La British Medical Association fermamente contraria al suicidio assistito

In un editoriale del “British Medical Journal”, una delle riviste mediche più importanti della Gran Bretagna, la dott.ssa Fiona Godlee ha invitato i medici ad assumere una posizione “neutrale” rispetto al suicidio assistito, in quanto «la decisione spetta alla società e ai suoi rappresentanti in Parlamento». Dunque l’ideale sarebbe «né il sostegno, né l’opposizione ad un cambiamento della legge, in modo da riflettere la diversità di opinioni personali e religiose tra i medici e i loro pazienti, e incoraggiare un dibattito aperto».

Una posizione molto controversa, rinunciataria, anche perché secondo recenti indagini l’80% dei medici inglesi si oppone a eutanasia e suicidio assistito. Secondo “The Care Not Killing Alliance”, una coalizione di 30 organizzazioni pro-life, è in corso una «campagna attentamente orchestrata» per minare l’opposizione storica della professione medica al suicidio assistito, utile «ad ammorbidire l’opinione pubblica e parlamentare prima della nuova pressione per modificare la legge». Anche in un forte articolo sul “Dailymail” viene condannata questa presa di posizione, affermando che «la lobby dell’eutanasia è guidata da cinici imperativi economici circa il costo delle cure palliative per gli anziani e gli infermi».

Occorre comunque ricordare che in un articolo di maggio 2012, sempre sul “British Medical Journal”, Iona Heath, presidente del Royal College of General Practitioners (l’organo professionale dei medici di medicina generale) ha scritto un articolo titolato: “Cosa c’è di sbagliato nella morte assistita”, riconoscendo che «il supporto al suicidio assistito si fonda sul rispetto per l’autonomia individuale, ma l’influenza che una legislazione che consente la morte assistita può avere sul paziente, è intrinsecamente rischiosa […].  E’ fin troppo facile per le persone malate e disabili credere di stare diventando un fardello intollerabile per le persone più vicine a loro, e anzi, spesso sono un peso. In tali circostanze una richiesta di morte assistita rischia di diventare una sorta di sacrificio da parte della persona morente, con la complicità interessata dei parenti, professionisti e tutori». Il ragionamento è impeccabile e rivela proprio il rischio di stravolgere il compito del medico, il quale eliminerebbe direttamente il paziente divenuto troppo “ingombrante” (o che si sente tale). Una sconfitta per la medicina, come ha spiegato il neurologo Paolo Marchettini. La legalizzazione della morte assistita «nonostante le migliori intenzioni, ci può rendere ancora più vulnerabili», ha commentato la dr. Heath. Dall’altra parte però, occorre prestare attenzione al rischio di accanimento terapeutico: «quando i medici non riescono a riconoscere e ammettere la sofferenza esistenziale del morente», ha continuato l’articolo sul BMJ, «si rifugiano in eccessivi interventi tecnologici, i pazienti si spaventano e smettono di fidarsi dei propri medici arrivando a chiedere la morte assistita». Non è un caso, infatti, che l’esplosione del dibattito sull’eutanasia sia avvenuto proprio oggi, quando siamo in possesso di una incredibile e spaventosa capacità tecnologica. «Non voglio la morte assistita», ha spiegato la  Heat, «ma nemmeno voglio un tubo PEG».

La cosa più significativa, però è che la British Medical Association (BMA), la prestigiosa associazione medica proprietaria del “British Medical Journal”, ha preso leggermente le distanze dall’editoriale di cui abbiamo parlato all’inizio, in cui si invitano i medici alla neutralità, affermando: «le opinioni espresse nella rivista non necessariamente riflettono la posizione di BMA». Ha poi rivelato che la British Medical Association è «fermamente contraria» alla legalizzazione del suicidio assistito. Una posizione simile a quella della New Zealand Medical Association, che poche settimane fa ha annunciato in un comunicato che l’eutanasia non è una pratica etica e non può essere tollerata in alcun modo. La German Medical Association ha invece optato per una posizione più morbida ma non meno chiara: «il coinvolgimento dei medici nel suicidio non è un compito medico».

&nbsp

37 commenti a La British Medical Association fermamente contraria al suicidio assistito

  • lorenzo ha detto:

    L’illustre specialista nazista di eugenetica, il prof. Kranz, sosteneva che tutti gli esseri inutili che non offrono alcun contributo alla società andrebbero eliminati: nonostante le sue idee stiano entusiasmando anche questa nostra società, per fortuna c’è ancora qualcuno che non si rassegna a portare il cervello all’ammasso.

    • Sophie ha detto:

      Eh? O.O

    • Boomers ha detto:

      Lorenzo, involontariamente hai proprio citato le parole con cui inizia l’articolo della Healt: http://press.psprings.co.uk/bmj/june/heath.pdf: ” Within a relatively recent historical context, which includes the involvement of doctors in state sponsored killings, personified by Josef Mengele, and the devastating private enterprise of Harold Shipman, the apparently burgeoning enthusiasm for assisted dying seems perhaps a little surprising”.

