James Tabor punta su Maria dopo la falsa tomba di Gesù

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L’ultimo libro di James D. Tabor si intitola “The Lost Mary”. Dopo la tomba di Talpiot attribuita a Gesù, l’autore si lancia in una ricostruzione psico-storica della Vergine Maria “perduta”.


 

Finalmente svelata la Vergine Maria “perduta”?

L’ennesima trovata sensazionalistica arriva da qualcuno di ben noto nell’ambito della ricerca accademica sulle origini cristiane.

Si chiama James D. Tabor, studioso in pensione dopo aver a lungo insegnato Studi religiosi all’Università della Carolina del Nord.

Poche settimane fa è uscito il suo ultimo libro, “The Lost Mary: Rediscovering the Mother of Jesus” (Penguin Random House 2025), un’indagine retrospettiva sulla figura della Madre di Gesù che pretenderebbe restituire una “Maria storica” attraverso ricostruzioni psicologiche e archeologiche.

Perché “restituire”? Perché, secondo l’autore, la vera identità di Maria sarebbe andata perduta in secoli di tentativi cristiani di «dipingerla come una donna vergine e quasi divina». Vedremo quanto sia utopica la sua idea.

 

Chi è James D. Tabor e la tomba di Gesù

Dicevamo che l’autore non è uno sconosciuto.

James D. Tabor è noto per aver promosso l’idea della cosiddetta “tomba di Gesù”, scoperta nel 1980 nel quartiere di Talpiot a Gerusalemme.

Si tratta di una tomba rupestre contenente dieci ossari con iscrizioni che furono tradotte con “Maria”, “Yose”, “Mariamene e Mara” e “Matya”. Lo stesso Tabor pretese interpretare le poche lettere di un’altra iscrizione quasi illeggibile con “Yeshua bar Yosef” (“Gesù, figlio di Giuseppe”).

Lo studioso, assieme al giornalista ebreo Simcha Jacobovici e al regista James Cameron, sostennero che la combinazione di questi nomi coincidesse con quelli della famiglia di Gesù e ipotizzarono che “Mariamene e Mara” potesse riferirsi a Maria Maddalena basandosi su due passaggi deuterocanonici e su un’interpretazione (forzata) di alcuni testi gnostici dove Maria Maddalena è talvolta chiamata “Mariamne”.

Da qui derivarono una serie di deduzioni pubblicate in “The Jesus Dynasty” (2006) e “The Jesus Discovery” (2012): se nell’ossario c’è la famiglia di Gesù, se “Yeshua bar Yosef” (“Gesù figlio di Giuseppe”) e quello di “Mariamene e Mara” si trovano nella stessa tomba e se “Mariamene” è Maria Maddalena, allora potrebbero essere stati una coppia di fidanzati/amanti e insieme avrebbero avuto un figlio, identificato in un altro ossario.

Sì, il livello del “nostro” Corrado Augias o del “Codice da Vinci” di Dan Brown è molto vicino. Non stupisce che James D. Tabor sia diventato una sorta di zimbello nel mondo dello studio delle origini cristiane.

D’altra parte:

  • Secondo i registri onomastici del I secolo, circa un quarto delle donne si chiamava “Maria” e una percentuale significativa degli uomini “Giuseppe” o “Gesù”, dunque la coincidenza non aveva valore probante;

  • Nulla nelle iscrizioni collegava gli individui tra loro con relazioni di parentela, nessun titolo di “Nazareth” o “Messia”;

  • L’analisi probabilistica secondo cui la combinazione di nomi sarebbe “1 su 600.000” fu smontata da esperti di statistica come Camil Fuchs1C. Fuchs, The Statistics Are Not “Nil”, Biblical Archaeology Society 01/02/2008 e Randy Ingermanson2R. Ingermanson, “Jesus Family Tomb: A Statistical Analysis of the ‘Jesus Equation’”, 03/2007, che mostrarono che i calcoli erano basati su presupposti arbitrari e non scientifici;

  • L’archeologo Amos Kloner, che supervisionò la scoperta nel 1980, dichiarò che non vi era nulla di straordinario nella tomba, che «non ha alcun legame con Gesù di Nazaret» e che l’identificazione proposta da Tabor è «pura fantasia»3A. Kloner, “A Tomb with Inscribed Ossuaries in East Talpiot, Jerusalem”, Atiqot 1996, pp. 15–22. Nel 2007 parlò esplicitamente di «truffa»;

  • L’archeologo (ateo) William Dever la definì «un tipico esempio di vergognosa trovata pubblicitaria»;

  • L’Archaeological Institute of America ha parlato di «affermazioni problematiche e infondate […], incoerenti con tutte le informazioni disponibili, storiche e archeologiche […] sensazionalistiche e senza alcuna base o supporto scientifico».

