione logica:

                  Il fatto che l’uomo sia biologicamente più forte non implica necessariamente che sia anche violento.

                  Nel senso che non la possa assumere poichè è un post hoc ergo propter hoc su falsa causa.Infatti non è detto che la possibilità di essere forti impliche l’essere violenti,dunque la causa non risiede nella forza fisica maschile ma in altro.Dunque in senso logico la violenza non può dipendere solo dalla forza disica,ma la forza fisica è un mezzo a posteriori in efetto di una causa che scatena la violenza, che non è la forza stessa.Riguardo poi alle possibilità che nell’atto d’essere siano identici,purtroppo per mezzon induttivo non posso concordare perchè ci sono innumerevoli ricerche che confermano sostanziale differenza sul piano psicologico tra uomo/donna (poi ovviamente c’è quello fisico ormonale),differenza che tuttavia non si risolve in dicotomie superiorità/inferiorità,tuttavia specifico l’atto di non affermare tale dicotomia non implica che la differenza non sussista,sussiste in modi che non hanno grado quantitativo,ben venga dunque una pari dignita insieme a uno oggettiva diversità altrimenti e come faremmo noi uomini a innamorarci delle donne e le donne degli uomini?Ci innamoreremmo di cose identiche alla nostra natura,la vedo ardua altrimenti non saremmo etero.Gli altri pensieri non li riprendo perchè essenzialmente allungherebbero il discorso in maniera esagerata.Riprendo tuttavia l’ultimo pensiero:

                  “La violenza sulle donne, invece, più che al ’68 mi pare da ricollegare ad una violenza insita nel cuore di molti uomini, una violenza che si sfoga non solo contro la donna ma anche contro l’extracomunitario, contro il gay o presunto tale, contro il vicino di casa, contro l’animale maltrattato. Ovvio che l’insegnamento cristiano può aiutare a superare e sconfiggere questa violenza ma teniamo presente che non si tratta di un fenomeno nuovo della modernità ma di qualcosa che é sempre esistito, oggi come in passato.”

                  In realtà signor steven lei è troppo pessimista,di questi casi ci sono anche gli opposti io per esempio potrei dirli che ho un amico islamico con cui parlo dall’età di 13 anni.Tralasciando esattamente in modi con cui la violenza si manisfesta,in fondo lei osserva che giustamente:

                  “La violenza ha forme diverse ma un identico concetto.”

                  Dunque la violenza come concetto è identico a se stesso,ma si manifesta in modi diversi.Anzitutto tuttavia anche la bontà a un suo identico concetto e si manifesta in modi diversi.Qua sarebbe poi da aprofondire più che i modi le cause della violenza,che non dipendono dal credo,dalla razza,dalla nazionalità,dal luogo,dal contesto storico.Sarebbe da domandarsi dunque Cosa è la violenza?Questo è utile per identificarene la causa reale,per sapere cosa è utile e anche chiedersi cosa non è violenza.Ma solo a usare la locuzione “violenza” potrebbe scriverci libri cosi come della bontà.Tuttavia per me è ricollegabile anche al concetto di “possesso sessuale” con questo concetto intendo una libertà che si manifesta nel “possedere l’altro” prima ancora che sessualmente.In raltà spesso la ricerca esasperato del “piacere” non è la cosa essenziale della vità,anzi direi che il piacere epicureo non è un senso assoluto.Prenda l’atto del matrimonio non ci si sposa per piacere fsico sessuale,ma per una forma di unione intelletiva oltre che sessuale,che è stata coltivata per anni.La violenza in questo senso non è l’atto di condivisione e unione ma di mero “possesso” inapagato,non potendolo possedere allora li usiamo violenza per possederlo contro la sua volontà.Da questo punto di vista il cristianesimo insegna che l’amore non può possedere, può servire ma non possedere.

                  • Penultimo ha detto:

                    Riguardo agli altri concetti sono sostanzialmente d’accordo,certo discutere sul cosa sia la libertà sarebbe lungo.E tocherebbe un tema molto ma molto complesso.D’altro canto una relazione stabile ma la prenda come un consiglio personale,secondo me rende più felici,certo a patto che tu abbia trovato la persona giusta.

  • Titti ha detto:

    Forse si potrebbe insegnare il rispetto, a prescindere dal sesso di appartenenza, si potrebbe insegnare che tutti siamo nati liberi, e nessuno è padrone di nessun altro, che bisogna condividere, non sottomettere o accettare di essere sottomessi, infine, ma non meno importante, se si comincia a lasciare in galera, chi commette un omicidio, senza attenuanti di sorta, magari qualconsa comincia a cambiare.

    • lorenzo ha detto:

      Rispetto, libertà, uguaglianza, condivisione, altruismo, dignità, giustizia…: noto che apprezzi gli insegnamenti evangelici.

