Il genetista Dallapiccola: «il Nobel ad Edwards? Concordo con la Chiesa»

«Vede, il problema è che viviamo in un mondo nel quale il principio di precauzione viene invocato e applicato ovunque. Però quando andiamo a toccare la vita embrionale no, non se ne può parlare, guai, sei oscurantista!». Così dice a Il Corriere della Sera il professor Bruno Dallapiccola, genetista di fama internazionale e professore di Genetica Medica presso l’Università “La Sapienza” di Roma, rispetto al Nobel per la Medicina a Robert Edwards e alle polemiche che sono emerse.

Continua «Io non mi permetto di giudicare ciò che dice la Chiesa, però mi pare evidente che sia anzitutto una posizione di prudenza: ed è bene che qualcuno ci pensi, visto che parliamo di vita. A parte che la Chiesa ha diritto di parlare come tutti e poi ciascuno, liberamente, si regola come crede. Io in tanti anni non mi sono mai sentito bloccato nelle mie ricerche da pareri o veti di sorta. Del resto, prendiamo le ricerche “necessarie” sulle staminali embrionali: nel 2005 le perplessità della Chiesa furono tacciate di antiscientificità e i fatti hanno dimostrato che aveva ragione, ci sono ricerche successive che hanno riprogrammato cellule adulte con caratteristiche embrionali».

Ma i milioni e milioni di embrioni che Edwars ha scartato e soppresso per sceglierne i migliori, hanno la dignità propria della persona? Il genetista risponde: «Il concetto di persona è arduo. Da medico e ricercatore le posso dire che sicuramente è un progetto unico e irripetibile, destinato almeno in potenza a divenire una persona. E di questo ci sono tre evidenze scientifiche: all’osservazione microscopica, all’analisi biologica e genetica. Poi uno può pure sostenere sia solo un ammasso di cellule, solo che non è vero».

Rispetto alla fecondazione artificiale -continua Dallapiccola- «che Edwards abbia inciso sulla storia della medicina, non ci piove. Detto questo, a distanza di decenni possiamo dire che oggi, nelle applicazioni concrete, siamo assai lontani dallo spirito iniziale. In principio si trattava di superare problemi “meccanici” all’incontro tra ovulo e spermatozoo, ad esempio nel caso delle donne che hanno le tube chiuse. Molto spesso tali tecniche sono diventate un abuso e una forma di accanimento riproduttivo. Questo perché c’è una pressione commerciale drammatica. Quando l’embrione sta nell’unico posto dove non deve stare, fuori dall’utero, ce l’hai in mano e ne fai quel che vuoi».

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