Depenalizzare la droga: Vancouver trasformata in un incubo
- Ultimissime
- 10 Giu 2025
Il grande fallimento di Vancouver dove depenalizzare la droga ha aumentato del 60% i ricoveri per overdose. Così la British Columbia è stata costretta a fare marcia indietro: ma era già tutto previsto.
In Canada si è sperimentato ciò che molti considerano il punto più avanzato delle politiche di liberalizzazione della droga.
Nel 2023 la provincia occidentale della British Columbia (BC) ha fatto ciò che i progressisti radicali di tutto il mondo chiedono: depenalizzare la droga in generale e smettere di perseguire penalmente le persone che consumavano eroina, cocaina, metanfetamina e MDMA.
Depenalizzazione dell’uso personale, distribuzione controllata di stupefacenti, spazi sicuri per l’iniezione, assistenza sanitaria gratuita per i tossicodipendenti: tutte misure adottate con l’intento dichiarato di salvare vite.
Il progetto è stato un tale fallimento che un anno dopo, nell’aprile 2024, il governo canadese ha cambiato idea tornando a criminalizzare l’uso di droghe nei luoghi pubblici.
A parlarne non sono i critici della legalizzazione ma i grandi media internazionali, come “Telegraph” e Abc.
Si è quindi ripetuto ciò che è accaduto in Colorado e a New York con la legalizzazione della cannabis, ne avevamo parlato poco meno di un anno fa (l’Oregon ha cancellato la depenalizzazione nel 2024).
Vancouver, fallimento del depenalizzare la droga
Proprio “ABC” riferisce che dal 2023, quando è iniziato il processo di depenalizzazione, il tasso di decessi per overdose a Vancouver è più che quadruplicato in un decennio.
Nel 2014, infatti, quando la droga era illegale, i morti per overdose nella Columbia Britannica erano 369. Con la depenalizzazione nel 2023, le morti sono arrivate a 2.511 e nel 2024 a 2.253. Dov’è la riduzione del danno?
L’idea che offrire droga “sicura” possa risolvere il problema della dipendenza è concettualmente illogico e, per l’appunto, non ha retto alla prova dei fatti.
“The Telegraph” scrive che «le leggi eccessivamente permissive sulla droga hanno scatenato una catastrofe» e, dopo la depenalizzazione, Vancouver è passata dall’essere in cima alla classifica dei luoghi più desiderabili in cui vivere al dover far fronte a «una crisi degli oppioidi superiore persino all’epidemia negli Stati Uniti».
Come già detto, l’evidenza dell’errore è stata talmente innegabile che la British Columbia è tornata a proibire la legalizzazione.
D’altra parte, si legge, l’uso di droghe in pubblico è diventato fin da subito ingestibile: persone che si iniettavano eroina sulle spiagge riservate alle famiglie o che fumavano crack nei reparti maternità.
Elenore Sturko, membro dell’assemblea della British Columbia, ha ammesso candidamente che «la depenalizzazione è stata un fallimento politico pericoloso e disastroso». Non solo non sono riusciti a ridurre morti e overdose, ma hanno addirittura causato più danni di prima.
Riduzione del danno e l’iniezione sicura
Il fulcro del progetto di “riduzione del danno” ruotava ad esempio attorno ai siti governativi di iniezione sicura (finanziati dai contribuenti), dove i consumatori potevano fare uso ad aghi puliti consumare la loro droga preferita – principalmente il fentanil (un oppioide sintetico 50 volte più potente dell’eroina) sotto la supervisione di operatori sanitari.
Questi luoghi così “sicuri” hanno semplicemente attirato decine di persone che prima non avevano mai fatto uso di droghe e che oggi sono diventati i nuovi tossicodipendenti.
La depenalizzazione ha incrementato il mercato nero
E ai grandi sapientoni che parlano di legalizzazione e depenalizzazione come arma contro la mafia (vedi i “nostri” Roberto Saviano e Riccardo Magi), l'”esperimento Vancouver” dimostra quanto aveva ragione Paolo Borsellino quando diceva: «La legalizzazione del consumo di droga non elimina affatto il mercato clandestino anzi, avviene che le categorie più deboli e meno protette saranno le prime ad essere investite dal mercato clandestino».
E così si è puntualmente verificato a Vancouver: la depenalizzazione ha favorito un mercato nero sempre più spietato.
I cartelli infatti hanno prodotto fentanyl in laboratori improvvisati nelle foreste fuori città, tagliato con benzodiazepine e altre sostanze per aumentarne l’effetto, tanto che una singola dose può essere letale.
La “mafia” locale, quindi, si è semplicemente adattata abbattendo i costi e inondando le strade con stupefacenti al di fuori della legalizzazione e sempre più letali.
Kora DeBeck, scienziata del British Columbia Centre on Substance Us comunque favorevole alla depenalizzazione, ha dovuto ammettere: «La fornitura di droga veniva ancora prodotta dalla criminalità organizzata e dai cartelli della droga, ed era mescolata con fentanil e benzodiazepine».
Lo studio: depenalizzazione aumenta casi di overdose
Pochi mesi fa è infine uscito uno studio su “JAMA Network” che ha semplicemente certificato in maniera scientifica che le politiche di fornitura più sicura e di depenalizzazione della droga nella Columbia Britannica sono associate a un aumento del 58% dei ricoveri ospedalieri per overdose da oppiacei rispetto a prima.
I ricercatori scrivono che «la riduzione dello stigma sociale e l’eliminazione delle sanzioni penali hanno facilitato il passaggio a oppioidi più sicuri, contribuendo ad aumentare i ricoveri ospedalieri»
Proibizionismo e antiprobizionismo
Il proibizionismo ha deluso, ripetono i promotori della droga libera.
Non lo sappiamo, ciò che si può dire è che l'”esperimento canadese” evidenzia che prima della legalizzazione si verificavano quasi il 60% in meno di ricoveri per overdose. Perciò, finora, ad aver deluso sembra essere stato depenalizzare la droga, creando oltretutto danni ancora peggiori.
Ancor più tragico è che era già tutto previsto, bastava dare retta ai critici della depenalizzazione perché la soluzione non può essere facilitare l’autodistruzione dei cittadini.
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