Richard Waghorne, un gay contro le nozze gay

E’ stato fatto recentemente notare che negli Usa quando la definizione di “matrimonio” è stato sottoposta ad referendum in 32 stati, ha vinto tutte le volte il matrimonio naturale. Questo perché dove ci sono leggi di matrimonio omosessuale, è sempre a causa dell’imposizione di giudici attivisti, non certe del voto popolare. Il dissenso è ampio, dai credenti ai non credenti, dagli eterosessuali e perfino agli omosessuali. Un esemplare di quest’ultima categoria, è certamente Richard Waghorne, ricercatore in filosofia politica e commentatore su diversi quotidiani anglosassoni.

Più volte ha scritto in opposizione al riconoscimento giuridico di una relazione omosessuale, anche se raramente «ho sentito il bisogno di dire che io stesso sono gay», ha rivelato sull’Irish Daily Mail. Ha confessato di essere «abbastanza preoccupato per come si stanno mettendo le cose», decidendo di esporsi in modo così personale perché cosciente di come «il dibattito sul matrimonio gay può collassare sulle accuse di omofobia. Il messaggio, esplicito o implicito, è spesso quello che l’essere anti-matrimonio gay significa essere in qualche modo anti-gay. Figure pubbliche che si oppongo devo farlo abitualmente ricevendo gli insulti di bigottismo o omofobia». Ha quindi continuato: «la risposta riflessa di molti sostenitori del matrimonio gay è quello di dipingere ogni forma di dissenso come pregiudizio, come se l’unica ragione per difendere il matrimonio come è esistito fino ad oggi fosse stata una certa varietà di bigottismo o uno squilibrio psicologico».

La denuncia della “caccia alle streghe eterofobica” da parte di Waghorne è precisa e puntuale, ma egli si spinge anche oltre dicendo che «in realtà le persone gay dovrebbero difendere la concezione tradizionale del matrimonio con la stessa forza di tutti gli altri. Dato che il matrimonio tradizionale viene ostacolato in nome del popolo gay, con conseguenze per le generazioni future, è tanto più importante che le persone gay che si oppongono al matrimonio gay comincino a parlare».  Da omosessuale ritiene il matrimonio gay una forma di egoismo, poiché esso «non è un bonus sociale per l’innamoramento e l’accordo nel fare una relazione duratura». Certo, se il matrimonio fosse solo un riconoscimento ad una storia d’amore, allora «non ci sarebbe alcun motivo per differenziare quali relazioni debbano essere incluse e quali no». Ma il matrimonio è ben altro, ovvero è l’ambito vitale dentro al quale «i bambini devono essere cresciuti da un uomo e una donna».  Lo ha anche spiegato su questo sito il prof. Aldo Vitale, ricordando che «l’analisi etimologica del termine medesimo matrimonio, dal latino “matris munia”, cioè doveri della madre, esso non può che contemplare la relazione tra l’ordine delle diverse generazioni, cioè il rapporto tra genitori e figli, ovvero tra coloro che generano e coloro che sono generati».

Waghorne ne è assolutamente cosciente: «Non tutti i matrimoni, ovviamente, coinvolgono l’educazione dei figli, ma la realtà è che i matrimoni tendono verso l’educazione dei figli», e ovviamente la relazione omosessuale è sterile. La domanda è dunque spontanea: «perché una relazione omosessuale deve essere trattata come un matrimonio, nonostante questa differenza fondamentale?». Esiste un patrimonio di ricerca, ha continuato, che «dimostra  come il matrimonio tra uomo e donna fornisce ai bambini i risultati migliori di vita, i bambini cresciuti in questi matrimoni sono migliori in tutta una serie di misure. Questo non è certamente per denigrare le altre famiglie, ma sottolineare l’importanza del matrimonio come istituzione».  Dunque, «se le coppie gay sono considerate ugualmente ammissibili al matrimonio, -anche se esse non sono adeguate verso l’educazione dei figli e non possono, per definizione, dare al bambino una madre e un padre-, allora la comprensione fondamentale di ciò che è il matrimonio in realtà viene scartata».

«Per dirla personalmente», ha concluso il commentatore omosessuale, «non mi sento minimamente discriminato per il fatto che non posso sposare una persona dello stesso sesso. Capisco e accetto che ci siano buone ragioni per questo». Secondo Waghorne, comunque, il “caso” del matrimonio gay si esaurirà presto perché «gran parte del sostegno al matrimonio gay oggi è istintivo, deriva dal fatto che la gente non vuole essere considerata come anti-gay». Quando l’attenzione mediatica si abbasserà, allora terminerà anche il clima da “caccia alle streghe” creato per impaurire chi ha idee diverse dall’Arcigay.

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138 commenti a Richard Waghorne, un gay contro le nozze gay

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  1. Mariasole ha detto

    Amen

  2. fabio ha detto

    esattamente come me…………….

  3. Andrea ha detto

    Articolo che avrei potuto scrivere io… Condivido in toto.

    Inoltre molti omosessuali fanno anche notare che le “unioni gay” sono inutili perché il carattere delle relazioni omosessuali è molto instabile, tant’è vero che fino agli anni ’70 i movimenti gay insistevano pure su questo fatto per distinguersi dagli eterosessuali.

    Poi detto tra noi… Negli USA gli omosessuali dichiarati sono il 2%, e non tutti sono interessati alle unioni. Dunque, ci sono cose che interesserebbero a molta più gente e delle quali però nei palazzi di potere si parla ben poco (implementazione delle tecniche agricole e della ricerca sanitaria, ad esempio?). Non è difficile fare i “progressisti” con qualche contentino al radical-chicchismo ed alle lobbies ad esso legate. Il difficile è fare scelte coraggiose e sgradite alle stesse…

  4. Alèudin ha detto

    Cosa dire? perfetto, una persona in grado di scegliere la realtà al posto del desiderio o dell’ideologia, questa si chiama libertà.

  5. Francesco B. ha detto

    Beh nessuno che dica che la Chiesa lo ha pagato profumatamente per dire ciò? Ragazzi siete grandi, dove riuscite a trovare questi articoli lo sapete solo voi.

  6. Controinformato ha detto

    Ragazzi, questa è una prova schiacciante!
    Dobbiamo diffondere il più possibile questo articolo perché questo smaschera le vere intenzioni dei movimenti LGBT(isti)!

    Un branco di inquisitori isterici buoni solo ad additare untori che non esistono, a sono così impegnati a parlare dei diritti dei gay e dei doveri dei non-gay (ops, intendevo dire dei presutni anti-gay) da completamente dimenticare i loro veri bisogni.

    Il fatto che questa opinione sia stata espressa da un gay rende il tutto ancora più straordinario!

  7. stefan@ ha detto

    Waghorne approva il riconoscimento giuridico delle coppie gay, contrariamente a quanto riportato nell’articolo. Infatti scrive: “This week sees the first civil partnerships between same-sex couples becoming official under legislation passed last year. That provides gay couples with nearly all necessary legal provisions. Many of us know people who are benefitting from this, or may well in the future.”
    Aggiunge comunque:”To borrow a cliché, this would be a good time to declare victory and go home. Instead, the demand now is for gay marriage on top of this, which the Programme for Government commits to exploring. This is not only unnecessary, but verges on selfishness.”
    In conclusione: UNIONI CIVILI SI, MATRIMONIO GAY NO. Che è una posizione tutto sommato ragionevole.

    • Alèudin ha detto in risposta a stefan@

      tutto sommato si ma chi glielo dice agli altri?

    • Hugo ha detto in risposta a stefan@

      stefan@ caro…ti ricordo che quando si parla di “nozze gay” si intende matrimonio e non certo unioni civili. Dunque non c’è nessun errore nell’articolo.

      Bello scoprire che è ragionevole che un gay si opponga al matrimonio gay. Dunque il tuo amico Franco Grillini è stupido e irragionveole..beh, se lo dici tu ci credo 🙂

      • stefan@ ha detto in risposta a Hugo

        L’errore c’è, in quanto l’articolo afferma che Waghorne “più volte ha scritto in opposizione al riconoscimento giuridico di una relazione omosessuale”, mentre invece ha giudicato positivamente le unioni civili.

        • Ercole ha detto in risposta a stefan@

          E’ evidente invece che, fin dal titolo, si intenda il matrimonio gay per riconoscimento giuridico. Mi spiace, stefan@ hai fatto flop 🙂

    • Qumran ha detto in risposta a stefan@

      Stefan@ ti sei accorto che nell’articolo si parla solo di opposizione a “NOZZE” e “MATRIMONIO GAY”?

      Contrariamente a quanto dici tu, Waghorne si oppone alle nozze gay come è scritto nell’articolo.

    • Salvatore ha detto in risposta a stefan@

      @stefan@
      Ma com’è che cerchi sempre di confutare e te ne vai costantemente con le orecchie basse? Qui si parla di opposizione al matrimonio e non di unioni civili.

      Sostieni poi che rifiutare il matrimonio gay è ragionevole? Come ti permetti? Non sai che sei pure omofobo?

  8. Max ha detto

    Waghorne scrive dal Regno Unito, dove con le “civil union” e’ possibile avere tutti o quasi i diritti delle coppie sposate, compresa l’adozione per i figli. Questo e’ detto anche da lui e non e’ sbagliato ricordarlo.

    Cio’ premesso, circa un anno fa il primo ministro, il conservatore (?) David Cameron ha lanciato una specie di riflessione nazionale per decidere se estendere il termine matrimonio anche tra coppie dello stesso sesso. All’inizio sembrava che la maggioranza fosse a favore. Ora la percezione, forse, e’ diversa, grazie al lavoro delle associazioni che vogliono mantenere il matrimonio cosi’ come e’ (tra cui i bravissimi “Catholic Voices”), che pure si sentono piovere addosso accuse di ‘omofobia’ anche se osano solo ricordare i fatti, vale a dire che una parte considerevole dei britannici e’ in realtà a favore di lasciare il termine ‘matrimonio’ per unioni di persone di sesso diverso.

    • Max ha detto in risposta a Max

      Chiedo scusa per l’imprecisione; nel Regno Unito si parla di “civil partnership”, non di “civil union”.

  9. Brain ha detto

    Anche la fine dello schiavismo avvenne per decisione di quelli che voi chiamate “giudici attivisti”, non certo del voto popolare. Il signor Waghorne non vuole sposarsi? Liberissimo di non farlo, chi lo obbliga? Nessuno vuole imporre niente a nessuno. Waghorn è tuttavia a favore del riconoscimento giuridico delle unioni tra persone dello stesso sesso (totalmente inesistente in Italia) che nel Regno Unito avviene sulla base della legge sul Civil Partneship del 2005.
    http://it.wikipedia.org/wiki/Unione_civile

    • Ercole ha detto in risposta a Brain

      Dunque? Waghorne non certo ha bisogno del tuo permesso per pensare quello che vuole e credo che sappia bene che è libero di non sposarsi. Proprio per questo è interessante il suo pensiero: tollerante, rispettoso, razionale e civile. Nemmeno una punto di egoismo. Sicuramente non lo vedremo col perizoma rosa a mimare gesti sessuali davanti ai figli delle coppie gay sui carri della “fiera del nulla”

      • Brain ha detto in risposta a Ercole

        Ercole guarda che io non ho mai pensato, nè tantomeno scritto, che ha bisogno del mio permesso di pensare e dire quello che vuole. Peraltro egli stesso sostiene il diritto per le coppie dello stesso sesso di vedere riconosciute dallo Stato in cui vivono le loro unioni.

        • Ercole ha detto in risposta a Brain

          Questo non è importante, quello che conta -e che tu fai finta di vedere- è che un gay è contrario al matrimonio gay. Apri gli occhi, appena puoi.

      • Brain ha detto in risposta a Piero

        Piero mi sembri molto autoreferenziale nei tuoi link, vedi un po’ di espandere i tuoi confini informativi. Ti segnalo http://en.wikipedia.org/wiki/American_Slave_Court_Cases e ti ricordo anche che nella Bibbia (sia nel Nuovo che nel Vecchio testamento) la schiavitù è data del tutto per scontata, con ‘istruzioni divine’ precise su come procurarsi gli schiavi, come e quanto picchiarli e persino quali sono le modalità per fare sesso con le tue schiave (donne ovviamente, tutta la Bibbia è scritta rigorosamente da un punto di vista maschile). Puoi trovare tutte le informazioni e tutte le relative citazioni qui http://www.evilbible.com/Slavery.htm

        • lorenzo ha detto in risposta a Brain

          Hai fatto la scoperta dell’acqua calda: prima del cristianesio c’era la schiavitù.

        • Andrea ha detto in risposta a Brain

          Nel Nuovo Testamento è data tanto per scontata che i primi ad opporsi alla schiavitù furono proprio i Cristiani, tant’è vero che le persecuzioni erano dovute anche a questo fatto (e gli stessi Nietzsche ed Hitler dileggiarono il Cristianesimo anche perché dalla parte dei deboli e contro la schiavitù e lo strapotere tirannico). Nell’Antico Testamento sono poste precise restrizioni, e le condizioni poste non erano certo peggiori di quelle in cui versavano tutti gli schiavi all’Epoca, anzi, anche nell’Antico Testamento gli schiavi sono considerati uomini e non cose come lo erano dai pagani.

          La Bibbia Scritta da un punto di vista “maschile”? Hai idea di quante Figure femminili, anche di primissima importanza, vi siano nella Bibbia e del ruolo che esse hanno avuto?

          • Brain ha detto in risposta a Andrea

            In risposta ad Andrea, secondo il quale le donne hanno sempre avuto un ruolo di PRIMARIA importanza e assoluta uguaglianza rispetto al maschio.

            Infatti, ecco una galleria di esempi di quanto sia vero:

            “Le donne dovrebbero essere segregate, perché sono la causa delle involontarie erezioni degli uomini santi”.

            “Le donne servono soprattutto per soddisfare la libidine degli uomini.”
            Giovanni Crisostomo, 349-407, grande dottore della Chiesa

            “La donna è un essere inferiore, che non fu creato da Dìo a Sua immagine. Secondo l’ordine naturale, le donne devono servire gli uomini.”

            … Il padre della Chiesa Sant’Agostino, 354-430, considerato uno dei più importanti dottori della Chiesa.

            “Il valore principale della donna è costituito dalla sua capacità di partorire e dalla sua utilità nelle faccende domestiche.”
            Tommaso d’Aquino, santo e dottore della Chiesa, 1225-1275

            “Un feto maschile diviene un essere umano dopo 40 giorni, uno femminile dopo 80 giorni. Le femmine nascono a causa di un seme guasto o di venti umidi.” Tommaso d’Aquino, dottore della Chiesa e patrono delle università cattoliche

            “Quando vedi una donna, pensa che si tratti del diavolo! Essa è come l’inferno!” Papa Pio II, 1405-1464

            “Le donne sono destinate di natura al comune godimento.” Capocrate, cristiano dei primi tempi e fondatore di un convento

            “In nessuna religione o cultura la donna viene rispettata e onorata come nel cristianesimo!” Il teologo cattolico Bernhard Häring nel XX° secolo

            “Le ragazze che portano la minigonna finiranno all’inferno.” Il gesuita Wild nel XX° secolo

            “La donna ha il diritto di vestirsi solo a lutto. Non appena ha rag- giunto l’età adulta, dovrà ‘coprire il suo viso che è fonte di tanti pericoli, altrimenti rischia di perdere la beatitudine eterna.” Il padre della Chiesa Tertulliano

            “Nessuna donna può entrare dove si intrattiene un sacerdote.” Sinodo di Parigi, 846

            “Vicino alle chiese non possono abitare donne.” Sinodo di Coyaca, 1050

            “I sacerdoti che ospitano donne sospette dovranno essere puniti. Il vescovo dovrà vendere le donne come schiave.” 2° sinodo di Toledo, 589

            “La sola consapevolezza del proprio essere dovrebbe costituire una vergogna per le donne.” Clemente Alessandrino, prima del 215

            “Le donne non possono né scrivere, né ricevere lettere a proprio nome.”
            Sinodo di Elvira, 4° sec.

