«La laicità non è irreligiosità», intellettuali respingono il fondamentalismo

Da due anni a questa parte numerose sono state le prese di posizioni di intellettuali laici contro i cosiddetti “new atheist”, ovvero gli autori, e i loro devoti, dei numerosi libelli apologetici dell’ateismo che hanno riempito le librerie dal 2004. Parliamo di Sam Harris, Richard Dawkins, Daniel Dennett, PZ Myers, Christopher Hitchens, e in Italia il “bollito” (boiled) Piergiorgio Odifreddi.

Per colpa di questi autori il dialogo tra credenti e non credenti si è fortemente incrinato, l’ateismo si è incattivito. Oggi, secondo le parole del sociologo laico Frank Furedi, esponente di primo piano della British Humanist Association, «il nuovo ateismo si è trasformato non solo in una religione laica, ma in una religione secolare fortemente intollerante e dogmatica». Secondo il filosofo Michael Ruse, non credente e docente presso la Florida State University, «l’umanesimo, nella sua forma più virulenta, sta cercando di fare della scienza una religione. E’ inondato da un intollerante entusiasmo, vi è quasi un isterico ripudio della religione». Lo scrittore inglese Alain De Botton è molto impegnato nel voler celebrare un “nuovo ateismo”, come un antidoto«all’aggressivo e distruttivo approccio di Dawkins alla miscredenza». Purtroppo, ha continuato, «a causa di Richard Dawkins e Christopher Hitchens, l’ateismo è diventato noto solo come una forza distruttiva».

Grazie all’attività di quest’ultimo si inizia finalmente a parlare di un “laicismo soft”, cioè «un atteggiamento tollerante e anche interessato alla varietà delle pratiche religiose, e mantiene un tono di voce impegnato ed equo» secondo la definizione dell’ateo moderato Charles Taylor.

Recentemente sono apparsi tre articoli molto interessanti proprio su questo, in cui i tre autori hanno a loro volta preso le distanze da quel che definiscono “l’ateismo anti-teista”. Il primo è a firma del docente della Georgetown University, Jacques Berlinerblau, il quale ha ottimamente spiegato che «la laicità è la separazione tra Stato e Chiesa, non l’incredulità o l’ateismo. La laicità americana ha perso il controllo della sua identità e immagine, perché l’equazione laicità = ateismo sta rapidamente guadagnando quote di mercato». Purtroppo questo è accaduto perché «i “new atheist” hanno prodotto un misto di arti marziali per assalire la religione in generale. hanno allegramente (e catastroficamente) messo tutti i non credenti contro tutti i credenti». Questo non è un discorso retorico, sappiamo infatti che il filosofo Sam Harris ha scritto: «i religiosi moderati sono in gran parte responsabili dei conflitti religiosi nel nostro mondo, perché le loro convinzioni forniscono il contesto in cui la violenza religiosa può essere distruttiva» (The End of Faith, Norton & Co.  2004). Lo stesso ha affermto Richard Dawkins, in “The God Delusion”: «la fede religiosa, anche lieve e moderata, contribuisce a fornire il clima di fede estremista che fiorisce in modo naturale». Per Berlinerblau questo è significativo: «una scuola di pensiero non riesce a distinguere tra un membro dei talebani che decapita una giornalista e un metodista che serve alla mensa per i poveri di Cincinnati non è pronta a prendere decisioni politiche che derivano dal bene del secolarismo». Ha quindi concluso con un excursus sull’origine della laicità, attribuita a George Jacob Holyoake , il quale «ha omesso qualsiasi riferimento all’ateismo nella sua definizione di laicità».

Pochi giorni dopo è apparso un altro articolo, a firma di Faiza Rahman, nel quale si è ribadito lo stesso concetto: «è ‘importante capire che il secolarismo e l’ateismo hanno poco in comune». La laicità, secondo l’autrice, «garantisce la tolleranza e la convivenza di tutte le morali religiose. Per esempio, l’uso di un cristiano dell’alcol deve essere tollerato e rispettato dai musulmani, i cui editti religiosi dichiarare l’alcol illegale nella maggior parte dei casi. Così, la laicità può essere intesa come un concetto che dà respiro a tutte le credenze». Perciò la laicità dev’essere considerata «lontana dall’essere qualsiasi tipo di movimento ‘evangelista’ gestito dagli atei».