    • Michele ha detto:

      Tutte belle parole, che vengono quotidianamente insegnate nelle famiglie, a scuola, in parrocchia, ecc. I risultati sono sotto gli occhi di tutti.
      Il punto è che se uno, nella situazione concreta, ha più vantaggi nel non rispettare il prossimo, a sottometterlo ecc. lo farà tranquillamente senza porsi troppi problemi o indulgere nei “moralismi” di cui sopra.

    • Gibbì ha detto:

      “….se si comincia a lasciare in galera, chi commette un omicidio, senza attenuanti di sorta, magari qualconsa comincia a cambiare.”

      Sono d’accordissimo.
      Naturalmente a condizione che valga per tutti
      Anche per le madri che ammazzano i figli, che li buttano nel cassonetto, li maltrattano sino alla morte o li infilano nella lavatrice.
      Senza attenuanti di sorta e senza andare alla ricerca delle depressioni post parto.
      Magari qualcosa comincia a cambiare anche per i bambini, che sono veramente i più indifesi di tutti.

  • Penultimo ha detto:

    L’uomo e la donna cosi intimoriti nel farsi vedere amare davanti agli altri,come se ciò fosse una debolezza, cosi bisognosi di amore dagli altri quando son soli.
    La sincerità mostra questa “debolezza”,a volte nè siamo coscienti quindi non la mostriamo, tuttavia,in efetti, ma non è forse vero che noi desideriamo che gli altri siano sempre sinceri con noi?La persona non è solo un “corpo”,non è una massa,nè un individuo meccanico è ciò che c’è più degno in questa strano vivere,val la pena vivere per cio che si ama,non è necessario desiderare di morire per amore, ma vivere come se ogni giorno fosse il più bello con chi amiamo,le disgrazie i contratempi volano via,lasciali andare,afrontali quando sei chiamato/a a afrontarli,ma vivi intensamente e ama,poi se sei un peccatore,perfino ateo,non lo sei abbastanza per non essere amato da Dio.Perche’ come diceva beata Madre Teresa,è inutile andare in capo al mondo per amare il mio prossimo,il mio prossimo è già nella mia famiglia.La cosa più difficile non è essere “altro” ma essere te stesso.Il feminicidio è solo assenza di tutto ciò stupidità incompresa che non comprende,codardia e odio,non verso la donna,ma verso la vita stessa.

  • GT ha detto:

    La donna è uscita dai ranghi, ha preferito la libertà dell’aborto piuttosto che il proprio bene. Mi riferisco alla donna femminista. Purtroppo ciò ha causato una depravazione dei costumi, che ha purtroppo colpito tutti. Siamo tutti dentro questa roba: “libertà sessuale”. Nessuno può tirarsi fuori.

  • Gibbì ha detto:

    Intanto lasciatemi dire che il concetto di femminicidio vorrebbe essere un concetto giuridico – un’aggravante del reato di omicidio – e non un concetto morale.
    In quanto tale, lasciatemi anche dire che il concetto di femminicidio è, come quello dell’omofobia, un concetto aberrante, in quanto presuppone che alcuni crimini siano più gravi di altri e alcune vittime siano più vittime di altre.
    Il che non solo non è vero ma è anche un’opera di colpevolizzazione sociale che costruisce pregiudizi e, quindi, giudizi sommari.
    Secondariamente, se il problema deve essere quello del controllo degli istinti e delle libertà personali, allora io dico che il peso delle responsabilità va diviso in parti uguali, tra gli uni e le altre: gli uomini esercitano il necessario self-control, le donne fanno altrettanto evitando di solleticare gli istinti maschili in modo scientifico e sistematico (che è un po’ quello che diceva, subissato dai politicamente corretti, Don Corsi).
    Per avere detto questa ovvietà Don Pietro Corsi ha rischiato il linciaggio morale, subendo quello mediatico e internettiano.
    Segno che le responsabilità femminili non vogliono essere viste.
    Chiudo osservando, infine, che il femminicidio in quanto tale non esiste da nessuna parte.
    La responsabilità penale – dice il nostro ordinamento a partire dalla Costituzione – è personale; non è mai e poi mai di categoria.
    Parlare di femminicidio significa accreditare qualcosa che non esiste, come parlare degli asini volanti.
    A Costituzione vigente…

    • Titti ha detto:

      Allora introduciamo l’attenuante della provocazione? Un bel ritorno al codice Rocco, complimenti!

      • Gibbì ha detto:

        La provocazione è un fattore di responsabilità, che a lei piaccia o meno.
        Provocazione significa, letteralmente, provocare un’azione.
        Il fatto che non tutte le azioni provocate corrispondano alle aspettative si chiama eterogenesi dei fini.