            “Tutto il sesso (femminile) è debole e sventato. Esse giungono alla salvezza solo tramite i figli.” Giovanni Crisostomo, dottore della Chiesa, 349-407

            “Le donne non possono cantare in chiesa.” San Bonifacio, missionario benedettino e apostolo dei tedeschi, 675-754

            “La donna impari in silenzio, con tutta sottomissione. Non concedo a nessuna donna di insegnare o dettare legge all’uomo; piuttosto se ne stia in atteggiamento tranquillo. […] Essa potrà essere salvata partorendo figli, a condizione di perseverare nella fede, nella carità e nella santificazione, con modestia.” San Paolo Apostolo

            “La sola consapevolezza del proprio essere dovrebbe costituire una vergogna per le donne.” Clemente Alessandrino, Padre della Chiesa, teologo apologeta 150-215ca

            “La donna ha il diritto di vestirsi solo a lutto. Non appena ha raggiunto l’età adulta, dovrà ‘coprire il suo viso che è fonte di tanti pericoli, altrimenti rischia di perdere la beatitudine eterna.” Tertulliano, Padre della Chiesa, teologo apologeta 160-220ca

            “Tutto il sesso (femminile) è debole e sventato. Esse giungono alla salvezza solo tramite i figli.” San Giovanni Crisostomo, Dottore della Chiesa 349-407

            “Le donne non possono cantare in chiesa.” San Bonifacio, 675-754

            “La donna deve velarsi il capo, perché non è l’immagine di Dio.”
            Sant’Ambrogio, Dottore della Chiesa 339-397

            “Le donne servono soprattutto per soddisfare la libidine degli uomini.”
            (San Giovanni Crisostomo, Dottore della Chiesa 349-407)

        • Francesco Santoni ha detto in risposta a Brain

          Brain, la schiavitù negli USA è stata abolita grazie alla predicazione di svariati gruppi cristiani, che usavano argomenti prettamente religiosi. E’ una verità storica acquisita. Se vuoi una buona sintesi sull’argomento ti consiglio di leggere il capitolo dedicato nel libro A glora di Dio di Rodney Stark.
          Assolutamente fuori luogo poi il tuo richiamo alla Bibbia, perché è risaputo come in realtà sulla schiavitù stabiliva delle leggi che per l’epoca erano avanzatissime. Con l’avvento del Cristianesimo poi la schiavitù ha finito di avere qualsiasi giustificazione.

          • Brain ha detto in risposta a Francesco Santoni

            Francesco il fatto che tu dica che la Bibbia stabiliva leggi “avanzatissime” sulla schiavitù conferma che la Bibbia dava la schiavitù per scontata e legittima, e la regolamentava. Dunque se fosse vero che le Sacre Scritture rappresenterebbero il Verbo, la pensiero e la Parola di Dio, allora vuol dire che per Dio la schiavitù era del tutto legittima. Capisci benissimo quanto allora sia risibile il concetto che “con l’avvento del Cristianesimo poi la schiavitù ha finito di avere qualsiasi giustificazione”, dal momento che Dio stesso, eterno e immutabile, non potrà certo avere cambiato idea nel frattempo. È un semplice ragionamento logico.

            • Samba ha detto in risposta a Brain

              No Brain, la Bibbia ha semplicemente operato un cambiamento di pensiero, di educazione, di mutamento della società lento e costante che poi è culminato in Gesù. E’ stata una preparazione alla Sua venuta, tant’è che se tu avessi mai aperto la Bibbia l’avresti osservato tu stesso.
              Mi auguro davvero che nella vita, oltre ai gay pride e al costumino rosa, tu possa avere visioni e giudizi più maturi.

            • Francesco Santoni ha detto in risposta a Brain

              Brain queste obiezioni sono tipiche di chi critica la Bibbia ed il Cristianesimo senza avere idea di cosa siano. La Bibbia è la storia della rivelazione. Il Dio dei cristiani è un Dio che si rivela nella storia. Di fronte alla rivelazione di Dio l’uomo può accoglierlo, ma anche rifiutarlo, e nella Bibbia è narrata questa continua alternanza di accettazione ed opposizione. Tutto poi acquista senso con Cristo. Con Cristo la rivelazione si compie e la Legge si completa. Se la schiavitù prima di Cristo veniva ammessa, ma regolamentata e mitigata con regole che appunto per l’epoca erano avanzatissime, dopo Cristo essa non è più ammissibile. Sai cosa dice Cristo ai discepoli quando, dopo aver affermato l’indissolubilità del matrimonio, questi gli chiesero perché allora la legge mosaica consentisse di ripudiare la moglie? Cristo rispose: “Per la durezza del vostro cuore Mosè vi ha permesso di ripudiare le vostre mogli, ma da principio non fu così.” La Legge Divina è quindi eterna ed immutabile, ma si rivela gradualmente all’uomo, che è debole e peccatore, ed ha bisogno di tempo per accettarla e convertirsi. Ci vollero secoli di predicazione del Cristianesimo prima che la cultura latina accettasse l’abolizione della schiavitù. Nella Cristianità medievale la schiavitù era ormai sparita, ma essa ricomparve nel Nuovo Mondo all’inizio della modernità. Ed immediatamente la Chiesa intervenne a riaffermarne l’illiceità, senza purtroppo essere ascoltata (talvolta i vescovi che leggevano in pubblico le bolle papali contro la schiavitù rischiavano di essere malmenati). Rodney Stark comunque documenta come nelle colonie francesi e spagnole (paesi cattolici) le regole sulla schiavitù fossero migliori e più umane rispetto a quelle inglesi. L’abolizione della schiavitù nel mondo anglosassone comunque alla fine avvenne soprattutto grazie alla predicazione e all’impegno delle comunità Puritane.
              In passato la Chiesa dovette opporsi alla pratica, assai diffusa, dell’infanticidio, ricevendo ovviamente opposizione. Oggi si oppone all’aborto e come allora viene criticata.
              In passato la Chiesa si oppose al razzismo ed all’eugenetica, affrontando l’accusa di essere per questo antiscientifica. Oggi sappiamo che aveva ragione.
              Il Cristianesimo è stato sempre promotore di civiltà e cultura insuperate in tutti i luoghi e le epoche. E chi lo nega semplicemente non conosce la storia.

    • lorenzo ha detto in risposta a Brain

      E’ chiamato matrimonio naturale l’unione tra l’uomo e la donna.
      Anche se una legge positiva stabilisse che un contratto tra persone debba essere chiamato matrimonio, due persone dello stesso sesso non potranno mai e poi mai dare vita ad un matrimonio.
      Le leggi positive sono vitali per i sudditi, le leggi naturali per gli uomini liberi.

      • Elisa ha detto in risposta a lorenzo

        Per inciso, il matrimonio naturale NON ESISTE. Il matrimonio non è un fatto naturale, è una costruzione sociale. L’atto sessuale, quello è naturale. Il matrimonio ne è soltanto una regolamentazione stabilita dall’uomo; e di conseguenza culturale.

        • Salvatore ha detto in risposta a Elisa

          Ha ragione Elisa, non è una costruzione naturale. E’ antecedente al cristianesimo in quanto ci volle poco a capire che era l’unico ambiente adatto alla protezione dell’amore, della donna e dei bambini.

        • Sophie ha detto in risposta a Elisa

          “Il matrimonio non è un fatto naturale, è una costruzione sociale.”

          Sì e poi c’è Gargamella che va a caccia di puffi…. -.-
          Nel mondo animale ci sono alcuni tipi di uccelli come pappagalli e piccioni che praticamente a tutti gli effetti hanno dei veri e propri “matrimoni” visto che sono monogami.

          • Elisa ha detto in risposta a Sophie

            In realtà, Salvatore, il matrimonio naque con ben altre intenzioni che quelle di difesa della donna. Se proprio vogliamo essere precisi in moltissimi casi il matrimonio era visto più come uno scambio per preservare le alleanze tra i diversi gruppi(in cui l’oggetto da scambiare era proprio la donna).
            Sophie, il suo riferimento a personaggi dei cartoni animati è alquanto fuoriluogo; l’idea che il matrimonio sia una costruzione sociale non è di certo una mia supposizione; ma è una delle basi dell’antropologia. Ed è anche molto rischioso da parte sua fare un paragone di quel tipo con il mondo animale. Potrei trovarle migliaia di esempi di comportamenti animali riscontrabili anche nell’uomo che lei stenterebbe a definire “naturali”. (Tra cui, per esempio, comportamenti e pratiche omosessuali diffuse tra diverse specie di mammiferi, insetti ed uccelli).

            • Elisa ha detto in risposta a Elisa

              Errata corrige, nacque.

            • Laura ha detto in risposta a Elisa

              La cosa divertente, Elisa, è che anche negli animali ci sono gli ex gay: http://www.repubblica.it/2009/07/sezioni/esteri/pinguini-san-francisco/pinguini-san-francisco/pinguini-san-francisco.html

              C’è lo stupro, la poligamia, la divorazione del partner dopo l’amplesso, l’incesto e tante altre belle cose naturali. Non capisco perché lei le rifiuti…
              Provi a leggerti questo post: http://www.uccronline.it/2012/05/27/pinguini-gay-il-corriere-della-sera-e-le-marchette-alla-lobby-lgbt/

              • Elisa ha detto in risposta a Laura

                Laura, la sua considerazione non andrebbe rivolta a me, quanto a Sophie. A me pare proprio che sia stata Sophie a “prendere a modello” un comportamento animale nel tentativo di definire naturale ciò che di fatto non lo è, come il matrimonio tra gli esseri umani. Ed è proprio per questo che io cercavo di metterla in guardia. Se si considera il matrimonio un fatto naturale perchè dei pappagalli ne sviluppano un certo tipo di surrogato, allora perchè non considerare naturali e trasponibili nel mondo umano anche tutte quelle “belle cose” che lei ha citato?
                Scusate, ma non credo di essere io quella che usa il termine “naturale” con troppa leggerezza.

            • Sophie ha detto in risposta a Elisa

              Gentile utente s’informi perchè non sto parlando di Ancleto, il gufo del mago Merlino ma di animali veri. Grazie.
              E l’omosessualità in natura non esiste, sono solo atti imitativi non completi per stabilire la dominanza, non per divertirsi. 🙂

              • Sophie ha detto in risposta a Sophie

                *Anacleto

              • Brain ha detto in risposta a Sophie

                Sophie (ciao!) ti sbagli, invito anche te ad informarti, senza pregiudiziali. Eccoti il link della famosa mostra “Against Nature?” dell’Università di Oslo dove troverai maggiori informazioni.
                http://www.nhm.uio.no/besok-oss/utstillinger/skiftende/againstnature/index-eng.html

                • lorenzo ha detto in risposta a Brain

                  Anche questo tuo intervento è perfettamente in linea con le tue affermazioni attribuite al cristianesimo sulla donna.
                  Utilizzi fatti e frasi, quando sono veri, in modo (consapevolmente?) parziale: nessuno nega che in natura siano presenti comportamenti omosessuali, basta osservare i cani in città, ma ti dimentichi di puntualizzare per quale ragione gli animali assumono tali comportamenti.
                  Analogamente, sul piano umano, l’omosessualità esiste, ma i gay si rifiutano categoricamente di analizzare le motivazioni che li spingono a comportarsi in un modo difforme da quanto stabilito dalle leggi di natura: ti sei mai chiesto quale scopo potrebbero avere i gay nell’evoluzione? Forse l’eliminazione della specie umana?

                • Salvatore ha detto in risposta a Brain

                  Brain, anche lo stupro è normale tra gli animali: http://www.ecoblog.it/tag/animali+stupratori

                  Immagino dunque che vada legalizzato anche tra gli uomini, no? In fondo è “naturale”!

                • Sophie ha detto in risposta a Brain

                  Ovviamente un sito di parte e cos’altro potevi postare sennò?!
                  Brain ma quando capirai che il futuro è etrosessuale e che senza gli eterosessuali, almeno qua in Italia, fra 10 anni ci ritroveremo con un giovane e 500 anziani?

      • Elisa ha detto in risposta a lorenzo

        La parola matrimonio deriva dal latino matrimonium, ossia dall’unione di due parole latine, mater, madre, genitrice e munus, compito, dovere.
        Dato che in una coppia di omosessuali uomini non c’è una donna, è impossibile attuare il matrimonio.

    • Andrea2 ha detto in risposta a Brain

      Non confondiamo i termini, unione civile è un’altra cosa rispetto al così detto matrimonio gay.
      E l’articolo ribadisce il fatto ovvio (alla logica) che “matrimonio gay” è un controsenso. Se lo scopo di una unione civile ha quello di garantire certi diritti a chi la stipula, il matrimonio ha in più anche una funzione sociale che ogni società interessata al suo futuro dovrebbe proteggere e incentivare.

  10. Michele Silvi ha detto

    Sarà stato sicuramente pagato dal vaticano per mentire sulla propria sessualità e sostenere tesi omofobiche (.cit).

  11. Sophie ha detto

    Questo ragazzo lo massacreranno per quello che ha avuto il coraggio di dire…

    • Paolo ha detto in risposta a Sophie

      Sophie, sophie attenta hai la lobby gay che ti fa le pernacchie sotto il letto

      • Sophie ha detto in risposta a Paolo

        No più che altro le lobby gay non credono a una cippa ma ci manca solo che fanno la revisione del Vangelo. Dal Vangelo secondo Gesù al Vangelo secondo le piume di struzzo.

      • Qumran ha detto in risposta a Paolo

        Reazione davvero matura Paolo. Sei appena tornato dal Gay pride per caso?

  12. Max ha detto

    Ci sono state miriadi di civilizzazioni su questo pianeta, dalle piu’ evolute a quelle piu’ piccole, da quelle che facevano della schiavitù una colonna della società a quelle per cui questo concetto era di gran lunga meno importante, se non assente. In varie era tollerata l’omosessualità. Ma tutte civiltà hanno sempre considerato ‘matrimonio’ l’unione tra l’elemento maschile e quello femminile, l’unico che puo’ essere aperto alla genesi di nuovi esseri umani.
    Una cosa e’ riconoscere dei diritti civili come la possibilità che una persona cui sono affezionato possa visitarmi quando sono gravemente malato, e non solo la mia famiglia naturale, di cui si puo’ parlare. Un’altra cosa e’ in nome di un malinteso senso di eguaglianza. Ma per il matrimonio… no mi spiace, per quanto mi riguarda le cose dovrebbero restare come sono.

    • Max ha detto in risposta a Max

      Oggi sono piu’ distratto del solito nello scrivere… la frase “Un’altra cosa e’ in nome di un malinteso senso di eguaglianza” era tagliata a meta’ perche’ la stavo riscrivendo.

  13. Paolo ha detto

    Malinteso? Ragazzi sù cominciate a scoprire le carte. Se pensate che il senso i uuaglianza venga definito in base alle vostra ideologia sbagliate di grosso. Questo articolo è poi un ennesimo esempio di come prendere una notizia e riportarla secondo il proprio comodo commentando di conseguenza sul niente.

    • lorenzo ha detto in risposta a Paolo

      Che il matrimonio sia solo quello tra uomo e donna è un fatto, tutto il resto è ideologia.

      • Max ha detto in risposta a lorenzo

        Diciamo che e’ come affermare che quadrati e cerchi sono uguali per legge 😀

      • Paolo ha detto in risposta a lorenzo

        caro lorenzo, semmai è proprio il contrario visto che in molti Stati evoluti e Civili il matrimonio tra due persone dello stesso sesso è già realtà. L’ideologia è solo la tua.

        • Gennaro ha detto in risposta a Paolo

          Ma quali sono questi stati evoluti e civili? Il belgio e l’olanda? Ti ricordo che né in Francia, né in Germania, né nella maggioranza di stati americani, né in Italia c’è il matrimonio religioso. In Spagna c’è grazie ad un pazzo criminale come Zapatero, considerato il peggiore leader politico degli ultimi 50 anni.

