I goffi tentativi di proselitismo di Corrado Augias…


di Michele Forastiere*
*insegnante di matematica e fisica in un liceo scientifico.

 

Sarò esagerato, ma certe volte ho proprio la sensazione di assistere a una guerra di logoramento, scatenata per conquistare le menti e i cuori delle persone. Fuori di metafora, mi sembra evidente che molti intellettuali dell’area ateo scientista provvedono continuamente ad alimentare la falsa contrapposizione tra scienza e fede, usando ogni mezzo di comunicazione disponibile. L’obiettivo, naturalmente, è quello di convincere il maggior numero possibile di persone che la religione è roba da gente superstiziosa, ignorante e incapace di accettare il progresso scientifico.

È interessante notare come, a tal fine, i suddetti intellettuali non disdegnino di usare uno strumento dialettico un po’ rozzo ma efficace, che definisco “strategia dell’impressione”. In sostanza, questa consiste nel creare l’impressione che le cose vadano in un certo modo, basandosi su osservazioni scientifiche non troppo approfondite e su ricerche dichiarate attendibili, ma spesso non così assodate come si vorrebbe far credere. Le tesi sostenute mirano sempre, a prescindere dai contenuti specifici, a convincere che vi sia inconciliabilità tra la ragione scientifica e le convinzioni religiose. Per la verità, bastano di solito un minimo di riflessione e qualche controesempio per annullare l’impressione appena formata… ma non sempre viene concesso lo spazio per farlo. Casi di applicazione di questa strategia sono certamente noti a tutti. Uno dei più recenti si è potuto ammirare nella trasmissione di Corrado Augias “Le Storie – diario italiano” del 13 giugno 2011 . Gli ospiti, Telmo Pievani e Edoardo Boncinelli, presentavano i loro ultimi libri: rispettivamente “La vita inaspettata” (Cortina Raffaello 2o11) e “Che fine ha fatto l’io?” (Editrice San Raffaele 2010). Il primo tratta di evoluzione, e pertanto merita una disamina un po’ più approfondita, che mi riservo per un successivo articolo; il secondo, scritto in forma di dialogo con il filosofo Michele Di Francesco, affronta invece il tema dell’autocoscienza umana.

Ora, vorrei provare a evidenziare i principali momenti della trasmissione in cui Augias e i suoi ospiti hanno messo in atto la “strategia dell’impressione”. Se mi si consente un piccolo gioco di parole, chiamerò questi momenti CLIC – perché sono gli istanti in cui si vuole specificamente “Creare L’Impressione Che…”. Di più, mi prenderò la libertà di proporre per qualcuno di essi un possibile Contro-clic – che in un dibattito equilibrato sarebbe stato giusto offrire agli spettatori, affinché potessero farsi un’idea più corretta delle problematiche trattate. Veniamo al dunque.

1) La puntata de “Le Storie” si apre con un breve filmato sul principio copernicano e sul successivo graduale spodestamento dell’Uomo dal suo piedistallo di “vertice della Creazione”.
CLIC: LA SCIENZA HA DIMOSTRATO CHE L’UOMO NON CONTA NIENTE NELL’UNIVERSO.
Contro-clic: si può senz’altro concordare sul fatto che la Terra non occupi un posto fisicamente speciale nell’Universo; questo, però, non esclude automaticamente l’idea di creazione divina e la possibilità che l’Uomo abbia in essa un ruolo centrale. Di ciò, del resto, era sicuramente ben consapevole anche l’antico autore del Salmo 8, quando cantava: “Se guardo il tuo cielo, opera delle tue dita, la luna e le stelle che tu hai fissate, che cosa è l’uomo perché te ne ricordi, il figlio dell’uomo perché te ne curi?”. Infine, lo stesso Copernico era convinto che la posizione del Sole al centro dell’Universo rappresentasse meglio la semplicità di Dio e la bellezza del creato (cfr.: http://www.disf.org/Voci/34.asp).