      • Azaria ha detto:

        Sbaglio o la provocazione e` gia` un attenuante per svariati reati, compreso l’omicidio?
        La mia domanda non e` retorica, lo ignoro realmente.

        Per il resto piena solidarieta` al martire mediatico Don Pietro Corsi, prima di ogni critica si dovrebbe leggere il testo esposto, e non quello riportato dai giornalisti.

        • Titti ha detto:

          Al “martire mediatico”? La mia solidarietà và a tutte quelle donne, e qui in Italia abbiamo, purtroppo, solo l’imbarazzo della scelta, che vengono pestate e uccise e violentate, in nome di che e di cosa? Allora chiudiamo le spiagge, perchè in base al tuo ragionamento, una donna in costume da bagno, provoca! Ma ti rendi conto di ciò che scrivi? Allora tu presupponi che ad ogni violenza, vi sia stato il presupposto di una provocazione, torni indietro di anni, quando nel tristemente famoso “Processo per stupro” gli avvocati difensori cercarono di ribaltare i ruoli, relegando la vittima al ruolo di colpevole, perchè “…se l’era cercata!”, perchè “…noi donne avendo voluto la parità, ci eravamo esposte al mondo, sfuggendo così dall’autorità e protezione patriarcale!”. Ti consiglio di leggerti la vita di Santa Caterina: una donna che all’epoca era uno “scandalo vivente” perchè Gesù le era apparso e l’aveva comandata, anzi, per suo dire “costretta” a vivere nel mondo in mezzo agli uomini, per portare in giro il messaggio cristiano, e per questo presa a male parole dalle monache del suo stesso ordine. Viva tutte le donne contro, ad iniziare da Franca Viola che disse “no!” al matrimonio riparatore col suo violentatore, mandandolo in galera.

          • Azaria ha detto:

            Vedo che continui a (s)ragionare per ideologie.

            Come avevo gia` scritto: faresti bene a leggerti il documento originale esposto, e non quello che i giornalisti pubblicano, ma alle femministe come te l’articolo sensazionalista (e falso) fa molto piu` comodo perche` rimarca quel vittimismo vigliacco che vi contraddistingue.

            Di “tutte quelle donne” come ti ha gia` indicato Nemo giusto qui sotto non c’e` traccia, ci sono (purtroppo) casi di donne uccise, violentate, ecc.
            Non che questo sia una bene (un solo caso di violenza NON giustificato dalla legittima difesa e` una tragedia in se), ma voi usate questi casi (ripeto, che effettivamente sono riprovevoli) per fare vittimismo contro quel prete, e` anche questa vilta` ed in qualche modo violenza (tipico delle becere inutili femministe, non delle donne).

            Quello che ho chiesto io nel precedente intervento (ed ho sottolineato che la domanda non era retorica) e` se la provocazione sia gia` prevista dal nostro ordinamento giuridico come un attenuante per i vari tipi di reato, tutti, nessuno escluso.
            Ma ammetto che questa e` stata colpa mia: mi illudevo che nel frattempo avessi imparato se non a ragionare almeno a leggere. Quando ti toccano nel tuo stupido femminismo spegni i neuroni ed attacchi a testa bassa, non hai ancora capito che i piu` vigliacchi nemici delle donne sono quelli che il femminismo lo sostengono (tu sei fra questi).

            Brava, continua a combattere contro le donne.

            • Azaria ha detto:

              Visto l’andamento del discoro (che comunque e` un OT) prima di essere accusato per non aver rimarcato una cosa che mi sembra ovvia (e dire ovvia forse e` anche poco) la mia solidarieta` va anche alle donne stuprate, uccise ed, in genere, vittime di violenza.

              Aggiunta che mi vedo costretto a fare visto che la rete pullula di persone che (s)ragionano per preconcetti.

            • Titti ha detto:

              Vigliacco vittimismo? Perchè non lo vai a dire a tutti coloro che hanno perso una figlia, una madre o una sorella! Se la provocazione si misura con i centimetri di pelle scoperti che giustificano la violenza, allora mandiamo le donne in spiaggia col bourqa, a parte che il bourqa, non ha protetto le donne afghane dall’essere vittime anche di violenza sessuale. E come giustifichi l’omicidio? Perchè una donna ha risposto? Perchè durante il litigio l’uomo ha sostituito la parola con le mani? Perchè c’è qualcuno così immaturo da non rassegnarsi quando un amore finisce? E’ giustificabile? Come faccio ad essere “amica” delle donne? Dicendogli di restare sottomesse? Dicendogli di coprirsi come fantasmi? Spigamelo tu!!

              • Azaria ha detto:

                Ancora per luoghi comuni. Complimenti.
                Secondo te io giustificherei l’omicidio, ma l’ho scritto piu` volte che ogni minima azione di violenza e` giustificata SOLO dalla legittima difesa (figuriamoci l’omicidio).
                Vedi che le mie osservazioni sul non saper leggere sono del tutto fondate?

