Il biochimico Stocchi: «l’uomo di scienza trova aiuto nell’aprirsi alla fede cristiana»

Il 22 novembre 2011 presso l’Aula Magna della Facoltà di Economia dell’Università di Urbino si è svolto un importante evento sull’interessante tematica “fede e scienza”. Proprio questo è stato infatti il titolo della conferenza a cui ha partecipato come principale relatore il Preside di Scienze Motorie e Professore Ordinario di Biochimica dell’Ateneo, Prof. Vilberto Stocchi, assieme al rettore Stefano Pivato.

Il prof. Stocchi, già docente di Biologia Molecolare e Biochimica Applicata presso l’Università di Urbino, socio della Società Italiana di Biochimica, della International Biochemistry Society, della Biochemical Society, della Protein Society e della New York Academy of Sciences e autore di oltre 170 lavori su riviste scientifiche internazionali, ha iniziato il suo intervento citando una frase riassuntiva della sua convinzione: «Io credo che ogni uomo, nella propria vita, al di là del luogo in cui è nato, cresciuto ed educato e al di là del proprio credo, desideri crescere nella conoscenza della verità e vivere nella verità. Il bisogno di verità è inscritto nel cuore dell’uomo». Parlando ai molti studenti presenti, ha richiamato all’importanza della filosofia e della teologia che «hanno contribuito a mantenere vivo questo dibattito in quasi tremila anni di storia dell’uomo». Ha dunque considerato la “scienza” e la “fede” come due livelli di conoscenza diversi, concentrandosi inizialmente sul primo e sul valore di essere ricercatore, ovvero colui che documenta «per la prima volta ciò che prima non era noto». Tuttavia ha anche riconosciuto il grande limite: «La scienza –nel senso più ampio– non è in grado di dare risposte a domande di fondo che caratterizzano il percorso dell’esistenza umana: Chi sono? Da dove vengo e dove vado? Perché la presenza del male? Cosa ci sarà dopo questa vita?». Eppure da queste domande «dipende l’orientamento da dare alla nostra esistenza […]. L’uomo è una realtà ben più complessa rispetto ad ogni altro organismo vivente: non possiamo pensarlo costituito soltanto da cellule. Benché possa essere per noi difficile comprenderlo pienamente, in realtà l’uomo è spirito e corpo. Questo mistero ci introduce ad una dimensione e ad un altro livello di conoscenza: quella spirituale».

Ecco dunque che secondo lo scienziato, «la Fede apre a un livello di conoscenza superiore. La persona che crede poggia la propria fiducia in una realtà superiore: il Creatore. Se qualcuno mi rivolgesse la domanda: “Per te, chi è Dio?”, io mi troverei in seria difficoltà a dare una risposta», si ripeterebbero delle definizioni che però «esprimono soltanto una realtà incomprensibile per la mente dell’uomo». Incomprensibile tuttavia fino ad un certo punto, dato che «più di 2000 anni fa si assistette ad un Evento che trasformò la storia dell’uomo: Dio si manifestò attraverso l’Incarnazione assumendo anche la natura umana in Gesù Cristo. Gesù Cristo opera, parla, istruisce. Ora, sebbene l’Evento dell’Incarnazione rimane un mistero per l’uomo, per me questo Evento inizia a riempirsi di significati concreti che meritano di essere sviscerati e compresi». Ecco dunque -continua il biochimico- che dall’atto incomprensibile, la venuta di Cristo permette che «l’orizzonte si amplia e di fronte a questa nuova prospettiva l’uomo inizia gradualmente a prendere coscienza di una realtà nuova, anche se permane l’impossibilità di una piena comprensione di misteri quali l’Incarnazione e la Risurrezione».

Il prof. Stocchi ha così citato tre celebri convertiti come un esempio di questo inizio di comprensibilità del mistero dopo l’incontro cristiano. Il primo è San Paolo, poi tocca ad Agostino e a San Francesco, ovvero tre uomini la cui esperienza «è vero nutrimento, un aiuto concreto per vivere, un insegnamento anche perla nostra vita». Eppure, continua Stocchi, nonostante le numerose esperienze autentiche, fatte da tanti uomini, per noi può essere difficile credere. Viene così citato un articolo apparso sulla rivista Science il 15 agosto 1997, in cui si riportavano i risultati di una indagine condotta da Edward Larson dell’Università della Georgia (Stati Uniti) che dimostrava come il 40% degli scienziati che lavoravano nell’ambito della fisica e della biologia fossero credenti molto convinti. E ha commentato: «Questi dati dimostrano in definitiva una sola cosa, che l’uomo è libero e l’Onnipotenza di Dio si arresta difronte alla libertà che Dio stesso ha dato all’uomo. L’uomo dunque è realmente libero di credere o meno». Tra le testimonianze di prestigiosi scienziati che vennero intervistati per l’occasione, il biochimico ha riportato le parole di Francis Collins, attuale Direttore del National Instituteof Healt (NIH) e Direttore del Progetto Genoma Umano che ha permesso il completo sequenziamento del nostro genoma. Collins, convertitosi a 27 anni, disse: «Quando si conosce qualcosa di nuovo che riguarda il genoma umano, io provo una grande emozione perché l’umanità ora conosce qualcosa che soltanto Dio prima conosceva”».