2) Dopo aver introdotto gli ospiti, Augias si dichiara “turbato” dal libro di Pievani, perché in esso si sostiene che “noi siamo qui per caso: al nostro posto poteva esserci il Tyrannosaurus Rex”. Ebbene sì, chiosa Pievani, l’evoluzione biologica dell’Uomo è in gran parte opera della contingenza; fino a qualche millennio fa, infatti, condividevamo il pianeta con altre specie del nostro stesso genere. Dunque l’albero genealogico umano somiglierebbe a un folto cespuglio di cui è sopravvissuto un solo rametto, il nostro – non perché migliore degli altri, ma per puro caso. A questo punto, sorprendentemente, Augias dichiara: “Ma allora questo prova che le credenze su Adamo ed Eva, vissuti 6000 anni fa, sono solo delle creazioni geniali della mente umana!”. Pievani sottolinea, saggiamente, che la Bibbia non va interpretata in senso letterale… ma ormai l’impressione è stata formata.
CLIC: LA SCIENZA PROVA CHE L’UOMO NON PUÒ ESSERE STATO CREATO.
Contro-clic: si può sicuramente essere d’accordo sul fatto che l’evoluzione biologica abbia tutte le apparenze di una storia dominata dalla contingenza, piuttosto che quella di una sorta di progressione inevitabile destinata a sfociare in un essere dotato di intelligenza (l’Uomo). Questo però non prova assolutamente nulla riguardo alla creazione; semmai, ribadisce l’erroneità di una lettura fondamentalista della Bibbia – errore tipico del protestantesimo nord americano, non della Chiesa cattolica. A questo proposito, consiglierei ad Augias e Pievani la lettura dell’interessante articolo di Fiorenzo Facchini “Evoluzione e creazione”, pubblicato nel gennaio 2006 su “L’Osservatore Romano”

3) Dopo alcune insipide considerazioni sul ruolo della contingenza nella vita umana, viene finalmente servito il primo piatto forte della trasmissione. Si tratta di un’antica controversia riguardante le vespe del gruppo Ichneumonidae, il cui ciclo vitale prevede la deposizione delle uova all’interno di larve di altre specie. In epoca vittoriana si scatenò un putiferio intorno a questi insetti, usati come testimonianza a sfavore di chi sosteneva che l’intrinseca bontà della Natura dimostrasse l’esistenza di Dio. Come è possibile, si disse, che un Dio buono e onnipotente permetta una tale quantità di sofferenza e insensata crudeltà nel mondo animale?
CLIC: È IMPOSSIBILE CHE DIO ESISTA; SE ESISTESSE, INFATTI, SAREBBE UN SADICO.
Contro-clic: nell’affrontare questi argomenti, penso che sarebbe opportuno armarsi di un po’ di sano buon senso. Per prima cosa, non reputo lecito proiettarsi empaticamente in una larva di insetto: il nostro sistema nervoso è infatti troppo diverso, da uno stretto punto di vista neurologico. In secondo luogo, come nota incisivamente Stephen Jay Gould, non è appropriato applicare categorie specifiche dell’etica umana (come “crudeltà”) al mondo animale, né ha senso trarre da esso insegnamenti morali. Infine, è bene rilevare che il problema della sofferenza nel mondo non è affatto ingenuamente ignorato dal cristianesimo, al contrario di quanto Augias e Pievani sembrano voler insinuare (vedi per esempio il famoso passo di San Paolo: “Sappiamo bene infatti che tutta la creazione geme e soffre fino ad oggi nelle doglie del parto” (Rm 8,22)); e in ogni caso, si tratta di una problematica che non può essere affrontata e risolta a colpi di impressioni viscerali.

Accantonate per il momento le narrazioni naturalistiche, Augias passa a introdurre quello che definisce il “terrificante” libro di Boncinelli. Di questo, però, parleremo nella prossima puntata.

