Il presidente Obama: «ridurre gli aborti, sostenere le donne e le adozioni»

Gli Stati Uniti fremono per le elezioni di novembre. Per ora ci sono le primarie dei Repubblicani, dove i politici fanno a gara per dichiararsi cristiani e pro-life, in una Nazione in cui il 92% è credente e il 47% è ormai diventato pro-life (i pro-choice calati al 45%), in particolare giovani. I democratici per ora stanno a guardare.

Intanto Barack Obama cerca di riconquistare qualche consenso dopo aver obbligato, a partire dall’agosto 2013, le chiese e le associazioni religiose a offrire ai propri dipendenti un’assicurazione sanitaria che contempli i rimborsi per la contraccezione e l’aborto. Nell’imminenza dell’anniversario di “Roe Vs Wade”, il caso che portò la legalizzazione dell’aborto negli USA (55 milioni di aborti da allora, riporta uno studio recente), afferma: dobbiamo «ridurre la necessità di abortire», proteggendo la vita dei neonati anche «promuovendo l’adozione». Dobbiamo «sostenere le donne incinte e le madri». Parole “forti”, si commenta su “Repubblica”, che probabilmente riempiono di orrore Carlo Flamigni. Il presidente americano dichiara comunque di mantenere il suo impegno a «proteggere il diritto di scelta della donna e questo fondamentale diritto costituzionale» a sopprimere una vita umana, così come afferma la scienza moderna (e anche un improbabile difensore, Christopher Hitchens).

Anche i peggiori abortisti sostengono di non essere felici di un aborto, che esso è sempre un male. Tuttavia non fanno nulla per evitare le condizioni per cui la donna decide di abortire (economiche nel 90% dei casi). Addirittura contrastano in ogni modo i volontari pro-life che cercano di incontrare queste donne fornendo loro un aiuto economico e morale (in Texas si sono salvati, nel 2011, circa 820 bambini grazie ai volontari fuori dalle cliniche abortiste). Anche in Italia i difensori della vita vengono fortemente avversati: in numerose regioni si impedisce l’ingresso dei Movimenti per la vita e dei Cav (Centri aiuto alla vita) nei consultori, anche se ci sono spiragli di cambiamento, come dimostra il caso recente del comune di Correggio. In realtà non è altro che una precisa disposizione della legge 194, dove si fa riferimento proprio alla necessità di aiutare le donne «a rimuovere le cause che la porterebbero alla interruzione della gravidanza» (articolo 5). Evidentemente l’aborto è troppo utile come business economico per occuparsi davvero dei bisogni della donna.

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36 commenti a Il presidente Obama: «ridurre gli aborti, sostenere le donne e le adozioni»

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  1. Kosmo ha detto

    Sarà anche lui un bel parac*** ??

    • Rebecca ha detto in risposta a Kosmo

      Un po’ come tutti i politici praticamente. Il problema è che è il parac. più importante del mondo e quello che fa lui poi viene fatto anche da tutti gli altri. Quindi da un certo punto di vista è un bene questa notizia, ammesso che poi sia vero. Certo l’immensa mole dei pro-life martellerà finché non manterrà la promessa.

    • Dario* ha detto in risposta a Kosmo

      Non si scopre mica da oggi che lo sia 😉

  2. Luigi Pavone ha detto

    In che modo l’aborto sarebbe “troppo utile come business economico”? In cosa consiste il suo business?

      • Luigi Pavone ha detto in risposta a Valeria Maggioni

        Negli Stati Uniti tutto (o quasi) è business, perché la sanità stessa è business. Per ogni malattia c’è un business. C’è un business per l’aborto, ma c’è anche un business per i parti (non so quale sia il più lucroso). Il post dice, però, che le resistenze in Italia al movimento dei difensori della vita sono dovute al business dell’aborto. Ma in Italia l’aborto è praticato da strutture pubbliche (e più che un business, è una spesa).

        • Andrea Longhi ha detto in risposta a Luigi Pavone

          Luigi ma dove vivi tu? Mai sentito parlare di cliniche private? Aborto farmacologico? Niente? Tutto ti è estraneo? Davvero pensi che i sostenitori dell’aborto pensino alla donna?

          • Luigi Pavone ha detto in risposta a Andrea Longhi

            L’aborto si pratica per lo più in strutture pubbliche. Per le cliniche private può essere utile praticare l’aborto, a pagamento, ma anche almeno altrettanto utile prestare, a pagamento, i propri servizi sanitari relativi al portare avanti una gravidanza, fino ai servizi offerti per il parto e il post-parto.

            • Andrea Longhi ha detto in risposta a Luigi Pavone

              L’aborto cresce moltissimo (anche si in generale è in calo) in strutture private, dato che i medici abortisti in Italia sono calati a soltanto 150 elementi (chiediamoci perché solo 150 medici non sanno cosa stanno facendo o se lo sanno è ancora peggio) e sopratutto attraverso l’aborto farmacologico. Domando ancora: ma dove vivi?