Per ultimo segnaliamo l’interessante riflessione di Chris Stedman, responsabile del Journal of Inter-Religious Dialogue il quale -non credente- ha raccontato la sua scioccante esperienza da persona impegnata nel dialogo interreligioso con il “movimento ateo”, partecipando ai loro eventi, nei quali purtroppo «la religione e le persone religiose sono state sonoramente derise, screditate, e negate.  Ero arrivato sperando di trovare una comunità legata da ideali etici e umanitari. Invece, mi sono sentito isolatodolorosamente scoraggiato», ha scritto. Agli eventi privati, con l’intento di dialogare personalmente con i membri dell’ateismo militante, è andata ancora peggio: appena ha esposto le sue opinioni moderate sul dialogo tra fede e non fede, ha descritto Stedman, è stato subito etichettato come «un non vero ateo. Abbiamo un nome per persone come te: sei un ‘faitheist’ » (in Italia -per tentare un’equiparazione- sarebbe stato disprezzato come “ateo devoto”). Una donna, di età molto avanzata come tutti i partecipanti, lo ha presto zittito e allontanato affermando: «Noi abbiamo una prospettiva superiore, tutti gli altri sono perdenti», mimando di schiacciare con la mano una zanzara invisibile.

Il giorno dopo Stedman è stato invitato al Loyola University’s Institute a tenere una lezione ad un programma di formazioni di sacerdoti e religiosi cattolici. Subito si è accorto della differenza, secondo quanto ha raccontato: «erano veramente (e comprensibilmente) curiosi del mio ateismo. Seduto in classe il giorno dopo del mio maldestro tentativo di ricerca della comunità laica, mi sono reso conto che mi sentivo più a casa con i miei colleghi religiosi che con gli atei del giorno prima». E ancora: «queste persone credevano in Dio, ritenevano le loro ragioni fondate ma non solo era tolleranti verso le mie convinzioni, ma mi hanno abbracciato con entusiasmo, spronandomi». Anche lui ha indicato come responsabili di questa aggressività ateista i vari autori citati all’inizio dell’articolo, «non c’è da meravigliarsi che molti nella comunità organizzata atea ne seguano l’esempio, senza distinzione tra tutti i credenti e condannandoli come un blocco uniforme». Essi «sono impegnati in un monologo, invece del dialogo. Anche io mi sono reso conto ad un certo punto di essere così impegnato a parlare che non stavo ascoltando. Trattavo la religione come un concetto, invece di parlare con persone che realmente hanno vissuto vite religiose. Quando ho iniziato ad ascoltare ho visto che il mio approccio alla religione era distorto e stereotipato». E concludendo: «l’ateismo reazionario che si fissa sul fare proclami antireligiosi, che individua le vite religiose degli altri come il suo nemico numero 1, è tossico, mal diretto, e dispendioso».

 

13 commenti a «La laicità non è irreligiosità», intellettuali respingono il fondamentalismo

  • Manuzzo ha detto:

    Speriamo che questi estremisti siano solo una piccola parte……

  • Paolo Melegari ha detto:

    Concordo, il vero laicismo non ha niente a che vedere contro l’integralismo di certi atei militanti, il vero laicismo garantisce a tutti libertà di culto, del resto non è affatto un controsenso che ci siano tanti credenti laici

    • Gab ha detto:

      il termine “laico” non vuol dire “ateo”

      il fatto che lo si usi come per qualificare qualcuno è profondamente scorretto

      il non credente è ateo non è certo un “laico”.

      La confusione dei termini è fatta apposto per confondere le idee.

      Non esiste un vero “laicismo”. Il laicismo è quella corrente massonica che scredita la Religione ponendo sullo stesso piano la Verità e le eresie.

  • sto'co'frati e zappo l'orto ha detto:

    Semplice ma chiarissimo il commento di Paolo Melegari.Dovrebbe esistere un copyright per la parola Laico,e solo i veri Laici ne potrebbero far uso.

  • Giulio Quaresima ha detto:

    Anche io come Chris Stedman, nel mio piccolo, ho avuto un’esperienza diretta di questo integralismo. Ero alla presentazione del libro di Luigi Lombardi Vallauri “Nera Luce”, organizzato dalla locale sezione dell’UAAR. Ad un certo punto, qualcuno ha domandato al Prof. perché non si fosse “sbattezzato”. Lui ha risposto in modo molto tranquillo, affermando tra l’altro che sbattezzarsi significherebbe rinnegare la sua storia, e lui non intende rinnegarla (non ricordo nel dettaglio i termini della sua risposta).
    Apriti cielo! Hanno cominciato tutti ad insistere sul fatto che lo sbattezzo era necessario, e un fatto di coerenza per un non credente, e volevano che l’autore cedesse sul punto. Alla fine dell’incontro, io mi sono permesso di dire che questa insistenza mi pareva una forma di violenza, e che mi sembrava che per loro lo sbattezzo fosse una specie di “battesimo laico”, un rito necessario per essere ammessi nella loro “religione”. Al che sono stato aggredito, verbalmente, a mia volta.