29 commenti a I goffi tentativi di proselitismo di Corrado Augias…

  • Norberto ha detto:

    La puntata l’ho vista anch’io…me n’ero scordato completamente. Ricordo un certo disagio per l’unico tentativo di volere attaccare la fede, facendo finta di parlare di scienza. E’ stato un tipico esempio di cosa voglia dire strumentalizzare la scienza per motivi puramente filosofici.

  • gabriele ha detto:

    ma che cosa ci si poteva aspettare da Augias?
    lo sappiamo tutti che il suo unico scopo è far credere ai creduloni che Gesù non voleva fondare una Chiesa, Dio non esiste eccetera

  • Carlo ha detto:

    Complimenti per l’idea del “clic”, geniale.

    • Max ha detto:

      Stavo per scriverlo io ma sei stato piu’ veloce 🙂

      Questo post del prof. Forastiere mi e’ sicuramente piaciuto.

  • Karma ha detto:

    Si, sono veri e propri messaggi subliminari…quelle cose da “guardare la tele assieme ai genitori”…è uno dei modi in cui agisce il potere: fanno finta di presentarti un libro di scienza, chiamano due scienziati non credenti e propagandano l’ateismo in prima serata.

    • Norberto ha detto:

      Quoto…inoltre riescono a dribblare anche la questione della mancanza di contraddittorio perché ufficialmente loro stanno solo presentando un libro…..

      • Johnny ha detto:

        riescono a dribblare anche la questione della mancanza di contraddittorio perché ufficialmente loro stanno solo presentando un libro

        Le stesse subdole cose che fa Fazio su Rai3 a “Che tempo che fa”/”Vieni via con me”… Ricordate Englaro? L’elogio dell’eutanasia? Le dichiarazioni che NON AVREBBERO OSPITATO CONTRADDITTORIO, perchè comandano loro?

  • Riccardo ha detto:

    Salve Professor Forastiere, le faccio i miei complimenti per l’articolo, ma le vorrei fare qualche domanda:

    1) L’evoluzione è una teoria completamente certa oppure ci sono ancora dei margini d’incertezza?

    2) L’abiogenesi è stata mai provata concretamente, oppure è (come credo io) solo una filosofia materialista?

    • Michele Forastiere ha detto:

      Salve a tutti. Prima di tutto, grazie per la vostra cordiale attenzione. Per quanto riguarda le domande di Riccardo, posso solo provare a dare un cenno di risposta:
      1) in quanto teoria scientifica, il neodarwinismo (la teoria dell’evoluzione più in voga negli ambienti accademici) deve essere per definizione falsificabile – quindi non è certa. In ogni caso, per quanto ne so io (che non è sinceramente molto, dato che non sono un biologo evoluzionista) esistono teorie alternative, come quelle di Eldredege e Sermonti.
      2) Sempre per quanto ne so, l’abiogenesi non è mai stata provata in laboratorio (lasciamo perdere l’esperimento di Miller, che prova solo la sintesi di molecole organiche sotto certe speciali condizioni ambientali). Per ulteriori informazioni su questo argomento, può dare un’occhiata a questo post: https://www.uccronline.it/2011/06/18/lenigma-dellabiogenesi/.

      • Max ha detto:

        Il prof. Forastiere ha gia’ risposto. Mi permetto solo di aggiungere che l’evoluzione e’ anche un fatto, nel senso che sappiamo per certo che le forme di vita, nel corso si sono evolute in miliardi di anni in una enorme – miliardi e miliardi – varieta’ di forme diverse. Lo studio dei fossili e la geocronologia (la disciplina che cerca di datare le rocce) sono li’ a dircelo.
        Diciamo che sul *come* sia avvenuto il processo evolutivo ci sono ancora discussioni, anche se alcuni cose sono state gia’ capite.
        L’importante e’ aver chiaro che questa ricerca scientifica non puo’ ne’ negare ne’ supportare l’esistenza di un Creatore trascendente. La scienza per definizione e’ agnostica.