 

La Vergine Maria “perduta”?

Dopo quasi vent’anni, James D. Tabor sembra riprovarci mettendo al centro questa volta la Vergine Maria.

Il libro non si discosta dai controversi metodi dell’autore e appare un’indagine biografica-psicologica che pretende ricostruire contesti storici e dinamiche familiari riguardanti la madre di Gesù.

Lo studioso arricchisce arbitrariamente la narrazione tradizionale su Maria con ipotesi su traumi, perdite e relazioni, senza alcun appoggio alle fonti storiche.

Ne parla come «una donna orgogliosamente ebrea con una vita di devota maternità», della quale «possiamo sollevare il velo e cogliere scorci inaspettati che infrangono i nostri preconcetti e le nostre convinzioni».

L’autore si avventura nell’adolescenza di Maria a Sefforis (Galilea), nel suo incontro con il possibile padre di Gesù e nel matrimonio «combinato» con Giuseppe. Arriva perfino a ipotizzarne la personalità e la psicologia a partire dagli insegnamenti del figlio.

 

Un libro fantasy più che storico

Che “The Lost Mary” sia un libro fantasy più che un’indagine storica lo ammette lo stesso Tabor quando deve giustificare il continuo ricorso all’immaginazione per colmare le lacune storiche.

«Qualcuno potrebbe criticare il libro e dire: “Stai solo immaginando“», scrive lo studioso. «E io ammetterò che sì, sto immaginando. Ma sto immaginando basandomi su ciò che sappiamo dell’epoca, del luogo e della sua collocazione».

Ma conoscere l’epoca e il luogo non autorizza a dedurre sentimenti, pensieri o scelte interiori di qualcuno vissuto oltre duemila anni fa.

Allo stesso modo, sarebbe ingiustificabile sostenere che Socrate fosse depresso perché viveva in un’epoca segnata da guerre e crisi politiche o che Giulio Cesare provasse sensi di colpa per aver attraversato il Rubicone, dato che “possiamo immaginare” il turbamento morale di chi violava una legge sacra di Roma.

Ciò che Tabor propone non è una ricerca, ma una reinterpretazione psicologica di Maria che cerca poi di rivestire maldestramente con l’archeologia e la filologia.

 

Contro la verginità perpetua di Maria

Infine, nel capitolo intitolato “Il segreto di Maria”, James Tabor analizza le numerose teorie sull’identità del padre di Gesù, un segreto che la donna vorrebbe “onorare”.

Sebbene insista nel dire di non voler desacralizzare la figura della Madonna, il libro contesta anche l’idea della verginità perpetua, sostenendo che abbia cresciuto otto figli da madre single dopo la morte di Giuseppe.

Quest’ultimo punto è l’unico che può considerarsi proponibile dal punto di vista accademico.

Intendiamo dire non che la questione dei fratelli di Gesù sia provata, ma che è sostenuta da parte della comunità scientifica (come fecero Egesippo, Tertulliano e Ireneo), mentre altri studiosi ritengono per varie ragioni che si trattasse di cugini o stretti parenti (come fratellastri).

L’importante biblista cattolico J.P. Meier ha riassunto le posizioni in gioco scrivendo che «non c’è una certezza assoluta, tuttavia l’opinione più probabile è che i fratelli e le sorelle di Gesù fossero veri fratelli, anche se l’idea che si trattasse di affini o parenti in senso largo certamente non è esclusa»4J.P. Meier, “Un ebreo marginale”, Vol 1 pp. 302-325.

 

James D. Tabor insiste quindi a inseguire il fascino di un cristianesimo “nascosto” e poi “svelato” da ipotesi fantasiose e sensazionalistiche.

Dopo la tomba di Talpiot, oggi tenta di riesumare Maria ma il risultato è lo stesso: una narrazione suggestiva che confonde la fantasia con la storia.

Corrado Augias, scansate proprio!

Autore

La Redazione

1 commenti a James Tabor punta su Maria dopo la falsa tomba di Gesù

  • G.B. ha detto:

    Quando uno intitola un libro “la vera storia”, “la storia perduta”, o simili, di solito vuol dire che sta raccontando un sacco di frottole. Un po’ come i regimi del blocco sovietico che si autodefinivano “democratici”.