          Questo dunque confuta quanto dici e di fatto conferma proprio l’opposto: il matrimonio gay è ben lontano dagli stati civili ed evoluti.

    • Ercole ha detto in risposta a Paolo

      @Paolo
      In cosa sarebbe sbagliata la notizia? Non riesco a capire…stai forse sostenendo che il gay Waghorne non si oppone al matrimonio gay? Perché questo è il cuore dell’articolo. Non hai forse modo di verificare la notizia? Oppuer hai forse problemi di traduzione dall’inglese? Dicci come possiamo aiutarti..

  14. Elisa ha detto

    Significativo che l’opinione di un omosessuale; che di norma è l’acerrimo nemico di ogni fedele cattolico, in quanto essere-contro-natura-distruttore-della-moralità-eccetera eccetera; sia in questo caso riportata con grande esaltazione ed acclamazione.

    • Alessandro M. ha detto in risposta a Elisa

      In realtà ti chiedo di essere più matura nei tuoi giudizi. Sono secoli che la chiesa cattolica scinde da peccato a peccatore. L’omosessuale commette peccato quando si comporta in un certo modo, io commetto peccato allo stesso modo (se rubo, se uccido, se non rispetto ecc.). La Chiesa non ha nessun nemico, ma mette in guardia l’uomo (chi ha interesse a seguirla) su certi comportamenti.

      Vendola ad esempio dice questo sull’accoglienza della chiesa: http://www.uccronline.it/2010/04/16/nichi-vendola-difende-la-chiesa-sulla-questione-omosessualita/
      In Cile la Chiesa è la prima a difendere la discriminazione omosessuale: http://www.catholicnewsagency.com/news/chilean-bishops-condemn-brutal-murder-of-gay-man/
      Il Vescovo di Siviglia ha ribadito che i gay sono figli di Dio, invocando rispetto: http://www.ewtnnews.com/catholic-news/World.php?id=4759

      Potrei andare avanti tutto il giorno, ma spero che tu abbia capito quanto lontano dalla verità sia stata la tua rabbiosa affermazione.

      • Elisa ha detto in risposta a Alessandro M.

        Per rispondere “a suon di link”, ne pubblico uno io.
        http://www.pontifex.roma.it/index.php/editoriale/il-fatto/11643-agesci-i-gay-vadano-dalla-psicologo-sono-un-cattivo-esempio-per-i-giovanissimi
        Ad essere onesti,in questo articolo, non mi pare che si scinda troppo tra peccato e peccatore. Qui si fa riferimento al capo scout omosessuale come cattivo modello. In toto. Si da per scontato il fatto che colui che “commette il peccato” non possa essere una buona guida, in nessun ambito. Infatti la supposizione non si limita solo all’ambito dei gruppi scout. Si estende anche per quanto riguarda, cito:”la società di ogni giorno, nella vita civile e persino nella politica”. In questo caso, temo proprio che l’accusa sia rivolta all’individuo.

        • Alessandro M. ha detto in risposta a Elisa

          Lei però non può prendere il sito Pontifex come esempio, pensando che sia l’autorevole voce della Chiesa. Non c’è nulla di condivisibile con quel sito, che sembra più una beffa laicista che una voce cattolica. Sono arrivati ad insultare pesantemente Giovanni Paolo II per aver baciato il Corano in segno di rispetto, e altre cose pesanti contro BXVI. Dunque attenzione ancora una volta ad avere un giudizio più maturo.

          Tuttavia nel caso specifico hanno pienamente ragione. Un peccatore che è contento di essere tale è sempre una guida sbagliata. Non c’entra che tipo di peccato o comportamento giudicato peccato, c’entra se uno è pentito o meno. Io non potrei essere educatore di ragazzi cattolici, assunto da una parrocchia, se rubassi e fossi contento di rubare. Potrei esserlo se avessi rubato e mi sarei pentito di questo. Non voglio paragonare l’omosessualità alla rapina (ovviamente!!) ma solo far capire che quello che conta è il giudizio personale sul proprio comportamento/peccato.

  15. Brain ha detto

    Waghorne nel suo intervento si dice lieto della legge che riconosce le coppie dello stesso sesso: “Questa settimana vede le prime partnership civili tra coppie dello stesso sesso di diventare ufficiali grazie alla normativa approvata lo scorso anno. Che fornisce alle coppie gay quasi tutte le disposizioni legali necessarie. Molti di noi conoscono persone che beneficiano di questo, o potranno farlo in futuro.” (“This week sees the first civil partnerships between same-sex couples becoming official under legislation passed last year. That provides gay couples with nearly all necessary legal provisions. Many of us know people who are benefitting from this, or may well in the future.”) Waghorne essendo irlandese si riferisce al Civil Partnership Act, entrato in vigore nel gennaio 2011 ( http://en.wikipedia.org/wiki/Recognition_of_same-sex_unions_in_Ireland ) sulla scia del Civil Partnership del Regno Unito, approvato 6 anni prima. La differenza primaria tra le due leggi è che quella britannica è stata creata solo ed esclusivamente per dare status giuridico alle coppie omosessuali mentre quella irlandese è aperta anche alle coppie eterosessuali, alle quali lo Stato offre la possibilità di scegliere secondo quale legge vogliono formalizzare la loro unione. Secondo i più recenti dati del Governo resi noti a gennaio 2012 tuttavia ben il 73% degli irlandesi ritiene che anche le coppie dello stesso sesso dovrebbero poter avere pieno accesso al matrimonio (http://per.gov.ie/wp-content/uploads/OIReferendum-Report-Final-2003-corrected.pdf – tabella a pag. 27). Inutile ricordare che in Italia la discriminazione è totale, per le coppie dello stesso sesso non solo non esiste la possibilità di sposarsi ma neanche nessuna delle alternative giuridiche (unioni civili, partneship registrate, Pacs ecc) che esistono praticamente quasi tutti gli altri Stati europei. Insomma anche in questo siamo tra i fanalini di coda dell’Unione Europea.

    • lorenzo ha detto in risposta a Brain

      Ma tu ritieni che se il sole sorge ad est ciò sia discriminante per l’ovest?
      Ma credi veramente che una legge positiva possa cambiare quella naturale?
      Devi essere un suddito veramente cieco e privo di cervello per ritenere che se il dio stato stabilisce che una coppia qualsiasi debba essere chiamato matrimonio, anche la natura si adegui.

      • Brain ha detto in risposta a lorenzo

        Lorenzo, ma leggi post oppure ormai i tuoi attacchi isterici a tutto quello che scrivo ti partono in automatico?

        • lorenzo ha detto in risposta a Brain

          Appunto perché l’ho letto ho scritto quello che ho scritto.
          Al dio stato interessa principalmente che propri sudditi producano, producano, producano…
          Purtroppo, per avere dei sudditi, è necessario un accoppiamento uomo donna: le gravidanze hanno però il difetto di interrompere l’attività produttiva.
          Per ovviare a questo il dio stato stabilisce allora che è più pratico importare lavoratori già fatti e, per soddisfare l’irrefrenabile desiderio sessuale collegato alla generazione umana stabilito dalla Legge che ha originato l’universo, trova che è opportuno sponsorizzare ed incrementare la deviazione dei rapporti sessuali tra persone dello stesso sesso: i sudditi si adeguano, gli Uomini liberi no.

          • Brain ha detto in risposta a lorenzo

            Lorenzo, probabilmente partecipiamo a questo forum scrivendo da due universi paralleli. Nel tuo (dove l’irrazionalità evidentemente regna sovrana) nel post si parla del dio stato, di sudditi da far accoppiare, di attività produttiva, e di sponsorizzazione (!) la ‘deviazione’ dei rapporti (sessuali) tra persone dello stesso sesso. Nel mio universo ho scritto che Waghorn, autore dell’articolo che avete tanto appaludito, da il proprio pieno supporto al riconoscimento giuridico da parte di uno Stato (laico, non teocratico) delle coppie omosessuali dal momento che di quello Stato sono legittimi cittadini. Ho anche fatto notare che, stando ai dati diffusi dallo stesso governo irlandese, il 73% della cittadinanza irlandese si dice favorevole ad estendere anche alle coppie same-sex l’accesso al matrimonio. Questo naturalmente nel pieno rispetto del punto di vista di Waghorn, a cui peraltro nessuno impone di convolare a nozze col suo compagno (se ce l’ha). Infine ho fatto notare che in Italia manca invece qualsiasi tipo di riconoscimento giuridico: niente matrimonio e neanche nessuna forma alternativa (unioni civili, pacs o altro) come invece avviene in quasi tutti gli altri Stati europei. Ora, se tu vuoi rimetterti a blaterare delle tue personali distinzioni tra Uomini Liberi (chi la pensa come te, ovviamente) e “sudditi” (chiunque dissente dal tuo Pensiero Unico di Origine Divina), fai pure. Chi legge valuterà secondo ragione.

            • lorenzo ha detto in risposta a Brain

              Innanzitutto debbo ringraziarti perché, se non fosse per cercare di dare una risposta a te ed a quelli che riguardo all’omosessualità la pensano più o meno come te, non sarei mai stato stimolate a dare forma semplice e compiuta a quello che avevo in testa:
              – La Legge che ha originato l’universo ha stabilito che la generazione umana avvenga con l’accoppiamento uomo donna.
              – Per stimolare l’accoppiamento ha stabilito il desiderio sessuale.
              – Il desiderio sessuale in sintonia con le leggi di natura è rivolto verso una persona di sesso opposto.
              – Il desiderio sessuale non in sintonia con le leggi di natura non è rivolto verso una persona di sesso opposto.

              Premesso questo, come qualsiasi legge positiva può stabilire la liceità della schiavitù o che gli ebrei non sono uomini, allo stesso modo uno stato può decidere che la convivenza tra due o più persone dello stesso sesso, o addirittura di specie diverse, sia chiamata matrimonio.

              In Italia esiste il codice civile per regolare i contratti tra persone ed in qualsiasi ufficio comunale prendono nota delle convivenze senza alcun problema: di quali diritti negati vai cianciando?

              • Brain ha detto in risposta a lorenzo

                Guarda Lorenzo che la “liceità della schiavitù” è data del tutto per scontata proprio dalle Sacre Scritture, che la regolamentavano dando – come ho già scritto in precedenza – ‘istruzioni divine’ precise su come procurarsi gli schiavi, come e quanto bastonarli e persino quali sono le modalità per fare sesso con le tue schiave (donne ovviamente, tutta la Bibbia è scritta rigorosamente da un punto di vista maschile).

                Chiedi poi: “di quali diritti negati vai cianciando?”
                Di tutti quei diritti che ad oggi in Italia sono solo ed esclusivo privilegio delle coppie eterosessuali sposate, le sole riconosciute dallo Stato. Cito solo le principali: In ambito di diritto all’eredità in assenza di testamento (ad es. Decesso improvviso a seguito di incidente) il partner/convivente non ha gli stessi diritti spettanti al coniuge previsti in materia di successione legittima dal Codice civile; Non è riconosciuto il diritto all’assistenza ospedaliera ne è riconosciuta la possibilità di prendere decisioni sulla sua salute del partner convivente; Non è riconosciuto il diritto all’assistenza penitenziaria; Non è riconosciuto il diritto di subentro e di permanenza in un contratto di affitto; Non è riconosciuto il diritto al Permesso di soggiorno per il partner se di nazionalità di un paese non membro dell’Unione Europea; Non è riconosciuto al convivente nessun diritto decisionale in caso di morte del partner su tutte quelle scelte che vanno dalle modalità di svolgimento della cerimonia funebre alla scelta del luogo di sepoltura o relative alla decisione di cremazione del defunto; Non è previsto il diritto alla reversibilità della pensione; Non sono previsti congedi lavorativi per motivi di assistenza sanitaria, partner inabile o malato terminale; Non sono previsti esoneri e dispense relative al servizio militare volontario. Sono tutte questioni che non si risolvono certo andando, come scrivi tu, “in qualsiasi ufficio comunale che prenda nota della convivenza” e neanche dai contratti privatistici (che non hanno alcuna valenza nei confronti della Pubblica Amministrazione). Serve dunque una regolamentazione giuridica per le coppie dello stesso sesso, esattamente come è stato fatto in quasi tutti gli altri Stati dell’Unione Europea.

                • Salvatore ha detto in risposta a Brain

                  1) Tutta l’annoiante questione sulla Bibbia trova già risposta qui: http://www.uccronline.it/2012/06/18/richard-waghorne-un-gay-contro-le-nozze-gay/#comment-76335 , occorre contestualizzare storicamente le cose e poi parlare di Antico Testamento e non di Bibbia. L’Antico ha trovato compimento nel Nuovo, quest’ultimo è il riferimento. Il “prima” è la storia del popolo d’Israele.

                  2) Il matrimonio gay non è un diritto e mai lo sarà. L’ultima categoria di persone che sono discriminate oggi in Italia sono i gay, che contano sull’appoggio mediatico completo, sui privilegi nei posti di lavoro, in televisione e perfino nella musica (vedi dichiarazioni recenti di Fiorella Mannoia). Avete trovato il modo di ammazzare ogni critico tacciandolo di omofobia attraverso il fango mediatico (vedasi recenti Cassano e Fioroni), tutti vi è dato e garantito sotto ricatto del fango mediatico. Ogni cosa potete ottenerla per la paura della gente.

                  3) Se dobbiamo allinearci all’Europa, non capisco perché le scuole paritarie in Italia non siano finanziate completamente come avviene in tutti gli stati evoluti e civili. Mi puoi rispondere tu?

                • lorenzo ha detto in risposta a Brain

                  Caro Brain, la tua ignoranza in materia biblica suscita perfino tenerezza: data la tua incapacità a scindere la storicità dei fatti dalla lettura sapienziale, tipica degli integralisti, ogni ragionamento lascia il tempo che trova.
                  Devi però toglierti tranquillamente dalla testa che “la religione”, come ha cambiato idea sulla schiavitù, così la cambierà sull’omosessualità: come ti ha fatto notare qualcun altro, tu la religione non sai nemmeno dove stia di casa.

                  Anche nel campo dello “ius”, vedo che hai molte lacune: i diritti della famiglia non sono una gentile concessione dello stato, ma sono semplicemente la presa d’atto, da parte dello stato, di determinate realtà ad esso preesistenti
                  Ti hanno già fatto notare che il matrimonio non è un diritto umano, ma e semplicemente l’unione di due persone di sesso opposto: come puoi cambiare la natura?
                  Quello di cui tu vai cianciando sono semplicemente norme contrattuali: non hai mai sentito parlare di persone che, in base al codice vigente, hanno lasciato i loro beni al proprio cane o al proprio gatto? Non possono due persone dello stesso sesso fare lo stesso?

            • Fabio Moraldi ha detto in risposta a Brain

              Ricordo a Brain che il matrimonio NON è un diritto dell’uomo (tanto meno l’adozione).

    • Ercole ha detto in risposta a Brain

      @Brain

      Ma è tanto difficile accettare che il gay Waghorne si oppone al matrimonio gay? Davvero devi andare a spulciare nella sua vita per vedere se una volta ha detto qualcosa di utile a te per darti il contentino?

      Certo che tra te e Paolo…quasi quasi è meglio pure Cassano.

      • Brain ha detto in risposta a Ercole

        Ercole guarda che io non sto affatto criticando Waghorne, ma dove lo leggi? Io ho solamente riportato e tradotto un passo del suo articolo dove si rallegra per l’approvazione della (allora) nuova legge Irlandese che riconosce e tutela le coppie dello stesso sesso. Non cerco alcun contentino, ho solo reso noto un passaggio del suo intervento che (guarda caso) nel vostro articolo non era riportato. Capisco che non vi piaccia, ma non prendetevela con me ma casomai con Waghorne stesso, o con il 73% per cento dei suoi connazionali che appoggia il matrimonio per le coppie same sex

        • Ercole ha detto in risposta a Brain

          Il gay Waghorne si oppone al matrimonio omosessuale, fatti coraggio e accettalo con maturità senza trovare contentini in sondaggi controversi o passaggi presuntamente censurati.