                Coloro che (come dici tu) hanno perso moglie, sorella, figlia, ecc. non hanno niente a che fare con il vittimismo, loro sono vittime reali, come le donne che hanno perso e come le donne violentate. Allo stesso modo (anche se, devo dire, in maniera piu` leggera) e` vittima Don Pietro Corsi. I primi vittime di violenze fisiche (e non sempre legate al sesso della vittima) il prete invece vittima di un’ideologia che non ha assolutamente nulla a che vedere con la difesa delle donne.

          • Gibbì ha detto:

            Chissà perché ogni ragionamento che riguarda le responsabilità umane, la loro equa imputazione personale e il tentativo di uscire dal delirio delle colpe e delle innocenze collettive deve sempre, immancabilmente concludersi o accompagnarsi al rituale della solidarietà.
            “La mia solidarietà va a questa o a quella e a quell’altra”.
            Una specie di comunicato stampa della curva ultras che non manca di far mancare il sostegno alla propria fazione.
            Possibile che non si riesca mai ad uscire dall’elencazione preventiva dei buoni e dei cattivi? che ci si debba sempre rassicurare sulle proprie buone intenzioni? che si debba sempre garantire di essere stabilmente dalla parte del giusto?
            Sono gli argomenti che decretano (o dovrebbero decretare) i torti e le ragioni, non le professioni di massima buona fede.
            Sicché, persa nella sua purezza d’animo lei dimentica di guardare al significato della libertà.
            Che non è mai assoluta ma sempre relativa, anche per i puri di cuore.
            Così, la libertà femminile allo “smutandamento” è una libertà che può offendere, che può turbare, che può condizionare e persino corrompere.
            C’è davvero bisogno di fare dichiarazioni preventive di non violenza per affermare un principio tanto elementare? Ossia, che ogni libertà grava sulle spalle di qualcuno?

  • Nemo ha detto:

    Mi dispiace dirlo ma, il fenomeno del “Femminicidio” è tutta una montatura politica.
    Sia ben chiaro, anche una sola donna assassinata è un abominio. Ma qui si sta parlando di “Ecatombe Nazionale”, e 10 servizi giornalistici su 10 associano truffaldinamente tale tragedia (parliamo in media di 200 donne uccise ogni anno) con il fenomeno dello stalking et simili.

    Come per l’omosessualità, si gioca con i numeri e con le parole sommando cavoli e patate per creare il classico minestrone mediatico.

    Non per cinismo ma per necessità e spirito di verità sarò costretto ad argomentare con i numeri.

    In primo luogo su una popolazione di 30 milioni di donne 200 omicidi in un anno sono da un punto di vista statistico irrilevanti.

    Il termine “irrilevante” va inteso nel senso che tale valore (200 omicidi) non può essere letto come una tendenza al “maschilismo omicida” degli uomini italiani. Ripeto, anche un solo morto per violenza è una tragedia ma se vogliamo parlare di “Emergenza Nazionale” o di “Il Parlamento intervenga per fermare la strage”, come titolano i giornali, allora i numeri non ci sono.

    200 donne su 30 milioni che portano la stessa marca di vestiti non fanno tendenza/moda.

    In commercio ci sono medicinali che da un punto di vista statistico provocano più morti ma non per questo vengono etichettati come “armi di sterminio di massa”.

    Il femminicidio poi viene analizzato e propagandato come un fenomeno da associare al maschilismo, allo stalking, alla violenza domestica che la donna subisce dal suo compagno. Insomma, lo si associa ad un rapporto di coppia malato, dove l’uomo pur di non “perdere” preferisce uccidere la sua fidanzata/moglie/amica/amante piuttosto che affrontare i vari problemi in maniera pacifica e civile.

    Fin qui ci siamo e concordo pienamente.

    Ma, in quei 200 omicidi l’anno ci sono anche i casi di uomini che hanno ucciso la propria sorella/cugina/zia/madre per una questione di eredità. Uomini che in un attimo di follia (o perché già affetti da disturbi mentali) hanno ucciso la loro vicina di casa perché aveva il volume della tv troppo alto. L’impiegato/operaio/professionista che fa fuori la sua “rivale” sul lavoro. Insomma, una pletora di casi in cui il fatto che la vittima sia una donna è puramente accidentale. Per capirci, se per una questioni di soldi un uomo uccide una donna non vi è motivo di credere che, a parità di motivazioni, non commetta lo stesso reato nei confronti di un uomo. Ne è prova il fatto incontestabile che gli omicidi di uomini da parte di altri uomini sono numericamente superiori ai femminicidi.

    In altri termini, non ci troviamo, in questi casi, difronte a: “Omicidi di donne in quanto donne”.