        • Paolo Viti ha detto:

          Condivido le parole di Forastiere e quelle di Max…a quest’ultimo però vorrei dire che, l’agnosticismo è una posizione umana rispetto alla vita..cioè, la scienza è indifferente a Dio quanto lo sono l’arte o lo sport. E’ solo all’uomo che si attribuisce l’agnosticismo o meno. Uno scienziato può benissimo “fare scienza” per il solo motivo che capisce di più cosa ha creato Dio. Quindi la sua scienza, o meglio, il motivo per cui fa scienza è per nulla agnostico. Sintetizzando: credo che dire che la scienza sia agnostica è come dire che la mia automobile non parla. E’ un’ovvietà ma se lo dico implico che esistono altre automobili che invece possono parlare, sempre rimanendo nell’esempio. La scienza è solo uno strumento usato dagli uomini per i motivi che ognuno ha nel cuore, stop.

      • Norberto ha detto:

        @Forastiere…mi stupisce che lei parli di “neodarwinismo”. Rimasi molto colpito tempo fa dall’intervento di un biologo su questo sito, ho trovato il suo commento: https://www.uccronline.it/2011/03/28/lantropologo-facchini-%C2%ABil-fine-dellevoluzione-biologica-e-lessere-umano%C2%BB/#comment-3702

        Lui dice, richiamando le parole di F. Ayala, che i ricercatori parlano solo di evoluzione. Il neodarwinismo, il creazionismo, l’evoluzionismo sono tutti concetti filosofici extrascientifici…bisognerebbe trovare le parole di Ayala per capire ancora meglio, ma rimango un po’ spiazzato..

        • Michele Forastiere ha detto:

          @Norberto: Ho letto il commento indicato (peraltro molto interessante)e ho capito il motivo del suo spiazzamento. In effetti per “neodarwinismo” io intendo semplicemente quella che viene anche detta “Sintesi moderna”, secondo la definizione che ne dà Wikipedia (http://it.wikipedia.org/wiki/Neodarwinismo). Mi pare di capire che il biologo Roberto Arrati, invece, usi il termine nel senso dell'”-ismo” che nasce dalla teoria dell’evoluzione darwiniana. Probabilmente c’è un po’ di confusione oggettiva tra le due accezioni, che però forse si possono ritenere entrambe valide se correttamente contestualizzate. In qualche caso direi che coincidono: per esempio, Dawkins è un neodarwinista, sia perché sostiene la validità definitiva della teoria scientifica detta “Neodarwinismo” o “Sintesi moderna”, sia perché usa la teoria come concetto filosofico extra-scientifico per dedurne l’improbabilità dell’esistenza di Dio.

  • Filippo Meroni ha detto:

    Ne approfitto anch’io per chiederle una cosa. Potrebbe approfondire il pensiero di Gould circa il sadismo presente in natura. Richard Dawkins fa molti esempi capendo che questo può essere un argomento destabilizzante per qualcuno, però non ho mai letto una vera risposta sufficientemente adeguata…

    • Michele Forastiere ha detto:

      Sul problema della sofferenza in natura avevo una mezza idea di postare un articolo specifico in futuro; anche perché Augias ha rilanciato esattamente l’argomento della vespa e del bruco nella sua rubrica delle lettere di Repubblica del 31 luglio. Penso che il problema non sia banalissimo, ma sono anche sicuro che sia stato effettivamente “pompato” da qualcuno (come Dawkins) per farlo sembrare più scandaloso di quello che è. Intanto, per farsi un’idea di come stiano in realtà le cose, suggerisco di guardare questo bel documentario di Attenborough su un caso concreto di parassitoidismo (http://www.youtube.com/watch?v=Mb3OQPT3qbU).

      • Filippo Meroni ha detto:

        Grazie per la sua cortese risposta. Ho guardato il video, ma purtroppo faccio ancora molta fatica a stare dietro all’inglese parlato (faccio la I° superiore), quindi ho capito ben poco delle parole…sarebbe così cortese da spiegarmi brevemente cosa ho visto?