  16. Elisa ha scritto: “Per inciso, il matrimonio naturale NON ESISTE. Il matrimonio non è un fatto naturale, è una costruzione sociale. L’atto sessuale, quello è naturale. Il matrimonio ne è soltanto una regolamentazione stabilita dall’uomo; e di conseguenza culturale”.

    FALSO!!!
    Il matrimonio, come spiega benissimo San Tommaso d’Aquino, è naturale proprio perché corrispondente alla natura razionale dell’uomo, che lo differenzia dagli altri animali. Dato che l’educazione di un uomo comprende l’educazione intellettuale e morale, cosa che non vale per gli animali, è anche per questo che è richiesta una stabilità assoluta della coppia sposata. Questo è il motivo per cui il matrimonio indissolubile è questione di “diritto naturale”, prima che questione religiosa.

    • Gennaro ha detto in risposta a a-theòs=a-éthos

      Hai ragione.. credo che ci sia stato in questo caso una concezione differente di “naturale”. Per Elisa quello che fanno gli animali è “naturale” e dunque accettabile, tu hai un ben altro concetto.

      • a-theòs=a-éthos ha detto in risposta a Gennaro

        Ovviamente, essendo, come sembrerebbe, ella un’atea materialista. Ma anche per un materialista la distanza tra un comportamento penetrato di razionalità e uno che ne è privo, dovrebbe essere rilevante. Il problema è che l’ideologia confonde, non chiarisce.

        • lorenzo ha detto in risposta a a-theòs=a-éthos

          Un tuo parere:
          Un ateo nega Dio e quindi ogni discussione risulta viziata in partenza.
          Ma se parlo di “Legge che ha originato l’universo”, nemmeno l’ateo dovrebbe opporsi in quanto credo sia da tutti accetto che l’universo esiste in virtù di una legge.

          • a-theòs=a-éthos ha detto in risposta a lorenzo

            Quello che intendevo dire, è che qui non è fondamentale questionare sull’essenza di ciò che ci differenzia dagli animali (l’intelligenza sia o non sia una facoltà spirituale), perché il fatto dell’enorme distanza rimane ed è su quello (cioè sula fatto che l’uomo sia animale razionale e morale, al contrario degli altri animali) che si basa il riconoscimento della necessità di un’educazione di tipo diverso, molto più complessa e duratura. E ciò rende un’istituzione naturalissima il matrimonio.

            • lorenzo ha detto in risposta a a-theòs=a-éthos

              Mi sono spiegato male:
              Se io parlando con un ateo dico: Dio ha stabilito questo, quello può sempre dirmi: io non credo esista un Dio e quindi non può aver stabilito queste norme.
              Se invece dico: la Legge che ha originato l’universo ha stabilito questo, l’ateo potrebbe al massimo rispondermi: no, secondo me ha stabilito quest’altro.

    • a-theòs=a-éthos ha detto in risposta a a-theòs=a-éthos

      Inoltre chi ignori totalemnte la filsofia commette un errore nell’identificare il termine “natura” esclusivamente con l’insieme di enti appartenenti all’universo, mentre il termine ha almeno 3 accezioni, provenienti dall’etimologia latina.

      Etimologia: natus (participio passato del verbo nasci) + suffisso urus,a,um (suffisso con cui si forma il participio futuro) = ciò che è per generare = il principio che genera.
      Da qui i tre significati: 1) insieme delle leggi che regolano l’esistenza delle cose; 2) insieme di tutti gli enti dell’universo; 3) l’essenza di un ente, cioè l’insieme delle leggi e delle caratteristiche che lo differenziano da altre specie.

      Secondo la terza accezione è “natura” umana anche l’anima spirituale, che non appartiene alla “natura” intesa come puro fatto bilogico-empirico.

  17. Elisa ha scritto: “Per inciso, il matrimonio naturale NON ESISTE. Il matrimonio non è un fatto naturale, è una costruzione sociale. L’atto sessuale, quello è naturale. Il matrimonio ne è soltanto una regolamentazione stabilita dall’uomo; e di conseguenza culturale”.

    FALSO!!!
    Il matrimonio, come spiega benissimo San Tommaso d’Aquino, è naturale proprio perché corrispondente alla natura razionale dell’uomo, che lo differenzia dagli altri animali. Dato che l’educazione di un uomo comprende l’educazione intellettuale e morale, cosa che non vale per gli animali, è anche per questo che è richiesta una stabilità assoluta della coppia sposata. Questo è il motivo per cui il matrimonio indissolubile è questione di “diritto naturale”, prima che questione religiosa.

    “Naturale” non va confuso con “empirico”, naturale la spiritualità per l’uomo.

    • Elisa ha detto in risposta a a-theòs=a-éthos

      Beh, allora sono costretta a chiedere scusa. Non avevo capito ripudiaste anche l’antropologia. Il matrimonio è un fatto assolutamente naturale, così come è naturale tatuarsi il corpo, bere da bicchieri in vetro e indossare jeans a zampa d’elefante.

      • Qumran ha detto in risposta a Elisa

        Se tu avessi un minimo di competenza filosofica capiresti che l’utente qui sopra sta affrontando una tematica di “naturale” ben diversa dalla tua. Il matrimonio qui inteso non è secondo il concetto antropologico di cui parli tu, si sta parlando di un’altra cosa. Occorre però avere competenza filosofica, ovviamente.

        • Elisa ha detto in risposta a Qumran

          Secondo me e non voglio attirarmi le cattiverie di nessuno, c’è solo un tipo di accezione di naturale, a prescindere dalla dsciplina, ed è ciò che esiste in natura, senza costruzioni culturali dietro.

      • lorenzo ha detto in risposta a Elisa

        Beh, allora sei veramente costretta a chiedere scusa. Non hai capito nulla di antropologia: tatuarsi il corpo, bere da bicchieri in vetro e indossare jeans a zampa d’elefante è un comportamento comune ad alcune popolazioni umane e non ad altre, mentre il matrimonio lo ritrovi in tutte le culture umane.
        Se proprio vuoi fare una disquisizione antropologica sul matrimonio, dovresti analizzarne le varie forme che assume, discernere l’apporto delle varie culture e popolazioni e ricavarne ciò che è comune a tutte: quello che rimane lo puoi definire matrimonio naturale.

    • Brain ha detto in risposta a a-theòs=a-éthos

      Eh be, se lo ha detto (San) Tommaso d’Aquino allora dev’essere per forza una perla di saggezza. Del tipo:
      “Il valore principale della donna è costituito dalla sua capacità di partorire e dalla sua utilità nelle faccende domestiche.”
      Tommaso d’Aquino, santo e dottore della Chiesa, 1225-1275

      • Brain ha detto in risposta a Brain

        …oppure (altra perla di saggezza): “Il valore principale della donna è costituito dalla sua capacità di partorire e dalla sua utilità nelle faccende domestiche.” Tommaso d’Aquino, santo e dottore della Chiesa, 1225-1275

        • Brain ha detto in risposta a Brain

          …oppure (altra perla di saggezza): “Un feto maschile diviene un essere umano dopo 40 giorni, uno femminile dopo 80 giorni. Le femmine nascono a causa di un seme guasto o di venti umidi.” (San) Tommaso d’Aquino, dottore della Chiesa e patrono delle università cattoliche. Andiamo bene…

          • Francesco Santoni ha detto in risposta a Brain

            Citazioni fasulle Brain, studialo seriamente Tommaso, invece di fare copia e incolla. Tommaso è uno dei più grandi filosofi della storia, solo un ignorante di prima categoria può pensare di criticarlo in questo modo.

            • Max ha detto in risposta a Francesco Santoni

              Disse “Era conveniente che la donna fosse formata dalla costola dell’uomo. Primo, per indicare che tra l’uomo e la donna ci deve essere un vincolo di amore. [nell’originale testo biblico, prendere dalla costola significa prendere dal cuore]. D’altra parte la donna «non deve dominare sull’uomo» [1 Tm 2, 12], e per questo non fu formata dalla testa. Né deve essere disprezzata dall’uomo come una schiava: perciò non fu formata dai piedi.” (S.M. 1, 3). Francesco, mi sai confermare?

            • Brain ha detto in risposta a Francesco Santoni

              Francesco scusa, fate copia e incolla voi (citando Tommaso, santi vari e passi biblici) ed è tutto oro colato, mentre se cito io allora diventano citazioni fasulle?

              • Francesco Santoni ha detto in risposta a Brain

                Tu non stai facendo copia e incolla di Tommaso, tu stai copiando delle citazioni fasulle che trovi in internet.

              • Fabio Moraldi ha detto in risposta a Brain

                Caro Brain…basta mettere la fonte…come mai queste citazioni ne sono sempre prive?
                Altrimenti io potrei portare questa citazione:

                “Le donne è meglio che stiano a casa a lavare e stirare”
                (utente Brain, militante omosessuale del web).

                • Brain ha detto in risposta a Fabio Moraldi

                  Mi si chiede di citare le fonti. Tommaso d’Aquino (Summa Theologiae I q. 92 a.1): “poiché nelle donne c’è un maggior contenuto d’acqua, esse possono essere più facilmente sedotte dal piacere sessuale” (Summa Theologiae III q. 42 a. 4 ad 5). Opporsi al piacere sessuale riesce loro tanto più difficile per il fatto che “possiedono una forza spirituale minore di quella degli uomini” (II-II q. 49 a. 4). La donna per lui possiede una minore forza fisica e anche una minore forza spirituale. L’uomo ha “una ragione più perfetta” e “una virtù (virtus) più solida” della donna (Summa contra gentiles III,123).

                  • Francesco Santoni ha detto in risposta a Brain

                    E ridagli. Sono citazioni fasulle! Se vai a vedere i testi non c’è scritto quello che riporti tu! Smettila di fare copia e incolla dai siti ateisti, non sono attendibili!

                  • lorenzo ha detto in risposta a Brain

                    Con queste citazioni hai fatto una figura di… di… mannaggia la memoria, non mi ricordo piu come si chiama quella tipica cosa marrocina che aromatizza le tue prestazioni sessuali.

                  • Francesco Santoni ha detto in risposta a Brain

                    Procediamo con un po’ di confutazione.

                    Hai citato ad esempio Sant’Agostino attribuendogli quest’affermazione: “La donna è un essere inferiore, che non fu creato da Dio a Sua immagine. Secondo l’ordine naturale, le donne devono servire gli uomini.” In realtà essa non appare affatto nelle opere di Sant’Agostino ma pare essere un’estrapolazione/alterazione di parti prese dal De Trinitate 12, 7.

                    In quel testo infatti Sant’Agostino parla della donna come immagine di Dio, ma dice tutt’altro rispetto a ciò che quella citazione fasulla vorrebbe fargli dire. Riporto qui parte del testo, omettendo le parti dove parla della Trinità, che confonderebbero le idee:

                    “Dunque non dobbiamo intendere che l’uomo è stato creato ad immagine della Trinità suprema, cioè ad immagine di Dio, nel senso che questa immagine si riscontri in una trinità di persone umane: tanto più che l’Apostolo dice che l’uomo (vir, maschio) è immagine di Dio e per questo gli proibisce di velarsi il capo, mentre ordina alla donna di farlo. Dice infatti: L’uomo non deve velarsi il capo, perché è l’immagine e la gloria di Dio. La donna invece è la gloria dell’uomo. Che dire di questo? […]
                    Ma vediamo bene come l’affermazione dell’Apostolo secondo cui non la donna, ma l’uomo è immagine di Dio, non sia contraria a ciò che è detto nel Genesi: Dio fece l’uomo, lo ha fatto ad immagine di Dio; lo ha fatto maschio e femmina e li ha benedetti 33. Secondo il Genesi è la natura umana in quanto tale che è stata fatta ad immagine di Dio, natura che si compone dei due sessi e quindi non esclude la donna, quando si tratta di intendere l’immagine di Dio. Infatti, dopo aver detto che Dio ha fatto l’uomo ad immagine di Dio, aggiunge: Lo fece maschio e femmina, o distinguendo diversamente: li fece maschio e femmina. Come può dunque l’Apostolo dire che l’uomo (vir) è immagine di Dio e per questo non deve velarsi il capo, ma che la donna non lo è per cui deve velarsi il capo? Il motivo è, ritengo, quello che ho già indicato, quando ho trattato della natura dello spirito umano: la donna è con suo marito immagine di Dio, cosicché l’unità di quella sostanza umana forma una sola immagine; ma quando è considerata come aiuto, proprietà che è esclusivamente sua, non è immagine di Dio; al contrario l’uomo, in ciò che non appartiene che a lui, è immagine di Dio, immagine così piena ed intera, come quando la donna gli è congiunta a formare una sola cosa con lui. È ciò che abbiamo detto della natura dello spirito umano: quando si dedica tutto alla contemplazione della verità è immagine di Dio, ma quando qualcosa di esso si distacca e una parte dell’attenzione si applica all’azione delle cose temporali, nondimeno lo spirito, nella parte di esso che vede e consulta la verità, resta immagine di Dio, ma nella parte invece che si applica all’azione sulle realtà inferiori, non è immagine di Dio. E, poiché esso quanto più si estende verso ciò che è eterno, tanto più ne è “formato” ad immagine di Dio, e perciò non si deve in questo costringerlo a moderarsi e a contenersi; per tal motivo l’uomo non deve velarsi il capo. Ma poiché per l’azione razionale sulle cose temporali c’è il rischio di lasciarsi trascinare eccessivamente verso le realtà inferiori, per questo essa deve avere un potere sopra il suo capo, indicato dal velo, che significa che dev’essere contenuta. È un simbolo, questo, mistico e pio, gradito agli Angeli santi. Dio da parte sua non vede nel tempo e nessun elemento nuovo viene a modificare la sua visione e la sua scienza, quando avviene qualche avvenimento temporale e transitorio, come ne sono affetti i sensi carnali degli animali e degli uomini, o anche quelli spirituali degli Angeli. […]
                    Come ce lo mostra non solo la retta ragione, ma anche l’autorità dello stesso Apostolo, l’uomo fu creato ad immagine di Dio, non secondo la forma del corpo, ma secondo la sua anima razionale. È una opinione grossolana e vana quella secondo cui si ritiene che Dio è circoscritto e limitato da una configurazione di membra corporee. Per di più il beato Apostolo non dice: Rinnovatevi nella vostra anima spirituale e rivestitevi dell’uomo nuovo, quello che è stato creato a immagine di Dio, e altrove, ancor più chiaramente non dice: Spogliatevi dell’uomo vecchio e delle sue azioni, rivestitevi dell’uomo nuovo che si rinnova nella conoscenza di Dio secondo l’immagine di Colui che lo ha creato? Se dunque ci rinnoviamo nella nostra anima spirituale e l’uomo nuovo è colui che si rinnova nella conoscenza di Dio secondo l’immagine di Colui che l’ha creato, non c’è alcun dubbio che non è secondo il corpo, né secondo una qualsiasi parte dell’anima, ma secondo l’anima razionale la quale può conoscere Dio, che l’uomo è stato fatto ad immagine di Colui che l’ha creato. Inoltre per questo rinnovamento noi diventiamo altresì figli di Dio, con il battesimo di Cristo e rivestendoci dell’uomo nuovo, ci rivestiamo di Cristo per mezzo della fede. Chi dunque potrebbe pretendere di escludere le donne da questa partecipazione, dato che esse sono nostre coeredi della grazia e visto che l’Apostolo dice in un altro passo: Voi siete infatti tutti figli di Dio per mezzo della fede in Cristo Gesù, perché quanti siete stati battezzati in Cristo, vi siete rivestiti di Cristo. Non c’è più né Giudeo, né Greco, né schiavo né libero, né maschio né femmina, perché siete tutti uno solo in Gesù Cristo? Si dovrà dunque pensare che le donne che credono hanno perduto il loro sesso? No, ma poiché si rinnovano ad immagine di Dio, là dove non entra il sesso, perciò, ivi stesso ove il sesso non entra, l’uomo è stato fatto ad immagine di Dio, cioè nella sua anima spirituale. Perché allora l’uomo non deve velare il suo capo perché è immagine e gloria di Dio, mentre la donna deve velarlo, perché è gloria dell’uomo, come se la donna non si rinnovasse nella sua anima spirituale, che si rinnova nella conoscenza di Dio secondo l’immagine di Colui che l’ha creata? Perché, essendo la donna differente dall’uomo per il suo sesso, poté giustamente raffigurarsi nel velo del suo capo quella parte della ragione che si abbassa a dirigere le attività temporali. L’immagine di Dio non risiede se non nella parte dello spirito dell’uomo che si unisce alle ragioni eterne, per contemplarle ed ispirarsene, parte che, come è manifesto, possiedono non solo gli uomini, ma anche le donne.”