    • Roberto Dara ha detto:

      Scusa dov’è che queste idee “starebbero entusiasmando anche questa nostra società”?

      • gemini ha detto:

        Roberto leggi i giornali e te ne accorgerai…

        • Roberto Dara ha detto:

          Leggo vari giornali ma non vedo alcun entusiasmo per l’eugenetica. Mi puoi indicare qualche giornale che lo fa?

          • gemini ha detto:

            Roberto forse non hai capito…
            I giornali non ti strombazzano, non entusiasmano formalmente le persone con questi argomenti (questi lo sanno). Ma il pericolo è proprio questo, infatti loro (astutamente) usano il linguaggio biforcuto che contraddistingue il ‘loro” sistema mediatico: discutono di ogni cosa e c’è sempre un’idea dominante.
            L’idea dominante non poggia su basi o dati provate, ma su considerazioni precostituite.
            Non gli importa sostanzialmente se l’aborto è immorale (poiché è un omicidio), gli importa che passi il messaggio che la LIBERTÀ è il Bene più IMPORTANTE (sempre la loro idea di libertà).
            Quest’atteggiamento si riscontra in ogni ambito etico trattato dal -circo equestre-.
            Repubblica, Corriere, l’Unità, Europa, la Stampa

            • roberto dara ha detto:

              Veramente la posizione che, secondo la tua analisi, sosterrebbero questi giornali riguardo all’aborto, è la stessa che sostiene la legge dello Stato n.194, che ha sostenuto la maggioranza degli italiani nel referendum, e la Corte Costituzionale giusto ieri. Ben diverso invece è il giudizio sull'”eugenetica”, che non credo affatto sia sostenuta da questi giornali.

              • gemini ha detto:

                La legge non possiede la Verità, è un concetto umano di coercizione del potere sovrano dello Stato.
                Lodare sempre e comunque queste regole non fa dei giornali e di te dei “democratici”.
                Sono i principi che qualificano l’Uomo.
                La Corte costituzionale non ci dice quando inizia la vita, il suo scopo non è quello di attenersi e qualificare e riconoscere la vita ma di legittimare le leggi regolamentari o di non legittimarle.

                • roberto dara ha detto:

                  E chi ha mai parlato di Verità?

                  • gemini ha detto:

                    Dalle tue parole ho ricavato questo.
                    La legge ripeto (è necessaria e va rispettata) ha un valore umano. Secondo me, lo Stato dovrebbe far valere i principi positivi come la vita e non creare forzature ideologiche (dettate da una distorsione di quei principi, uno fra tutti LA LIBERTÀ, che è praticamente onnipresente distorto).
                    La legge degli uomini cambia, quella di Dio no.

      • Salvatore ha detto:

        Tu e Antonio72 siete un perfetto esempio di persone entusiaste per aborto ed eutanasia. O forse ora cadi dal pero?

        • Roberto Dara ha detto:

          A parte il fatto che l’eutanasia non c’entra niente con l’eugenetica, io non sono affatto entusiasta di queste cose. Se leggi i miei post non troverai mai un mio commento a favore di aborto o eutanasia, ma solamente dei commenti su aspetti collaterali riguardanti leggi e proposte di legge in merito.

          • Hugo ha detto:

            Ti senti un pro life?

            • roberto dara ha detto:

              Non mi piacciono le etichette. Non sono sicuramente un pro-death come i pro-life vorrebbero etichettare quelli che non sono dalla loro parte, ma rifuggo i fondamentalismi.

              • gemini ha detto:

                Sfuggi magari alle etichette perché forse non vuoi essere coerente.

                • roberto dara ha detto:

                  Se la coerenza è il non voler o non poter mai cambiare opinione, io non lo sono. Però mi sento libero.

                  • gemini ha detto:

                    La libertà come testimoniano i noti giornali ha diverse eccezioni, dipende dalle qualità e dalle virtù della Persona.
                    Cambiare opinione è legittimo, cambiare quelle virtù che parlavo poc’anzi è incoerenza e malafede.
                    Sta all’Uomo non boicottare i valori.

              • Gennaro ha detto:

                Se ti definisci ateo o agnostico ti stai dando un’etichetta. Rinunci pure a quello?

                • roberto dara ha detto:

                  Certo, se deve servire a farmi identificare in qualcosa in cui non mi riconosco. Mi spiego meglio: se definirsi “agnostico” può essere associato da qualcuno all’idea di anticlericale, allora non mi ci riconosco. Se ci si limita al non credere nel Dio delle religioni, può andare bene. I “pro-life” non sono semplicemente degli “amanti della vita” ma sono dei militanti antiabortisti e antieutanasia e simili, con posizioni estremiste su alcune tematiche in cui non mi riconoscerei affatto.