        • Michele Forastiere ha detto:

          Caro Filippo, la storia è più o meno questa: una certa specie di farfalle depone le proprie uova sui fili d’erba di un prato; quando una si schiude, il bruco che ne esce si nutre d’erba per un paio di settimane, poi cade a terra… dove viene ben presto raccolto dalle formiche, che lo scambiano per una delle loro larve! Il bruco emette infatti un odore e un suono IDENTICO a quello di queste ultime. Il fatto è che le formiche, dopo aver portato il bruco nel loro nido, lo nutrono e lo accudiscono come una loro larva, anche se è molto più grande e di colore diverso. Insomma, il bruco della farfalla è un vero opportunista… A questo punto interviene un altro attore del dramma: la vespa Ichneuomonidae. Essa entra nel nido di formiche, e in qualche modo riesce a distrarle, inducendole a combattere tra di loro (la causa è qualche particolare feromone emesso dalla vespa). La vespa depone le uova in qualche bruco (NON nelle larve delle formiche) e poi va via. Tutto torna alla normalità. Dopo qualche tempo, i bruchi formano la crisalide per completare il proprio ciclo di sviluppo. Alla schiusa, alcune delle crisalidi si aprono per liberare delle farfalle; da altre, invece, escono delle vespe! E’ successo, naturalmente, che le larve della vespa si sono nutrite del corpo della crisalide, sostituendolo dall’interno nel successivo sviluppo. Ora, mi pare che almeno in questo caso la crisalide di farfalla non dovrebbe aver sofferto eccessivamente: quella fase dello sviluppo corrisponde, direi, a una specie di “letargo”, in cui l’insetto non è attivo né “cosciente”. Interessante, comunque, vero?

          • Filippo Meroni ha detto:

            Ahhhh, ok!! Pensi che avevo capito tutta un’altra cosa! Si, è molto interessante. Quindi in realtà capita spesso che non c’è alcuna sofferenza per gli animali vittime di parassitaggio…attendo comunque volentieri l’articolo che ha promesso su questo tema. Grazie molte!

          • Francesco Santoni ha detto:

            Comunque il problema della sofferenza degli animali resta, e la teologia naturale fa bene a porselo. La sofferenza di ogni animale è individuale. Ogni animale viene dal nulla, vive sperimentando la sofferenza su sé stesso e poi muore tornando nel nulla. Il benessere della specie non toglie certo la sofferenza al singolo animale. Il Cristianesimo può dar senso al dolore dell’uomo, ma a mio avviso non riusciamo assolutamente a capire il senso della sofferenza negli animali. Anche se quella larva non soffrisse si possono fare mille esempi di sofferenza certa. Al mio cane era venuta una forte otite e del pus usciva da un suo orecchio. Una mosca entrò e vi depositò le uova. Appena nati i bigattini cominciarono a divorare dall’interno e mi accorsi di tutto questo solo dopo che perforando la pelle del collo (quindi avevano scavato dall’orecchio in giù) cominciarono ad uscire. Portai il cane dal veterinario che con pazienza aprì e pulì tutta la cavità. Ma se si fosse trattato di un animale che viveva libero in natura? Sicuramente incidenti del genere capitano a tanti animali. La sua morte sarebbe stata lenta e dolorosa, divorato dall’interno dai bigattini. Qui non si tratta di larve, ma di cani od altri animali che sappiamo molto bene possono soffrire. Il problema dobbiamo porcelo, ma mi sembra che la teologia cattolica finora non abbia detto granché. Qualcuno per caso ha letto questo libro: http://www.morcelliana.it/or4/or?uid=morcelliana.main.index&oid=22211 Lo chiedo perché io non l’ho letto, quindi sarei curioso di conoscerne i contenuti.