                  • Francesco Santoni ha detto in risposta a Brain

                    E veniamo ora a Tommaso, che è quello che conosco meglio, affrontando una delle citazioni fasulle che con maggior frequenza gli vengono attribuite nei siti ateisti: “Le femmine nascono a causa di un seme guasto o di venti umidi.”

                    Questa citazione è un’estrapolazione tendenziosa dalla Somma Teologica, Parte Prima, Questione 92, Articolo 1; ma prima di continuare è necessario che spieghi due cose. 1) Come si legge la Somma Teologica 2) Un super riassunto dell’embriologia aristotelica.

                    1) Ogni articolo della Somma Teologica è diviso in 4 parti: 1) Videtur quod (sembra che) 2) Sed contra (ma al contrario) 3) Respondeo 4) Soluzione delle difficoltà.

                    Nel Videtur quod viene introdutta una questione. Ad esempio, nel nostro caso: “SEMBRA che non ci fosse bisogno di produrre la donna nella prima costituzione del mondo.” Ora si deve fare attenzione, perché ciò che viene espresso nel Videtur quod è SEMPRE una tesi che poi Tommaso andrà a CONFUTARE (Sembra che non ci fosse bisogno di produrre la donna sin dall’inizio? Ebbene Tommaso procederà invece a mostrare il contrario). Alla tesi del videtur quod segue una serie di argomenti a supporto della tesi stessa, presentati in una lista numerata.

                    Nel Sed contra invece viene presentato un solo argomento contrario alla tesi del Videtur quod. Questo argomento in genere fornisce a Tommaso un aggancio con cui procedere verso la confutazione della tesi esposta nel Videtur quod.

                    Nel Respondeo Tommaso procede allora all’esposizione della propria dottrina e confuta la tesi del Videtur quod.

                    Infine, nella Soluzione delle difficoltà, Tommaso confuta uno ad uno tutti gli argomenti esposti a supporto della tesi del Videtur quod.

                    2) Per Aristotele il seme maschile è l’elemento attivo nella generazione, mentre il seme femminile (che per lui è il menstruo) è un elemento puramente passivo, che costituisce soltanto il sostrato materiale che poi l’azione del seme maschile andrà ad organizzare al fine di generare un nuovo essere umano. Essendo quindi quello maschile l’unico elemento attivo, Aristotele suppone che esso tenderà per natura a generare un proprio simile, e quindi un altro maschio. Per generare una femmina è necessario che intervenga qualcosa dall’esterno ad alterare il seme maschile, come potrebbero essere ad esempio (è una pura ipotesi) i venti umidi. Questa era la teoria scientifica più accreditata al tempo di Tommaso, ed egli si limitò ad accettarla, con buona pace di chi dice poi che la dottrina cattolica non terrebbe conto della conoscenza scientifica; ne teneva conto al tempo esattamente come ne tiene conto oggi.

                    Che cosa si dice allora in estrema sintesi nell’articolo 1 della questione 92? Alcuni dicevano che la donna sarebbe per natura inferiore all’uomo in quanto essa sarebbe prodotta da un seme guasto. Tommaso risponde che pur ammettendo che quello sia il meccanismo naturale di generazione della donna, comunque essa, considerata nella propria essenza, è un essere umano, e quindi è al pari dell’uomo.

                    Ora riporto il testo, che con le precedenti spiegazioni può essere compreso senza problemi:

                    SEMBRA che non ci fosse bisogno di produrre la donna nella prima costituzione del mondo. Infatti:
                    1. Dice il Filosofo che “la femmina è un maschio mancato”. Ora, nella prima costituzione del mondo non doveva esserci niente di mancato e di difettoso. Perciò la donna non doveva essere creata allora.

                    2. La sudditanza e l’inferiorità sono conseguenze del peccato: infatti dopo il peccato fu detto alla donna: “Tu starai sotto la potestà dell’uomo”; e S. Gregorio spiega: “Senza il peccato siamo tutti uguali”. Ora invece, la donna è dotata per natura di minore forza e dignità dell’uomo; poiché, a detta di S. Agostino, “il soggetto che agisce e più nobile di quello che riceve”. Dunque la donna non doveva esser formata nella prima origine del mondo avanti il peccato.

                    3. È doveroso eliminare le occasioni del peccato. Ma Dio conosceva, già che la donna sarebbe stata occasione di peccato per l’uomo. Perciò non doveva crearla.

                    IN CONTRARIO: Sta scritto: “Non è bene che l’uomo sia solo; facciamogli un aiuto simile a lui”.

                    RISPONDO: Era necessario che in aiuto dell’uomo, come dice la Scrittura, fosse creata la donna: e questo, non perché gli fosse di aiuto in qualche altra funzione, come dissero alcuni, poiché per qualsiasi altra funzione l’uomo può essere aiutato meglio da un altro uomo che dalla donna, ma per cooperare alla generazione. Vi sono infatti dei viventi, che non hanno in se stessi la virtù attiva di generare, ma sono generati da un agente di specie diversa; e sono quei vegetali e quegli animali, che, privi di seme, vengono generati, in una materia adatta, dalla sola virtù attiva dei corpi celesti. – Altri invece possiedono unitamente la virtù attiva e quella passiva della generazione, e sono le piante che nascono dal seme.
                    Infatti nelle piante non c’è funzione vitale più nobile della generazione: perciò è giusto che la virtù attiva della generazione si trovi in esse sempre unita a quella passiva. – Invece negli animali perfetti la virtù attiva della generazione è riservata al sesso maschile, e la virtù passiva, al sesso femminile. E siccome gli animali hanno delle funzioni vitali più nobili della generazione, negli animali superiori il sesso maschile non è sempre unito a quello femminile, ma solo nel momento del coito; come per indicare che il maschio e la femmina raggiungono nel coito quella unità che nella pianta è perpetua per la fusione dell’elemento maschile con quello femminile, sebbene nelle varie specie prevalga ora l’uno ora l’altro. – L’uomo poi è ordinato a una funzione vitale ancora più nobile, cioè all’intellezione. A maggior ragione dunque si imponeva per lui la distinzione delle due virtù, mediante la produzione separata dell’uomo e della donna, i quali tuttavia si sarebbero uniti nell’atto della generazione. Per questo, dopo la creazione della donna, la Scrittura aggiunge: “Saranno due in una sola carne”.

                    SOLUZIONE DELLE DIFFICOLTÀ: 1. Rispetto alla natura particolare la femmina è un essere difettoso e manchevole. Infatti la virtù attiva racchiusa nel seme del maschio tende a produrre un essere perfetto, simile a sé, di sesso maschile. Il fatto che ne derivi una femmina può dipendere dalla debolezza della virtù attiva, o da una indisposizione della materia, o da una trasmutazione causata dal di fuori, p. es., dai venti australi che sono umidi, come dice il Filosofo. Rispetto invece alla natura nella sua universalità, la femmina non è un essere mancato, ma è espressamente voluto in ordine alla generazione. Ora, l’ordinamento della natura nella sua universalità dipende da Dio, il quale è l’autore universale della natura. Perciò nel creare la natura egli produsse non solo il maschio, ma anche la femmina.

                    2. Ci sono due specie di sudditanza. La prima, servile, e quella per cui chi è a capo si serve dei sottoposti per il proprio interesse; e tale dipendenza sopravvenne dopo il peccato. Ma vi è una seconda sudditanza, economica o politica, in forza della quale chi è a capo, si serve dei sottoposti per il loro interesse e per il loro bene. Una tale sudditanza ci sarebbe stata anche prima del peccato; poiché senza il governo dei più saggi, sarebbe mancato il bene dell’ordine nella società umana. E in questa sudditanza la donna è naturalmente soggetta all’uomo; perché l’uomo ha per natura un più vigoroso discernimento di ragione. – Del resto lo stato di innocenza non esclude la disuguaglianza tra gli uomini, come vedremo in seguito.

                    3. Se Dio avesse sottratto dal mondo tutto quello che ha dato all’uomo occasione di peccato, l’universo sarebbe rimasto privo della sua perfezione. Ora, non si doveva sopprimere il bene universale, per evitare un male particolare; specialmente se consideriamo, che Dio è tanto potente, da indirizzare al bene qualsiasi male.

                    • Francesco Santoni ha detto in risposta a Francesco Santoni

                      Dimenticavo un paio di precisazioni.

                      Quando dice “L’uomo poi è ordinato a una funzione vitale ancora più nobile, cioè all’intellezione.” parla di Homo, ovvero di essere umano, sia maschio che femmina.

                      Più avanti poi quando dice: “la produzione separata dell’uomo e della donna”, in questo caso “uomo” è il maschio, ed infatti in latino usa il termine “mas”.

                  • Francesco Santoni ha detto in risposta a Brain

                    Ora dovrei procere in questo modo per ognuna delle fasulle citazioni che hai riportato, ma ovviamente non ho tutto questo tempo da perdere, quindi siano sufficienti i due esempi fatti.

                    Quale conclusione trarre da tutto ciò? Semplicemente che l’ateismo contemporaneo si fonda sull’ignoranza e la menzogna. La maggior parte degli atei militanti sono una schiera di ignoranti che prendono per buone le sciocchezze inventate da qualche disonesto.
                    L’ateismo contemporano non ha argomenti per porsi positivamente, ma riesce a farsi notare soltanto in contrapposizione al Cristianesimo e per di più, non riuscendo a criticarlo con argomenti validi, è costretto ad inventarsi sciocchezze varie, come appunto le tue citazioni fasulle, e le tue infondate critiche alla Bibbia che ti sono state confutate più sopra in questa stessa pagina.

                    Insomma l’ateismo contemporaneo è per i polli.

                    Ora tu caro Brain, messo di fronte all’evidenza, hai due alternative.
                    O chiudi gli occhi, ti tappi le orecchie e continui a fare l’ateo boccalone (in tal caso dovrai cambiare il tuo nome in Brainless), oppure ti metti a studiare seriamente, cercandoti però fonti valide e lasciando da parte la propaganda ateista che, come ti è stato mostrato, non è attendibile.

                    • Brain ha detto in risposta a Francesco Santoni

                      Francesco ti rispondo per tramite di un saggio non di una persona atea (persone che tu disprezzi per partito preso) ma di una studiosa credente tedesca, Uta Ranke-Heinemann http://en.wikipedia.org/wiki/Uta_Ranke-Heinemann

                      TOMMASO D’AQUINO, LUMEN ECCLESIAE tratto da “Eunuchi per il regno dei cieli”, di Uta Ranke-Heinemann
                      Benché Tommaso d’Aquino (morto nel 1274) faccia in sostanza soltanto una sintesi sistematica che rappresenta complessivamente la visione dell’alta scolastica e benché, per quanto riguarda l’assunzione della biologia di Aristotele, egli non dica nulla di diverso da quanto aveva esposto dettagliatamente, anche se in modo un po’ meno ordinato, il suo maestro Alberto Magno, è necessario approfondire l’etica sessuale di Tommaso, perché le sue riflessioni hanno avuto un’importanza decisiva fino ai nostri giorni. Nella morale sessuale Tommaso d’Aquino è rimasto, con Agostino, fino ad oggi l’autorità. Nella sua fondamentale opera cattolica Die Lehre des hl. Augustinus von der Paradiesehe und ihre Auswirkung in der Sexualethik des 12. und 13. Jahrhunderts bis Thomas von Aquin (1953) Michael Müller giudica che la dottrina di Tommaso “nella sostanza dei singoli argomenti sorprendentemente è per lo più quasi solo una esposizione delle opinioni comuni della scuola più rigoristica, basata su passi delle dottrina aristotelica” (p. 255). A parte il fatto che in ciò non c’è nulla di “sorprendente”, questo giudizio sull’opera del più grande teologo cattolico è esatto. Solo chi pensa che nella chiesa cattolica qualcosa sia realmente cambiato nella diffamazione delle donne e nel disprezzo nei loro confronti da Agostino (nel IV e V secolo) fino a Tommaso (nel XIII secolo), o che qualcosa sarebbe potuto cambiare in considerazione dello straordinario influsso di Tommaso dal XIII fino al XX secolo, può constatare, “sorpreso”, che in realtà tutto è rimasto come prima. Tommaso d’Aquino scrive: “Il celibato permanente è indispensabile per una pietà perfetta […]. Per questa ragione Gioviniano, che pose il matrimonio sullo stesso piano della verginità, fu condannato” (Summa Theologiae II-II q. 186 a. 4). E Tommaso d’Aquino ripete a più riprese i calcoli fatti da Girolamo già nel IV e V secolo, che cioè i vergini ottengono il premio del paradiso al cento per cento, coloro che sono diventati vedovi al sessanta per cento e gli sposati al trenta per cento (Summa Theologiae II-II q. 152 a. 5 ad 2). Chi tenti di innalzare il matrimonio allo stesso livello della verginità sarà, oggi come nel passato, considerato come uno che degradi la verginità allo stesso livello del matrimonio e diffami la Vergine per antonomasia, cioè Maria. Anche per ciò che concerne la posizione della donna rispetto alla chiesa maschile, non è cambiato proprio nulla.

                      Già Agostino aveva scritto che ogni disgrazia dell’umanità ha avuto inizio in certo qual modo con la donna, cioè con Eva, per colpa della quale ebbe luogo la cacciata dal paradiso – e ancora a cavallo fra il XIX e il XX secolo, il racconto della Genesi sulla creazione e sul peccato originale era inteso dal Papa più o meno come un resoconto da prendere alla lettera. Perché il demonio non si è rivolto ad Adamo, ma ad Eva? si domanda. Cosi suona la risposta di Agostino: egli si rivolse dapprima alla “parte inferiore della prima coppia umana”, pensando: “L’uomo non è così credulone e potrebbe più facilmente essere ingannato cedendo all’errore di un altro [l’errore di Eva] piuttosto che cadere in un errore proprio”. Agostino riconosce ad Adamo circostanze attenuanti: “L’uomo ha ceduto alla sua donna […] costrettovi da uno stretto legame, senza tener per vere le sue parole […]. Mentre la donna accetta come verità le parole del serpente, egli voleva restate legato alla sua compagna, anche nella comunanza del peccato” (De Civitate Dei 14,11). L’ amore per la donna trascina l’uomo alla rovina. La monaca Ildegarda di Bingen (morta nel 1179) accetta la spiegazione di Agostino e la chiarisce ulteriormente: “Il demonio […] vide che Adamo era preso da un ardente amore per Eva, al punto che avrebbe fatto qualsiasi cosa ella gli avesse detto” (Scivias I, visio 2). Questa è la solita, vecchia condanna della donna che, secondo ogni teoria celibataria, è la raffigurazione del nemico: e le donne stesse hanno accettato troppo frequentemente il loro sesso come una specie di lebbra voluta da Dio.
                      A questo antico disprezzo nei confronti delle donne, di derivazione agostiniana, i teologi del XIII secolo – soprattutto Alberto Magno e Tommaso d’Aquino – aggiunsero, a sostegno della loro tesi, Aristotele. Questi apri gli occhi ai monaci sul motivo più profondo della inferiorità della donna: essa deve la sua esistenza a un errore e a una deviazione nel suo processo di formazione: è cioè un “uomo malriuscito”, un uomo difettoso. Benché questa concezione di Aristotele stesse al concetto agostiniano della chiesa maschile come il coperchio alla pentola, l’assunzione di una simile scoperta biologica non procedette senza opposizione. Guglielmo di Auvergne (morto nel 1249), magister regens dell’Università di Parigi e nel 1228 vescovo di quella città, riteneva che se la donna viene definita uomo malriuscito, allora si potrebbe anche definire l’uomo come donna perfetta, il che farebbe sorgere il sospetto di “eresia sodomitica” (=omosessualità) (De sacramento matrimonii 3). Ma il timore degli ecclesiastici di assumere insieme al greco Aristotele anche l’esaltazione greca dell’omosessualità, avversa alle donne, era più debole del desiderio di trovare alla fine una convincente spiegazione della subordinazione della donna nei confronti dell’uomo. I teologi-patriarchi cristiani si fanno impartire su questo punto una lezione dai filosofi-patriarchi pagani. Dopo che i maschi (pagani e cristiani) avevano relegato la donna in cucina per badare ai bambini, riservando a se stessi tutte le altre attività che sembravano loro interessanti, notarono (i maschi pagani come quelli cristiani) che l’uomo è “attivo” e la donna “passiva”. E questo dato di fatto dell’attività maschile, secondo Alberto Magno, conferisce all’uomo una maggiore dignità. L’affermazione di Agostino “ciò che è attivo vale più di ciò che è passivo” sarebbe assolutamente “giusta” (Summa Theologiae ps. II tr. 13 q. 82 m. 2, ob. 1; cfr. Michael Müller, Grundlagen der Katholischen Sexualethik, p. 62).
                      L’attività maschile e la passività femminile riguardano secondo Aristotele anche l’atto procreativo: l’uomo “genera” il figlio, la donna lo “concepisce”. L’uso linguistico è rimasto inalterato fino ad oggi anche presso di noi, benché nel 1827 K. E. von Baer abbia scoperto l’ovulo femminile, provando così la partecipazione della donna alla generazione in misura pari a quella dell’uomo.

