Difendere la storia dall’ateismo militante
- Ultimissime
- 26 Feb 2025
Uno studioso difende la storia dall’ateismo militante. Le parole del non credente Nathan Johnstone, da anni impegnato nel correggere le strumentalizzazioni storiche del “nuovo ateismo”.
Difendere la storia della Chiesa dalle manipolazioni dell’ateismo militante.
E’ questo lo scopo esistenziale che si è dato Nathan Johnstone, già docente di storia al Canterbury Christ Church University e alla University of Portsmouth.
Nathan Johnstone, lo storico che difende la storia
Non è cattolico e nemmeno cristiano, si dichiara semplicemente non credente ma è lontano dal fanatismo irreligioso ed è autore del consigliato libro “The New Atheism, Myth and History: The Black Legends of Contemporary Anti-Religion” (Palgrave McMillan 2018).
Nei giorni scorsi ha partecipato a una video intervista in cui ha esposto il suo interesse per il dibattito su Dio, sull’idea del perché le persone abbiano fede e le critiche che ricevono.
Ha raccontato di essere stato un osservatore distaccato del “new atheism“, il movimento di ateismo fondamentalista nato con l’attentato dell’11 settembre 2001 ed imploso alcuni anni fa.
Guardando l’agitarsi frenetico dei suoi sostenitori contro le religioni, dice di aver avuto chiaro che «la percezione della storia dell’ateismo militante è così obsoleta rispetto a ciò che gli storici accademici scrivono, che ciò che ripetono sono miti di marketing, non cose vere».
«Anche se sono e se ero un non credente», ha spiegato nell’intervista, «mi infastidiva che queste persone dicevano di parlare a mio nome, non mi sono mai sentito come loro riguardo alla religione, non ho mai avuto la sensazione che fosse qualcosa da estirpare».
L’ateismo manipola la storia contro la Chiesa
Da storico, è irritato per le falsità storiche che vengono ripetute sulla malvagità della religione.
Ad esempio, dice, «non servono molte parole per affermare che l’Inquisizione ha ucciso milioni di streghe, ma non è vero. E ci vuole un capitolo di un libro per dimostrare che in realtà non è così».
I militanti dell’ateismo si affidano all’errata percezione popolare della storia, «usano una sorta di parole chiave: puoi dire Inquisizione, processi alle streghe, antisemitismo…e la gente pensa di sapere tutto di quelle storie. Ma la loro storia è vecchia di decenni, ed è falsa».
Il successo di questi miti si basa sulla legge di Brandolini, secondo cui è molto più facile affermare qualcosa di sbagliato che correggerlo.
Mentre gli storici seri sono esploratori, dice Nathan Johnstone, gli adepti dell’ateismo militante usano la storia per infangare le religioni comportandosi come dei cacciatori-raccoglitori.
Non usano la ricerca accademica con razionalità, con l’idea di voler capire, ma cercano nella storia esempi di ciò che hanno già deciso debba essere la verità, cioè che la religione è malvagia e porterà alla persecuzione e alla sofferenza.
Il libro di Nathan Johnstone da questo punto di vista non è solo una correzione storica delle varie leggende anticlericali ma indaga anche sul perché la storia venga utilizzata in questa polemica antireligiosa. E’ una difesa delle scienze umane.
Le critiche tribali
Pur non avendo alcuna posizione su Dio o sulla Chiesa, lo storico Johnstone ha ricevuto critiche da parte dei “nuovi atei”. In particolare reazioni tribali: “Sei un ateo, dovresti essere nella nostra tribù, perché aiuti l’altra tribù?”.
La sua risposta è sempre la stessa, però: «Se non ti piace che i teisti sottolineino che stai sbagliando la storia, allora non sbagliare la storia. Usa argomenti migliori».
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