Il biologo Biava: «l’embrione è una persona, la scienza lo conferma»

Il dr. Pier Mario Biava, ricercatore presso l’Irccs Multimedica di Milano, da anni studia i processi di differenziazione e riprogrammazione cellulari con risultati rilevanti: grazie alle sue ricerche, infatti, sono state messe a punto nuove terapie contro il cancro utilizzando proteine ricavate da embrioni animali.

Docente per numerosi anni alla Scuola di Specializzazione di Medicina del Lavoro di Trieste, è autore di numerose pubblicazioni scientifiche, presidente onorario della Fondazione per la Ricerca delle Terapie Biologiche del Cancro e vice presidente della Società Scientifica International Academy of Tumor Marker Oncology. Recentemente ha voluto commentare per “Avvenire l’incredibile dietrofront di Ian Wilmut, il pionere della clonazione e “papà” della pecora Dolly, riguardo la ricerca con le staminali embrionali. Biava ha detto: «con questa dichiarazione, Wilmut ha ammesso sostanzialmente tre cose: le staminali embrionali sono troppo rischiose perché negli animali hanno dimostrato di generare tumori; la clonazione è un processo altamente insicuro e fallibile; dunque, meglio occuparsi di riprogrammazione, con l’opportuna prudenza legata al fatto che nemmeno l’assoluta sicurezza delle cellule riprogrammate è stata testata. Aggiungo io: ricordiamoci che esistono anche meccanismi di riprogrammazione fisiologici che, senza toccare i geni, agiscono con successo mediante i fattori di regolazione dell’ambiente in cui vive la cellula».

Esprimendosi sulla sentenza della Corte europea sulla non brevettabilità ha poi affermato: «per la biologia non valgono le regole economiche: non è ammissibile il principio di brevettare sostanze che fanno parte del vivente, e questo vale in modo particolare per le cellule staminali. Non è vero che le staminali sono “solo cellule”: nelle mie ricerche ho ampiamente dimostrato come fin dal momento dell’impianto avviene la comunicazione fra organismo materno ed embrione, che capisce che quelle “poche cellule” vanno protette. A livello biologico, non c’è bisogno di un cervello per comunicare: c’è già tutto. Ecco perché l’embrione è una persona, la scienza lo conferma chiaramente. La posizione della Corte è l’unica possibile per proteggere gli interessi della collettività e, al tempo stesso, rispettare la vita».

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10 commenti a Il biologo Biava: «l’embrione è una persona, la scienza lo conferma»

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  1. Pino ha detto

    ho già letto decine di dichiarazioni come questa, la scienza chiaramente dimostra che l’embrione è una persona. Quello che non capisco è perchè neppure il mondo cattolico si batta per trasferire questa conclusione scientifica in norme giuridiche. Se l’embrione è una persona deve avere tutti i diritti oggi riconosciuti alla persona, il primo dei quali è il diritto alla vita. Invece su questo punto, che è decisivo e fondamentale, c’è silenzio assoluto. Strano no? Paura di mettere in discussione la normativa abortista?

    • Renato Valsecchi ha detto in risposta a Pino

      Credo che la Carta di San Josè creata nel 2011 abbia proprio l’obiettivo di portare queste evidenze scientifiche all’interno dei parlamenti. Sta facendo davvero il giro dei governi e questa è una prima iniziativa.

      • Pino ha detto in risposta a Renato Valsecchi

        va bene, ma siamo solo nel campo delle buone intenzioni che non infastidiscono nessuno. Carte, pronunciamenti, studi, convegni, iniziative di varia natura non producono nessun effetto pratico, sono solo battaglie culturali e in questo devo riconoscere che Giuliano Ferrara su questo argomento è molto più efficace di tutto il resto. Vorrei vedere cosa accadrebbe il giorno in cui un gruppo di parlamentari italiani (tanto per fare un esempio) proponesse una drastica riforma se non l’abrogazione della legge 194. Ne vedremmo delle belle, e non mi riferisco alle veline di Striscia la Notizia.

        • Gabry ha detto in risposta a Pino

          Forse è per questo che la Chiesa chiede una nuova classe di politici cattolici, quelli di oggi hanno paura della loro ombra.

          • Pino ha detto in risposta a Gabry

            il Magistero della Chiesa ha sempre sostenuto che l’aborto è la soppressione di un essere umano, infatti il codice di diritto canonico stabilisce al Canone 1398 “Chi procura l’aborto ottenendo l’effetto incorre nella scomunica latae sententiae”. Quando però si passa ad affrontare la legislazione abortista il discorso pare farsi più sfumato, non c’è mai stata una presa di posizione esplicita della CEI, tanto per fare un esempio, per abrogare o almeno modificare drasticamente la legge 194. Non dico si tenda a giustificare tale normativa sulla base del principio del “male minore” ma poco ci manca. Se le premesse sono queste cosa dovrebbero fare i politici cattolici, di loro natura già inclini alla mediazione ed al compromesso? Aggiungo una considerazione più ampia. Anche recentemente il Card. Bagnasco ha ribadito in una intervista al Corriere, se ben ricordo, il principio insuperabile dei valori non negoziabili per un politico cattolico. Poi però abbiamo politici che si dichiarano “cattolici” e militano in partiti che invece propongono norme laiciste ed in contrasto con tali principi. Forse prese di posizione più chiare e nette non guasterebbero, non le pare?

          • Andrea ha detto in risposta a Gabry

            credo che “politico cattolico” sia un ossimoro,
            nessuna persona può raggiungere un certo livello di visibilità in politica senza compiere più peccati del peggior ateo materialista relativista (etc etc)

            Sono certo che il 99% dei politici che si definiscono cattolici lo facciano per convenienza, e sarebbero pronti a definirsi musulmani, anche al minimo sospetto di poter ottenere più voti a valle di una simile affermazione.

            personalmente sono d’accordo con l’impianto di questo articolo, non saprei definire un punto di evoluzione dell’embrione in cui qualificarlo “persona” con più accuratezza di quanta me ne servirebbe per dire che 18 anni sono o non sono effettivamente “la maggiore età”.

            • Rego ha detto in risposta a Andrea

              Sulla prima questione che poni credo ci sia un eccessivo negativismo che non posso accettare per me. Non è tutto così anche se molto è così.

              Sulla seconda questione, non potendo giustamente individuare un momento in cui indicare il raggiungimento dello status di “persona” occorre necessariamente porre l’inizio dell’essere persona con l’inizio del nuovo essere umano dotato di DNA unico e irripetibile, ovvero al momento del concepimento. Le cose coincidono perché è l’unico vero salto di qualità: la nuova persona umana inizia al momento del concepimento.

  2. Laura ha detto

    Importanti queste dichiarazioni così perentorie. Grazie dott. Biava per il coraggio!

  3. S. PASQUINO ha detto

    Un bellissimo video sull’embrione della Mipi Docet….un istituto di suore che produce ottimi documentari.

    http://famigliacattolica.blogspot.com/2011/04/la-famiglia-cattolica-apostolica-romana_27.html

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