                      Grazie a Tommaso d’Aquino, il concetto che il seme maschile sia l’unico principio attivo della generazione si è affermato a tal punto che anche oggi nella gerarchia ecclesiastica la scoperta dell’ovulo femminile è ignorata non appena ne derivino conseguenze teologiche, ad esempio per il concepimento di Gesù. Se fino al 1827, cioè fino alla scoperta dell’ovulo femminile, si poteva affermare che Maria aveva concepito Gesù dallo Spirito Santo, ora non si può più sostenere questa tesi senza negare l’esistenza dell’ovulo femminile. Se però la si accetta, si nega l’attività esclusiva di Dio: il concepimento dallo Spirito Santo sarebbe un concepimento soltanto al cinquanta per cento (cfr. Uta Ranke-Heinemann, Widerworte, Goldmann, 1989, p. 287 sgg.).
                      L’idea che l’uomo sia il solo ad essere attivo nell’atto procreativo non fu escogitata da Aristotele, ma corrisponde all’immagine che l’uomo aveva di sé anche in precedenza. Già Eschilo (morto nel 525 a.C.), il padre della tragedia occidentale, vede l’uomo come il solo che generi. Perciò il fatto che Oreste abbia assassinato sua madre Clitemnestra non è tanto grave quanto lo sarebbe stato se avesse ucciso suo padre. “Colei che viene chiamata madre, non è la genitrice del figlio, bensì la nutrice dell’embrione appena seminato; è il padre che lo genera, lei porta il germe a compimento”, afferma Apollo. Egli fa poi riferimento a Pallade Atena che nacque dalla testa di suo padre Zeus. “Può esserci un padre anche senza una madre: il testimone è qui vicino, la figlia di Zeus, l’Altissimo, che non fu allevata nel buio di un grembo materno”. E Atena, degna figlia di suo padre, spiega poi: “Non vi è infatti nessuna madre che mi abbia generato. Sono tutta di mio padre, così non farò prevalere la morte di una donna che ha ucciso il marito, signore della casa” (Eschilo, Eumenidi 627 sgg.; 736 sgg.).

                      La scarsa stima della donna, vista come una specie di vaso da fiori per il seme maschile, viene poi elaborata da Aristotele in una teoria che sopravvivrà per millenni. Aristotele, Alberto Magno e Tommaso d’Aquino pensano in questi termini: secondo l’assioma che “ogni principio attivo produce qualcosa di simile a sé”, propriamente dovrebbero essere generati sempre dei maschi, poiché in sé la forza attiva del seme maschile tende a produrre qualcosa di altrettanto perfetto, cioè di nuovo un altro maschio. Tuttavia, per circostanze avverse, vengono fuori le donne, che sono maschi malriusciti. Aristotele chiama la donna arren peperomenon, “uomo mutilato” (Generazione degli animali 2,3). Alberto Magno e Tommaso d’Aquino traducono questa espressione così: Mas occasionatus. Alberto Magno scrive: “Occasio significa un difetto, che non corrisponde all’intenzione della natura” (De animalibus 1,250). E per Tommaso ciò significa “qualcosa che in sé non è previsto, ma che deriva da un difetto” (In II Sententiarum 20,2,1,1; De Veritate 5,9 ad 9).

                      Fin dalla nascita, pertanto, ogni donna ha alle spalle un fallimento anzi, ogni donna è un fallimento. Le circostanze avverse che impediscono al maschio di generare qualcosa di perfetto come lui sono per esempio i venti umidi del sud, che portano abbondanti precipitazioni e fanno quindi nascere esseri umani con un maggior contenuto d’acqua: così scrive Tommaso d’Aquino (Summa Theologiae I q. 92 a.1).
                      Egli sa anche che questa circostanza spiacevole comporta come conseguenza che “poiché nelle donne c’è un maggior contenuto d’acqua, esse possono essere più facilmente sedotte dal piacere sessuale” (Summa Theologiae III q. 42 a. 4 ad 5). Opporsi al piacere sessuale riesce loro tanto più difficile per il fatto che “possiedono una forza spirituale minore di quella degli uomini” (II-II q. 49 a. 4). Anche Alberto Magno rende, tra le altre cose, l’influsso dei venti responsabile della nascita di maschi o femmine: “Il vento del nord dà forza, quello del sud la toglie […]. Il vento del nord favorisce la generazione di maschi, il vento del sud quella delle femmine, poiché il vento del nord è puro e purifica completamente l’aria e le esalazioni e stimola la forza naturale. II vento del sud invece è umido e carico di pioggia” (Quaestiones super de animalibus XVIII q. 1). Tommaso d’Aquino la pensa in modo simile (Summa Theologiae I q. 99 a. 2 ad 2). La donna è dunque un prodotto dell’inquinamento ecologico, un aborto. Essa non esprime, pensa Tommaso nella sua concezione non tanto di tipo ecologico quanto piuttosto filosofico-astratta, “la prima intenzione della natura”, che mira alla perfezione (l’uomo), bensì “l’intenzione secondaria della natura, come putrefazione, deformità, debolezza senile” (Summa Theologiae Suppl. q. 52 a. 1 ad 2). La donna è pertanto una creazione di riserva, che si verifica quando la prima intenzione della natura, che aspira all’uomo, fallisce. Essa è un uomo ostacolato nel suo sviluppo. Da parte di Dio tuttavia anche il fiasco costituito dalla donna è in qualche modo programmato, certo non primariamente, ma secondariamente, o altrimenti, poiché “la donna è destinata alla procreazione” (Summa Theologiae I q. 92 a. 1). Ma con ciò si esaurisce l’utilità della donna agli occhi maschili e monastici di Tommaso d’Aquino.
                      Tommaso d’Aquino cita Agostino senza nominarlo: l’aiuto in vista del quale Dio creò la donna per Adamo si riferirebbe soltanto alla procreazione, perché per tutte le altre attività un uomo sarebbe un aiuto migliore per l’uomo. Anche Alberto Magno aveva sostenuto la stessa cosa (In II Sententiarum 20,1 e In IV Sententiarum 26,6). I teologi maschi hanno interiorizzato Agostino. Per la vita spirituale dell’uomo la donna non ha alcuna importanza. Al contrario. Tommaso d’Aquino pensa che – come insegna Agostino – al contatto con la donna l’anima dell’uomo cadrebbe dalla sua altezza sublime, e il suo corpo cadrebbe sotto il domino della donna, e perciò in “una schiavitù peggiore di ogni altra” (Super I ad Corinthios 7,1). Tommaso d’Aquino cita Agostino: “Niente abbassa tanto lo spirito dell’uomo dalla sua altezza quanto le carezze della donna e i toccamenti dei corpi, senza cui un uomo non può possedere la propria moglie” (Summa Theologiae II-II q. 151 a. 3 ad 2).
                      La donna possiede una minore forza fisica e anche una minore forza spirituale. L’uomo ha “una ragione più perfetta” e “una virtù (virtus) più solida” della donna (Summa contra gentiles III,123).

                      A motivo del “difetto di ragione”, “evidente anche nei bambini e nei malati di mente”, alle donne non è concesso far da testimoni nelle questioni testamentarie, afferma Tommaso (Summa Theologiae II-II q. 70 a. 3). (II diritto canonico vietò alle donne di testimoniare nelle questioni testamentarie e nei processi penali, mentre in altri casi vengono autorizzate a fare da testimoni). Anche i figli devono apprezzare l’eccellente qualità del loro padre: “Il padre deve essere amato più della madre, perché egli è il principio attivo della generazione, la madre quello passivo” (Summa Theologiae II-II q. 26 a. 10).
                      Anche nell’atto coniugale c’è differenza: “L’uomo ha la parte più nobile nell’atto coniugale e perciò è naturale che egli si vergogni di meno, se chiede il debito coniugale, di quanto arrossirebbe sua moglie” (Summa Theologiae Suppl. q. 64 a. 5 ad 2). Poiché l’atto coniugale “ha sempre in sé qualcosa di vergognoso e causa il rossore” (Summa Theologiae Suppl. q. 49 a. 4 ad 4). Le donne sono anche più inclini degli uomini all’incontinenza, afferma Tommaso d’Aquino richiamandosi ad Aristotele (Summa Theologiae II-II q. 56 a. 1). II Martello delle streghe vede più tardi (1487) in questo stato di cose il motivo per cui esistono più streghe che stregoni (I, q. 6).
                      Come creatura difettosa, in un certo senso ancora allo stadio infantile, la donna è in grado di partorire, ma non di educare i figli. L’educazione spirituale dei bambini può avvenire solo attraverso il padre, poiché è lui la guida spirituale. L’indissolubilità del matrimonio verrà ampiamente fondata da Tommaso d’Aquino sul fatto che per l’educazione della prole “la donna non basta in alcun modo”. Per l’educazione il padre è molto più importante della madre. A motivo della sua “ragione più perfetta” può “istruire” meglio l’intelligenza dei bambini, e in conseguenza della sua “più solida virtus”, che significa tanto “forza” quanto “virtù”, li può “tenere meglio a freno” (Summa contra gentiles III, 122).

                      Per un altro motivo ancora, Tommaso proclama l’indissolubilità del matrimonio: “La donna ha bisogno dell’uomo non soltanto per la procreazione a l’educazione dei figli, ma anche come suo signore”, poiché l’uomo ha, come Tommaso ripete, “ragione più perfetta” e “forza” o “virtù” “più salda”. Molti uomini immaginano, per il fatto di avere una maggior forza fisica (virtus), di avere anche più virtù (virtus). Per questo motivo si può tradurre la parola latina virtus (da vir=uomo) con “virtù” o “forza” o semplicemente con “virilità”. Già presso i romani, infatti, la virtù aveva la sua origine concettuale nella forza virile. Esistono buoni motivi per ritenere che la prima nobiltà emersa tra gli uomini, che riservò un privilegio agli uni sugli altri, agli uomini sulle donne, e agli uomini di chiesa sulle donne di chiesa, fu quella con cui i più forti si attestarono come signori dei più deboli, procurandosi così gloria e onore. E così la forza e il valore in guerra degli uomini (virtus) finirono per avere lo stesso significato di virtù.
                      Come che sia, secondo Tommaso la donna è quindi “subordinata all’uomo come suo signore (gubernator)”, poiché l’uomo ha “una ragione più perfetta” e “una virtù più solida”. Ma di cosa si tratta precisamente? Di “forza”, per tenere a freno la donna, o di “virtù”, per istruirla? Tommaso pensa a entrambe le cose. In ogni caso la donna riceve dal suo uomo, più ragionevole e più forte nella virtù, gli stessi vantaggi dei suoi figli, che sono “istruiti e tenuti a freno” dal padre (Summa contra gentiles III, 123; 122). Che invece l’uomo si serva della donna solo per la procreazione, mentre in tutte le altre cose gli sarebbe più utile un altro uomo, lo sappiamo già.

                      “Poiché le donne sono in una condizione subordinata”, esse non possono neppure ricevere l’ordinazione sacerdotale, afferma Tommaso d’Aquino (Summa Theologiae Suppl. q. 39 a. 1). Questo fatto della subordinazione agli uomini è per Tommaso d’Aquino il motivo determinante del rifiuto del ministero ecclesiastico alla donna. Egli tuttavia si contraddice, quando parla di donne che non si trovano in una condizione di subordinazione agli uomini: “Per il fatto che esse fanno voto di verginità o di vedovanza, e cosi sono spose di Cristo, vengono innalzate alla dignità degli uomini (promoventur in dignitatem virilem), per cui vengono liberate dalla subordinazione agli uomini e vengono unite direttamente a Cristo” (Super I ad Corinthios 11, 2). Perché allora queste donne non possono diventare sacerdoti? A questo proposito Tommaso d’Aquino è debitore di una risposta. Forse il motivo sta più negli uomini che nelle donne. Del resto già Girolamo ha sostenuto l’idea astrusa che “una donna cessa di essere donna” e può essere chiamata “uomo” “quando essa vuole servire più Cristo che il mondo” (Comm. ad Ephesios III, 5).
                      A questo punto si deve fare per inciso un’osservazione: per quanto siano gravi queste forme di denigrazione della donna da parte della chiesa, occorre tuttavia chiarire che l’accusa più grave, quella cioè secondo cui la chiesa avrebbe addirittura dubitato che le donne abbiano un’anima o che possano chiamarsi esseri umani, non ha fondamento. Si sente e si legge spesso che su tale questione, se la donna avesse un’anima, si sarebbe addirittura discusso in un concilio, il secondo sinodo di Mâcon (585). Ciò non corrisponde al vero. Al concilio non si parlò dell’anima. Gregorio di Tours, che vi partecipò, riferisce che un vescovo pose la domanda “se la donna potesse essere definita homo”. Si tratta dunque di un problema filologico, sorto tuttavia per il maggior valore che gli uomini attribuivano a se stessi: homo indica tanto il maschio quanto l’essere umano in generale. Anche oggi in tutte le lingue romanze e in inglese il termine per maschio e uomo è lo stesso. Se gli uomini si sono appropriati del termine uomo per sé soli, che cosa resta per la donna? E anch’essa un uomo-maschio, un maschio-uomo? Non la si può certo definire uomo. Gli altri vescovi, cosi riferisce Gregorio di Tours, rinviarono colui che aveva posto la domanda al racconto della creazione, secondo cui Dio creò l’essere umano (homo) come maschio e femmina, e inoltre alla definizione di Gesù come figlio dell’uomo (filius hominis), benché egli fosse “figlio della vergine”, quindi “figlio di una donna”. Con questi chiarimenti il quesito fu risolto: il termine homo può essere usato anche per le donne. Esso significa oltre al concetto di maschio anche quello di essere umano (Gregorio di Tours, Historia Francorum 8,20).

