Dialogo con il filosofo convertito: «In lacrime davanti a Dio»

filosofo convertito

La nostra “intervista del venerdì” a Jason D. Hill, filosofo alla DePaul University, convertito dall’ateismo dopo il riconoscimento del fallimento esistenziale. Una commovente storia di redenzione, in cui Hill unisce il rigore accademico alla percezione del senso religioso.

 

Un filosofo si converte: fragilità dell’ateismo filosofico (19/05/2025)


 

Nel maggio scorso abbiamo pubblicato in anteprima la prefazione di un bel libro.

Si intitola “Lettere a Dio da parte di un ex ateo” (Vindicta Publishing 2025) e, come spesso ci capita, siamo entrati in dialogo con l’autore.

Si tratta di Jason D. Hill, ordinario di Filosofia presso la DePaul University di Chicago, nel cui libro parla dell’abbandono giovanile della fede e del percorso universitario che lo ha portato a essere professore, ma anche un intransigente ateo.

Poi, dopo 30 anni, tutto si sfalda con l’intuizione che l’ateismo filosofico è un «fallimento esistenziale» e intellettuale.

Jason ci ha raccontato altri dettagli del suo percorso e ne è nata una commovente intervista, nella quale emerge la capacità di argomentare razionalmente la sua decisione unita ad una profonda percezione di compimento del senso religioso che questa scelta ha significato per lui.

 

L’intervista a Jason D. Hill

DOMANDA – Prof. Hill, parli della conversione come un’esperienza puramente intellettuale. Si può dire che sia stato un percorso interiore e razionale, oppure sei stato influenzato anche da fattori esterni?

RISPOSTA – Penso che il desiderio di convertirmi sia stato forgiato nei crogiuoli dell’intelletto, ho visto la bancarotta dell’ateismo e mi sono detto: “Non posso più vivere da ateo.”

Ma la conversione non è stata intellettuale in senso stretto. È stata motivata dall’intelletto: ho intrapreso vari rituali che descrivo nel libro. Portavo sempre con me un crocifisso nei pantaloni, pregavo anche quando non credevo, avevo conversazioni con Dio e chiedevo la grazia anche se avevo poca idea di cosa consistesse.

La conversione è avvenuta per gradi, lentamente. Un momento importante è stato una mattina mentre ero in chiesa e ho sentito qualcosa scuotere il mio corpo in avanti. Ho detto: “È questo”. Ora appartengo a Dio.

 

DOMANDA – Cosa intendi con “bancarotta dell’ateismo” e hai trovato ispirazione in qualche grande pensatore?

RISPOSTA – In un certo senso, sono stato molto influenzato dai filosofi esistenzialisti, Jean-Paul Sartre, Albert Camus, Karl Jaspers, Abraham Heschel, e il mio tormentato e amato Søren Kierkegaard e, naturalmente, Friedrich Nietzsche, e José Ortega y Gasset.

Trovavo esaltante la dimensione trascendentale della natura umana che essi identificavano come il modo in cui l’essere umano può elevarsi al di sopra della propria brutale fatticità.

Ma, essendo stato formato come filosofo a esaltare l’assolutismo della ragione, a corroborare ciò che si stabilisce come proposizione, mi trovavo in contrasto con la mia crescente fedeltà a Dio e con la fame spirituale che cresceva in me e per la quale non avevo alcuna spiegazione razionale.

Persino il modo in cui i filosofi religiosi come Tommaso d’Aquino e Agostino vivevano le loro identità religiose mi lasciava ancora assetato di qualcosa di più.

È stato quando ho scoperto l’opera di Thomas Merton, il grande monaco trappista, che ho trovato un vocabolario capace di parlare alla mia solitudine metafisica e alla mia alienazione esistenziale da un mondo al quale sentivo di non appartenere.

 

Cosa offre il cristianesimo più dell’umanesimo secolare?

DOMANDA – Il pensiero di Merton e il cristianesimo, più in generale, cosa offrono al mondo moderno che l’umanesimo secolare o l’ateismo non possono offrire?

RISPOSTA – E’ una domanda meravigliosa!

Credo che l’umanesimo secolare ci abbia lasciato in eredità alcune conquiste straordinarie derivanti dall’Illuminismo e dal periodo post-illuministico: il sistema dei diritti, l’uguaglianza davanti alla legge, un metodo scientifico perfezionato che ha contribuito notevolmente alla salute e al benessere umano.