    • edoardo ha detto:

      Anch’io quella gente l’ho sperimentata, non dal vivo come te, ma su internet in siti vari dove si intrufolano per cercare di fare proselitismo.
      Dal vivo, quando ne “sgamo” qualcuno, faccio il possibile per evitarli e non attaccare bottone, perchè è pressochè certo che si finisce a parolacce ed accuse reciproche.
      A me degli atei non frega un fico secco, costituzionalmente, il fatto è che loro si interessano a noi in modo prepotentemente invadente.
      Tutto ciò crea un ambiente di forte diffidenza nei loro confronti, e non è cosa positiva, perchè ad andarci di mezzo sono anche tutti gli altri non credenti.
      Probabilmente è proprio questo ciò che loro vogliono: che tutti i non credenti siano boicottati e siano spontaneamente portati verso l’estremismo dell’anticristianesimo intollerante, ben rappresentato dallo UAAR.
      Io, lo ammetto, se uno mi si presenta davanti professandosi ateo, cerco di scaricarlo inventandomi la prima scusa che mi passa per le testa, evito il dialogo e mi limito al “buongiorno-buonasera” se proprio mi tocca incontrarlo.
      Da una parte mi dispiace che sia così, ma poi ci penso meglio e faccio un’insaccata di spalle, e dico a me stesso che ho molto di meglio da fare che non sprecare il tempo con un ateo a caccia di proseliti.
      Scusami Giulio, te lo dico bonariamente, ma andare a “casa loro” e pretendere di non essere oggetto di mobbing pesante se non sei esattamente come loro, sarebbe come andare ad una manifestazione dei centri sociali e lamentarsi se torni a casa ridotto male: è andare a cercarseli i guai.
      Capisco il tuo interesse per la letteratura e la cultura, ma purtroppo per quella gente non estste niente al di fuori dell’esteriorizzazione del loro odio verso la religione cristiana, e cosa vuoi che venga fuori da manifestazioni organizzate e gestite da quelli, se non quello che hai descritto nel tuo post?

      • Giulio Quaresima ha detto:

        Scusa, ma anche io sono ateo. Solo che non ho mai interpretato tale parola nel senso di far proseliti o aggredire chiunque non sia ateo. Inoltre, quando andai a quell’incontro non conoscevo bene l’UAAR, e comunque ero forse molto più simile a loro di quanto non lo sia adesso.

  • Lorenz ha detto:

    Scusatemi ma qualcuno mi potrebbe gentilmente spiegare per bene che cosa significa “laicità”? Io ho fatto delle ricerche, ma sinceramente mi hanno un po’ confuso le idee e per me questo termine rimane sempre ambiguo, quasi come sinonimo di irreligiosità.

    • Marco Comandè ha detto:

      Quello che ho appreso io è che laico sarebbe un cristiano qualunque, al di sotto della categoria dei preti. Quindi secondo alcuni sarebbe un termine dispregiativo. Io mi domando se Federico II fu definito un laico. Tu sai qualcosa?

    • sto'co'frati e zappo l'orto ha detto:

      Mi permetto di “risponderle”,anche se nessuno mi ha delegato a farlo.
      Mr.Lorenz probabilmente il rispetto delle opinioni di ognuno è la forma più elevata(ed estremamente difficile)di Laicità.Garantire,in questo caso,la libertà religiosa è altra forma elevata di Laicità.Tutto il contrario di irreligiosità.
      Poi il discorso si farebbe estremamente più complicato,meglio chiudere con queste parole.

  • Gab ha detto:

    Il fatto che oggi l’ateismo sia vissuto come una religione è la conferma della “profezia” del capo massone internazionale dell’800 Albert Pike il cui piano era proprio questo. Istituire le religioni atee per far sì che si attui il “superamento” dell’ateismo e della rivelazione cristiana istituendo il “vero” culto all’anticristo.

    Che dire.. fino ad ora ci stanno riuscendo benissimo ed il voler attenuare la gravità dell’ateismo mi sembra vada proprio nella direzione auspicata dai massoni.

  • Gab ha detto:

    Ecco come il Capo supremo della Massoneria Universale, Albert Pike, nella sua lettera del 15 agosto 1871, al suo vice e Capo degli Illuminati, Giuseppe Mazzini, illustrava lo scopo finale del loro piano, formulato in tre Guerre Mondiali:

    «Noi scateneremo i nichilisti e gli atei e provocheremo un cataclisma sociale formidabile che mostrerà chiaramente alle nazioni, in tutto il suo orrore, l’effetto dell’ateismo assoluto, origine della barbarie e della sovversione sanguinaria. Allora, ovunque, i cittadini, obbligati a difendersi contro una minoranza mondiale di rivoluzionari (…) riceveranno la vera luce attraverso la manifestazione universale della pura dottrina di Lucifero, rivelata finalmente alla vista del pubblico; manifestazione alla quale seguirà la distruzione della Cristianità e dell’ateismo, conquistati e schiacciati allo stesso tempo!».