                      Tommaso si sente confermato da Aristotele non soltanto per quanto concerne la denigrazione della donna, ma anche riguardo all’avversione al piacere e alla sessualità. L’osservazione di Aristotele che il piacere sessuale impedisce l’attività mentale (Etica nicomachea 7,12) è acqua per il suo mulino e conferma il suo pessimismo sessuale di marca agostiniana. Egli riprende una citazione di Aristotele tratta da Omero, secondo cui Afrodite “anche dei più assennati sconvolge i sentimenti”, e sottolinea che “il piacere sessuale assoggetta completamente il pensiero” (Summa Theologiae II-II q. 55 a. 8 ad 1). Tommaso ritorna continuamente sul fatto che “il piacere sessuale frena del tutto l’uso della ragione”, che esso “opprime la ragione” e “assorbe lo spirito”.
                      Oggi per noi è difficilmente comprensibile il fanatico rifiuto con cui Tommaso d’Aquino (soprattutto lui, ma con lui tutta la teologia che si basa su sant’Agostino) si oppone all’atto sessuale, in particolare con la motivazione che esso “oscura” e addirittura “annulla” lo spirito. Tommaso d’Aquino afferma che frequenti rapporti sessuali conducono a “debolezza di mente” (mentem enervat; In IV Sententiarum d. 33 q. 3 a. 3 ex.). Quindi le sue motivazioni non sono in primo luogo di carattere teologico e le sue paure primitivo-biologiche le può percepire soltanto chi ancora oggi e dell’idea che rapporti frequenti rendano stupidi e distruggano le cellule del cervello. Tommaso d’Aquino sembra intendere qualcosa di simile con il termine enervare. E così nella descrizione della verginità, “la virtu più bella” (Summa Theologiae II-II q. 52 a. 5), aggiunge espressamente un fattore: la libertà da una “corruzione della ragione” (corruptio rationis) che si verificherebbe nella vita sessuale (In IV Sententiarum d. 33 q. 3 a. 1 ad 4). A quanto pare i celibatari non avanzano soltanto la pretesa di possedere col loro tipo di vita più grazia presso Dio (Il cento per cento, in confronto al trenta per cento degli sposati), ma anche di possedere una ragione non intaccata: ma purtroppo, accanto al loro quoziente di santità, non specificano il loro quoziente di intelligenza, anche se questo risveglierebbe sicuramente l’interesse generale.

                      Il rapporto tra sessualità e peccato originale e questa degradazione dello spirito attraverso il piacere sessuale erano stati per Agostino i principi fondamentali per sviluppare la sua teoria dei beni di compensazione che rendono discolpabile il matrimonio. Tommaso d’Aquino fa propria questa dottrina. Come Agostino, non indica il piacere dell’atto matrimoniale come peccaminoso in assoluto, ma come punizione conseguente al peccato originale. Perciò i beni che discolpano il matrimonio sono necessari, e il più importante di essi è la prole. Del tutto in linea con Agostino, afferma: “Nessun uomo ragionevole può accettare per sé una qualsiasi perdita se essa non viene compensata da un valore uguale o maggiore”. Ma il matrimonio è in effetti una condizione in cui si sperimentano perdite: la ragione viene assorbita dal piacere, come dice Aristotele, e arrivano “le tribolazioni della carne”, come insegna Paolo. Perciò la scelta del matrimonio è da considerarsi conforme all’ordine soltanto “quando a fronte di questo danno sta un adeguato compenso, che rende degno di stima il legame matrimoniale: ciò avviene in forza dei beni che discolpano e rendono degno di stima il matrimonio”. Come termine di confronto Tommaso assume il mangiare e il bere: poiché ad essi non è connesso un piacere cosi travolgente che assorbe l’uso della ragione, il mangiare e il bere non hanno bisogno di alcuna compensazione. Al contrario “la potenza sessuale”, attraverso cui viene trasmesso il peccato originale, “è come inficiata e corrotta” (Summa Theologiae Suppl. q. 49 a. 1 ad 1). A Tommaso sembra che “la resistenza della carne allo spirito che si manifesta soprattutto negli organi sessuali sia una pena più grave della fame e della sete, poiché queste riguardano solo il corpo, quella anche lo spirito” (De malo 15, 2 ad 8). Persino il gesuita Fuchs trova questa visione di Tommaso “abbastanza unilaterale” (Fuchs, p. 40).
                      Se il piacere sessuale trasmette il peccato originale, ciò non significa che chi non sente nulla non trasmette nulla: altrimenti i figli delle persone frigide sarebbero senza peccato originale. Ma i teologi hanno pensato anche a questo. Tommaso specifica: “Se per mezzo della potenza divina a qualcuno fosse dato di non sentire nell’atto procreativo alcun piacere disordinato, trasmetterebbe ugualmente il peccato originale al figlio”. Poiché nel piacere sessuale, che trasmette il peccato originale, non si tratta del piacere attuale (sentito al momento della procreazione), ma di quello abituale (connesso alla condizione umana), e che è uguale in tutti gli uomini (Summa Theologiae I-II q. 82 a. 4 ad 3). Così anche coloro che sono frigidi non hanno alcuna possibilità: perché, per così dire, hanno un piacere latente, inclinano al piacere che assorbe lo spirito, e questo basta; perciò anche il dono di Dio, che risparmia loro nell’atto procreativo il concreto piacere che offusca lo spirito, non può cambiare nulla. Tutto ciò è insito nel piacere, cioè ciascuno porta in sé questo piacere che oscura lo spirito, e questo è il grave. E anche in caso di assenza di piacere, la situazione non cambia.
                      Dalle maglie dei teologi non sfugge alcuna coppia di genitori. Che soltanto i genitori di Maria costituiscano un’eccezione a questo riguardo fu stabilito soltanto nel 1854 col dogma dell’Immacolata Concezione di Maria. Secondo Tommaso d’Aquino l’assenza di peccato originale si applica solo a Gesù, non a Maria. Egli pensa: poiché ogni atto coniugale significa una “corruzione” e una “contaminazione” (pollutio) del grembo materno, non ebbe luogo in Maria “a motivo della purezza e della illibatezza” alcun rapporto coniugale nel concepimento di Gesù (Catena aurea in Matthaeum 19, 247). Secondo Tommaso soltanto Gesù è puro, cioè concepito senza la contaminazione sessuale, senza subire il contagio del peccato originale attraverso l’atto procreativo dei genitori. Il gesuita Josef Fuchs, profondo conoscitore di Tommaso d’Aquino, pensa a questo riguardo: “Come Tommaso d’Aquino intenda questa “impurità” della sessualità, non è possibile stabilire in modo preciso” (Fuchs, p. 52). Soprattutto per quanto concerne il principe dei teologi, per Tommaso d’Aquino, i teologi sono inclini a interpretare tutto nel senso migliore. E quando non è più possibile, preferiscono sottolineare di non averlo compreso piuttosto che dire chiaramente che Tommaso d’Aquino sostiene cose assurde e ricade nelle assurdità dell’altro grande teologo, Agostino.

                      Qui di seguito, ecco un breve elenco di termini poco santi usati da san Tommaso per definire l’atto coniugale, che secondo Josef Fuchs “potrebbero sorprendere” (Fuchs, p. 50), e che tuttavia sorprendono soltanto chi non vuol vedere come tutta la morale sessuale cattolica fin da principio abbia sbagliato strada: “sozzura” (immunditia), “macchia” (macula), “vergogna” (foeditas), “turpitudine” (turpitudo), “disonore” (ignominia). I chierici, secondo Tommaso, custodiscono attraverso il loro celibato “la purezza corporale” (passi presso Fuchs, p. 50 sgg.), Fuchs aggiunge a sua discolpa: “Tommaso era nel solco di una lunga tradizione […], così non poteva facilmente sviluppare una dottrina più libera” (ibid., p. 51). Ma nessuno dovrebbe ripetere delle assurdità, e nel frattempo la tradizione, con Tommaso, si è ulteriormente rafforzata: queste assurdità continuano a essere ripetute, mentre una dottrina più libera diventa sempre più improbabile per il peso sempre maggiore della tradizione.
                      Se questo non basta, ecco qualche altra descrizione dell’atto coniugale fatta da san Tommaso, chiamato doctor angelicus, maestro simile agli angeli: “deformità” (deformitas), “malattia” (morbus), “corruzione della integrità” (corruptio integritatis) (Summa Theologiae I q. 98 a. 2), motivo di “avversione” e “ribrezzo” (repugnantia). Tale ripulsa verso il matrimonio “a motivo dell’atto coniugale” l’avvertono, secondo Tommaso, coloro che sono ordinati preti, perché esso, cioè l’atto coniugale, “ostacola gli atti spirituali” ed è d’intralcio “a una maggiore rettitudine” (Summa Theologiae Suppl. q. 53 a. 3 ad 1). In maniera più particolareggiata di tutti gli altri teologi medievali, Tommaso d’Aquino si sofferma sulla spiegazione e sull’interpretazione della dottrina di papa Gregorio I sulle “otto figlie della lussuria”. Una delle brutte conseguenze della lussuria è “la femminilizzazione del cuore umano” (Summa Theologiae II-II q. 83 a. 5 ad 2). I maschi pagani hanno elevato la virtus (=forza virile) al rango di termine che designa la virtù. I celibatari cristiani, perlomeno Tommaso d’Aquino, hanno degradato la femminilità a sinonimo di vergogna. L’avversione celibataria alla sessualità è avversione alle donne. Fuchs osserva: “Tommaso ripete volentieri ciò che Paolo dice in 1 Cor. 7,1: “E cosa buona per l’uomo non toccare donne”” (Fuchs, p. 261).
                      Il fatto che si continui a citare come sua una frase gnostica che Paolo riprende solo per confutarla, ha causato moltissimi danni, da duemila anni a questa parte. La presunta frase di Paolo è diventata il principale sostegno del celibato. Tommaso riprende poi il tariffario stabilito da secoli, che cioè la ricompensa celeste ammonta per le vergini al cento per cento, per le vedove al sessanta e per le persone sposate solo al trenta, mentre i celibatari annoverano se stessi tra le vergini (Summa Theologiae II-II q. 152 a. 5 ad 2; I-II q. 70 a. 3 ad 2; Suppl. q. 96 a. 4).

                      Anche per Tommaso – come per Agostino e per tutta la tradizione – è “più santo un matrimonio senza il rapporto carnale” (In IV Sententiarum d. 26,2,4). Il fatto che non soltanto Tommaso, ma i teologi in genere si occupino dettagliatamente dei voti di castità dei coniugi, indica che le persone sposate che vivevano alla maniera dei monaci non erano rare. Tanto Graziano quanto Pietro Lombardo trattano nelle loro opere fondamentali di tali matrimoni e di cosa debbano, cosa possano, e cosa non possano più fare i coniugi, eccetera. A questo riguardo, il modello è sempre il matrimonio di Maria e di Giuseppe.
                      Tra l’altro, le donne sposate, che già partecipano con i loro mariti alla quota più bassa della ricompensa celeste, un misero trenta per cento, costituiscono a loro volta in gran parte un gruppo cui spetta una ricompensa ancora minore. E’ quanto risulta dall’osservazione del gesuita Peter Browe, un conoscitore del Medioevo cristiano, che nella sua opera Die häufige Kommunion im Mittelalter del 1938 scrive: “Le donne sposate non potevano comunicarsi frequentemente; non erano ritenute abbastanza pure e degne. Soltanto quando il marito era morto o entrambi avevano fatto la promessa di mantenersi casti, potevano incominciare ad aspirare davvero alla perfezione ed eventualmente ricevere più spesso la comunione” (p. 120).
                      Ma non tutte le persone sposate raggiungono la meta della vedovanza o della castità totale. Anche se non possono essere perfette, possono almeno evitare di cadere nel peccato. E a questo riguardo Agostino e Tommaso propongono due tipi di rapporto coniugale: 1. il rapporto con l’intenzione di procreare e 2. il rapporto come debito nei confronti del coniuge che lo richiede; quest’ultimo mezzo, secondo Tommaso, “è destinato a tenere lontano il pericolo” (Summa Theologiae Suppl. q. 64 a. 2 ad 1; ad 4), cioè “a impedire l’incontinenza [dell’altro]” (Summa Theologiae Suppl. q. 48 a. 2). Tutti gli altri motivi, per quanto buoni e nobili (ad esempio l’amore, che non viene menzionato), conducono soltanto a un rapporto peccaminoso, a peccare almeno venialmente (Summa Theologiae Suppl. q. 49 a. 5).
                      Alcuni teologi della prima scolastica avevano pensato che anche il rapporto per evitare la propria incontinenza fosse immune da peccato, così anche un’opera per confessori della meta del XIII secolo, attribuita al cardinale Ugo di St. Cher (morto nel 1263). Egli prescrive che il confessore debba chiedere al penitente: “Hai avuto rapporti con tua moglie solo per il piacere? Poiché tu dovresti avere rapporti con lei per la procreazione o per evitare la tua incontinenza o per rendere il debito” (Noonan, p. 335). Ma Tommaso segue rigidamente Agostino e scrive, respingendo tale lassismo: “Se nel rapporto coniugale qualcuno intende evitare la propria incontinenza […], si tratta di peccato veniale, perché il matrimonio non è stato ordinato a questo scopo”. Sicuramente si possono – e in tale caso senza peccato – avere rapporti coniugali per impedire l’incontinenza del coniuge, perché allora si tratta di una forma di adempimento del debito (Summa Theologiae Suppl. q. 49 a. 5 ad 2).

                      Se si leggono i dibattiti teologici, durati secoli, sul pericolo dell’incontinenza, propria e dell’altro coniuge (che si deve evitare attraverso il rapporto coniugale) o soltanto di incontinenza dell’altro e non della propria (al pericolo della propria incontinenza si rimedia meglio, secondo Tommaso d’Aquino, con digiuni e preghiere), questa visione dell’atto coniugale può essere considerata soltanto un’offesa per le coppie sposate. Se è stato raggiunto il numero massimo dei figli, resta soltanto una possibilità di avere rapporti senza peccare: se l’altro minaccia di cadere nell’incontinenza e perciò si è tenuti a soddisfare il debito. Il continuo rischio dell’incontinenza e dell’adulterio, che i celibatari attribuiscono a torto ai coniugi e che portano come motivo del rapporto coniugale, è un’assurdità intollerabile. Anche il Concilio Vaticano II, a torto presentato come un passo avanti nella morale sessuale, dice a questo proposito: “Non è raro che la fedeltà sia messa in pericolo […], se il numero dei figli, almeno per un certo tempo, non si può aumentare” e non possono essere usate “soluzioni non oneste” (cioè la contraccezione). Il pericolo dell’infedeltà è il primo che viene in mente al Concilio sul tema della contraccezione. L’unico altro pericolo che il Concilio ancora vede è quello che “il bene della prole ne possa essere compromesso e sia minacciata la coraggiosa disponibilità ad accettare altri figli” (Gaudium et spes, Costituzione pastorale sulla chiesa nel mondo contemporaneo, 51).
                      Ecco: il secondo pericolo che la chiesa vede, se non si possono avere altri figli, è di non volerne altri. Il primo pericolo è quello che i coniugi commettano adulterio. La teologia celibataria col suo presunto pericolo di adulterio non coglie la verità, cioè il pericolo che i coniugi a poco a poco voltino le spalle a una chiesa di monaci e celibi, perché sono stanchi di queste assurde e incompetenti pressioni e vorrebbero avere rapporti non per prevenire chissà quali pericoli ma per motivi che evidentemente superano la fantasia dei celibatari. “Il coltivare la virtù della castità coniugale” raccomandato dal Concilio Vaticano II, invece di “seguire metodi di regolazione delle nascite condannati dal magistero”, significa una intrusione negli affari personali dei coniugi che questi non sono più disposti ad accettare.