E anche sistemi politici come le democrazie partecipative e le repubbliche costituzionali che hanno rispettato l’autonomia delle persone e permesso l’auto-realizzazione.

Ma oggi l’umanesimo secolare è marcio fino al midollo. Completamente fallito! Il relativismo morale e culturale che fa parte della sua identità costitutiva ha svuotato la dignità degli esseri umani.

I vizi morali vengono elevati al rango di equivalenti morali delle virtù tradizionali e ogni forma soggettiva e personalizzata di esistenza, purché faccia semplicemente sentire bene qualcuno, è ritenuta sufficiente a conferirle validità morale.

Il cristianesimo offre un ancoraggio, una roccia se vuoi, per chi è alla deriva in un mare di depravazione morale, dove tutti i criteri per per giudicare le dispute morali sono stati distrutti, criminalizzati e disprezzati.

Il cristianesimo individua verità immutabili, eterne e invariate e gli assiomi fondamentali su cui si fonda una vita buona. Esistono fatti morali tanto indiscutibili e invariabili quanto le leggi della natura e le regole della matematica.

Il cristianesimo articola quali siano questi fatti e incoraggia le persone a coltivare una vita buona e profonda attorno a essi che, incidentalmente, non esistono per punirti o renderti la vita intollerabile ma per farti prosperare e fiorire come essere razionale e spirituale qui sulla terra.

Il cristianesimo ci libera dall’agnosticismo del secolarismo riguardo ai limiti delle varie concezioni soggettive della vita buona. Stabilisce la grammatica morale per una vita sana, proprio come le regole grammaticali di qualsiasi lingua stabiliscono le basi per una comunicazione efficace.

Troviamo la nostra libertà morale nelle leggi morali, così come troviamo libertà e creatività nelle leggi della grammatica.

 

“Ora voglio riposare nella Sua presenza”

DOMANDA – E questa è una bellissima risposta! Ora qualcosa di più personale: sei stato cresciuto cattolico, almeno fino all’adolescenza. La tua conversione ti ha riportato nella Chiesa cattolica?

RISPOSTA – Sì, ho vagato dentro e fuori da varie denominazioni cristiane e mi sento visceralmente, esteticamente e spiritualmente attratto dalla Chiesa cattolica. Quando chiamo un prete “Padre”, mi vengono ancora i brividi lungo la schiena. La contemplazione dell’Eucaristia è nel mio sangue.

 

DOMANDA – Ci sono state reazioni positive o negative negli ambienti accademici a seguito della tua conversione?

RISPOSTA – No, per niente. Nessuna reazione negativa. Ci sono state alcune reazioni positive, ma piuttosto tiepide.

Penso che forse nel mondo accademico sia stato più uno shock, dato che mi conoscono come ateo da oltre vent’anni. Sono stato invece più spesso ignorato dagli altri cristiani. Non so perché.

 

DOMANDA – Colpisce molto quando nel libro parli del riconoscimento dentro di te di un’aspirazione verso l’infinito, una sete di significato che nessuno sforzo umano può davvero soddisfare. Ricorda il cammino di Sant’Agostino e le sue famose parole: “Ci hai fatti per te, o Signore, e il nostro cuore è inquieto finché in te non riposa”. Senti che questa frase riflette l’esperienza che hai vissuto e che stai ancora vivendo?

RISPOSTA – Oh, sì. La tua domanda mi fa venire le lacrime agli occhi!

Il Signore ci ha fatti per sé e tutto il mio essere è un desiderio urlante e un anelito doloroso di essere riempito con la Sua pienezza, con il Suo amore e la Sua abbondanza, e di sentirlo. Per me, Dio è un Padre benevolo. Non riesco proprio a vederlo come quella creatura arrabbiata e collerica come viene rappresentato nell’Antico Testamento.

L’ho sempre, sempre!, sperimentato come una presenza amorevole, calorosa e piena di grazia nella mia vita, anche quando gli ho voltato le spalle per decenni. Non mi ha mai disprezzato, non mi ha mai abbandonato. È sempre stato lì a proteggermi, ad amarmi. Voglio trovare riposo in quell’amore, chiudere gli occhi e addormentarmi ogni notte in quella presenza.

Le persone dicono di temere Dio. Io dico sempre che non posso temere profondamente ciò che amo così profondamente. Sono in assoluto profondo stupore davanti a Lui.


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Autore

La Redazione

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