Lo scienziato ha così concluso l’intervento rivelando la sua posizione: come ricercatore, ha spiegato, «io non trovo alcun contrasto tra Scienza e Fede. Quando nel corso della mia carriera ho avuto la possibilità di fare direttamente gli esperimenti in laboratorio, ho sempre provato grande soddisfazione di fronte ai risultati che ottenevo e che documentavano qualcosa di nuovo. Oggi, provo la stessa soddisfazione di fronte ai risultati ottenuti dai miei allievi. Quando, riflettendo sulla Parola del Signore – con tutti i limiti e la mia fragilità – intuisco e a volte comprendo appena a quale straordinaria realtà l’uomo è destinato, provo stupore e meraviglia». Scegliendo tra Scienza o Fede «di fatto si esprime un atteggiamento di parzialità». L’uomo di scienza, aprendosi anche alla fede, «riceve già un aiuto concreto che consiste nella capacità di dare un giusto valore alle cose: la fiducia riposta nel Creatore genera dunque nell’individuo la speranza. In questo contesto, l’uomo di fede riconosce il valore della Scienza come
strumento indispensabile per crescere nella conoscenza della realtà oggettiva, ma anche il limite a dare risposte sul significato vero della vita»
.

Condividi su:
  • Aggiungi su Facebook
  • Aggiungi su Twitter
  • Aggiungi su Windows Live
  • Aggiungi su MySpace

6 commenti a Il biochimico Stocchi: «l’uomo di scienza trova aiuto nell’aprirsi alla fede cristiana»

« nascondi i commenti

  1. Lucio ha detto

    Articolo interessante ed equibrato; “La fede apre a un livello di conoscienza superiore”.

  2. Ottavio ha detto

    Caspita che profondità di giudizio! Non sembra uno scienziato…!

  3. Alessandro Giuliani ha detto

    Come non sembra uno scienziato ? Ma che ide hai degli scienziati caro Ottavio ?
    GLi Oddifreddi, i Dawkins e così via non sono gli ‘scienziati tipo’, guarda che gran parte degli scienziati veramente bravi ed innovativi sono credenti ed anzi, la ‘via della scienza’ con la ricerca della massima onestà, il senso del mistero implicito nel fatto che non si finisce mai di stupirsi della natura è una via maestra per la Fede, molto più diretta di quelle degli ‘umanisti’..senza offendere nessuno per carità….
    Vi accludo un sito fatto molto bene sull’argomento

    http://www.disf.org/ScienziatiCredenti.asp

    • Ottavio ha detto in risposta a Alessandro Giuliani

      Grazie Alessandro…..beh effettivamente sono vittima (consapevole o no) dell’ideologia positivista e illuminista che vede gli scienziati come “topi da laboratorio” privi di umanità, indifferenti e imprigionati nella neutralità più utopica. Grazie per avermi indotto a superare questa visione… 🙂

      • alessandro giuliani ha detto in risposta a Ottavio

        Figurati Ottavio, grazie a Dio la scienza è molto più antica e seria di illuminismo e positivismo ed è di fatto nata con l’uomo, poi sai io ho deciso di intraprendere questo mestiere proprio perchè ne amavo l’aspetto onesto (un pò come negli sport dove le regole sono chiare e permettono un confronto libero e vero). Purtroppo stanno sporcando la scienza con l’ideologia e io ne soffro tantissimo…figurati che addirittura mia figlia piccola, quando aveva dieci anni in un suo tema scrisse ‘papà fa lo scienziato ma è buono’..come se lo stato di default di chi si occupa di scienza dovesse essere la malignità e la perversione….

        • Ottavio ha detto in risposta a alessandro giuliani

          Ah, non sapevo fossi uno scienziato. Ora capisco ancora di più la tua pronta risposta…mi pare giusto d’altra parte! Di cosa ti occupi?

          P.S. ti dico che l’esempio di tua figlia mi ha letteralmente sconvolto..!! A 10 anni questo giudizio??? L’unica possibilità è che tu per farla addormentare le abbia letto qualche passo di Dawkins o Sam Harris al posto che Biancaneve e i sette nani…. 😉

« nascondi i commenti