                  • gemini ha detto:

                    I pro-life difendono la vita, che è il bene più prezioso, dall’inizio alla fine. Tu da che parte stai? (risp senza giri di parole)

  • Antonio72 ha detto:

    Se avessi pronunciato io le parole espresse nell’articolo “Non è un caso, infatti, che l’esplosione del dibattito sull’eutanasia sia avvenuto proprio oggi, quando siamo in possesso di una incredibile e spaventosa capacità tecnologica” mi avrebbero subito accusato di antimodernismo e blabla, pressapoco come qualcuno mi accusa di essere pro-death.
    Cmq tutta la discussione verte sulla questione controversa del dolore e dei limiti entro i quali il dolore possa essere considerato umanamente ammissibile.
    Come giustamente si dice nell’articolo, questa discussione è frutto della potenza tecnologica, e della sua possibilità di impossessarsi completamente del corpo umano, ivi compre le sue funzioni superiori. Quindi la medicina deve darsi dei limiti etici nell’utilizzo delle potenzialità tecnologiche, qualora comportino un chiaro decadimento della dignità umana o addirittura l’annullamento della sua personalità, ovvero producano sofferenze umanamente non tollerabili, e quindi mai giustificabili. Ovvero il medico deve tornare a fare il medico e non consentire che la propria umanità venga schiacciata sotto il tallone della potenza tecnologica. Il medico tecnodipendente è un medico che si estranea dalla propria missione umana. Quindi, giusto il medico che respinge il suicidio assistito, ma ciò non è sufficiente. Il medico deve riscrivere il codice deontologico o adottare dei protocolli etici, in cui si stabiliscano precisi limiti del potente apparato tecnologico, superati i quali la soluzione tecnologica deve essere abbandonata. Ovvero il medico deve prevenire la disperazione che spinge il paziente a richiedere, talvolta a pretendere, la legalizzazione dell’eutanasia attiva o passiva, o peggio del suicidio assistito.

    • GiuliaM ha detto:

      Antonio, c’è scritto forse nell’articolo che la tecnologia è un male a prescindere? Che dobbiamo abbandonare flebo e vaccini? Parli della tecnologia come se fosse Tecnologia, è questa io la chiamo idolatria.

      • GiuliaM ha detto:

        *e questa

      • Laura ha detto:

        Hey Giulia…ciao! E’ un po’ che non ti vedevo 🙂

        Scusate l’OT…

      • Antonio72 ha detto:

        No. No. Spero che non lo diventi mai, anche se il rischio è reale, come denunciato nell’articolo stesso quando si parla, non a caso, di “spaventosa capacità tecnologica”.

        PS
        Replica sintetica, così puoi tornare al tuo matto studio.
        🙂

        • GiuliaM ha detto:

          La tecnologia è un mezzo, non un fine. Non vedo dove le parole “spaventosa capacità tecnologica” portino a considerare un dio Tecnologia, come a dire “spaventosa capacità fisica” riferito ad un atleta. Sarebbe stata + azzeccata la tua osservazione se le parole fossero state “spaventosa tecnologia” 😉
          Un consiglio: non continuare a commentare il dito, guarda la luna.

          • Antonio72 ha detto:

            Vedo, che a livello di sofismi, hai passato l’esame di maturità.
            Ma appunto perchè guardo alla luna, che mi sento in dovere di criticare il dito quando indica dall’altra parte.

            Per me la luna è sempre l’uomo e la propria dignità ed il dito la tecnologia o la capacità tecnologica.

            • Piero ha detto:

              Ma guarda un po’ chi parla di sofismi

            • gemini ha detto:

              Guarda che la tecnologia è il lavoro dell’uomo, niente di più e né di meno.

            • gemini ha detto:

              Guarda che la tecnologia è il lavoro dell’uomo un pò più ingegnoso e più funzionale, niente di più e né di meno.

            • GiuliaM ha detto:

              Oh, sei te che hai cominciato a criticare il termine “spaventosa capacità tecnologica”, piegandolo ai tuoi comodi… e ora basta OT.

    • Andrea2 ha detto:

      Stabilire i “precisi limiti del potente apparato tecnologico” non è una cosa fattibile in termini assoluti, in quanto l’efficacia delle varie tecniche non è mai predicibile con certezza, ma può variare caso per caso. Si ricorrerebbe quindi a dei limiti che sono solo questioni di normative, pure convenzioni. Vi sembra umano uno scenario in cui sono queste pure convenzioni a determinare la vita o la morte di una persona?

      • Antonio72 ha detto:

        Se ciò non è possibile allora le richieste di eutanasia, attiva e passiva, e forse anche di suicidio assistito, si faranno sempre più pressanti, oltre che a diffondersi proporzionalmente con l’evoluzione dello “spaventoso” apparato tecnologico.
        Lo spiega bene la Heat stessa quando dice che spesso si sceglie la morte assistita, piuttosto che un tubo PEG.
        Chiunque abbia mai assistito alla morte in ospedale (perchè praticamente tutti sono destinati a morire sotto le fredde luci al neon) di una persona anziana, un nonno o un conoscente, ha potuto verificare che è difficile che si lasci questa Terra con una goccia di linfa propria.