Usa, la lobby LGBTQ+ non può obbligare gli artisti
- Ultimissime
- 28 Giu 2025
Il mondo LGBTQ+ e gli artisti: l’ultimo caso quello della fotografa Emilee Carpenter, perseguita per aver rifiutato di lavorare a un matrimonio omosessuale. Un tribunale federale le concede la vittoria per la libertà di coscienza.
Una vicenda recente negli Stati Uniti ha riacceso il dibattito sulla libertà di espressione nel mondo artistico.
Protagonista è Emilee Carpenter, una fotografa di Elmira (New York), che ha rifiutato di mettere a disposizione la propria arte per i matrimoni tra persone dello stesso sesso, sostenendo che il matrimonio per lei è l’unione tra un uomo e una donna.
Il caso della fotografa Emilee Carpenter
Lo Stato di New York, però, le ha imposto di accettare ogni tipo di incarico, minacciando pesanti sanzioni, la revoca della licenza e perfino conseguenze penali. Carpenter ha deciso così di sfidare la legge, facendo causa per difendere la sua libertà di espressione e di coscienza.
Dopo un primo rifiuto della sua causa, nel 2023 la Corte Suprema degli Stati Uniti ha emesso una sentenza molto importante: nessuno può essere obbligato a creare opere o messaggi che violano le proprie convinzioni personali. Questa decisione ha dato nuova forza al caso di Carpenter.
Pochi giorni fa un tribunale federale ha concesso a Carpenter un’importante vittoria temporanea, bloccando l’applicazione delle sanzioni mentre il processo è ancora aperto. La sentenza ha riconosciuto che la fotografia non è solo un servizio, ma un’espressione artistica, che riflette idee e valori personali.
Lobby LGBTQ+ e gli artisti: chi sono i perseguitati
Ci sono tanti casi come questi nel mondo, il più famoso è certamente quello dell’artista-pasticciere di Denver, Jack Phillips, perseguitato da anni dalla lobby LGBTQ+ per essersi rifiutato di creare composizioni artistiche per un matrimonio omosessuale.
Phillips è uscito vincitore nel 2018 dopo un’estenuante battaglia legale, il suo negozio si è riempito di clienti e, osservando la sua tenacia e serenità, suo nipote si è convertito al cristianesimo.
Un altro caso che ha fatto giurisprudenza è quello della fioraia Barronelle Stutzman, anch’ella perseguitata per oltre 10 anni per aver declinato la richiesta di mettere a disposizione la sua arte in onore di un matrimonio omosessuale.
Barronelle è diventata un simbolo in tutti gli Stati Uniti e, anche nel suo caso, la sua attività lavorativa ne ha giovato parecchio.
Tornando a Emilee Carpenter, continueremo a seguire anche il suo caso perché una cosa dev’essere chiara ai poteri arcobaleno: nessuno deve essere costretto a lavorare e operare contro la propria coscienza o a esprimere messaggi che non condivide.
A maggior ragione, questo diritto diventa ancora più rilevante quando si tratta di arte, che è da sempre l’atto supremo di espressione personale.
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