Isaac Newton, più interessato a Dio che alla scienza
- Ultimissime
- 12 Mag 2025
La vita di Isaac Newton tra Dio, scienza e teologia. Lo storico di Oxford, Rob Iliffe, riunisce i suoi studi teologici spiegando che il più celebre degli scienziati era intellettualmente più attratto da Dio e dalla teologia rispetto che dagli studi scientifici.
Isaac Newton, padre della legge di gravitazione universale, era più coinvolto e attratto intellettualmente dalla teologia e dalla fede cristiana piuttosto che dall’indagine scientifica.
Lo ha messo nero su bianco in Newton. Il sacerdote della natura (Hoepli 2019) Rob Iliffe, professore di Storia della Scienza a Oxford, dov’è anche co-direttore del Centro di Oxford per la Storia della scienza, della medicina e della tecnologia e del Newton Project.
Newton e Dio: studi rigorosi nel pieno della sua carriera
Iliffe ha riunito le ricerche di Newton su Dio, la teologia naturale, la profezia, la cronologia biblica e la storia della Chiesa, con questa premessa:
«Prendendo sul serio ciò che scrisse in proposito, mi propongo di mostrare che i suoi studi in ambito religioso erano altrettanto estesi e tecnicamente e metodologicamente scrupolosi quanto qualunque sua indagine nel campo delle scienze naturali».
Ma, ancora più interessante, è la conferma che non si tratta di studi ed interessi relativi ad un periodo senile della sua vita.
Lo storico Massimo Bucciantini, recensendo il volume, precisa infatti che l’immagine illuminista di Newton, secondo cui il grande scienziato si sarebbe rivolto alla teologia una volta giunto al termine delle sue celebri opere fisico-matematiche, «è ormai destituita di ogni fondamento».
Lo stesso storico di Oxford spiega infatti che «le sue ricerche più intense e creative in campo religioso ebbero luogo nei primi periodi della sua carriera, quando era nel pieno rigoglio delle sue forze, pronto a compiere studi vasti e originali in qualunque campo avesse attratto i suoi interessi».
Più attratto dalla teologia che dalla scienza
In una lettera del 1679, a soli 37 anni, Newton -che allora insegnava a Cambridge- risponde al segretario della Royal Society svelando che non sapeva nulla delle recenti teorie e scoperte scientifiche e che da diversi anni non si occupava più di questioni scientifiche, avendo rivolto la mente ad “altri studi”.
Ciò che occupava la sua mente erano i suoi scritti teologici (nei quali, tra l’altro, criticava il dogma trinitario).
Lo studio di tematiche teologiche e metafisiche era «ai suoi occhi altrettanto “razionale” del suo lavoro in ambito fisico e matematico», scrive Iliffe. E’ vero, si interessò anche di alchimia, ma dopo anni di studi non pubblicò mai nulla. Perché?
Lo spiega il fisico Carlo Rovelli, ricordando che Newton si è sì occupato per anni delle questioni più svariate ma ha pubblicato solo ciò che dei suoi studi si è poi rivelato di valore reale.
Scrive ancora Rob Iliffe: «Newton vedeva sé stesso essenzialmente come un devoto cristiano, la cui vocazione era quella di usare la propria intelligenza per scoprire la verità in ogni campo in cui si applicasse», dalle visioni dell’Apocalisse alla gravitazione universale, la passione con cui si gettò nello studio delle profezie dell’Antico e del Nuovo Testamento fu pari all’impegno con cui affrontò le ricerche in ambito matematico e di filosofia naturale.
L’autore dei Principia (scritti appena prima del suo trattato sull’Apocalisse), «sentiva di essere, per così dire, in missione per conto di Dio. Di essere un interprete del tutto speciale delle scritture profetiche, e quindi di avere l’obbligo morale di diffondere la parola di Dio in prossimità della fine del mondo». Un cristianesimo il suo, dobbiamo tuttavia precisare, piuttosto atipico, che in molti casi sfociò più nell’arianesimo e nel teismo.
Interprete della natura e interprete della fede, indagatore della vera storia dell’universo ed esegeta rigoroso della parola di Dio.
Ecco spiegato dunque il titolo dell’opera di Iliffe: un sacerdote della natura, che dietro ai moti apparenti degli oggetti fisici coglie e venera la Causa prima e ad essa si interessa con ancor maggior interesse.
Proprio chiudendo la sua principale opera, i “Principia”, Newton scrisse: «Questa elegantissima compagine del Sole, dei pianeti e delle comete non poté nascere senza il disegno e la potenza di un ente intelligente e potente».
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