          • Luigi Pavone ha detto in risposta a Andrea Longhi

            Affermare che le resistenze al movimento per la vita sono dovute al business dell’aborto è tanto ingiustificato quanto affermare che le resistenze al movimento per la scelta sono dettate dal business dei pannolini.

            • Antonio ha detto in risposta a Luigi Pavone

              No gli obiettori di coscienza non sono motivati dalla difesa degli interessi economici delle cliniche private. Fatto sta che l’enorme campagna “pubblicitaria” pro-aborto che manipola da anni è cominciata ed è viva per questo motivo.
              Gli obiettori hanno fatto semplicemente un ragionamento che è capace di farlo un bambino: se uccido un feto di un bambino…uccido un bambino…allora è sbagliato!

              • Luigi Pavone ha detto in risposta a Antonio

                Il ragionamento di coloro che appartengono al movimento per la scelta è questo: l’aborto è una brutta cosa, ma se lo vieto, è ancora peggio! Non c’è nessun interesse delle cliniche private che praticano l’aborto dietro queste posizioni, come non c’è nessun interesse economico dell’industria dei pannolini dietro il movimento per la vita. Dire queste sciocchezze significa svilire un autentico dibattito intorno a questi temi.

                • Angelo ha detto in risposta a Luigi Pavone

                  Non esiste nessun movimento per la scelta perché non è una scelta uccidere un essere umano. I promotori dell’omicidio si chiamerebbero anche loro “movimento per la scelta”. Esiste un movimento per la morte e uno per la vita. Punto. Negare il business dell’aborto tanto per fare un po’ di apologetica mi sembra una cretinata, caro Pavone.

  3. Larry SFX ha detto

    Barackino l’aveva detto nei suoi discorsi infarciti di YES WE CAN che era abortista e pro-gay.
    Non si dica che non l’aveva detto

  4. nicola ha detto

    Parlo dell’Italia.
    Nel passato c’era ‘la ruota’, una sorta di culla in cui la donna che aveva messo al mondo un bambino fuori dal matrimonio collocava di nascosto lo stesso quasi certa che operatrici, spesso religiose, lo prendessero e ne avessero cura.
    Molti cognomi hanno prigine da questa pratica.
    Perchè la donna lo faceva?
    Per due motivi, principalmente:la perdita di stima sociale ed economici.
    Il mondo è cambiato. In meglio o in peggio?
    Per alcuni aspetti in peggio, si è disumanizzato.
    Ha creato, per vari aspetti, dei mostri, chiamandoli civiltà.

  5. Max ha detto

    Uhm, dato quello che ha fatto Obama in passato, io sarei molto prudente.

  6. FM ha detto

    Obama è un ipocrita e con la sue costrizioni contro le associazioni religiose egli ha effettivamente anche violato la costituzione americana.

    Si tolga dai piedi. NObama!

  7. enzo ha detto

    The Lancet: proibire l’aborto non ne diminuisce l’utilizzo e ne aumenta i rischi

    L’ultimo numero della prestigiosa rivista medica inglese presenta un ampio studio sull’aborto nel mondo. Le conclusioni sono che gli aborti totali nel mondo hanno smesso di diminuire tra il 2003 e il 2008 e che i tassi più alti di utilizzo dell’aborto si riscontrano in America latina, Africa, Asia e paesi in sviluppo, dove le leggi che ne regolano l’uso sono generalmente molto restrittive, o lo proibiscono del tutto. Allo stesso tempo, nelle regioni con leggi più liberali, l’incidenza di aborti è minore. Nei paesi che si oppongono all’aborto sono di conseguenza più alti i casi di complicanze conseguenti all’aborto, che invece sono più rari nei paesi dove è regolato. Per esempio in Sud Africa, entro tre anni dalla legalizzazione dell’aborto nel ‘96 le morti correlate alle interruzioni di gravidanza sono diminuite del 90%.

    • Ottavio ha detto in risposta a enzo

      Anche questo messaggio è un incollaggio della notizia sulla setta razionalista. Ancora un’offesa a chi l’ha scritta che non viene nemmeno citato da enzo, ancora un’offesa al razionalismo di cui ti fai portavoce che non riesce a organizzare un discorso proprio ma deve incollare pezzi trovati sul web.

      Sbagliati poi perché The Lancet ha solo pubblicato uno studio realizzato dal Guttmacher Institute ovvero Planned Parenthood, la più grande catena di cliniche abortiste del mondo fondata da un’eugenista amante di Hitler all’inizio del ‘900, Maria Stopes.

      Il succo è questo: le leggi restrittive aumentano l’aborto. Tuttavia è già stato smontato facilmente: http://www.lifesite.net/news/un-report-claiming-rise-in-unsafe-abortion-rates-called-pro-abortion-propag
      Basta il caso dell’Irlanda, dove l’aborto è vietato per legge e le donne sono sanissime e gli aborti pochissimi. Nell’articolo ci sono altri casi.

      Si spera che in futuro si dia molto meno credito alle ricerche di Planned Parenthood.

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