    Ancora non credete alla politicizzazione del fenomeno?

    Benissimo.

    In una puntata di Porta a Porta dedicata “alla strage delle donne in Italia” Bruno Vespa se ne esce con un servizio intitolato “L’Italia non è un paese per donne” però, caso strano, durante la trasmissione di tutto si parla tranne quale sia il paese, la Nazione paradisiaca per le donne. Niente, neppure una classifica dei paesi europei più virtuosi. Noi facciamo schifo, altri fanno meglio ma, i nomi di queste “oasi” della sicurezza femminile rimangono un mistero.

    Perché?

    Perché non siamo quel popolo di misogeni omicidi come la tv e i giornali vogliono farci credere. O quantomeno, non siamo peggio degli altri, anzi…

    http://www.interno.gov.it/mininterno/export/sites/default/it/assets/files/14/0900_rapporto_criminalita.pdf

    Il “Rapporto sulla criminalità in Italia. Analisi, Prevenzione, Contrasto
    redatto dal Ministero Dell’Interno nel 2007 è un documento illuminante.
    A pagina 162 troviamo due tabelle: “Tab. VI.3 Donne morte per omicidio in alcuni Paesi del mondo, tassi per 100.000
    abitanti, dal 1982 al 2002.

    In realtà non si parla del mondo ma della sola Europa ma per ora accontentiamoci.

    Bene, l’Italia nel 2001 aveva 0,5 omicidi (ogni 100.000
    abitanti) la Germania 0,6 – la civilissima Svezia 0,6 – Francia 0,6 – Olanda 0,8 – l’Austria 1,1 – Finlandia 1,8.

    Per onestà, ma potete visionare tutti i dati scaricando il pdf dal link che ho postato sopra, riporto anche chi stava meglio di noi:

    UK 0,4 ed Irlanda 0,3.

    Per avere rilevamenti più recenti bisogna andare qui:

    http://www.unodc.org/documents/data-and-analysis/statistics/Homicide/Homicides_by_sex.xls

    I dati della UNODOC (United Nation Office on Drugs and Crime) riguardano tutto il mondo con date che variano dal 2008 al 2010. Riesaminiamo i paesi che abbiamo visto prima:

    l’Italia nel 2008 aveva 0,5 omicidi (ogni 100.000
    abitanti) la Germania 0,8 – Svezia 0,6 – Francia 0,9 – Olanda 0,5 – UK 0,8 – Austria 1,3 – Finlandia 1,3 cito anche la Svizzera 0,7 – Spagna 0,6 – Belgio 1,5.
    Meglio di noi italiani nel 2009 solo la Grecia con 0,3.

    I veri paesi europei “non per donne”?:

    Ucraina 2,9 – Estonia 3,4 – Lituania 3,6 – Bielorussia 3,8 – Lettonia 4,9 – Russia 8,7

    In Italia muoiono ancora troppe donne? Sì, sì mille volte sì.
    Ma non sarà con la menzogna, dipingendo una barbarie che non c’è, che si risolverà il problema.

    Soluzioni? Per iniziare quelle esposte da Titti:

    Aumento della pena per stupro e stalking. Sono reati contro la persona e non possono esserci attenuanti.

    Certezza della pena. Niente sconti, amnistie, arresti domiciliari o altro.
    Una donna viene stuprata fa, con tutti i dubbi e le paure del caso la denuncia, le forze dell’ordine beccano l’infame e poi… dopo qualche settimana è fuori di galera e finisce con un omicidio il “lavoro” che aveva iniziato. Non dico altro altrimenti divento volgare.

    Poi per finire un ultimo link:

    http://www.istat.it/it/files/2012/03/Suicidi-e-tentativi-di-suicidio-05_mar_2012-Tavole.xls?title=Suicidi+e+tentativi+di+suicidio+-+05%2Fmar%2F2012+-+Tavole.xls

    Se è vero che più di 200 donne in un anno muoiono a causa del l’uomo, nel 2010 in Italia sono morte, causa il suicidio, ben 649 donne. Più del triplo gli uomini (fonte ISTAT vedi link sopra). Ma sembra che per gli esperti tutto sia normale… stiamo nella media. Quindi niente articoli allarmisti sui giornali, ne funeree trasmissioni televisive o interventi speciali del governo per capire, almeno in parte, il fenomeno.

    Totò si sbagliava, la morte non ci rende tutti uguali.

    PS
    Il mio post originale (nato per la “27ora” ma non pubblicato causa censura) riguardava la trasmissione di Vespa con relativa analisi del numero delle vittime del femminicidio. Poi ho scoperto il sito “llemgam” dove ho trovato gran parte del materiale statistico postato. Per correttezza ed approfondimento ne riporto qui sotto il link:

    http://llemgam.wordpress.com/2012/05/10//il-femminicidio-finlandese/#comments

    Currenti Calamo

    • Nemo ha detto:

      UNODC e non UNODOC

    • PituraFreska ha detto:

      Molto interessante e corretto.
      Si possono reperire da qualche parte i dati italiani rapportati rispetto al tempo?