            • Fabio Moraldi ha detto:

              Attendendo la risposta del professore, che comunque ha già promesso un articolo su quest’argomento (molto scottante), dico che si tratta sicuramente di uno dei grandi misteri della vita e ovviamente la Chiesa non ha la pretesa di avere risposta a tutto, per fortuna. Io dico che occorre però stare attenti a non attribuire agli animali qualità prettamente umana, come la coscienza, l’autocoscienza, la concezione del dolore e sopratutto la concezione dell’ingiustizia. Se ci pensiamo, quello che a noi fa più male -cioè quello che ci fa soffrire di più- non è tanto il dolore fisico, ma l’apparente assenza di motivazione per cui siamo vittime di quel dolore e di quella sofferenza. Tutti possono sperimentare che se animati da una grande spinta motivazionale, si possono affrontare anche dolori atroci. Tanti hanno la fortuna di conoscere persone malate e sofferenti (la fortuna ovviamente è per chi entra in contatto con queste persone) e sono animate da una grande fede. Sappiamo bene che esse possono diventare un esempio di vita per tutti noi, giovani e sani. Concludendo: un animale non si pone certo la questione se il dolore che prova sia giusto o meno, abbia senso o no, dunque gli viene evitata la parte sicuramente più insopportabile. E’ una mia riflessione, limitata ed effimera quanto volete.

              • Francesco Santoni ha detto:

                Condivido in pieno la tua riflessione. Ma la mia obiezione fondamentale è: se un animale viene dal nulla, soffre e torna nel nulla, allora questo potrebbe esser vero anche dell’uomo. Ecco perché secondo me il problema del dolore negli animali richiede una spiegazione.

                • Michele Forastiere ha detto:

                  Solo una piccola osservazione, per il momento: credo anch’io, effettivamente, che quello della sofferenza in natura sia un mistero e che possa essere un rischio di inciampo anche per i credenti (soprattutto quando si parla del dolore di animali capaci di sentimenti, come i cani). Se poi si allarga il discorso all’uomo, e se in particolare si va a toccare il tema della sofferenza innocente, si finisce per approdare al punto centrale del cristianesimo. Penso davvero sia il caso di parlarne più distesamente in un articolo specifico.

                • Piero B. ha detto:

                  Da un punto di vista cristiano credo che sia possibile. L’allontanamento dell’uomo da Dio ha allontanato l’intera creazione (l’uomo ne è il vertice), ma l’avvicinamento dell’uomo a Dio avvicina tutta la creazione a Dio. Così, se non ricordo male, San Paolo dice che l’intera creazione viene redenta in Cristo. Allora quando l’uomo soggioga, mette sotto il suo giogo l’animale, può scegliere dove condurlo: alla sofferenza senza senso e quindi all’allontanamento di Dio; o a Dio e quindi, in concreto può scegliere di amare l’animale così come lo ama Dio che lo ha creato, senza cioè pervertirlo nella sua essenza, senza trattarlo come un oggetto, ma neanche trattandolo come un uomo, bensì trattandolo per ciò che è.

  • Daphnos ha detto:

    Prof. Forastiere, la ringrazio per averci dedicato il suo tempo e aver espresso le sue opinioni, che io condivido ampiamente.

    Vorrei comunque farle un appunto: credo che Augias sia perfettamente a conoscenza della visione non-fondamentalista del libro della Genesi da parte della Chiesa cattolica, come afferma nel suo dialogo con Vito Mancuso pubblicato con il nome di “Disputa su Dio e dintorni”; anzi, elogia molto il suo interlocutore quando afferma di credere nell’evoluzione della specie. Quindi non penso che cambierebbe le sue opinioni leggendo gli articoli del prof. Facchini.

    A tale riguardo, credo che anche Telmo Pievani conosca bene le posizioni di Facchini, visto che (almeno, mi sembra di ricordare) quest’ultimo scrive articoli su Pikaia, il sito dello stesso Pievani; compito assai arduo, dal momento che molti articolisti di quel sito non perdono l’occasione di inneggiare al nichilismo e all’antiteismo nelle loro pubblicazioni.

    • Michele Forastiere ha detto:

      Credo proprio anch’io (in effetti il mio consiglio ad Augias e Pievani era leggermente ironico).