                      Ritorniamo a Tommaso d’Aquino. Posizioni diverse da quella normale rientrano secondo lui tra i vizi contro natura, la cui valutazione, di origine agostiniana, come depravazione peggiore del rapporto con la propria madre, verrà trattata nel prossimo capitolo. Il fatto di annoverare il rapporto coniugale che si discosta dalla posizione normale tra i peccati contro natura non rientra completamente nello schema di Tommaso d’Aquino, perché tutti gli altri vizi contro natura da lui enunciati hanno una caratteristica comune: escludono la procreazione, cosa che non si può dire delle posizioni diverse da quella normale. Per questo motivo, in casi eccezionali egli le permette: quando cioè per motivi medici, ad esempio per la loro corporatura, i coniugi non potessero fare diversamente (In IV Sententiarum 31 exp. text.). Altre azioni gravemente peccaminose, perché vizi contro natura peggiori dell’incesto, dello stupro e dell’adulterio, sono, secondo Tommaso, la masturbazione (chiamata onanismo), il rapporto sessuale con gli animali, l’omosessualità, il rapporto anale, quello orale e il coitus interruptus (Summa Theologiae II-II q. 154 a. 11). Tommaso sembra perciò inserire le posizioni diverse da quella normale tra i peccati più gravi, quelli che escludono la generazione, perché era dell’opinione che in questo modo la procreazione sarebbe stata quanto meno ostacolata. Alberto Magno, maestro di Tommaso d’Aquino, aveva insegnato che in una donna coricata sul fianco il seme non sarebbe arrivato facilmente nell’utero e che, se la donna si fosse posta sopra l’uomo, “capovolto”, il seme sarebbe andato addirittura disperso (De animalibus 10,2). Comunque si risolva la questione teologica sul perché Tommaso abbia annoverato le posizioni diverse da quella normale tra i peccati contro natura, cioè tra gli atti che impediscono la procreazione, resta il fatto che queste vengono considerate da lui e da tutti i teologi che lo seguono “tra i più gravi peccati di incontinenza” in quanto motivate dalla ricerca del piacere. E ciò accade ancor oggi, persino nel nostro secolo, benché nel frattempo la spiegazione biologica dell’ostacolo alla procreazione si sia rivelata erronea. Per i teologi, la ricerca del piacere rimane esecrabile. Basta far riferimento all’opera di van de Velde, Die volkommene Ehe, il cui esecrabile peccato, nel 1926, consisteva nel voler introdurre cambiamenti nel monocorde modello previsto dalla chiesa per la posizione dei coniugi durante l’atto sessuale.
                      Nei libri penitenziali del primo Medioevo e nella teologia medievale le posizioni innaturali del rapporto vengono trattate in modo particolareggiato. Alberto Magno cerca di propagandare con argomenti di natura fisiologico-anatomica la sola posizione naturale: “Se l’uomo deve giacere sopra o sotto, se deve stare in piedi, o giacere o sedere, se l’unione deve aver luogo da dietro o dal davanti […], siffatte vergognose questioni non dovrebbero mai in realtà essere trattate se non lo richiedessero cose strane che si ascoltano oggi in confessionale” (In IV Sententiarum 31). (Se i celibatari non si immischiassero con l’aiuto del loro confessionale in cose che non li riguardano…). Per Tommaso d’Aquino il rapporto coniugale consiste nell’emissione del seme orientata al fine della procreazione. A questo unico fine è ordinato l’atto sessuale (Summa contra gentiles III,122). Il fine a cui a diretto l’uso degli organi sessuali è la procreazione (De malo 15,1c). Questa emissione finalizzata del seme, prescritta da Tommaso d’Aquino, è legata a una forma precisa. L’atto sessuale è dunque morale soltanto quando è conforme al retto ordine. Le espressioni “modo ordinato” (Summa Theologiae II-II q. 153 a.2) e “ordine” (II-II q. 125 a. 2) ricorrono continuamente. Si tratta del comportamento che risponde nel modo migliore al fine della procreazione; è pertanto una forma determinata da cui non ci si può scostare. Discostarsi da questa forma, e dunque dal modo prescritto dalla chiesa nell’emissione del seme, è contra naturam, contro natura. Tommaso scrive: “La specie e il modo del rapporto sono prescritti dalla natura” (In IV Sententiarum 31, exp. text.). L’atto deve svolgersi secondo questa regola, anche quando da una donna sterile non può seguire alcuna procreazione. Allontanarsi da questo modello di comportamento ordinato è sempre peccato grave, è sempre contro natura. Questa emissione del seme finalizzata a uno scopo giusto prescritta da Tommaso d’Aquino in riferimento a Dio e alla natura, trova oggi il suo riflesso nella posizione della chiesa sulla cosiddetta inseminazione omologa. Quest’ultima a stata proibita nel 1987 dalla Congregazione vaticana per la dottrina della fede: “L’inseminazione omologa artificiale all’interno del matrimonio non può essere ammessa”. C’e tuttavia un’eccezione: quando è possibile ottenere il seme maschile con l’atto coniugale, per mezzo di un preservativo; ma attenzione: il preservativo deve essere forato, in modo da salvaguardare la forma di un atto procreativo secondo natura e non si utilizzi quindi un metodo contraccettivo illecito. Il rapporto coniugale deve pertanto svolgersi come se esso portasse alla procreazione. Il preservativo deve essere forato come se così la procreazione fosse possibile (cfr. “Publik-Forum”, 29.5.1987, p. 8). E solo con lo stratagemma di un rapporto che si svolge in apparenza come un atto fecondo si può ovviare alla sterilità iniziale di un atto coniugale. La pretesa forma naturale dell’atto coniugale è diventata il comandamento più importante ed è poi rimasta tale, anche se il fine originario prescritto dalla chiesa, cioè la procreazione, non può affatto essere raggiunto e l’ottenimento del seme attraverso la masturbazione sarebbe altrettanto corretto e meno complicato. Ma la masturbazione rientra sempre, anche in questo caso, tra i più gravi peccati contro natura, in quanto impedisce la procreazione: anche se in questo caso essa la renderebbe possibile. Lo svolgimento secondo la norma è diventato più importante del fine, cioè la procreazione. Ciò che è “naturale” viene stabilito nella teologia morale da tradizioni antiche, che sono custodite accuratamente da uomini vecchi e estranei al matrimonio.

                      Tommaso d’Aquino considera prescritto dalla natura anche che il rapporto procreativo, nel modo stabilito dalla chiesa, non possa aver luogo senza il matrimonio. Tommaso d’Aquino ha scoperto che presso alcune specie di animali, ad esempio gli uccelli (con Aristotele come precursore di Konrad Lorenz), il maschio e la femmina rimangono insieme dopo la procreazione per allevare insieme i piccoli, “poiché la femmina da sola non basterebbe per l’allevamento”. L’indissolubilità del matrimonio è dunque indicata dalla natura, poiché come presso gli uccelli (per i cani, secondo Tommaso d’Aquino, le cose stanno un po’ diversamente) neanche la femmina umana è in grado di provvedere da sola all’educazione della prole, dal momento che questa educazione, inoltre, dura “lungo tempo” (Summa contra gentiles III,122). Già da questo deriva che per la chiesa cattolica una inseminazione eterologa, cioè con i gameti di un donatore o di una donatrice, è fuori discussione e viene decisamente respinta. Essa non è conforme al modo ordinato del rapporto procreativo.
                      Tommaso d’Aquino afferma che “le oneste abitudini secondo natura degli animali si ritrovano presso gli uomini, e in maniera più compiuta” (Summa Theologiae Suppl. q. 54 a. 3 ad 3). C’è dunque da sperare in nuovi metodi di procreazione, qualora siano preventivamente riscontrati nel regno animale. Josef Fuchs dice di Tommaso d’Aquino: “Tommaso ricerca sempre la strada nel regno animale (p. 115). Il confronto della vita sessuale umana con quella degli animali è […] da lui […] seguito come metodo molto più che da tutti gli altri teologi” (Fuchs, p. 277). Quello che la natura insegna a tutti gli esseri viventi è secondo Tommaso d’Aquino, vincolante e ciò si può rilevare nel modo migliore dal comportamento degli animali. Il messaggio principale che proviene dal regno animale è ancora oggi vincolante per la chiesa cattolica: gli animali si accoppiano solo per la procreazione (almeno secondo l’opinione dei teologi). In ciò si può riconoscere la moralità dell’atto sessuale. Gli animali non usano alcun contraccettivo. Da ciò si deduce che i contraccettivi sono contro natura. In questo modo una etologia pseudoteologica può portare a eterne verità ecclesiastiche.

                    • Piero ha detto in risposta a Francesco Santoni

                      Ma quale credente!
                      E’ stata pure scomunicata!
                      http://it.wikipedia.org/wiki/Uta_Ranke-Heinemann
                      Ma chi vuoi prendere in giro? Pensi che persone del genere non le conosciamo?
                      E’ inutile che continui a postare sciocchezze, tanto si e’ capito che prendi solo cose INFONDATE da siti ignoranti ateisti!

                    • Brain ha detto in risposta a Francesco Santoni

                      per Piero: Uta Ranke-Heinemann (born 2 October 1927) is a German theologian, academic and author. She holds the (nondenominational) chair of History of Religion at the University of Duisburg-Essen in Essen, her birthplace. (ancora ai tempi delle scomuniche siete per valutare la validita’ degli argomenti di una persona che ragiona col proprio cervello senza essere imbeccata da chi pretende di parlare per conto del creatore?)

                    • Brain ha detto in risposta a Francesco Santoni

                      Quando una persona viene scomunicata non è che questo avvenga perché dice cose non vere, semplicemente dice cose e sostiene idee che non piacciono alla gerarchia cattolica. C’è una bella differenza tra le due cose. Se Ranke-Heinemann fosse incompetente e scrivesse palesi falsità nel proprio campo di studi il mondo accademico tedesco avrebbe preso provvedimenti. Il che non è avvenuto.

                    • Piero ha detto in risposta a Francesco Santoni

                      No, perche’ ha detto un mare di cazzate in campo teologico!
                      Adesso si dovrebbe passare l’esame dell’Arcigay per vedere se sa di teologia?
                      ma per favore!
                      Piantala con questi argomenti farlocchi.
                      Riportare solo un pezzo di frase che piace all’arcigay, storpiare il contenuto di una frase. Siete solo capaci di questo.

                    • Uomovivo ha detto in risposta a Francesco Santoni

                      Da quando in qua la teologia è basata sui gusti?
                      La Chiesa è il luogo dove tutte le verità si danno appuntamento.
                      Chi è recidivo nella menzogna non fa che insultare la dignità intellettuale di chi nei secoli passati ha spaccato il capello in quattro per minuziose dispute di dottrina ritenute oggi superflue, quando invece la storia dell’occidente è sospesa a un filo sottile e tutto il nostro passato è in equilibrio su di esso.
                      La scomunica è tutto quello che voleva Uta, giacché il suo genio invece di essere centrico, tendendosi al centro del cosmo, è ai suoi margini.

                    • Francesco Santoni ha detto in risposta a Francesco Santoni

                      Senti Brainless, io ci ho provato a insegnarti qualcosa, ma evidentemente tu hai scelto la prima opzione. Ciao Boccalone!

                    • Brain ha detto in risposta a Francesco Santoni

                      Piero stai talmente annaspando da tirare fuori argomentazioni patetiche. Che c’entra l’Arcigay? ma siete proprio ossessionati. La dottoressa Ranke-Heinemann non è lesbica, nè tantomeno credo si possa pensare (razionalmente) che l’Università di Essen sia una succursale dell’Arcigay! Ho riportato l’intero suo saggio su Tommaso d’Aquino proprio per non riportare solo frasi estrapolate, nè tantomeno distorte. Ora, parafrasando Francesco Santoni, o chiudi gli occhi, ti tappi le orecchie e continui a fare il catto-credente boccalone oppure ti metti a far funzionare i neuroni, ragionando con la tua testa e lasciando da parte la propaganda cattolicista che, come ti è stato mostrato, non è razionalmente attendibile.

                    • Francesco Santoni ha detto in risposta a Francesco Santoni

                      E poi anche le citazioni di Uta Ranke-Heinemann sono fasulle. Ad esempio nella questione 98, Tommaso non dice che la sessualità sia intrinsecamente peccaminosa, ma il contrario. Dice che la sessualità è un attributo naturale dell’uomo, e quindi di per sé è cosa buona, tuttavia a causa del peccato originale può essere trasformata in turpitudine.

                      Perché invece di citare una teologa che dice stupidaggini non ti sei limitato semplicemente ad ammettere che le citazioni che hai riportato sono fasulle come ti è stato mostrato? Avresti fatto bella figura.

                      Ora dimostri non solo di essere ignorante, ma di voler restare ignorante, e questo ti rende disonesto. E allora fai quello che ti pare. Alla prossima Brainless Boccalone.

                    • Francesco Santoni ha detto in risposta a Francesco Santoni

                      Scrive Brainless: “Se Ranke-Heinemann fosse incompetente e scrivesse palesi falsità nel proprio campo di studi il mondo accademico tedesco avrebbe preso provvedimenti. Il che non è avvenuto.”

                      In realtà se Brainless conoscesse un po’ il mondo accademico saprebbe che se si dovessero cacciare tutti i professori che in vita loro hanno scritto stupidaggini, bisognerebbe fare una vera e propria strage.

                      Giusto per fare un esempio clamoroso: è ormai dimostrato che Umberto Galimberti ha costruito buona parte della sua carriera plagiando libri altrui. Eppure è ancora saldamente al suo posto, e continua a pontificare su tv e giornali.

                    • Piero ha detto in risposta a Francesco Santoni

                      @Allocco-brainless:
                      parli proprio tu di “affidabilita’” e “attendibilita’”?
                      Ci aspetteremmo almeno delle scuse sul fatto che sei stata beccata piu’ volte (per non dire SEMPRE) a storpiare le parole degli altri, addirittura portare come “prova” le parole di scrittori cattolici che parlavano delle “vostre tesi”.
                      hai perso quel poco di credibilita’ che avresti potuto avere.
                      Hai fatto citazioni FALSE e ancora stai qua a parlare?

                      Il rumore delle unghiette sugli specchi si sente sempre di piu’.
                      NON HAI ALCUNA AFFIDABILITA’.
                      Fai solo ridere nel tuo affannoso tentativo di screditare le tesi altrui.

                  • Piero ha detto in risposta a Brain

                    allocco-brainless:
                    perche’, ti trattiene qualcuno?
                    Te l’ha ordinato il medico?
                    visto che porti soltanto fòle, vieni trattata di conseguenza!

                    • Brain ha detto in risposta a Piero

                      Francesco confonde evidentemente il mondo accademico italiano con quello degli altri paesi. Se Ranke-Heinemann avesse distorto o addirittura falsificato citazioni di Tommaso d’Aquino (cosa di cui l’hai accusata in precedenza, ieri alle 19:59 “citazioni fasulle!”) in Germania avrebbe certamente perso la cattedra, cosa che non è avvenuta. La verità è che qui le cose ve le inventate voi, non lei.

  18. Max ha detto

    Le cose vanno lette nel contesto del tempo – qui stiamo parlando del XIV secolo. Vale a dire, di come le idee espresse si comparavano rispetto alla mentalità del tempo – oggi un rogo e’ impossibile da accettare, nel XVII era roba purtroppo comune, inflitto da parte di molte autorita’. Occorre scindere le idee contingenti da quelle intrinseche di un movimento. Se no, non dovremmo piu’ studiare Aristotele perche’ era un razzista nei confronti dei non-greci (barbaros), Voltaire e Hume perche’ dicevano che uomini di colore e le loro civilizzazioni erano inferiori (Voltaire poi prendeva in giro i preti che sostenevano che tutti gli uomini sono uguali), ecc.
    E comunque, punto ancora piu’ importante: perche’ certi gay (per fortuna non tutti, anzi) se la prendono cosi’ tanto con i cristiani? nelle miriadi di civilizzazioni, di ogni epoca, razza, luogo geografico ed epoca storica che ci sono state sulla Terra, civilizzazioni diversissime e mai venute in contatto tra di loro, il matrimonio e’ sempre stato visto come tra uomini e donne. Siamo stati tutti cosi’ “omofobi” oppure intuiamo che l’unione tra uomo e donna e’ qualcosa di speciale, l’unica che puo’ essere aperto alla genesi di nuovi esseri umani?

  19. Ti prego Brain cambia nick-name! Lo dico per te. Se non arrivi nemmeno a comprenderne l’ironia autodistruttiva, allora proprio…

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