      Qualche utente prima ha scritto che la rivoluzione sessuale li ha lasciati inalterati. Sono curioso di sapere se è proprio così

      • Nemo ha detto:

        Guarda, se ti scarichi il documento redatto nel 2007 dal ministero degli interni (il link puoi trovarlo nel mio post precedente) a pagina 164 c’è una tabella comparativa che copre il ventennio 1982/2002

        Posto come esempio i dati dell’Italia e della Germania

        ITALIA
        1982 0,6 – 1983 0,7 – 1984 0,6 – 1985 0,6 – 1986 0,5 – 1987 0,6 – 1988 0,6 – 1989 0,5 – 1990 0,6 – 1991 0,7 – 1992 0,6 – 1993 0,6 – 1994 0,5 – 1995 0,6 – 1996 0,6 – 1997 0,5 – 1998 0,5 – 1999 0,5 – 2000 0,5 – 2001 0,5

        GERMANIA
        1982 1,1 – 1983 1,1 – 1984 1,2 – 1985 1,1 – 1986 1,1 – 1987 1,1 – 1988 1 – 1989 0,9
        1990 0,8 – 1991 0,9 – 1992 1 – 1993 1 – 1994 0,9 – 1995 0,8 – 1996 0,8 – 1997 0,7
        1998 0,7 – 1999 0,7 – 2000 0,7 – 2001 0,6

        Risultiamo “virtuosi”, nel raffronto ventennale, anche con Francia, Gran Bretagna, Austria, Belgio, Portogallo, Lussemburgo, Grecia.

        Se poi la comparazione la facciamo con i civilissimi paesi nordici (Olanda, Danimarca, Svezia, Finlandia) l’uomo italiano acquisisce un aura di “estremo candore”. (che purtroppo perdiamo all’istante se analizziamo i dati sui maschi uccisi nel ventennio)

        Le 3 nazioni europee meno propense al femminicidio?

        Irlanda, Italia e Spagna. (Sarà un caso?)

        Dati più vecchi purtroppo non ne ho.

        • Azaria ha detto:

          “Le 3 nazioni europee meno propense al femminicidio: Irlanda, Italia e Spagna”

          Non sono quelle in cui c’e` piu` percentuale cattolica? (In Spagna ancora oggi nonostante la degradante persecuzione di zapatero)

  • domenico ha detto:

    a proposito di ‘pornografia giornaliera’ leggete questo agghiacciante articolo:
    http://www.telegraph.co.uk/news/uknews/crime/9905727/Children-some-aged-five-commit-thousands-of-child-sex-offences.html

    e poi uno si chiede perchè le donne subiscono tutti questi abusi? viviamo in una società in cui le donne se non le bambine (gurdate le foto sulle riviste di moda!) vengono trattate come oggetti sessuali a disposizione degli uomini e la cosa triste è che le femministe su questo non hanno mai nulla da dire.

    • Roberto Dara ha detto:

      Beh questo non è vero, le femministe da sempre criticano il modello di donna oggetto rappresentato da media e dalla pubblicità.

      • domenico ha detto:

        ma se fior fiori di femministe scrivono su giornali patinati che pubblicano quelle pubblicità!

      • Salvatore ha detto:

        Si, poi usano il loro corpo nudo per mandare messaggi politici, presentando così la donna come oggetto non pensante e incapace di relazionarsi razionalmente. Il femminismo andrebbe abolito se vogliamo difendere la dignità della donna.

        • Roberto Dara ha detto:

          L’uso del corpo nudo per esprimere una protesta è una libera scelta individuale che non ha nulla a che fare con aspetti pruriginosi e sessuali, e non lo hanno fatto, nella storia, solo alcuni gruppi femministi.

          • Salvatore ha detto:

            Anche la scelta pubblicitaria di rappresentare la donna come oggetto è una libera scelta individuale del pubblicitario.
            Le femministe vogliono criticare tale libera scelta, scegliendo liberamente di farlo usando il loro corpo come oggetto.
            La contraddizione è evidente, anche per questo il femminismo ha ormai assunto una connotazione negativa.

            • Roberto Dara ha detto:

              Esatto, il pubblicitario sceglie, nella maggior parte dei casi, di usare il corpo femminile come richiamo di tipo sessuale, usando quindi il corpo come oggetto. Ovvio che sia una sua scelta libera individuale, ma poi non se la prenda o non si offenda se le femministe (e non solo) accusano lui, i suoi committenti e i media che pubblicano il frutto del suo lavoro.
              Chi invece usa il proprio corpo (nudo o meno) come veicolo di protesta, innanzitutto non ha committenti, e quasi sempre lo fa non per scatenare un richiamo di tipo sessuale ma per mandare un messaggio di “rottura” utilizzando un segnale potente, che spesso viene anche (volutamente da parte di chi lancia il messaggio) censurato.

              • Azaria ha detto:

                Roberto dimentichi una cosa: per un pubblicitario che pone il corpo della donna come oggetto (o proprio la donna come oggetto) c’e` almeno una donna che lo asseconda sfruttando l’idea femminista (il corpo e` mio e ne faccio quello che voglio).
                Quindi accusare il pubblicitario e non la “spogliarellista” in questione si fa un emerito atto di ipocrisia, atto necessario per non offendere le femministe (altrimenti si contrasta il libertinaggio della protagonista della pubblicita` ad usare il proprio corpo dando un messaggio sbagliato).

                • Penultimo ha detto:

                  A:Gli uomini ci vedono solo come OGGETTI.
                  B:Facciamo quello che vogliamo e dunque siamo libere di essere OGGETTI.

                  E’ una balla che le femministe radicali atacchino questa scelta,infatti non decide il pubblicitario ma un’altra donna (esattamente quella che fa quella particolare pubblicità),che magari è anche femminista,dunque anzitutto scelgono loro che cosa vogliono.

                  Se scegli un certo tipo di pubblicità scegli di essere OGGETTO ma lamentarsi di quella che è una TUA scelta dicendo che il mondo è maschilista, è privo di senso proprio perchè TU scegli,non IO che sono maschio scelgo per te.Da questo punto di vista seguono un regime di apparenza sociale,che avallano in piena coscienza poi contempraneamente lo contradicono,vedere donne che per tutta la vita si sono rese OGGETTI o SIMBOLI SOCIALI e poi hanno incolpato qualcuno di quella che in realtà è una loro scelta,per la quale sono state lautamente pagate dalle TV ,mi fa un tantino sorridere.Qua i termini non sono di sè sei Donna o sei uomo,ma se sei coerente o incoerente con te stessa?

                • Roberto Dara ha detto:

                  Una modella svolge una professione, per cui non sempre il fine per cui la sua immagine viene utilizzata può essere sindacato da lei stessa.

                  • Azaria ha detto:

                    Anche l’agente pubblicitario svolge la sua professione, non credo che qualcuno (agente pubblicitario compreso) possa obbligare una modella a spogliarsi o ad assumere pose “sexy” se questa non vuole.

              • Azaria ha detto:

                Ah! Per citare Rita Levi Montalcini: “Le donne che hanno cambiato il mondo, non hanno mai avuto bisogno di mostrare nulla, se non la loro intelligenza”.
                Se una donna si spoglia, indipendentemetne se per protesta o altro, il primo segnale che lancia e` “le mie tette sono la parte migliore di me”… e se si e` spogliata probabilmente e` vero: quello che ha nella scatola cranica non regge il confronto.

              • Salvatore ha detto:

                Ma ci sei o ci fai? Tu stai legittimando la correttezza di manifestare contro l’uso del corpo della donna come un oggetto, attraverso manifestazione di femministe che usano il loro corpo come oggetto. Ovvero è come se stessi legittimando chi critica la violenza attraverso manifestazioni violente.
                Roberto Dara difende l’indifendibile, intestardendosi fino allo svenimento. Non è una novità.

                • Penultimo ha detto:

                  Poi siamo d’accordo tutti sulle giuste manifestazioni delle donne,voto,lavoro ecc:ma francamente sogetti tipo le FEMEN è irralevante che siano donne (amesso che una tale feminilità si adica a una donna,siamo chiari la maggioranza delle donne le reputo intelligenti queste sono defficenti,sono l’eccezione alla regola).Ci sono donne belle e intelligenti che giustamente lavorano (non credo nella falsa dicottomia bello o intelligente),hanno una famiglia si fanno in quattro.Di queste nè tesso gli elogi,delle eccezioni tipo le FEMEN dico: sono defficenti che lottano per un’ideologia hanno la feminilità di una grottesca scimmia,paragonate a molte Donne (nota con la D maiuscola) paiono bambine non ancora cresciute e sono anche un cattivo emblema per la donna stessa.

                • Roberto Dara ha detto:

                  Proteste con corpi nudi sono state fatte per i più svariati motivi, non è un’esclusiva delle femministe. Ne ricordo una dei radicali (di svariati sessi ed età) nudi in un teatro romano per motivi politici, recentemente ciclisti nudi per una manifestazione ambientalista, donne nude contro le pellicce, ecc. Ecc.

                  • Salvatore ha detto:

                    Questo non c’entra nulla, saranno contraddittori anche loro se poi si scagliano contro le donne oggetto. Le Femen si presentano come donne oggetto, usando il loro corpo al posto della loro intelligenza, anche se nessuno scommette che quelle squilibrate possano averne ancora un residuo.

            • PituraFreska ha detto:

              Stai condensando un fenomeno sfaccettato. Le femen non sono le femministe. Sono femministe (dell’ultima ora) pare addirittura manovrate. Non le userei come paradigma del femminismo.

              Vogliamo parlare di questa:
              http://en.wikipedia.org/wiki/Catharine_MacKinnon
              Di esempi di femministe che avversano l’uso del corpo della donna come oggetto ve ne sono a bizzeffe.

    • Gibbì ha detto:

      “le donne….vengono trattate come oggetti sessuali” o le donne si atteggiano consapevolmente e volontariamente ad oggetti sessuali?
      Libera scelta personale o scelta imposta da qualcuno?
      C’è una differenza abissale in termini di responsabilità.

      • domenico ha detto:

        il problema è che le ragazze/bambine vengono indottrinate fin da piccole porprio da certi giornaletti o certa televisione a comportarsi in un certo modo e alla fine quella diventa la loro ‘libera volontà’ anzi se provi a dire qualcosa (pensa ai pantaloni a vita bassa che fanno vedere un pò di tutto) ecco che ti accusano di volere essere un repressore.

        • Titti ha detto:

          Infatti, Domenico, è noto che in paesi in cui la donna non mostra un centimetro di pelle non è nè uccisa, nè violentata…

          • domenico ha detto:

            stai negando che i media presentino un modello di donna oggetto a cui purtroppo le stesse ragazze tendono ad uniformarsi fin da piccole?

            • Titti ha detto:

              Non lo nego, e c’è stata anche una dimostrazione pubblica con esponenti del mondo laico e religioso donne, contro la mercificazione della donna e del suo corpo, purtroppo, non è che agendo al contrario, si annulli la violenza fisica e sessuale. Probabilmente, la tendenza a violentare e a commettere atti di violenza contro le donne da parte degli uomini, è universale, si può solo arginare il fenomeno con la cultura del rispetto.

              • GiuliaM ha detto:

                Secondo me la cosa veramente universale è la tendenza alla violenza del forte il più debole, in questo caso impersonificati dall’uomo e dalla donna; se si cominciasse veramente a ragionare in prospettiva cristiana, questa “abitudine” diminuirebbe.
                “In verità io vi dico: tutto quello che (non) avete fatto a uno solo di questi più piccoli, (non) l’avete fatto a me”

              • Penultimo ha detto:

                Titti una domanda:

                “Rispetto”e “dignita”.

                cosa e’ il rispetto?cosa e’ la dignita?

                Trova la deffinizione,puo essere che nell’identità con il sesso maschile tu abbia una dignità maggiore?Puo essere che la dignità della donna sia essere vittima?Puo essere che tutte le donne siano perenni vittime di un mondo maschilista?E delle donne che non rispettano le donne?E degli uomini che non rispettano gli uomini?

                • Penultimo ha detto:

                  Tendenza alla violenza e’ perche chi non rispetta se stesso è incapace di rispettare qualcuno.

        • Gibbì ha detto:

          Sì, vabbé, ma con questa storia dei condizionamenti culturali mi chiedo che fine faccia il libero arbitrio di cui ci ha dotati il Padreterno e, in stretta relazione a quello, il senso delle responsabilità individuali a cui siamo chiamati.
          Se la “colpa” è sempre di qualcosa più grande di noi – la società, la cultura, il genoma, i cattivi maestri o il trauma infantile – decade ignominiosamente ogni possibilità di autonomia soggettiva, di responsabilità personale e di dignità morale.
          Ci riduciamo, come dice Boncinelli, a fasci di pulsioni governati dal caso, dalla necessità e destinati all’entropia.
          Trovo, personalmente, che siano sciocchezze insostenibili.
          Per più di un motivo.

          • domenico ha detto:

            Stavo facendo un discorso sulle bambine e sulle ragazze. Ovviamente con gli anni la cosa si fa diversa. Questo anche per coloro che scrivevano più sopra che le donne volontariamente fanno pubblicità sexy o svestite. Può anche essere che il tutto sia volontario ma la sessualizzazione presente sui media di cui parlavo è quella delle bambine e delle adolescenti a cui poi le stesse fasce d’età si adeguano con il beneplacito dei genitori.
            http://www.livescience.com/14249-girls-clothing-sexualized.html

            • Gibbì ha detto:

              Sì, va bene.
              Ma si tratterebbe di non confondere la causa con l’effetto.
              L’infanzia sessualizzata è l’effetto di una situazione culturale, non la causa.
              E’ un sintomo, non la malattia.